Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 01/05/2011 @ 09:43:53, in blog, visitato 2061 volte)
Segnalazione di Elisabetta Gaudino
27 aprile 2011 -
Interessante provocazione online: un sito mostra il potere delle parole quando
sono usate in modo cattivo. Ma rievocando vecchi errori davvero se ne
scongiurano di nuovi?
Poco più di un esercizio, a dire il vero, volto a illustrare il razzismo contro
gli zingari, i rom e i nomadi. Un sito, riferisce il Guardian, provvede a
sostituire, nei titoli che citano in modo dispregiativo alcune minoranze
etniche, la parola Ebreo. Il sito si chiama
jewify.org e sostituisce titoli come
quello del Daily Express che dice "Rabbia contro l'invasione degli zingari" con
il titolo "Rabbia contro l'invasione degli ebrei". Il sito, creato da
Dale Farm
Solidarity, vuole puntare l'attenzione contro il razzismo mostrato dai
quotidiani e dai giornali contro Rom e Nomadi in generale.
CONDANNA – Dicono i fondatori del sito: "Se un ebreo commette un crimine, i
quotidiani dicono che è il crimine di un ebreo? No di certo, ma è normale, se un
crimine è commesso da un rom, definirlo il crimine di un rom. Questo condiziona
la percezione di queste minoranze da parte dell'opinione pubblica, anche se non
c'è alcuna prova che certi crimini debbano per forza essere commessi solo dai
rom. Perché se uno sbaglia deve essere condannata tutta una comunità?"
MACABRO – Il razzismo contro gli ebrei ha un suono macabro, disturbante, ed
evoca persecuzioni e sterminio di massa. Le autorità inglesi vogliono oscurare
il sito, forse anche per via di queste considerazioni. "Il razzismo di ogni
genere e tipo, incluso l'antisemitismo, è vivo e sta bene" sostengono i
fondatori del sito. Noi cerchiamo solo di mostrare come sia odioso l'odio contro
i nomadi attraverso la lente dell'antisemitismo, appunto." Certo veder
trasformati i titoli dei giornali con frasi contro gli ebrei è scioccante.
Vedere per credere.
Di Fabrizio (del 02/05/2011 @ 09:11:20, in Europa, visitato 1627 volte)
Da
Roma_Daily_News (su Ataka,
articoli precedenti)
La debolezza dei movimenti radicali è che il punto di vista dei partiti di
governo può essere altrettanto estremo, scrive DANIEL McLAUGHLIN
DENUNCIANDO LA RICHIESTA TURCA di aderire all'Unione Europea, chiedendo ad
Ankara i danni per la I guerra mondiale ed inveendo contro i Rom - il partito di
estrema destra Ataka è la voce più stridente della politica bulgara.
Anche se è stato fondato ufficialmente solo pochi mesi prima delle elezioni
generali del 2005, Ataka ottenne oltre l'8% dei voti al ballottaggio e 21 seggi
al parlamento, una posizione che si consolidò nei sondaggi del 2009.
Ataka è la creatura di Volen Siderov, che prima ha attirato un seguito di
pubblico con un programma televisivo dallo stesso nome, in cui dava la colpa di
molti dei mali della Bulgaria alla sua minoranza turca, alla vasta comunità rom,
alla corruzione e alla venalità dei principali politici.
I gruppi dei diritti umani l'hanno accusato di virulento antisemitismo, ma
Siderov descrive il programma di Ataka come "nazionalismo difensivo... un
sistema immunitario che salva la nazione dall'estinzione".
Questo approccio non solo ha dato ad Ataka una presenza significativa
nell'assemblea bulgara, ma anche due seggi al Parlamento europeo, dove nel 2006
uno dei suoi rappresentanti ha sollevato polemiche per una presunta email
razzista e sessista su di una deputata rom.
Fu l'anno in cui Siderov arrivò ad una maggiore attenzione internazionale,
quando andò al ballottaggio per le presidenziali contro Georgi Parvanov, che poi
vinse, un evento che molti collegarono alla sfida di Jean Marie Le Pen in
Francia nel 2002 contro Jacques Chirac.
Gran parte dei suoi tuoni anti-corruzione sono stati rubati da Gerb, il nuovo
partito di governo gestito dalla spiccia ex guardia del corpo Boiko Borisov, che
ora gode del vasto supporto dei deputati Ataka. Alcuni analisti si chiedono se
Siderov stia cercando di ottenere il supporto di Borisov per un altro attacco
alla presidenza nelle elezioni presidenziali di quest'autunno ma, nel contempo,
i sondaggi mostrano che il consenso ad Ataka è sceso ad appena il 3%.
Nella vicina Romania, la sfida in stile Siderov/Le Pen all'elite politica è
stata posta nel lontano 2000 dall'ultra-nazionalista Corneliu Vadim Tudor,
leader del partito Grande Romania.
Ex "poeta di corte" del dittatore Nicolae Ceausescu, Tudor divenne
un'importante figura politica negli anni '90. I suoi appelli all'orgoglio
nazionale e al patriottismo e la denuncia delle minoranze rom ed ungherese
toccarono una corda in un paese in lotta contro la povertà, l'instabilità e
profondi divisioni sociali dopo la rivoluzione del 1989.
Il partito Grande Romania venne estromesso dall'assemblea nazionale nelle
elezioni del 2008 ma, un anno dopo, Tudor ottenne un seggio nel Parlamento
europeo assieme allo scomodo alleato Gigi Becali, un uomo d'affari che fece
scandalo per aver insultato Ebrei, Zingari e Ungheresi tra tanti altri.
Fanno appello agli elettori come cani sciolti, ma non formano una forza politica
unitaria.
Alcuni esperti dicono che la debolezza dei partiti radicali in Romania è
dovuta in parte al fatto che i partiti tradizionali conciliano punti che altrove
sarebbero considerati estremi, come un forte conservatorismo morale, profonda
riverenza per la chiesa ortodossa ed antipatia verso gruppi minoritari come Rom,
gay e lesbiche. "Il nazionalismo non è così forte come negli anni '90... ed il
populismo è così diffuso che i nazionalisti sono stati esclusi," dice Alina
Mungiu-Pippidi, presidente della Società Accademica Rumena.
Di Fabrizio (del 03/05/2011 @ 09:52:40, in Italia, visitato 1480 volte)
Le Acli, in collaborazione con altre associazioni, organizzano dal 2 al 7
maggio la settimana dedicata ai popoli zigani. Cinema, cultura, gioco e anche un
"open day" della formazione professionale nel campo sinti
Popolazioni dalla storia antica e tormentata, senza una patria ma orgogliose
delle loro tradizioni: per conoscere le etnie zigane, le Acli organizzano la
settimana "Rom e Sinti, vivere ai margini". Si tratta di una serie di eventi -
dal 2 al 7 maggio 2011 - che da un lato puntano a far conoscere storia e
tradizioni delle popolazioni zigane (di origine italiana o estera), dall'altro a
favorire la reciproca conoscenza e percorsi di integrazione positiva e
rispettosa.
L'iniziativa è promossa da Acli provinciali di Varese, Acli Zona di Gallarate,
circolo Acli, in collaborazione con Agesci, Opera Nomadi Milano, Caritas
Ambrosiana, Comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate, UISP, Padri Somaschi,
Vip Verbano Onlus, Enaip, CTP - Centro Eda.
Lunedì 2 maggio si parte con la proiezione del film "Un'anima divisa in due", di
Silvio Soldini, che racconta l'incontro tra un uomo italiano e una ragazza
zingara. Una pellicola per riflettere anche sui problemi, senza sermoni e con un
po' d'ironia. Alle 21, al Circolo Acli di Gallarate (via Agnelli 33), Sala Rimoldi.
Mercoledì 4 maggio l'iniziativa si trasferisce al campo Sinti di Gallarate (in
fondo a via Lazzaretto, rione di Cedrate): dalle ore 16 Scuola Eda e l'ente di
formazione Enaip Lombardia offrono il loro open day. La presenza delle due
scuole all'interno vuole cercare un dialogo e una opportunità di avvicinamento
dei giovani del campo perché - completato il percorso nella scuola dell'obbligo
frequentata in istituti gallaratesi - possano proseguire nella formazione
professionale.
Giovedì 5 maggio lo sguardo si allarga ad esperienze positive nell'integrazione
e tutela delle comunità nomadi: sarà presentato il libro "I rom e l'azione
pubblica", di Giorgio Bezzecchi e Maurizio Pagani dell'Opera Nomadi di Milano,
introdotti da Valerio Pedroni della comunità dei Padri Somaschi di Milano. Nella
stessa serata sarà presentata l'interessante esperienza lavorativa della
Sartoria Taivè, promossa dalla Caritas Ambrosiana per favorire l'occupazione
delle donne rom.
Sabato 7 maggio, infine, si conclude con una iniziativa di gioco che punta a
coinvolgere soprattutto i più piccoli. Il "Party-tone" di calcio farà incontrare
scout, ragazzi del campo sinti e dell'oratorio. Il "mini-torneo a squadre
(molto) miste" è organizzato in collaborazione con le parrocchie della Comunità
San Cristoforo e con "Vivere in Positivo Verbano onlus" e si terrà a partire
dalle 14.30, all'oratorio di Cedrate.
1/05/2011 - redazione@varesenews.it
Di Fabrizio (del 04/05/2011 @ 09:16:32, in Europa, visitato 1680 volte)
Da
Roma_Shqiperia
Notizie inquietanti da Tirana, la capitale, dove una casa occupata da cinque
trans ed una famiglia rom di sette membri (tra cui cinque minori) è stata
deliberatamente data alle fiamme nelle prime ore di mercoledì 27 aprile.
Fortunatamente tutti i dodici occupanti sono vivi e vegeti, anche se la casa non
è più abitabile.
Come risposta è stato emesso da
Pink Embassy
il seguente comunicato:
PINK Embassy, un'organizzazione che lavora per la protezione della
comunità LGBT in Albania, intende esprimere la propria preoccupazione per un
evento accaduto stamattina 27 aprile 2011, quando la vita cinque persone
transgender è stata seriamente messa a rischio perché la casa dove si
trovavano è stata data alle fiamme da ignoti.
Erano alloggiate in una casa abbandonata in via Durres, adiacente
all'edificio dell'ambasciata della ex Jugoslavia a Tirana. Circa alle 4,30,
si sono accorte del fumo e delle fiamme, che avevano bloccato quasi tutte le
entrate e le uscite della casa. Nello stesso edificio viveva una famiglia
rom di sette membri, di cui cinque erano minorenni.
Anche se fortunatamente non ci sono state altre conseguenze, la
comunità transgender ritiene che l'atto vandalico sia stato commesso da un
gruppo di omofobi, che in precedenza avrebbe individuato la località. La
polizia ed i pompieri sono arrivati immediatamente sulla scena per
estinguere le fiamme e fornire i primi aiuti alle vittime. Però l'Autorità
di Polizia di Tirana non ha rilasciato alcun comunicato stampa sull'evento.
I crimini d'odio sono severamente puniti in tutto il mondo civilizzato
e l'Albania non può essere un'eccezione. L'evento in questione mostra ancora
una volta che, mentre l'Albania ha adottato la legge contro le
discriminazioni, la vita e la dignità della comunità transgender continua a
non essere rispettata e messa a rischio.
Il fatto che alla comunità comunità transgender non è stata fornita,
né dal comune di Tirana o dal ministero del lavoro, affari sociali e pari
opportunità, nessuna opportunità di alloggio, impiego e sicurezza, indica
che l'omofobia è radicata nella mentalità di governo in Albania. Questo per
noi è inaccettabile! La vita e la dignità di ogni persona transgender è
uguale a quella di ogni cittadino albanese!
Prendendo in considerazione questo evento, vorremmo sollecitare il
comune di Tirana ed il ministero del lavoro, affari sociali e pari
opportunità, a reagire contro quest'atto, fornendo alla comunità transgender
nel minor tempo possibile il completamento dei loro diritti minimi alla
sicurezza, alloggio e cibo. Questi diritti meritano una risposta urgente
quindi ci aspettiamo azioni immediate da parte delle istituzioni pubbliche
albanesi.
Episodi simili danneggiano la vita della comunità e della società in
generale. I diritti umani sono uguali per tutti.
Appoggio pienamente la richiesta di Pink Embassy che le autorità condannino
questo attacco e proteggano i diritti di transgender e Rom in Albania
—————
Grazie a Maria, membro del tavolo di
RFSL per l'head-up.
Di Sucar Drom (del 05/05/2011 @ 09:45:43, in blog, visitato 1376 volte)
Roma, Settimana Santa: settimana dolorosa per rom e immigrati, inadeguata la
risposta della Città
Nel cuore della Settimana Santa che precede la Pasqua, alla vigilia della
beatificazione di Giovanni Paolo II, la Comunità di Sant'Egidio esprime stupore,
preoccupazione e disappunto per le recenti scelte dell’Amministrazione di Roma
Capitale nei confronti dei Rom e dei profughi giunti in quest...
Roma, le tre giornate di San Paolo
Hanno vinto i Rom. Sì, hanno vinto i Rom. È importante. Ed è importante che
siano stati loro in gran parte gli artefici della vittoria, opponendo sino alla
fine un pacato ma fermo rifiuto alla consueta proposta del Comune di Rom...
Brescia, tutti uniti: dosta!
Circa 500 persone, nonostante il maltempo e la giornata prefestiva, si sono
ritrovati in piazza Loggia a Brescia sabato 23 aprile per poi muoversi in
corteo nel centro di Brescia e partecipare alla manifestazion...
Gyöngyöspata (Ungheria), "gite pasquali" per difendere i rom...
E’ cominciata un po’ come da noi, con la nascita di un partito xenofobo e
nazionalista sottovalutato e considerato come un caso di folklore. Ad ottobre
l’equivalente del nostro termine...
Vicenza, + respect: pringiarasmi, percorso di formazione
L'associazione Sucar Drom terrà nel mese di maggio a Vicenza il corso di
formazione “PRINGIARASMI, percorso di formazione per la conoscenza della cultura
rom e sinta”. Il corso è all'interno del progetto “+ RESPECT”, fina...
Milano, il record razzista di De Corato: 501 sgomberi contro le famiglie rom e
sinte
Cinque anni di tolleranza zero e di scarsi risultati. Per arrivare al record i
vigili hanno mandato via 55 romeni dal cavalcavia Buccari e da altre due
baraccopoli che rinasceranno altrove...
Milano, c'era una volta Triboniano
Tra poche ore sarà chiuso definitivamente lo storico campo rom regolare di via
Triboniano: secondo gli agenti di Polizia municipale presenti sul posto, entro
domani le famiglie dovranno lasciare il campo. Le operazioni, precluse ai
giornalisti, stanno avvenendo sott...
Giovanni Paolo II, i migranti, i rifugiati e i rom
E' difficile in poche righe raccogliere e sviluppare il magistero di Papa
Giovanni Paolo II sui migranti, rifugiati e i rom, tre volti contemporanei di
esclusione e di povertà nelle nostre città, dal 16 ottobre 1978 al 2 aprile
2005, in un lungo periodo...
Maroni non capisce e sfida la Corte costituzionale
Il Ministro Maroni ci riprova a trasformare l'Italia in uno stato di polizia
anche dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Maroni a Milano ha affermato:
"Presenterò un decreto legge sulla sicurezza urbana - ha spiegato Maroni - per
ovviare al problema della sentenza della Corte costituzionale" che ha bocciato
il potere di ordina...
Di Fabrizio (del 06/05/2011 @ 09:42:56, in media, visitato 1611 volte)
Segnalazione di Alberto Maria Melis
Cinecittà.com
Esce in Italia un film francese sui rimpatri forzati, Tutti per uno
diretto da Romain Goupil, dal 1° giugno nelle sale distribuito da
Teodora. Di grande impatto emotivo la pellicola ha imbarazzato l'Eliseo
perché la protagonista, nei panni di una madre coraggio che difende i piccoli
immigrati, è Valeria Bruni Tedeschi, la sorella della Premiere Dame
Carla Sarkozy. Racconta all'Ansa Goupil, già assistente di Polanski e
Godard, un passato da membro Lega Comunista, "Valeria mi ha detto:
'adoro questo film ma non posso davvero assicurarti la promozione'. Del resto la
capisco, quello che ha da dire sulla politica del cognato lo dice nel film e
senza equivoci". La storia è una sintesi di ciò che accade agli immigrati
irregolari. E' ambientata a Parigi nel 2009 quando Milana, di origine cecena, ha
11 anni, le piace il compagno di classe Blaise e con lui e altri bambini,
francesi ma anche maghrebini e africani, fa parte di una piccola banda. Un
giorno assistono alla 'deportazione' di uno di loro, Youssef, illegale come i
suoi genitori. Dopo qualche tempo, una mamma sans papier si suicida per paura di
essere presa dalla polizia. I bambini ne sono scioccati e Milana sembra essere
la prossima nella lista delle autorità. Così la scuola si dà da fare per i
bambini in pericolo e la mamma di Blaise e della piccola Alice accoglie Milana e
la protegge, finendo per prendersi cura di tutti gli altri: li porta in vacanza,
li fa entrare a scuola di nascosto dalla polizia, ci gioca. Ma l'atmosfera si fa
cupa: i bambini da soli preparano una fuga e una mattina spariscono. I genitori
si disperano, la polizia fa pressione sui compagni di classe, i notiziari della
sera parlano di questo mistero. Milana, Blaise e gli altri sono in una cantina a
sperare che il brutto passi. Poi un giorno si arrendono, mani in alto, come dei
piccoli criminali. "Nel 2007, quando Sarkozy ha cercato di sedurre l'estrema
destra, ha decretato questa politica del rimpatrio forzato, anche per le
famiglie e i bambini, che ha provocato in me un disgusto totale, un sentimento
di rivolta. Ho fatto questo film non per denunciare ma per rinascere, far vedere
l'assurdo in cui viviamo. In Italia accade lo stesso: si fa leva sulle paure
della popolazione, si cerca di compiacerla con pratiche incivili quando dovremmo
essere fieri di accogliere queste persone. Nell'agosto 2010 con il rimpatrio
forzato dei Rom abbiamo raggiunto l'apice di questa politica allucinante".
Goupil ha avuto la Caméra d'or a Cannes e una nomination all'Oscar per il
suo debutto, Morire a 30 anni sul maggio '68.
Don Gino Rigoldi introduce
DJANGO DEI SOBBORGHI di Sabrina Dionisio Rossi
con la partecipazione di Jovica Jovic
Interpreti:
Tommaso Pusant Pagliarini
Claudio Lobbia
Regia di:
Alberto Oliva
Sabato 14 maggio 2011 ore 21.00
Mandello del Lario - TEATRO COMUNALE "Fabrizio De Andrè"
Ingresso € 10,00 - Prevendita biglietti giovedì 12 e venerdì 13 maggio 2011
dalle ore 10.00 alle ore13.30 presso la struttura n. 1 via Manzoni 44/3 e la
sera dello spettacolo dalle ore 20.00 presso la biglietteria del teatro
PATROCINIO DEL COMUNE DI MANDELLO DEL LARIO
___
Lunedì 16 maggio 2011 ore 21.00
TEATRO OUT OFF via Mac Mahon 16, Milano
€ 12,00 - info 02-34.53.2140
www.teatrooutoff.it
___
Mercoledì 25 maggio
TEATRO DELLA TOSSE, Genova
www.teatrodellatosse.it/
con apertura di don Gallo
Di Fabrizio (del 08/05/2011 @ 09:28:15, in Italia, visitato 1448 volte)
Segnalazione di Agostino Rota Martir
PisaNotizie.it Circa venti persone, tra cui donne e bambini, sono state allontanate
nella giornata di ieri. Distrutto l'insediamento
Sono state sgomberati nella giornata di ieri (mercoledì 4 maggio) due
insediamenti di ridotte dimensioni fra il viale delle Piagge e il Ponte alle
Bocchette. Sul luogo diciannove persone, tutti rom di cittadinanza rumena.
Tre famiglie sono state dunque allontanate dalla Polizia Municipale in
collaborazione con Carabinieri e Polizia. Lo sgombero è iniziato intorno alle
otto e alle 10.30 le ruspe avevano già abbattuto le strutture presenti. Sul
posto anche la Croce Rossa e gli operatori della Società della Salute. Le donne
e i bambini sono state ricevuti dai servizi sociali e, dopo il colloquio, hanno
ricevuto alcuni buoni per l'acquisto di generi alimentari e di prima necessità.
Dalle undici di ieri, poi, si sono attivati gli uomini e i mezzi di Avr,
impegnati nella rimozione di due roulotte e un camper parcheggiati nella zona
che si trova lungo la golena dell'Arno non facilmente raggiungibile con mezzi di
grandi dimensioni.
L'area era già stata interessata da un'operazione di
sgombero il 15 aprile
scorso, quando Polizia Municipale e Carabinieri procedettero all'allontanamento
molto probabilmente delle stesse persone coinvolte nella giornata di ieri.
Intanto, però, delle famiglie sgomberate non si hanno notizie certe. Se infatti
sono stati dati loro buoni per acquistare generi di prima necessità, non è dato
sapere dove abbiano passato la notte né se gli siano state prospettate soluzioni
alternative.
Ennesima operazione di sgombero, dunque, da parte dell'amministrazione comunale,
verso la quale solleva forti dubbi l'associazione Africa Insieme, da anni
impegnata nella tutela dei migranti presenti sul territorio: "Il
16 Febbraio scorso il Consiglio Regionale della Toscana aveva approvato
all'unanimità una mozione in cui si chiedeva la sospensione degli sgomberi e l'avvio di una
diversa politica in materia di insediamenti".
"Il Comune di Pisa - proseguono da Africa Insieme - si pone al di fuori delle
politiche toscane, e avvia una nuova campagna di sgomberi condotti alla stessa
maniera di Alemanno a Roma: distruzione delle baracche e nessuna soluzione
alternativa per gli abitanti dei campi. Intere famiglie, con donne e bambini al
seguito, vengono messe in mezzo ad una strada: gli unici interventi in loro
favore - qualche misero pacco-spesa alimentare - hanno quasi il sapore di una
beffa, per chi si è visto distruggere il tetto sotto il quale dormiva ed è ora
costretto a vagare di luogo in luogo. Una politica crudele, costosa e del tutto
inutile, perché tutti sanno che gli sgomberi non allontanano nessuno. Ci
chiediamo a chi giovi tutto questo".
Da
Mundo_Gitano (altro su
Dalila Gomez)
EL MUNDO.es Por: Anna Viñas* - 16 aprile 2011
* Giornalista e sta girando il mondo per descriverci la situazione della
donna nei cinque continenti
Dalila vive una contraddizione. Si definisce innanzitutto una gitana,
ama il suo popolo e le sue tradizioni, e pertanto si veste da gitana, vive nel
suo gruppo e ne parla l'idioma, il romanés. Però proprio per amore alla sua "kumpania",
il nome che riceve la comunità in romanés, ha rotto con la maggior parte degli
archetipi che limitano la donna gitana. E' ingegnere industriale, ha
lavorato per l'amministrazione colombiana, ed il consiglio dei patriarchi della
comunità -un'istituzione vietata alle donne- non prende nessuna decisione
senza prima consultarla. "Io faccio sempre quel che voglio", assicura. Non è
poco. Il suo obiettivo: lottare per i diritti del popolo rom.
Il suo cammino verso la ribellione iniziò a 18 anni, quando decise che voleva
andare all'università. Contravvenendo ai desideri di tutta la famiglia,
preoccupata più di ogni altra cosa che si sposasse, Dalila si è laureata
grazie al denaro guadagnato leggendo la fortuna alle sue compagne di corso.
"Mio padre non voleva che studiassi e mi diceva che se l'avessi fatto sarei
diventata una gagì (paya), che all'università si apprendono cose cattive, come
la droga o la prostituzione."
Come poche gitane in Colombia, Dalila non si è sposata a 15 anni, non è rimasta
incinta ed è riuscita a diventare ingegnere industriale specializzata in
gestione e pianificazione dello sviluppo. Passata attraverso diverse imprese,
facendosi passare come occidentale per paura delle discriminazioni, sino ad
arrivare all'amministrazione pubblica, dove ha iniziato a lavorare per i diritti
del suo popolo. Il suo impegno si è materializzato in un decreto che
riconosce i gitani come gruppo etnico colombiano, presente nel paese
dall'epoca coloniale ed in un censimento. " Già ora siamo una variabile di cui
tenere conto nel bilancio, dato che il popolo gitano deve affrontare diverse
sfide. Una di queste è di attuare politiche di prevenzione nella salute, perché
culturalmente i gitani non ci pensano. Un'altra sfida è la scolarizzazione dei
bambini, che molto presto abbandonano la scuola perché i loro modelli culturali
non rientrano nel sistema educativo omologante della società occidentale." Di
fatto, si calcola che in Colombia il 70% dei bambini gitani non abbia mai
messo piede in una scuola.
La maggior parte dei problemi rispondono a blocchi culturali, e Dalila lo ha
sperimentato nella storia della sua vita. Durante i primi anni di scuola ricorda
di essere stata una bimba segnalata per le sue "strane" abitudini e per il
suo modo di vestire. "Non parlavo bene il castigliano ed avevo uno
strano accento perché in famiglia si parlava il romanés. Inoltre, i miei
compagni di classe non capivano perché non avessi una casa e vivessi in una
tenda." Era l'obiettivo degli scherzi, ma lei voleva lo stesso completare gli
studi. Inoltre dovette adattarsi ai nuovi modelli di autorità. "Ero molto
ribelle perché non capivo che il professore dovesse comandarmi. Nella kumpania
solo il patriarca ha l'autorità sugli altri ed i bambini sono sempre molto
liberi."
La libertà è uno dei valori più apprezzati dal popolo gitano, che si
dichiarano libertari. Non vogliono [...] padroni, non accettano la routine, né
essere schiavi del tempo. "Viviamo nel presente, nel qui e ora. Non ci occupiamo
del passato, e questo in parte ci pregiudica perché non reclamiamo giustizia.
Non abbiamo capitalizzato l'Olocausto come gli Ebrei." Non si preoccupano
neanche del futuro, da qui il disinteresse alla prevenzione o al risparmio. "Se
abbiamo soldi li spendiamo o li condividiamo con gli altri," dato che la loro
concezione di vita è collettiva.
Distaccati dalla materia e dal territorio, i gitani sono nomadi per
concezione di vita, anche se oggi è un'opzione difficilmente realizzabile a
causa delle frontiere, e in Colombia dal conflitto armato. "Anche se la guerra
genera il fenomeno dello spiazzamento in molte vittime, noi soffriamo il
confinamento. Dentro un territorio ci sentiamo sequestrati, e questo influisce
sulla nostra qualità di vita."
Tuttavia, la mobilità è il loro livello mentale. Ed è quello che da vita a
Dalila. "Quando lavoravo per l'amministrazione, mi offrirono un posto fisso ma
rifiutai. Non era per me." Tuttavia, il lavoronon le è mai mancato, e quindi lei
èil supporto economico della sua famiglia allargata, con 20 membri. "Mio
padre ed i miei fratelli non hanno un'entrata stabile, perché sono artigiani del
rame e non vendono molto. Io sostengo tutti e loro sono orgogliosi di me per
il mio lavoro."
Tuttavia, in precedenza era una donna perseguitata dai patriarchi della
comunità, ed era a rischio di essere esclusa dal suo lavoro pubblico in
difesa degli interessi del popolo gitano. "Mi giudicavano e mi accusavano di
voler rimpiazzare gli uomini. Non accettavano che prendessi il comando."
Proprio la mancanza i rappresentanza delle donne e la loro assenza negli
organi di potere, è per Dalila un'altra delle sfide che deve affrontare il
popolo rom. "Dobbiamo cambiare in alcune cose, per esempio il nostro accesso
all'istruzione superiore, se vogliamo essere in una situazione migliore."
Tuttavia, sottolinea che "questo non significa che dobbiamo cambiare la nostra
maniera di essere."
Si riferisce ai lignaggi patrilineari che organizzano il gruppo, e alla
differenziazione tra uomini e donne, che dice "si prendono cura di loro."
Per Dalila questo non è maschilismo. "I gitani hanno imparato ad essere
maschilisti dalla società occidentale, non dalla nostra cultura," assicura.
"Vedo il maschilismo come una questione del capitalismo, in cui gli
uomini vogliono possedere le donne, però per i gitani non è una questione di
possesso, ma di rispetto."
Dalila intende preservare l'essenza gitana immergendola nei nuovi tempi, e ha
iniziato l'esperimento con la sua stessa vita. Ha cambiato il suo destino di
donna gitana studiando, pianificando e investendo nel suo futuro per essere
autonoma, ed è riuscita a farsi ascoltare dagli organi di comando della sua
kumpania. Dalila ha rotto con gli schemi del popolo gitano, al fine di
preservarli. Sembra questa stessa una contraddizione, però la vita ne è
piena.
_______
PRORROM
Proceso Organizativo del Pueblo Rrom (Gitano) de Colombia
Correo-e: prorrom@gmail.com
“Yo no se qué tristeza o qué alegría me producen estas aves errantes a quienes
amparan el sol y la luna y el cielo y las estrellas y los árboles. Tristeza de
irse a todas horas. Alegría de renovar el horizonte a cada que los pájaros
cantan al alba. Alegría de no pesar sobre la tierra más de lo que pesa una yerba.
Tristeza de no tener Patria, ni raza, ni alero nativo” / (Tic Tac: 1913)
Vi invita THEATRE ROM
Sabato 14 maggio 2011 h. 19.00
Via Cassia 472 ROMA, TEATRO PATOLOGICO
INCONTRO CON:
• Antun Blazevic, in arte Toni Zingaro è nato meticcio da padre rom e
madre gagè nel 1961 a Sremska Mitrovica nell’ex-Yugoslavia. Dal 1981 vive in
Italia e da allora si è sempre dedicato alla questione Rom in funzione di
mediatore culturale, attivista, scrittore e attore teatrale. Dalle sue
esperienze teatrali è nato il desiderio di scrivere sceneggiature che
rappresentassero gli "uomini", i Rom come si autodefiniscono, cercando di
avvicinare il pubblico al loro mondo apparentemente tanto distante. Negli anni
ha anche scritto poesie e brevi racconti raccolti nel libro "Speranza",
pubblicato nel 2009. Racconti e poesie tristi e malinconiche, ironiche e
sarcastiche, intese a far fronte all’ignoranza e l’intolleranza che vige
riguardo ai Rom.
h. 20:30
Associazione Culturale Theatre Rom in "Lo zingaro in ricerca di lavoro"
con la regia di Antun Blazevic
Per informazioni e prenotazioni www.anticorpi-online.it/Anticorpi/Base.html
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