La Nuova Sardegna Ieri, giornata contro le discriminazioni, le bambine
partecipavano a una marcia con i compagni di scuola. La titolare: "Dopo essere
stata derubata dagli zingari non li voglio nel mio locale" di Andrea
Massidda
Il bar dove è stata negata la merenda alle Rom
ALGHERO. Le hanno cacciate via da un bar del centro dove erano entrate per
comprare una brioche. «Qui voi zingari non siete graditi, lo sapete
benissimo», ha detto laconica la titolare del locale. E pensare che le due
sorelline rom, alunne di una scuola media cittadina, stavano soltanto cercando
ristoro dopo la lunga marcia «contro ogni forma di discriminazione razziale»
organizzata dal secondo circolo didattico. Una vera beffa che le due bambine non
dimenticheranno. Così come la loro insegnante, scoppiata in lacrime davanti a
tutti per l'umiliazione.
La giornata di ieri era iniziata nel migliore dei modi. Perché anche un bel sole
primaverile sembrava voler celebrare la data del 22 marzo, ricorrenza
internazionale dedicata all'accoglienza di chi arriva da Paesi lontani e al
rispetto delle altre culture. Una festa che gli studenti di Alghero avevano
preparato da tempo con dibattiti e lavori in classe, anche attraverso la lettura
della Costituzione italiana. Una festa culminata con un grande corteo di
studenti degli istituti di ogni ordine e grado, che partito da piazza della
Mercede ha attraversato tutto il centro storico per poi sfociare nel cortile
della scuola Maria Immacolata, dove si è tenuto un piccolo concerto. Nessuno,
insomma, poteva minimamente immaginare che una manifestazione così sentita e
importante, specie di questi tempi, sarebbe potuta essere rovinata da un
episodio di ordinario razzismo. E invece è proprio quanto è accaduto.
Le due bambine rom, come molti loro compagni, a metà mattina, pur sotto
l'attenta sorveglianza dei docenti, si sono staccate dal corteo per invadere
allegramente i bar o i negozi di alimentari e fare merenda. Ma appena varcata la
soglia della «Casa del caffè», accanto ai giardini pubblici, sono state
aggredite verbalmente. È la stessa titolare, Anna Cuccuru, che quasi con candore
dice la sua verità. Senza scordarsi l'immancabile premessa di chi è quantomeno
intollerante: «Io non sono razzista».
Poi racconta: «È vero, appena ho visto entrare nel bar le due ragazzine rom ho
subito detto loro che non erano le benvenute. Non m'interessa se non è corretto
o addirittura contro la legge, io e i miei soci abbiamo ottime ragioni». Eccole,
le buone ragioni: «Da quando lavoro qua - continua - ho sempre trattato gli
zingari come gli altri clienti, anzi meglio: spesso e volentieri offrivo loro le
colazioni, altre volte conservavo i vestiti usati per rEgalarglieli. Ma un
giorno mi sono sentita tradita da due donne rom che hanno allungato le mani
sulla cassa e sono fuggite con 150 euro. Da quel momento ho cambiato
atteggiamento: io nomadi qua dentro non ne voglio più vedere».
Francesco Sanna, il dirigente scolastico che ha organizzato la marcia contro le
discriminazioni razziali, viene a conoscenza dei fatti solo in tarda mattinata,
quando l'insegnante delle due bambine si presenta in presidenza ancora
sconvolta. E prima di commentare l'episodio dice di voler parlare con il padre
delle sorelline, sia per tutelarle sia per valutare il da farsi. Anche il papà
prende tempo e fa sapere che intende ascoltare con attenzione quanto gli
racconteranno le figlie.
Si scopre così - seppure questo sia soltanto un dettaglio - che le piccole sono
sì di etnia rom, ma che la loro famiglia è perfettamente integrata, vive in una
comunissima abitazione e che il loro papà ha un normale lavoro a Sassari. Non
solo: «Le alunne - racconta il preside - dopo un'iniziale diffidenza di alcuni
compagni si sono fatte valere anche nel profitto e ora sono rispettate e ben
volute da tutta la classe». Ulteriori sviluppi si conoscerenno oggi. Ma non è
esclusa una denuncia.