Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località
Milioni di Rom in tutta Europa sperimentano pregiudizi, esclusioni,
sgomberi forzati, segregazione a scuola, mancanza di accessi ai servizi pubblici
e odio che può portare alla violenza. Come comportarsi con la discriminazione
giornaliera che ancora continua? Cosa li spinge a sperare che il futuro sia
migliore? Ecco quattro attivisti romanì che parlano della loro lotta per
i diritti umani, i diritti dei loro figli e delle loro comunità.
Lotta contro la segregazione nell'istruzione: "Ci avete dato la
forza"
Peter e Marcela vivono a Levocha, in Slovacchia. Grazie ad Amnesty
International, hanno recentemente ottenuto che i loro figli non fossero più
segrgati in classi epr soli Rom, anche se questa pratica continua tuttora.
Peter: Mi sento Slovacco, ma sono Rom. Non mi piace essere
etichettato come Rom o zingaro. Appartengo a questa società, come i miei figli.
Il loro fututo sarà migliore. Frequentano classi miste - hanno più opportunità
ed hanno un approccio differente alla scuola. Spero che ci sia un cambiamento.
Le classi separate vanno abolite. E' giusto che la gente lo sappia - se non se
ne parla, non cambierà o non si risolverà niente. Quindi, è stato un bene di
sicuro operare con Amnesty, perché a Levocha e altrove le cose ora sono
cambiate.
Marcela: Mi sono battuta non solo per i miei figli, ma per
tutti i bambini. Sarei così felice se il Ministero dell'Istruzione abolisse
tutte le scuole e le classi separate. E vorrei che si battessero anche gli altri
genitori, come abbiamo fatto io e mio marito. Lavorare con Amnesty International
mi ha dato tanta forza ed energia. Se voi non foste stati con noi, non avrei
saputo da dove partire. Per me è stata una grande esperienza. Avete dato la
forza per andare avanti con la nostra lotta.
Combattere gli sgomberi forzati: "Non posso arrendermi"
Claudia Greta e la sua comunità sono state allontanate a forza da Cluj-Napoca,
in Romania, a dicembre 2010 e risistemati alla periferia della città, accanto
alla discarica municipale. La storia fu descritta nella nostra pubblicazione Write for Rights
del 2012. Claudia e gli altri attivisti ora stanno conducendo una campagna con
Amnesty International per essere nuovamente riportati in città e con un adeguato
alloggio.
Il giorno dello sgombero mi ha segnata per il resto della vita. Da allora ci
siamo battuti per mostrare che dovremmo avere gli stessi diritti legali di
tutti. Voglio mostrare al mondo intero che non ci arrenderemo, anche se abbiamo
la pelle di colore più scuro. Non importa - siamo tutti umani. Non voglio che i
nostri bambini passino l'infanzia in un inferno.
Voglio che la gente veda che siamo persone normali: mandiamo i bambini a
scuola, andiamo a lavoro, i nostri bambini vanno all'asilo. Facciamo cose
normali come qualsiasi etnia. Siamo esseri umani.
Andare a Varsavia con Amnesty International ha avuto su di me un grande
impatto. Un bambino di 10 anni mi ha mostrato la lettera che aveva scritto per
noi, e mi ha toccato profondamente. Ora sentiamo che non siamo soli. Ogni
lettera mostra che altri lottano accanto a noi. Quando vedo così tante lettere
di incoraggiamento, non posso arrendermi. Neanche la morte mi fermerà. Qualcuno
prenderà il mio posto e continuerà.
Quando la Romania ha aderito all'Unione Europea, erano inclusi Rom e
Ungheresi, Ebrei e tutti gli altri gruppi etnici che vivono qui. Quindi, anche
noi siamo parte dell'Unione Europea. Se la UE vedesse discriminazioni nel nostro
paese, allora dovrebbe intervenire.
Rita Izsak, è una romnì dell'Ungheria. Ora è consulente indipendente ONU
sulle questioni delle minoranze.
Il cognome di mia madre era Orsos, che è tradizionale tra i Rom. Per tutta la
vita, quando ho dovuto indicare nei documenti ufficiali il suo cognome, è stato
chiaro che appartenevo al gruppo rom.
Quando ero studentessa, lavoravo part-time come organizzatrice d'eventi e fui
licenziata senza ragione. Sentii che il mio capo aveva scoperto che mia madre
era rom, e non poteva permettersi che la compagnia fosse rappresentata da una
Romnì. Non importava che studiassi legge, che parlassi fluentemente due lingue,
che fossi pulita e gentile; l'unica cosa importante è che mia madre avesse
origine rom.
Mi arrabbiai ed entrai nell'European Roma Rights Centre. Divenni un'attivista
per i diritti dei Rom. Ero stata messa di fronte ad una terribile verità e ciò
fece di me una combattente.
Vedo segnali positivi - per esempio, la mia organizzazione in Ungheria ha
appena fondato un club femminile rom, dove incontro dozzine di Romnià molto
promettenti, giovani, altamente istruite e di talento che lavorano per la loro
comunità.
Penso che ciò che manca davvero è un linguaggio chiaro su cosa sta
succedendo. Non ci sono abbastanza discussioni franche, che permettano alle
persone di digerire cosa sta succedendo. I politici spesso hanno troppa paura
per usare parole come "segregazione" o "violenza" o "omicidi di Rom". C'è
silenzio.
Nell'Europa occidentale l'odio e i discorsi che incitano al razzismo sono in
aumento, non solo contro i Rom, ma anche contro altri gruppi come gli ebrei e i
musulmani. Ma i Rom si distinguono perché siamo il bersaglio in quasi tutti i
paesi dove viviamo. La grande difficoltà è che manchiamo di potere politico,
economico o nei media.Così è importante trovare piattaforme per mostrare
solidarietà. C'è sempre un modo per entrare in contatto con queste comunità.
Dobbiamo agire ora per evitare la perdita di un'altra generazione di Rom, le
cui uniche aspettative siano vivere in povertà, discriminati ed esclusi.
ACT NOW
Il 4 aprile, Amnesty International lancia una nuova campagna in tutta Europa per
fermare la discriminazione contro il popolo romanì. Unitevi alla campagna!
Visitate amnesty.org/roma
L'istruzione, elemento centrale nel progresso del popolo rom
E' notorio per tutti l'importanza fondamentale che ricopre l'istruzione, nello
sviluppo della persona e delle popolazioni.
C'è un ampio consenso tra professionisti e rappresentanti delle diverse comunità
rom, quanto all'importanza fondamentale dell'istruzione rispetto alla crescita
sociale. Allo stesso modo, c'è consenso nell'evidenziare le difficoltà
incontrate per abbordare in modo efficace le situazioni maggiormente
problematiche in questo campo.
"Se dai un pesce a un uomo affamato, lo nutri una giornata. Se gli insegni a
pescare, lo nutrirai per tutta la vita". (Lao-tsé)
Nel caso delle comunità gitane, si continua a constatare un certo disavanzo. L'abandono
prematuro del sistema scolastico, nello specifico durante la transizione tra la
scuola primaria e secondaria, gli alti indici di assenteismo, il limitato
accesso ai nidi e alla scuola materna, o la percentuale bassa di promossi verso
i livelli medi e superiori, sono motivi di preoccupazione per tutti gli
operatori implicati.
Un approccio della situazione della popolazione gitana Navarra, in relazione al
sistema dell'istruzione, rileva l'esistenza di diverse situazioni:
Situazioni di accesso normalizzato al sistema scolare tra i 3 e 16 anni, che
si riscontra in un gruppo che incomincia il suo percorso dal prescolare e
termina la scuola dell'obbligo, benché tuttavia con scarsi casi di promozione ai
livelli superiori.
Situazioni di inserimento nel sistema scolastico, che presentano però problemi
riguardo all'assistenza regolare e la continuità nell'ultima fase
dell'insegnamento dell'obbligo.
Situazioni di gravi esclusioni dal sistema scolare, come la descolarizzazione
di minori durante il percorso relativo alla scuola dell'obbligo (6-16 anni),
l'assenteismo protratto, l'irregolarità nell'assistenza e l'abandono precoce
senza giungere fino alla tappa delle classi secondarie.
La mancanza di accesso ai nidi e alla scuola materna (0-6 anni), comporta
importanti effetti di svantaggio rispetto agli alunni che si sono inseriti già
durante questa tappa. Nonostante l'accesso dei bambini e bambine gitani a questi
livelli si stia incrementando, non può però essere considerata una tendenza
maggioritaria né durante il ciclo pre-scolare (0-3 anni), né tantomeno nel ciclo
della materna (3-6 anni).
"La grandiosità dell'imparare qualcosa, sta nel fatto che nessuno può
togliercelo". (B.B King)
Uno degli obiettivi del
Piano di Assistenza Globale alla Popolazione Rom di
Navarra è quello di aumentare le competenze del corpo insegnante, e
dell'insieme degli operatori che agiscono nell'ambito educativo, con lo scopo di
migliorare l'efficacia degli interventi riguardo agli alunni rom.
Uno dei mezzi contemplati dal Plan è quello di introdurre e diffondere in aula
diverse risorse, mirando a una particolare attenzione nei confronti della
diversità.
Il ministero dell'educazione adatterà e svilupperà insieme all'alunno rom
alcuni sistemi validi che abbiano ottenuto risultati positivi nelle aule
(materiale interculturale, pedagogico ecc ...).
Il ministero dell'educazione includerà nella sua offerta formativa, una
formazione specifica del corpo insegnante in merito alla cultura gitana,
adattamento curriculare e particolare attenzione nei confronti della diversità.
Si realizzeranno azioni di sensibilizzazione insieme alle famiglie rom, con lo
scopo di stimolare la loro implicazione nello sviluppo dell'istruzione dei
propri figli(e)
Si svilupperanno attività scolastica dei genitori, con lo scopo di stimolare
la partecipazione degli stessi alle attività dei vari centri e APYMAS
(associazioni di padri e madri).
"Insegnare ai bambini a contare è buono, però insegnar loro quello che realmente
conta è ancora meglio" (Bob Talbert)
"IO VADO A SCUOLA"/"K-I SKÒLA 3AV"/"ESKOLARA NOA", è una campagna di
sensibilizzazione che pretende di contribuire a ridurre le disugualianze
educative esistenti tra la comunità rom e il resto della società, ciò per mezzo
di questo documentario.
Questo documentario riflette testimonianze di bambini e bambine, adolescenti,
giovani, donne e uomini adulti, ognuno protagonista della propria campagna di
sensibilizzazione. In queste testimonianze loro esprimono le loro opinioni e il
loro vissuto rispetto all'istruzione formale.
Il suo formato audiovisivo e di breve durata permette di farlo giungere a
tutta la popolazione.
Apporta esempi, opinioni, riflessioni, che ci aiuteranno a lavorare su questo
tema.
E' stato progettato ed elaborato dalla comunità rom.
Solo colui che sa è libero, è maggiormente libero colui che sa di più...
Solo la cultura dona libertà...
Non proclamare la libertà di volare, piuttosto dona delle ali; né quella di
pensare, piuttosto dona pensieri.
La liberà dei popoli è la cultura.
(Miguel de Unamuno)
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