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Attivisti rom contro la discriminazione
Di Fabrizio (del 02/04/2013 @ 09:08:33, in Europa, visitato 1284 volte)

LIVEWIRE Amnesty's global human rights blog - Posted on 28 March 2013 by Livewire Team

Milioni di Rom in tutta Europa sperimentano pregiudizi, esclusioni, sgomberi forzati, segregazione a scuola, mancanza di accessi ai servizi pubblici e odio che può portare alla violenza. Come comportarsi con la discriminazione giornaliera che ancora continua? Cosa li spinge a sperare che il futuro sia migliore? Ecco quattro attivisti romanì che parlano della loro lotta per i diritti umani, i diritti dei loro figli e delle loro comunità.

Peter e Marcela hanno vinto la battaglia perché i loro figli non fossero segregati in classi per soli-Rom. © Private

Lotta contro la segregazione nell'istruzione: "Ci avete dato la forza"

Peter e Marcela vivono a Levocha, in Slovacchia. Grazie ad Amnesty International, hanno recentemente ottenuto che i loro figli non fossero più segrgati in classi epr soli Rom, anche se questa pratica continua tuttora.

Peter: Mi sento Slovacco, ma sono Rom. Non mi piace essere etichettato come Rom o zingaro. Appartengo a questa società, come i miei figli. Il loro fututo sarà migliore. Frequentano classi miste - hanno più opportunità ed hanno un approccio differente alla scuola. Spero che ci sia un cambiamento. Le classi separate vanno abolite. E' giusto che la gente lo sappia - se non se ne parla, non cambierà o non si risolverà niente. Quindi, è stato un bene di sicuro operare con Amnesty, perché a Levocha e altrove le cose ora sono cambiate.

Marcela: Mi sono battuta non solo per i miei figli, ma per tutti i bambini. Sarei così felice se il Ministero dell'Istruzione abolisse tutte le scuole e le classi separate. E vorrei che si battessero anche gli altri genitori, come abbiamo fatto io e mio marito. Lavorare con Amnesty International mi ha dato tanta forza ed energia. Se voi non foste stati con noi, non avrei saputo da dove partire. Per me è stata una grande esperienza. Avete dato la forza per andare avanti con la nostra lotta.

Claudia Greta con altri della sua comunità stanno chiedendo un alloggio adeguato in città, dopo lo sgombero forzato nel2010. © Laurent Ziegler

Combattere gli sgomberi forzati: "Non posso arrendermi"

Claudia Greta e la sua comunità sono state allontanate a forza da Cluj-Napoca, in Romania, a dicembre 2010 e risistemati alla periferia della città, accanto alla discarica municipale. La storia fu descritta nella nostra pubblicazione Write for Rights del 2012. Claudia e gli altri attivisti ora stanno conducendo una campagna con Amnesty International per essere nuovamente riportati in città e con un adeguato alloggio.

Il giorno dello sgombero mi ha segnata per il resto della vita. Da allora ci siamo battuti per mostrare che dovremmo avere gli stessi diritti legali di tutti. Voglio mostrare al mondo intero che non ci arrenderemo, anche se abbiamo la pelle di colore più scuro. Non importa - siamo tutti umani. Non voglio che i nostri bambini passino l'infanzia in un inferno.
Voglio che la gente veda che siamo persone normali: mandiamo i bambini a scuola, andiamo a lavoro, i nostri bambini vanno all'asilo. Facciamo cose normali come qualsiasi etnia. Siamo esseri umani.

Andare a Varsavia con Amnesty International ha avuto su di me un grande impatto. Un bambino di 10 anni mi ha mostrato la lettera che aveva scritto per noi, e mi ha toccato profondamente. Ora sentiamo che non siamo soli. Ogni lettera mostra che altri lottano accanto a noi. Quando vedo così tante lettere di incoraggiamento, non posso arrendermi. Neanche la morte mi fermerà. Qualcuno prenderà il mio posto e continuerà.

Quando la Romania ha aderito all'Unione Europea, erano inclusi Rom e Ungheresi, Ebrei e tutti gli altri gruppi etnici che vivono qui. Quindi, anche noi siamo parte dell'Unione Europea. Se la UE vedesse discriminazioni nel nostro paese, allora dovrebbe intervenire.

Rita Izsak, romnì ungherese ed esperta indipendente ONU sulle questioni delle minoranze. © UN BIH CO

Lotta alle discriminazioni: "Mi sono arrabbiata"

Rita Izsak, è una romnì dell'Ungheria. Ora è consulente indipendente ONU sulle questioni delle minoranze.

Il cognome di mia madre era Orsos, che è tradizionale tra i Rom. Per tutta la vita, quando ho dovuto indicare nei documenti ufficiali il suo cognome, è stato chiaro che appartenevo al gruppo rom.

Quando ero studentessa, lavoravo part-time come organizzatrice d'eventi e fui licenziata senza ragione. Sentii che il mio capo aveva scoperto che mia madre era rom, e non poteva permettersi che la compagnia fosse rappresentata da una Romnì. Non importava che studiassi legge, che parlassi fluentemente due lingue, che fossi pulita e gentile; l'unica cosa importante è che mia madre avesse origine rom.

Mi arrabbiai ed entrai nell'European Roma Rights Centre. Divenni un'attivista per i diritti dei Rom. Ero stata messa di fronte ad una terribile verità e ciò fece di me una combattente.

Vedo segnali positivi - per esempio, la mia organizzazione in Ungheria ha appena fondato un club femminile rom, dove incontro dozzine di Romnià molto promettenti, giovani, altamente istruite e di talento che lavorano per la loro comunità.

Penso che ciò che manca davvero è un linguaggio chiaro su cosa sta succedendo. Non ci sono abbastanza discussioni franche, che permettano alle persone di digerire cosa sta succedendo. I politici spesso hanno troppa paura per usare parole come "segregazione" o "violenza" o "omicidi di Rom". C'è silenzio.

Nell'Europa occidentale l'odio e i discorsi che incitano al razzismo sono in aumento, non solo contro i Rom, ma anche contro altri gruppi come gli ebrei e i musulmani. Ma i Rom si distinguono perché siamo il bersaglio in quasi tutti i paesi dove viviamo. La grande difficoltà è che manchiamo di potere politico, economico o nei media.Così è importante trovare piattaforme per mostrare solidarietà. C'è sempre un modo per entrare in contatto con queste comunità.

Dobbiamo agire ora per evitare la perdita di un'altra generazione di Rom, le cui uniche aspettative siano vivere in povertà, discriminati ed esclusi.

ACT NOW
Il 4 aprile, Amnesty International lancia una nuova campagna in tutta Europa per fermare la discriminazione contro il popolo romanì. Unitevi alla campagna! Visitate amnesty.org/roma