24 gennaio 2013
Il Porrajmos, l'olocausto di Rom e Sinti, è stato per decenni tenuto
sostanzialmente sotto silenzio. A distanza di quasi 70 anni dalla fine della
seconda guerra mondiale, qualcosa sembra modificarsi. Tra le varie iniziative
volte a far emergere la memoria del Porrajmos figura MEMORS, il primo museo
virtuale del Porrajmos.
"Porrajmos significa divoramento" - commenta Carlo Berini, dell'associazione
Sucar Drom di Mantova - "ed è il termine con cui Rom e Sinti si riferiscono
all'immane tragedia dell'olocausto". L'associazione Sucar Drom ha collaborato
con lo storico Luca Bravi nella costruzione del museo virtuale. "La nostra
attività di ricerca" - spiega Carlo Berini - "si concentra soprattutto su quanto
accaduto nell'Italia fascista. L'internamento vero e proprio nei campi di
concentramento inizia nel 1940, e nel 1943, dopo l'armistizio e la nascita della
repubblica di Salò, assistiamo al sistematico invio verso i campi di sterminio
in Germania e Polonia."
L'Italia non ha mai riconosciuto ufficialmente la persecuzione di Rom e Sinti,
tanto che il Porrajmos non viene citato nella legge del 2000 che istituisce il
giorno della memoria per il 27 gennaio e non viene incluso nelle celebrazioni
istituzionali. "Inoltre" - sottolinea Berini - "Rom e Sinti sono le uniche due
minoranze storico-linguistiche a non essere riconosciute dalla legge italiana, e
diventano facilmente il capro espiatorio per occultare i veri problemi del paese
e l'incapacità dei politici di far loro fronte".
La puntata di Passpartù di questa settimana sarà dedicata a un approfondimento
sul Porrajmos e all'analisi delle attuali politiche messe in campo nei confronti
di queste comunità nel nostro paese.
Intervista a Carlo Berini, associazione Sucar Drom - Mantova