L'isola che c'è
Di Fabrizio (del 24/10/2009 @ 09:40:43, in scuola, visitato 1495 volte)
Esiste un mondo meno visibile, meno chiacchierato, probabilmente anche meno
esteso, nel grande calderone della scolarizzazione dei minori rom che risiedono
nel Comune di Roma.
Questo mondo è fatto di madri e padri che colgono nel senso più pieno il valore
aggiunto, educativo e sociale, che la scuola rappresenta per i loro figli. Madri
e padri che, certamente sostenuti da amici e volontari ma in maniera del tutto
autonoma e responsabile, si prendono carico essi stessi della scolarizzazione
dei propri ragazzi.
Questo mondo è fatto di donne che con enorme difficoltà e altrettanta dignità
cercano di curare, per quanto sia possibile in quelli che vengono definiti
"insediamenti abusivi", l'igiene dei figli per renderli più "simili" ai loro
coetanei, sforzandosi per questo di dar loro il vestito alla moda o un mp3
funzionante "come ce l'hanno tutti".
Questo mondo è fatto di bambini che con difficoltà ma anche grande entusiasmo la
mattina si preparano per andare a scuola, al freddo o nella polvere, tra
l'urgenza di rimediare un quaderno e la necessità di racimolare alcuni spicci
per la merenda.
Nessun pulmino all'orizzonte. Nessun operatore sociale dell'associazione di
turno a cercare di convincerli o a chiedere il certificato medico per la
riammissione dopo troppi giorni di assenza. Nessun sostegno da parte di chi
questi sforzi encomiabili dovrebbe incentivarli e premiarli.
L'aiuto a queste persone, anzi il riconoscimento pieno ed il rispetto del
diritto all'istruzione di tutti i bambini e ragazzi non viene garantito da
nessuna parte. Un progetto che favorisca interventi di sostegno e stimolo alle
responsabilità genitoriali – che questi genitori si assumono in pieno almeno per
quanto riguarda l'aspetto educativo/scolastico – non esiste, o per lo meno non
li riguarda.
Eppure nel bando di gara d'appalto per affidare il servizio di scolarizzazione
dei minori rom tra i criteri di valutazione dell'offerta compare la
"responsabilizzazione adulti appartenenti alle comunità rom". Ma intorno a
queste famiglie si crea il vuoto istituzionale. Le associazioni non sono
autorizzate ad agevolare queste realtà, non possono assistere (se non a titolo
personale) i genitori nell'iscrizione scolastica, i pulmini che raccolgono gli
alunni rom dei vicini campi autorizzati non possono accompagnare i loro bambini,
neanche se frequentano le stesse scuole.
Ultima dichiarazione ufficiale circa il loro status di alunni e genitori di
serie B, la circolare n. QM 22484 del 7 luglio del 2009 la quale obbligava i
genitori degli alunni regolarmente iscritti a presentare la documentazione ISEE
al fine di ottenere i buoni didattici e i buoni libro. Ovviamente molte delle
famiglie che vivono in questi campi non autorizzati sono sprovviste di documenti
di identità, indispensabili per la riscossione di questo beneficio minimo ma
preziosissimo concesso ai nuclei familiari che versano in situazioni di disagio
economico. Pertanto questi agognati buoni abbiamo dovuto toglierceli dalla
testa...Fino al giorno in cui tale circolare non viene rettificata, per cui la
IV Unità Organizzativa Ufficio Progetti Speciali e Intercultura del Dipartimento
XI per le Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma, in relazione
alla sopracitata precedente circolare, stabilisce che per quelle "famiglie rom
provenienti dalla ex Jugoslavia impossibilitate a presentare la documentazione
ISEE in quanto sprovviste di documenti di identità ma autorizzati alla
permanenza dal Comune di Roma nei campi autorizzati e regolarmente censiti
[…] gli Enti convenzionati presenteranno una dichiarazione di nullatenenza
grazie alla quale potranno ritirare dalle scuole i relativi buoni".
Da cittadini attenti, siamo molto lieti di registrare questo enorme passo avanti
compiuto dalle nostre istituzioni sulla strada della democrazia per tutti. Ma ci
troviamo purtroppo costretti a denunciare per l'ennesima volta che tra questi
tutti non è compreso il mondo fatto di padri, madri e bambini il cui status di
irregolari non toglie (per fortuna) l'obbligo scolastico per i minori in età
scolare ma solo il diritto concreto ad un'istruzione di serie A.
Questo mondo però a noi piace, è un mondo più reale, per molti aspetti più
responsabile, un mondo in cui le difficoltà non cancellano la necessità di
essere dei genitori attenti che scelgono di intraprendere un percorso di
emancipazione ed autonomia, e accanto a questo mondo vogliamo continuare a
lottare per il riconoscimento pieno dei diritti di tutti.
Una scuolina per crescere - ARPJ Tetto ONLUS
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