Ricevo da Roberto Malini
Nella foto di Stefano Montesi: Sher Khan nel 1990 a Roma, all'epoca
dell'Ex Pantanella
Roma, 9 dicembre 2009. Ci avviciniamo a un Natale di disumanità e morte. Ci
si chiede che fine farebbero la Madonna e Giuseppe, se vivessero ai nostri
giorni, nella città del Papa, alla ricerca di un posto dove edificare una
baracchina per non morire di freddo e consentire al bambinello di nascere.
Mentre poche organizzazioni umanitarie si impegnano quotidianamente insieme
a cittadini solidali per evitare la morte di gruppi sociali emarginati e
indigenti - perseguitati da Istituzioni e autorità, che sono il funesto motore
di un'atroce tragedia umanitaria che colpisce Rom, migranti e senzatetto - il
freddo colpisce ancora, spietato come gli aguzzini. Il Gruppo EveryOne ha
ricevuto segnalazioni di interruzioni di gravidanza che hanno colpito giovani
donne di etnia Rom, causate dal rigore del clima e dalla precarietà della vita
all'addiaccio. Sono notizie di cui i media non si occupano, per non turbare gli
acquisti di fine anno: oggetti futili e cibi ipercalorici per le brave famiglie
bianche e italiche; ninnoli superflui per i loro bambini piagnucolosi,
viziatissimi e infagottati di panni da capo a piedi, come se vivessero al Polo
Nord. Stamattina il rifugiato Mohammad Muzaffar Alì, detto Sher Khan, è morto di
freddo a Roma, in piazza Vittorio. Sher Khan, travolto dall'intolleranza e
ridotto in miseria, era stato uno dei leader della comunità pachistana a Roma
fin dagli inizi degli anni 1990. Senza tetto, senza mezzi di sopravvivenza,
viveva all’ex museo della Carta sulla via Salaria, fino a quando il comune,
nello scorso settembre, ha fatto sgomberare l'edificio. E' l'ennesima vittima
dell'esclusione sociale e delle politiche razziali perpetrate da Istituzioni
centrali e locali in Italia, politiche che si abbattono anche contro gli
attivisti per i Diritti Umani. Solite frasi di circostanza da parte del sindaco
Gianni Alemanno: "Il piano freddo partirà come ogni anno e darà un ricovero a
tutti coloro che non hanno un luogo dove andare a dormire per proteggersi dal
freddo". E' una menzogna, perché i "clandestini" sono costretti a vivere e
morire nascosti, per evitare gli effetti della legge razziale nota come
"pacchetto sicurezza", mentre nessun ricovero è stato previsto dal comune (come
del resto dagli altri comuni italiani) per le famiglie Rom sgomberate da
insediamenti e ripari di fortuna.