Due esperti, un architetto urbanista e un'antropologa sociale, spiegano che cosa è stato il Casilino 900 in questi anni. L'esperienza del più grande campo rom italiano e i tentativi di integrazione, andati falliti. (Il video rientra nella inchiesta de "Il Carattere" sul Casilino 900)
Di Fabrizio (del 01/02/2010 @ 15:34:56, in Italia, visitato 1910 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi
APERTAMENTE di Buccinasco
Care amiche e amici, soci, insegnanti, concreti, appassionati e affettuosi
sostenitori dell’esperienza del Quartiere Terradeo,
(se dico ‘affettuosi’, non si tratta d’una carineria accattivante, ma d’una
concreta e oggettiva valutazione sul fatto che ci si mette tutta la competenza e
la capacità di cui si dispone, certo. Ma anche l’anima)
questa mattina di sabato 30 gennaio 2010 abbiamo celebrato presso il nostro
Quartiere la Giornata della Memoria. Una ricorrenza che ha particolarmente a
che vedere e a che fare con i Sinti.
Spesso facilmente dimenticate –a partire dalla legge istitutiva- vittime di
quelle violenze che si afferma di voler ricordare.
Presenti e partecipanti circa dieci (ma come si fa a contarli, quando sono così
piccoli? erano di più?) bambine e bambini del Terradeo, alcuni speditici dai
genitori, una minuteria infantile (a parte una grandona di ben 14
anni) vivace ma attenta, insieme ai consiglieri dell’Associazione Augusto Luisi,
dal quale era partita l’ardimentosa proposta, ed Ernesto Rossi. Il tutto nella
casetta messa a disposizione da Romina con l’abituale sensibilità (dopo, le
pulizie).
Siamo partiti dal grave recente lutto per la morte di Carlo Iussi, uomo gentile,
amabile e aperto, e dal fatto che avesse colto lui un’occasione per parlare d’un
suo fratello e d’un cugino, partigiani (sapevano tutto, i bambini), chiedendo
che il presidente cercasse tracce della loro attività di combattenti: una
restituzione di onore, che raramente si compie nei confronti dei non pochi rom e
sinti sostenitori e collaboratori, o combattenti della Resistenza.
Da questa considerazione, facilitati dal fatto che alcuni dei giovanissimi
partecipanti avevano ricevuto informazioni sulla Giornata dalla televisione
(perfino) o dalla scuola, siamo passati a considerare il perché i partigiani
avessero combattuto, con quale obiettivo di libertà e di riscossa, contro le
violenze fasciste e naziste (i bambini si sono molto divertiti riconoscendo i
termini ‘zingari’ ciriklè-uccelli, usato per definire i partigiani, e
kastènghere-quelli del manganello, per i fascisti) e cosa ne fosse nato: la
Costituzione della nostra Repubblica italiana.
Ne abbiamo ricordato l’articolo 3, che non solo afferma il diritto
all’uguaglianza di tutti alla nascita, ma il dovere della Repubblica di
rimuovere gli ostacoli economici e sociali, che, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Perché ‘il lavoro’? perché è il fondamento dell’affermazione di sé e delle
proprie capacità, che tutti abbiamo, maschi e femmine, e base per il progetto
del proprio futuro, individuale e familiare.
Le diversità delle culture e delle lingue (la diversità delle foglie sugli
alberi piantati al Terradeo dai loro genitori), come il sinto, prima lingua dei
nostri piccoli, sono una ricchezza che bisogna utilizzare: rom e sinti, proprio
per la loro particolarità storica, culturale e sociale, sono una felicità per il
nostro paese. Lo dimostrano, qui e altrove, i grandi rom e sinti, musicisti,
danzatori, calciatori e sportivi, e donne e uomini ad alti livelli di
rappresentanza, come il Parlamento europeo.
Insomma, c’è bisogno di voi: studiate.
Tutti felici e contenti –anche noi- e… a pranzo.
Sede legale e operativa: Quartiere Terradeo, via dei Lavoratori, 2 – 20094
Buccinasco MI
Domicilio fiscale: Ernesto Rossi, via Manzoni 15 B – 20090 Trezzano sul Naviglio
MI (Italia) tel.+39.(02).48409114
Costituita il 13 novembre 2006, registrata a Milano l’8 marzo 2007, n.1753,
serie 3. Codice fiscale 97459790156
"La storia di Rebecca": a Cassina de' Pecchi (Milano) spettacolo teatrale
studentesco per dire no ai pregiudizi razziali
Gli studenti di terza media di Cassina de’ Pecchi (MI) celebrano la Giornata
della Memoria con una rappresentazione teatrale dedicata alla storia di Rebecca
Covaciu, ragazza Rom, premio UNICEF. La commovente storia di Rebecca Covaciu
viene proposta all’attenzione del pubblico in occasione della ricorrenza della
Giornata della Memoria.
A raccontarla saranno le classi della terza media, che in uno sforzo congiunto
hanno inteso offrire un contributo concreto e quanto mai adeguato alla
circostanza. Rievocare gli orrori della Shoah è per loro e per tutta la scuola
un’occasione per ribadire che quegli eventi di un passato ancora così prossimo
non debbono ripetersi mai più.
Convinti che il pregiudizio, allora come ora, costituisca una fonte di
discriminazioni e di persecuzioni, con questa rappresentazione teatrale gli
alunni hanno inteso valorizzare il tema cruciale del rispetto delle minoranze e
della diversità. La diversità, denigrata e beffeggiata da chi la percepisce solo
come mera estraneità, diviene invece un valore nel momento in cui la si conosce.
Lo spunto per fare questa esperienza viene qui offerto dall’incontro con Rebecca
(che sarà presente alla prima dello spettacolo) la cui vicenda condurrà lo
spettatore dentro una realtà di discriminazione ma al contempo lo avvicinerà al
mondo interiore della protagonista rivelandogli uno straordinario messaggio di
gioia e di speranza, contro tutte le discriminazioni.
L’iniziativa ha ricevuto l’incoraggiamento della Croce Rossa Italiana offertoci
dal dott. Marco Squicciarini, Responsabile Nazionale per le attività accoglienza
e assistenza alle popolazioni Rom.
CASSINA DE’ PECCHI
Piccolo Teatro Martesana
4 febbraio 2010 ore 11.00
5 febbraio 2010 ore 20.30
Per informazioni: "La storia di Rebecca" tel. 02 9529155 Carol Morganti
email: carolmorgant@yahoo.it
Scuola Media Giovanni Falcone
Cassina de' Pecchi (Milano)
Nuova espulsione di due Rom rumeni ed OQTF (obbligo a lasciare il
territorio ndr) a Saint-Martin d'Hères il 27 gennaio 2010.
Alcune famiglie rumene con bambini hanno trovato rifugio in un edificio
abbandonato situato in avenue Gabriel Péri à St. Martin d’Hères (Isère). Tentano
di sopravvivere con la speranza di ottenere un lavoro legale, un impiego che
garantirebbe loro dei diritti. Queste famiglie sono seguite quotidianamente
dall'associazione Roms Action nell'agglomerato di Grenoble.
Nel giugno 2009 un raid illegale della Polizia s'è concluso con l'arresto di
un padre di famiglia considerato come "il patriarca" (che non è) e di un
dipendente di Roms Action che svolgeva il proprio lavoro. Sono stati rilasciati
poco dopo, perché non c'era nessun motivo per trattenerli.
L'11 gennaio 2010 alle 7.00 del mattino, dei gendarmi sono andati al medesimo
luogo per arrestare due uomini, che sono stati direttamente inviati al centro di
detenzione di Lione e reinviati via aerea in Romania. Nel contempo le forze
dell'ordine hanno confiscato i documenti (carta d'identità e passaporto) a 3
adulti e 2 bambini, promettendo loro di ridarli l'indomani. Il 13 gennaio i
documenti non erano ancora riapparsi. Roms Action ha accompagnato gli
interessati nella ricerca dei loro documenti d'identità: la polizia ha ammesso
che la confisca dei documenti d'identità è illegale. Per contro, non hanno
accettato un reclamo contro ignoti per furto di documenti. I documenti in
questione sono riapparsi solo il 14 gennaio.
Il 21 gennaio alle 6.00 di mattina, i gendarmi hanno visitato ancora una
volta l'edificio ed hanno arrestato una donna, che è stata reinviata in Romania
con l'aereo.
Il 27 gennaio, di mattino presto, tre camionette della Gendarmerie
accompagnate da una macchina della BAC (Brigate Anti Criminalità ndr) e
da un'interprete si sono ripresentate allo stesso indirizzo.
Dopo un controllo sommario del luogo (dentro gli armadi e sotto ai letti), i
gendarmi hanno arrestato:
Una famiglia con tre bambini (15 mesi, 14 anni e 16 anni)
Una famiglia con due bambini (6 anni e 11 anni)
Un padre di famiglia (i cui due figli vanno a scuola da due anni)
Non è stata fornita nessuna spiegazione riguardo all'ispezione del luogo. Per
giustificare gli arresti, la sola spiegazione data è stata "controllo dei
documenti alla prefettura".
Alle 8.00 di mattina abbiamo appreso che le famiglie non erano in prefettura,
ma alla gendarmerie di Moirans.
Alle 16.30 veniamo a sapere che due dei tre uomini sono stati mandati al
centro di detenzione di Lione. Uno dei due era già stato oggetto di un rimpatrio
forzato in Romania due settimane fa (l'11 gennaio). Era rientrato in Francia
qualche giorno dopo, per raggiungere sua moglie e i suoi bambini che frequentano
la scuola.
Abbiamo anche appreso che gli altri 3 adulti ed i 5 bambini sono stati
rilasciati, con l'obbligo a lasciare il territorio. Le famiglie che hanno
ricevuto un OQTF non erano in Francia che da una settimana - dunque lontane dal
termine legale di espulsione, che è di tre mesi di presenza sul territorio.
Ricordiamo anche che la Romania fa parte, dal gennaio 2007, dell'Unione Europea.
Perché questo accanimento? Queste famiglie sono tranquille (il vicinato lo
può testimoniare), frequentano tra l'altro regolarmente i servizi di Roms Action
e provano a cercare soluzioni per costruire la loro vita. I bambini vanno a
scuola con la paura che la polizia li venga a cercare o che i genitori vengano
arrestati in loro assenza. Come costruire un avvenire in queste condizioni?
Chiediamo che cessino l'accanimento e le pratiche d'intimidazione verso
queste persone grandemente sconfortate.
A chi o cosa sono servite le spese generate dalla detenzione, dai giudizi e
dai rimpatri in aereo verso la Romania? Se non sono offerte alternative, le
persone ritorneranno in Francia qualche giorno dopo. A cosa servono queste nuove
espulsioni?
A nome delle persone interessate, di quante lo saranno in seguito, e di
quanti tenteranno con ogni mezzo d'arrivare,
L’associazione Roms Action
La Présidente de l'A.M.I.D.T et Samudaripen Esméralda Romanez
Niente teatro gratuito per la recita sulla Shoah. Il sindaco: inaccettabile
parallelo tra i nazisti e il governo
MILANO - Volevano esibirsi al Teatro della Martesana. Si preparavano da mesi,
i ragazzini della media Falcone di Cassina De’ Pecchi. Giorno della Memoria, le
terze sul palco. Il tema di quest’anno, la storia di Rebecca Covaciu, la
quattordicenne «pittrice» (è stata premiata dall’Unicef e le sue opere sono
esposte in tutto il mondo) che ha lanciato un appello contro la persecuzione dei
rom in Italia ed è stata soprannominata la «Anna Frank dei rom». Mancava solo il
patrocinio del Comune. Il sindaco lo ha negato: «Iniziativa non attinente alla
ricorrenza». Un recital organizzato, scritto e diretto dai ragazzi. Con il
contributo del Comune. Che non è mai arrivato. Con una lettera datata 22 gennaio
e indirizzata alla scuola, il sindaco di Cassina De’ Pecchi, il leghista e
onorevole Claudio D’Amico, ha risposto così: «Il diniego del patrocinio è
ascrivibile ai seguenti motivi: l’estraneità dell’evento proposto con la
ricorrenza da celebrare; l’inaccettabilità dell’unica chiave di lettura che
propone uno sconcertante parallelismo tra il nazismo e gli indirizzi perseguiti
dal governo del nostro Paese nei confronti della minoranza rom; infine, la
scuola dispone della palestra, location più che idonea per realizzare l’evento,
oltretutto a costo zero».
Capitolo chiuso. Almeno sembrava. Ma il 25 gennaio il dirigente
dell’istituto comprensivo non ha resistito. Con una lettera inviata al sindaco e
ai genitori delle classi terze, Sergio Roncarati ha voluto fare alcune
precisazioni: «Contesto il fatto che l’evento teatrale sia estraneo al giorno
della Memoria perché è riconducibile al nazismo e alla discriminazione delle
minoranze etniche presenti nei campi di concentramento. La scuola è
un’istituzione, non fa politica. Raccoglie spunti che provengono dalla società
per accrescere la sensibilità dei ragazzi e formare una coscienza civica». La
replica continua, avanti con le precisazioni del preside. «Sul sito della
Conferenza Episcopale Italiana (www.chiesacattolica.it)
si trova un chiaro riferimento alla vicenda della ragazza e alla giornata della
memoria del 2008. E su questo sito non ho trovato "alcun sconcertante
parallelismo tra il nazismo e gli indirizzi perseguiti dal nostro governo nei
confronti della minoranza rom"». E, infine, «la palestra è uno spazio affidato
alle manifestazioni sportive e ad eventi connessi. Per questo abbiamo affittato
il Piccolo Teatro della Martesana, perché da quando è in ristrutturazione il
teatro dell’oratorio, è l’unico spazio idoneo sul territorio di Cassina De’
Pecchi».
Botta e risposta. Che non è servito a riappacificare gli animi e anzi, ha
confermato il mancato patrocinio alla manifestazione da parte del Comune a Est
di Milano. Lo spettacolo, comunque si farà. Le mamme della scuola media
insistono: «Vogliamo tenere i ragazzi fuori dalle polemiche politiche».
L’appuntamento è per giovedì mattina e venerdì sera, ovviamente al teatro della
Martesana, pagato con il contributo delle famiglie e della scuola. Sul palco,
gli studenti. E in platea, Rebecca (che dopo varie peregrinazioni e brutte
esperienze ora vive a Milano) «la cui vicenda condurrà lo spettatore dentro una
realtà di discriminazione e, contemporaneamente, lo avvicinerà a rivelandogli
uno straordinario messaggio di gioia e di speranza».
(red.) Sembra destinata a durare la polemica tra il comune di Brescia e
quello di Guidizzolo in provincia di Mantova sul trasferimento delle famiglie
sinti in un terreno acquistato dalla controllata della Loggia, la Brixia
Sviluppo, e destinato proprio alla realizzazione di un campo nomadi (leggi
qui).
I residenti del comune mantovano hanno cominciato a scavare una trincea per
erigere successivamente una palizzata al confine tra le loro proprietà e
quella delle famiglie di nomadi, mentre il sindaco Graziano Pelizzaro ha
predisposto un'ordinanza che prevede il divieto di sosta nomadi nel territorio.
A ciò si aggiungono le 500 firme raccolte contro questo insediamento.
La Lega Nord, che ha protestato con i suoi amministratori locali dicendo che
“non staranno a guardare”, presenterà un'interpellanza parlamentare su ciò che
definisce “un tiro mancino” sferrato da un comune, quello bresciano, di
centrodestra.
La vicenda approda in Parlamento con un'interrogazione dell'onorevole
leghista Gianni Fava nella quale, dopo aver ricostruito la vicenda, si chiede al
ministro degli interni se "è a conoscenza dei fatti e quali provvedimenti
ritiene opportuno adottare al fine di evitare che i comuni mantovani non siano
costretti a subire passivamente le decisioni operate dall’amministrazione
comunale”.
Non sembra comunque che ci possa essere spazio per adire a vie legali, in
quanto il terreno è stato regolarmente acquistato e un altro lotto, per
un'analoga operazione del comune di Brescia, è stato individuato a Gazzo di
Bigarello.
IL Caso in un locale vicino al campo nomadi della martora «Due euro per un caffè, se sei rom»
Per tutti gli altri solo 75 centesimi Conto con sovrapprezzo per una nomade in un bar a Tor Cervara: costa caro
così ve ne andate da un'altra parte
Lo scontrino del caffè: due euro (Brogi)
ROMA - Via di Tor Cervara, un bar. Siamo nella periferia est di Roma, tra
Tiburtina e Collatina, vicino al Raccordo anulare. Ma anche nei pressi
dell’ufficio immigrazione della questura di Roma e del quartier generale della
Guardia di Finanza. Vicino c’è infine un campo nomadi, quello della Martora. In
fila alla cassa, per un caffè. Costa 75 centesimi, annuncia la tabella in mostra
alle spalle della giovane cassiera italiana. Diamo un euro, in cambio di uno
scontrino e di 25 centesimi di resto.
CONTO DIVERSO - Poi tocca a una nomade. Chiede un caffè anche lei. «Due euro», è
la risposta. «Ma come?», protesta la donna. «Ieri costava un euro e cinquanta.
Oggi due?». Imperturbabile la cassiera ribatte: «Sono due euro». La direttiva
deve essere molto netta. Caffè a due euro. La nomade paga, lo scontrino indica
come voce dell’acquisto la categoria «varie». Accanto ci sono due agenti, stanno
acquistando cartelle del Superenalotto alla vicina cassa, sono indaffarati,
forse non sentono. Eppure la nomade ha protestato alzando un po’ la voce.
Il bar in via di Tor Cervara (Brogi)
IL SOVRAPPREZZO - Va avanti così da tempo. Finora era un euro e mezzo, oggi
(mercoledì 3 febbraio) è addirittura scattato un ulteriore sovrapprezzo. La
banconista addetta alla macchina del caffè è una giovane rumena, alla nomade
rumena come lei (ma rom) serve il caffè richiesto in un bicchierino di plastica.
Tutto avviene in silenzio ora. Non è la prima volta che succede. La nomade
lavora come operatrice di una cooperativa per la scolarizzazione dei bambini
rom. Se ne va via col suo bicchierino di plastica in mano e lo scontrino che
registra il prezzo del caffè probabilmente più caro d’Italia.
LA SPIEGAZIONE - Una volta fuori la nomade spiega: «Un giorno me l’hanno anche
detto chiaro e tondo, il caffè costa caro perché così ve ne andate da qualche
altra parte…». Sono appena passate le 15,12, dice lo scontrino, e in via di Tor
Cervara si è ripetuta una scena che i rom considerano abituale. Tra gli
operatori della cooperativa la vicenda infatti è più che nota, sono state fatte
anche segnalazioni a quanto riferiscono alle forze dell’ordine, i controlli si
sarebbero arenati di fronte al fatto che ogni esercente fa quello che vuole.
Questo il succo degli interventi effettuati. Però, ricordano gli operatori della
cooperativa in cui è ingaggiata anche la nomade, la tabella dei prezzi esposta
dovrebbe pur contare qualcosa…
Come ieri sera a Zelig Enrico Brignano ha sparato a zero sui rom.
Non è stato scherzoso, né gentile, né tantomeno riguardoso nei confronti dei rom
di tutta Italia.
Dobbiamo fare qualcosa!!
Se comincia a passare il messaggio, attraverso la satira, che "gli zingari ladri
vogliono prendere dall'Italia per portare altrove" dove andiamo a finire?
Zingari e Viaggianti possono spesso essere descritti nei libri per bambini, ma
raramente si scrive di loro. Ma Hilda Brazil ha messo la penna sulla carta per
trovare questo libro ed il risultato sta facendo strabiliare i genitori. Il suo
libro Romany Johnny Joe racconta di come rospi e rane residenti a Toadville si
stiano preparando per una prova di forza dove il detentore Romany Johnny Joe
difende il suo titolo. Ma quest'anno deve affrontare il sindaco di Toadville, un
rospo effettivamente molto grande, sir Burty Marshland.
Hilda lavora per il servizio della giustizia infantile del Consiglio della
Contea del Surrey e si è dedicata a sfidare i pregiudizi che affrontano i
giovani Zingari e Viaggianti. "Non ho avuto una grande istruzione," dice, "ma
questo non significa che non avevo una grande immaginazione. Con l'aiuto di un
computer e di un correttore ortografico ho provato che chiunque può produrre un
libro."
Pubblicato da Athena Press, il libro è un saggio racconto su come uno
sfavorito può affrontare un avversario più potente. Corredato da illustrazioni
che i bambini possono colorare, sta attirando genitori dalla Gran Bretagna e
dall'Australia sul sito
Amazon.com. Un acquirente soddisfatto, O.J Barwick ha scritto:
"E' una storia affascinante dove lo sfavorito vince contro tutti i
pronostici! Progettato per bambini dai sei ai dieci anni, si rivolge a tutti
quanti pensano che la sorte sia contro di loro. E' anche un libro scritto da una
Romanichal che conosce l'arte diraccontare le storie, con riferimento alla
passata vita rurale ed alle tradizioni. Puntualizza con garbo gli errori del
pregiudizio e della discriminazione. Sarebbe indicato per le scuole primarie che
hanno bambini Viaggianti e per quelle che non ne hanno!
La multinazionale francese viene accusata di comportamenti razzisti e di
discriminazione dei disabili. Dopo un tam-tam in Rete, è costretta a modificare
il sito ufficiale in cui invitava i clienti a segnalare eventuali nomadi vicino
ai punti vendita. E intanto alle cassiere viene imposto di andare in bagno solo
a una volta ogni quattro ore
Ad accorgersene è stato un
blogger milanese, che - lo dice lui stesso - «non ci voleva credere». E
invece era vero: tra i possibili disservizi che la catena di grandi magazzini
Carrefour invitava a segnalare, c'era anche l'eventuale «presenza di nomadi» nei
pressi dei loro punti vendita. Il tutto nel sito ufficiale (italiano)
dell'azienda francese, presente con più di diecimila negozi in una trentina di
paesi (65 ipermercati solo nel nostro Paese).
Il blogger che ha scoperto la vicenda ci ha riso (amaramente) su, suggerendo di
aggiungere anche la possibilità di «segnalare l'eventuale presenza di ebrei, di
omosessuali, di cinesi, di marocchini, giusto per non lasciare fuori nessuna
categoria da discriminare». Ma, ironie a parte, la "tendina razzista" presente
nel sito di Carrefour ha rapidamente fatto il giro della Rete, con inevitabili
proposte di boicottaggio.
E così - seppur non ripresa da nessun giornale o canale televisivo - la
questione dev'essere arrivata sul tavolo di qualche manager italiano, che ha
rapidamente impartito l'ordine di far sparire la scritta razzista. E così è
stato: dopo meno di 24 ore dalla prima segnalazione in rete, il sito era stato
modificato.
Una grande vittoria per i blog, dunque, che con il loro tam-tam hanno costretto
una multinazionale a tornare sui suoi passi.? Forse, ma una vittoria solo a
metà, perchè Carrefour ha sì cancellato l'opzione razzista, ma zitta zitta,
senza dirlo a nessuno. Nessun comunicato di scuse, nessuna ammissione di
responsabilità. Il contrario esatto della trasparenza che oggi i consumatori
-che sono anche cittadini - chiedono sempre di più a tutte le aziende.
Non è la prima volta che Carrefour impatta nella forza della rete, dopo una
pessima figura; qualche tempo fa la madre di un bambino disabile denunciò
sul suo blog le umiliazioni subite dal figlio nel corso di un'animazione
dell'azienda. In quell'occasione la Carrefour
fu costretta a scusarsi pubblicamente, cosa che questa volta non ha
(ancora?) fatto.
La stessa Carrefour è recentemente salita agli onori delle cronache per aver
imposto alle proprie cassiere di andare in bagno non più spesso si una volta
ogni quattro ore (LEGGI).
Due anni fa la stessa azienda aveva scatenato le proteste dei sindacati
per aver sospeso i pulmini di trasporto dei dipendenti disabili nella sede
di Paderno Dugnano, ritenendo il servizio «economicamente svantaggioso e non
indispensabile».
Nel settembre scorso i grandi magazzini finirono al centro di
un altro scandalo perché sui banconi venivano vendute bottiglie di alcolici
con le effigi di Hitler.
A completare l'opera,
l'azienda
ha appena disdetto unilateralmente il contratto integrativo con i suoi
dipendenti. Il Tutto mentre l'azienda
festeggia in borsa un ottimo risultato di vendite e un aumento dei ricavi (LEGGI).
Insomma, Carrefour incassa ma non sembra curare molto la sua reputazione in
termini di responsabilità sociale, pur essendo uno dei gruppi più grandi e
potenti del mondo. O forse proprio per questo.
(04 febbraio 2010)
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