Di Fabrizio (del 06/02/2010 @ 09:01:49, in media, visitato 1597 volte)
In questi giorni ho rischiato la solita indigestione di
notizie e buone parole sulla Giornata della Memoria. Non sarebbe male (anzi,
credo che il suo scopo sia proprio questo) che questa Memoria si spalmasse su
tutto l'anno e non su di una settimana. Riporto l'articolo che segue, perché
dopo molte parole giuste e altrettanta retorica, mi sembra una descrizione
sintetica e asciutta (un buon bigino, insomma) di cosa successe
Quello che è successo 65 anni fa è ben noto alla memoria collettiva, nonostante
ciò penso sia bene ricordarlo ai più giovani e a chi poca memoria storica.
La data simbolica scelta è quella del 27 gennaio, perché proprio quel giorno,
nel 1945, le truppe sovietiche dell'Armata Rossa arrivarono presso la città
polacca di Auschwitz, scoprendo il campo di concentramento e liberandone i
pochi superstiti.
Ad Auschwitz, come negli innumerevoli altri campi di concentramento e di
sterminio creati dalla Germania nazista, erano stati commessi crimini di
incredibile efferatezza.
Tra il 1939 e il 1945 si consumò in Europa la più grande tragedia della storia,
nota col nome di Shoa, cioè lo sterminio del popolo ebreo e, non solo.
Tredici milioni di uomini vennero ridotti in cenere, uccisi, massacrati,
di questi, 6 milioni erano ebrei provenienti dall’Europa centro orientale, dalla
Francia, dall’Olanda e dall’Italia, gli altri 7 milioni furono definiti dai
nazisti untermenschen, cioè dei sottouomini: rom e sinti, più comunemente detti
zingari, disabili, prostitute, alcolisti, omosessuali, malati di mente,
categorie non omologabili alla visione del nazifascismo.
Queste categorie incarnano l’idea di alterità, diversi da tutto ciò che è l’idea
di buono. Intollerabile per la cultura nazifascista.
Il nazifascismo si basa su un elemento fondamentale:disuguaglianza tra gli
uomini, dimostrata con pretese scientifiche.
Gli ebrei sono coloro che hanno rifiutato il Cristo, che non vogliono accettare
la verità, hanno una coscienza attiva.
Mentre per gli zingari si tratta di a-sociali, perché non vivono secondo i
criteri della cultura dominante, hanno un’idea altra di come si vive, sono
pacifici, hanno valori di maggiore libertà, spregiudicatezza, e apertura nei
confronti della vita.
Ancora oggi i rom sono indifesi e pochi sanno che lo status di vittime di
nazifascismo non è stato ancora loro riconosciuto.
Quindi i crimini tremendi di violenza, di odio, non furono commessi solo contro
il popolo ebraico e gli altri popoli e categorie “diverse”, ma in un certo senso
contro tutta l’umanità, perché l’olocausto è stata la sconfitta dell’uomo e
della sua intelligenza, giacchè usò il suo sapere per scopi criminali,
tramutando quelle conquiste scientifiche e tecnologiche, di cui l’Europa era
allora protagonista indiscussa, in strumenti per annichilire e distruggere
intere popolazioni.
E’ bene non dimenticare che anche la concezione del fascismo in Italia è stata
razzista, basti pensare alle leggi del 1938 in difesa della razza italiana, che
causarono l’espulsione di tutti gli ebrei dalle scuole e dagli uffici pubblici.
A guerra finita quando il mondo “si svegliò” si domandò com’era stato possibile
quel crimine così violento e soprattutto quali comportamenti e azioni mettere in
atto per scongiurare che accadesse di nuovo.
Dalla consapevolezza dei crimini di cui il nazismo si era macchiato nacque nel
1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata dalle Nazioni
Unite con lo scopo di riconoscere a livello internazionale i diritti
inalienabili di tutti gli uomini in ogni nazione.
Su questa giornata sono stati scritti libri, articoli, e per me scrivere con la
mia piccola penna significa far rivivere la mia memoria storica, perché sono
convinta che la memoria serva per il passato, ma anche per il presente per
costruire il futuro, un futuro migliore.
Di Sucar Drom (del 06/02/2010 @ 09:38:56, in blog, visitato 1639 volte)
Roma, iniziata la demolizione del Casilino 900
Al via la demolizione del Casilino 900: alle dieci di questa mattina, la prima
baracca è stata abbattuta da una ruspa. Dopo il trasferimento di lunedì dei 120
rom da via Salone al "campo" di Castelnuovo di Porto, è partita l'operazione di
esodo dal Casilino 900 a via Salone. Il "cam...
Roma, piano rom: Sant'Egidio sbatte la porta
Trasferiti contro la loro volontà e minacciati. Il "piano nomadi" è appena
partito e, dopo le proteste di ieri in via Salone e gli abbattimenti delle prime
baracche del Casilino 900 di oggi, si registra una clamorosa rottura. Il sindaco
Gianni Alemanno plaude soddisfatto alla realizzazione di un ...
Roma, Najo Adzovic: data storica ma rimangono perplessità e paure
«Questa è l'occasione per fare una vita migliore dopo 16 anni vissuti al
Casilino 900, e per essere spostati in un campo più igienico e attrezzato
dove abbiamo anche alcuni parenti che ci aspettano. Siamo contentissimi». Sono
le parole di Hakija Husovic, portavoce d...
Roma, la chiusura del Casilino 900? Uno spot elettorale
Situazione molto particolare si è creata a Roma con l’attuazione del cosiddetto
“piano nomadi”, strutturato dal Comune e dalla Prefettura. Il primo dato che
emerge è che i Rom non sono stati fatti partecipi di quanto stava succedendo,
con il risultato che permangono paure e diffidenze. Ma non solo perché si è
mortificato un processo partec...
Mantova, Porrajmos - Binario 1
Numerose sono le iniziative per il Giorno della Memoria, organizzate nella
Provincia di Mantova. Come ogni anno l’associazione Sucar Drom, l’Istituto di
Cultura Sinta e le Comunità sinte e rom mantovane invitano tutti alla
commemorazione del P...
Di nuovo Il Giorno della Memoria tra pogrom e violenze contro i Rom e i Sinti
Di nuovo Il Giorno della Memoria sarà celebrato in tutta l’Italia e in tutto il
Mondo. Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa abbatteva i cancelli di Auschwitz
ponendo fine alla persecuzione su base razziale subita da Sinti, Rom ed Ebrei in
Germania, in Italia e nei P...
Torino, una brutta storia
Sola, con padre e fratelli in galera, con una figlia di appena quattro anni e
senza un soldo in tasca. Anna (nome di fantasia), giovane madre rom di 22 anni,
ha chiesto aiuto a un caro amico di famiglia, un quarantenne italiano residente
a Moncalieri. Lui l’ha aiutata, le ha prestato del denaro...
Mantova, il discorso del Sindaco per Il Giorno della Memoria
Mercoledì 27 gennaio si sono tenuti al Bibiena il consiglio comunale e
provinciale congiunti al Bibiena. L’appuntamento era dedicato alla Giornata
della Memoria. Hanno parlato il professor Stefano Levi Della Torre, docente del
Politecni...
Guidizzolo (MN), strumentalizzazioni e xenofobia
La questione “Sinti a Birbesi” è deflagrata in maniera violenta in questi giorni
nel peggior modo. Qualcuno sia nel cento-destra che nel cento-sinistra ha voluto
strumentalizzare in chiave elettorale la volontà di persone serie e per bene, le
famig...
Brescia, un progetto abitativo a rischio
La questione “Sinti a Birbesi” si è infiammata sempre di più tra
strumentalizzazioni politiche e paure della gente amplificate da agitatori senza
scrupoli. Attualmente nel Comune di Brescia è in atto lo scontro intestino tra
il Pdl e la Lega Nord (insieme al governo d...
Milano, ennesimo sgombero nell'indifferenza e nel cinismo
Sgomberato a Milano un insediamento abusivo in via Rogoredo, sotto i ponti della
Tangenziale Est. Il blitz è scattato alle 7.30 di ieri mattina ed erano presenti
anche la Croce rossa e un medico della polizia locale che ha effettuato alcune
visite durante l'operazione. Sono stati allontanati 90 r...
Andrea Riccardi: "Roma troppo dura con i poveri"
«A Roma c´è tanta durezza e poca sensibilità verso i più deboli. In questi anni
sono aumentate le persone morte per strada e questo è un fatto rivelatore». La
denuncia sociale è del fondatore della Comunità di Sant´Egidio Andrea Riccardi
ieri al termine della messa ...
Brescia, un dramma frutto dell'ignoranza
Un dramma nel dramma sta scuotendo Brescia e la comunità Rom rumena. Una
ragazzina di quattordici anni si è spostata con un ventiduenne, sieropositivo
dall’età di cinque anni dopo una trasfusione a Bucarest. La Procura l'altro ieri
ha arrestato il giovane, muratore di 22 ann...
Guidizzolo (MN), il Consiglio comunale vara una norma antiSinti
Il pubblico è quello dei grandi eventi. Sono usciti di casa, i guidizzolesi, con
il sapore del caffè ancora in bocca e i piumini infilati di corsa sopra le
felpe. Che non è il voto al bilancio, che verrà approvato a maggioranza, ad aver
attirato decine di persone alla riunione del consig...
Guidizzolo (MN), una pagina nera per Mantova
Nel Consiglio comunale di Guidizzolo si è consumata una delle pagine più tristi
della nostra provincia. In sintesi con una decisone lampo sono state modificate
le norme urbanistiche per impedire a quattro famiglie di poter risiedere nella
frazione di Birbesi, in un terreno ch...
E' passato un anno dal febbraio 2009, quando la bidonville rrom sotto il
ponte autostradale di Gazela, a Belgrado, fu vittima di un terribile incendio.
Il sindaco approfittò dell'occasione per espellerne tutti gli abitanti. In
aprile, vennero abbattuti i baraccamenti illegali del Blocco 67, a Nuova
Belgrado. Il sindaco continua le sue operazioni di "pulizia sociale",
ma i Rrom cacciati in provincia muoiono di fame e di freddo. Reportage a Vranje. Par
Goran Antić
Vista del vecchio campo rrom di Gazela
Il solo accesso all'accampamento improvvisato di Vranje, 350 chilometri a
sud di Belgrado, è un percorso fangoso che sale per la collina. Gli stessi
abitanti hanno scavato dei percorsi nella terra per arrivare ai loro ripari.
La casa dove alloggiano Nasser Kamberi, 38 anni, sua moglie ed i loro tre
bambini, due ragazze ed un ragazzo, è tipica: pareti nude senza intonaco, un
tetto di lamiera coperto di plastica. I suoi bambini poco vestiti corrono nella
neve del mese di gennaio, mentre i loro vestiti di ricambio, vecchi e strappati,
si asciugano su una corda stesa.
"I bambini non possono andare a scuola in questa maniera, hanno vergogna di
essere sporchi e malvestiti. Prima, a Belgrado, andavano a scuola. Qui, non
hanno niente, né quaderni, né libri, né matite," spiega Irinka, la moglie di
Nasser.
La vita era dura a Belgrado nell'accampamento illegale stabilito sotto il
ponte di Gazela, ma la comunità si organizzava, faceva piccoli lavori,
raccoglieva vecchi cartoni, faceva la selezione dei rifiuti per il riciclaggio.
Invece, a Vranje, non c'è nulla da fare. "Non c'è lavoro. I nostri bambini
crepano di fame e viviamo di carità," racconta Nasser.
Le autorità di Belgrado hanno giustificato la pulizia dell'accampamento con
la necessità di fare piazza pulita per la ricostruzione del ponte, che farà
parte del famoso corridoio 10, che attraversa la capitale serba.
La decisione di spostare i Rrom è stata presa nel 2007, quando la Banca
Europea per lo Sviluppo e la Ricostruzione (BERD), ha dato il suo benestare per
assegnare i fondi per la ricostruzione del ponte alla condizione di spostare la
gente che vi viveva sotto.
I Rrom sono stati ripartiti in diversi luoghi in provincia, secondo i loro
vecchi indirizzi di residenza, con la promessa che le autorità locali li
accogliessero in condizioni rispettabili.
I Rrom si sono lamentati delle loro condizioni presso le autorità serbe
Quanti si trovano a Vranje si sono lagnati presso il Ministero del Lavoro
e gli Affari Sociali, denunciando le loro attuali condizioni di vita. La sola
risposta che hanno ricevuto è stato che gli enti locali erano responsabili e
dovevano occuparsi di loro.
l comune di Vranje sostiene di aver ricevuto più famiglie di quante aspettava
e che non aveva fondi per occuparsi di tutti.
La famiglia di Dino Kamberović che conta tre persone fa parte di questi nuovi
arrivi. Ha ricevuto un'assegnazione di realloggiamento da parte del governo di
140.000 dinari (circa 1500 euro), ma il denaro è scomparso molto rapidamente.
"Il denaro è finito in un batter d'occhio. Non avevamo più nulla ed avevamo
bisogno di tutto. Ho speso denaro per mangiare, per gli abiti, per il
riscaldamento e per il materiale scolastico di mio figlio di 10 anni", spiega
Dino che non ha lavoro e la cui famiglia deve sopravvivere con gli aiuti sociali
di 15.000 dinari al mese (circa 160 euro).
Miroslav Iljazović e le sei persone che compongono la sua famiglia vivono
affianco, in una baracca senza finestre con un uno tetto in lamiera. Ha ricevuto
soltanto 31.000 dinari (circa 300 euro) d'aiuto sociale in quest'ultimi sei
mesi, e tutto è stato speso per comperare da mangiare.
È la stessa cosa per Velija Kamberović. Di 20 anni soltanto, è già il padre
di quattro bambini che si appendono alle sue gambe e chiedono di mangiare.
"Mangiamo una volta al giorno ed è magra. È duro per noi perché non abbiamo
l'acqua corrente; i bambini si lavano una volta al mese".
A Vranje, sono arrivate persone due volte di più rispetto a ciò che era
previsto
I Rrom si sono lamentati più volte della loro situazione presso gli enti
locali ed il Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali, ma nessuno ha prestato
attenzione alla loro sorte. Il ministero li rinvia ai sindaci, ma lì non
ottengono più attenzione. L'ultima volta che una delegazione è andato dal
sindaco di Vranje, le guardie di sicurezza li hanno gettati fuori.
Branimir Stojancić incaricato degli affari sociali del sindaco di Vranje,
ripete che ci sono più persone che sono arrivate per essere rialloggiate che non
c'erano persone iscritte. "Avevamo una lista di 13 famiglie, e ne sono arrivate
29. Ci sono 16 famiglie che non erano iscritte e non possiamo aiutare tutta
questa gente".
Le autorità provano a conservare un legame con questi nuovi arrivi. Il giorno
di Vasilica, la festa celebrata da tutti i Rrom in occasione del nuovo anno
ortodosso, il 13 gennaio, gli eletti locali hanno offerto cognac ai residenti
del campo rrom di Gornja Čaršija.
Naser Kamberi non ha proprio apprezzato questo regalo. "Non abbiamo nulla da
mangiare ed il sindaco ha denaro per offrirci cognac! Non ho bisogno di cognac,
ho bisogno di prodotti alimentari, di abiti e di libri per i miei bambini!
Avrebbero almeno potuto dare un pacco di Natale ai bambini".
A Belgrado, la ricostruzione del ponte Gazela non è ancora cominciata. I
lavori potrebbero iniziare in primavera.
Allego un video con sottotitoli in inglese, trasmesso
dalla rete serba RTS
Gagi è residente nel nuovo insediamento rom. Qui risiedono i Rom che per
decisione dell'Assemblea Cittadina di Belgrado, cinque mesi prima, li spostò
dall'insalubre accampamento posto nelle adiacenze del ponte "Gazela". Guardando
le riprese della squadra della Radio Televisione Serba - RTS che diverse volte
registrava pellicole, a Gagi è cresciuto il desiderio di girare un film sui suoi
vicini ed amici.
Gagi si fece prestare una videocamera ed andò a filmare. Però i vicini erano
molto più propensi a parlare quando la videocamera era spenta, rispetto a quando
Gagi con la videocamera accesa li interrogava sulla loro vita ed i problemi che
affrontavano. Si può respirare l'atmosfera nell'insediamento attraverso le sue
conversazioni con i vicini. Nelle parti dove non vengono date le risposte
concrete, secondo il giudizio di Gagi, è lui stesso che si pone di fronte alla
videocamera, spiegando lui stesso più dettagli della situazione.
Era intenzione di Gagi che il film fosse visto da qualcuno di RTS perché
venisse trasmesso in TV. Spera che Milutin, il direttore film di RTS, lo aiuti.
Milutin, [...] segue Gagi riprendendolo a su a volta nei sui sforzi di
registrare la vita del suo nuovo insediamento. Storia ruvida su Gagi, le sue
ambizioni, sui Rom ed i loro problemi, intervallata da diverse situazioni
comiche [...]
(clicca sull'immagine per vederla
in dimensione reale)
il futuro dell’area attualmente occupata dal Campo Rom Casilino 900 è un
enigma: la versione ufficiale dice che diventerà parte del PARCO di
Centocelle, altre voci dicono che sarà un PARCHEGGIO a servizio della
linea C della metro, di certo c’è che, con il trasferimento del campo, la
comunità Rom viene PARCHEGGIATA altrove, senza conoscere il suo futuro
quello che segue è la testimonianza degli ultimi giorni del campo raccontata
dagli studenti della Facoltà di Architettura di Roma Tre
Roma, 19 gennaio 2010. L’amministrazione comunale dopo un anno di
trattative con i rappresentanti della comunità e il Coordinamento Rom a Roma
comincia lo sgombero del Casilino 900, dando così il via al Piano Nomadi. Il
trasferimento del campo più grande d’Europa è proposto come esemplare, un
modello da seguire per superare una volta per tutte la “questione Rom”, non solo
nella capitale ma in Italia.
Ma ciò a cui stiamo assistendo non è la realizzazione di quelle promesse con cui
l'amministrazione è riuscita ad ottenere la collaborazione dei Rom un anno fa:
all'orizzonte non si vedono case, né a Roma né nelle provincie intorno, non c'è
il nuovo campo in cui trasferire l'intera comunità senza smembrarla, un campo
che sarebbe dovuto essere costruito dai Rom stessi, e che avrebbe dovuto avere
aree dove fare il mercatino, spazi di incontro per la comunità, depositi per i
materiali ferrosi, laboratori artigianali. Non si vedono né le cooperative né i
progetti per l'inserimento lavorativo né i nuovi documenti di identità, in mano
hanno solo delle strisciette di carta con la richieste di asilo umanitario, dopo
essere scappati dalle guerre e aver vissuto quaranta anni in Italia. Dopo un
anno la sensazione è che Rom siano lentamente scivolati in una trappola, la
solita trappola, quella del campo, del container e dell’invisibilità.
Le famiglie del Casilino 900 verranno divise secondo la loro nazionalità, in
quattro campi: via di Salone, via Gordiani, via Candoni e Camping Roman River.
Accettano di trasferirsi senza opporsi, assistono alla demolizione delle loro
case, vanno via senza alcuna garanzia sul proprio futuro. Oggi è iniziata la
fine di Casilino 900, ma non della “questione Rom”, dell’annoso problema dei
campi, che non si risolverà certo ammassando persone negli attuali campi già
pieni, né creandone altri, sempre più periferici e sorvegliati.
Gli studenti della Facoltà di Architettura di Roma Tre raccontano la storia
dello sgombero, attraverso le storie di chi ha lasciato o sta per lasciare il
campo e attraverso gli oggetti che è stato costretto a lasciarsi dietro. Storie
che nessuno ascolta, oggetti strappati alle grinfie di una ruspa. Storie ed
oggetti di persone a cui stanno portando via la casa e il luogo in cui sono
cresciuti in cambio di un futuro incerto, di cui non sanno quasi nulla, fatto di
scatole di latta chiuse in recinti sorvegliati. Il nostro lavoro vuole
raccogliere e proporre delle alternative, dimostrare che un’altra via è
possibile ed è pure più conveniente, per i Rom e per tutti: l’autocostruzione,
fuori da altri ghetti, oltre i recinti dei campi, verso un futuro in cui Rom e
Gagè possano cominciare a conoscersi e a superare i reciproci pregiudizi, verso
un'altra città da inventare insieme.
Questo blog intende avviare un Osservatorio per il Monitoraggio del
Trasferimento del Casilino 900. Invitiamo tutti i cittadini e le associazioni
che in questi anni sono stati vicini al campo a partecipare scrivendo a
casilino900@googlegroups.com
02/02/2010 - Il 25 novembre 2009 Thomas Hammarberg, Commissario per i Diritti
Umani, ha scritto una lettera alla Cancelliera tedesca Angela Merkel, in cui
chiede di fermare con urgenza la deportazione dei rifugiati Rom verso il Kosovo.
Ieri in un seminario a Stoccolma, Thomas Hammarberg ha informato di aver
ricevuto una risposta dal governo tedesco, che gli intimano di non rendere
pubblica (cosa tra l'altro impossibile secondo le leggi svedesi). Invece, ha
raccontato al pubblico sul contenuto della risposta. La Germania sta insistendo
nella sua politica di deportazione dei rifugiati verso il Kosovo. Nella
risposta dicono che intendono deportare 2.500 rifugiati Rom all'anno, sino a
quando tutti 10.000 avranno lasciato la Germania. E' tutto estremamente
spaventoso. Thomas Hammarberg mi ha detto che intende visitare nuovamente il
Kosovo nelle prossime settimane. Dopo, intende scrivere a tutti i governi
europei (Svezia compresa) che intendono deportare rifugiati Rom verso il Kosovo
per chiedere loro di fermarsi.
[...]
Irka Cederberg Journalist
Davidshallsgatan 25 A S-21145 Malmö Sweden
Tel +46-40-232402
mobil +4670-6368817
In occasione della Giornata della Memoria, un presidio di 150 persone è
riuscito (pur avendo ricevuto continui rifiuti da parte del sindaco di
Comunione e Liberazione Roberto Zucchetti e dei consiglieri leghisti) a far
sedere in consiglio comunale un esponente della comunità Rom che ha chiesto
all'amministrazione di smetterla con gli sgomberi razzisti e disumani messi in
atto dal Comune di Rho, che ricordano tristemente le operazioni di pulizia
etnica subite dagli Ebrei e dai Rom durante il nazismo.
L'intervento di Johnny, in rappresentanza della comunità Rom rhodense ha
ripercorso la storia della loro famiglia fino allo sgombero, all'abbattimento
della loro casa e alla confisca dei loro terreni, sottolineando che le modalità
disumane con cui sono stati messi in mezzo a una strada e privati di ogni loro
diritto, facendogli perdere il lavoro e allontanando i bambini dalla scuola,
rispondono ad una logica razzista per cui viene chiamata l'intera comunità Rom a
rispondere di atti illegali che è pur vero che esistono tra i rom (ma anche tra
gli italiani), ma la cui responsabilità deve essere individuale.
Jovica Jovic è un maestro di fisarmonica di fama internazionale. "È
incredibile, vivo in Italia da quarant’anni, sono sempre stato in regola e amato
da tutti. Ma da due anni sono costretto a nascondermi, a vivere come un
clandestino. Eppure non ho mai fatto niente di male". La sua unica colpa è di
avere un visto scaduto di Luca De Vito
Jovica Jovic
La sua fisarmonica ha 39 anni. Jovica Jovic l’ha acquistata appena arrivato
in Italia, a Stradella, nel 1971. Per essere precisi è una fisarmonica
cromatica, uno di quei modelli introvabili con i bottoni al posto della
tastiera, difficilissima da suonare. Jovic è un serbo di etnia rom e a guardarlo
sembra un elegante pensionato sulla cinquantina, sorridente e dai modi gentili.
Ma, suo malgrado, ha una doppia vita. Quella ufficiale, che vive sui palchi di
mezza Italia a fianco di artisti internazionali e assieme alla sua band “ I
Muzikanti”. E quella da clandestino, cominciata nel 2007 e passata a nascondersi
fra un accampamento e l’altro. Con un’unica colpa: avere un visto scaduto.
«È incredibile - racconta - vivo in Italia da quarant’anni, sono sempre stato in
regola e amato da tutti. Ma da due anni sono costretto a nascondermi, a vivere
come un clandestino. Eppure non ho mai fatto niente di male». Jovic accetta di
parlare nel chiuso di un garage del centro, perché «nelle mie condizioni le
precauzioni non sono mai troppe». Insieme con lui, alcuni amici italiani che lo
hanno conosciuto grazie alla sua attività artistica. Mauro Poletti,
dell’associazione Terra del fuoco, segue da anni Jovica nella sua carriera di
musicista. «La società dice Paoletti ha un atteggiamento schizofrenico nei
confronti del maestro Jovic. Da una parte lo celebra come artista di fama
internazionale: basti pensare che ha suonato per anni al binario 21 nel giorno
della memoria della Shoah, e che ha collaborato con artisti del calibro di Piero
Pelù, Moni Ovadia e Dario Fo. Dall’a ltra lo persegue come illegale e
clandestino».
La vita del signor Jovic sembra un film di Kusturica, fatta di viaggi e colpi di
scena, anche se il presente per adesso è amaro. Nato a Belgrado nel ‘52, ha
imparato a suonare la fisarmonica ascoltando suo nonno, senza spartiti e senza
metronomi. Un metodo che utilizza per insegnare ai trenta allievi del suo corso
che tiene nella sede di “Terra del fuoco”, un corso di perfezionamento al quale
può partecipare soltanto chi ha già una buona conoscenza della fisarmonica. In
Italia ha lavorato e suonato senza problemi fino al 2007, quando è stato
bloccato all’aeroporto di Roma e - a causa di un visto non rinnovato - rinchiuso
in un Cpt, da cui è uscito solo per le sue precarie condizioni di salute e
grazie all’a iuto di un medico.
Una settimana fa l’ultimo episodio di questa vita clandestina: il Comune di Rho
- dove Jovic, con la sua famiglia, viveva negli accampamenti di via Magenta -
gli ha recapitato un “avviso di imminente accertamento” sui suoi documenti.
«Solo grazie a un nostro presidio - spiega Andrea Papoff, del centro sociale
Fornace - siamo riusciti a impedire lo sgombero di Jovica e dei suoi parenti». E
Jovic aggiunge preoccupato: «Le case accanto alla mia le hanno buttate giù,
lasciando sulla strada tre famiglie. I miei parenti temono lo sgombero da un
giorno all’altro. Mia moglie aspetta da mesi la possibilità di operarsi a un
braccio e anch’io dovrei sottopormi a un intervento all’intestino».
Nonostante i consigli degli amici, però, Jovic si ostina a fumare. Fra le sue
dita, un mozzicone che regge una torretta di cenere pericolante. «Prima o poi
smetto», assicura, accennando un sorriso poco convinto. Poi torna serio e
aggiunge con quella sua voce un po’ roca e un po’ lamentosa: «Mi appello a tutti
gli artisti e a tutti gli intellettuali con cui ho lavorato. Vorrei poter
rimanere in Italia e continuare con la mia vita di artista onesto. Il mio sogno?
Un permesso di soggiorno ad honorem, per il contributo artistico che sto dando
al vostro Paese»
Domenica sera, poco prima delle 20.00, s'è sviluppato un incendio su un
terreno comunale in voie du Bouvray a Orly, dove alcuni Rom avevano installato
sette baracche da circa un anno. Le fiamme, che hanno devastato due baracche e
danneggiato una terza, sono costate la vita ad un bambino di quattro anni.
Una bambina di due anni, che potrebbe essere sua sorella ed è stata seriamente
ustionata al viso, è ricoverata in prognosi riservata all'ospedale Trousseau,
dove è stata condotta d'urgenza. Due adulti, un uomo di 28 anni ed una donna di
22, sono stati feriti più leggermente alle braccia. Qualche istante dopo il
dramma, la sindaca di Orly (DVG - sinistra indipendente ndr), Christine Janodet,
presente sul posto, ha fatto aprire il ginnasio
Paul-Eluard, situato nelle vicinanze, per alloggiare i sinistrati. La psicologa
della scuola è stata sollecitata a sostenere la piccola comunità.
Una tragedia che puntualmente si ripete nei campi e nelle
baraccopoli in Europa. Certo, nel dolore spicca il comportamento delle autorità
di Orly (proprio come quelle italiane, vero?).
Purtroppo la bambina ustionata non ce l'ha fatta. Leggo su
Roma_Francais
Ahimè, la piccola Francesca (15 mesi) non è sopravvissuta alle bruciature. Ci
siamo riuniti ieri sera (il comitato Romeurope 94) a Orly con la sindaca, i
compagni di Romeurope 94 e le famiglie ospitate provvisoriamente in un ginnasio
ed anche con la famiglia interessata da questo dramma: la morte di due bambini (Stéfan
di 3 anni e la piccola Francesca).
Certamente daremo un altro senso alla nostra giornata che si voleva festiva
sabato prossimo (al Royal) a Choisy-le-Roi (giorno dell'anniversario di 10 anni
d'accompagnamento dei Rom nella Val-de-Marne) in presenza di numerosi eletti
(consiglio generale, ecc.) che manterremo agli stessi orari (ma con un altro
contenuto).
Redigeremo un opuscolo che vi faremo conoscere rapidamente.
Di Fabrizio (del 10/02/2010 @ 17:41:08, in Italia, visitato 2199 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
FACCIAMO IL PUNTO
Dato il silenzio stampa … vi chiedo di dedicare due minuti a scorrere queste
righe e a diffondere anche per non dire poi… io non sapevo.
Siamo in uno dei momenti storici in cui Milano ha il maggior numero di soldi per
i "nomadi" (fondo Maroni).
La scelta del Comune e Prefetto di Milano è di utilizzare i soldi unicamente per
interventi sociali nei campi regolari; in base al Decreto del
Ministero dell'Interno 3/2/09 il finanziamento approvato è di 13.115.700 euro
(Progetto di riqualificazione, messa in sicurezza e alleggerimento delle aree
adibite a campi nomadi, integrazione sociale della relativa popolazione ed
eliminazione di alcune aree): 4.000.000 di euro per gli interventi sociali,
9.115.700 euro per gli interventi strutturali (cioè messa a norma e sgomberi)
Ma cosa succede nei “ campi irregolari “? Nonostante l'"emergenza freddo", la situazione ha subito un forte
peggioramento dall'inizio dell'anno. Le associazioni che da tempo stanno loro
accanto ( Naga, Comunità di sant’Egidio, Padri Somaschi, Caritas,…) ci
confermano che gli sgomberati sono quasi sempre le stesse famiglie
(poche) che sono costrette a spostarsi continuamente spostate in altre aree
periferiche. E’ una persecuzione e questo è un bollettino di guerra
CRONOLOGIA DEGLI ULTIMI SGOMBERI e non sono tutti
- 28 dicembre: sgombero alla Bovisa (all'ex campo noto alle cronache): si
disse che alcuni rom erano tornati in Romania, ma sono già tutti nuovamente a
Milano e hinterland.
- 28 dicembre: sgombero in via Sacile
- 14 gennaio: viale Forlanini, ex polveriera del demanio militare
- 19 gennaio: sgombero a Rho
- 19 gennaio (?): sgombero in via Gonin
- 21 gennaio: sgombero area vicino al cimitero di Chiaravalle (95 rom
rumeni). Gli sgomberati si sono spostati per la maggior parte al campo di
Lorenteggio (al confine con Corsico)
- 28 gennaio: via Cristina di Belgioioso, 60 rom rumeni
- 29 gennaio: via Molinetto di Lorenteggio. Circa 120 persone (almeno 40
minori, varie donne incinta, provenienti dagli sgomberi di Rubattino e di
Chiaravalle). Erano in corso i trasferimenti per 7 minori dalle scuole del
quartiere Rubattino alle scuole del quartiere Lorenteggio( via Salerno, via dei
Narcisi). Agli uomini è stato detto potevano recarsi al dormitorio in Viale
Ortles: arrivati al dormitorio, han detto che non c'era più posto. (una mamma
con due bambine è stata per alcune notti in una comunità mamma-bambino)
- 31 gennaio: nuovo sgombero in via Molinetto di Lorenteggio
- 31 gennaio: nuovo sgombero in via Giambellino
- 1 febbraio: sgombero in un capannone di via Siccoli (Bovisa), 30
persone, di cui 8 minori. I minori in età scolastica erano 2, frequentavano da
inizio gennaio la Scuola elementare di via dei Guicciardi, ben accolti da
compagni e maestre. Erano bambini già provenienti dalle scuole di Rubattino, che
quindi avevano già visto interrotto il loro percorso scolastico... (accoglienza
per la prima notte in comunità mamma-bambino Villaggio della Misericordia)
A seguito di questo sgombero, De Corato dichiara: "Salgono a 188 gli sgomberi
effettuati dal 2007. Otto solo nell'ultima settimana, più di uno al giorno."
- 1 febbraio: sgombero al cavalcavia Bacula Sarebbe interessante chiedere al Comune di rendere pubblici i costi delle
operazioni di sgombero. Sarebbe così palese quanti soldi pubblici sono
sprecati... Un caso emblematico è sicuramente l'area del cavalcavia Bacula: in un
Comunicato Stampa del 4 aprile, il Vicesindaco stimava in 30.000 euro il costo
del solo sgombero del 31 marzo 2009. Quello era l'ottavo intervento, in quel
luogo, in due anni.
Il 24 settembre 2009 c'è stato a Bacula il nono sgombero, il 1 febbraio 2010 il
decimo sgombero e ora i rom sono già tornati a Bacula...!
Sempre a Bacula, dopo lo sgombero del 31 marzo 2009, il Comune pubblicizzò come
risolutiva una cancellata ( .. "Sono terminati i lavori di pulizia sotto il
cavalcavia Bacula dove era sorta una baraccopoli occupata da 140 rom romeni e
smantellata lo scorso 31 marzo. Amsa ha rimosso ben 230 tonnellate di rifiuti
ingombranti e solidi urbani. Dalla prossima settimana inizieranno le operazioni
per la posa della cancellata in modo da prevenire ulteriori intrusioni. Gli 8
interventi effettuati in due anni nell'area abusiva sono costati al Comune circa
100 mila euro: 30 mila solo per l'ultimo sgombero". Lo comunica il vice
Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato.
"Dalla prossima settimana - conclude De Corato - verranno avviati i
lavori per la cancellata, che si concluderanno entro Pasqua. La soluzione,
prevista da accordi stipulati con un'azienda specializzata che si accollerà gran
parte delle spese in cambio di una sponsorizzazione, sarà una recinzione alta
3,5 metri che poggerà su un muretto in calcestruzzo armato".)
- Il 4 febbraio, dopo lo sgombero di Rogoredo (90 rom rumeni; una mamma con bambino e una donna con handicap hanno accettato
il ricovero nelle strutture comunali),
"L'azione del Comune - spiega De Corato - sta andando avanti inesorabilmente
secondo un piano programmato di interventi. Salgono così a 190 le operazioni
effettuate dal 2007, 15 da inizio anno, quasi uno ogni due giorni. I rom devono
capire che Milano è ostile a qualsiasi forma di abusivismo. Ecco perché abbiamo
predisposto che una pattuglia della Polizia Locale segua i movimenti dei nomadi
allontanati. Per scongiurare il pericolo che si accampino in un'altra area della
città". (omnimilano.it)
- Il 5 febbraio ci sono stati altri 3 piccoli sgomberi in un giorno
- Per l'inizio della settimana (9/10 febbraio?) è annunciato lo sgombero del
campo di rom rumeni di Chiaravalle -Sant'Arialdo: circa cento persone, una
cinquantina di minori.
La Comunità di Sant'Egidio è presente in questo campo: nonostante le difficoltà
"logistiche" (è necessario camminare dieci minuti nel fango per raggiungere la
strada asfaltata), ci sono 4 famiglie che mandano i minori a scuola: sono
famiglie di ex abitanti di Rubattino. Sono in corso le operazioni per iscrivere
altri minori presso la scuola di via Ravenna (ad oggi altri 6 hanno fatto
richiesta).
Due minori che frequentavano la scuola Pini della zona Rubattino, dal 1/2/2010
frequentano la scuola di via Ravenna,adesso verranno strappati anche da lì:
tutti questi sgomberi rendono impossibile la continuità dei percorsi scolastici
Altri minori frequentano le scuole elementari della DDS Pini (Lambrate-Feltre),
la media di via Maniago, il CTP di via Heine.
Porto l'esempio di una famiglia, ex Rubattino ora al campo di Chiaravalle
seguita dalla Comunità di S. Egidio: il padre ha avviato un percorso di
formazione per la riqualificazione professionale presso l'ESEM, il figlio
maggiore di 17 anni è iscritto al corso per le 150 ore al CTP Heine e ogni
giorno accompagna i tre fratelli e un cugino a scuola in zona P.zza Udine (con i
mezzi da Chiaravalle ci vuole almeno un'ora): alle 7,50 entra in prima media la
sorella (via Maniago), alle 8,30 i due fratelli e un cugino all'elementare di
via Feltre, alle 13,30 esce la sorella dalle medie e alle 16,30 i fratelli dalle
elementari... Nonostante la distanza, la frequenza è ottima e regolare.
Sempre nel campo di Chiaravalle, il 30 gennaio sono bruciate sei baracche per
una candela rimasta accesa (una mamma aveva paura che i topi mordessero la
figlia di pochi giorni): vivere nei campi abusivi è pericoloso, non piace
neanche ai rom, ma gli sgomberi continui non fanno altro che abbassare
ulteriormente le condizioni di vita dei rom (speranza di vita per un rom che
nasce in un campo abusivo a Milano: 50 anni) e aumentare i pericoli.
E’ stato più volte chiesto al Comune di rendere pubblici i costi delle
operazioni di sgombero. Sarebbe così palese quanti soldi pubblici sono sprecati…
Se solo lo si volesse sono praticabili alternative alla politica degli sgomberi
senza soluzioni alternative.
La complessità del fenomeno ( a cominciare dal fatto che alcuni “ nomadi” ( che
nomadi non sono) sono italiani, altri comunitari…) richiede una pluralità di
risposte che si giocano su più tavoli con scelte politiche che prevedano
percorsi mirati all’autonomia.
“E’ possibile fare politiche per la cittadinanza sociale dei rom e dei sinti, ed
è possibile farle con loro” (Tommaso Vitale).
Sono già stati fatti percorsi con famiglie che, dopo un periodo di
accompagnamento sociale, si sono rese autonome dal punto di vista abitativo e
economico. Questo è il modo per "smantellare" veramente i campi rom da Milano.
Qui sotto c'è il link a un servizio andato in onda il 5/2/2010 sul tg3
nazionale. Si parla di una famiglia inserita in una casa e di un ragazzo, di 15
anni, anche lui inserito in casa: fino ai giorni dello sgombero andava a
mendicare e non vedeva grandi prospettive alternative, ora frequenta un corso di
150 ore per l'ottenimento della terza media e un corso di idraulico.....
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