Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 15/05/2011 @ 09:44:00, in Italia, visitato 1726 volte)
giovedì 19 maggio dalle 10.00 alle 17.00
Sala di rappresentanza del Comune di Bolzano
Ma è vero che gli zingari rubano i bambini? Una ricercatrice è andata a
verificare come sono andati a finire tutti i processi a donne rom accusate di
aver rapito un bambino italiano. Mentre un'altra ricercatrice è andata per le
procure minorili in giro per l'Italia a verificare quanti bambini rom (e sinti)
sono stati sottratti alle loro famiglie per essere affidati a famiglie non-rom.
Intervengono l'antropologo Leonardo Piasere e le due autrici delle ricerche.
Nel pomeriggio invece si parlerà del sistema di tutela dei minori sinti e rom
nella nostra provincia con il giudice Benno Baumgartner, la sovrintendente
Nicoletta Minnei, con Radames Gabrielli e Kanja Asan, oltre che con Nigritella
Pilat e Anna Bergonzini dei distretti sociali di Bolzano.
Il programma completo dell'iniziativa su
www.nevodrom.it
Di Fabrizio (del 14/05/2011 @ 09:21:54, in scuola, visitato 1624 volte)
12 May 2011
silvia
Il razzismo strisciante che da tempo si percepiva nel quartiere è uscito
alla luce ed ha un nome e un cognome: Riccardo Corsetto e Fabio Sabbatani
Schiuma
portavoce romano e delegato al XX municipio il primo e coordinatore laziale il
secondo del Movimento per l'Italia di Daniela Santanché che hanno, a quanto
scrive Repubblica, presentato domanda alla direzione chiedendo per i bambini rom
l'obbligo di sciampo e di capelli corti, perchè ritenuti responsabili della
presenza di pidocchi!
Stento a credere a quanto scritto
sulla Repubblica di oggi e mi augurerei che i redattori siano un pochino più
attenti perché in realtà a scuola non è arrivata nessuna richiesta ufficiale
di questo movimento!
Eppure la cosa purtroppo non mi sorprende!
Sa tanto di iniziativa politica di campagna elettorale!
Additare i rom e i diversi in genere di ogni nefandezza è risaputamente un
comportamento che genera "forte coesione all'interno di una classe sociale di
cultura medio bassa" che si sente appunto rinforzata in primo luogo
dall'individuazione di un nemico e in secondo luogo dalla battaglia quanto più
accanita possibile contro questo nemico!
Come Presidente del Consiglio dell'Istituto della scuola Baccano non solo
appoggio in pieno la risposta di Anna Maria Guarcini , vicepreside e
meravigliosa professoressa di matematica di questa scuola, quando risponde
dicendo che "non siamo un campo di concentramento” ma rifiuto, insieme a tutto
il Comitato Genitori l'etichetta di scuola dei diversi che ci viene attribuita!
Già da tempo ci siamo accorti della strisciante ondata di razzismo (non
vedo termine più appropriato per descrivere questo atteggiamento) nei
confronti della nostra scuola, l'ho denunciato con forza su questo blog più
volte, descrivendo la situazione della nostra scuola e l'ostracismo che riceve
dal quartiere e anche dalle autorità municipali
Domani la scuola Baccano parteciperà alla festa della diversità organizzata e
promossa dall'associazione l'Agorà per combattere con la conoscenza e la
consapevolezza la paura che genera l'estraneo, chiunque esso sia!
Dalle 11,00 di mattina fino al tardo pomeriggio saremo davanti alla biblioteca
di via delle Galline Bianche, che ospiterà una sezione della festa, con
Spettacoli di burattini e presentazione dei lavori realizzati dai ragazzi e con
la partecipazione di Amnesty International Kids, perchè crediamo che un mondo
migliore sia possibile e vogliamo insegnare ai nostri ragazzi che ognuno è
responsabile del mondo nel quale vive!
Invitiamo quindi il giornalista che ha scritto l'articolo, chiaramente
elettorale per la lista santanchè, a partecipare all'evento e venire a conoscere
i nostri ragazzi italiani, rom, indiani, curdi, marocchini ecc… sono tutti
ragazzi che non hanno paura delle diversità!
[...]
Di Fabrizio (del 13/05/2011 @ 09:50:02, in Italia, visitato 1321 volte)
RIPARTONO GLI SGOMBERI: PISA DICE AI ROM "ANDATE IN ALTRI COMUNI"
AFRICA INSIEME ORGANIZZA LA SOLIDARIETA' CON LE FAMIGLIE SGOMBERATE: UN APPELLO
ALLA CITTADINANZA PER L'ACQUISTO DI TENDE E GENERI DI CONFORTO
I comunicati della Giunta annunciano l'avvio di una nuova tornata di sgomberi
nei già martoriati campi di rom rumeni a Pisa. L'amministrazione, in
particolare, informa di aver effettuato "quattro interventi in cinque
giorni": lo dice con tono trionfale, come fosse una cosa di cui andar fieri.
Il fatto che le famiglie sgomberate siano senza un tetto sulla testa, costrette
a vagare per la città alla ricerca di un luogo dove nascondersi, non sembra
turbare i sonni dei nostri amministratori. Né suscita alcuna preoccupazione il
fatto che cinque minori provenienti dal campo dietro le Piagge – tra cui un
bambino di un anno e mezzo e una bambina di due anni – dormano all'aperto.
La Giunta si limita a dire, in proposito, che le famiglie sarebbero state
"ricevute dagli assistenti sociali", i quali avrebbero fornito "buoni per
l’acquisto di generi alimentari". Un bel lavoro: si sbattono donne e bambini in
mezzo a una strada, e in cambio si regala un pacco di pasta...
Interventi di questo tipo ricordano quelli condotti a Roma e a Milano dal
centro-destra: si distruggono le baracche, si allontanano le famiglie (ben
sapendo che si sistemeranno pochi metri più avanti) e non si offre alcuna
sistemazione alternativa. E si ignorano le voci autorevoli che criticano
l'inumanità, e l'inutilità, degli sgomberi: ricordiamo quella del Presidente
Napolitano, o quella della Caritas che solo pochi giorni fa ha offerto
accoglienza ai rom sgomberati da Alemanno, rifugiatisi nella Basilica di San
Paolo.
Eppure, proprio in Toscana sarebbero disponibili strade alternative.
A pochi chilometri da Pisa, il Comune di San Giuliano ha avviato un percorso
positivo con i rom dell'ex Ostello di Madonna dell'Acqua: rifiutando lo
sgombero, sforzandosi di garantire percorsi di inclusione per le famiglie, con
la collaborazione delle associazioni del territorio.
Il Consiglio Regionale ha approvato all'unanimità, lo scorso 16 Febbraio, una
mozione in cui si critica la politica degli sgomberi. Il rogo di Roma, dove
hanno perso la vita quattro bambini rom, dimostra in modo inequivocabile –
scrive il Consiglio Regionale - «l’inutilità della pratica degli sgomberi, che
non fanno altro che trasferire le comunità rom su un altro territorio».
Ma forse è proprio questa la politica del Comune di Pisa: trasferire le comunità
rom nei territori vicini. Lo disse pochi mesi fa, con tono di minaccia, il
Comandante della Polizia Municipale a un gruppo di rom rumeni, non sapendo di
essere registrato: "andate in un altro Comune!". Oggi, a pochi mesi di distanza,
quella frase sembra ispirare le scelte dell'amministrazione.
Mentre chiediamo al Comune di Pisa di interrompere immediatamente questa
politica folle e insensata, facciamo appello a tutti i cittadini e a tutte le
cittadine, affinché si attivi una "catena della solidarietà": offriamo alle
famiglie sgomberate tende dove dormire, in modo che possano avere un qualche
riparo sia pur provvisorio. Africa Insieme si rende disponibile a coordinare gli
aiuti: chiunque abbia una tenda da donare a una famiglia, o chiunque intenda
fare un'offerta per comprarla, ci contatti all'indirizzo
volontariato@africainsieme.net
.
Africa Insieme Pisa - 10 Maggio 2011
Di Fabrizio (del 12/05/2011 @ 09:34:05, in Italia, visitato 1624 volte)
Di Fabrizio (del 11/05/2011 @ 09:48:55, in scuola, visitato 1343 volte)
Dopo i "tre giorni della basilica di San Paolo" e le discussioni seguite
sulle modalità di accoglienza delle famiglie rom sgomberate dai campi
autorizzati, il piano dell'amministrazione locale per ripulire la città dalle
baracche è stato riavviato. Obiettivo di stamane diversi "campi abusivi" del XV
Municipio, dove sono intervenuti Vigili Urbani e Polizia di Stato. Fra gli
insediamenti coinvolti anche quello noto come "il canneto" dove risiedono alcune
delle famiglie che da alcuni anni la nostra associazione sostiene.
E proprio in questo campo si è materializzata una nuova
frontiera del diritto, un inedito criterio di separazione fra
rom buoni e rom cattivi: i "NO" segnati con vernice rossa
su alcune delle baracche del campo hanno infatti garantito a
una decina di famiglie la possibilità di avere ancora un tetto
sulle loro teste, un posto, sicuramente misero e pericoloso,
dover potersi riparare e conservare le proprie cose.
Si tratta delle famiglie i cui bambini sono iscritti e
frequentano le scuole del quartiere, a cui è stato assicurato
che fino alla fine della scuola potranno rimanere nelle loro
baracche.
Per gli altri invece nessuna alternativa e nessuna clemenza:
baracche distrutte in poche ore e poi la strada, a cercare un
nuovo rifugio.
E poco importa che fra questi tanti altri ci siano numerose
famiglie con bambini troppo piccoli per essere inseriti a scuola, oppure già
inseriti nelle liste per la formazione delle
classi del prossimo anno scolastico; poco importa anche di quelle famiglie i cui
bambini sono in cura negli ospedali
del quartiere oppure frequentano la scuola materna: comunque non si tratta di
scuola dell'obbligo e quindi nessun
dovere nei loro confronti per l'amministrazione.
Il nuovo criterio che legittima gli sgomberi senza alternative appare ai nostri
occhi tanto semplice, quanto
contraddittorio: si salvano per qualche settimana solo le famiglie i cui minori
oggi sono iscritti a scuola, ma sul loro
futuro nessuna certezza, mentre del presente e del futuro di tutti gli altri
(nel campo ci sono almeno cinquanta
bambini di età inferiore ai sei anni) non interessa a nessuno.
Ma questo nuovo criterio selettivo genera ancora altre
contraddizioni e ambiguità che proponiamo in forma di
domanda: se davvero il criterio della frequenza scolastica
dei minori è stato assunto come linea d'intervento
dall'amministrazione, cosa ne sarà di queste stesse
famiglie oggi "graziate" quando quest'anno scolastico
sarà finito? Quali misure saranno messe in campo per
garantire la continuità del loro inserimento scolastico per
il prossimo anno?
E ancora: se gli sgomberi degli insediamenti non
autorizzati sono giustamente motivati dalle condizioni di
pericolo e di degrado in cui i residenti si trovano, quali
misure si intende adottare affinché queste famiglie di
fatto autorizzate a rimanere in quel campo non debbano
correre già da stanotte il rischio di incendi o di problemi
igienici e sanitari, vista la grande quantità di materiali
tossici come l'amianto che è stata rilevata?
A questa serie di domande oggi non c'è stata risposta, lasciando a tutti noi
l'impressione netta che questo improvviso
richiamo al diritto alla scuola per i minori rom, se applicato come stamattina,
si sia di fatto tramutato in un
gigantesco alibi, che permette all'amministrazione comunale di continuare nella
sua strategia di sgomberi senza
alternative, mettendo in strada decine di famiglie e di bambini, ma lasciando
ancora per qualche settimana alcuni
rom "buoni" a sopravvivere nelle stesse identiche condizioni di rischio e di
degrado.
E' forse questa la nuova frontiera del diritto e della protezione dei bambini
rom?
A.R.P.J.- Tetto ONLUS
Lungotevere Dante, 5 - 00146 Roma
www.arpj.org -
arpj@arpj.org
Vi invita THEATRE ROM
Sabato 14 maggio 2011 h. 19.00
Via Cassia 472 ROMA, TEATRO PATOLOGICO
INCONTRO CON:
• Antun Blazevic, in arte Toni Zingaro è nato meticcio da padre rom e
madre gagè nel 1961 a Sremska Mitrovica nell’ex-Yugoslavia. Dal 1981 vive in
Italia e da allora si è sempre dedicato alla questione Rom in funzione di
mediatore culturale, attivista, scrittore e attore teatrale. Dalle sue
esperienze teatrali è nato il desiderio di scrivere sceneggiature che
rappresentassero gli "uomini", i Rom come si autodefiniscono, cercando di
avvicinare il pubblico al loro mondo apparentemente tanto distante. Negli anni
ha anche scritto poesie e brevi racconti raccolti nel libro "Speranza",
pubblicato nel 2009. Racconti e poesie tristi e malinconiche, ironiche e
sarcastiche, intese a far fronte all’ignoranza e l’intolleranza che vige
riguardo ai Rom.
h. 20:30
Associazione Culturale Theatre Rom in "Lo zingaro in ricerca di lavoro"
con la regia di Antun Blazevic
Per informazioni e prenotazioni www.anticorpi-online.it/Anticorpi/Base.html
Da
Mundo_Gitano (altro su
Dalila Gomez)
EL MUNDO.es Por: Anna Viñas* - 16 aprile 2011
* Giornalista e sta girando il mondo per descriverci la situazione della
donna nei cinque continenti
Dalila vive una contraddizione. Si definisce innanzitutto una gitana,
ama il suo popolo e le sue tradizioni, e pertanto si veste da gitana, vive nel
suo gruppo e ne parla l'idioma, il romanés. Però proprio per amore alla sua "kumpania",
il nome che riceve la comunità in romanés, ha rotto con la maggior parte degli
archetipi che limitano la donna gitana. E' ingegnere industriale, ha
lavorato per l'amministrazione colombiana, ed il consiglio dei patriarchi della
comunità -un'istituzione vietata alle donne- non prende nessuna decisione
senza prima consultarla. "Io faccio sempre quel che voglio", assicura. Non è
poco. Il suo obiettivo: lottare per i diritti del popolo rom.
Il suo cammino verso la ribellione iniziò a 18 anni, quando decise che voleva
andare all'università. Contravvenendo ai desideri di tutta la famiglia,
preoccupata più di ogni altra cosa che si sposasse, Dalila si è laureata
grazie al denaro guadagnato leggendo la fortuna alle sue compagne di corso.
"Mio padre non voleva che studiassi e mi diceva che se l'avessi fatto sarei
diventata una gagì (paya), che all'università si apprendono cose cattive, come
la droga o la prostituzione."
Come poche gitane in Colombia, Dalila non si è sposata a 15 anni, non è rimasta
incinta ed è riuscita a diventare ingegnere industriale specializzata in
gestione e pianificazione dello sviluppo. Passata attraverso diverse imprese,
facendosi passare come occidentale per paura delle discriminazioni, sino ad
arrivare all'amministrazione pubblica, dove ha iniziato a lavorare per i diritti
del suo popolo. Il suo impegno si è materializzato in un decreto che
riconosce i gitani come gruppo etnico colombiano, presente nel paese
dall'epoca coloniale ed in un censimento. " Già ora siamo una variabile di cui
tenere conto nel bilancio, dato che il popolo gitano deve affrontare diverse
sfide. Una di queste è di attuare politiche di prevenzione nella salute, perché
culturalmente i gitani non ci pensano. Un'altra sfida è la scolarizzazione dei
bambini, che molto presto abbandonano la scuola perché i loro modelli culturali
non rientrano nel sistema educativo omologante della società occidentale." Di
fatto, si calcola che in Colombia il 70% dei bambini gitani non abbia mai
messo piede in una scuola.
La maggior parte dei problemi rispondono a blocchi culturali, e Dalila lo ha
sperimentato nella storia della sua vita. Durante i primi anni di scuola ricorda
di essere stata una bimba segnalata per le sue "strane" abitudini e per il
suo modo di vestire. "Non parlavo bene il castigliano ed avevo uno
strano accento perché in famiglia si parlava il romanés. Inoltre, i miei
compagni di classe non capivano perché non avessi una casa e vivessi in una
tenda." Era l'obiettivo degli scherzi, ma lei voleva lo stesso completare gli
studi. Inoltre dovette adattarsi ai nuovi modelli di autorità. "Ero molto
ribelle perché non capivo che il professore dovesse comandarmi. Nella kumpania
solo il patriarca ha l'autorità sugli altri ed i bambini sono sempre molto
liberi."
La libertà è uno dei valori più apprezzati dal popolo gitano, che si
dichiarano libertari. Non vogliono [...] padroni, non accettano la routine, né
essere schiavi del tempo. "Viviamo nel presente, nel qui e ora. Non ci occupiamo
del passato, e questo in parte ci pregiudica perché non reclamiamo giustizia.
Non abbiamo capitalizzato l'Olocausto come gli Ebrei." Non si preoccupano
neanche del futuro, da qui il disinteresse alla prevenzione o al risparmio. "Se
abbiamo soldi li spendiamo o li condividiamo con gli altri," dato che la loro
concezione di vita è collettiva.
Distaccati dalla materia e dal territorio, i gitani sono nomadi per
concezione di vita, anche se oggi è un'opzione difficilmente realizzabile a
causa delle frontiere, e in Colombia dal conflitto armato. "Anche se la guerra
genera il fenomeno dello spiazzamento in molte vittime, noi soffriamo il
confinamento. Dentro un territorio ci sentiamo sequestrati, e questo influisce
sulla nostra qualità di vita."
Tuttavia, la mobilità è il loro livello mentale. Ed è quello che da vita a
Dalila. "Quando lavoravo per l'amministrazione, mi offrirono un posto fisso ma
rifiutai. Non era per me." Tuttavia, il lavoronon le è mai mancato, e quindi lei
èil supporto economico della sua famiglia allargata, con 20 membri. "Mio
padre ed i miei fratelli non hanno un'entrata stabile, perché sono artigiani del
rame e non vendono molto. Io sostengo tutti e loro sono orgogliosi di me per
il mio lavoro."
Tuttavia, in precedenza era una donna perseguitata dai patriarchi della
comunità, ed era a rischio di essere esclusa dal suo lavoro pubblico in
difesa degli interessi del popolo gitano. "Mi giudicavano e mi accusavano di
voler rimpiazzare gli uomini. Non accettavano che prendessi il comando."
Proprio la mancanza i rappresentanza delle donne e la loro assenza negli
organi di potere, è per Dalila un'altra delle sfide che deve affrontare il
popolo rom. "Dobbiamo cambiare in alcune cose, per esempio il nostro accesso
all'istruzione superiore, se vogliamo essere in una situazione migliore."
Tuttavia, sottolinea che "questo non significa che dobbiamo cambiare la nostra
maniera di essere."
Si riferisce ai lignaggi patrilineari che organizzano il gruppo, e alla
differenziazione tra uomini e donne, che dice "si prendono cura di loro."
Per Dalila questo non è maschilismo. "I gitani hanno imparato ad essere
maschilisti dalla società occidentale, non dalla nostra cultura," assicura.
"Vedo il maschilismo come una questione del capitalismo, in cui gli
uomini vogliono possedere le donne, però per i gitani non è una questione di
possesso, ma di rispetto."
Dalila intende preservare l'essenza gitana immergendola nei nuovi tempi, e ha
iniziato l'esperimento con la sua stessa vita. Ha cambiato il suo destino di
donna gitana studiando, pianificando e investendo nel suo futuro per essere
autonoma, ed è riuscita a farsi ascoltare dagli organi di comando della sua
kumpania. Dalila ha rotto con gli schemi del popolo gitano, al fine di
preservarli. Sembra questa stessa una contraddizione, però la vita ne è
piena.
_______
PRORROM
Proceso Organizativo del Pueblo Rrom (Gitano) de Colombia
Correo-e: prorrom@gmail.com
“Yo no se qué tristeza o qué alegría me producen estas aves errantes a quienes
amparan el sol y la luna y el cielo y las estrellas y los árboles. Tristeza de
irse a todas horas. Alegría de renovar el horizonte a cada que los pájaros
cantan al alba. Alegría de no pesar sobre la tierra más de lo que pesa una yerba.
Tristeza de no tener Patria, ni raza, ni alero nativo” / (Tic Tac: 1913)
Di Fabrizio (del 08/05/2011 @ 09:28:15, in Italia, visitato 1446 volte)
Segnalazione di Agostino Rota Martir
PisaNotizie.it Circa venti persone, tra cui donne e bambini, sono state allontanate
nella giornata di ieri. Distrutto l'insediamento
Sono state sgomberati nella giornata di ieri (mercoledì 4 maggio) due
insediamenti di ridotte dimensioni fra il viale delle Piagge e il Ponte alle
Bocchette. Sul luogo diciannove persone, tutti rom di cittadinanza rumena.
Tre famiglie sono state dunque allontanate dalla Polizia Municipale in
collaborazione con Carabinieri e Polizia. Lo sgombero è iniziato intorno alle
otto e alle 10.30 le ruspe avevano già abbattuto le strutture presenti. Sul
posto anche la Croce Rossa e gli operatori della Società della Salute. Le donne
e i bambini sono state ricevuti dai servizi sociali e, dopo il colloquio, hanno
ricevuto alcuni buoni per l'acquisto di generi alimentari e di prima necessità.
Dalle undici di ieri, poi, si sono attivati gli uomini e i mezzi di Avr,
impegnati nella rimozione di due roulotte e un camper parcheggiati nella zona
che si trova lungo la golena dell'Arno non facilmente raggiungibile con mezzi di
grandi dimensioni.
L'area era già stata interessata da un'operazione di
sgombero il 15 aprile
scorso, quando Polizia Municipale e Carabinieri procedettero all'allontanamento
molto probabilmente delle stesse persone coinvolte nella giornata di ieri.
Intanto, però, delle famiglie sgomberate non si hanno notizie certe. Se infatti
sono stati dati loro buoni per acquistare generi di prima necessità, non è dato
sapere dove abbiano passato la notte né se gli siano state prospettate soluzioni
alternative.
Ennesima operazione di sgombero, dunque, da parte dell'amministrazione comunale,
verso la quale solleva forti dubbi l'associazione Africa Insieme, da anni
impegnata nella tutela dei migranti presenti sul territorio: "Il
16 Febbraio scorso il Consiglio Regionale della Toscana aveva approvato
all'unanimità una mozione in cui si chiedeva la sospensione degli sgomberi e l'avvio di una
diversa politica in materia di insediamenti".
"Il Comune di Pisa - proseguono da Africa Insieme - si pone al di fuori delle
politiche toscane, e avvia una nuova campagna di sgomberi condotti alla stessa
maniera di Alemanno a Roma: distruzione delle baracche e nessuna soluzione
alternativa per gli abitanti dei campi. Intere famiglie, con donne e bambini al
seguito, vengono messe in mezzo ad una strada: gli unici interventi in loro
favore - qualche misero pacco-spesa alimentare - hanno quasi il sapore di una
beffa, per chi si è visto distruggere il tetto sotto il quale dormiva ed è ora
costretto a vagare di luogo in luogo. Una politica crudele, costosa e del tutto
inutile, perché tutti sanno che gli sgomberi non allontanano nessuno. Ci
chiediamo a chi giovi tutto questo".
Don Gino Rigoldi introduce
DJANGO DEI SOBBORGHI di Sabrina Dionisio Rossi
con la partecipazione di Jovica Jovic
Interpreti:
Tommaso Pusant Pagliarini
Claudio Lobbia
Regia di:
Alberto Oliva
Sabato 14 maggio 2011 ore 21.00
Mandello del Lario - TEATRO COMUNALE "Fabrizio De Andrè"
Ingresso € 10,00 - Prevendita biglietti giovedì 12 e venerdì 13 maggio 2011
dalle ore 10.00 alle ore13.30 presso la struttura n. 1 via Manzoni 44/3 e la
sera dello spettacolo dalle ore 20.00 presso la biglietteria del teatro
PATROCINIO DEL COMUNE DI MANDELLO DEL LARIO
___
Lunedì 16 maggio 2011 ore 21.00
TEATRO OUT OFF via Mac Mahon 16, Milano
€ 12,00 - info 02-34.53.2140
www.teatrooutoff.it
___
Mercoledì 25 maggio
TEATRO DELLA TOSSE, Genova
www.teatrodellatosse.it/
con apertura di don Gallo
Di Fabrizio (del 06/05/2011 @ 09:42:56, in media, visitato 1611 volte)
Segnalazione di Alberto Maria Melis
Cinecittà.com
Esce in Italia un film francese sui rimpatri forzati, Tutti per uno
diretto da Romain Goupil, dal 1° giugno nelle sale distribuito da
Teodora. Di grande impatto emotivo la pellicola ha imbarazzato l'Eliseo
perché la protagonista, nei panni di una madre coraggio che difende i piccoli
immigrati, è Valeria Bruni Tedeschi, la sorella della Premiere Dame
Carla Sarkozy. Racconta all'Ansa Goupil, già assistente di Polanski e
Godard, un passato da membro Lega Comunista, "Valeria mi ha detto:
'adoro questo film ma non posso davvero assicurarti la promozione'. Del resto la
capisco, quello che ha da dire sulla politica del cognato lo dice nel film e
senza equivoci". La storia è una sintesi di ciò che accade agli immigrati
irregolari. E' ambientata a Parigi nel 2009 quando Milana, di origine cecena, ha
11 anni, le piace il compagno di classe Blaise e con lui e altri bambini,
francesi ma anche maghrebini e africani, fa parte di una piccola banda. Un
giorno assistono alla 'deportazione' di uno di loro, Youssef, illegale come i
suoi genitori. Dopo qualche tempo, una mamma sans papier si suicida per paura di
essere presa dalla polizia. I bambini ne sono scioccati e Milana sembra essere
la prossima nella lista delle autorità. Così la scuola si dà da fare per i
bambini in pericolo e la mamma di Blaise e della piccola Alice accoglie Milana e
la protegge, finendo per prendersi cura di tutti gli altri: li porta in vacanza,
li fa entrare a scuola di nascosto dalla polizia, ci gioca. Ma l'atmosfera si fa
cupa: i bambini da soli preparano una fuga e una mattina spariscono. I genitori
si disperano, la polizia fa pressione sui compagni di classe, i notiziari della
sera parlano di questo mistero. Milana, Blaise e gli altri sono in una cantina a
sperare che il brutto passi. Poi un giorno si arrendono, mani in alto, come dei
piccoli criminali. "Nel 2007, quando Sarkozy ha cercato di sedurre l'estrema
destra, ha decretato questa politica del rimpatrio forzato, anche per le
famiglie e i bambini, che ha provocato in me un disgusto totale, un sentimento
di rivolta. Ho fatto questo film non per denunciare ma per rinascere, far vedere
l'assurdo in cui viviamo. In Italia accade lo stesso: si fa leva sulle paure
della popolazione, si cerca di compiacerla con pratiche incivili quando dovremmo
essere fieri di accogliere queste persone. Nell'agosto 2010 con il rimpatrio
forzato dei Rom abbiamo raggiunto l'apice di questa politica allucinante".
Goupil ha avuto la Caméra d'or a Cannes e una nomination all'Oscar per il
suo debutto, Morire a 30 anni sul maggio '68.
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