Segnalazione di Giancarlo Ranaldi
ParkingCasilino
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il futuro dell’area attualmente occupata dal Campo Rom Casilino 900 è un
enigma: la versione ufficiale dice che diventerà parte del PARCO di
Centocelle, altre voci dicono che sarà un PARCHEGGIO a servizio della
linea C della metro, di certo c’è che, con il trasferimento del campo, la
comunità Rom viene PARCHEGGIATA altrove, senza conoscere il suo futuro
quello che segue è la testimonianza degli ultimi giorni del campo raccontata
dagli studenti della Facoltà di Architettura di Roma Tre
Roma, 19 gennaio 2010. L’amministrazione comunale dopo un anno di
trattative con i rappresentanti della comunità e il Coordinamento Rom a Roma
comincia lo sgombero del Casilino 900, dando così il via al Piano Nomadi. Il
trasferimento del campo più grande d’Europa è proposto come esemplare, un
modello da seguire per superare una volta per tutte la “questione Rom”, non solo
nella capitale ma in Italia.
Ma ciò a cui stiamo assistendo non è la realizzazione di quelle promesse con cui
l'amministrazione è riuscita ad ottenere la collaborazione dei Rom un anno fa:
all'orizzonte non si vedono case, né a Roma né nelle provincie intorno, non c'è
il nuovo campo in cui trasferire l'intera comunità senza smembrarla, un campo
che sarebbe dovuto essere costruito dai Rom stessi, e che avrebbe dovuto avere
aree dove fare il mercatino, spazi di incontro per la comunità, depositi per i
materiali ferrosi, laboratori artigianali. Non si vedono né le cooperative né i
progetti per l'inserimento lavorativo né i nuovi documenti di identità, in mano
hanno solo delle strisciette di carta con la richieste di asilo umanitario, dopo
essere scappati dalle guerre e aver vissuto quaranta anni in Italia. Dopo un
anno la sensazione è che Rom siano lentamente scivolati in una trappola, la
solita trappola, quella del campo, del container e dell’invisibilità.
Le famiglie del Casilino 900 verranno divise secondo la loro nazionalità, in
quattro campi: via di Salone, via Gordiani, via Candoni e Camping Roman River.
Accettano di trasferirsi senza opporsi, assistono alla demolizione delle loro
case, vanno via senza alcuna garanzia sul proprio futuro. Oggi è iniziata la
fine di Casilino 900, ma non della “questione Rom”, dell’annoso problema dei
campi, che non si risolverà certo ammassando persone negli attuali campi già
pieni, né creandone altri, sempre più periferici e sorvegliati.
Gli studenti della Facoltà di Architettura di Roma Tre raccontano la storia
dello sgombero, attraverso le storie di chi ha lasciato o sta per lasciare il
campo e attraverso gli oggetti che è stato costretto a lasciarsi dietro. Storie
che nessuno ascolta, oggetti strappati alle grinfie di una ruspa. Storie ed
oggetti di persone a cui stanno portando via la casa e il luogo in cui sono
cresciuti in cambio di un futuro incerto, di cui non sanno quasi nulla, fatto di
scatole di latta chiuse in recinti sorvegliati. Il nostro lavoro vuole
raccogliere e proporre delle alternative, dimostrare che un’altra via è
possibile ed è pure più conveniente, per i Rom e per tutti: l’autocostruzione,
fuori da altri ghetti, oltre i recinti dei campi, verso un futuro in cui Rom e
Gagè possano cominciare a conoscersi e a superare i reciproci pregiudizi, verso
un'altra città da inventare insieme.
Questo blog intende avviare un Osservatorio per il Monitoraggio del
Trasferimento del Casilino 900. Invitiamo tutti i cittadini e le associazioni
che in questi anni sono stati vicini al campo a partecipare scrivendo a
casilino900@googlegroups.com