Segnalazione di Alessandra Meloni
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Ha festeggiato ieri cento anni nel campo di via Germagnano Nefa Husenovic,
«la nomade più vecchia del mondo», azzardano gli operatori del Comune presenti
alla cerimonia, spiegando che l'età media dei rom non supera i cinquantacinque
anni.
Tra i regali ricevuti anche il permesso di soggiorno, portato dagli operatori
dei Servizi sociali della Circoscrizione 6.
Nefa sta bene e fino a qualche mese fa andava da sola in centro, davanti alla
Consolata, a fare «mangel», cioè a chiedere l'elemosina. È nata suddita di
Francesco Giuseppe imperatore d'Austria e quand'era bambina, alle porte di casa
sua, l'ex Jugoslavia, premeva l'Impero Ottomano.
Terribili i ricordi delle due guerre mondiali: soprattutto la Seconda,
durante la quale ha passato insieme al marito Chamil e alla famiglia cinque anni
nascosta nei boschi della Bosnia.
Nefa è venuta in Italia negli Anni 70, prima a Milano, poi a Torino, ma parla
pochissimo l'italiano. Oggi vive in una casetta del campo, attorniata e accudita
soprattutto dai nipoti (sono circa un centinaio) e pronipoti.
Il campo di via Germagnano è nato nel 2004 in sostituzione di quello dell'Arrivore
ed è abitato da duecentocinquanta rom slavi. «È un campo tra i più tranquilli -
dice don Fredo Olivero, direttore dell'ufficio migranti della diocesi - gli
uomini lavorano recuperando ferro vecchio coi loro furgoni, ma non sono più così
attenti alle tradizioni, che vengono ancora custodite dalle donne». Negli ultimi
anni sono stati segnalati solo alcuni furti commessi dai membri di questa
comunità.
«L'integrazione però è un affare complicato - dice Eligio Benci dell'ufficio
nomadi di Palazzo Civico - e i contatti con il quartiere sono minimi, anche
perché la zona è isolata»: accanto al campo ci sono solo i rifiuti della
discarica e la superstrada per Caselle.
I bambini rom frequentano le scuole, soprattutto quelle di Barriera, la
Novaro e le succursali Levi e Abba, mentre all'interno del campo è stato
allestito in micronido dove alcune educatrici si prendono cura dei più piccoli
insieme alle mamme nomadi.