La scuola, bella come un camion
Par VERONIQUE SOULE' Envoyée spéciale à Vesoul - 6 janvier 2013 à 19:08
Libération
Il camion scolastico nell'area di sosta di Vesoul, all'ora di uscita dei
bambini. I corsi vanno dalla scuola materna alle superiori. (Photo
Raphael Helle)
GRAND ANGLE: Come scolarizzare meglio i bambini itineranti, francesi e
stranieri? Andando loro incontro con veicoli convertiti in aula. Visita a bordo
di un camper parcheggiato nell'area di sosta di Vesoul.
Dopo le medie, Tonia - 13 anni, voleva andare alle superiori, ma con la vita
che fa, secondo lei non sarebbe stato possibile: "Rimaniamo fermi durante
l'inverno e dopo siamo in viaggio. Verso aprile-maggio, si parte in
pellegrinaggio per
Saintes-Maries-de-la-Mer e torniamo a settembre, da ottobre siamo qui, a Vesoul,
per la vendemmia." Senza contare che "qui al mattino, noi ragazze
abbiamo da fare, e da organizzare la carovana". Allora, è difficile andare
alle superiori... Seduto ad un altro tavolino nel camper scolastico dell'area di
sosta di Vesoul (Haute-Saône), Benoist - 18 anni, si lamenta della realtà. "Avrei
voluto studiare di più, dice, perché per lavorare chiedono di saper
leggere e scrivere. E vorrei prendere la patente." Indica suo padre,
rottamaio, e gli da un buffetto: "Non mi piace il suo lavoro". A suo
fianco, Alphonse - 15 anni, ammette: "Andare a scuola tutti i giorni, no,
non mi piacerebbe". Piuttosto vorrebbe darsi all'edilizia, ma si è anche
rimesso a studiare, per corrispondenza. Come per Benoist, l'obiettivo è passare
il Certificato di Formazione Generale (CFG), un attestato di poco al di sotto
rispetto a quello delle scuole superiori.
Questa mattina sono venuti cinque ragazzi col camion scolastico, un veicolo
trasformato in aula, con disegni e tabelline appese alla parete, fermo proprio
nel mezzo dell'area di sosta a Vesoul, Alta Saona. Assieme agli insegnanti,
faranno una relazione al Centre
national d'enseignement à distance (Cned). Un secondo camion, parcheggiato
accanto, raccoglie i più piccoli. Il campo, asfaltato, con guardiola
all'ingresso, bagni chimici, acqua ed elettricità, è ben apprezzato dalla gens du voyage.
Mentre molte di queste aree sono situate ai bordi di strade trafficate, qui
siamo circondati dal verde, [il campo] in questo momento ospita una dozzina di
grandi camper colorati. Le donne girano con i bambini in braccio, mentre gli
uomini discutono seduti intorno ad un tavolo sotto il sole.
Tre circolari ed un messaggio dal ministro
La scolarizzazione degli enfants du voyage - il termine ufficiale in
Francia (1) - e dei Rom stranieri è attualmente una preoccupazione del governo.
Il 10 ottobre, la Corte dei Conti ha fornito un rapporto critico, in cui si
sottolinea che ci sono troppi bambini non scolarizzati, particolarmente nella
scuola materna e alle superiori. Nel contempo, sono state pubblicate tre
circolari. Affermano che i bambini itineranti (francesi e stranieri) hanno il
diritto di essere accolti nelle scuole, senza dover aspettare che le famiglie
riescano a procurare tutti i documenti - è il caso dei Rom che vivono in
accampamenti regolarmente sgomberati. Il 29 novembre, il ministro
all'istruzione, George Pau-Langevin, ha ripetuto il concetto durante un
colloquio a Grenoble.
L'Alta Saona e soprattutto Belfort et Montbéliard (Doubs), sono sede di
un'antica comunità di gens du voyage, arrivata lì almeno da due secoli.
Il dipartimento conta tre grandi famiglie - gli Adolphe, i Weiss
e i Winterstein, inizialmente commercianti ambulanti nelle campagne. Oggi,
secondo l'associazione franco-Saonarda Gadjé, sarebbero 6.000-8.000.
Rottamai, commercianti ambulanti, intessitori di cesti, operai edili... per
la maggior parte dell'anno vivono nelle aree di sosta - obbligatorie per i
comuni di oltre 5.000 abitanti - o su terreni familiari di proprietà. D'estate
soggiornano a Saintes-Maries-de-la-Mer
(Bouches-du-Rhône). Dopo, ritroveranno le loro famiglie sparpagliate in Francia
o all'estero, o si riuniscono in località turistiche dove è più facile trovare
dei piccoli lavori.
Le più grandi, come Tonia e Marie-Milka, fanno i compiti nel camion
scolastico. (Photo Raphaël Helle)
120 alunni iscritti al Cned
Il primo camion scuola - "antenna scolastica mobile" nel linguaggio ufficiale
- ha iniziato a circolare nel 1992, per l'insegnamento della religione
cattolica, ben supportato da queste comunità cristiane. Oggi, se ne contano una
trentina in tutto l'Esagono. Il dispositivo viene coordinato dall'accademia. Ma
gli insegnanti che lavorano nei tre camion scolastici della regione sono stati
assoldati da una scuola cattolica a contratto, e a questo titolo retribuiti
dall'Educazione Nazionale.
Lena, dinamica bruna di 35 anni e madre di tre figli, si ricorda ancora bene
di suor Marie Stili che veniva, al volante del suo camion, a fare scuola ai
bambini zigani nel campo di Roye, accantoa Lure (30 km. da Vesoul). "Era una
piccola suora, racconta. All'epoca, si diceva che faceva scuola ai selvaggi. Per
finanziare il camion-scuola, si andava a vendere dei gingilli all'uscita del
liceo. Quando si capita su brave persone così, si migliora".
Oggi, la funzione del camion scuola si è evoluta. Non si tratta più di
sostituirsi ad un edificio scolastico. L'idea è piuttosto di essere un "ponte",
un incitamento ad andare a scuola o alle superiori, spiega Cyrille Schiltz,
incaricato della missione dipartimentale ed accademica per la scolarizzazione
degli enfants du voyage.
Nella regione, la quasi totalità frequenta dalle elementari alle medie. Di
contro, vanno poco alle materne e avrebbero bisogno di sostegno in vista del
proseguimento alle superiori. Una volta lì, i tassi di abbandono prematuro sono
alti e si ritrovano senza diploma - ma anche senza brevetto o Certificato di
Attitudine Professionale - sul mercato del lavoro.
Ora, 120 enfants du voyage si sono iscritti al Cned, un servizio
gratuito per le famiglie itineranti - presentando il carnet de circulation [documento
in via di soppressione ndr] Il Cned offre contributi sino al compimento delle
elementari e corsi specifici sino ai 16 anni per i tanti che abbandonano le
superiori. I programmi sono personalizzati, o almeno si sforzano di esserlo, ad
esempio: si descrive ai ragazzi un seducente compagno Django-Reinhardt…
Quelli più in ritardo negli studi frequentano i camion dove insegnanti
specializzati spiegano nozioni di base. Una sessantina una volta alla settimana
va in un istituto per prepararsi al Certificato di Formazione Generale. A volte
si aggregano a classi "normali" per corsi di musica o informatica.
Per i più giovani, "Il nostre ruolo è convincere le loro madri a mandare i
figli alla materna, far capire loro che cosa significhi", sottolinea
Marie-Christine Savourat mentre prepara il pongo, i puzzle ed il Lego nel camion
scuola dove, per tutta la mattina, si occupa di cinque bambini tra i 2 e i 4
anni. Insegnante dal 1984, ogni due anni "si ricicla". "Ho realizzato un
sogno, dice. Nelle mie classi, spesso ho avuto a che fare con gli
enfants du voyage. E vedevo che abbandonavano la scuola senza sapere leggere e
scrivere. L'istruzione è un diritto per tutti. Perché dovrebbero essere esclusi?
Questo camion ci permette progressi favolosi".
All'elementare Jean-Macé de Lure, dove frequentano una dozzina di enfants du voyage,
le insegnanti sottolineano che per prima cosa occorre rassicurare i genitori. "All'iscrizione,
sottolinea una di loro, vogliono sapere se le porte saranno chiuse bene, se
i bambini saranno lasciati da soli, chi può andare a prenderli. Nella loro
cultura, la madre che lascia i suoi bambini a degli estranei è una cattiva madre".
Sul terreno della famiglia di Adolphe a Roye, Daisy circondata dai suoi. (Photo
Raphaël Helle)
Bambini "più autonomi degli altri"
Molti in casa parlano il manouche, ma imparano anche il francese.
Dunque la lingua non è una barriera. Gli enfants du voyage sono "più
autonomi e più collaborativi degli altri", sottolineano gli
insegnanti, ma sono anche più assenti. "All'inizio i genitori ci chiedono se
conosciamo la cultura zigana, se non ci arrabbieremo se loro partono, se ci
piacciono i manouches." Quando chiediamo ai genitori sulle loro esperienze
scolastiche, in breve tornano a galla i cattivi ricordi - insulti durante la
ricreazione, finire dietro la lavagna... Daisy, 22 anni: "Mi mettevano sul
fondo della classe a fare delle divisioni. Io invece volevo imparare a
leggere e scrivere. Gli altri studenti ci dicevano -siete gitani, avete i
pidocchi-. Allora rispondevo con doppia violenza. Per fortuna, c'è stato un
maestro davvero gentile che mi ha aiutato."
Oggi Daisy fa compravendita di vestiti al mercato. Non solo è orgogliosa
della sua occupazione: "Ho i miei affari, le mie carte, un permesso per il
commercio ambulante. So leggere e scrivere, posso lavorare. La scuola m'ha
aiutato con lo stretto indispensabile, come i miei genitori."
Tuttavia, Daisy vuole incoraggiare i figli a "tentare di studiare. Perché
è diventato molto difficile lavorare nei mercati e forse non sarà più possibile."
Ma come conciliare la scuola quotidiana dei viaggianti nella Lorena ed anche per
Daisy, fino al Belgio? "Il domani non ci appartiene," conclude.
Lena ha incoraggiato sua figlia di 16 anni, Soleil - nome scelto alla nascita
da suo padre che disse: "Sarà il sole della mia vita!" -, a prendere il
Certificato di Formazione Generale. "Perché andare alle superiori? Siamo
nomadi e amiamo questa vita. Non credo dobbiamo lamentarci. No. La nostra vita è
dura ma non cambierà. Come se vi chiedessimo di vivere in carovana come noi."
"Bébé" (nome da nomade, il suo cognome vero è Octave) Adolphe, capo famiglia
di 54 anni, possiede il camper più grande sul campo di Roye. Molla la chitarra e
poi ci invita a entrare nella sala dove c'è il wifi. "Per noi, la scuola
significa potersi istruire, ma anche continuare la vita da voyageur, preservare
il nostro modo di vivere e i nostri valori - la natura, il rispetto degli
anziani, i mestieri tradizionali," spiega Bébé Adolphe, che vende
biancheria per la casa, dopo aver fatto diversi mestieri. "Occorrerebbero
più camion scolastici. Ma a cosa serve un titolo di studio, quando siamo in 5 a
cercare lavoro? Noi crediamo nella scuola della vita."
(1) Al termine "Zigano", considerato come peggiorativo,
l'Unione Europea ha sostituito quello, generico, di "Rom". In Francia i testi
parlano di "gens du
voyage" e più recentemente di "famiglie itineranti o sedentarizzate da poco" e
per gli stranieri di "arrivi allofoni".