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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 10/05/2010 @ 09:43:47, in casa, visitato 1929 volte)

Segnalazione di Alberto Maria Melis

L'Unità di Massimo Franchi

La notizia è di ieri. Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, in qualità però di delegato per l'emergenza nomadi, ha pubblicato un bando per l'acquisto di aree private da attrezzare a campi rom. Non trovando (o trovando pochissime) aree comunali da riconvertire, l'unica soluzione è pagare qualche privato disposto a vendere o affittare (a prezzo d'oro naturalmente) al Comune il suo terreno.

Il Nimby (Not in my back yard, non nel mio giardino) passa dalle centrali nucleari e le discariche di rifiuti ai campi rom. Nessun municipio romano (di destra e di sinistra) si è detto disponibile: troppo forte la paura di trovarsi la gente in piazza ad urlare contro "gli zingari che rubano e portano le malattie".

E così le migliaia di rom RESIDENTI a Roma (i Bartali di oggi) sono ancora alle prese con una vera e propria deportazione senza fine. Finito lo show televisivo della chiusura del Casilino '900 (il più grande campo di Roma, ora a disposizione dei costruttori per l'ormai proverbiale speculazione edilizia) ci sono famiglie che sono state spostate in strutture con persone di etnia diversa, riavvicinando nuclei in guerra fino a pochi anni fa, allontanando i bambini a 25 km dalla scuola in cui andavano con gioia e profitto.

Ora finalmente le cose si metteranno a posto. A guadagnarci saranno i soliti noti: gente piena di soldi che abita in centro, a debita distanza dai campi stessi. Guadagnano sui rom e sulla paura. E sono contenti.

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Di Fabrizio (del 10/05/2010 @ 09:48:57, in casa, visitato 1600 volte)



ERRC - European Roma Rights Centre (organizzazione internazionale che lavora per combattere le violazioni e le discriminazioni dei diritti dei rom) e NAGA hanno inviato una lettera alle principali istituzioni di tutela dei diritti umani, europei ed internazionali, per l’ondata, senza precedenti, di sgomberi forzati di famiglie rom e sinti a Milano.

Dal momento che, nel solo 2010, le autorità milanesi hanno ordinato ed eseguito almeno 61 sgomberi forzati, lasciando più e più volte le famiglie rom e sinti per la strada, ERRC e NAGA hanno richiesto con urgenza al Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, allo Special Rapporteur ONU sull’abitazione e all’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali, di denunciare pubblicamente le gravissime violazioni di diritti umani e di organizzare una missione di emergenza in Italia.

Il testo completo della lettera è disponibile sul sito di ERRC: (QUI, pdf in inglese ndr). La stessa lettera è stata mandata, per conoscenza, al Ministro degli Interni Maroni

Per maggiori informazioni
NAGA 02 58 10 25 99 - 349 16 033 05 – 349 16 02 391 - naga@naga.it

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Di Fabrizio (del 11/05/2010 @ 08:55:27, in Italia, visitato 1789 volte)

Una rondine, si diceva, non fa primavera. Ma ormai queste rondini crescono, sono voci sempre più alte, e interroganti. L’amministrazione comunale di Milano (e altri) tuttavia non sembra udirle. Oppure le avvelena, come fa con l’aria l’acqua il suolo. E il clima sociale della città. La primavera è incerta, esitante ancora, ma avanza. Ciao, Ernesto Rossi

Gent. Sig. Sindaco,
mi chiamo don Matteo Panzeri e sono un sacerdote che opera da otto anni a Milano, zona San Siro.
Occupandomi di umanità, ho ritenuto da sempre di dovermi interessare anzitutto di quanti sono prigionieri di varie forme di povertà.
Tra costoro, un numero molto elevato e complesso di persone, mi sono occupato anche di Rom.
La domanda che vorrei porLe è la seguente:
il Suo vicesindaco da tempo sbandiera con soddisfazione il numero elevato di sgomberi di insediamenti abusivi (circa 210) effettuati in due anni.
Tale affermazione, a mio avviso, è dimostrazione intrinseca di una politica fallimentare.
Se infatti la strategia degli sgomberi avesse avuto successo, ad un certo punto avrebbero dovuto smettere.
Inoltre se veramente, come pare, uno sgombero costa all'amministrazione circa 30.000 euro, ciò significherebbe più di sei milioni di euro spesi per un'azione che di fatto non ha risolto il problema.
Come raccontano le iniziative di Mantova, Bologna e Venezia, politiche di più seria ed incisiva integrazione non solo hanno permesso la dismissione dei campi rom di quei comuni ma, a molto minor costo, hanno risolto la problematica al punto che, come pare, non sono stati necessari ulteriori nuovi campi (a fronte di alcun nuovo insediamento abusivo).
Non sono interessato a polemizzare: conosco la complessità della materia. Mi chiedo solo se l'emergenza non si possa gestire in modo meno traumatico per le persone coinvolte, meno dispendioso per l'amministrazione, meno riprovevole per le organizzazioni internazionali e, tutto sommato, più intelligente.
Grazie per l'eventuale risposta.
Cordialmente, assicurando preghiere per Lei e i Suoi collaboratori,

don Matteo Panzeri
c/o Parrocchia S. Elena

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Di Sucar Drom (del 11/05/2010 @ 09:38:06, in conflitti, visitato 2188 volte)

Lunedì 17 maggio alle h. 21.00 c/o Equatore, via Marta Tana 3 , Castiglione delle Stiviere
Gipsy Blood di Paul Polansky, 2005

Toccante documentario sui campi profughi Rom di Mitrovica, gestiti all’ONU, dove sono internate più di mille persone. Questi campi costruiti nel 1999 in zone malsane e inquinate dovevano rimanere attivi per pochi mesi. Da allora ad oggi tante persone sono morte a causa dell’avvelenamento da metallo pesante.
Contaminazione che colpisce in particolar modo i bambini...
Ne parliamo con Igor Costanzo, amico di Paul Polansky, colpito dai suoi racconti sul campo di Mitrovica, è andato a visitarlo e ci parlerà di quello che ha visto in prima persona....

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Di Fabrizio (del 11/05/2010 @ 09:54:40, in casa, visitato 1484 volte)

Caro [...],
grazie per aver firmato l'appello per la sospensione e revisione del "Piano nomadi" a Roma. Insieme a te, in Italia più di 8000 persone hanno firmato l'appello al Prefetto Pecoraro e oltre 62.000 in tutto il mondo. Questi risultati ci indicano quanto sia importante continuare ad opporsi all'attuazione del "Piano nomadi" prima che possa essere replicato in altre regioni italiane e in altri Paesi europei.
Per questo motivo porteremo il tema delle violazioni dei diritti umani nei confronti delle comunità rom anche alla Marcia per la pace Perugia - Assisi.
La Marcia si aprirà con una ruspa e uno striscione con la scritta "I diritti umani non si sgomberano". La nostra sarà una presenza forte, visibile, importante. Sarà un'occasione imperdibile per continuare a raccogliere firme e per sensibilizzare l'opinione pubblica su un tema che, in genere, si preferisce ignorare piuttosto che affrontare.

Se hai la possibilità di partecipare e vuoi marciare insieme a noi, contattaci all'indirizzo action@amnesty.it o al telefono 328 7412913. Ti ricontatteremo per darti tutti i dettagli logistici e indicarti gli appuntamenti previsti.
Se sei distante da Perugia, non ti preoccupare! La Tavola della pace ha organizzato pullman praticamente da tutta Italia.

Unisciti a noi e potrai continuare a dare il tuo contributo per i diritti dei rom in Italia!

Scopri cosa c'è di nuovo sulla community:
http://www.iopretendodignita.it/crazycrossing

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Di Fabrizio (del 11/05/2010 @ 13:28:39, in Kumpanija, visitato 1948 volte)

Stamattina, per l'ennesima volta è stato sgomberato l'insediamento di via Cavriana a Milano.

Come al solito, sono stati demoliti i loro ripari e tutti gli averi degli occupanti sono stati distrutti. I Rom sono senza alcun riparo sopra la loro testa, tra loro una donna gravida e con un bambino di un anno, ed un'altra con un bambino di 3 mesi.

Il Gruppo Sostegno Forlanini, che da due anni e innumerevoli sgomberi sta seguendo quelle famiglie, è attrezzato per ricomporre il campo, ma rivolge un appello a tutti i cittadini: C'è bisogno URGENTE di:

Tende, coperte, vestiario, scarpe e materassi

Contattare Fiorella 347-27.72.955

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Di Fabrizio (del 12/05/2010 @ 09:10:33, in scuola, visitato 1455 volte)

Segnalazione di Tahar Lamri

Conferenza dei Rettori delle Università italiane 

(Aprile 2010) L'UNAR - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali e la CRUI bandiscono per il quarto anno un premio per dottorati di ricerca con l'obiettivo di diffondere negli Atenei italiani la cultura della partià di trattamento e delle pari opportunità.

Il premio è destinato alle tre migliori tesi di dottorato di ricerca, già discusse con esito positivo a partire dall'anno 2008, aventi a tema studi finalizzati ad accrescere la conoscenza e l'approfondimento scientifico dei temi della promozione della parità di trattamento indipendentemente dalla razza o dall'origine etnica o dall'appartenenza culturale o religiosa e del contrasto ad ogni forma di discriminazione razziale, con particolare riguardo ai luoghi di lavoro, alle periferie urbane, alle giovani generazioni.

Bando completo

Domanda di partecipazione
(scadenza 31 maggio 2010)

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Di Fabrizio (del 12/05/2010 @ 09:19:11, in Kumpanija, visitato 1795 volte)

Segnalazione di Alessandra Meloni

(clicca sulla foto per vedere anche le altre immagini)

Ha festeggiato ieri cento anni nel campo di via Germagnano Nefa Husenovic, «la nomade più vecchia del mondo», azzardano gli operatori del Comune presenti alla cerimonia, spiegando che l'età media dei rom non supera i cinquantacinque anni.

Tra i regali ricevuti anche il permesso di soggiorno, portato dagli operatori dei Servizi sociali della Circoscrizione 6.

Nefa sta bene e fino a qualche mese fa andava da sola in centro, davanti alla Consolata, a fare «mangel», cioè a chiedere l'elemosina. È nata suddita di Francesco Giuseppe imperatore d'Austria e quand'era bambina, alle porte di casa sua, l'ex Jugoslavia, premeva l'Impero Ottomano.

Terribili i ricordi delle due guerre mondiali: soprattutto la Seconda, durante la quale ha passato insieme al marito Chamil e alla famiglia cinque anni nascosta nei boschi della Bosnia.

Nefa è venuta in Italia negli Anni 70, prima a Milano, poi a Torino, ma parla pochissimo l'italiano. Oggi vive in una casetta del campo, attorniata e accudita soprattutto dai nipoti (sono circa un centinaio) e pronipoti.

Il campo di via Germagnano è nato nel 2004 in sostituzione di quello dell'Arrivore ed è abitato da duecentocinquanta rom slavi. «È un campo tra i più tranquilli - dice don Fredo Olivero, direttore dell'ufficio migranti della diocesi - gli uomini lavorano recuperando ferro vecchio coi loro furgoni, ma non sono più così attenti alle tradizioni, che vengono ancora custodite dalle donne». Negli ultimi anni sono stati segnalati solo alcuni furti commessi dai membri di questa comunità.

«L'integrazione però è un affare complicato - dice Eligio Benci dell'ufficio nomadi di Palazzo Civico - e i contatti con il quartiere sono minimi, anche perché la zona è isolata»: accanto al campo ci sono solo i rifiuti della discarica e la superstrada per Caselle.

I bambini rom frequentano le scuole, soprattutto quelle di Barriera, la Novaro e le succursali Levi e Abba, mentre all'interno del campo è stato allestito in micronido dove alcune educatrici si prendono cura dei più piccoli insieme alle mamme nomadi.

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Di Fabrizio (del 12/05/2010 @ 09:40:44, in Italia, visitato 1605 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Pesaro, 7 maggio 2010. Basta cercare su google "Pesaro" e "Rom" per rendersi conto di come sia difficile, per le famiglie Rom, sopravvivere nella città di Rossini! E pensare che proprio il grande operista scrisse in una lettera di trovare grande ispirazione osservando il modo di vivere semplice e creativo degli "zingari"! Dopo tanti sgomberi senza alternative di alloggio, dopo i lutti e i drammi umanitari causati dalle politiche anti-Rom attuate dalle autorità pesaresi, che hanno destato preoccupazione da parte dell'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani e del Consiglio d'Europa, dopo tanta intolleranza, un nuovo episodio mette in dubbio persino i diritti basilari dell'infanzia. Elisabetta (nella foto con le figlie) e il marito Zeljko sono Rom di origine iugoslava, fuggiti da una condizione di povertà ed emarginazione nel loro Paese. Vivono da diversi anni a Pesaro, dove l'uomo ha lavorato duramente, sconfiggendo con l'impegno e l'onestà il clima di intolleranza e riuscendo a vivere dignitosamente in una casa. Le loro due bambine sono nate nel capoluogo marchigiano. "Mio marito, però, ha perso il lavoro," racconta fra le lacrime Elisabetta, "e non è più riuscito a trovare un'occupazione. Così abbiamo perso tutto. Ci hanno dato lo sfratto ed è venuto l'ufficiale giudiziario a intimarci di lasciare la casa entro sette giorni. Il comune non ci aiuta e non sappiamo come fare. In altri Paesi le famiglie con bambini vengono aiutate a superare i momenti difficili, ma per noi non c'è niente. Se non ci dessero una mano alcuni cittadini pesaresi, non avremmo neanche un po' di pane e latte con cui sfamare le bambine". La famiglia è disperata. Si è data da fare in ogni modo per superare il drammatico frangente. "Siamo disposti a lavorare per metà della  paga che darebbero a un italiano," continua Elisabetta, "ma nessuno ci dà un'opportunità. Se il comune ci aiutasse solo per un po', finché mio marito non trova un altro lavoro, saremmo grati al sindaco per tutta la vita. Invece niente. Abbiamo anche provato a chiedere l'elemosina, perché con due bambine non importa neanche la nostra dignità. Ma non c'è più speranza". La famiglia ha deciso, così, di tornare a Belgrado, da dove fuggì anni fa. Preferisce affrontare un futuro incerto piuttosto che trovarsi in mezzo alla strada, esposta alle politiche anti-Rom, come tante sfortunate famiglie e ad aggressioni da parte di razzisti, sempre più frequenti nel nostro Paese. Il Gruppo EveryOne è vicino alla famiglia e avvia oggi una raccolta fondi urgente per consentire ai genitori e alle due bambine di rinnovare i documenti e tornare a Belgrado. "Chiunque voglia aiutare la famiglia a tornare in Iugoslavia ci contatti," concludono gli attivisti, "all'indirizzo email info@everyonegroup.com o al telefono 331 3585406. Forniremo ai donatori nome e cognome di uno dei genitori, cui è possibile inviare l'offerta con Western Union o MoneyGram".

[...]

Per ulteriori informazioni: Gruppo EveryOne +39 331 3585406 :: +39 393 4010237  info@everyonegroup.com :: www.everyonegroup.com

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 13/05/2010 @ 09:12:48, in musica e parole, visitato 2009 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

[Tomislav Georgiev/SETimes] SETimes.com 03/05/2010

"Una Zingara della città di Skopje", come si definisce, Esma Redzepova ha dietro di sé oltre 40 anni di canzoni e di azioni umanitarie.

Nata nel 1943, Esma Redzepova ha eseguito oltre 8.000 concerti in 30 paesi per raccogliere denaro per le sue cause. Ha inciso 108 single, 20 album e sei film. Ha raccolto sotto il suo tetto cinque bambini, e ne ha adottati altri 47, che la chiamano la loro mamma e papà. Esma ha parlato col Southeast European Times sui suoi punti di vista e sugli sforzi umanitari, le sue canzoni e la vita in generale.

SETimes: Quali sono le principali cause che appoggi e perché?

Esma Redzepova: Aiutare i bambini con esigenze particolari è la mia causa umanitaria più importante. Li vedo come il gruppo con la più alta priorità. Credo che tutti dovrebbero aiutarli, nell'ambito delle loro possibilità e capacità, naturalmente.

SETimes: Il presidente macedone Gjorge Ivanov recentemente ti ha premiata con l'Ordine di Merito della Macedonia (vedi QUI ndr). Questo riconoscimento cosa rappresenta per te?

Redzepova: Significa molto. Dopo tutto, ci si sente felici quando ti apprezzano in patria, quando è rispettato il proprio lavoro e contributo. Ho ricevuto moltissimipremi e riconoscimenti, ma quest'ultimo e quello che mi diede il presidente Tito sono i miei favoriti.

SETimes: Il mese scorso hai partecipato con le leader donne d'affari macedoni alla sessione della Commissione ONU sullo Status delle Donne. Qual è il clima per lo sviluppo degli attività delle donne in Macedonia?

Redzepova: Il clima degli affari in Macedonia ha iniziato lentamente a cambiare, ci sonopiù donne in posizione di comando. Anche il numero delle donne legislatore sta crescendo. Nelle ultime elezioni presidenziali [marzo] abbiamo avuto uno donna candidata [Miruse Hoxha]. Credo ce sia stato un evento ancora più importante perché era di etnia albanese. Così non avevo più senso lo stereotipo che le donne albanesi sono casalinghe il cui unico scopo è di crescere i figli. Sono molto orgogliosa di Hoxha, e spero che un giorno una donna prenderà le redini della Macedonia.

SETimes: Sul tuo sito si dice che speri che qualcosa cambierà nel paese. Quali cambiamenti vorresti vedere? Come sarebbe secondo te una Macedonia cambiata?

Redzepova: Vorrei che cambiasse il mondo, non solo la Macedonia. Un giorno, mi piacerebbe vedere il mondo funzionare in base ad eguaglianza e tolleranza, eliminare le frontiere, così da potersi muovere liberamente e vivere dove si vuole o dove si consideri buono un posto.

Penso che questi siano i diritti dell'umanità, ed è perciò che ho detto molte volte che gli animali sono avanti agli umani perché possono andare dove vogliono, e nessuno chiede loro un passaporto. Non dipendono dalla benevolenza di qualcuno. Persino il serpente più velenoso va dove gli pare.

SETimes: Sei membro del Consiglio della Città di Skopje. Il tuo lavoro civico come aiuta i Rom in Macedonia?

Redzepova: Sono membro di VMRO-DPMNE, il principale partito del paese, e come membro, sono consulente del Consiglio della Città di Skopje. Col mio impegno politico, volevo soprattutto [mostrare] che una donna rom può essere socialmente attiva - e che questo non un privilegio delle sole donne macedoni. Penso che parzialmente ho avuto successo, dato che vedo un numero crescente di ragazze che frequentano la scuola. Se fossi riuscita, col mio esempio, ad aiutare l'emancipazione delle donne rom almeno un poco, sarei molto felice.

SETimes: Pensi che i tuoi figli continueranno le tue attività e la tua eredità umanitaria, per aiutare più gente a fare una differenza tangibile?

Redzepova: Chiaro, mi piacerebbe che i miei figli raccogliessero la mia eredità. Penso che con l'educazione che gli ho dato, ho installato in loro l'amore per la gente. I miei figli sanno come dare, o come organizzare un concerto umanitario. Spero che continuino da dove mi fermerò.

SETimes: Pensi che la cultura possa servire come forza unificante per l'Europa del Sud Est?

Redzepova: La cultura è sempre stata, e sempre sarà, il ponte che collega i popoli di credo e nazionalità differenti, perché non tiene conto dei confini nazionali. Non importa chi tu sia,, ognuno canta e danza alla sua maniera. Non penso che le canzoni siano una forza unificante solo per la gente del'Europa del Sud Est, ma per il mondo.

SETimes: Sei stata influenzata da altre cantanti, come Billie Holliday o Bessie Smith?

Redzepova: Riguardo alla musica, non ho mai seguito un esempio specifico, ne sono stata influenzata da cantanti maschi o femmine. Il mio mentore e marito, Stevo Teodosievski, ha voluto trasformarmi in un capolavoro. Non ho mai seguito l'esempio di nessuno. Ho lavorato duro per diventare quella che sono ora, ma ha sempre insistito perché fossi "me stessa" e nessun'altra. Penso che, insieme, ce l'abbiamo fatta.

SETimes: Qualcuna delle tue canzoni parla del pregiudizio contro i Rom? Sei mai stata criticata per aver usato la parola "zingaro" in un titolo?

Redzepova: No, le mie canzoni sono sulla tradizione e cultura rom, non su come gli altri ci vedono. Riguardo alle critiche, rifiuto di riceverle. Non importa cosa dicono gli altri, l'ho superato da tempo. Quando iniziai ad andare a scuola, mi accorsi che per gli altri ero differente. Da quando i bambini mi soprannominarono "zingara", e non volevano sedersi accanto a me. Tornai a casa piangendo, ed una delle mie zie mi spiegò che siamo differenti perché veniamo da un paese chiamato India, dove splende sempre il sole, ed è per questo che abbiamo la pelle bruna.

SETimes: Nel documentario "Romani Soul", reincontri la storia del popolo rom sino alle antiche origini. Senti una stretta parentela con l'India e la sua cultura? Ha esercitato un'influenza diretta sulla tua musica e lavoro creativo?

Redzepova: Certamente mi sento vicina all'India e al suo popolo, specialmente con una provincia dell'India dove circa 28 milioni di persone parlano la mia lingua, e posso capirli perfettamente. Ha rafforzato la mia convinzione che i Rom siano originari dell'India.

SETimes: La musica è diventata troppo commerciale? La musica tradizionale può essere presentata ad un pubblico di massa senza perdere qualcosa di essenziale?

Redzepova: Se è creata sulla base della musica tradizionale, sicuramente si possono ottenere buoni effetti. Però, quello che sempre più si vende oggi è nudità sul palco, mentre la qualità e la buona voce si vendono di meno.

SETimes: Tu hai fatto migliaia di concerti in una carriera lunga decenni. Provi ancora la stessa energia ed entusiasmo quando sali sul palco? Cosa ti fa continuare?

Redzepova: Sì, ci vado ancora con la stessa passione. Provo ancora una positiva paura prima di un concerto, quando mi rendo conto che ci sono oltre 10.000 persone tra ilpubblico o, come a Sydney, 200.000 ad Hyde Park. Ciò che mi motiva è il mio amore per le canzoni e la musica.

Questo contenuto è stato commissionato per SETimes.com

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