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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 09/01/2010 @ 09:11:08, in Europa, visitato 1766 volte)

Da La voix des Rroms

Dal 2006, sono stati costruiti dei "Villaggi d'inserimento per i Rom" nell'agglomerato di Seine-Saint-Denis. Vi sono sistemate delle famiglie selezionate dopo un'inchiesta sociale condotta dal Pact Arim, un'associazione delegata dalla prefettura. I beneficiari, Rom rumeni e bulgari, non ottengono alcun documento di lavoro dalla prefettura e quindi non possono lavorare legalmente. Di conseguenza, devono seguire, come tutti i loro concittadini, la procedura applicata alla vigilia dell'entrata della Bulgaria e della Romania nell'Unione Europea, che nei fatti rende il conseguimento di un titolo di lavoro quasi impossibile.

Questi ultimi giorni un'informazione è emersa dall'opacità dove si sono sviluppati questi progetti pilotati congiuntamente dalla prefettura, dai comuni di sinistra, da imprese e dalla solidarietà benevola di associazioni dette "umanitarie" che però sono quanti ostruiscono i fori: il 75% del budget di questi villaggi è consacrato alla guardiania ed alla sorveglianza. In effetti, vigilanti delle società private sono incaricati della sorveglianza di questi luoghi chiusi, dove è proibito l'accesso a tutte le persone esterne che non abbiano un'autorizzazione speciale rilasciata dal gestore.

Questi elementi rivelano che il fine reale di questi progetti è il controllo e la sorveglianza di una parte dei Rrom migranti originari della Romania e della Bulgaria, quando la parte rimanente, la maggioranza, è condannata a chinare la schiena sotto il manganello e ad andarsene. Da un lato le leggi privano uomini e donne, tra gli altri, del loro diritto elementare al lavoro, dall'altro questi progetti fanno credere che la sola maniera di inserire i "fuorilegge" che loro stessi hanno fabbricato è di concentrarli "nei villaggi d'inserimento per i Rom". L'accompagnamento sociale verso l'impiego di persone che non hanno il diritto di lavorare rivela il camuffamento di questa politica di contenimento e di controllo adottata dalle autorità. Questa politica esclude semplicemente che i Rrom pretendano d'inserirsi nel campo dell'applicazione della dichiarazione dei diritti dell'uomo, dunque dell'umanità. Cosa fa la  società civile?

Il collettivo Romeurope, che riunisce associazioni che si dicono a sostegno dei Rrom ed è finanziato dalla Fondazione Abbé Pierre, non si è mai espresso riguardo questi progetti. Una ventina d'associazioni, per la maggior parte membri del collettivo, hanno denunciato nel 2009 l'espulsione di 2.200 Rrom dalla regione parigina. Tuttavia, nessuna menzione viene fatta nel comunicato dei "villaggi d'inserimento", che in altri momenti erano presentati come alternative a queste espulsioni ripetute.

Un articolo dell’Humanité cita Malik Salemkour, vice-presidente della Lega dei Diritti dell'Uomo: "Se ancora queste espulsioni avessero lo scopo di mettere queste persone in un dispositivo per prendersele in carico… Ma non è così". Qualche giorno più tardi, il 29 dicembre, in un articolo intitolato "Villaggi d'inserimento, l'inizio di una soluzione?", Salemkour si esprime in questi termini: "Sono chiaramente discutibili, dato che l'accompagnamento sociale d'inserimento per il lavoro e l'alloggio è una buona cosa, occorre comunque interrogarsi sulla sua logica etnica dato che in questi villaggi, non ci sono che Rom." Si può rimanere sulla teoria, mentre si considerano degli uomini come fossero materia prima? Perché "interrogarsi" è una cosa, rispondere alle domande un'altra. Qualificare qualcosa come "discutibile" è una cosa, discuterla realmente, un'altra. Perché Salemkour, la LDH, Romeurope ecc. non discutono questo soggetto e non rispondono alle domande che si pongono? Cosa li ferma?

La voix des Rroms ha chiesto con una lettera del 29 dicembre 2009 a tutte le associazioni firmatarie del comunicato menzionato di prendere una posizione chiara e pubblica sui "villaggi d'inserimento", come La voix des Rroms ha fatto già dal 2007. Senza risposta al 4 gennaio, ha reinviato l'appello, ma continua il silenzio.

In queste condizioni, La voix des Rroms domande a tutte le strutture che dicono di sostenere "i Rrom migranti": Sia di dire pubblicamente, chiaramente e rapidamente la loro posizione riguardo "ai villaggi d'inserimento", o di tacersi una buona volta per tutte e non "indignarsi" per le conseguenze di un trattamento che rifiutano di denunciare.

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Di Fabrizio (del 09/01/2010 @ 09:12:31, in Europa, visitato 2133 volte)

07.01.2010 Da Capodistria, scrive Stefano Lusa

Un paesino della Slovenia, una famiglia rom, un funerale. E gli abitanti del posto che si oppongono ad una tumulazione, avvenuta alla fine sotto la scorta di unità speciali della polizia. L'ennesimo caso di intolleranza in Slovenia nei confronti dei rom

Doveva essere un classico funerale ed invece sì è trasformato nell’ennesimo caso d’intolleranza nei confronti dei rom sloveni. Il 2 gennaio scorso tutto sembrava essere pronto per la sepoltura di una quarantenne rom residente in un insediamento della bassa Carniola. Lei e la sua famiglia avevano sempre vissuto lì ed i suoi cari avrebbero voluto seppellirla nel cimitero del paese. La cosa non è stata possibile. Nel camposanto, infatti, non c’era più posto per nuove tombe, così si è deciso di tumularla nel cimitero del paese vicino.

Il funerale era programmato alle 16. L’impresa di pompe funebri aveva già scavato la fossa. Nel primo pomeriggio, però, gli abitanti del luogo hanno iniziato a raccogliersi davanti alla locale stazione dei pompieri, per protestare contro quella tumulazione. Secondo la polizia si sarebbe trattato di una sessantina di persone; altre fonti parlano di un centinaio.

In maniera piuttosto animata contestavano la decisione di seppellire lì quella donna e chiedevano che fosse portata da un'altra parte. Nel loro cimitero, sino a quel momento, non era stato sepolto nessun rom. Il timore, a quanto sembra, era che in futuro ne potessero venir tumulati degli altri. Nel corso della manifestazione non sono mancate nemmeno le solite accuse all’indirizzo di quelli che sprezzantemente vengono definiti “zingari”, con i quali, è stato fatto notare, ci sarebbero “brutte esperienze”.

Per cercare di dipanare l’intricata matassa sono scesi in campo la polizia, i rappresentanti dei rom e la locale “iniziativa civica” che da tempo contesta i “privilegi” dei quali secondo loro i rom locali goderebbero. La trattativa non ha portato a nulla ed ad un certo punto è sembrato che le esequie fossero rimandate a data da destinarsi.

Alla fine il nodo gordiano è stato sciolto dalle forze dell’ordine, che hanno intimato di far svolgere il funerale. Appare evidente che l’ordine sia arrivato dall’alto. Per garantire la sicurezza sul posto sarebbero arrivate da Lubiana unità speciali della polizia. La tumulazione, così, è avvenuta con quasi un’ora di ritardo e senza che vi fossero ulteriori contestazioni. Probabilmente è stato fatto capire agli organizzatori della protesta che impedire lo svolgimento di un funerale poteva portare a seri guai con la giustizia. Del resto l’attuale governo di centrosinistra sembra meno disposto ad assecondare gli umori della popolazione locale.

L’episodio, comunque, ha fatto ancora una volta venire al pettine le tensioni che regnano in quella zona della Slovenia. I rom sono accusati di avere tutta una serie di privilegi e di essere autorizzati a non rispettare la legge. Si dice che guidino senza patente con macchine senza targa, che non mandino i figli a scuola, che rubino, che lascino in giro rifiuti, che costruiscano le loro case ed i loro accampamenti abusivamente, che preferiscano vivere di sovvenzioni, che non hanno voglia di lavorare ed altro ancora. In parole povere la popolazione locale farebbe volentieri a meno della presenza dei rom e lo ha fatto capire in più occasioni, con una serie di manifestazioni inquietanti.

Secondo le stime in Slovenia vivrebbero circa 10.000 rom insediati soprattutto nell’Oltremura e nella bassa Carniola. Da notare, però, che al censimento del 2002, quando ai cittadini era stato chiesto di esprimere la loro appartenenza nazionale, solo poco più di 3200 persone avevano dichiarato di essere rom. Evidentemente quella è un’etichetta che pesa e che è meglio omettere per essere accettato nella società.

Nell’Oltremura non si registrano particolari problemi, la comunità rom sembra abbastanza ben integrata e tutto sommato tollerata dagli altri abitanti. Ben diversa, invece, è la situazione nella bassa Carniola. Negli scorsi anni qui si sono registrati episodi gravi. Fiumi d’inchiostro sono stati spesi per descrivere la cacciata della famiglia Strojan dal villaggio di Ambrus e il tentativo di istituire classi separate in una delle locali scuole elementari con un’elevata presenza di alunni rom. Proprio per questi fatti Lubiana ha dovuto fare i conti con le critiche che sono piovute al suo indirizzo da parte delle associazioni e delle istituzioni che si occupano del rispetto dei diritti umani sia in Slovenia sia all’estero.

Come nel resto d’Europa, anche in Slovenia, la posizione dei rom è preoccupante. Secondo valutazioni del governo solo una percentuale che va dal 2-10% ha un lavoro fisso, gli altri vivono di sovvenzioni sociali e di piccoli espedienti. Bassissimo è anche il loro livello di scolarizzazione. Il 65% di essi non avrebbe finito la scuola dell’obbligo. Ci sono poi seri problemi per quanto riguarda la frequenza delle scuole dell’obbligo da parte dei bambini, ma l’emergenza più inquietante è quella che riguarda le loro condizioni di vita.

Va segnalato che i rom sloveni sono oramai diventati stanziali e che vivono in insediamenti con case vere e proprie. In molti casi si tratta di terreni occupati abusivamente e di abitazioni costruite senza i necessari permessi. Spesso i loro villaggi non sono provvisti di strade asfaltate e degli allacciamenti alla rete idrica, a quella elettrica o a quella fognaria. Le condizioni igieniche quindi spesso risultano precarie. Del resto bisogna fare i conti con una situazione che per decenni non è stata gestita e di cui ci si è poco occupati.

Negli ultimi anni è stato fatto qualche sforzo per regolare la questione e sono stati ipotizzati anche dei condoni. La cosa, però, in alcuni casi ha fatto andare su tutte le furie la popolazione locale, che protesta contro questi “privilegi”. Quello che appare evidente, comunque, è che nella bassa Carniola in molti preferirebbero vedere i rom lontano dai loro villaggi. Rom e sloveni, così, quando sono costretti a convivere lo fanno da separati in casa.

Sta di fatto che la strada per superare i molti pregiudizi ed i molti stereotipi che esistono nella società sui rom è ancora lunga. In Slovenia, comunque, a livello nazionale si sta tentando di fare qualcosa. Nel 2007 è stata accolta una legge quadro che regola la loro tutela ed è stata garantita una loro rappresentanza nei consigli comunali. Lubiana starebbe cercando di creare un’élite culturale rom e puntando sulla loro scolarizzazione. La ricetta dovrebbe servire ad integrare meglio i rom nella società, bisognerà, comunque, vedere se alla fine si riuscirà a capire che i rom, in Slovenia come nel resto d’Europa, chiedono solamente due cose: non essere discriminati, ma nemmeno assimilati.

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Di Fabrizio (del 10/01/2010 @ 09:29:53, in musica e parole, visitato 1694 volte)

Da Czech_Roma



Brno, 5 gennaio (CTK) - Ivona Parciova, dell'IQ Roma servis, ha detto ieri a CTK che Rom cechi della comunità di Brno reciteranno questa settimana la love story di un Romeo rom e una Giulietta bianca, basata sul famoso dramma di William Shakespeare.

La performance intitolata "Romeo e Giulietta - Una Storia di Strada" [è stata presentata] il 6 e 7 gennaio al teatro Reduta di Brno.

Il complesso rom trasformerà la famosa tragedia dei due giovani amanti delle famiglie dei Capuleti e dei Montecchi, in una moderna love story di gente di differenti gruppi etnici nella società attuale, ha aggiunto Parciova.

Saranno una parte importante dell'allestimento le "danze di strada" presentate dal gruppo Danza il Cortile.

La performance è stata preparata nel quadro del progetto Attraverso la Danza verso la Comprensione e la Tolleranza, tenutosi a Brno dallo scorso marzo. Terminerà a giugno.

Lo scopo principale è di coinvolgere i giovani delle località socialmente escluse in attività creative, e quindi mostrare loro come impiegare il loro tempo libero in maniera positiva, ha detto Parciova.

"Volevamo mostrare che la musica e la danza possono connettere vari gruppi etnici, e che unire gli interessi può migliorare la loro coabitazione," ha detto l'educatrice Nela Zivcakova.

La performance teatrale è stata preparata da membri di IQ Roma servis di età tra i 15 e i 18 anni, assieme ad altri bambini.

IQ Roma servis aiuta le famiglie e i bambini minacciati dall'esclusione sociale, soprattutto Rom, a Brno.

Inoltre, il centro Drom Romany ed il Museo della Cultura Rom a Brno stanno cercando di migliorare la situazione della locale comunità rom a Brno, che con 360.000 abitanti è la seconda città della Repubblica Ceca (10 milioni di abitanti). Oltre 17.000 Rom vivono a Brno, secondo le stime degli esperti.

Copyright 2009 by the Czech News Agency (ČTK). All rights reserved.

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Di Fabrizio (del 10/01/2010 @ 09:53:00, in media, visitato 3212 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

Corriere della Sera Mercoledì 27 gennaio, History Channel dedica una prima serata alla rocambolesca vicenda di un Rom italiano.

Prima serata dedicata a una storia a dir poco incredibile, quella che ci aspetta il 27 gennaio su History Channel. Protagonista del documentario, prodotto da Fabulafilm e diretto da Paolo Santoni, è Giuseppe Levakovich, detto Tzigari, Rom italiano che prima diviene fascista, sfuggendo così alla deportazione a opera dei tedeschi, e passa poi a combattere nella Resistenza.

La vicenda personale, che così bene si presta a un racconto cinematografico, è l'occasione per sfogliare le pagine inedite della storia dei Rom a cavallo tra le due guerre mondiali, alle prese con la persecuzione razziale fascista prima e, in un ruolo attivo, nella guerra d'opposizione al regime. Poco si parla difatti, e ancor meno si sa, di quel mezzo milione di zingari uccisi in Europa nell'arco di un solo quinquennio (1940-45), senza contare le migliaia di Rom e Sinti italiani internati nei campi istituiti dal regime fascista che, contrariamente a quanto si tende a credere, fu autonomamente attivo nel perseguire etnie "diverse", indipendentemente dall'esempio tedesco.

Contribuisce forse all'oblio la tradizione culturale dei Rom, che rifugge dalla memoria scritta considerandola una sorta di atto sacrilego, soprattutto quando si sceglie di ricordare le sofferenze patite. Ma, negli anni Settanta, Tzigari sceglie d'infrangere il tabù e raccontare ai "gaje", i non zingari, cosa lui e il suo popolo avessero subito.

A distanza di decenni, c'è chi ha deciso di seguire il suo esempio, attivandosi perchè l'umanità non dimentichi quanto accaduto. Così, la comunità Rom e Sinti di Udine ha preso parte alla ricostruzione e alla messa in scena delle vicende storiche raccontate, alcune delle quali toccano da vicino gli "attori": difatti, del gruppo fanno parte anche parenti diretti di Tzigari e coloro che sono sopravvissuti ai campi di concentramento, facendo ritorno da Gonars e Tossicia.

Copyright © 2001-2010 AGM-LoSpettacolo

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Di Fabrizio (del 11/01/2010 @ 09:18:35, in Europa, visitato 1772 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

Domenica 17 gennaio dalle ore 18.00
PALAZZINA LIBERTY
Largo Marinai d'Italia, 1 MILANO

Amici del Museo d'Arte di Tel Aviv
Si ringrazia per la collaborazione CASA DELLA POESIA

Il 27 gennaio 1945 i soldati dell'Armata Rossa liberarono Auschwitz-Birkenau salvando i pochi sopravvissuti e svelando l'ORRORE. Tutti dovremmo saperlo e ricordarlo. ma pare che non sia così. La cronaca quotidiana ci dice che non è così.

In anticipo sul calendario della memoria pubblica, A.M.A.T.A. onlus (Amici del Museo d'Arte di Tel Aviv) invita a un "suo" Giorno della Memoria il 17 gennaio 2010. Quella stessa domenica Papa Ratzinger andrà in visita alla sinagoga romana in nome di un dialogo non facile. Nel medesimo giorno la comunità ebraica ricorderà il tentato pogrom del 1793: il ghetto assediato e incendiato, gli ebrei salvi grazie a un acquazzone improvviso che spense le fiamme.

L'associazione A.M.A.T.A. onlus invita a riflettere sullo Sterminio con il mezzo che le è proprio, avendo cioè a cuore la diffusione della cultura edel rispetto senza distinzione di nazionalità, etnia, colore, religione.

Guardiamo il mondo intorno a noi, lasciando alle istituzioni la fatica di non soccombere sotto il peso di rituali e ripetitività.

Quando - presto, prestissimo - rimarremo noi soli a sapere, a ricordare la Shoà, quando i testimoni non ci saranno più, è allora che ci serviranno vecchie-nuove parole, vecchie-nuove melodie, nuovi strumenti della Storia. Di quella Storia che è storia di ogni giorno.

Stefano Jesurum

PROGRAMMA

ore 18.00
1a parte
NON CHIAMARMI ZINGARO Spettacolo di Pino Petruzzelli

Intervallo
Cena offerta dal Museo d'Arte di Tel Aviv con i sapori della cucina ebraica

2a parte
Interverranno:
Ron Huldai Sindaco di Tel Aviv
Tommaso Kemeny Poeta
David Maghnagi Docente di Psicologia presso "La Sapienza" di Roma
Radu Mihaileanu Regista cinematografico (Train de Vie, Vai e vivrai, Il concerto)
Dijana Pavlovic Attrice
Alexian Gruppo musicale rom
Trio Nefesh Gruppo musicale klezmer

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Di Fabrizio (del 12/01/2010 @ 09:22:39, in musica e parole, visitato 1921 volte)

Da Aussie_Kiwi_Roma

LIKE WATER/SAR O PAJ - antologia inglese/romanés di poemi di donne rom - Curata da Hedina Tahiroviae Sijercic, pubblicata nel 2009 da Kafla InterContinental, www.indianwriters.org

"Molto spesso noi donne siamo state escluse dalle nostre comunità, e sotto i nostri leader maschi non è facile spiegare le nostre menti, esprimere le nostre idee e fare arte." Questo sentimento è ciò che ha ispirato Hedina Tahiroviae Sijercic a compilare il primo volume di poesie di donne rom. Il titolo dell'antologia è preso da un poema di Papusza, una delle più liriche ed emotive scrittrici rom.

Le otto poetesse provengono da ambienti e paesi differenti, ma la maggior parte ora risiede in Canada o Australia. Le loro poesie ricadono in quattro categorie principali: autobiografia, lamento, aneddoti ed elogio alla natura.

La collezione inizia con i lavori della stessa Hedina Tahiroviae Sijercic. Originaria di Sarajevo, in CV1 Hedina fornisce una storia poetica della sua vita, tipica delle esperienze di molti Rom. Altre poesie, a volte tenere, altre selvatiche, mostrano le difficoltà di un popolo spesso insultato, affamato e senza documenti. Come piange in CV2, Naj amen papiri! Kai bizo papiri? Non abbiamo documenti! Dove possiamo andare senza documenti?

Sarah Barbieux, originaria di Parigi, scrive della pena del nascondere la sua identità zingara da bambina, ed a voce alta ricorda le canzoni che le insegnavano i genitori. Julia Lovell, nata in Scozia, accenna alla sterilizzazione e allo sterminio degli Zingari sotto il Terzo Reich. Gina Csanyi-Robah, nata a Toronto, fornisce una narrativa in movimento sulla morte della nonna in Dza e Devalesa meri phuri Dai/Goodbye NagyMama. Yvonne Slee, nata in Germania, chiede alle altre donne rom di levarsi in piedi accanto a lei nel mantenere viva la cultura rom. Le poesie della canadese Thais Barbieux danzano attraverso la pagina con i mitici dragoni, principesse e cavalieri. Rasa Lee Sutar, nata in Baviera, scrive sulla dignità di affrontare la persecuzione. Lynn Hutchinson, che vive a Toronto, offre cinque poemi per suo padre. Le incredibili immagini di good eye clenched/glass eye staring/ tears pouring from both eyes/the living and the dead, e la descrizione delle bambole che lui costruiva per lei, inghiottendo le loro verità con il suo ultimo alito, turbano e sono memorabili.

A volte ogni poeta sale ai livelli che Papusza raggiungeva senza sforzi. Nella sua poesia maledetta Phuv/Earth, Hedina Tahiroviae Sijercic mostra al sui meglio la poetica rom, periodi lanciati, che redimono, universali. Sarah Barbieux, in But Baxt Tuke/May you be lucky, dice Nashti davas tuke mai but/ferdi murro orimos, mo swinto orimos.../I have been able to give you nothing more than my wish, my sacred wish... Gina Csanyi-Robah ode o Romano muzikako bashalipe/the Gypsy music forever playing... In Romane phenja/Roma sisters, Julia Lovell usa tipiche immagini naturali zigane del sole e della luna di grande effetto. Yvonne Slee in Cikni Tradicija/A little tradition, scrive una bella poesia sula sua nonna Sinta che le insegna sulle erbe e le bacche, seduta sotto una vecchia quercia. Thais Barbieux in O Drom o kezhlano/The Silken Road descrive come il suo cuore danzi fuori dalla prigione dei numeri su una strada di seta. Rasa Lee Sutar in Bistardino/Forgotten, mette a confronto le farfalle col treno nero dei nazisti e Lynn Hutchinson ispira poemi che mischiano la tradizione lirica popolare col realismo.

Questo importante libro rivela i pensieri e gli ideali di alcune donne rom del nostro tempo. Sono lieta di aver visto le poesie in lingua originale, di avvertire il loro ritmo che spesso si perde nella traduzione. Vorrei anche vederne il seguito, presentare poetesse da tante altre terre.

Un'impresa insolita ed una lettura affascinante!

Janna Eliot, romaroadz@yahoo.co.uk

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Di Sucar Drom (del 12/01/2010 @ 09:30:48, in blog, visitato 1474 volte)

Reggio Calabria, Opera Nomadi: "Perché la stampa colpevolizza due rom non ancora condannati?"
Due giovani ventenni con il viso pulito, ma che per la stampa sono dei criminali, dichiarati, dai media e non dalla magistratura, responsabili dell’attentato subito da una volante della polizia nella notte del 23 dicembre nel comparto ...

Roma, una brochure informativa in romanés sull'influenza A
"Per iniziativa della Croce Rossa Italiana di Roma è stata pubblicata per la prima volta nel mondo una brochure informativa destinata ai Rom e redatta interamente nella loro lingua romanì (o romanes), contenente indicazioni utili sul virus dell'influenza A. L'opuscolo è nato dall'esigenza di dare...

Vicenza, appello contro il razzismo: “Multicolored Christmas”
Nelle scorse settimane nel comune bresciano il sindaco leghista Franco Claretti ha dato il via ad un'operazione di controllo degli stranieri irregolari che ha immediatamente suscitato una bufera mediatica. Da ovunque sono piovute accuse di xenofobia e razzismo e, a finire nel mirino, è stato soprattutto il nome scelto, "white Chris...

Ue, partecipate all'indagine annuale di PROGRESS
Public Policy and Management Institute, a nome della Commissione europea, invita a prendere parte all'indagine annuale di PROGRESS, il programma dell'Unione europea a favore dell'occupazione e della solidarietà sociale. Questo programma è stato istituito per sostenere finanziariamente l'attuazione degli obiettivi che l'UE si è posta nel ca...

Ronde leghiste alla periferia dell’impero, ossia veri padani, “zingari” e programmi tv
“Ostrega, bisogna far qualcossa co’ tuti ’sti delinquenti!” “Zà, ti ga razon!” “No se pol più viver!” “No se pol più caminar par strada!” “No se pol più star chieti!” “Zà!” “Zà!” “Zà!” Il Direttivo Leghista di Spinola a Spinola, in realtà, non ha una sede ufficiale. Non ha mai avuto il tempo di trovarse...

Milano, due giovani musicisti rom suonano alla messa in Duomo
Gli africani pensano alla guerra («Preghiamo per la pace e la giustizia nel Congo») e le ucraine pensano agli altri: «Preghiamo per le persone malate e che soffrono». Anche perché ci vivono insieme giorno e notte. Quante badanti, sulle panchine in Duomo. Poi ci sono i fattorini delle multinazionali delle spedizioni (qualcuno ha addosso la tuta della ditta), i...

Mantova, intervento razzista della Lega Nord
Voglio commentare l’articolo apparso sul suo giornale il 30 dicembre 2009 a pagina 11, dal titolo “coprifuoco al campo nomadi”. L’articolo rende conto di un intervento del responsabile sulla sicurezza del partito politico della Lega Nord di Mantova, Luca de Marchi. Luca de Marchi fa cinque proposte: obbligo di mand...

Razzismo e crocifisso
Coccaglio e San Martino dall’Argine rappresentano il paradigma di una deriva da Ku Klux Klan – come la definisce Curzio Maltese su Repubblica – i cui principali artefici sono gli stessi che rivendicano i “valori cristiani” e usano il crocifisso, in modo strumentale, per alzare muri e seminare odio...

Buon 2010
Sul blog Rom Sinti e Politica nei giorni scorsi è stato pubblicato un articolo dal titolo Buon Anno 2010, scritto da Nazzareno Guarnirei. Credo opportune alcune riflessioni, perché in questo post colgo che Nazzareno voglia delegittimare alcune persone rom e sinte, tra qui il sottoscritto...

Lettera aperta a chi afferma che Mario Balotelli si merita gli insulti razzisti
Milano, 8 gennaio 2009. Alcuni tifosi del Chievo, un giornalista e appassionati di calcio ci hanno scritto riguardo alla nostra difesa di Mario Balotelli. Ecco le frasi che ricorrono nelle loro email: "E' un immaturo che strumentalizza il razzismo per fare vittimismo"; "E' un provocatore ed è fischiato proprio per questo"; "E' odioso e si m...

Rosarno (RC), la disperazione diventa rabbia
E' di 34 feriti il bilancio dei disordini scoppiati a Rosarno. Secondo la Polizia di Stato, sono ricorsi alle cure dei medici degli ospedali della zona due cittadini extracomunitari, 14 cittadini italiani, dieci poliziotti e otto carabinieri...

Torna il panico, dopo il fallito attentato di Detroit
Come mai, si chiede Bauman, noi occidentali, ricchi e ben pasciuti, che viviamo circondati da sistemi di sicurezza e di controllo mai visti prima, abbiamo così tanta paura? Paura di prendere l’influ...

Marmirolo (MN), quando i politici fanno i talebani
In relazione alle dichiarazioni stampa rilasciate dal Sindaco di Marmirolo e dal partito politico Lega Nord il 23 dicembre scorso, precisiamo che l’associazione Sucar Drom non accusa l’Amministrazione Comunale di razzismo ma di attuare una norma che riteniamo u...

Razzismo e dintorni
Date le reazioni suscitate dal post di ieri riguardo soprattutto il tema Balotelli-razzismo, che ha creato un certo dibattito anche nella pagina facebook di Informare per resistere ad esso dedicata, è forse il caso di chiarire alcuni punti, partendo come sempre dai fatti. Mario Balotelli, nato a Paler...

Vicenza, non si può più parlare tra amici
Questa mattina (sabato 09/01/10) ci è accaduta una cosa incredibile. Stavamo parlando in Corso Palladio con la nostra amica rom Diana, quando si è affiancato a noi un carabiniere chiedendoci se c’erano problemi e raccomandando alla nostra amica di non dare disturbo. Che razza di problemi ci potesse dare non lo sappia...

Rosarno (RC), ASGI: la tolleranza della schiavitù in Italia deve cessare
Quanto avvenuto a Rosarno non è un drammatico evento imprevedibile ma è l’epilogo di situazione di degrado, violenza e di totale assenza di intervento delle istituzioni pubbliche che dura da anni e che esplode, non a caso, nell’anno d...

Un Paese razzista
Spranghe e fucili nella main street della nuova città di frontiera, dove i cittadini si fanno giustizieri e vogliono appendere lo straniero al ramo più alto della quercia. Quando le vittime passano per oppressori, magari perché nei disordini è bruciata la macchina di quello che...

Atene, la 2° Conferenza internazionale sulle donne rom e sinte
Si è aperta oggi ad Atene la seconda Conferenza internazionale di due giorni sui diritti delle donne rom promossa dal Consiglio d’Europa, dal titolo “Sono una donna rom europea”. Obiettivo principale dell’iniziativa, quello di trovare concrete solu...

Pisa, chiude il progetto "Città Sottilì" e parte lo smantellamento dei campi e i rimpatri assistiti
E' stato presentato venerdì 8 gennaio, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Gambacorti, il protocollo d'intesa tra la Regione Toscana, il Comune di Pisa, le amministrazioni della zona pisana e la Società della Salute, sulla presenza dei Rom nei nostri territori...

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Di Fabrizio (del 13/01/2010 @ 09:45:10, in scuola, visitato 1431 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

4 gennaio 2010, Fonte: B92

NIŠ - Il numero degli studenti rom che in Serbia frequentano le università è triplicato negli ultimi anni.

C'erano solo sei Rom che studiavano a Niš nel 2005, mentre oggi ce ne sono a dozzine [...]

Molti studenti rom all'Università di Niš studiano medicina, sono numerosi anche alla facoltà di filologia.

Il "romologo" e professore universitario Dragoljub B. Đorđević dice che il bisogno di istruzione della popolazione rom sta crescendo simultaneamente con i cambiamenti nella loro struttura sociale-economica e con le condizioni legali-politiche.

Anche se il numero di studenti rom sta crescendo nella città meridionale, è ancora significativamente basso comparato a Belgrado e Novi Sad.

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Di Fabrizio (del 14/01/2010 @ 09:15:51, in scuola, visitato 1592 volte)

Segnalazione di Maria Grazia Dicati

Secondo un rapporto pubblicato oggi da Amnesty International, le autorità della Repubblica Ceca continuano a inserire i bambini e le bambine rom in scuole per alunni con "lieve disabilità mentale"

«Nonostante le denunce a livello nazionale e internazionale, persiste nella Repubblica Ceca una discriminazione sistematica nel campo dell'istruzione ai danni dei rom. Le autorità devono porre fine alla segregazione scolastica dei bambini e delle bambine rom e agire per affrontare in modo deciso le cause profonde di questa discriminazione»,  ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia Centrale.

Il rapporto di Amnesty International, intitolato "Ingiustizia rinominata. Persiste la discriminazione nell'istruzione dei rom nella Repubblica Ceca", esamina la discriminazione ancora esistente nel campo dell'istruzione, nonostante una sentenza emessa nel 2007 dalla Corte europea dei diritti umani.

La Corte, in quella circostanza, aveva stabilito che la Repubblica Ceca aveva discriminato i bambini e le bambine rom inserendoli in "scuole speciali" per alunni con disabilità mentale in cui ricevevano un'istruzione inferiore agli standard.

Prima della sentenza dell'organo di giustizia europeo, la nuova legge in materia di educazione emanata nel 2005 aveva semplicemente rinominato le "scuole speciali" in "scuole elementari per attività pratiche". Il sistema tuttavia era rimasto ed è tuttora essenzialmente lo stesso.

"Anche le recenti misure annunciate lo scorso novembre, per agevolare la carriera scolastica dei rom, risultano insufficienti in quanto solo parziali e neanche legalmente vincolanti" – ha aggiunto Duckworth.

Amnesty International ha visitato diverse scuole di Ostrava, dove nel 1999, per conto di 18 bambine e bambini rom, aveva avuto origine la causa che ha portato alla sentenza della Corte europea.

L'organizzazione per i diritti umani ha verificato che i bambini e le bambine rom sono ancora ampiamente presenti nelle cosiddette "scuole per attività pratiche" (in alcuni casi, costituiscono fino all'80 per cento degli iscritti) e nelle classi per alunni con "lieve disabilità mentale".

I bambini e le bambine rom sono inoltre segregati in scuole per soli rom, che forniscono un'istruzione di qualità inferiore, limitando il loro futuro sia nel campo educativo che in quello del lavoro.

L'inserimento dei bambini e delle bambine rom nelle "scuole per attività pratiche" e nelle classi per alunni con "lieve disabilità mentale" si basa su test di entrata che non tengono conto delle differenze linguistiche e culturali dei rom e che possono essere ulteriormente inficiati dal pregiudizio degli operatori che conducono i test.

"Il dovere di assicurare una positiva inclusione dei rom nel sistema educativo spetta alle autorità ceche, che hanno l'opportunità unica di invertire la rotta, dopo decenni di discriminazione e segregazione" – ha commentato Duckworth.

"L'istruzione è la via per uscire dal circolo vizioso di povertà ed emarginazione che colpisce gran parte della popolazione rom. Se il governo della Repubblica Ceca non darà uguali opportunità ai bambini e alle bambine rom, negherà loro la possibilità di avere un futuro migliore e di partecipare pienamente alla vita del paesa" – ha concluso Duckworth

Amnesty International chiede alle autorità ceche di:

1) congelare tutti gli inserimenti nelle "scuole elementari per attività pratiche" e nelle classi per alunni con "lieve disabilità mentale" per l'anno scolastico 2010/11, in vista di un riesame dell'opportunità di questi istituti;
2) rafforzare con atti legislativi la fine della segregazione nel campo dell'istruzione e adottare un piano d'azione complessivo per eliminare la segregazione scolastica dei bambini e delle bambine rom;
3)garantire sostegno aggiuntivo immediato ai bambini e alle bambine rom che ne necessitano, per favorire la loro partecipazione attiva e sviluppare nel modo più ampio possibile le loro potenzialità, integrandoli nel sistema educativo principale.

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Di Fabrizio (del 14/01/2010 @ 09:39:42, in musica e parole, visitato 1496 volte)

19-29 gennaio 2010 lunedì/venerdì ore 10.00 - 20.00
Via Mecenate, 35 - Roma (mappa)

MOSTRE

Terre sospese
fotografie di Stefano Montesi

Il popolo del vento
pannelli sulla storia di rom e sinti

Esposizione di oggetti di artigianato

22 gennaio 2010 ore 17.00

tavola rotonda
Artigianato tradizionale e prospettive di lavoro delle popolazioni rom e sinti

Partecipano:
Paolo Ciani Comunità di Sant’Egidio
Marco Brazzoduro Sapienza Università di Roma
Gianluca Staderini Popica onlus
Fulvia Motta C.R.S. Caritas Diocesana di Roma
Stefano Montesi Fotografo

Sono invitati rappresentanti della Regione Lazio e delle Comunità di Roma

ore 19.00
Dimostrazioni di tecniche di lavorazione del rame e artigianato rom

ore 20.00
Spogliati dai pregiudizi… vesti gipsy
sfilata della collezione primavera-estate 2010
Antica sartoria rom accompagnata dalla musica del Quartet Gipsy

ore 20.30
rinfresco

ore 21.00
concerto Quartet Gipsy
ritmi balcanici e orientaleggianti, doine e sirbe tradizionali romene, canzoni gitane dell’area mediterranea
Marian Serban cymbalon - Aristide Bucor violino
Albert Mihai fisarmonica - Isak Tanasache contrabbasso

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