Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 10/12/2009 @ 09:39:58, in Italia, visitato 1842 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Nella foto di Stefano Montesi: Sher Khan nel 1990 a Roma, all'epoca
dell'Ex Pantanella
Roma, 9 dicembre 2009. Ci avviciniamo a un Natale di disumanità e morte. Ci
si chiede che fine farebbero la Madonna e Giuseppe, se vivessero ai nostri
giorni, nella città del Papa, alla ricerca di un posto dove edificare una
baracchina per non morire di freddo e consentire al bambinello di nascere.
Mentre poche organizzazioni umanitarie si impegnano quotidianamente insieme
a cittadini solidali per evitare la morte di gruppi sociali emarginati e
indigenti - perseguitati da Istituzioni e autorità, che sono il funesto motore
di un'atroce tragedia umanitaria che colpisce Rom, migranti e senzatetto - il
freddo colpisce ancora, spietato come gli aguzzini. Il Gruppo EveryOne ha
ricevuto segnalazioni di interruzioni di gravidanza che hanno colpito giovani
donne di etnia Rom, causate dal rigore del clima e dalla precarietà della vita
all'addiaccio. Sono notizie di cui i media non si occupano, per non turbare gli
acquisti di fine anno: oggetti futili e cibi ipercalorici per le brave famiglie
bianche e italiche; ninnoli superflui per i loro bambini piagnucolosi,
viziatissimi e infagottati di panni da capo a piedi, come se vivessero al Polo
Nord. Stamattina il rifugiato Mohammad Muzaffar Alì, detto Sher Khan, è morto di
freddo a Roma, in piazza Vittorio. Sher Khan, travolto dall'intolleranza e
ridotto in miseria, era stato uno dei leader della comunità pachistana a Roma
fin dagli inizi degli anni 1990. Senza tetto, senza mezzi di sopravvivenza,
viveva all’ex museo della Carta sulla via Salaria, fino a quando il comune,
nello scorso settembre, ha fatto sgomberare l'edificio. E' l'ennesima vittima
dell'esclusione sociale e delle politiche razziali perpetrate da Istituzioni
centrali e locali in Italia, politiche che si abbattono anche contro gli
attivisti per i Diritti Umani. Solite frasi di circostanza da parte del sindaco
Gianni Alemanno: "Il piano freddo partirà come ogni anno e darà un ricovero a
tutti coloro che non hanno un luogo dove andare a dormire per proteggersi dal
freddo". E' una menzogna, perché i "clandestini" sono costretti a vivere e
morire nascosti, per evitare gli effetti della legge razziale nota come
"pacchetto sicurezza", mentre nessun ricovero è stato previsto dal comune (come
del resto dagli altri comuni italiani) per le famiglie Rom sgomberate da
insediamenti e ripari di fortuna.
Di Fabrizio (del 10/12/2009 @ 09:02:10, in Italia, visitato 2187 volte)
«Ogni sgombero è una devastazione, ma questo... questo è stato l’apoteosi».
Domenica 22 novembre, ore 16. Saveria, volontaria dell’associazione Naga,
parla sul sagrato della chiesa di Sant’Ignazio, nel quartiere Feltre di Milano,
palazzoni di mattoni rossi che corrono fino al parco Lambro e all’Ortica,
l’antico borgo popolare cantato da Iannacci. Saveria assiste gli ultimi rom che
hanno trovato rifugio nella notte sotto le volte della chiesa mentre
raccolgono i loro stracci e si dissolvono nel pomeriggio piovigginoso. Lo
sgombero è al numero 166, quello di via Rubattino, periferia est, un campo
nomadi sorto in mezzo alle cattedrali gigantesche e spettrali delle vecchie
fabbriche dismesse della Milano degli anni ’70: la ex Maserati, l’Innse (già
Innocenti), la ex Enel. Proprio in quest’ultima area 250 rom vivevano tra
cemento, immondizia e topi, senza luce e acqua. La metà erano minori.
Di questi però, 36 erano inseriti nelle scuole medie ed elementari della zona
grazie al lavoro di accompagnamento iniziato dalla Comunità di Sant’Egidio. Un
progetto che aveva dato risultati straordinari. Praticamente l’intera comunità
scolastica si era affezionata a quei bambini. Dieci avevano frequentato con
ottimi risultati già lo scorso anno, sempre assistiti dai volontari della
comunità fondata da Andrea Riccardi.
Lo sgombero 166 era stato largamente annunciato. Nelle scuole genitori e maestre
avevano organizzato raccolte di firme, c’era stata una fiaccolata per auspicare
una soluzione. Il Consiglio di zona aveva approvato una mozione per assicurare
ai bambini la continuità didattica. Via Rubattino era una specie di gorgo
metropolitano di cemento e immondizia dove finivano i rom cacciati dagli altri
campi. Ci vivevano uomini e topi e andava smantellato. Ma il problema dello
sgombero è che funziona come lo scoperchiamento di un formicaio: se non hanno
alternative i rom scappano, vagano senza meta per le periferie, poi magari
finiscono in un altro campo fino al prossimo sgombero.
Quel giovedì 19 novembre alle 7.30 del mattino arriva la colonna con le ruspe
del Comune, le auto dei vigili e i blindati dei poliziotti in assetto
antisommossa. I nomadi hanno mezz’ora per raccogliere le loro cose. Poi li
radunano, mentre le baracche vengono rase al suolo. I cingoli passano sugli
zainetti, i quaderni, le bambole di pezza.
A scuola ci si rende conto che il momento è arrivato. Alcune maestre si
precipitano in via Rubattino, pigliano per mano i bambini, raccolgono quel che
resta di zainetti e quaderni e se li portano in classe. Altri scolari, troppo
impauriti, restano con i genitori. Giuseppe, un pensionato volontario che
accompagnava a scuola come un nonno ogni giorno due di quei bambini, è
impietrito, livido dalla rabbia e dal dolore.
Forse in Romania, o sotto un ponte
Quella mattina, nella classe di Marina, la V B, c’è un banco vuoto. A scuola
regna una strana atmosfera di curiosità e nervosismo. Nelle varie classi ci sono
solo 10 dei 36 bambini rom che non perdevano un solo giorno di scuola. Ecco
quello che ha scritto Marina in un tema: «Oggi, 19 novembre, siamo
arrivati in classe e la maestra era triste, poi ci ha spiegato che questa
mattina è stato raso al suolo il campo dove viveva una nostra compagna di nome
Roberta».
Marina non la rivedrà più, scomparsa per sempre, forse in Romania, forse sotto
un ponte, forse a chiedere la carità in metropolitana. «Abbiamo pianto per molto
tempo», scrive Carlo. Quei temi, proposti dalle maestre per allentare la
tensione che si è impadronita dei bambini, oggi sono atti d’accusa: «Voi il
problema l’avete solo spostato ma non l’avete risolto perché invece che dirgli
"arrangiatevi" avreste dovuto offrirgli un altro posto dove andare», ha scritto
Fulvio. Dice Francesca, mamma di Matteo: «Mio figlio, dopo
un’iniziale diffidenza, si era molto legato alla sua compagna rom. Lei era anche
venuta alla sua festa di compleanno. Andava pazza per i cavalli. Giocavano molto
insieme. Ora è scomparsa nel nulla e io non riesco a dare risposte a mio
figlio».
Una grande rete di solidarietà
Il Comune di Milano, come da prassi, offre letti nel dormitorio pubblico solo
per madri e figli. Gli uomini se ne devono andare e basta. Ma stavolta c’è un
"salto di qualità" agghiacciante. I funzionari dell’assessorato comunale alle
Politiche sociali, guidato da Mariolina Moioli, fanno sapere alle famiglie e ai
volontari che il posto c’è, se vogliono, ma solo per le donne con bambini fino a
sette anni. E quelli più grandi? «Possono andare in "comunità"». Vuol dire in
vari orfanotrofi della Lombardia, soli, divisi da padre e madre. La proposta
viene fatta in coincidenza della Giornata per i diritti dell’infanzia. Milano
l’ha festeggiata così.
Le maestre e le mamme si mobilitano per ospitare almeno i bambini garantendogli
la continuità scolastica. Con loro, oltre al Naga, a Sant’Egidio e ai Fratelli
di San Francesco di padre Clemente, ci sono i padri Somaschi, l’associazione
"Bruno Munari", la Casa della carità di don Colmegna. Si prenderanno cura di
molta parte di quell’umanità dolente tenendo unite madri, figli, sorelle.
Discrete, si muovono alcune parrocchie. Si organizzano raccolte di coperte, si
comprano pane e latte. Alcuni genitori dei compagni di classe si portano in casa
quegli scolari sperduti. C’è anche Daniel, un bimbo disabile che frequenta la
terza. È figlio di un operaio rimasto in cassa integrazione a zero ore. Perché
la particolarità di quei rom è che la maggior parte o ha un lavoro o l’ha perso
da poco. Quel giorno Daniel ha pure la febbre. La sua maestra di sostegno non si
dà pace. «È arrivato una sola volta in ritardo in classe: il giorno dello
sgombero», dice Gisella, madre di un compagno di Daniel.
Gisella se lo è preso in casa: «Era in lacrime perché aveva perso la sua
biciclettina, l’unica cosa che aveva». Poi si riesce ad alloggiarlo in una
comunità dall’altra parte di Milano. Gisella lo va a prendere tutte le mattine e
lo porta in classe, non gli ha fatto perdere un giorno di scuola. Per l’alloggio
fino al giorno di Sant’Ambrogio è al sicuro, poi non si sa.
La vergogna di Milano ha quindi prodotto anche dei frutti di umanità. Per la
prima volta «si verifica una mobilitazione spontanea dei cittadini a favore dei
rom. Addirittura vengono accolti nelle case dei milanesi. Non c’era mai stata
una cosa simile», spiega Elisa Giunipero, di Sant’Egidio. Cristina,
mamma di Federica, quella sera si porta a casa una compagna di sua figlia,
Cristina (come lei), che ha otto anni, e la sorellina Maria, di cinque.
«Conoscevo la loro mamma, una persona splendida, non ci ho pensato un attimo,
gli ho fatto fare un bagno caldo, abbiamo cenato insieme e ho aperto il divano
letto doppio che ho in soggiorno. Erano impaurite, sfinite dall’ansia, poi un
po’ si sono calmate», ricorda. Ora Cristina e Maria sono in una struttura dei
Francescani, in viale Isonzo. Dei volontari le vanno a prendere tutte le mattine
per portarle in uno dei tre plessi della "Morante".
Una notte in chiesa
Ma non per tutti è andata così. Due terzi dei rom sono scomparsi nel nulla.
Compresa una ragazza madre con una bimba di otto mesi. Il vicesindaco
Riccardo De Corato è stato implacabile: «Gli abusivi devono capire una volta
per tutte che Milano per loro è inospitale. Li seguiremo ovunque, strada per
strada, finché non se ne saranno andati via tutti», dichiara. E, infatti, un
gruppo di madri con bambini piccoli viene cacciato da un bivacco sotto la
tangenziale. Il giorno seguente lo sgombero, dopo un incontro fallito in
Prefettura, un gruppo di rom finisce nella chiesa di Sant’Ignazio e vi trova
rifugio. La polizia chiede al parroco se deve intervenire. «Qui non si caccia
nessuno», risponde don Mario Garavaglia. I rom passano la notte in
chiesa. Poi, domenica 22 novembre, se ne vanno, chissà dove. La notte molte
mamme e maestre della scuola, come Alessandra, si rigirano nel letto e pensano a
quei bimbi, a quelle madri, a quei vecchi, a quegli uomini sotto un ponte,
all’addiaccio.
Francesco Anfossi
ECCO L’APPELLO DI SANT’EGIDIO
«La miseria non stia zitta, va ascoltata per essere superata», ha dichiarato
l’arcivescovo di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi a proposito dello
sgombero di viale Rubattino. Alla fine, anche su pressione della diocesi, il
Comune ha offerto sistemazione ad alcune donne senza più imporre la divisione
delle madri dai bambini sopra i 7 anni. Ma la maggior parte delle mamme con
figli è ospitata dalla rete delle comunità cattoliche. «Da sempre siamo contrari
alla logica dei campi, degradati e indegni», ha spiegato don Roberto D’Avanzo,
direttore della Caritas ambrosiana. «Ma in via Rubattino c’erano bambini che
andavano a scuola e ora sono interrotte le possibilità di compiere un processo
integrativo importante».
La Comunità di Sant’Egidio rivolge un appello ai lettori di Famiglia
Cristiana per aiutare le famiglie rom sgomberate da via Rubattino,
segnalando disponibilità di alloggi in affitto a Milano e provincia per le
famiglie sgomberate e offerte lavorative (anche di poche ore settimanali) sia
per le donne (pulizie) sia per gli uomini (manovali, carpentieri, saldatori,
autotrasportatori, idraulici e operai non specializzati). Infine, è possibile
contribuire a borse di studio per i bambini. Scrivere a:
santegidio.rubattino@gmail.com
Di Fabrizio (del 09/12/2009 @ 09:46:39, in Europa, visitato 1515 volte)
Da
Roma_Francais
Onofrei Miclescu, presidente dell'associazione Caravana Romilor -
LyonCapital.fr par Burlet Laurent
Si chiama Onofrei Miclescu e vive da quindici anni in Francia,
nell'agglomerato di Lione. Come tutti gli altri Rom dell'Est, conosce le
bidonville e gli squat. Ma lui ha avuto una possibilità in più. Dopo
l'espulsione nell'agosto 2007 dall'occupazione di La Soie, dove viveva assieme
ad altre 500 persone, è stato rialloggiato dal sindaco di Villeurbanne.
Da allora, vive in una piccola casa con tre dei suoi figli, ed un pezzo di
terreno a disposizione. Però, non ha dimenticato gli altri che continuano ad
errare. Nel maggio 2007, ha creato la sua associazione, Caravana Romilor, volta
a "difendere i Rom nell'accesso ai loro diritti all'impiego, alla
scolarizzazione, alla formazione, all'alloggio o alla sanità" ma ugualmente per
"cambiare l'immagine dei Rom in Francia e nell'agglomerato". Per il momento, la
sua associazione recluta soprattutto tra i Rom di Craiova, città nel sud della
Romania dove lui stesso è originario. Attualmente, i suoi "associati" si trovano
nell'ex officina di Saint Jean Industries, avenue Viviani a Vénissieux.
E' in materia di alloggio che i Rom della Caravana Romilor sono più avanti.
Domandano una "platz" (un terreno) dove installare delle case mobili.
"Occorrerebbe che gli abitanti utilizzassero le prestazioni familiari della CAF
ed un piccolo reddito durante alcuni mesi per apprendere il francese e formarsi.
Non è impossibile. Nantes e Parigi l'hanno fatto", precisa Onofrei Miclescu.
Seconda importante rivendicazione: il diritto al lavoro ancora fortemente
limitato sino al 2012. "In Romania ho lavorato come conducente professionale. Ma
qui, con la tassa che devono pagare le imprese, mi è difficile trovare un
impiego". Il presidente dell'associazione fa "una promessa al prefetto": "Se
otterranno gli stessi diritti degli Italiani o degli Spagnoli, i Rom non
eserciteranno più le attività illecite che oggi sono loro necessarie per vivere.
Oggi, non abbiamo niente, è normale che si sbagli!"
Di Fabrizio (del 09/12/2009 @ 09:43:29, in Italia, visitato 2417 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Con preghiera di diffusione.
Come molti di voi sapranno, la Fondazione Migrantes ha commissionato tempo fa
una ricerca all'Università di Verona che Carlotta Saletti Salza ed io abbiamo
svolto sotto la direzione di Leonardo Piasere. La ricerca è formata da due studi
che rappresentano le facce di una stessa medaglia: i (presunti) rapimenti di
infanti gagè da parte dei rom e sinti, e le adozioni/affidamenti di bambini rom
e sinti a gagè.
La prima parte è uscita lo scorso anno con CISU editore. La seconda sta per
uscire.
In attesa di terminare il comunicato che stiamo preparando, vi invio in allegato
il riassunto dei risultati principali (scaricabile
QUI in formato .doc ndr) dei due studi che avevamo preparato lo scorso
anno per la presentazione dei lavori.
Saluti
Sabrina Tosi Cambini
Di Fabrizio (del 08/12/2009 @ 11:21:36, in Italia, visitato 2185 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI URBINO "Carlo Bo" - LaPolis
Laboratorio di Studi Politici e Sociali
Master in Opinione pubblica e Governo del Territorio
I ROM E L'AZIONE PUBBLICA - Gli zingari tra esclusione e integrazione
Sabato 12 Dicembre ore 10:30 - Aula C2 Facoltà di Sociologia - via Saffi,
15
Luigi Alfieri Presidente Corso di Laurea in Sociologia della
Multiculturalità - Università di Urbino
Giorgio Bezzecchi Presidente Cooperativa Roman Drom Milano
Maurizio Pagani Opera Nomadi Milano
Gabriele Roccheggiani Dottorando Università di Urbino - Assegnista di
Ricerca Opera Nomadi
Gianluigi Storti Opera Nomadi Marche
Dialogo sul libro: I ROM E L'AZIONE PUBBLICA - Teti Editore di G. Bezzecchi, M.
Pagani, T. Vitale
Di Fabrizio (del 08/12/2009 @ 09:48:42, in Europa, visitato 1820 volte)
Da
British_Roma
04/12/2009 - Un'importante agenzia UE dei diritti umani ha ammonito che Rom e
Viaggianti sono di gran lunga il gruppo minoritario più discriminato in Europa e
potrebbero diventare ancora di più un capro espiatorio durante questa
recessione.
Morten Kjaerum, direttore dell'Agenzia UE per i Diritti Fondamentali, ha
detto ieri che nei suoi recenti studi su 25.000 persone in tutta Europa ha
trovato che in quasi tutti i parametri - salute, istruzione, alloggio - i
due gruppi minoritari trovano alti livelli di discriminazione.
"Questo studio è stato condotto ai margini della crisi finanziaria che
sfortunatamente da allora è cresciuta. Abbiamo rilevato da alcuni studi
continuati un certo numero di capri espiatori riguardanti la comunità rom," ha
detto Kjaerum alla conferenza di Dublino per celebrare il 25° anniversario del Pavee Point
Travellers Centre.
Margaret Greenfields, oratrice della Buckinghamshire New University ed
autrice del rapporto sui Viaggianti per la Commissione Britannica
sull'Uguaglianza ed i Diritti Umani, ha detto che i Viaggianti Irlandesi in
Inghilterra affrontano un'ostilità più estrema degli zingari britannici.
"Uno studio ha trovato che il 35% dei britannici riteneva accettabile la
discriminazione contro i Viaggianti. Si appoggia sull'esistente pregiudizio
anti-Irlandese... Mi hanno persino sputato durante degli incontri dove parlavo a
favore dei Viaggianti," ha detto la dottoressa Greenfields.
La conferenza ha sentito gli esempi dove i membri della comunità stanziale
entrava in conflitto coi Viaggianti. Uno schema abitativo dei Viaggianti a Skerries
ha attratto 1.182 obiezioni, con i locali che minacciavano di esumare i corpi
dei loro parenti da un vicino museo se il consiglio locale avesse completato i
lavori.
"All'inizio di quest'anno una casa destinata ad una famiglia viaggiante a
Tipperary è stata data alle fiamme prima che la famiglia potesse trasferirvisi.
Questo ci ricorda che i Viaggianti sono tuttora uno dei gruppi più disprezzati
ed esclusi nella società irlandese," ha detto Martin Collins, uno dei fondatori
del Pavee Point, che fa campagne a favore della comunità viaggiante (vedi
QUI ndr).
Ha anche riflettuto sui progressi fatti dalla comunità viaggiante da quando è
stato fondato il Pavee Point, notando che 50 Viaggianti si sono laureati
all'università negli anni recenti e tre Viaggianti stanno attualmente studiando
al Royal College of
Surgeons.
Anastasia Crickley, presidente dell'Agenzia con base a Vienna per i Diritti
Fondamentali, ha detto che in Irlanda c'erano buone strutture che potevano
aiutare a terminare la discriminazione contro i Viaggianti, ma c'è stata
spesso una mancanza di volontà politica nell'implementare i piani.
L'accesso ad una sistemazione opportuna rimane critico per la comunità
viaggiante, anche se negli anni recenti sono stati compiuti alcuni progressi.
Nel 2002 il 37,6% dei Viaggianti non aveva accesso all'acqua potabile, mentre il
35,2% non aveva fognature. Queste cifre cadono rispettivamente al 26,4% e al
25,3% nel 2006.
Di Fabrizio (del 07/12/2009 @ 09:33:39, in Italia, visitato 2820 volte)
Da
Roma_Daily_News
Londra, 1 dicembre 2009 - 2:15 pm
Cari Rom
Cari non-Rom,
Care Persone appartenenti alla Razza Umana,
Nonostante il colore della vostra pelle, appartenenza nazionale, cultura,
religione o preferenza sessuale
Vi sollecito
a dedicare la vostra attenzione nel leggere il seguente messaggio riguardo
una minore, il suo caso ed a intervenire.
Il suo nome è Angelika, è nata in Romania e anche se ha appena compiuto
17 anni, ne aveva solo 15 al tempo dei fatti. Attualmente la ragazza è sotto la
custodia delle autorità italiane. Secondo una recente decisione del Tribunale
per i Minori di Napoli, perché è una ROMNI "totalmente inserita negli schemi
appartenenti alla cultura romanì," pienamente "integrata in essa" ed inoltre
incapace di analizzare concretamente le sue esperienze passate, così affronta
"un concreto pericolo di -recidiva-".
La richiesta degli arresti domiciliari, sottoposta dal suo avvocato, è stata
quindi rigettata dal Tribunale sulla base degli assunti sopra esposti.
Secondo la sentenza Angelika dovrebbe restare in penitenziario per 3 anni e 8
mesi; non può lasciare la prigione.
Attualmente è privata della sua libertà e rinchiusa nel tristemente famoso
"Istituto Penitenziario Minorile di Nisida"[1] Napoli,
circondato dal mare, dove rimarrà sino al compimento dei18 anni, quando
probabilmente verrà trasferita in un penitenziario per donne adulte.
Angelika è vittima di una punizione esemplare, pubblicata e riconfermata
durante un periodo estremamente duro per i Rom in Italia, quando sono stati
promulgati decreti ad hoc, raccolte impronte digitali e dati biometrici, con
sgomberi ed espulsioni portati avanti nonostante numerose raccomandazioni, leggi
e trattati UE ed internazionali[2].
Di fronte a tutti i terribili eventi che riguardano Angelika, lei ha
fortemente dichiarato la sua innocenza, ritenendo fermamente di non poter
affermare di essere colpevole di crimini che non ha commesso.
Non ha mai inteso di rapire un bambino, dato che anche lei ha una figlia,
Alessandra Emiliana, lasciata in Romania. Questo è probabilmente ciò che ha
provato ad esprimere, nel suo stentato italiano, quando è stata arrestata. Non
le è stata fornita nessuna traduzione nella sua lingua, quindi quanto è stato
riportato è ciò che è stato inteso dal funzionario. E' detenuta senza
confessione e non ha ottenuto alcuna facilitazione mostrando il suo pentimento.
Il suo avvocato ha perso tutti gli appelli ma molto presto, probabilmente a
dicembre (fonte da confermare) dovrà portare questo caso così complicato di
fronte alla Corte di Cassazione.
Questa è l'ultima possibilità non solo per la giovane, ma anche per i giudici
italiani di capovolgere i precedenti ingiusti giudizi. Ma più importante, è
l'ultima opportunità di intervenire contro questa ultima decisione razzista
[3], apertamente riferita verso tutto il popolo Rom ed
etichettando direttamente la "Romanipè" (identità romanì) come un'attitudine
illecita.
La responsabilità è personale e le cariche istituzionali dovrebbero astenersi
dal giudicare preventivamente o dalle misure punitive basate esclusivamente
sulla loro opinione personale o su cosa credono sia o dovrebbe essere una
"popolazione". I Rom non dovrebbero temere di essere assimilati a forza o tenuti
in cattività solo perché "Rom".Gli imputati non dovrebbero essere considerati
colpevoli sino a quando non ci siano prove sufficienti e obiettive contro di
loro.
Ma qual è la storia dietro il caso ed il processo ad Angelika? Perché non si
ritiene che abbia avuto un giusto processo? Leggete ancora…
Le bugie dietro la storia:
Ponticelli, Napoli, la folla ha assaltato il campo nomadi abitato da famiglie
rom rumene. Il fuoco bruciò le loro proprietà e miracolosamente non si
verificarono morti o feriti. I Rom rumeni, scortati dalle forze di polizia,
"scapparono" letteralmente da un linciaggio di massa. Un forte ed incontrollato
vento di intolleranza soffiò per tutta l'Italia, manovrato sia politicamente che
mediaticamente.
Rom e Sinti di tutta la penisola temettero attacchi e rappresaglie. Erano
terrorizzati di lasciare i loro insediamenti, nel mandare i figli a scuola, di
uscire per qualsiasi attività che in passato sarebbe stata normalmente e
regolarmente intrapresa. Media e politici fomentavano di continuo sentimenti di
odio razziale attraverso osservazioni stereotipate e promettevano pubblicamente
agli Italiani di affrontare senza indugio la questione "zingara" con politiche a
tolleranza zero.
A Napoli, tutta l'attenzione era orientata all'"emergenza spazzatura", la
città era in effetti ricoperta da mucchi di spazzatura, ed il nuovo Primo
Ministro aveva pianificato una serie di incontri perché tutta l'immondizia
sparisse grazie al suo tocco magico. I residenti erano sul punto di perdere la
pazienza, ma non fu tutta la cittadinanza ad attaccare i campi, solo alcuni
gruppi di gente che stranamente abitava lo stesso quartiere dove Angelika si era
messa nei guai.
Durante quei giorni Angelika era a Napoli. Era appena arrivata con suo marito
Emiliano, di 21 anni, e suo fratello con la moglie ed il figlio di 8 anni.
Subito aveva avuto problemi, accusata di aver rubato degli orecchini, la
quindicenne era stata circondata dalla folla e salvata dalla polizia che l'aveva
messa in custodia in una casa alloggio, da cui era presto scappata.
Il 10 maggio 2008, per un amaro gioco del destino, la polizia l'aveva
nuovamente salvata dalla rabbia senza controllo della folla, ma nessuno degli
assalitori fu mai identificato o accusato per quell'assalto. Invece, la minore
venne arrestata con un'accusa estremamente infamante: "Tentativo di rapimento di
un bambino", il figlio di Flora Martinelli, a Ponticelli, uno dei più turbolenti
quartieri di Napoli.
Secondo il Gruppo EveryOne la versione dei fatti fornita dalle autorità e
dai media era falsa. Fu data per innescare una "caccia allo zingaro". E le
dinamiche appaiono totalmente non plausibili perché quanti hanno familiarità con
Napoli sanno che è praticamente impossibile entrare in un appartamento di quelle
zone evitando totalmente l'inaccessibile sorveglianza degli inquilini curiosi,
specialmente quando chi passa di lì è Rom.
Dopo che ebbero luogo gli eventi, differenti versioni vennero offerte dalle
persone coinvolte e vennero trasmesse alcune dichiarazioni attraverso i
giornali. Emersero più volte delle discrepanze tra le descrizioni date da Flora
Martinelli, suo padre e dai vicini.
Fonti differenti hanno riportato che la signora Martinelli prima dichiarò
che la porta del suo appartamento era stata forzata, più tardi affermò che era
stata lasciata aperta. Dopo aver scoperto che la porta era aperta, entrò per
controllare la culla e ritornando "incrociò -la giovane rom con la bambino tra
le braccia [...] non solo: ebbe il tempo di afferrarla e strapparle il bambino.
Quindi la ragazza deve essersi mossa al rallentatore, permettendo al nonno del
bambino, Ciro, di trattenerla al piano inferiore, afferrarla e schiaffeggiarla"[4]. Angelika
era là da sola e le sarebbe stato impossibile rapire una bambina e camminare per
oltre due km. senza essere vista o ripresa.
"In realtà Angelika conosceva una delle famiglie di Via Principe di Napoli,
dove ebbe luogo tutto l'episodio [...] La chiamò al citofono e venne vista da
alcuni inquilini. Pochi secondi dopo scattò la trappola e venne liberata la
furia degli stessi - venne presa per strada, strattonata, schiaffeggiata e
portata dalla polizia"[5].
Durante i processi, i magistrati basarono le loro decisioni soprattutto
sulle affermazioni della signora Martinelli. I giudici sottolinearono che non
c'erano ragioni per non crederle.
Due giornalisti fecero delle indagini in proprio, Marco Imarisio scrivendo
per il "Corriere della Sera" e Miguel Mora per "El Pais", scoprendo entrambe che
la signora Martinelli aveva precedentemente sulla fedina penale una
registrazione di "falso ideologico" (bugia) [6], mentre suo
padre Ciro - conosciuto anche come "O' Cardinale" - in precedenza era stato
condannato a nove mesi per "organizzazione criminale" e affiliato al Clan Sarno,
una famiglia di Camorra preminente a Ponticelli e caratterizzata per la sua
abilità nell'ottenere pubblici favori[7].
In quei giorni in quell'area vennero riportati numerosi attacchi contro Rom
e Rumeni. Forse la furia dei Sarno svegliata dal Cardinale? E' considerato "uomo
d'onore"[8], e chi vorrebbe mancare di rispetto ad un "uomo
d'onore" e tentare di sottrarre qualcosa da casa sua? Gli uomini d'onore
lasciano la porta aperta, come i cancelli, perché nessuno mancherà loro di
rispetto.
Ma Ponticelli era anche interessata ad un piano di rinnovamento, un
massiccio, supercostoso enorme investimento, proprio dove erano accampati i Rom.
Alcune fonti hanno affermato che i Rom dovevano andare via perché i lavori
dovevano iniziare, erano impegnati troppi soldi, così come il Comune di Napoli,
i politici ed il Comitato di Ponticelli, e compagnie con sede nel Lussemburgo i
cui membri non possono essere nominati.[9]
Conclusione della storia: Angelika è ancora in prigione e attende l'ultimo
appello alla Corte di Cassazione a dicembre, mentre le altre persone sono in
libertà. I Rom hanno ottenuto sgomberi e terrore, hanno lasciato alle spalle le
loro proprietà, i politici sono rimasti al loro posto e proseguono i progetti.
Una decisione è stata presa contro Angelika e tutti i Rom.
In troppi, Rom e non-Rom, guardano immobili senza prendere azione concreta.
Questa lettera è per sollecitare la vostra coscienza a muovere ed offrire
aiuto.
Il silenzio è complicità e non posso fare molto altro che inviarvi queste
osservazioni.
Forse qualcuno sentirà il dovere morale di intervenire.
Io sono qui, assieme ad altri attivisti, a vostra disposizione per ricevere
i vostri commenti e proposte.
Il tempo sta scadendo...
Elisabetta Vivaldi
Philology and History of Eastern Europe (Serbo-Croatian and Anglo-Americano
comparative studies)
LLM in Human Rights
kcerka_vjetra@yahoo.com
[1] Nisida Penitentiary web site
http://nisida.napoli.com/
[2] For more information check different documentary sources published and
circulated during the past months.
[3] For more information the documents of the decisions are published on the web
site www.osservazione.org .
[4] EveryOne Group,“Anti-gypsy sentiments out of control in Italy. The truth
about the kidnapping in Naples” 18/05/2008
[5] EveryOne Group,“Anti-gypsy sentiments out of control in Italy. The truth
about the kidnapping in Naples” 18/05/2008
[6] Lie to a public officer
[7] “Condannato a nove mesi per associazione a delinquere è un “collaboratore”
del Clan Sarno, come riferiscono Marco Imarisio del Corriere della Sera e Miguel
Mora de El Pais”. Immarisio M. e Mora M. in Ranaldi G., 30/11/2009,
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=3481; Mora M., "REPORTAJE:
XENOFOBIA EN ITALIA. Condenada a ser condenada"
[8] In Italia Dall’Estero: “O Cardinal è stato colui che ha afferrato la ragazza
mentre scappava sull’uscio di casa. È un personaggio molto conosciuto, un ‘uomo
d’onore’. Difficile pensare che qualcuno entri a rubare in casa sua, soprattutto
sua nipote”.
[9] See also Mora M. and , Comitato Spazio Pubblico di Napoli, Italia
Dall’Estero, Comune di Napoli official site.
FONTI:
Carmosino G., “Ponticelli Colpevole di Essere Rom in Clandestino” L’Espresso
online 30/11/2009
http://clandestino.carta.org/2009/11/27/ponticelli-colpevole-di-essere-rom/
Comitato Spazio Pubblico di Napoli “Giù La Maschera: cosa c’è dietro sgomberi e
caccia ai Rom di Ponticelli”
http://www.osservazione.org/comunicatistampa/gi%F9%20la%20maschera.pdf
EveryoneGroup “Caso Angelica V.: interrogazione parlamentare dei Radicali”
01/12/2009
http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/Entries/2009/12/1_Caso_Angelica_V.__interrogazione_parlamentare_dei_Radicali.html
EveryoneGroup “Report on the situation of the Roma people in Italy” 22/11/2008
http://www.everyonegroup.com/EveryOne/MainPage/Entries/2008/11/22_Report_on_the_situation_of_the_Roma_people_in_Italy.html
EveryoneGroup “Anti-gypsy sentiments out of control in Italy. The truth about
the kidnapping in Naples” 18/05/2008
http://www.everyonegroup.com/EveryOne/MainPage/Entries/2008/5/18_Anti-gypsy_sentiments_out_of_control_in_Italy._The_truth_about_the_kidnapping_in_Naples.html
Fittipaldi E., “Rom vuol dire criminale” L’Espresso 30/11/2009
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/rom-vuol-dire-criminale/2115931&ref=hpsp
Fittipaldi E., “Et Voila: La razza nella sentenza” L’Espresso blog
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/11/30/et-voila-la-razza-nella-sentenza/
Italia dall’Estero
http://italiadallestero.info/archives/3602
Mohacsi V. (MEP), European Parliament 20/05/2008
http://www.youtube.com/watch?gl=DE&hl=de&v=EOrfa1Np1lI
Mora M., “REPORTAJE: XENOFOBIA EN ITALIA.Condenada a ser condenada”
http://www.elpais.com/articulo/reportajes/Condenada/ser/condenada/elpepusocdmg/20090201elpdmgrep_1/Tes
MundiRomani “Lashi Vita” part I
http://www.mundiromani.com/roma_woman/?film[film][keyvalue]=42#film
MundiRomani “Lashi Vita” part II
http://www.mundiromani.com/roma_woman/?film[film][keyvalue]=38#film
OSCE Human rights body concerned about anti-Roma violence in Italy, Press
Release 16/05/2008 http://www.osce.org/item/31147.html
Pizzuti D., “I vespri napoletani di Ponticelli” 17/05/2008
http://www.osservazione.org/pizzuti.htm
Ranaldi G., “Angelica” 30/11/2009
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=3481
Sigona N., “L’ultimo nemico pubblico: I rom Romeni”
http://www.osservazione.org/emergenzaromromeni.htm
Soccorso Legale Napoli “Processi Brevi e Processi Sommari”, Comunicato Stampa
25/11/2009
in Osservazione
http://www.osservazione.org/napoli_angelika.htm
Soccorso Legale Comunicato 13/01/2009
http://www.osservazione.org/documenti/condanna_soccorsolegale.pdf
Sucardrom Blog, “Nisida Nisida così vicina così lontana” 16/05/2008
http://sucardrom.blogspot.com/2008/05/nisida-nisida-cos-vicina-cos-lontana.html
Sucardrom Blog, “Nisida Nisida così vicina così lontana” 23/03/2009
http://sucardrom.blogspot.com/2009/03/nisida-nisida-cosi-lontana-cosi-vicina.html
Sucardrom Blog, “Angelica ed il coraggio del dubbio” 30/03/2009
http://sucardrom.blogspot.com/2009/03/angelica-ed-il-coraggio-del-dubbio.html
Sucardrom Blog ,“Un giorno da dimenticare” 11/05/09
http://sucardrom.blogspot.com/2009/05/un-giorno-da-dimenticare.html
Vivaldi E., “Il Vento dell’Intolleranza”
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/vivaldi-it.html
Zoppoli G., “Dietro i roghi di Ponticelli la speculazione urbanistica''
http://www.osservazione.org/napoli_ponticelli.htm
Di Fabrizio (del 07/12/2009 @ 09:09:00, in Regole, visitato 1758 volte)
Segnalazione di Cristina Seynabou Sebastiani
(stranieriinitalia.it)
Chiarimento definitivo da parte del Viminale. “Non c’è obbligo di referto per il
reato di clandestinità”
Roma - 2 dicembre 2009 - Né i medici né il resto del personale possono
denunciare gli immigrati senza permesso di soggiorno che entrano in un pronto
soccorso, in un ospedale o in una altra struttura del servizio sanitario
nazionale.
È il ministero dell’Interno a dire la parola definitiva su una querelle che
rischiava di tenere i clandestini lontani dagli ospedali, mettendo al
rischio la salute di tutti. L’introduzione del reato di clandestinità, ribadisce
con una circolare, non ha eliminato il divieto di segnalazione nelle strutture
sanitarie previsto dal testo unico sull’immigrazione.
Il Viminale chiarisce che l’obbligo di referto da parte dei medici riguarda solo
i delitti per i quali si deve procedere d’ufficio e non scatta se espone il
paziente a un procedimento penale. L’obbligo di referto non può quindi essere
applicato al reato di clandestinità, che non è un delitto, ma una semplice
contravvenzione e che tra l’altro fa finire l’immigrato sotto processo.
Soddisfatta Medici Senza frontiere, che si era battuta contro l’abolizione del
divieto di segnalazione proposta dalla Lega Nord durante l’iter del ddl
sicurezza. “Ora non potranno esserci più ambiguità nell’interpretazione della
legge, i migranti irregolari possono farsi curare senza paura. È nell’interesse
generale - dice l’addetto stampa Gianluigi Lopes - evitare la marginalizzazione
sanitaria e favorire l’accesso alle cure di tutta la popolazione, come prevede
anche la Costituzione”
VareseNews
Un libro sui pregiudizi verso i popoli nomadi, costruito a partire da un viaggio in un campo rom. Con la prefazione di don Colmegna, presidente della Casa della Carità È in libreria Quel virus chiamato rom, libro-diario di Silvio Mengotto, edito dalla cooperativa culturale In dialogo di Milano, dove con parole e fotografie si racconta il lungo viaggio compiuto, giorno dopo giorno, in un campo rom alla periferia di Milano. Un giorno, parlando con una donna, l’autore del libro rimase colpito da una frase: «Noi continuiamo nel bene e nel male a parlare di rom, mentre abbiamo bisogno di parlare con i rom». Da questa intuizione nacque l’idea di scrivere un diario dell’esperienza vissuta accanto ai nomadi nell’arco di due anni, sino allo sgombero definitivo del campo, eseguito freddamente e senza una reale alternativa. Pagine scritte dal vivo, per sconfiggere il disagio e persino la paura della presenza degli zingari nelle nostre città. Pensieri, riflessioni, emozioni, dubbi, interviste che hanno memorizzato le relazioni significative, aprendo gli occhi del cuore su un mondo rom, ancora troppo sconosciuto. Un diario che si è trovato a costruire il ponte della relazione non per parlare dei rom, ma dopo aver parlato e comunicato con loro.
Scrive l’autore: «Tra i cinque sensi dell’uomo quello della vista esercita un’autorità che stordisce, molto più forte dell’udito. Quando si entra nel campo rom per vedere, per conoscere bene la situazione, occorre superare l’autorità esercitata da ciò che si vede subito, a prima vista, e aprire gli occhi ad un secondo sguardo. Guardare il campo rom significa tradurlo, decifrarlo, per “accogliere” ciò che si può vedere solo aprendo le ciglia del cuore. Non è solo un’esperienza fisica dei sensi, ma un vero esercizio di sapienza.»
Dice don Virginio Colmegna, fondatore e presidente della Casa della carità di Milano, nella prefazione al volume: «In questo mondo vi è tanto inferno… eppure il fatto che il Figlio dell’Uomo vi è stato ed ha portato proprio lì il germe del paradiso mi fa comprendere il valore dello stare in mezzo, non per assorbire il senso di morte, ma per ridare la speranza di attraversare, di lasciare alle spalle questo stare in mezzo, nella periferia di abbandono, per poter ripensare alla risurrezione scendendo ogni giorno negli inferi. […] Quando essere nati in un campo nomadi o essere rom diventa un’infamia che marchia il singolo a prescindere dalla sua storia personale, noi vediamo crescere uno strisciante razzismo. Dobbiamo, invece, far respirare la bellezza della giustizia fraterna, rifuggendo dall’orribile fraintendimento che colloca la proclamazione della legalità come difesa di sicurezza contro qualcuno, come via carica di mentalità espulsiva. Per questo stiamo nel mezzo promuovendo una legalità, soffocata nei tanti inferni, soprattutto laddove la diversità è presupposto di inferiorità».
2/12/2009
Di Fabrizio (del 06/12/2009 @ 09:01:30, in Europa, visitato 1619 volte)
Da
Czech_Roma. Per una volta, un
lieto fine
Ostrava, 2.12.2009, 14:02, (ROMEA) I dottori hanno rilasciato oggi Natálka
dall'ospedale, per continuare la degenza a casa. La bimba rom di due anni aveva
sofferto di severe ustioni come risultato di un attacco incendiario contro la
sua famiglia a Vítkov. Continuerà comunque ad andare regolarmente all'ospedale e
probabilmente dovrà subire ulteriori operazioni. Sconterà l'impatto del trauma
per il resto della vita.
"Il trattamento è stato molto impegnativo dal punto di vista medico. Nessun
altro infante di quell'età con ferite tanto estese era mai sopravvissuto prima
in questo paese." ha detto a ČTK Michal Kadlčík, rappresentante della
divisione del Centro Trattamento Ustioni dell'ospedale di Ostrava.
La madre di Natálka, Anna Siváková, non sa come ringraziare i dottori. "Dire
grazie non basta. E' troppo poco: le hanno salvato la vita. Vorrei dare loro un
abbraccio enorme," ha detto la giovane donna.
Oggi, dopo sei mesi di degenza in ospedale, la signora Siváková porterà sua
figlia a vivere nella nuova residenza di Budišova nad Budišovkou. La famiglia ha
ottenuto la casa con i soldi di una sottoscrizione pubblica. Le due sorelle e a
suo padre la stanno aspettando assieme agli altri parenti. "E' tanta la voglia
di rivedere Natálka che sono rimaste a casa da scuola," ha detto Siváková.
ROMEA, ČTK, translated by Gwendolyn Albert
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