Ancora da
Reggio Emilia
La Gazzetta di Reggio di Linda Pigozzi
Sono circa 200 i bambini sinti che frequentano la scuola dell’obbligo negli
istituti reggiani. Molti di loro con frequenza regolare e risultati
soddisfacenti. Un passo importante, quello della scolarizzazione, nel percorso
d’inclusione.
Il percorso viene costantemente monitorato da operatori socio-educativi che a
frequenza regolare si recano nei campi e si occupano di tenere i contatti
con gli insegnanti. Per facilitare l’a ccesso scolastico, poi, il Comune mette a
disposizione i libri di testo e, in alcuni campi, anche un servizio di trasporto
verso la scuola.
Solo un esempio, quello relativo alla scolarizzazione di bambini e ragazzi
sinti, di un progetto organico sul quale l’amministrazione comunale sta puntando
ormai da tempo. E che punta al superamento della logica del confino che per
decenni si è concretizzata con il «campo nomadi». Lo sforzo del Comune non
riguarda soltanto bambini e ragazzi. In corso sono infatti progetti di
formazione dei giovani e d’inserimento lavorativo per gli adulti. In tutto sono
circa 800 i sinti che risiedono nel reggiano.
«Abbiamo adottato importanti politiche d’inclusione - sottolinea Matteo
Sassi, assessore alle politiche sociali -. Il Comune porta quotidianamente
avanti progetti e iniziative tramite operatori che ogni giorno si confrontano
con questa realtà cercando di comprendere quali siano i bisogni reali e le
strade più opportune da percorrere. Il percorso d’eccellenza è quello del
superamento della logica del campo. Il nostro progetto della microarea è stato
una scelta precisa in tal senso, che non siamo stati gli unici in Italia ad aver
adottato. Microaree sono state allestite, ad esempio, nei comuni di Mantova,
Venezia, Modena. Lo scopo è quello di superare un’anomalia tutta italiana e cioé
quella del campo nomadi che non è presente in nessun altro paese europeo. Ora, a
distanza di tempo dall’allestimento della prima campina, possiamo affermare come
il bilancio sia positivo. Ci teniamo particolarmente a confrontarci con la
cittadinanza, visto come era stata accolto il progetto della campina in un primo
momento. Nella fase iniziale, infatti, si speculò molto e non dimentichiamo che
ancora oggi c’è una parte politica che dice che i campi vanno superati e poi fa
di tutto per mantenerli, per tenere in piedi un’assurda paura delle zingaro».
Il bilancio sulla microarea di via Felesino verrà steso nel corso del convegno
organizzato per martedì 26 allo spazio Gerra di piazza XXV aprile dal
significativo titolo «Percorrere strade nuove», proprio per indicare che
esistono «percorsi nuovi e modalità di relazione fra la città e i sinti».
La campina è stata assegnata a una famiglia allargata che in precedenza era
sistemata in un campo affollato. L’esperienza di questa famiglia, che in
collaborazione con gli operatori del Comune ha colto la possibilità di
modificare la propria condizione abitativa e sociale, è stata documentata
attraverso immagini e parole nel libro «Dal campo alla città» che sarà
presentato nel corso del convegno. Una seconda pubblicazione dal titolo
«Percorrere strade nuove» dà invece voce a sinti e operatori coinvolti nei
progetti di mediazione culturale promossi dal Comune negli ultimi 5 anni.
(24 gennaio 2010)