Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 25/03/2011 @ 09:28:56, in Italia, visitato 1438 volte)

La Nuova Sardegna Ieri, giornata contro le discriminazioni, le bambine partecipavano a una marcia con i compagni di scuola. La titolare: "Dopo essere stata derubata dagli zingari non li voglio nel mio locale" di Andrea Massidda

Il bar dove è stata negata la merenda alle Rom

ALGHERO. Le hanno cacciate via da un bar del centro dove erano entrate per comprare una brioche. «Qui voi zingari non siete graditi, lo sapete benissimo», ha detto laconica la titolare del locale. E pensare che le due sorelline rom, alunne di una scuola media cittadina, stavano soltanto cercando ristoro dopo la lunga marcia «contro ogni forma di discriminazione razziale» organizzata dal secondo circolo didattico. Una vera beffa che le due bambine non dimenticheranno. Così come la loro insegnante, scoppiata in lacrime davanti a tutti per l'umiliazione.

La giornata di ieri era iniziata nel migliore dei modi. Perché anche un bel sole primaverile sembrava voler celebrare la data del 22 marzo, ricorrenza internazionale dedicata all'accoglienza di chi arriva da Paesi lontani e al rispetto delle altre culture. Una festa che gli studenti di Alghero avevano preparato da tempo con dibattiti e lavori in classe, anche attraverso la lettura della Costituzione italiana. Una festa culminata con un grande corteo di studenti degli istituti di ogni ordine e grado, che partito da piazza della Mercede ha attraversato tutto il centro storico per poi sfociare nel cortile della scuola Maria Immacolata, dove si è tenuto un piccolo concerto. Nessuno, insomma, poteva minimamente immaginare che una manifestazione così sentita e importante, specie di questi tempi, sarebbe potuta essere rovinata da un episodio di ordinario razzismo. E invece è proprio quanto è accaduto.

Le due bambine rom, come molti loro compagni, a metà mattina, pur sotto l'attenta sorveglianza dei docenti, si sono staccate dal corteo per invadere allegramente i bar o i negozi di alimentari e fare merenda. Ma appena varcata la soglia della «Casa del caffè», accanto ai giardini pubblici, sono state aggredite verbalmente. È la stessa titolare, Anna Cuccuru, che quasi con candore dice la sua verità. Senza scordarsi l'immancabile premessa di chi è quantomeno intollerante: «Io non sono razzista».

Poi racconta: «È vero, appena ho visto entrare nel bar le due ragazzine rom ho subito detto loro che non erano le benvenute. Non m'interessa se non è corretto o addirittura contro la legge, io e i miei soci abbiamo ottime ragioni». Eccole, le buone ragioni: «Da quando lavoro qua - continua - ho sempre trattato gli zingari come gli altri clienti, anzi meglio: spesso e volentieri offrivo loro le colazioni, altre volte conservavo i vestiti usati per rEgalarglieli. Ma un giorno mi sono sentita tradita da due donne rom che hanno allungato le mani sulla cassa e sono fuggite con 150 euro. Da quel momento ho cambiato atteggiamento: io nomadi qua dentro non ne voglio più vedere».

Francesco Sanna, il dirigente scolastico che ha organizzato la marcia contro le discriminazioni razziali, viene a conoscenza dei fatti solo in tarda mattinata, quando l'insegnante delle due bambine si presenta in presidenza ancora sconvolta. E prima di commentare l'episodio dice di voler parlare con il padre delle sorelline, sia per tutelarle sia per valutare il da farsi. Anche il papà prende tempo e fa sapere che intende ascoltare con attenzione quanto gli racconteranno le figlie.

Si scopre così - seppure questo sia soltanto un dettaglio - che le piccole sono sì di etnia rom, ma che la loro famiglia è perfettamente integrata, vive in una comunissima abitazione e che il loro papà ha un normale lavoro a Sassari. Non solo: «Le alunne - racconta il preside - dopo un'iniziale diffidenza di alcuni compagni si sono fatte valere anche nel profitto e ora sono rispettate e ben volute da tutta la classe». Ulteriori sviluppi si conoscerenno oggi. Ma non è esclusa una denuncia.

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Di Fabrizio (del 26/03/2011 @ 09:02:51, in Europa, visitato 1476 volte)

Da Roma_Benelux

Un educatore [...] di 49 anni è stato condannato giovedì dalla Corte d'appello di Bruxelles a 15 anni di prigione e a 10 anni di messa  a disposizione del governo. L'uomo, che aveva pagato dei minori rom per intrattenere rapporti sessuali con loro, era stato condannato in prima istanza ad una pena inferiore ai 5 anni.

17/03/2011 - La corte ha considerato che la pena accordata dal primo giudice era insufficiente rispetto alla gravità dei fatti. Ha ricordato il suo arresto per il numero importante di vittime e la loro giovane età, ma anche per la lunghezza del periodo d'infrazione, da luglio 2008 a febbraio 2009, e soprattutto l'uso da parte dell'imputato di mezzi perversi per attirare le vittime ed abusare delle loro difficoltà finanziarie.

Le informazioni su questi fatti sono pervenute alla polizia tramite un informatore. Durante l'arresto dell'imputato al suo domicilio, l'uomo era in slip, accappatoio aperto ed accompagnato da un giovane rumeno.

La polizia ha potuto raccogliere qualche testimonianza tra le numerose vittime. I giovani, Rom per lo più, erano pagati per assecondare i suoi desideri sessuali.

L'uomo era già stato condannato per fatti simili ad una pena di 9 anni di prigione. Era quindi recidivo.

Gli esperti psichiatrici avevano diagnosticato l'imputato come una personalità dalla componente pedofila molto inquietante. (belga/7sur7)

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Di Fabrizio (del 26/03/2011 @ 09:31:19, in Europa, visitato 1485 volte)

Da Czech_Roma

Commento: Uccisa ragazza a Praga, ma il sospettato non è Rom, quindi nessuna protesta estremista
Prague, 19.3.2011 10:02, Lukáš Burianský, translated by Gwendolyn Albert

Tutti hanno sicuramente sentito quanto sta succedendo nella città di Nový Bydžov (vedi QUI ndr). Una donna è stata violentata, e i sospetti sul violentatore si sono rivolti ad un cittadino del posto che appartiene alla comunità rom. Ovviamente, nessuno sa esattamente cos'è davvero successo. Neanche il loro sindaco lo sa, ma non ha smesso di incolpare tutti i cittadini rom della città per quel crimine - e "grazie" a lui, i Rom del posto ora hanno esperienza personale dell'estremismo di Tomáš Vandas e del Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori (Dìlnická strana sociální spravedlnosti DSSS) che sono così accecati dall'odio.

Non voglio difendere l'orribile crimine commesso a Nový Bydžov. Ciò che stato commesso è atroce ed il colpevole dev'essere adeguatamente punito per questo.

Tuttavia, si pone la questione del perché tutti gli altri Rom dovrebbero essere puniti per ciò. Nessuno può cambiare ciò che è già successo, ma possiamo influenzare le cose in modo che gli eventi estremisti del 12 marzo non si ripetano più.

Tutti voi avrete saputo di crimini anche più recenti nella Repubblica Ceca. Dopo essere scomparsa da cinque mesi, un bambina è stata infine trovata cadavere. Nessuno è indifferente a questo crimine e tutti hanno espresso le proprie condoglianze. Personalmente sono stato molto colpito e non posso nemmeno immaginare cosa staranno attraversando i suoi genitori. Innanzitutto devo scusarmi per adoperare questo infelice episodio, ma devo chiedermi: se il sindaco Louda ed il signor Vandas sono (a ragione) preoccupati per lo stupro di una donna a Nový Bydžov, perché non lo sono per lo stupro e l'omicidio di una piccola e innocente fanciulla?

Perché Vandas non marcia insieme il suo partito verso Praga, per protestare davanti al municipio e chiedere alla giunta del quartiere coinvolto come sia possibile che qualche pervertito possa rapire una bambina senza che nessuno se ne accorga? Oggi la gente ha paura di mandare i figli sa soli al negozio di fronte. Perché Vargas e company non chiedono di sgozzare l'autore di questo crimine? Ah, dimenticavo - è una persona della società maggioritaria. Gente simile evidentemente può fare ciò che vuole - e Vandas non è l'unico a crederlo.

Molti dei Rom contro cui Vandas sta combattendo, si unirebbero volentieri alle proteste contro crimini simili; perché hanno un cuore e non sono indifferenti alle conseguenze di questi atti. Lotterebbero volentieri per la sicurezza di tutti i bambini, bambini rom compresi.

The opinions published in our Commentary section do not necessarily reflect the standpoint or opinions of the editors of news server Romea.cz or the ROMEA civic association.

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Di Fabrizio (del 26/03/2011 @ 09:33:32, in media, visitato 1777 volte)

21 Marzo 2011

Il 6 febbraio a Roma un rogo all'interno di una roulotte ha ucciso quattro bambini. La tragedia, accaduta all'interno di un campo nomadi, è stata raccontata dai giornali e dalle televisioni di tutta Italia. Ma come è stata raccontata? In quali termini? Attraverso quali testimonianze? Prendiamo spunto da questa vicenda per fotografare una realtà più ampia: la rappresentazione del mondo rom e sinti da parte dei mezzi di informazione italiani.

Il 21 marzo è la Giornata mondiale contro la discriminazione. Come giornalisti, ci sentiamo colpevoli, e crediamo che si possa fare ancora molto per evitare che i popoli e le minoranze siano discriminate e stigmatizzate. In Italia il caso più esemplare è quello relativo alla rappresentazione dei rom e dei sinti e un episodio esemplificativo
è accaduto a seguito del rogo che ha ucciso i quattro bambini di un campo nomadi di Roma. Il 10 febbraio, al Campidoglio, quattro giorni dopo la tragedia, centinaia di persone hanno presidiato il Campidoglio, per denunciare le politiche del comune di Roma e per dire basta ai cosiddetto piano nomadi. Le donne che abbiamo incontrato quel giorno erano molto preoccupate, pochi giorni prima infatti il sindaco Gianni Alemanno aveva fatto una proposta: affidare i bambini rom ai servizi sociali qualora l'assistenza genitoriale non fosse stata adeguata. La sua dichiarazione era stata riportata da molti giornali, come del resto l'intera vicenda. La proposta tanto odiosa quanto fuori luogo del sindaco di Roma è stata oggetto di sondaggio in uno dei giornali principali italiani, il quotidiano La Repubblica, senza un minimo di approfondimento e di analisi sulla questione. Il fatto è stato denunciato dalla campagna Giornalisti contro il razzismo, di cui fa parte anche il giornalista Lorenzo Guadagnucci. Secondo Guadagnucci, nei giorni dopo il rogo la questione rom è stata nuovamente trattata con le categorie ormai consolidate nei media italiani: un popolo sovrarappresentato rispetto al numero di persone che realmente vivono sul territorio italiano, capro espiatorio per le politiche sulla sicurezza, dove i rom vengono additati come pericolo pubblico e i politici si propongono come quelli che affrontano questo problema.

"Rom-fobia", cosi' Alexian Santino Spinelli, docente di cultura e lingua Romani' all'università di Chieti, definisce la paura che fa si che i media rappresentino questo popolo sempre in modo negativo, senza mai volere approfondire e conoscere una cultura di cui la maggior parte degli italiani sa poco o nulla. "Il mondo rom" spiega Spinelli "deve essere soltanto uno stereotipo negativo, fatto di gente brutta, cattiva e criminale. Non si parla mai invece dell'apporto che il popolo rom ha dato alla cultura nel corso della storia. Molti personaggi famosi, come Charlie Chaplin e Rita Hayworth, erano rom, ma questo non lo sa nessuno. Ridurre il mondo rom a questo significa porre le basi perché avvengano situazioni di emarginazione dove purtroppo i bambini rom ne restano vittime". Una vicenda di discriminazione indiretta è avvenuta pochi giorni fa in una scuola di Roma. Se ne è accorta 21 luglio, un'associazione che si occupa dei diritti dei bambini rom. L'istituto nel mirino è il "Papa Wojtila". La scuola ha posto, all'interno di un opuscolo distribuito ai cittadini, una tabella in cui vengono riportati i numeri dei minori iscritti suddivisi in alunni italiani, alunni stranieri, alunni H (alunni diversamente abili) e alunni "nomadi". "Questa tabella potrebbe assecondare un atteggiamento discriminatorio da parte di chi erroneamente vede in questi minori dei possibili ostacoli al normale svolgimento delle attività scolastiche" denuncia l'associazione.

La campagna giornalisti contro il razzismo da dei suggerimenti ai giornalisti, semplici regole da utilizzare per evitare la stigmatizzazione e la discirminazione delle minoranze. Tra queste vi è la messa a bando di alcuni vocaboli, che la campagna non esita a definire "tossici", come ad esempio le parole "nomadi" e "zingari". "C'è una comunicazione che sottende non solo un'ignoranza, ma anche, cosa ben più grave e pericolosa, una volontà politica di annientamento culturale. I rom non sono mai protagonisti delle loro vicende, ma sono sempre mediati da interlocutori" denuncia Guadagnucci. C'è un esercizio suggerito dai manuali di giornalismo internazionale e da Giornalisti contro il razzismo che i nostri professionisti dovrebbero fare: sostituire la dizione rom con un'altra rispetto alla quale c'è una maggiore elaborazione culturale, ad esempio sostituire il termine "rom" con "ebreo". "Un facile esercizio, che siamo sicuri che farenne si che non si dicessero le cose infamanti che si dicono oggi sui rom".

Ospiti di questa puntata:
Lorenzo Guadagnucci, Alexian Santino Spinelli, Carlo Stasolla e Robert Elliot di Occhio ai media

Passpartù è un programma a cura di Marzia Coronati e Elise Melot
passpartu@amisnet.org

Clicca qui per ascoltare le precedenti puntate di Passpartù

Passpartu' 24: Discriminazione mediatica [30:00m]: Play Now | Download

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Di Fabrizio (del 27/03/2011 @ 09:12:03, in Europa, visitato 1735 volte)

Da Roma_und_Sinti

[...] Discorso di Zoni Weisz presentato nel palazzo del Reichstag il 26 gennaio 2011 (vedi QUI ndr), in occasione del giorno internazionale di commemorazione dell'Olocausto:

Egregi

Signor Presidente del Bundestag -
Signora Cancelliere Federale -
Signor Presidente della Corte Costituzionale Federale -
Illustri membri del Bundestag e del Bundesrat -
Eccellenze, distinti ospiti, cari amici -

che io oggi, nel Giorno della Memoria delle vittime del nazionalsocialismo, qui nel Parlamento tedesco parli a Voi, rappresenta per me un privilegio speciale ed un grande onore.

Insieme a Voi per ricordare in questo posto gli orrori del periodo nazista, una esperienza significativa per me personalmente, ma anche per tutta la comunità dei Sinti e dei Rom.

Qui oggi, sento come il segno del riconoscimento delle lesioni a noi inflitte durante il periodo della sofferenza del nazionalsocialismo.

Oggi ricordiamo i 500.000 Sinti e Rom vittime del genocidio nazista, ricordiamo le vittime della Shoa, lo sterminio di sei milioni di Ebrei, e ricorderemo tutte le altre vittime del regime nazista.

E' stato un insensato omicidio su base industriale, di persone inermi ed innocenti, ideato da nazisti fanatici, criminali che hanno trovato legittimazione nelle loro leggi razziali.

Sinti e Rom sono stati perseguitati dopo l'introduzione delle leggi razziali nel 1935, proprio come gli ebrei. Ebrei e "zingari" vennero definiti "razza aliena" e privati di ogni diritto. Vennero esclusi dalla vita pubblica.

Alla base c'era una strategia precisa.

Una strategia che vorrei definire come "tattica del salame". Una fetta dopo l'altra, che si concluse in una serie di misure:

Identificare, raggruppare, isolare, derubare, sfruttare, deportare ed infine uccidere.

I nazisti non lasciarono dubbi: via gli "zingari", via gli Ebrei, entrambi considerati come un pericolo.

Ciò che sarebbe accaduto ai Sinti e ai Rom, come agli Ebrei, era chiaro.

Immediatamente dopo la presa del potere di Hitler nel 1933, in poco tempo venne distrutto lo Stato di diritto democratico. Vennero incarcerati gli oppositori politici ed anche i Sinti e i Rom da quel momento vennero deportati nei primi campi di concentramento.

L'antisemitismo e l'antiziganismo nella Germania nazista non possono essere passati inosservati a nessuno, men che meno alla politica, che li realizzò concretamente attraverso persecuzioni e misure legislative antigiudaiche e antizigane.

Per i Giochi Olimpici nel 1936, Berlino doveva diventare "zigeunerfrei", libera dagli zingari. Sinti e Rom vennero trasportati e rinchiusi in un campo di internamento, nel sobborgo berlinese di Marzahn, dove dovettero vivere in condizioni disumane.

Nel 1936 venne fondato qui a Berlino, sotto la direzione del dottor Robert Ritter, il Centro di Ricerca sull'Igiene Razziale. Qui la gente veniva fotografata, i volti ed il corpo misurati e venivano impostate tutte le caratteristiche razziali.

Nel 1938 Heinrich Himmler, capo delle SS, incaricò quel Centro di Ricerca di registrare tutti i Sinti e i Rom del Reich.

Il dottor Richter ed i suoi collaboratori scrissero 24.000 cosiddette "relazioni" - erano il preparativo per il genocidio dei Sinti e dei Rom.

Nella rivista dell'Associazione Medica nazionalsocialista, scriveva il dottor Kurt Hannemann nel 1938, cito: "Ratti, cimici e pulci sono anche fenomeni naturali, come ebrei e zingari [...] Tutta la vita è una battaglia. Dobbiamo perciò sradicare tutti questi parassiti".

Questo tipo di argomenti contribuiva all'atmosfera prevalente e procurava alla legittimazione dei nazisti, ed infine all'omicidio su vasta scala dei cosiddetti "sottouomini".

Xenofobia, paura degli estranei e degli stranieri, ci sono sempre state. Per i Sinti e i Rom la persecuzione e l'esclusione non erano una novità. Per secoli siamo stati perseguitati ed esclusi. I pogrom erano comuni. Spesso perciò non avevamo alcuna possibilità di costruire una vita normale, di andare a scuola e di intraprendere una carriera normale. Molti di noi venivano spinti ai margini della società.

A differenza degli Ebrei, che venivano gasati al loro arrivo nei campi di sterminio, subito dopo la selezione, occorre specificare che Sinti e Rom ad Auschwitz Birkenau venivano internati in gruppi familiari nel cosiddetto "campo nomadi" (Zigeunerlager).

Dopo la rivolta nel campo nomadi del maggio 1944, quasi tutti gli uomini vennero spostati e segregati in altri campi di concentramento.

Mio padre, mio zio ed altri membri della famiglia vennero trasportati verso Mittelbau-Dora, dove erano ai lavori forzati nell'industria delle armi, nelle circostanze più terribili. Sono morti lì. "Sterminio attraverso il lavoro".

Le condizioni nel "campo nomadi" erano inimmaginabili. Fame, freddo e malattie infettive reclamavano il loro tributo ogni giorno.

Mi sento di ringraziare tutte le madri, anche la mia, che si sono prese cura dei figli e si sono tolte il cibo di bocca per tenerli in vita.

In alcuni casi, dovevano scoprire che sui loro figli erano stati effettuati i più raccapriccianti esperimenti medici.

Oggi a fatica possiamo farci un'idea della sofferenza inimmaginabile di queste persone.

Nella notte tra il 2 e il 3 agosto, i restanti 2.900 bambini, donne e anziani dello "Zigeunerlager" vennero gassati, tra di loro mia madre, le mie due sorelle e mio fratello.

Signore e signori, il genocidio di Sinti e Rom è ancora quello che chiamo "l'Olocausto dimenticato". Un Olocausto dimenticato perché non appare nei media. Mi chiedo perché sia così.

Le cause sono fondamentali per l'attenzione che viene data, o è importante la sofferenza di un singolo individuo?

In questi ultimi anni ho sentito decine di discorsi commemorativi, in cui i relatori in nessun modo hanno ricordato il destino dei Sinti e dei Rom.

Mezzo milione di Sinti e Rom - uomini, donne e bambini - vennero sterminati durante l'Olocausto. La società non ha imparato nulla o quasi da ciò, altrimenti oggi si occuperebbe responsabilmente di noi.

Pertanto, dobbiamo continuare a riferire in continuazione in merito all'Olocausto.

Sono impegnato nell'associazione olandese dei Sinti e dei Rom e membro del comitato nazionale ed internazionale di Auschwitz. Spesso parlo nelle scuole, ed è un mio dovere verso tutti i morti della mia famiglia, per contribuire a garantire che questo non venga dimenticato.

Sinti e Rom non si sono organizzati dopo la guerra e pertanto non hanno avuto voce. Per questo motivo non siamo stati ascoltati. Ci sono voluti settant'anni, per avere un'auto-organizzazione ed alzare la voce per trovare udienza.

Un'eccezione è stata la protesta durante la Pasqua nel 1980.

Fu allora che un gruppo di Sinti reduci dal campo di concentramento di Dachau, come protesta contro i metodi di raccolta dati sui Sinti e Rom da parte della magistratura e della polizia, iniziarono uno sciopero della fame. Incredibilmente, questi dati si basavano su documenti del nazismo, realizzati in parte anche da ex SS.

Questo sciopero della fame finì sui media, è vero per la Germania, ma anche oltre i confini, portando ad una maggiore comprensione degli orrori inflitti al nostro popolo durante la dominazione nazista.

Signore e signori, il 17 marzo 1982 per la comunità dei Sinti e dei Rom è una data storica. Quel giorno l'allora cancelliere federale Helmut Schmidt ricevette una delegazione del Consiglio Centrale dei Sinti e Rom Tedeschi guidata dal suo presidente Romani Rose. Il cancelliere intraprese un passo molto importante nel diritto internazionale, riconoscendo il crimine di genocidio commesso dai nazisti contro Sinti e Rom, celebrato sulla base del concetto di "razza". Affermazione confermata nuovamente dal suo successore, Helmut Kohl, nel novembre 1985.

Con l'apertura ad Heidelberg della mostra permanente sull'Olocausto dei Sinti e dei Rom, nel 1997 l'ex presidente federale Roman Herzog disse anche lui che il genocidio dei Sinti e dei Rom, come quello degli Ebrei, era stato commesso per gli stessi motivi razziali.

Circa 12 milioni, i Sinti e i Rom sono probabilmente la più grande minoranza d'Europa. Le nostre radici affondano nell'antica India. La nostra lingua, il romanès, è legata al sanscrito antico. Dall'inizio del XV secolo la presenza di Sinti e Rom è riportata in gran parte d'Europa.

Contrariamente a molti stereotipi, la nostra gente era parte della società nel territorio in cui viveva e lavorava. Hanno dato un contributo positivo alla cultura della loro terra.

Mi è stato chiesto di raccontare la mia storia personale e con essa quella di tutti gli altri Sinti e Rom perseguitati e assassinati dal regime nazista.

Signore e signori, noi eravamo una famiglia felice, rispettabile e rispettata. Mio padre era musicista, inoltre costruiva e vendeva strumenti musicali. Suonava nell'orchestra di famiglia e aveva ingaggi in diverse città olandesi. Nel 1943 i nazisti iniziarono la deportazione di massa degli Ebrei dai Paesi Bassi verso Auschwitz ed altri lager. A quel tempo avevamo affittato un negozio a Zutpen, dove mio padre riparava e vendeva strumenti musicali.

Durante l'occupazione dei Paesi Bassi i nazisti hanno portato tutti i tipi di misure che dovevano ostacolare la vita dei Sinti e dei Rom.

Queste misure restrittive segnarono l'inizio della persecuzione e della deportazione dei Sinti e dei Rom dai Paesi Bassi.

In quel periodo in Germania e negli altri territori occupati dai nazisti, la deportazione dei Sinti e dei Rom era già in pieno svolgimento.

Il 16 maggio 1944, signore e signori, fu il giorno peggiore nella storia dei Sinti e dei Rom olandesi. I nazisti avevano ordinato, che in una razzia di massa gli "zingari" olandesi venissero concentrati nel campo di transito di Westerbork - in attesa della loro deportazione verso Auschwitz. Vennero coadiuvati dalla polizia olandese. Con l'arrivo a Westerbork, i Sinti e i Rom vennero immediatamente sistemati nelle baracche punitive e rasati.

La mattina del rastrellamento non ero in casa. Ero andato a dormire da mia zia, che con la sua famiglia era nascosta in un piccolo villaggio. La sensazione attraverso cui si passa quando si viene a sapere che tuo padre, tua madre, le tue sorelle e tuo fratello sono stati presi dai nazisti, è indescrivibile. Si è colti da paura, disperazione e panico. Siamo dovuto passare in clandestinità il più rapidamente possibile.

Abbiamo raccolto qualche vestito, preso il cibo che c'era e siamo andati nei boschi a nasconderci con i contadini. Un gruppetto di nove persone. Le nostre incertezze e paure sono durate tre giorni. Dopo tre giorni e notti di ansia, anche noi siamo stati arrestati e trasportati al campo di transito di Westerbork, in cui è stata raccolta tutta la nostra famiglia.

Il 19 maggio fu il giorno in cui partì da Westerbork il cosiddetto "Zigeunertransport".

Signore e signori, il caso ha voluto che questo trasporto da Westerbork sia stato l'unico di cui sono state effettuate delle riprese.

Forse conoscete l'immagine di una ragazza in piedi tra le porte del vagone. La ragazza indossava un cappello, probabilmente perché si vergognava della sua testa rasata. Questa immagine per molti anni è stata quella della persecuzione degli Ebrei, fino a quando un giornalista olandese, Ad Wagenaar, ha scoperto che la ragazza non era ebrea ma una Sintezza, una ragazza sinti di nome Settela Steinbach.

Questo "Zigeunertransport" era già partito. Non siamo arrivati in tempo per essere caricati.

Così siamo stati portati alla stazione più vicina, a 30 km. di distanza, dove siamo stati riuniti agli altri Sinti, Rom ed Ebrei, per essere deportati ad Auschwitz. Aspettammo sulla banchina quando è arrivato il treno. C'erano in giro soldati e polizia, ci prendevano a calci e gridavano: "Schnell, schnell, salite!"

Vidi subito dov'era la nostra famiglia. Mio padre, davanti alle sbarre del carro bestiame, aveva appeso il cappotto blu di mia sorella, lo riconobbi subito. Era un cappotto di morbida stoffa blu. Quando chiudo gli occhi, ancora oggi, sento la morbidezza del cappotto di mia sorella. Anche noi andavamo ad Auschwitz con quel trasporto.

Signore e signori, in alcuni casi la realtà supera la fantasia. Con l'aiuto di un poliziotto "buono", probabilmente un membro della Resistenza, siamo riusciti ad evitare la deportazione. In precedenza ci aveva ordinato "Vi do un segno, poi correte per la vita."

Qui c'era il treno per Auschwitz: i carri bestiami e dentro tutta la mia famiglia.

Sull'altro lato della pedana c'era un normale treno passeggeri. Quando il poliziotto si tolse il cappello, siamo corsi e in tutto questo casino siamo saltati sul treno passeggeri in partenza.

L'ultima immagine che ho visto davanti a me, fu il treno per Auschwitz che si allontanava dall'altra banchina.

In quel momento vidi il treno partire. Mio padre, disperato, dal carro bestiame gridò a mia zia: "Moezla, prenditi cura dei miei ragazzi". Fu l'ultima volta che vidi i miei cari.

Questa immagine mi bruciò per sempre nella retina. Ero solo. Come bambino di sette anni avevo perso tutto e caddi in uno stato di prostrazione incommensurabilmente profondo.

Dopo questa fuga incredibile, seguirono periodi di disagio e paura nella clandestinità. Paura da affrontare giorno per giorno.

Nascosto nei boschi, dai contadini, in vecchie fabbriche ed infine coi miei nonni - fino al momento della Liberazione da parte degli Alleati nella primavera del 1945.

Dopo la Liberazione, venne l'incertezza. Forse era ancora peggio della paura durante la guerra. La mia famiglia era ancora viva, sarebbe tornata?

Erano stati tutti uccisi nei campi di concentramento nazisti. Mio padre, mia madre, le mie sorelle, mio fratello piccolo e 21 membri della famiglia.

Dopo la Liberazione, nessuno si occupò del destino dei Sinti e dei Rom o offrì loro aiuto.

Le autorità non fecero nulla. Come in seguito disse il governo olandese, cito: "La cura, se esistette, fu fredda e distante".

L'impatto della II guerra mondiale si avverte chiaramente ancora oggi sulla nostra comunità. Le nostre seconde e persino terze generazioni sentono il peso di quel passato.

Siamo stati lasciati al nostro destino. Si è ripetuta una storia secolare di stigmatizzazione, emarginazione ed esclusione.

Dopo la guerra Sinti e Rom hanno dovuto cercare di ricostruire le loro vite. Molti avevano perso tutti i loro averi. I sopravvissuti ai lager nazisti tornarono quindi nello rispettive comunità.

Lentamente si tornava alla vita, si potevano acquistare strumenti musicali ed effettuare scambi.

Signore e signori, già in giovane età avevo capito che solo l'istruzione e lo sviluppo sono la strada per un futuro migliore. Dopo le elementari ho studiato orticoltura, floricoltura ed architettura del paesaggio, come pure storia dell'arte. Tutto tramite corsi speciali e serali.

Nel 1962 ho aperto il mio negozio di fiori ad Amsterdam e poco dopo fondai una compagnia per mostre ed eventi.

Il tutto col grande sostegno di mia moglie, che mi ha regalato anche due figli meravigliosi.

Ho lavorato per quattro generazioni della famiglia reale. Tra le altre cose, ho progettato la cerimonia d'incoronazione della regina Beatrice e le decorazioni floreali per il matrimonio del principe ereditario Willem Alexander.

Nel corso degli anni ho progettato numerose mostre ed esportato negli USA, in Canada e nei principali paesi europei che commercializzano piante e fiori olandesi.

Come riconoscimento ed apprezzamento del mio lavoro per l'industria dei fiori olandesi e pure del mio impegno per i Sinti e i Rom dei Paesi Bassi, nel 2002 ho avuto l'onore di ricevere dalli mani della regina Beatrice la carica di ufficiale dell'ordine di Orange-Nassau.

Oggi ricordiamo gli orrori del periodo nazista, ma consentitemi di parlare un poco della situazione odierna in Europa dei Sinti e dei Rom, la mia gente.

In molti territori siamo il più antico gruppo minoritario. E' disumano come veniamo trattati, soprattutto in molti paesi dell'Est Europa, ad esempio in Romania e Bulgaria. La stragrande maggioranza non ha alcuna possibilità, non ha lavoro, nessuna istruzione e sopravvive senza un'adeguata assistenza sanitaria.

L'aspettativa di vita di queste persone è notevolmente inferiore a quella dei "normali" cittadini. Discriminazione, stigmatizzazione ed esclusione sono la norma.

In Ungheria è tornata l'estrema destra con le sue nere divise a molestare ed attaccare Ebrei, Sinti e Rom. I neonazisti hanno ucciso dei Rom, tra cui un bambino di cinque anni. Ci sono nuovamente pub e ristoranti che inalberano cartelli "Proibito agli zingari".

La storia si ripete. Questi paesi sono da poco entrati nella Comunità Europea, si auto-descrivono come acculturati.

Non meraviglia che negli ultimi anni, soprattutto i Rom sono venuti a cercare in Europa occidentale una vita ed un futuro migliore per i propri figli.

In alcuni paesi dell'Europa occidentale, come l'Italia e la Francia, siamo nuovamente discriminati, emarginati e viviamo nei ghetti in condizioni disumane.

Saranno nuovamente espulsi dal paese e deportati in patria. Tuttavia, queste persone sono residenti in paesi appartenenti alla Comunità Europea.

La Commissione Europea si è espressa nella persona della sua vicepresidente Viviane Reding, con parole chiare contro questo stato di cose inaccettabile. Spero che i governi ascoltino il suo appello.

Siamo Europei e quindi dobbiamo avere gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini, con le stesse possibilità che vengono riconosciute ad ogni europeo.

Non può e non deve essere che un popolo, che è stato discriminato attraverso i secoli, continui oggi, nel XXI secolo, ad essere ancora escluso, e privato di ogni possibilità di essere onesto ed aspirare ad un futuro migliore.

Signore e signori, vorrei concludere esprimendo la speranza che i nostri cari non siano morti invano. Dobbiamo ricordarli in futuro, dobbiamo continuare a proclamare il messaggio di convivenza pacifica e costruire un mondo migliore - cosicché i nostri figli possano vivere in pace e sicurezza.

Vi ringrazio.

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Di Fabrizio (del 27/03/2011 @ 09:21:24, in media, visitato 1854 volte)

 Il link per chi legge da Facebook

In diretta da via Idro (Milano) il programma Buongiorno Regione di Rai3 ha parlato del campo nomadi. 23-03-2011

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Di Fabrizio (del 27/03/2011 @ 09:53:35, in Europa, visitato 1598 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

Vcstar.com

BUCAREST, Romania (AP) - Il presidente rumeno ha firmato una legge che rende il 20 febbraio festa ufficiale, per rimarcare l'abolizione della schiavitù dei Rom.

Si ritiene che ci siano 1,5 milioni di Rom in Romania, anche se il censimento ne registra solo 500.000.

La schiavitù dei Rom venne abolita il 20febbraio 1856, ma persistono discriminazioni contro il gruppo. Molti Rom vivono in povertà ed analfabetismo.

Il presidente Traian Basescu ha firmato la legge due martedì fa.

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Di Fabrizio (del 28/03/2011 @ 09:15:49, in media, visitato 1459 volte)

Mercoledí 23.03.2011 13:48

"La formazione è l'unico modo per uscire da una condizione di approssimazione, superficialità, razzismo talvolta involontario". Così Roberto Natale, presidente Fnsi, all'apertura della prima giornata di tre dedicata ai mondo dei rom e rivolta ai giornalisti "NewsROM – Informazione senza pregiudizi", un'iniziativa organizzata dall'associazione giornalisti Scuola di Perugia nell'ambito della campagna Dosta! Promossa dal Consiglio d'Europa e finanziata dall'Unar. Per Natale, il problema principale oggi del linguaggio giornalistico è l'approssimazione. "Il linguaggio viene usato con quella superficialità che spesso deriva dall'ignoranza e dalla fretta – ha spiegato -. Una delle cose più interessanti che venivano dette questa mattina era quella del fatto che bisogna studiare prima che veniamo mandati a seguire un tema. Per questo l'importanza di un'iniziativa di formazione come quella di oggi, uno dei tanti frutti dell'impegno del giornalismo italiano cresciuto negli ultimi anni per contrastare i rischi di xenofobia e razzismo".

Ad oggi, ha ricordato Natale, sono diverse le iniziative per rispondere a questo tipo di esigenze nel mondo del giornalismo. "Come Federazione della stampa e come ordine dei giornalisti abbiamo fatto la Carta di Roma varata due anni fa e non casualmente una delle parti principali della carta è il glossario. Il problema più generale nel costruire la carta abbiamo visto è che troppo spesso usiamo i termini senza saper bene quello che diciamo. Non dobbiamo vergognarci di ricominciare dalla definizioni".

Per Paolo Butturini, segretario Associazione Stampa Romana, è necessario oggi ripartire proprio dai documenti come la Carta di Roma. "Forse è il caso di ricominciare a parlare di queste carte – ha affermato -, di metterle in pratica altrimenti restano lettera morta. La crisi del nostro mestiere proviene da tanti fattori, ma anche dal non riconoscere più il valore sociale dell'informazione e di questo mestiere. Dobbiamo ricostruire un tessuto culturale". Infine Butturini ha rilanciato una proposta fatta già in altre occasioni. "Ci piacerebbe fare un vademecum da dare ai giornalisti del Lazio – ha concluso -, raccontando chi è il popolo rom. È una di quelle possibili iniziative che servono a ricostruire una cultura dell'informazione".

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Di Fabrizio (del 28/03/2011 @ 09:40:42, in scuola, visitato 1962 volte)

Ricevo da Licia Brunello

Gentili tutti,
alcuni amici e amiche di Rosi hanno voluto organizzare questa iniziativa.
Vi preghiamo di diffondere
L'entusiasmo, la passione, la tenacia nel costruire l'accoglienza
Insieme per ricordare Rosi Spadaro

Ci vediamo lunedì 4 aprile alle ore 17
presso la libreria della Casa Editrice Mursia, via Galvani 24, Milano (MM Gioia)


Ne parlava scuolaoggi Lun, 31/01/2011 - 16:48

Stanotte è mancata Rosi Spadaro, portata via da un male inesorabile che non le ha lasciato scampo. La vogliamo ricordare innanzitutto come amica e collega, compagna di tante esperienze e di tanti progetti per la scuola milanese all’interno dell’Ufficio Studi dell’ex Provveditorato di Milano, presso il quale aveva lavorato fino a un anno e mezzo fa, quando era “tornata a scuola”, per una valutazione improvvida che ha cancellato una collaborazione di tanti anni, fatta di impegno, anche sociale, fatta soprattutto di tanta passione per l’educazione interculturale, per l’integrazione nelle nostre scuole dei bambini stranieri e rom.

Rosi è stata a lungo il simbolo dell’Intercultura a Milano e dei valori di eguaglianza e fraternità che porta con sé il senso forte di accoglienza e di apertura al mondo che la caratterizzava. Ci credeva come pochi e si è battuta perché i bambini nelle scuole fossero davvero tutti uguali e tutti diversi, insieme. Contro la diffidenza, contro l’inerzia, contro il vuoto protagonismo di altri. Ha animato dibattiti, promosso convegni, scritto articoli, diffuso pubblicazioni: sempre appassionata, sempre trafelata a correre da una parte all’altra di Milano, da una sede istituzionale ad una scuola, da una scuola ad un centro sociale. Sempre con il fuoco di un entusiasmo che era contagioso. Meritava, dopo la scelta del pensionamento, un serio riconoscimento per il tanto lavoro fatto. Meritava, soprattutto, un autunno sereno, accanto agli affetti di una vita, accanto al nipotino che adorava: non è stato così ed è un rimpianto straziante.

Amici e colleghi dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Milano

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Di Fabrizio (del 28/03/2011 @ 09:44:45, in Regole, visitato 2041 volte)

Blitz quotidiano


PARIGI – "Ci hanno trattato come fossimo cani": cosi' Bria Lisor, una donna rom di 55 anni, ha raccontato la disavventura vissuta ieri a Nantes, nell'ovest della Francia, insieme al figlio Saban, di 17 anni, e a un'altra famiglia di nomadi che, come loro, abitavano in una roulotte in un campo accanto ad un supermercato. Bria e gli altri sono stati espulsi dalle loro roulotte con la forza, da un bulldozer e una dozzina di uomini.

Lo sgombero e' avvenuto proprio sotto la direzione del supermarket, della catena di alimentazione Leclerc. La notizia e' stata resa nota oggi dal quotidiano locale Ouest-France, prima di essere confermata dalla polizia e sollevare una viva emozione in Francia dove il giro di vite nei confronti dei nomadi e dei rom, annunciato dal presidente Nicolas Sarkozy la scorsa estate, ha portato gia' allo sgombero del 70% dei campi illegali. Oggi la direzione del Leclerc ha avanzato scuse pubbliche: "Tutta la squadra del Leclerc di Nantes si scusa sinceramente con le famiglie coinvolte per il modo in cui e' avvenuta l'espulsione", ha dichiarato il direttore generale dell'ipermercato, Pierre Chartier. "E' stata una decisione maldestra e spiacevole – ha aggiunto – assumeremo le nostre responsabilita' e ci impegniamo sin d'ora a riparare gli eventuali pregiudizi".

Le scuse non bastano alle due famiglie rom che, insieme all'associazione "solidaire Roms Nantes", intendono sporgere denuncia. La legge francese prevede che il proprietario del terreno occupato illegalmente non puo' intervenire di sua iniziativa, ma deve fare appello alla giustizia e solo le forze dell'ordine possono effettuare lo sgombero. Le due famiglie vivevano nel terreno abbandonato vicino al supermercato da diverso tempo. "Ero gia' a scuola e mia madre, con l'altra signora, stavano andando via quando il bulldozer e' arrivato. Ha caricato della terra e l'ha gettata contro una delle roulotte dove c'erano ancora dei bambini molto piccoli", ha raccontato Saban. "Ci hanno cacciato come se fossimo cani", ha aggiunto sua madre, Bria. Quando il bulldozer e' intervenuto due bambini di 13 anni, due di 6 anni ed uno di 3 erano ancora dentro la roulotte. E' stato uno dei ragazzini piu' grandi a portare in salvo gli altri. Poi, hanno raccontato i bambini, si e' avvicinato loro un "uomo calvo", il "capo" del supermercato, insieme ad un'altra dozzina di uomini e "hanno trascinato le roulotte fuori dal campo", sul ciglio della strada. E' a questo punto che sono intervenuti i poliziotti.

25 marzo 2011 | 23:38

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