Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località
Di Fabrizio (del 26/10/2009 @ 09:31:13, in casa, visitato 1559 volte)
CHESTER (REGNO UNITO) — Dove collocare i nuovi punti d’accoglienza per nomadi
e gitani? Con un’iniziativa alquanto inusuale la contea di Chester lo chiede
direttamente ai suoi cittadini. di Isabella Agostinelli -
redazione@viveremarche.it
Il CWAC (il consiglio cittadino di Chester e della contea del Chestershire) ha
commissionato i suoi enti locali uno studio interessante tutta l’area per
identificare i possibili siti dove accogliere al meglio i nomadi e i gitani.
Infatti, l’ente britannico che si occupa delle strategie del territorio, ha
richiesto alla contea di Chester di individuare almeno 45 siti permanenti e
altri 10 transitori dove accogliere queste persone entro il 2016.
Ma il CWAC ha dichiarato che nella contea esistono già 59 siti permanenti per
l’accoglienza dei nomadi e che in realtà, dai dati emersi dalle associazioni che
tutelano queste categorie di persone, ci sia bisogno di un numero assai
inferiore di nuove aree. Il capo esecutivo della CWAT, Herbert Manley ha detto a
proposito: “Pur criticando la decisione del governo, condividiamo l’idea di
dover fornire più aree per i nomadi e i gitani”.
“Infatti” – ha aggiunto il signor Manley – “l’avere dei siti permanenti, da
delle sicurezze a tutti, sia ai nomadi che ai cittadini. L’assenza di siti
autorizzati favorisce sicuramente l’occupazione illecita di zone cittadine e
campali”.
Ora la parola passa ai cittadini, che entro il 13 novembre dovranno dare la loro
opinione e aiutare la propria contea a prendere un'importante decisione.
Tutti i dati, le citazioni e le informazioni sono state prese dall’articolo
”Cheshire residents asked to suggest locations for Gypsy and Traveller camps” di
Claire Devine, Chester Chronicle, 22/10/2009.
"I politici hanno paura di far uscire i rom dal ghetto"
Ricerca dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra) sulla questione
abitativa. L’opinione che circola tra gli addetti ai lavori è che anche in
presenza di volontà politica da parte delle autorità nazionale i problemi sono a
livello locale
BRUXELLES – La responsabilità principale nell’attuare politiche abitative a
favore dei rom risiede nelle mani delle autorità locali e nazionali, che
spesso però non hanno (o preferiscono non avere) un’idea precisa sulla gravità e
la dimensione del problema. Questa è l’opinione che circola tra gli addetti ai
lavori della Tavola rotonda organizzata a Bruxelles dall’Agenzia europea per i
diritti fondamentali (Fra) sulla questione dell’abitazione per la minoranza rom,
in concomitanza con il lancio del relativo rapporto della Fra.
I governi spesso non hanno la volontà politica di misurare il problema della
difficile situazione abitativa dei rom per evitare di essere chiamati ad agire,
come spiega Tara Bedard dell’European Roma Rights Centre (Errc). Ma anche in
presenza di volontà politica da parte delle autorità nazionali, sottolinea
Anastasia Crickley, presidente della Fra, "a volta vi sono problemi a livello
locale": le autorità e i politici del posto non vogliono prendersi carico di
fare uscire i rom dal ghetto per paura di ripercussioni da parte dell’opinione
pubblica. Questi ostacoli, ricorda Crickley, rendono più difficile attuare i
progetti finanziati coi fondi strutturali europei.
Questi ultimi vengono considerati, dal punto di vista dell’Unione europea, come
il mezzo finora più efficace e pratico per risolvere le situazioni di
segregazione e degrado in cui vivono i rom in tutti i Ventisette. "Però finora
non c’è stata alcuna valutazione se questi soldi sono stati spesi bene, e per
capirlo dovremmo chiederlo ai rom stessi, destinatari ultimi dei fondi", fa
notare Ioannis Dimitrakoupolu, responsabile del rapporto sull’abitazione della
Fra. Inoltre i fondi strutturali dedicati all’abitazione sono sottoposti a
limitazioni nell’uso, che (fatte salve alcune eccezioni) riguarda i paesi di
nuova adesione. Proprio in questi giorni Parlamento europeo e Consiglio (che
rappresentata i governi dei 27) stanno cercando le vie legali per sbloccare
questi fondi a favore dei rom in tutta l’Ue. (mm)
Casa: per i rom in Ue l'accesso è un percorso ad ostacoli
Pesano discriminazioni e ingiustizie, e spesso il tentativo si conclude con
una vita passata in un ghetto. Lo evidenzia una ricerca effettuata dall’Agenzia
europea per i diritti fondamentali (Fra). Chiesti maggiori sforzi a governi e
autorità locali
BRUXELLES – Una ricerca effettuata dall’Agenzia europea per i diritti
fondamentali (Fra) dimostra con basi scientifiche ciò che tutti i rom già sanno
per averlo sperimentato sulla propria pelle: per loro l’accesso all’abitazione è
un percorso a ostacoli fatto di discriminazioni e ingiustizie, e che molto
spesso si conclude con una vita passata segregati in un ghetto. Questi ostacoli
si pongono non solo per entrare in possesso o in affitto di un alloggio privato,
ma anche nell’ambito dell’assegnazione di alloggi sociali pubblici.
Secondo la Fra, gli Stati membri dell’Ue e le autorità locali dovrebbero
applicare la legislazione vigente in materia di lotta contro la discriminazione
e mettere in pratica le politiche per l’integrazione dei Rom, intensificando gli
sforzi per migliorare l’informazione dei rom sui loro diritti e coinvolgendoli
nella programmazione e messa in opera delle politiche abitative.
Secondo il direttore dell’Agenzia, Morten Kjaerum, "la relazione dimostra che
molte autorità regionali e locali nell’Ue sono restie ad adottare e attuare
appropriate politiche abitative per i rom. Occorre che le autorità agiscano con
urgenza, in quanto condizioni di alloggio mediocri e la segregazione
residenziale hanno un impatto negativo sull’istruzione, l’occupazione e la
salute dei rom. Ad esempio, abitare in luoghi segregati rende difficile sia
l’accesso dei bambini Rom alle scuole sia cercare e ottenere un impiego per rom
e travellers (i ‘viaggianti’ di Regno Unito e Irlanda, Ndr)".
La maggior parte dei rom vive in insediamenti non ufficiali privi delle
infrastrutture di base, spesso in abitazioni difficilmente abitabili, senza
prospettive di regolarizzare le proprie case e di migliorarne la qualità. Molto
spesso le zone adibite per gli alloggi dei rom forniscono un accesso
estremamente difficile ai servizi pubblici, ai trasporti, all’occupazione e
all’istruzione, e mancano di un’inadeguata erogazione di acqua, energia
elettrica o gas. Ciò porta ad elevati tassi di segregazione, talvolta proprio in
seguito a deliberate scelte politiche.
Capita poi che i rom vengano sfrattati senza ragione valida anche dagli alloggi
sociali, pur pagando regolarmente l’affitto. Sovente gli sfratti avvengono senza
preavviso e con uso di violenza da parte della polizia, accompagnata dalla
distruzione dei beni personali. Inoltre in molti casi le autorità non forniscono
alloggi alternativi o un adeguato indennizzo per l’esproprio.
Il problema è esacerbato dal fatto che non vengono rispettate le leggi vigenti
contro le discriminazioni razziali, o che i rom stessi non sono a conoscenza di
queste disposizioni volte a proteggerli: ciò avviene in media nel 70% dei casi.
Tra i rom a conoscenza di queste leggi però solo il 41% sa come e a chi sporgere
denuncia. Di conseguenza, il numero di denunce ufficiali resta molto basso.
Secondo la Fra, gli Stati membri devono adottare misure positive, in particolare
a favore di condizioni abitative accettabili. Inoltre è necessaria una raccolta
regolare di dati disaggregati da un punto di vista etnico in merito alla
situazione degli alloggi dei rom. Per la Fra anche l’Europa deve fare la propria
parte: la Commissione Europea dovrebbe garantire un collegamento dei fondi
strutturali con l’attuazione di programmi di pari opportunità e di non
segregazione negli alloggi. Minimo comun denominatore a queste iniziative deve
comunque rimanere un’attiva partecipazione dei rom nella programmazione,
nell’attuazione e nell’esame delle politiche abitative. (mm)
Di Fabrizio (del 25/10/2009 @ 09:19:59, in Italia, visitato 1436 volte)
Segnalazione di Marco Brazzoduro
Si svolgerà a Bari nei giorni 29, 30 e 31 ottobre, presso il Fortino di S.
Antonio, il Convegno Nazionale "Nevo Drom: la Nuova Strada" , promosso dalla
Coop. Soc. Progetto Città in collaborazione con la Coop. Artezian (composta da
lavoratori residenti nella comunità rom del quartiere Japigia), e dalle
Associazioni "Vox Popoli" e "Cedam".
La finalità del Convegno è contribuire a promuovere modalità positive di
relazione e comprensione reciproca fra Rom, Sinti (immigrati e autoctoni) ed il
resto della società civile, scalfendo il blocco di pregiudizi e stereotipi che
grava su tale relazione, e stimolando le stesse comunità Rom e Sinti a superare
una tradizionale tendenza all’individualismo per unire le forze a livello sia
locale che nazionale e internazionale.
Il programma del Convegno prevede relazioni, interventi e approfondimenti
tematici nel corso delle tre giornate da parte di esponenti delle istituzioni,
intellettuali locali, nazionali ed internazionali, personalità di etnia romanì.
Partecipano tra gli altri l’antropologa Annamaria Rivera, il presidente delle
Federazione Rom e Sinti Insieme Radames Gabrielli, il presidente
dell’associazione "Them Romanò" Vladimiro Torre, la poetessa rom rumena Luminita
Cioba e attraverso una videocomunicazione l’attore e regista Moni Ovadia.
A latere del Convegno, letture di poesie, la mostra "Misto Avilan – Benvenuti !"
realizzata con il coinvolgimento dei ragazzi del campo rom del quartiere Japigia
di Bari e il concerto di musica romanì dell’Alexian Group diretto da Santino
Spinelli.
La manifestazione si concluderà sabato sera con la festa "Io sto con i Rom" nel
Villaggio Rom sito nel q.re Japigia. Immagini, musica, danza, gastronomia,
cultura fino a tarda notte.
L’iniziativa, è sostenuta dall’Assessorato al Mediterraneo e quello al Turismo
della Regione Puglia e patrocinata anche dall’Assessorato all’Accoglienza del
Comune di Bari, dall’Università di Bari (Dipartimento Scienze Pedagogiche e
Didattiche) e dalla Federazione Chiese Evangeliche di Puglia e Lucania.
Una presentazione in PowerPoint inviatami da Marco
Brazzoduro, mi ha ricordato una piccola notizia apparsa un po' di tempo fa.
Provo a riassumerla:
Una fredda mattina del gennaio scorso, a Washington DC, un musicista di
strada si è piazzato all'ingresso di una stazione della metropolitana. Ha
suonato per circa 45', alle 8 di mattina, ora di punta: Bach, l'Ave Maria di
Schubert, Manuel Ponce, Massenet ed ancora Bach.
Presa dalla fretta e dall'indifferenza, pochissima gente s'è fermata ad
ascoltare. Chi gli ha prestato la maggior attenzione è stato un bambino di tre
anni, nonostante le insistenze della madre che voleva andarsene; anche quando
lei è riuscita ad ripartire tirandosi dietro il figlio, questi ha continuato a
girarsi verso il musicista.
Il musicista misterioso era Joshua Bell, uno dei migliori violinisti del
mondo, che affrontava alcune delle partiture più complesse mai scritte, con uno
Stradivari del 1713, del valore di 3,5 milioni dollari.
In tutto ha raccolto 32 dollari, nessuno l'ha applaudito. Tra le migliaia di
persone lì transitate, una sola l'ha riconosciuto.
Due giorni dopo, una sua esibizione al teatro di Boston, con i biglietti
venduti a 100 dollari l'uno, registrava il tutto esaurito.
L'evento in incognito presso la metropolitana, è stato organizzato dal
Washington Post, per un'inchiesta. Le domande erano:
in un ambiente comune, ad un'ora inappropriata, possiamo percepire la
bellezza?
ci fermiamo ad apprezzarla?
possiamo riconoscere il talento in un contesto inatteso?
Una delle possibili conclusioni di questa esperienza potrebbe essere: Se
non abbiamo il tempo di fermarci e di ascoltare uno dei migliori musicisti al
mondo, che suona tra le più belle partiture mai composte, a quante altre cose
altrettanto eccezionali passiamo accanto senza accorgercene?
Di Fabrizio (del 24/10/2009 @ 09:40:43, in scuola, visitato 1503 volte)
Esiste un mondo meno visibile, meno chiacchierato, probabilmente anche meno
esteso, nel grande calderone della scolarizzazione dei minori rom che risiedono
nel Comune di Roma.
Questo mondo è fatto di madri e padri che colgono nel senso più pieno il valore
aggiunto, educativo e sociale, che la scuola rappresenta per i loro figli. Madri
e padri che, certamente sostenuti da amici e volontari ma in maniera del tutto
autonoma e responsabile, si prendono carico essi stessi della scolarizzazione
dei propri ragazzi.
Questo mondo è fatto di donne che con enorme difficoltà e altrettanta dignità
cercano di curare, per quanto sia possibile in quelli che vengono definiti
"insediamenti abusivi", l'igiene dei figli per renderli più "simili" ai loro
coetanei, sforzandosi per questo di dar loro il vestito alla moda o un mp3
funzionante "come ce l'hanno tutti".
Questo mondo è fatto di bambini che con difficoltà ma anche grande entusiasmo la
mattina si preparano per andare a scuola, al freddo o nella polvere, tra
l'urgenza di rimediare un quaderno e la necessità di racimolare alcuni spicci
per la merenda.
Nessun pulmino all'orizzonte. Nessun operatore sociale dell'associazione di
turno a cercare di convincerli o a chiedere il certificato medico per la
riammissione dopo troppi giorni di assenza. Nessun sostegno da parte di chi
questi sforzi encomiabili dovrebbe incentivarli e premiarli.
L'aiuto a queste persone, anzi il riconoscimento pieno ed il rispetto del
diritto all'istruzione di tutti i bambini e ragazzi non viene garantito da
nessuna parte. Un progetto che favorisca interventi di sostegno e stimolo alle
responsabilità genitoriali – che questi genitori si assumono in pieno almeno per
quanto riguarda l'aspetto educativo/scolastico – non esiste, o per lo meno non
li riguarda.
Eppure nel bando di gara d'appalto per affidare il servizio di scolarizzazione
dei minori rom tra i criteri di valutazione dell'offerta compare la
"responsabilizzazione adulti appartenenti alle comunità rom". Ma intorno a
queste famiglie si crea il vuoto istituzionale. Le associazioni non sono
autorizzate ad agevolare queste realtà, non possono assistere (se non a titolo
personale) i genitori nell'iscrizione scolastica, i pulmini che raccolgono gli
alunni rom dei vicini campi autorizzati non possono accompagnare i loro bambini,
neanche se frequentano le stesse scuole.
Ultima dichiarazione ufficiale circa il loro status di alunni e genitori di
serie B, la circolare n. QM 22484 del 7 luglio del 2009 la quale obbligava i
genitori degli alunni regolarmente iscritti a presentare la documentazione ISEE
al fine di ottenere i buoni didattici e i buoni libro. Ovviamente molte delle
famiglie che vivono in questi campi non autorizzati sono sprovviste di documenti
di identità, indispensabili per la riscossione di questo beneficio minimo ma
preziosissimo concesso ai nuclei familiari che versano in situazioni di disagio
economico. Pertanto questi agognati buoni abbiamo dovuto toglierceli dalla
testa...Fino al giorno in cui tale circolare non viene rettificata, per cui la
IV Unità Organizzativa Ufficio Progetti Speciali e Intercultura del Dipartimento
XI per le Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma, in relazione
alla sopracitata precedente circolare, stabilisce che per quelle "famiglie rom
provenienti dalla ex Jugoslavia impossibilitate a presentare la documentazione
ISEE in quanto sprovviste di documenti di identità ma autorizzati alla
permanenza dal Comune di Roma nei campi autorizzati e regolarmente censiti
[…] gli Enti convenzionati presenteranno una dichiarazione di nullatenenza
grazie alla quale potranno ritirare dalle scuole i relativi buoni".
Da cittadini attenti, siamo molto lieti di registrare questo enorme passo avanti
compiuto dalle nostre istituzioni sulla strada della democrazia per tutti. Ma ci
troviamo purtroppo costretti a denunciare per l'ennesima volta che tra questi
tutti non è compreso il mondo fatto di padri, madri e bambini il cui status di
irregolari non toglie (per fortuna) l'obbligo scolastico per i minori in età
scolare ma solo il diritto concreto ad un'istruzione di serie A.
Questo mondo però a noi piace, è un mondo più reale, per molti aspetti più
responsabile, un mondo in cui le difficoltà non cancellano la necessità di
essere dei genitori attenti che scelgono di intraprendere un percorso di
emancipazione ed autonomia, e accanto a questo mondo vogliamo continuare a
lottare per il riconoscimento pieno dei diritti di tutti.
Di Fabrizio (del 23/10/2009 @ 09:40:19, in Italia, visitato 1740 volte)
Milano, 20 ottobre 2009
Cari amiche e amici,
Appello Per tutti
La Nazionale Italiana di Homeless lancia un appello per aiutare tre
rappresentanti della nazionale Italiana.
40 giorni dopo il mondiale di Milano i nostri campioni stanno morendo di freddo
e fame con le loro famiglie. Dopo 40 giorni l'orgoglio di indossare la maglia
italiana si trasforma nella morte.
Vergogna Italia!!!
Vergogna Moratti!!!!
Vergogna FIGC e LND!!!!!
Vergogna a tutti quanti non hanno mantenuto promesse!!!
Vergogna Milano MY LAND e HWC!!!!
Adesso bisogna aiutare tutti e alla nostra Associazione Nuova Multietnica ONLUS
senza mezzi non riusciamo a fare niente.
Bisogni Urgenti della Tendopoli Milanese:
Coperte e Vestiti Caldi per Bambini 0-10 anni.
Latte in polvere per Bambini
Generatore di corrente.
Pasti caldi.
Una CASA e Lavoro
Info:
Tendopoli Milanese - Florian - 3298990762
Nuova Multietnica ONLUS - Nicolae – 3291872594
Vi ricordo inoltre che se volete sostenerci ed aiutare a realizzare i sogni di
tanti senza fissa dimora potete farlo attraverso un versamento alle seguenti
coordinate bancarie:
Associazione Sportiva e Culturale Nuova MultiEtnica (ONLUS)
Via Bellezza 16/a – Milano
Codice Fiscale – 97309030159
Purtroppo al nostro appello hanno risposto poche forze... Forse perché è stato
mandato da una Associazione MultiEtnica?
O perché stiamo diventati poveri e abbiamo bisogno del sostegno di tutti?
2009 Milano città fredda tre Famiglie di circa 20 persone con bambini piccoli
stanno affrontando inverno in tenda come queste famiglie sono tante altre.
L'Aquila 20 mila sfollati.
Aiutiamoli!!!!
Prego a Dio che questo inverno non sarà freddo
Sabato dalle 15.00 alle 18.00
Domenica dalle 14.00 alle 16.00
Presso Arci Bellezza
Via Bellezza 16/a Milano
Raccoglieremo tutte offerte:
Info: - Nico – 3291872594
Coperte e vestite Caldi per bambini da 0-10 anni
Latte e latte in polvere più prodotti alimentari confezionati.
chiederemo una piccola offerta per comprare un generatore di corrente Urgente!
Chiediamo anche indirizzi del palazzi, scuole, ditte, i.t.p. ...... per
occupare.
Ospitalità nelle comunità benvista.
21 ottobre 2009, BERLINO (JTA) - Circa 70.000 reclami dei sopravvissuti
all'Olocausto, rifiutati dalla Sicurezza Sociale Tedesca, stanno per essere
riaperti.
Un gruppo di controllo stabilito dalla Conferenza sui Reclami e dal Ministero
del Lavoro e degli Affari Sociali tedesco controllerà i reclami rigettati sin
dal 2002, con il reclamo più vecchio processato per primo, secondo quanto
dichiarato martedì dalla Conferenza sui Reclami.
La ri-valutazione segue ad anni di pressioni e tre decisioni del tribunale
quest'estate, che liberalizzavano i criteri di pagamento per la legge del 2002
sulle "pensioni del ghetto", che si applica ai sopravvissuti ai ghetti
occupati od incorporati dai nazisti per il "lavoro volontario e remunerato".
La Conferenza sui Reclami, che non processa o amministra i reclami, si è
unita ad altre organizzazioni dei sopravvissuti, per chiedere dei cambiamenti,
dato che "l'interpretazione inconsistente o eccessivamente letterale dei criteri
di eleggibilità da parte delle autorità tedesche, portava ad un esteso diniego
dei reclami."
Da ora in poi, il tipo di pagamento ricevuto per il lavoro nei ghetti -
denaro, cibo o vestiti - non sarà più un fattore decisivo, anche se la
remunerazione non è stata fornita direttamente al richiedente. Inoltre, verranno
coperti anche i ghetti in Transnistria.
Soltanto quanti già ricevono una pensione possono ricorrere in forma scritta
se ritengono di doverla aggiornare.
Di Fabrizio (del 22/10/2009 @ 09:46:36, in casa, visitato 1663 volte)
SEMINARIO DI LAVORO Un approccio integrato all'inclusione socio-abitativa
delle comunità zigane
28 ottobre 2009 ore 14.30
Aula Magna Collegio Santa Caterina da Siena - via S. Martino 17/A PAVIA
PROGRAMMA 14.30 Saluto delle autorità
14.55 Proiezione VIDEO
15.00 Andrea Membretti e Simona Riboni: I Sinti abitano Pavia:
verso il superamento sociale ed urbanistico dei campi nomadi
15.30 Buone pratiche per l'integrazione socio-abitativa delle comunità zigane Stefano Petrolini: Dalla roulotte alla casa in muratura: il casodi Trento Renata Paolucci: Le micro-aree insediative: il caso di Padova
16.00 Intervento del Prefetto Mario Ciclosi
16.20 Break
16.40 Tavola Rotonda, modera Andrea Membretti, partecipano: Pier Sandro Assanelli, Roberto De Lotto, Armando De Salvatore, don Franco
Tassone, Tommaso Vitale
17.30 Dibattito guidato, modera Tommaso Vitale. Sono invitati ad
intervenire: Opera Nomadi di Voghera, Comunità di S. Egidio, Associazione ApertaMente di
Buccinasco
18.00 Conclusione lavori, Ferdinando Buffoni, Prefetto di Pavia
Ad un decennio dal conflitto armato nei Balcani, la Germania sta pianificando
il rimpatrio di migliaia di rifugiati provenienti dalla regione, la maggior
parte di origine rom, una decisione definita dai critici come "mostruosa",
mentre il Governo ha difeso questa misura affermando che la situazione nella
regione è già stabile, secondo i responsabili tedeschi.
Ci sono circa 14.000 rifugiati in Germania provenienti dal Kosovo, e 10.000
di loro sono di questo gruppo etnico. Non è mai stato regolato lo status legale
della maggior parte di questi rifugiati.
Così, il Ministero degli Interni progetta di trattare 2.500 casi di rimpatrio
due volte all'anno, per essere sicuro che il Kosovo non risulti
sovraccaricato da un influsso repentino dei ritorni. L'anno scorso, almeno 900
kosovari sono tornati nella regione, mentre già si sta provvedendo a programmi
simili per i rifugiati dalla Bosnia, secondo quanto riporta il giornale tedesco
"Süddeutsche Zeitung".
In aggiunta, la Germania pagherà 750 euro a chiunque farà ritorno e coprirà
le spese di viaggio, informa il giornale "Russia Today", che informa come le
autorità abbiano promesso di mantenere una "ragionevole composizione etnica" tra
loro.
Il Ministero degli Interni della Germania ha detto che l'accordo di rimpatrio
verrà firmato a settimane, ed un suo portavoce, Stefan Paris, ha dichiarato a
Berlino che l'accordo sarà in linea con la legislazione internazionale, perché
trattando la questione dei rifugiati siano considerati tutti gli aspetti
umanitari.
Una volta firmato, l'accordo sancirà che il Kosovo, di principio, accetterà
tutte le persone che abbiano documenti d'identità della regione o che
antecedentemente abbiano vissuto sul suo territorio.
Nel contempo, la deputata del partito di sinistra "Die Linke", Ulla Jelpke,
ha definito il progetto come "mostruoso", dato che i deportati avranno di fronte
a sé "la povertà assoluta" ed "un'alienazione giornaliera" dalla maggioranza
albanese nel Kosovo.
Inoltre, il gruppo per i diritti umani Chachipe, focalizzato su questa etnia,
ha condannato il processo di rimpatrio, affermando che il governo tedesco è
stato molto ottimista nel descrivere la situazione in Kosovo. "I Rom sono stati
espulsi dal Kosovo e, in dieci anni, la comunità internazionale non è stata
capace di creare le condizioni per un ritorno in forma sicura", ha indicato il
gruppo.
"I loro interessi sono stati sacrificati e abbandonati nel tentativo di
pacificare gli antagonismi tra albanesi e serbi del Kosovo e ora, si chiede il
loro ritorno perché la comunità internazionale possa dire che il Kosovo si è
convertito in un posto multietnico che merita essere un paese indipendente", ha
affermato il gruppo.
Nel frattempo, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
(ACNUR), dopo aver visitato la regione all'inizio di quest'anno, ha detto che il
Kosovo è ancora suscettibile alle tensioni etniche e che le condizioni per
vivere nella zona sono molto povere. L'agenzia ha raccomandato che i rifugiati
tornino solamente in forma volontaria.
Di Sucar Drom (del 20/10/2009 @ 09:13:13, in Italia, visitato 1885 volte)
L'Assessorato alle Politiche Sociali e Sanitarie
della Provincia di Mantova, l'associazione Politkovskaja e l'Istituto di Cultura
Sinta vi invitano all'evento
Sul filo della parola, invito all'ascolto della storia rom e sinta
venerdì 23 ottobre 2009 alle ore 21.00- Mantova, Palazzo del
Plenipotenziario, piazza Sordello n. 43
L’assenza di un’informazione obiettiva e di una conoscenza culturale
approfondita sono alla base dell’angoscia securitaria degli ultimi tempi, che si
concretizza in una cieca riproduzione del ciclo della paura e ci priva della
ricchezza dell’incontro con l’altro. Vorremmo provare ad invertire questa
tendenza, dando vita ad un incontro pubblico in cui costruire un percorso di
senso sulla storia rom e sinta, in cui la dimensione locale e nazionale si
unisca a quella globale.
Introduce: Fausto Banzi, Assessore provinciale di Mantova
Intervengono:
- Paul Polansky, Antropologo americano che ha da molto tempo dedicato il
suo impegno alle popolazioni Rom dell’Europa Orientale.
- Elena Borghi e Stefano Liuzzo, Ricercatori dell’Istituto di
Cultura Sinta.
Coordina: Andrea Negrini, Associazione Politkovskaja.
Istituto di Cultura Sinta -
http://sucardrom.blogspot.com/
L’Istituto di Cultura Sinta è fondato a Mantova dall’Associazione Sucar Drom,
per far conoscere, valorizzare e tutelare le culture rom, sinte, romanichals,
manouche e kalè.
Basato sui principi dell’interazione e dell’attiva collaborazione tra gli
appartenenti alle diverse culture, l’ICS svolge le funzioni di un centro di
documentazione, aperto a tutte le persone interessate a questi temi, e promuove
progetti ed iniziative culturali, quali pubblicazioni, convegni, rassegne ed
approfondimenti.
Associazione Politkovskaja -
http://www.associazionepolitkovskaja.eu
L’Associazione Anna Politkovskaja è nata a Mantova nel 2007, per dare sostegno
alla battaglia intrapresa dalla giornalista russa assassinata a Mosca il 7
ottobre 2006, che ha sempre lavorato con coraggio per dare un'informazione
oggettiva ed indipendente in merito al conflitto russo-ceceno.
Scopo dell'associazione è quello di intervenire sui processi di informazione,
utilizzando tutti gli strumenti disponibili (incontri, dibattiti, proiezioni di
filmati, mostre…) per sensibilizzare e mobilitare l'opinione pubblica alla
difesa dei diritti umani, alla promozione dei diritti civili e alla costruzione
di percorsi di pace.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
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