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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Sucar Drom (del 28/01/2013 @ 09:04:40, in Italia, visitato 1764 volte)

24 gennaio 2013

Il Porrajmos, l'olocausto di Rom e Sinti, è stato per decenni tenuto sostanzialmente sotto silenzio. A distanza di quasi 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, qualcosa sembra modificarsi. Tra le varie iniziative volte a far emergere la memoria del Porrajmos figura MEMORS, il primo museo virtuale del Porrajmos.

"Porrajmos significa divoramento" - commenta Carlo Berini, dell'associazione Sucar Drom di Mantova - "ed è il termine con cui Rom e Sinti si riferiscono all'immane tragedia dell'olocausto". L'associazione Sucar Drom ha collaborato con lo storico Luca Bravi nella costruzione del museo virtuale. "La nostra attività di ricerca" - spiega Carlo Berini - "si concentra soprattutto su quanto accaduto nell'Italia fascista. L'internamento vero e proprio nei campi di concentramento inizia nel 1940, e nel 1943, dopo l'armistizio e la nascita della repubblica di Salò, assistiamo al sistematico invio verso i campi di sterminio in Germania e Polonia."

L'Italia non ha mai riconosciuto ufficialmente la persecuzione di Rom e Sinti, tanto che il Porrajmos non viene citato nella legge del 2000 che istituisce il giorno della memoria per il 27 gennaio e non viene incluso nelle celebrazioni istituzionali. "Inoltre" - sottolinea Berini - "Rom e Sinti sono le uniche due minoranze storico-linguistiche a non essere riconosciute dalla legge italiana, e diventano facilmente il capro espiatorio per occultare i veri problemi del paese e l'incapacità dei politici di far loro fronte".

La puntata di Passpartù di questa settimana sarà dedicata a un approfondimento sul Porrajmos e all'analisi delle attuali politiche messe in campo nei confronti di queste comunità nel nostro paese.

Intervista a Carlo Berini, associazione Sucar Drom - Mantova

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Di Fabrizio (del 29/01/2013 @ 09:05:29, in Europa, visitato 1977 volte)

Perché molti zingari si stanno ammazzando - by Jamie Clifton - Vice.com

Zingari e viaggianti a lungo sono stati un gruppo marginalizzato. Immagino sia un punto nero di una costante imposta per anni dalla società maggioritaria. Ma le recenti modifiche alla legislazione riguardo le comunità nomadi (nel senso che da parte del governo non ci sono più posti dove insediarsi) le ha rese ancora più segregate. Un rapporto mostra che viaggianti e zingari hanno la salute significativamente peggiore di altri residenti in GB, comprese le minoranze etniche di lingua inglese. Sono anche più predisposti a soffrire di aborti spontanei, mortalità infantile dovuta a limitato accesso alle cure sanitarie... - in quanto gruppo senza fissa dimora. Il tutto è ovviamente molto deprimente.

Un'altro fattore dirompente è l'esplosione, negli ultimi cinque anni, dei tassi di abuso di droghe da parte di entrambe le comunità, mentre i suicidi sono cresciuti di sei volte rispetto al resto della popolazione britannica. Tanto le comunità zingare che quelle dei viaggianti sono piuttosto chiuse, e immagino siano riluttanti a parlarne quando si tratti di propri familiari, così su questi fatti non esiste granché informazione. Per intuito, ho interpellato Shauna Leven, dell'associazione René Cassin.

Ex residenti di Dale Farm

Hi Shauna. Puoi smentire queste statistiche sui tassi di suicidio nelle comunità viaggianti e zingare, che sarebbero sei volte superiori al resto della popolazione britannica?...
Prima di tutto, devo dire che queste statistiche riguardano i Traveller, che siano scozzesi, gallesi o irlandesi, e non i Rom di più recente arrivo. Tuttavia, tutti soffrono dello stesso tipo di discriminazione in Europa. Sfortunatamente, è difficile scendere nello specifico, perché il SSN non raccoglie dati su questi gruppi etnici, come fa invece per gli altri.

Perché non raccoglie dati statistici?
Perché non fa parte della policy del SSN. Zingari e viaggianti sono riconosciuti come minoranza etnica ma, ad esempio, la discrepanza tra la loro aspettativa di vita e quella della popolazione maggioritaria, viene per lo più ignorata. Se si assistesse allo stesso tipo di cose nella comunità, ad esempio, musulmana, di sicuro si adotterebbero delle statistiche. La nostra prima indicazione per risolvere il problema è di muoversi e compiere delle ricerche, perché questo è il primo problema.

La prima questione è: quale sarebbero le cause?
In realtà la causa di tassi di suicidio così alti dipendono da una convergenza di fattori. Il razzismo contro zingari e viaggianti viene spesso definito come l'ultima forma accettabile di razzismo in GB. Persone istruite e socialmente coscienziose non esitano ad adoperare le parole "gyp", "pikey" o altre simili, e questa ovviamente è soltanto la punta dell'iceberg. Mostra il livello di esclusione sociale in cui i Traveller sono piombati automaticamente in quanto itineranti.



Da cosa ritieni dipenda però il picco attuale?
Zingari e viaggianti sono nomadi e, sino a qualche decennio fa, il governo forniva i siti per spostare le loro carovane. Da allora il governo ha rimesso la responsabilità di individuare e mantenere questi siti ai consigli locali - che, com'è normale, sono molto più sensibili alle pressioni dei residenti. Come risultato da tempo le comunità viaggianti e zingare non hanno più accesso ad una sistemazione sicure con strutture adeguate e non possono iscriversi al SSN come residenti permanenti, quindi... non hanno accesso alle cure per il cancro al seno e la salute mentale, tra le altre.

Quindi sono obbligati a spostarsi continuamente, invece di avere un punto stabile prima di decidere se muoversi o meno.
Sì, proprio così. Non è sotto il loro controllo, e penso sia una questione chiave comprendere l'ansia e la depressione nella comunità. Voglio dire, non sono una specialista mentale, ma chiunque capirebbe che lo stress costante di essere sgomberati, o che i tuoi figli vengano allontanati da scuola, o di subire discriminazioni dirette, non può che generare ansietà. Tuttavia, è importante capire che non esiste un'unica causa - è tutto il sistema di discriminazione ed esclusione che ci ha portato a questo punto.

Pensi allora che dipenda tutto da cause esterne? Non c'è qualcosa che accade internamente e che possa aver aumentato i tassi di suicidio?... Che so - gay che fanno outing o che vogliano condurre uno stile di vita più conformato, e siano emarginati dalla comunità? O qualcosa di simile?
Credo che - per la maggior parte - dipenda da fuori. Le comunità zingare e traveller hanno una cultura comunitaria molto forte, e questa è una delle ragioni pwer cui non avere una sistemazione sicura è così traumatico per loro: significa separare le famiglie. Per quanto ne sappia, non ci sono studi sul coming out di gay tra rom e traveller, che porterebbe ad un aumento dei tassi di suicidio, ma penso che si siano iniziate ad osservare le conseguenze delle rotture di matrimoni che portano ad autolesionismo e suicidi. E' un fenomeno molto recente per la comunità - la rottura del matrimonio - per cui si può capire come ciò possa portare a conseguenze simili.

Roseanna Doherty, star di una serie TV in GB sugli zingari, che recentemente ha tentato il suicidio

Pensi che il fatto che nelle comunità alcune coppie stiano iniziando a divorziare, possa avere a che fare con tutto ciò?
Sì, potrebbe essere un altro fattore. Ma personalmente ritengo che il fattore più importante sia che il loro essere socialmente esclusi, i problemi nel trovare lavoro, la discriminazione da parte della società e dei principali mezzi di comunicazione, e spesso le loro famiglie sono obbligate all'insicurezza. La mia organizzazione si è interessata a loro sulla base dell'esperienza storica ebraica, il passato di entrambe le comunità è abbastanza simile - gli zingari erano a fianco degli Ebrei nei campi di concentramento. Ma da allora gli Ebrei sono cresciuti e i nomadi sono scivolati in basso. Non c'è stato neanche alcun riconoscimento diffuso per gli zingari uccisi durante l'Olocausto.

E' così. E' stato messo sotto il tappeto.
Esatto. C'è un sito interessante: Jewify.org, dove si linka un articolo su zingari o traveller e le parole "zingaro", "traveller" o "rom" vengono sostituite con la parola "ebreo". E se guardi a come risuonano questi articoli - e potresti fare lo stesso con "persona di colore" o "musulmano" - lo trovo abbastanza inquietante. Questo fa capire come sia inaccettabile usare le parole nel modo che facciamo.

Campagna di protesta per la giustizia ai Rom

Bene. E sull'abuso di sostanze... - sai dirmi qualcosa? Perché anche in questo caso non mi sembra si stiano facendo molte ricerche.
Hai ragione. Sfortunatamente non ho nessuna statistica e neanche so se ne esistano. Ho sentito aneddoti sulle ragioni e sulle cause, le stesse ragioni dei tassi di suicidio: stress che deriva da tutti quei diversi fattori. Inoltre, molti non riescano a lavorare, iniziano così a passare il tempo con le droghe, diventandone poi dipendenti.

Che misure pensi si dovrebbero adottare per iniziare?
Tutto torna al punto della "discriminazione accettabile" nei confronti degli zingari e dei traveller in GB ed in tutta Europa. E' ancora ritenuto OK dire e fare cose discriminatorie, e la maggior parte della gente nemmeno si rende conto di quanto siano discriminatorie le nostre leggi sulla pianificazione; che il modo richiesto per iscrivere i bambini a scuola sia indirettamente discriminatorio, perché obbliga ad avere un indirizzo fisso, dicendo che si può così beneficiare degli aiuti statali. Ho visto in un sondaggio - scala da uno a dieci, dove dieci è estremamente confortevole e uno estremamente scomodo - dove avere un vicino disabile o omosessuale riceveva otto, mentre avere un Rom come vicino riceveva sei. E allora è così: non ce ne si rende conto, ma la discriminazione è piuttosto scioccante e massivamente radicata.

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Di Fabrizio (del 30/01/2013 @ 09:05:05, in scuola, visitato 1729 volte)

La scuola, bella come un camion Par VERONIQUE SOULE' Envoyée spéciale à Vesoul - 6 janvier 2013 à 19:08 Libération

Il camion scolastico nell'area di sosta di Vesoul, all'ora di uscita dei bambini. I corsi vanno dalla scuola materna alle superiori. (Photo Raphael Helle)

GRAND ANGLE: Come scolarizzare meglio i bambini itineranti, francesi e stranieri? Andando loro incontro con veicoli convertiti in aula. Visita a bordo di un camper parcheggiato nell'area di sosta di Vesoul.

Dopo le medie, Tonia - 13 anni, voleva andare alle superiori, ma con la vita che fa, secondo lei non sarebbe stato possibile: "Rimaniamo fermi durante l'inverno e dopo siamo in viaggio. Verso aprile-maggio, si parte in pellegrinaggio per Saintes-Maries-de-la-Mer e torniamo a settembre, da ottobre siamo qui, a Vesoul, per la vendemmia." Senza contare che "qui al mattino, noi ragazze abbiamo da fare, e da organizzare la carovana". Allora, è difficile andare alle superiori... Seduto ad un altro tavolino nel camper scolastico dell'area di sosta di Vesoul (Haute-Saône), Benoist - 18 anni, si lamenta della realtà. "Avrei voluto studiare di più, dice, perché per lavorare chiedono di saper leggere e scrivere. E vorrei prendere la patente." Indica suo padre, rottamaio, e gli da un buffetto: "Non mi piace il suo lavoro". A suo fianco, Alphonse - 15 anni, ammette: "Andare a scuola tutti i giorni, no, non mi piacerebbe". Piuttosto vorrebbe darsi all'edilizia, ma si è anche rimesso a studiare, per corrispondenza. Come per Benoist, l'obiettivo è passare il Certificato di Formazione Generale (CFG), un attestato di poco al di sotto rispetto a quello delle scuole superiori.

Questa mattina sono venuti cinque ragazzi col camion scolastico, un veicolo trasformato in aula, con disegni e tabelline appese alla parete, fermo proprio nel mezzo dell'area di sosta a Vesoul, Alta Saona. Assieme agli insegnanti, faranno una relazione al Centre national d'enseignement à distance (Cned). Un secondo camion, parcheggiato accanto, raccoglie i più piccoli. Il campo, asfaltato, con guardiola all'ingresso, bagni chimici, acqua ed elettricità, è ben apprezzato dalla gens du voyage. Mentre molte di queste aree sono situate ai bordi di strade trafficate, qui siamo circondati dal verde, [il campo] in questo momento ospita una dozzina di grandi camper colorati. Le donne girano con i bambini in braccio, mentre gli uomini discutono seduti intorno ad un tavolo sotto il sole.

Tre circolari ed un messaggio dal ministro

La scolarizzazione degli enfants du voyage - il termine ufficiale in Francia (1) - e dei Rom stranieri è attualmente una preoccupazione del governo. Il 10 ottobre, la Corte dei Conti ha fornito un rapporto critico, in cui si sottolinea che ci sono troppi bambini non scolarizzati, particolarmente nella scuola materna e alle superiori. Nel contempo, sono state pubblicate tre circolari. Affermano che i bambini itineranti (francesi e stranieri) hanno il diritto di essere accolti nelle scuole, senza dover aspettare che le famiglie riescano a procurare tutti i documenti - è il caso dei Rom che vivono in accampamenti regolarmente sgomberati. Il 29 novembre, il ministro all'istruzione, George Pau-Langevin, ha ripetuto il concetto durante un colloquio a Grenoble.

L'Alta Saona e soprattutto Belfort et Montbéliard (Doubs), sono sede di un'antica comunità di gens du voyage, arrivata lì almeno da due secoli. Il dipartimento conta tre grandi famiglie - gli Adolphe, i Weiss e i Winterstein, inizialmente commercianti ambulanti nelle campagne. Oggi, secondo l'associazione franco-Saonarda Gadjé, sarebbero 6.000-8.000.

Rottamai, commercianti ambulanti, intessitori di cesti, operai edili... per la maggior parte dell'anno vivono nelle aree di sosta - obbligatorie per i comuni di oltre 5.000 abitanti - o su terreni familiari di proprietà. D'estate soggiornano a Saintes-Maries-de-la-Mer (Bouches-du-Rhône). Dopo, ritroveranno le loro famiglie sparpagliate in Francia o all'estero, o si riuniscono in località turistiche dove è più facile trovare dei piccoli lavori.

Le più grandi, come Tonia e Marie-Milka, fanno i compiti nel camion scolastico. (Photo Raphaël Helle)

120 alunni iscritti al Cned

Il primo camion scuola - "antenna scolastica mobile" nel linguaggio ufficiale - ha iniziato a circolare nel 1992, per l'insegnamento della religione cattolica, ben supportato da queste comunità cristiane. Oggi, se ne contano una trentina in tutto l'Esagono. Il dispositivo viene coordinato dall'accademia. Ma gli insegnanti che lavorano nei tre camion scolastici della regione sono stati assoldati da una scuola cattolica a contratto, e a questo titolo retribuiti dall'Educazione Nazionale.

Lena, dinamica bruna di 35 anni e madre di tre figli, si ricorda ancora bene di suor Marie Stili che veniva, al volante del suo camion, a fare scuola ai bambini zigani nel campo di Roye, accantoa Lure (30 km. da Vesoul). "Era una piccola suora, racconta. All'epoca, si diceva che faceva scuola ai selvaggi. Per finanziare il camion-scuola, si andava a vendere dei gingilli all'uscita del liceo. Quando si capita su brave persone così, si migliora".

Oggi, la funzione del camion scuola si è evoluta. Non si tratta più di sostituirsi ad un edificio scolastico. L'idea è piuttosto di essere un "ponte", un incitamento ad andare a scuola o alle superiori, spiega Cyrille Schiltz, incaricato della missione dipartimentale ed accademica per la scolarizzazione degli enfants du voyage.

Nella regione, la quasi totalità frequenta dalle elementari alle medie. Di contro, vanno poco alle materne e avrebbero bisogno di sostegno in vista del proseguimento alle superiori. Una volta lì, i tassi di abbandono prematuro sono alti e si ritrovano senza diploma - ma anche senza brevetto o Certificato di Attitudine Professionale - sul mercato del lavoro.

Ora, 120 enfants du voyage si sono iscritti al Cned, un servizio gratuito per le famiglie itineranti - presentando il carnet de circulation [documento in via di soppressione ndr] Il Cned offre contributi sino al compimento delle elementari e corsi specifici sino ai 16 anni per i tanti che abbandonano le superiori. I programmi sono personalizzati, o almeno si sforzano di esserlo, ad esempio: si descrive ai ragazzi un seducente compagno Django-Reinhardt…

Quelli più in ritardo negli studi frequentano i camion dove insegnanti specializzati spiegano nozioni di base. Una sessantina una volta alla settimana va in un istituto per prepararsi al Certificato di Formazione Generale. A volte si aggregano a classi "normali" per corsi di musica o informatica.

Per i più giovani, "Il nostre ruolo è convincere le loro madri a mandare i figli alla materna, far capire loro che cosa significhi", sottolinea Marie-Christine Savourat mentre prepara il pongo, i puzzle ed il Lego nel camion scuola dove, per tutta la mattina, si occupa di cinque bambini tra i 2 e i 4 anni. Insegnante dal 1984, ogni due anni "si ricicla". "Ho realizzato un sogno, dice. Nelle mie classi, spesso ho avuto a che fare con gli enfants du voyage. E vedevo che abbandonavano la scuola senza sapere leggere e scrivere. L'istruzione è un diritto per tutti. Perché dovrebbero essere esclusi? Questo camion ci permette progressi favolosi".

All'elementare Jean-Macé de Lure, dove frequentano una dozzina di enfants du voyage, le insegnanti sottolineano che per prima cosa occorre rassicurare i genitori. "All'iscrizione, sottolinea una di loro, vogliono sapere se le porte saranno chiuse bene, se i bambini saranno lasciati da soli, chi può andare a prenderli. Nella loro cultura, la madre che lascia i suoi bambini a degli estranei è una cattiva madre".

Sul terreno della famiglia di Adolphe a Roye, Daisy circondata dai suoi. (Photo Raphaël Helle)

Bambini "più autonomi degli altri"

Molti in casa parlano il manouche, ma imparano anche il francese. Dunque la lingua non è una barriera. Gli enfants du voyage sono "più autonomi e più collaborativi degli altri", sottolineano gli insegnanti, ma sono anche più assenti. "All'inizio i genitori ci chiedono se conosciamo la cultura zigana, se non ci arrabbieremo se loro partono, se ci piacciono i manouches." Quando chiediamo ai genitori sulle loro esperienze scolastiche, in breve tornano a galla i cattivi ricordi - insulti durante la ricreazione, finire dietro la lavagna... Daisy, 22 anni: "Mi mettevano sul fondo della classe a fare delle divisioni. Io invece volevo imparare  a leggere e scrivere. Gli altri studenti ci dicevano -siete gitani, avete i pidocchi-. Allora rispondevo con doppia violenza. Per fortuna, c'è stato un maestro davvero gentile che mi ha aiutato."

Oggi Daisy fa compravendita di vestiti al mercato. Non solo è orgogliosa della sua occupazione: "Ho i miei affari, le mie carte, un permesso per il commercio ambulante. So leggere e scrivere, posso lavorare. La scuola m'ha aiutato con lo stretto indispensabile, come i miei genitori."

Tuttavia, Daisy vuole incoraggiare i figli a "tentare di studiare. Perché è diventato molto difficile lavorare nei mercati e forse non sarà più possibile." Ma come conciliare la scuola quotidiana dei viaggianti nella Lorena ed anche per Daisy, fino al Belgio? "Il domani non ci appartiene," conclude.

Lena ha incoraggiato sua figlia di 16 anni, Soleil - nome scelto alla nascita da suo padre che disse: "Sarà il sole della mia vita!" -, a prendere il Certificato di Formazione Generale. "Perché andare alle superiori? Siamo nomadi e amiamo questa vita. Non credo dobbiamo lamentarci. No. La nostra vita è dura ma non cambierà. Come se vi chiedessimo di vivere in carovana come noi."

"Bébé" (nome da nomade, il suo cognome vero è Octave) Adolphe, capo famiglia di 54 anni, possiede il camper più grande sul campo di Roye. Molla la chitarra e poi ci invita a entrare nella sala dove c'è il wifi. "Per noi, la scuola significa potersi istruire, ma anche continuare la vita da voyageur, preservare il nostro modo di vivere e i nostri valori - la natura, il rispetto degli anziani, i mestieri tradizionali," spiega Bébé Adolphe, che vende biancheria per la casa, dopo aver fatto diversi mestieri. "Occorrerebbero più camion scolastici. Ma a cosa serve un titolo di studio, quando siamo in 5 a cercare lavoro? Noi crediamo nella scuola della vita."

    (1) Al termine "Zigano", considerato come peggiorativo, l'Unione Europea ha sostituito quello, generico, di "Rom". In Francia i testi parlano di "gens du voyage" e più recentemente di "famiglie itineranti o sedentarizzate da poco" e per gli stranieri di "arrivi allofoni".
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Di Fabrizio (del 31/01/2013 @ 08:59:32, in musica e parole, visitato 2373 volte)

Evento organizzato da e

Concerto di raccolta fondi per un progetto post-terremoto con INGRESSO A SOTTOSCRIZIONE
Giovedì 7 febbraio, ore 21.30 Enoteca Ligera, via Padova 133

Tutto a posto?
Ad oltre sei mesi dal terremoto, l'Emilia è dimenticata con ancora tutte le ferite aperte. Sta succedendo lo stesso agli scampati del terremoto a L'Aquila.
Abbiamo cercato dei referenti in Emilia, che seguissero un progetto tangibile e già in corso, per continuare a dimostrare la solidarietà emersa a fine maggio.
L'abbiamo trovato con
Sisma punto dodici e col loro progetto di autocostruzione.

Gli Unza, chi se li ricorda?

Furono i primi a far conoscere le storie e la musica dei Rom rumeni a Milano. Poi, come succede spesso, il gruppo si divise: qualcuno andò a lavorare in campagna, qualcuno tornò in Romania, altri continuarono a girare tra campi rom sempre più malmessi. Altri cammineranno sul percorso tracciato da loro.

Ma non puoi fermare la passione che scorre nelle vene di un musicista, la necessità di mettersi in gioco ancora una volta.

E... hanno pensato, noi che si è sempre vissuto in tende e roulottes, non vogliamo essere SPORCHI ZINGARI, anzi, possiamo impegnarci per il paese che ci ospita da anni: con questo concerto fortemente voluto: brani del repertorio romanì e del folklore rumeno, per scoprire le tante radici che legano popoli e culture. Una serata per ballare - certo, per riflettere - forse, per conoscersi e stare insieme.

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