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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 27/01/2010 @ 09:47:24, in scuola, visitato 2025 volte)

Ancora da Reggio Emilia

La Gazzetta di Reggio di Linda Pigozzi

Sono circa 200 i bambini sinti che frequentano la scuola dell’obbligo negli istituti reggiani. Molti di loro con frequenza regolare e risultati soddisfacenti. Un passo importante, quello della scolarizzazione, nel percorso d’inclusione.

Il percorso viene costantemente monitorato da operatori socio-educativi che a frequenza regolare si recano nei campi e si occupano di tenere i contatti con gli insegnanti. Per facilitare l’a ccesso scolastico, poi, il Comune mette a disposizione i libri di testo e, in alcuni campi, anche un servizio di trasporto verso la scuola.

Solo un esempio, quello relativo alla scolarizzazione di bambini e ragazzi sinti, di un progetto organico sul quale l’amministrazione comunale sta puntando ormai da tempo. E che punta al superamento della logica del confino che per decenni si è concretizzata con il «campo nomadi». Lo sforzo del Comune non riguarda soltanto bambini e ragazzi. In corso sono infatti progetti di formazione dei giovani e d’inserimento lavorativo per gli adulti. In tutto sono circa 800 i sinti che risiedono nel reggiano.

«Abbiamo adottato importanti politiche d’inclusione - sottolinea Matteo Sassi, assessore alle politiche sociali -. Il Comune porta quotidianamente avanti progetti e iniziative tramite operatori che ogni giorno si confrontano con questa realtà cercando di comprendere quali siano i bisogni reali e le strade più opportune da percorrere. Il percorso d’eccellenza è quello del superamento della logica del campo. Il nostro progetto della microarea è stato una scelta precisa in tal senso, che non siamo stati gli unici in Italia ad aver adottato. Microaree sono state allestite, ad esempio, nei comuni di Mantova, Venezia, Modena. Lo scopo è quello di superare un’anomalia tutta italiana e cioé quella del campo nomadi che non è presente in nessun altro paese europeo. Ora, a distanza di tempo dall’allestimento della prima campina, possiamo affermare come il bilancio sia positivo. Ci teniamo particolarmente a confrontarci con la cittadinanza, visto come era stata accolto il progetto della campina in un primo momento. Nella fase iniziale, infatti, si speculò molto e non dimentichiamo che ancora oggi c’è una parte politica che dice che i campi vanno superati e poi fa di tutto per mantenerli, per tenere in piedi un’assurda paura delle zingaro».
Il bilancio sulla microarea di via Felesino verrà steso nel corso del convegno organizzato per martedì 26 allo spazio Gerra di piazza XXV aprile dal significativo titolo «Percorrere strade nuove», proprio per indicare che esistono «percorsi nuovi e modalità di relazione fra la città e i sinti».

La campina è stata assegnata a una famiglia allargata che in precedenza era sistemata in un campo affollato. L’esperienza di questa famiglia, che in collaborazione con gli operatori del Comune ha colto la possibilità di modificare la propria condizione abitativa e sociale, è stata documentata attraverso immagini e parole nel libro «Dal campo alla città» che sarà presentato nel corso del convegno. Una seconda pubblicazione dal titolo «Percorrere strade nuove» dà invece voce a sinti e operatori coinvolti nei progetti di mediazione culturale promossi dal Comune negli ultimi 5 anni.

(24 gennaio 2010)

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Di Fabrizio (del 27/01/2010 @ 09:55:57, in Kumpanija, visitato 2152 volte)

Cielo rosso di sangue,
di tutto il sangue dei Sinti
che a testa china e senza patria,
stracciati affamati scalzi,
venivano deportati,
perché amanti della pace e della libertà,
nei famigerati campi di sterminio.
Guerra che pesi
come vergogna eterna
sul cuore dei morti e dei vivi,
che tu sia maledetta.

"Spatzo" Vittorio Mayer Pasquale

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Di Fabrizio (del 28/01/2010 @ 09:25:15, in scuola, visitato 3750 volte)

Ricevo da Paolo Ciani

Lettera Istituto Comprensivo “via dell’Archeologia” Scuola frequentata dai bambini Rom di Via di Salone portati al "Cara" di Castel Nuovo di Porto
AL SINDACO DI ROMA Gianni Alemanno
AL PREFETTO DI ROMA
AL V DIPARTIMENTO Politiche sociali
AL XV DIPARTIMENTO politiche educative
AL CAPO DEI VIGILI URBANI Di Maggio

p.c. Alla Comunità di S. Egidio
Alla Casa dei Diritti sociali
A Ermes

Agli organi di stampa

“ Portati via! ”
I diritti degli invisibili
I docenti dell’Istituto Comprensivo di via dell’Archeologia, in considerazione degli esiti dell’attuazione del piano nomadi del comune di Roma - che implica in particolare lo spostamento di famiglie di alunni frequentanti l’Istituto dal campo di via di Salone al CARA di Castelnuovo di Porto - si interrogano, nello specifico scolastico, sull’opportunità di una azione che vanifica i risultati positivi conseguiti negli anni e gli sforzi delle parti coinvolte nell’obiettivo di un progressivo miglioramento dell’integrazione.

Le motivazioni sottese a quanto affermato sono le seguenti:
la distanza fra il CARA di Castelnuovo di Porto e l’istituto è tale da costituire impedimento alla fruizione del diritto allo studio dei bambini;
il trasferimento in altra scuola interromperebbe la fruizione di un percorso scolastico continuativo, predisposto ed attuato sin dalla scuola dell’infanzia, e potrebbe dar luogo a regressioni nell’apprendimento e nella relazione;
la progettualità di continuità richiede un’azione costante e lungimirante che si costruisce attraverso il confronto costante e la mediazione;
essere una comunità scolastica significa superare i limiti imposti dalle storie personali, attenti alla crescita degli alunni, promuovere progettualità di continuità, favorire una integrazione che lungi dall’essere omologazione sia conoscenza ed arricchimento reciproco

I docenti possono affermare che gli alunni oggi “portati via” dalle loro scuole hanno frequentato regolarmente, hanno maturato un atteggiamento positivo e motivato nei confronti della scuola, instaurando sereni e proficui rapporti con i compagni e con gli insegnanti; molti dei famigliari, inoltre, si sono sempre interessati al loro andamento scolastico.

Negli anni sono stati attuati percorsi, rivolti a tutti gli alunni, che hanno consentito, nel tempo l’instaurarsi di un clima di fiducia reciproca e l’acquisizione di risultati significativi nella crescita globale della personalità. Tutto ciò senza avvertire il bisogno, da parte dei docenti, di attirare l’attenzione sugli ottimi risultati raggiunti perché questo è il lavoro normale di una scuola che funziona.

I docenti notano con dispiacere che la scuola è chiamata in causa per ogni problematica, ma non è stata neanche presa in considerazione come interlocutore nell’attuazione del piano nomadi; è convinzione comune che interventi efficaci, soprattutto nel sociale, si realizzino attraverso azioni coerenti e sinergiche di più istituzioni. Perché allora la scuola non è stata consultata prima di procedere con le azioni predisposte? Ovviamente nella parte che riguarda le proprie competenze e cioè per valutare le possibili conseguenze e le ricadute di uno spostamento che avviene a metà anno scolastico e a metà di un percorso di vita per molti degli alunni iscritti.

I docenti chiedono che, nel tutelare i diritti umani di tutti, sia in particolare garantito il diritto dei minori alla frequenza scolastica in una situazione di continuità.

Ricordano che si parla di alunni, persone, esseri umani, non pratiche da sbrigare, nomi da depennare semplicemente da un elenco: sono sentimenti, emozioni, percorsi di una storia condivisa, che all’improvviso scompaiono. La scuola con loro ha conosciuto la diversità di un differente stile di vita, le difficoltà di inverni passati al freddo nei container, la dignità e lo sforzo fatto ogni giorno per stare insieme, e l’uguaglianza come quella di essere bambini come altri bambini, niente di più niente di meno.

Lungi dall’esprimere un giudizio politico o fare politica, i docenti vogliono unicamente essere messi in condizione di fare bene il proprio lavoro.
E’ in fondo un’esigenza normale. Niente di più e, viene da dire, “non uno di meno”.

Roma, 25 Gennaio 2010
Istituto Comprensivo
“via dell’Archeologia”
Roma

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Di Fabrizio (del 28/01/2010 @ 09:39:12, in Italia, visitato 1990 volte)

Ricevo da Claudio Graziano

L'ammistrazione alemanno fa le le prove per le elezioni regionali e ha fretta di dare soddisfazione alle promesse fatte ai suoi elettori, partendo dalla questione "Casilino 900", il campo emblema della presenza rom nella capitale.

Si tratta di 600 rom, che vivono lì da oltre 30 anni, provenienti dalle varie regioni della ex Jugoslavia e dalla Romania, che secondo l'amministrazione alemanno, verranno sgomberati entro i primi di Febbraio. In tre giorni sono già state abbattute decine di baracche.

La tanto millantata collaborazione con la comunità rom non esiste (basta vedere la reazione dei 128 legittimi assegnatari del campo di Salone, deportati al centro per richienti asilo di Castel nuovo di Porto per far posto agli arrivi da Casilino, .a cui era stato promesso di tornare al campo dopo l'espletamento delle pratiche di permesso di asilo). E a quelle altrettanto preoccupate dei rom di Casilino 900. I rom questo sgombero lo subiscono e basta.

L'80 per cento dei bambini del campo frequenta le scuole del territorio, una percentuale molto alta indicatore di un livello altrettanto alto di inserimento sociale della comunità.

Questi bambini saranno i primi a pagare i costi del trasferimento, perché saranno costretti o a lunghissimi viaggi per tornare nelle loro scuole, o a cambiare del tutto scuola, amici, insegnanti.

Eppure la memoria dovrebbe tracciarci il sentiero: l'esperienza di Castel Romano ci insegna infatti le difficoltà di trasferire i bambini ad ore di distanza dalle scuole che frequentano.
Il Piano punta a chiudere 80 campi abusivi sparsi sul territorio, e ne indica 13 tra tollerati e autorizzati. Non ci viene spiegato, però, in che condizioni andranno a vivere i 7200 nomadi della capitale, di cui circa la metà bambini. A via Candoni, Roma Sud, vivono circa 700 persone, molte lavorano. L’amministrazione, senza coinvolgere il XV Municipio, ha fatto portare 24 container, che ospiteranno oltre 200 persone provenienti da Casilino. Il rischio è che questo diventi un campo sovraffollato. Si rischia di interrompere il prezioso lavoro di integrazione svolto, in questi anni, dalle associazioni insieme ai rom. . Si chiudono i campi abusivi e si costruiscono delle mega bidonville etniche, prodotto di un moderno progrom urbano (sull'esempio di Castel Romano).

Secondo il Piano verrà consegnato un documento, il "Dast", che dovrebbe permettere a chi lo possiede di sostare nei campi. Ad oggi, al di là dell'accanimento di una serie di identificazioni continue, svolte in modo ripetuto ed intimidatorio - anche 5 o 6 volte sulle stesse persone - a cui sono stati sottoposti i rom della città, ben pochi hanno visto questo documento. All'esigenza del lavoro, della casa, dei diritti, sembra venire contrapposta l'ossessione della schedatura, della ghettizzazione, della "soluzione finale". Intanto con la scusa dei cantieri, la giunta è riuscita a far passare un bando per la sorveglianza: 3 milioni di euro per le vigilanza privata, mentre in poco più di un anno, le risorse per progetti di mediazione culturali sono stati tagliate del 20 per cento

Non un accenno nel piano nomadi ad una soluzione alternativa che non sia il solito ammassamento dei rom in campi che è il primo motivo della loro emarginazione. Non un accenno a modalità alternative di inserimento socio abitativo - accesso alle case popolari o agevolazioni negli affitti.etc. -

Al contrario, le risorse stanziate, vengono in buona parte investite in proposte securitarie inutili nel promuovere l'autonomia delle popolazioni rom ma, al contrario, utilissime e spendibili per propaganda elettorale.

E' utile ricordare ai cittadini di questa città che le risorse dell'amministrazione saranno investite un'altra volta per costruire ancora campi rom, baraccopoli moderne utili solo, e per un breve periodo, in caso di gravi disastri naurali.

Insomma, rom terremotati a vita, per la giunta Alemanno.

Quindi, carente su una politica abitativa che sia progettuale, ma anche rispetto alle politiche di accoglienza, questa giunta, dietro il paravento di proposte di ordine e di polizia, sta accentuando il disagio della popolazione romana: pensiamo ai recenti sgomberi della fabbrica heineken e di Casilino 700, che hanno determinato la dispersione di molti rom nei territori circostanti aumentando i disagi anche per i residenti del territorio e dall'altra parte, hanno sradicato i rom dalle reti sociali territoriali in cui erano inseriti.

L'ARCI afferma con forza la sua contrarietà al piano nomadi e a come si sta attuando, agli sgomberi senza soluzioni alternative, alle operazioni preelettorali, al taglio delle spese di integrazione.

Claudio Graziano
responsabile immigrazione
ARCI di Roma
tel 3356984279-06417347 12
www.arciroma.it

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Di Fabrizio (del 29/01/2010 @ 09:18:24, in Italia, visitato 2032 volte)

Segnalazione di Maria Grazia Dicati

La reazione esasperata degli immigrati a Rosarno ad un gravissimo episodio di razzismo e di mafia porta all’attenzione mediatica una vicenda che, aldilà degli evidenti fini elettorali, ricorda molto da vicino, con le opportune distinzioni, i gravi episodi di “razzismo elettorale ed affaristico” accaduti a Napoli, nel 2008, nei quartieri di Ponticelli e di Pianura.

Il dovere di non dimenticare e capire quello che accade, spesso sotto i nostri occhi, deve aiutarci a comprendere le cose, osservandole da vicino, e forse ricordare l’episodio più paradigmatico avvenuto negli ultimi due anni, può aiutarci a trovare le giuste coordinate.

Molti non lo ricorderanno ma il “pacchetto sicurezza” fu presentato nella prima seduta del consiglio dei ministri del governo Berlusconi a Napoli, il 23 maggio 2008 (nella stessa fu approvata anche la legge speciale per la militarizzazione dei siti di stoccaggio dei rifiuti), ad appena una settimana dal Pogrom dei “campi rom” di Ponticelli.

Le immagini dei roghi dei campi rom fecero il giro del mondo, accompagnate dalla narrazione giornalistica di una “ribellione popolare” causata dalla esasperazione dei residenti “costretti” a convivere da anni con i “reati “dei rom accampati nel quartiere, in realtà niente altro che dei miseri baraccamenti dove dal 2003 vivevano in stato di totale abbandono circa 1500 rom rumeni

Quello che non tutti videro invece fu il vistoso protagonismo dei clan della camorra che, utilizzando abilmente i media, riuscirono a coinvolgere parte della popolazione del quartiere per attaccare e sgomberare i rom, non a caso proprio quelli accampati a via Argine e via Malibran che insistevano su un’area interessata da un progetto di risanamento urbanistico per decine di milioni di euro, strumentalizzando una vicenda, il “tentativo di rapimento” di un bambino da parte di una minorenne rumena che non faceva nemmeno parte dei campi rom.
Del totale di 10 campi rom abusivi di Ponticelli, ne furono incendiati solo due, quelli che si trovavano nel posto sbagliato.

Emiliano Di Marco

www.emilianodimarco.splinder.com

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Di Fabrizio (del 29/01/2010 @ 09:59:31, in conflitti, visitato 2052 volte)

Da Roma_und_Sinti

23 gennaio 2010 - In occasione dell'inaugurazione del nuovo anno del partito CDU (conservatore), Christian Schwarz-Schilling, che fu ministro delle poste e telecomunicazioni nella coalizione CDU-FDP dell'ex cancelliere Helmut Kohl, ha fortemente criticato il rimpatrio forzato dei Rom verso il Kosovo.

Secondo quanto riferito dai media, Schwarz-Schilling, il cui discorso riguardava il periodo post-bellico, ha richiamato alle proprie responsabilità la comunità internazionale nell'intervenire nelle catastrofi causate dall'uomo. In questo contesto, ha giustificato l'intervento nella ex-Jugoslavia e detto che le condizioni createsi in seguito avevano bisogno di ulteriore assistenza post-bellica.

Riferendosi al passato storico della Germania, Schwarz-Schilling ha detto che il rimpatrio forzato dei Rom in Kosovo è stato un grosso errore. Ha ricordato che i Rom sono stati perseguitati come gli Ebrei sotto il nazionalsocialismo ed ha detto che è stato inappropriato trattarli in questo modo. Ha anche ricordato che molti emigranti dalla Germania avévano trovato una nuova casa all'estero.

Schwarz-Schilling ha ripetutamente criticato le autorità tedesche per la loro scarsa attitudine verso i rifugiati. In un'intervista col programma TV Panorama, Schwarz-Schilling ha detto che una politica consistente nel ricevere tante persone e poi nel ricacciarle nuovamente, difficilmente può essere qualificata come particolarmente umana. Come Alto Rappresentante del Segretario Generale in Bosnia Erzegovina riconosce il diritto dei rifugiati al ritorno nelle loro case, puntualizzando nel contempo che rimangono molti ostacoli nell'esercizio di questo diritto.

Fonti (in tedesco):
,Die Verantwortung der Deutschen, Echo-online, 23 January 2010
Ex-Minister beurteilt die Lage, Main-Spitze, 23 January 2010
Null Toleranz – Unionsländer schieben immer mehr Kinder ab, Panorama, Nr. 658, 25 August 2005

Chachipe a.s.b.l.
B.p. 97
L - 7201 Béreldange
e-mail: chachipe.info@gmail.com
www.romarights.wordpress.com

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Di Fabrizio (del 30/01/2010 @ 09:01:26, in Italia, visitato 2422 volte)

Scrive Ermelinda Coccia

"Sono dei bastardi!" ci dice un Rom uscendo da un vecchio caravan. "Hanno buttato giù la mia baracca e guardate come vivo!"

Ce ne restiamo zitti ad ascoltarlo, mentre continua a domandarci se ciò che sta accadendo sia giusto. Ci racconta di essere solo.

Su un fianco della roulotte è poggiata una lamiera a mo' di tetto. Lì sotto, riparato dalla pioggia, c'è un fornello che scalda un brodo. Fa freddo.

Viene da chiedersi se il Piano Nomadi prevede l'abbattimento delle baracche ancor prima di trasferire la gente che ci vive. Se possa essere considerato "piano" lasciare che un uomo racconti di se, con le lacrime agli occhi.

"Ci fanno pagare l'affitto nei campi attrezzati. E io dove li trovo 200 euro al mese? Io faccio l'elemosina!"

Ancora, viene da domandarsi "perché?" quando una ruspa si ferma davanti ad un furgone, lo fa a pezzi, poi fa inversione per andarsene.

Distruggere un mezzo di trasporto è previsto o è soltanto sinonimo di "potere"?

Come dire: Devo fare piazza pulita, quello che c'è, c'è!

Il Casilino 900, dopo quaranta anni, sta scomparendo. Nel giro di pochi giorni, le baracche colorate diventano legni secchi sotterrati dal fango.

Tanta gente è contenta del trasferimento, ma altrettanto arrabbiata per le modalità che il Comune di Roma sta adoperando per lo sgombero del Campo.

Non si stanno trasferendo dei rottami, delle cose, degli animali. Si stanno trasferendo delle persone da un luogo ad un altro. Da un territorio nel quale tanti sono nati e cresciuti.

Pertanto che sia giusto e doveroso eliminare i campi abusivi, per dare ai Rom una sistemazione più dignitosa, è un concetto che passa in secondo piano, quando i modi per farlo hanno ben poco di dignitoso.

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Di Fabrizio (del 30/01/2010 @ 09:10:41, in musica e parole, visitato 2368 volte)

Segnalazione di Orhan Tahir

 Quattro scatenate chitarre sinte! Link

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Di Fabrizio (del 31/01/2010 @ 09:13:27, in casa, visitato 2739 volte)

Gazzetta di Mantova (leggi anche QUI)

Guidizzolo non vuole un campo per i sinti. Il trasferimento delle famiglie deciso dal comune di Brescia senza avvisare il sindaco. Il prossimo campo a Gazzo di Bigarello.

Il terreno acquistato dal comune di Brescia

Il Comune di Brescia acquista un terreno a Birbesi di Guidizzolo per trasferirvi alcune famiglie di sinti. Il tutto all'insaputa del sindaco. E della popolazione. La quale ha reagito subito: questa mattina i residenti nella zona di Birbesi hanno cominciato a erigere una palizzata al confine tra le loro proprietà e quella delle famiglie sinte. Quasi a voler sottolienare che su quel terreno sorgerà un campo nomadi, non particolarmente gradito.

La Lega Nord, che ha protestato con i suoi amministratori locali dicendo che «non staranno a guardare», presenterà un'interpellanza parlamentare su ciò che definisce «un tiro mancino» sferrato da un Comune, quello bresciano, di centrodestra. Ma problemi legali non dovrebbero esistere: il terreno è stato infatti regolarmente acquistato e nessuno può impedire che alcune famiglie vi si trasferiscano. Anche se di etnia sinta. Un altro terreno per un'analoga operazione del comune di Brescia è stato individuato a Gazzo di Bigarello. La vicenda delle aree vendute ai nomadi sta scatenando nel Mantovano aspre polemiche.



Il Comune di Brescia, tramite la società controllata Brixia Sviluppo, ha acquistato un terreno a Birbesi di Guidizzolo su cui trasferire alcune famiglie di nomadi sinti che attualmente occupano il campo di via Orzinuovi che presto verrà smantellato. Della notizia nessuno era al corrente, né il Comune di Guidizzolo, né gli abitanti della zona in cui si insedierà il nuovo campo che - a detta dell'associazione di volontariato Sucar Drom di Mantova che gestisce il progetto - sarà formato solo da 4 famiglie, 16 persone in tutto. Non ne sono convinti però i residenti che, appena appresa la notizia, per tutelarsi hanno già cominciato ad alzare una palizzata per dividere i confini.

(29 gennaio 2010)

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