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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 26/08/2009 @ 09:49:06, in Europa, visitato 1927 volte)

Segnalazione di Giancarlo Ranaldi

da Finanzainchiaro.it

William Blacker (foto Romania Libera)

Innamorato di una zingara e di una campagna che gli ricorda i romanzi del diciannovesimo secolo, lo scrittore e giornalista britannico William Blacker passa metà dell'anno tra i contadini della Transilvania. Ritratto di un uomo a cavallo tra due mondi.

In un villaggio della Transilvania, vicino a Sighisoara, la gente si riunisce ogni sera nella sola osteria del posto, in attesa del ritorno del bestiame al pascolo. Una maggioranza di romeni, qualche sassone e diversi zingari si rilassano seduti su cassette vuote di birra. Qualche giovane zingaro balla su una melodia lontana. Improvvisamente i bambini smettono di giocare e corrono verso un uomo che si avvicina in bicicletta: "Signor Uigliammm, signor Uigliammm!" L'uomo, che porta un cappello bianco e occhiali rotondi, sorride ai bimbi. Gli abitanti del posto dicono sottovoce: "L'inglese è tornato per vedere la sua zingara". Il nome del nuovo arrivato è William Blacker, nato 46 anni fa in qualche parte dell'Inghilterra meridionale e trapiantato in Transilvania, dov'è arrivato per caso. Vive qui da nove anni e ha un bambino di 3 anni è mezzo, frutto di una storia d'amore con una giovane zingara del villaggio.

Da molto tempo quest'uomo è diventato parte integrante del posto. Un giorno della sua vita in campagna non assomiglia affatto a quella dei suoi amici in Inghilterra: lavora i campi tra gli zingari, taglia l'erba con la falce, ripara i muri di calce delle vecchie case sassoni e la sera gioca a scacchi con i vecchi del villaggio. A volte Blacker fa visita alla sua ex ragazza, Marishka, la piccola zingara per la quale si è trasferito qui: "Al ritorno da un viaggio in Inghilterra l'ho trovata incinta. All'inizio non pensavo di essere io il padre, ma come vede ci assomigliamo come due gocce d'acqua", dice William, e abbraccia Costantin, che ha ereditato il suo sorriso e i suoi occhi blu. Il piccolo vive con la madre insieme alla sua famiglia di zingari musicisti, a pochi minuti dalla casa di Blacker.

Da Berlino a Satu Mare

"Ho messo per la prima volta piede in Romania pochi giorno dopo la rivoluzione del dicembre 1989. Avevo lasciato l'Inghilterra con l'intenzione di visitare Berlino, il Muro era appena caduto", racconta l'inglese. Le notizie in televisione sulla rivoluzione romena e la lettura di alcuni articoli sulla bellezza dei monasteri locali lo hanno spinto più a est. Così è passato per la Cecoslovacchia e l'Ungheria ed è entrato in Romania; ha dormito a Satu Mare in un albergo senza elettricità. Il giorno dopo è rimasto a bocca aperta: "Nella piazza centrale della città c'erano solo cavalli e carretti. Ho pensato che il mondo dovrebbe assomigliare a qualcosa del genere". Blacker aveva già visto l'India e diversi paesi dell'America latina, ma la Romania lo ha affascinato più di qualunque altro posto. "Avevo letto i romanzi di Thomas Hardy e Tolstoj e quando sono arrivato in Romania mi sono detto: 'Incredibile, adesso posso vedere con i miei occhi le cose che descrivevano'".

Nel 1996 Blacker, non volendo più solo limitarsi a vedere la vita di questi contadini ma vivere come uno di loro, si è trasferito vicino a Satu Mare, "prima dell'arrivo dell'Occidente". Nei quattro anni di vita in mezzo ai contadini di Maramures, questo inglese ha partecipato ai matrimoni, ai funerali, alle feste, all'uccisione del maiale: "Ho sofferto, ho pianto, ho riso". Blacker è sempre stato attratto dalla vita degli zingari della Transilvania. Nel suo libro, appena pubblicato in Inghilterra, Along the Enchanted Way: A Romanian Story, descrive gli zingari come un popolo posseduto dal principio del "dolce far niente". Gente che sa cantare e ballare in modo meraviglioso e che ritiene la vita troppo breve per passarla a sfacchinare.

Per un bel po' l'inglese ha fatto numerosi viaggi su è giù tra Maramures e il villaggio della Transilvania dove vive oggi. La sua vita nel villaggio di Halma (il nome fittizio utilizzato nel libro) ha degli aspetti romanzeschi. Ha scritto un articolo sulla drammatica situazione delle case sassoni abbandonate dalla popolazione di origine tedesca, emigrata negli anni Novanta, e ha ottenuto dei contributi per il loro restauro. All'epoca Blacker guidava la fondazione Mihai Eminescu, finanziata dal principe Carlo.

Solo più tardi ha conosciuto Marishka, e hanno deciso di trasferirsi in una casa sassone. Non gl'importava che Marishka avesse solo la quinta elementare e lui una laurea in una prestigiosa università inglese. Blacker la ha persuasa a leggere. "Le ho dato una copia in romeno di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. Dopo qualche giorno Marishka faceva già dei commenti: 'Ma questo Darcy è così arrogante!'. Tuttavia mentre leggeva mi sono reso conto che il volume diventava sempre più sottile. Dopo un po' ho scoperto che utilizzava le pagine lette per accendere il fuoco!» Anche se non si sono mai sposati, Marishka e William si sono scontrati con la cattiveria di alcuni abitanti del villaggio romeno, che hanno cercato di allontanarlo dalla "feccia della società". Adesso quei giorni sembrano dimenticati, gli animi si sono calmati e tutti parlano bene di lui. "È un uomo meraviglioso. Non ha mai diffidato degli zingari", ha detto Marishka.

Vent'anni dopo aver scelto di vivere in un paese ex comunista, la sua decisione non sembra più tanto eccentrica. A volte Blacker si chiede quale sarà la vita di suo figlio fra gli zingari: "Mio figlio è per metà zingaro e per metà inglese. Per ora sono felice che viva qui". E si ricorda della reazione dei suoi genitori: "Non erano molto contenti. Avevo 30 anni e volevano che avessi un lavoro rispettabile. In diverse occasioni ho dovuto spiegare loro che qui stavo bene. Era il posto giusto per me. La mia infanzia nel sud dell'Inghilterra, in campagna, potrebbe essere una spiegazione. Volevo vivere di nuovo in un bel posto". ( Fonte: europresse.eu)

Autore: Andreea Pocotila Redazioneonline - Stampa Internazionale

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Di Fabrizio (del 26/08/2009 @ 09:22:36, in media, visitato 1561 volte)

Da Romanian_Roma

Divers.ro 24/08/2009

Secondo Evenimentul Zilei circa 400 bambini rom, di età tra i 10 e i 16 anni, hanno prodotto 15 cortometraggi sulla loro minoranza, come parte di alcune lezioni sulla loro minoranza etnica. E' successo durante il campo organizzato nel quadro del programma governativo "Stop ai Pregiudizi sul Gruppo Etnico Rom (SPER)".

Formatori ed esperti su direzione, scrittura, azione, scenografia ed edizione hanno aiutato i bambini nel creare storie, agire e produrre il materiale filmato. Tra i temi affrontati ci sono: i Rom nell'Impero Bizantino, il commercio con gli schiavi rom, l'Olocausto rom, i Rom durante il comunismo.

Secondo gli organizzatori, lo scopo di questo evento era sviluppare l'autostima dei bambini rom attraverso l'accesso alle informazioni sulla loro storia, lingua, costumi, manufatti e tradizioni.

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Di Fabrizio (del 25/08/2009 @ 09:34:02, in Italia, visitato 2105 volte)

Da Rom Sinti @ Politica

Un gruppo di 14 alunni rom (da 09 a 16 anni) e 5 operatori dell’associazione Romà onlus, collaboratore del progetto scolarizzazione del Comune di Roma, sono arrivati sabato pomeriggio 22 Agosto 2009 a Silvi Marina per una visita guidata in Abruzzo di sette giorni.

Questi alunni rom partecipano al progetto scolarizzazione attivato dal comune di Roma e gestito da Casa dei Diritti Sociali in collaborazione con l’associazione Romà onlus, per un percorso di integrazione culturale dei bambini rom e sinti.

L’associazione Romà onlus ha affittato tre appartamenti presso il Green marine di Silvi per il pernottamento del gruppo e concordato con il ristorante Velvet di Silvi Marina il consumo di colazione, pranzo e cena.

Sabato sera 22 agosto 2009 il gruppo proveniente da Roma con un l’ospite locale, Nazzareno Guarnieri presidente della Federazione romanì, hanno cenato in una sala del ristorante Velvet unitamente alle persone ospiti dalle zone terremotate di Aquila.

La cena, a cui ero ospite, è stata consumata regolarmente.

Il giorno successivo, domenica 23 Agosto, il gruppo di ragazzi di Roma, all’ora di pranzo, ore 12,45, i sono recati presso il ristorante Velvet per pranzare, ma tutto il gruppo è stato rifiutato dal gestore che ha lamentato il fastidio degli altri ospiti per la presenza di ragazzi di etnia rom.

Quindi i ragazzi non hanno potuto pranzare con grande stupore, anche se gli operatori di Romà onlus hanno cercato di nascondere, ai bambini, la grave discriminazione razziale subita.

A fronte di questo rifiuto i responsabili dell’associazione Romà onlus si sono recati presso il vicino ristorante Tiffany, ma anche qui non hanno potuto pranzare con la motivazione che era tardi (ore 13, 30 !).

Finalmente il gruppo è riuscito a mangiare presso il vicino ristorante Sassofano blu a cui pubblicamente va la nostra riconoscenza per l’ospitalità del titolare e di tutto il personale.

Poi dicono “i Rom non vogliono integrarsi”.

Nazzareno Guarnieri - Presidente Federazione romanì

FEDERAZIONE ROMANI'
http://federazioneromani.wordpress.com

Alla protezione Civile
Al Prefetto di Teramo
UNAR Roma
Al Sindaco di Roma
Assessore Politiche educative Comune di Roma
Al Sindaco di Silvi

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Di Fabrizio (del 25/08/2009 @ 09:03:04, in conflitti, visitato 1856 volte)

Da Hungarian_Roma (la notizia a cui si riferisce è QUI nei commenti)

By: MTI

24-08-2009 - Secondo il capo della polizia nazionale, i sospetti detenuti in connessione con la serie di uccisioni di Rom in Ungheria, stavano pianificando i prossimi attacchi quando sono stati arrestati.

Jozsef Bencze (Alto Commissario della Polizia ndr) ha detto sabato che la polizia ha deciso di trattenere i quattro sospetti quando è apparso che era in programma un ulteriore attacco.

Domenica (scorsa ndr) un tribunale deciderà dove i sospetti verranno detenuti in custodia cautelare. La polizia ha detto venerdì, il giorno degli arresti, di avere sufficienti campioni di DNA ed altre prove perché i sospetti di Debrecen (Ungheria Orientale) siano trattenuti.

Bencze ha detto che gli attacchi, che da luglio dell'anno scorso sono costati la vita a sei Rom, incluso un bambini di cinque anni, erano razzialmente motivati.

I quattro sospettati, di età tra i 28 e i 42 anni, erano tra i sei fermati in un bar locale. Bencze ha detto in precedenza che le prove raccolte nelle loro case e sui luoghi degli omicidi confermano i sospetti della polizia di aver preso i colpevoli.

Un ufficiale di polizia che ha chiesto l'anonimato, ha detto a MTI che uno dei sospetti era un ex soldato, che aveva il permesso di usare armi da fuoco. Inoltre tre SUV posseduti dai sospetti sarebbero stati visti dai testimoni dopo gli attacchi.

Un altro poliziotto ha anche detto a MTI che i sospetti erano sotto sorveglianza della polizia da oltre una settimana. Gli investigatori controllavano le loro chiamate dai cellulari, chiamate effettuate nelle vicinanze dei posti dove hanno avuto luogo gli attacchi.

I leader rom sabato hanno detto a MTI di aver avuto reazioni di tipo diverso alla notizia della detenzione dei sospetti, alcuni ritengono che sia improbabile che tutti i sospetti siano stati catturati e perciò esiste la possibilità che gli attacchi continuino. Altri hanno dato il benvenuto alla notizia. Orban Kolompar, capo dell'Auto-Governo Nazionale Zigano, ha ringraziato i 120 poliziotti coinvolti nelle investigazioni, per i loro sforzi nel catturare i sospetti assassini.

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Di Fabrizio (del 24/08/2009 @ 09:16:40, in lavoro, visitato 2440 volte)

Da British_Roma (leggere anche QUI)

La battaglia per il lavoro alimenta la xenofobia in Irlanda del Nord By Andras Gergely

BELFAST Martedì 18 agosto 2009 - "Corpi estranei" che vengono dall'Europa dell'Est per cercare lavoro, sono un nuovo avversario per Alan Skey, ex militante che dopo oltre un decennio dalla pace stabilita per l'Irlanda del Nord è stato rilasciato dalla prigione di Maze.

In piedi accanto al murale di un uomo mascherato armato di fucile che segna l'ingresso alla "Zona centrale lealista di Belfast Sud", Skey - che ha lottato per mantenere la provincia come parte del Regno Unito - elogia il processo di pace e rivela un nuovo nervo scoperto.

"Non possiamo lavorare nella nostra città. Non abbiamo lottato per questo," dice Skey, che ha passato 16 anni in prigione prima di essere liberato per i termine dell'accordo di pace Good Friday del 1998.

"Ho lottato per far continuare a sventolare la bandiera britannica. Ora i lealisti ed i repubblicani sono oppressi nel loro stesso paese a causa di corpi estranei."

Storicamente, erano i migranti economici della più grande Repubblica d'Irlanda cattolica che agitavano i rumori della comunità protestante. Il sud, una "Tigre Celtica" fin quando non è stata colpita dalla crisi del credito, è ora la zona dell'euro più debole.

Ciò nonostante, i "corpi estranei" a cui si riferisce Skey sono lavoratori soprattutto dalla Polonia, Lituania e Romania. I suoi punti di vista sono radicali, ma circa il 50% degli intervistati di un sondaggio ritengono che i migranti sottraggano lavoro ai nati nell'Irlanda del Nord.

Su 1.215 adulti intervistati tra il 1 ottobre 2008 ed il 27 febbraio 2009 per la Queen's University di Belfast e l'Università dell'Ulster, solo il 38% è in disaccordo con l'asserzione: il 46% era a favore.

Il punto debole dei razzisti nord-irlandesi si è mostrato quest'estate.

A giugno bande di giovani, alcuni mostravano il saluto nazista, hanno obbligato circa 100 Rom rumeni, incluso un neonato, a lasciare le loro case a Belfast.

Questo ha evocato scene di intensificata violenza dell'Europa dell'Est contro i Rom, inclusi attacchi con bombe molotov, granate e fucili in Ungheria, che hanno ucciso una mezza dozzina di persone negli ultimi 18 mesi, con violenze sporadiche dappertutto.

A marzo, dopo scontri tra tifoserie rivali nella partita di calcio tra Polonia e Irlanda del Nord, circa 40 persone sono state costrette a lasciare un'area operaia lealista di Belfast, a causa delle intimidazioni.

L'accordo di pace del 1998 ha ridotto la violenza settaria che uccise 3.600 persone dagli anni '70, ed i più grandi gruppi paramilitari sia protestanti che cattolici hanno sotterrato le loro armi.

Ma gli assalti razzisti sono diventati, nelle parole di Naomi Long, sindaco di Belfast, la "macchia di vergogna" della provincia.

"In realtà il settarismo e il razzismo sono molto simili, malvagità gemellate dal pregiudizio e dall'intolleranza," ha detto Anna Lo, nata ad Hong Kong, l'unico membro dell'Assemblea Nord Irlandese di una minoranza etnica, che rappresenta il collegio elettorale di Belfast Sud.

Shock nel mercato del lavoro

La disoccupazione in Irlanda del Nord era al 6,7% in aprile-giugno, l'ultimo periodo per cui sono disponibili i dati del governo, inferiore ai livelli della GB e dell'Unione Europea.

D'altra parte, il numero dei 51.000 richiedenti l'assegno di disoccupazione a luglio, è quasi raddoppiato rispetto ad un anno fa: i dati mascherano un settore statale artificialmente gonfiato. L'Irlanda del Nord ha la più alta percentuale di lavoratori nel settore pubblico della GB - 30% di assunti nel 2005 contro il 20% o meno dell'Inghilterra Meridionale.

Economisti di Belfast dicono che L'Irlanda del Nord potrebbe attraversare una crisi ancora maggiore nel mercato del lavoro, dato che la pressione fiscale obbliga Londra a tagliare i sussidi che sostengono la sovradimensionata burocrazie della provincia.

"Il prossimo governo dovrà aumentare i tagli alla spesa pubblica e l'Irlanda del Nord non l'ha mai sperimentato prima," dice Richard Ramsey, economista della Ulster Bank.

La ricerca delle università ha mostrato che il 22% degli intervistati non vorrebbe avere amici dell'Europa dell'Est ed ancor meno approverebbero il matrimonio con un familiare.

"La maggior parte dei miei amici è già tornata in Polonia, a causa degli attacchi e della crisi economica," ha detto Robert Kowalski, 26 anni, parlando da una casa a Belfast Nord dove s'è rifugiato dopo che la sua casa era stata assaltata in seguito alla partita di calcio a marzo.

"Mantenete chiuse le loro bocche"

Uno su cinque degli intervistati in un'intervista separata della Equality Commission for Northern Ireland nel 2008 diceva di provare sentimenti negativi verso i migranti dall'Est Europa e quasi un quarto che le minoranze etniche o razziali erano i gruppi trattati più ingiustamente nella provincia.

Questo comparato al 5% che dice che i peggio trattati erano i cattolici, la minoranza la cui situazione fu al centro della precedente campagna militare dell'Esercito Repubblicano Irlandese.

"Io stesso sono stata un bersaglio con una telefonata alla polizia (dicendo che)... la mia casa era stata incendiata," dice Lo.

Molti degli attacchi contro stranieri sono stati perpetrati nei quartieri protestanti impoveriti come quello di Belfast Sud di Skey. Gli irlandesi del nord cattolici sono generalmente più aperti verso gli stranieri, secondo la ricerca delle università.

Anche tra i cattolici, d'altra parte, non molti di più accetterebbero come parente diretto un musulmano o un viaggiante irlandese.

Il sondaggio mostra che i nord irlandesi sono meno ostili verso gli oltre 15.000 cinesi che formavano la più grande minoranza etnica prima che l'allargamento UE permettesse agli europei dell'est - inclusi oltre 10.000 lituani - di arrivare.

Patrick Yu, a capo del Consiglio Nord Irlandese per le Minoranze Etniche, ha detto che i cinesi si sono tradizionalmente concentrati sui loro affari e subivano tranquillamente le estorsioni al culmine dei conflitti settari paramilitari.

"Tengono la bocca chiusa, non fanno questioni, è per questo che hanno meno problemi," ha detto Yu, che da Hong Kong è arrivato a Belfast e ha fatto una campagna perché in Irlanda del Nord fossero applicate leggi contro le discriminazioni.

Furono implementate nel 1997, due decadi dopo le altre parti della GB.

Molti est europei contattati da Reuter attraverso network online ed i sindacati, hanno detto di non aver intenzione di partire, alcuni citano le discriminazioni e patimenti per le minoranze come i Rom nell'Europa Orientale.

"Dico a tutti che vale la pena venire a Belfast, è un posto davvero vivibile," dice Bernadett Haasz, insegnante di Budapest che lavora per un'emittente di Belfast.

"Bisogna sapere in quale quartiere trasferirsi, ma questo vale per tutte le città."

(Additional reporting by Ashley Beston in Dublin; Editing by Sara Ledwith)

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Di Fabrizio (del 24/08/2009 @ 09:02:38, in Europa, visitato 1574 volte)

Da Nordic_Roma

TheLocal.se

18/08/2009 - Dieci persone sono state arrestate in seguito ad un'operazione all'alba della polizia, contro un centro giovanile rom a Lund, nella Svezia meridionale.

Le persone arrestate erano tutte tra i 18 e i 25 anni di età, ed avevano occupato il centro ricreativo doposcolastico RomanoTrajo, nell'area Norra Fäladen della città.

I giovani dimostrati erano parte di una rete che si autodefinisce "Residenti di Lund contro i tagli".

Gli arresti sono avvenuti senza incidenti ulteriori. Due degli occupanti hanno tentato di fuggire ma sono stati rapidamente presi dalla polizia.

I dieci arrestati sono poi stati trasferiti nella stazione di polizia di Lund e lì trattenuti per il sospetto di trasgressione aggravata e danno criminoso.

Romano Trajo aprì nel 1989 per dare supporto ai bambini rom che vivevano nell'area.

Nel 2004 il centro ricevette il premio integrazione della Città di Lund. Ma quest'anno è stato annunciato che il centro, nonostante le proteste, sarebbe stato chiuso.

Il comitato infanzia ed istruzione di Lund ha considerato che i servizi offerti da Romano Trajo potrebbero essere gestiti da altri centri ricreativi nell'area.

TT/The Local (news@thelocal.se; 086566518)

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Di Fabrizio (del 23/08/2009 @ 09:43:48, in sport, visitato 1881 volte)

Resoconto del sopralluogo dello staff della Nuova MultiEtnica Onlus presso la tendopoli del centro sportivo Centi-Colella/L'Aquila .

Siamo stati accolti con estremo entusiasmo dalle persone, le associazioni e organizzazioni presenti a L'Aquila.

Abbiamo fin da subito collaborato con uno staff indetto tramite Arci e Querencia per organizzare le selezioni e il ritiro a L'Aquila che avverrà dal 29/08/09 al 05/09/09, dove garantiranno vitto e alloggio alla nazionale Homeless World Cup, grazie anche alla collaborazione del responsabile della croce rossa presente nella tendopoli.

Durante la nostra permanenza abbiamo avuto anche la concessione tramite la CUS L'Aquila ad utilizzare le loro strutture presenti nel centro sportivo di Centi-Colella che verranno adibiti alla nostra preparazione.

Dopo vari incontri istituzionali con l'assessore allo sport e l'assessore alle politiche sociali abbiamo ottenuto ottimi risultati, come l'ufficiale patrocinio del comune di L'Aquila e massima collaborazione e sostegno del ritiro indetto per la selezione di 4 giocatori che rafforzeranno la rappresentativa Italiana e la squadra delle riserve.

Cogliamo l'occasione per ringraziare tutte le persone che stanno collaborando per la preparazione della rappresentativa Italiana senza tetto (streetsoccer).

cordiali saluti
lo staff della Nuova MultiEtnica ONLUS

Restando a disposizione per qualsiasi chiarimento, inviamo i più cordiali saluti.

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Via Bellezza 16/a – Milano
Codice Fiscale – 97309030159

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Di Fabrizio (del 23/08/2009 @ 09:10:25, in media, visitato 1746 volte)

Per una volta, abbandono la serietà e mi piego ai passatempi estivi.

Qualche lettore che frequenta i campi rom, potrebbe cimentarsi ad indovinare dove è stata scattata questa foto. Domani la soluzione.

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Di Fabrizio (del 22/08/2009 @ 09:40:40, in scuola, visitato 1830 volte)

Da Roma_Daily_News (...mentre in Italia si discute del dialetto obbligatorio nella scuola)

The Slovak Spectator
I Rom sono un esempio classico dell'abuso di un intero continente verso una minoranza - by Michaela Stanková

Un gran numero di Rom slovacchi vive in condizioni terribili Source: TASR

17/08/2009 - ARTHUR Ivatts, consulente anziano del Dipartimento Britannico per l'Infanzia, le Scuole e le Famiglie e già Ispettore HM per l'Istruzione di Rom/Zingari e Viaggianti in GB, ha partecipato ai primi sforzi di assicurare un'adeguata istruzione per i bambini rom in GB ed è modestamente orgoglioso dei progressi che ha aiutato a fare nel suo paese. Nel 2004 è stato insignito dell'Ordine dell'Impero Britannico per il suo contributo in quest'area. The Slovak Spectator ha parlato con Ivatts durante una sua visita di metà luglio a Bratislava, dove è stato invitato dalla Fondazione Open Society e dall'Ambasciata Britannica per tenere un seminario sulle pari opportunità nell'istruzione.

In GB usate i termini Rom, Zingari e Viaggianti. Qual è la differenza?

La differenza è solo nel nome. Gli Zingari Inglesi son Rom, arrivarono dall'India nel X secolo nello stesso modo dei Rom Slovacchi e migrarono verso occidente verso la Scozia e i Paesi Bassi, e girarono come gruppi nomadi in Inghilterra, Irlanda e Scozia fino al XVI secolo. Quindi sono Rom ma erano chiamati Egizi perché dicevano di venire dall'Egitto.

Ma la parola "Zingaro" è vista come un peggiorativo in GB, come qui. Così negli anni '50 e '60 gli Zingari dissero che non volevano essere chiamati così, dissero di essere "Viaggianti". Ma poi negli anni '70 arrivarono in GB i Viaggianti Irlandesi in numero significativo e molti Zingari non volevano avere lo stesso nome, e alcuni di loro si fecero chiamare Rom, come nel resto d'Europa. In seguito arrivarono in GB i Rom dall'Europa Centrale ed Orientale, così gli Zingari Inglesi vollero distinguersi da loro ed ora forse la maggioranza di ce di preferire essere conosciuta nuovamente come Zingari. Così usiamo i termini Rom, Zingari e Viaggianti nel tentativo di soddisfare ognuno nei termini di sensibilità giustificata attorno all'auto-attribuzione etnica.

Qual è la differenza tra i paesi dell'Europa Centrale ed Orientale e la Bretagna nel campo dell'istruzione dei Rom?

Ci sono molte marcate differenze, e qui devo dire di correre il rischio di essere piuttosto nazionalista nell'essere abbastanza orgoglioso di cosa abbiamo raggiunto in GB.

Prima di tutto, la GB ha una lunga esperienza - almeno dalla II guerra mondiale - quando i lavoratori Afro-Caraibici venivano in GB ed il governo era chiaramente riluttante ad assumere lavoratori nei, perché, come il resto della popolazione, avevano un grado di pregiudizio razziale dalla storia imperiale. In retrospettiva quella storia, realmente, ha avuto un enorme beneficio perché ci ha portato ad una società che in tempi relativamente brevi si è incamminata verso la comprensione e la gestione creativa delle questioni di diversità di razza, etnia e cultura.

Nell'Europa Centrale ed Orientale c'è ancora molto da fare per l'istruzione delle comunità rom qui [in Slovacchia], nella Repubblica Ceca, in Bulgaria ed in altri posti. E per me, la grande differenza sarebbe di non essere contento del grado di segregazione, perché attraverso quello noi misuriamo se un paese adempie ai suoi doveri legali internazionali e segue le proprie regole nazionali sulle relazioni di razza e la legislazione antidiscriminazione. Così, non dico che noi [in GB] non abbiamo discriminazione nell'istruzione, e particolarmente in relazione a Rom, Zingari e Viaggianti, c'è un potenziale per la discriminazione, ma le aspettative professionali fanno sì che i bambini abbiano pari accesso nella scuola come qualsiasi altro. Negli anni '70 e '80 abbandonammo la nozione che i bambini con esigenze speciali dovessero essere segregati ed esclusi dalla scuola normale. A quel tempo, avevamo una legislazione che ci permetteva di chiudere quasi tutte le scuole di bambini con speciali esigenze educative o difficoltà nell'apprendimento. Lo scopo era che sarebbero stati integrati come tutti gli altri nelle scuole "normali".

Secondariamente, il nostro sistema educativo era inizialmente sommerso da insegnanti che dicevano: "Guardate, ho una classe di bambini e l'85% di loro viene dal Bangladesh e nessuno di loro parla inglese". Così andammo attraverso il processo di apprendimento. Ed ora che non è visto come una ragione di discriminazione, non è visto come una ragione per non accettare i bambini a scuola o per un rendimento inferiore di quei bambini. Così ora in GB ci sono insegnanti, a Londra per esempio, che possono avere sino a 50 lingue differenti nella loro scuola dai bambini, ma la maggior parte degli insegnanti ha ora la capacità di insegnare l'inglese come lingua aggiuntiva. Abbiamo iniziato dicendo che insegnavamo l'inglese come seconda lingua, e pian piano abbiamo compreso che ci sono dei bambini che a volte parlano tre o quattro lingue ma non l'inglese, così abbiamo aggiustato la terminologia insegnando l'inglese come lingua aggiuntiva. Così ora non abbiamo insegnanti che voltano la schiena ai bambini che non parlano inglese, hanno imparato a insegnare il linguaggio d'istruzione ed anche a conoscere e celebrare la diversità dei retroterra linguistici dei bambini.

Quindi dovrei dire che ci sono grandi differenze e che abbiamo beneficiato di essere passati per quel processo 40-50 anni fa. E' stato un lungo, lento processo di apprendimento, ma ora abbiamo qualcosa da offrire e questo in parte rivela le ragioni dietro questi seminari, così che possiamo condividere la nostra esperienza con gli incaricati slovacchi, il governo ed altre figure chiave sui benefici per i bambini e gli interessi della coesione comunitaria, i diritti umani e la non-discriminazione.

Il problema della segregazione esiste ancora in Slovacchia, ma lei vede qualche progresso in quest'area negli ultimi 20 anni? Oppure un trend positivo?

Penso che la situazione dei Rom si sia deteriorata negli ultimi 20 anni, quando alle forze del mercato è stato permesso di operare ed i controlli sul pregiudizio razziale non sembrano operare con efficacia. Così - può darsi che la documentazione internazionale - e dobbiamo ricordare che la maggior parte delle informazioni sicure e di qualità arrivano da agenzie internazionali che hanno svolto studi in profondità, inclusa la Banca Mondiale, l'OCSE, l'UNPD e il Consiglio d'Europa - sta dicendo che la situazione non è buona. Dalla fine del comunismo c'è stata una progressiva crescita di pregiudizio e discriminazione che opera nel mercato del lavoro, in quello dell'alloggio e nel sistema scolastico e sanitario.

La legislazione nazionale ed internazionale è stata migliorata per gestire la questione di società sempre più complesse riguardo la diversità e le relazioni inter-etniche. Ma per molte comunità rom svantaggiate il pericolo è che nonostante il contesto di una legislazione attraente e quasi rassicurante, quando le politiche sono sviluppate in quel contesto, si è capaci di identificare le distorsioni delle politiche che non sono legate accuratamente allo spirito della legge.

Così, per esempio, in Slovacchia il governo potrebbe dire di essere tra l'incudine e il martello. L'incudine è il contesto legislativo internazionale - l'Alta Commissione ONU per i Diritti Umani, l'OSCE, il Consiglio d'Europa, la Banca Mondiale - con le aspettative per l'uguaglianza ed i diritti umani da portare avanti realmente. E l'evidenza internazionale per cui sembra che la società non avanzi, soprattutto sui Rom.

Quindi penso ci sia un senso in cui la situazione sia migliore se la gente è più libera, ma in questa situazione i pregiudizi si possono esercitare senza permesso; e le leggi nazionali ed internazionali contro le discriminazioni e contro gli abusi sui diritti umani si possono applicare, ma col potenziale per distorsioni delle politiche di cui ho riferito prima. Sta portando alla frustrazione tra i rappresentanti dei Rom in molti stati europei, che dicono "Vivo in questa società con tutte queste magnifiche leggi contro la discriminazione, ma ne soffro ogni giorno, la gente mi sputa per strada, ai miei figli non è permesso di andare nella scuola che scelgono, o sono messi nelle scuole speciali".

Penso che la sfida odierna sia di aiutare realmente i governi a gestire queste due forze: una, le aspettative internazionali sulle leggi dei diritti umani e l'anti-discriminazione e l'altra, il martello, la corsa pubblica endemica di odio verso i Rom, che è di difficile gestione politica.

Ritengo che i Rom mettano i non-Rom europei di fronte al loro stesso razzismo, nello stesso modo in cui i neri Afro-Caraibici portarono i bianchi Britannici di fronte al loro razzismo imperiale. Questo per il bene di tutti gli Europei. L'Europa avrà un debito eterno verso di loro mentre i processi della globalizzazione mettono radici sempre più profonde.

La popolazione maggioritaria ha pregiudizi, ma d'altra parte si percepisce la rassegnazione di molti nella comunità rom che si ritengono ai margini della società e non fanno nulla per cambiare. Vedi un modo per far crescere la motivazione tra di loro?

Sì, deve cambiare. Capisco quel che vuoi dire, ma penso che il problema riguardi tutta l'Europa. La debolezza è che c'è una mancanza di comprensione della storia. Le cose andarono male nel XVI secolo e non sono più migliorate. I Rom sono stati abusati per oltre 500 anni. Sono il classico esempio dell'abuso razziale di un intero continente verso una minoranza. Ed ora, tutti si alzano a dire: "Basta guardarli, sono felici nelle loro comunità ghetto, non vogliono lavorare, non hanno interesse ad istruirsi, ma solo ai sussidi".

Il mondo non-Rom non accetta le proprie responsabilità per ciò che hanno fatto a questa minoranza per oltre cinque secoli. E quando arriviamo ad prendere le parti di questo abuso, cosa facciamo? Diamo la colpa alle vittime? Non a noi stessi. Questa è la tragedia dell'Europa oggi.

Quello di cui abbiamo bisogno sono le scuse ai Rom. Abbiamo bisogno di scusa storiche dai governi che dicano "Siamo spiaciuti per quello che vi è successo in questa società". Perché ciò che ha fatto la società europea per i Rom include la schiavizzazione, l'esclusione, la discriminazione, la persecuzione ed il tentato genocidio, più volte. Qualcuno si è forse scusato o l'ha fatto pubblicamente? Fa parte del curriculum scolastico degli studenti slovacchi. No, si gira la testa.

Abbiamo bisogno di riconoscere che spetta alle società e ai governi non-Rom fare il primo passo. Un ben noto politico britannico ha detto che se loro [Rom] inizieranno a comportarsi adeguatamente, adeguatamente li tratteremo - un simile commento mostra una completa mancanza di comprensione della storia, rimprovera le vittime di abusi razziali e suggerisce che i diritti umani siano una comodità condizionale legata agli stereotipi di particolari gruppi di persone...

Quindi la tua osservazione è giusta, ma la questione non è facilmente risolvibile, perché c'è bisogno di decisioni politiche e di politici che dicano chiaramente: "aspettate un momento, dobbiamo fare molto per queste comunità, abbiamo un debito enorme per quello che hanno sofferto". E' il momento dimettere in campo grandi somme di denaro e decisioni politiche. E questo costa soldi dei contribuenti. D'altra parte, sappiamo che i politici commetterebbero un suicidio politico se fossero visti assumere quei pronunciamenti e decisioni politiche a beneficio delle comunità rom. Ecco perché è così difficile. I politici hanno le mani legate, questa è il martello che dicevo. Ma nel contempo devono essere convinti sulla solida natura dell'incudine - le aspettative mondiali, incluse le comunità rom, riguardo i diritti umani e la loro applicazione per tutti i membri della società.

E' una lunga strada e non sono sicuro di come prosegua. Ma l'altro aspetto di come queste cose possano essere risolte, è di tentare e pompare denaro nelle comunità rom, cosicché possano trovare i termini di cosa è accaduto loro e cercare e trovare il perdono al mondo non-Rom. E conosco Rom in tutta Europa che rispondono positivamente alla loro situazione e sono cooperativi, ben informati e ben istruiti. L'intelligentsia rom dev'essere supportata ed il loro numero deve crescere, perché l'autodifesa delle comunità diventerà cruciale nel reclamare i diritti umani e nel combattere le discriminazioni contro la legge.

Il pericolo nell'abusare delle minoranze per un periodo molto lungo è che la gente può interiorizzare gli stereotipi che si ammucchiano giorno dopo giorno, anno dopo anno, secolo dopo secolo. Ed il pericolo è che la gente può avere sotto aspettative di se stessa nei termini di quali dovrebbero essere i loro diritti e cosa possono raggiungere. E c'è una sorta di accettazione passiva da parte di molti Rom riguardo la loro situazione. E c'è un pericolo terribile nell'accettazione di abusi nelle comunità, che può manifestarsi in apatia, disperazione ed accettazione oppressiva dell'abuso dei loro diritti umani.

Quindi, secondo te quali sono le ragioni per cui la società è incapace di riconoscere il maltrattamento dei Rom nel passato e come si può fermare l'imposizione degli stereotipi negativi?

Penso che molte cose siano collegate - non con i punti di vista pregiudiziali verso differenti gruppi razziali - ma nelle credenze ignoranti ed inutili sugli esseri umani, particolarmente sull'intelligenza. Ascolti interviste che dicono "questi bambini non sono molto brillanti e così è meglio se vanno in un'altra scuola o in una classe speciale". Questo realmente denuncia un'ignoranza enorme, ed ancora un'ignoranza della storia in cui gli esseri umani sempre trasmettono ciò che l'ecologia della società richiede. Nell'Europa medioevale l'ecologia richiedeva una popolazione contadina con un sistema abbastanza duro, crudele, gerarchico, di signori, sceriffi e poi i servi. Ma quando la tecnologia cambiò ed avemmo un'era industriale, ci fu bisogno di esseri umani con abilità diverse. Quando andavo all'università in GB, solo il 3% della popolazione la frequentava e si diceva "sì, sono le persone più brillanti" ed il 70% dei giovani andava in quelle che chiamiamo le moderne scuole secondarie - "sai, non sono molto intelligenti, ma sono bambini con abilità pratiche che saranno felici di lavorare in fabbrica".

Ma ora le tecnologie sono cambiate ed abbiamo bisogno del 50% della popolazione laureata, dato che non possiamo lavorare effettivamente ed efficacemente come società economica senza quel livello di capacità e conoscenza. E scopriamo che con investimenti sufficienti nell'istruzione, la popolazione segue. Così gli esseri umani sviluppano sempre quanto loro è offerto, tutti i bambini hanno un enorme potenziale, tutti i giovani hanno il potenziale di essere piccoli geni.

Ma spesso la gente pensa che se il 3% va all'università, il 20% ha una formazione tecnica ed oltre il 70% ha una formazione di basso livello, è perché Dio ha distribuito l'intelligenza in questo modo. Ma questo non ha assolutamente senso. Se solo le persone potessero capire che, comprendessero che tutti i bambini possono essere educati insieme nelle stesse scuole e saranno capaci di tutto. E' un messaggio duro rivolto ai genitori non-Rom, ma è difficile da inviare anche ai genitori rom, dire loro che i loro bambini possono essere fantastici, possono fare ed ottenere tutto. Abbiamo un presidente nero negli USA, quanto c'è voluto? Forse un giorno avremo un presidente o un primo ministro rom da qualche parte in Europa e tutto potrebbe cambiare. Vedremo.

Ora abbiamo parlamentari europei rom, che è fantastico, e sta crescendo l'aspettativa delle famiglie rom su quel che potranno are i loro bambini, ma anche le aspettative del mondo non-Rom nel realizzare il loro potenziale umano.

Cosa pensi del suggerimento di mandare i bambini delle comunità rom in collegi speciali?

Suggerimenti simili tradiscono una seria mancanza di comprensione. Prima di tutto, tradisce un'attitudine negativa verso le comunità rom. Dice in realtà che i processi di socializzazione nelle loro famiglie non sono buoni e sono in contraddizione con la sorte che la società degli esseri umani produrrebbe. La mia conoscenza personale dei Rom è che sono esseri umani fantastici che vorrei come vicini o da far sposare ai miei figli. Ed in effetti mio figlio ora esce con una giovane romnì, che è deliziosa, molto intelligente, sensibile ed in ogni senso, proprio incantevole.

L'altro serio aspetto di un commento simile è che questi collegi possono diventare segregate e questo sarebbe in diretta contraddizione con le leggi nazionali ed internazionali di tutti i paesi europei.

Ma più preoccupante, se fosse adottata questa costrizione, si andrebbe ad una tensione con la convenzione ONU sul genocidio. Uno dei criteri della convenzione riguarda quando i bambini sono sottratti ai loro genitori. Andremmo a finire su un piano inclinato... Potrebbe essere visto dagli avvocati internazionali come l'equivalente di una sottrazione forzata dei bambini dai loro genitori e famiglie. In queste circostanze i genitori possono abbandonare uno stato particolare per sfuggire da queste politiche o leggi, perché uno dei pilastri della comunità rom è l'amore e la forza della famiglia e la solidarietà che è nata dal fare fronte alle società in cui dovevano vivere. E sarebbe una società che si muoverebbe in maniera pericolosamente vicina alle infrazioni della convenzione ONU sul genocidio come è stato nel caso di Austria, Svizzera e Scozia, che nei tempi passati sottrassero i bambini rom dai loro genitori. Questo sviluppo sarebbe molto improbabile negli Stati Membri UE, ma se fosse davvero proposto da qualche parte, penso che sarebbe un abuso dei diritti umani in primo luogo, e sono sicuro che le famiglie rom sarebbero molto preoccupate su indicazioni di questa natura.

Vorresti dire che uno dei problemi è anche che la popolazione maggioritaria non sta tentando di imparare sui Rom e di capirli? E' una delle questioni?

Il problema è che nel mondo non-Rom non c'è un'accurata informazione su queste comunità. Ho studiato libri sui Rom e sugli Zingari e la conoscenza di base è enorme, ma la maggior parte degli Europei non ne ha idea. In GB la maggior parte dei cittadini non-Rom, non ha idea che gli Zingari abbiano, per esempio, la propria lingua. Così c'è un processo d'apprendimento da ambo le parti. Ma ricordate: i Rom hanno imparato abbastanza sul mondo non-Rom. L'hanno imparato tra molte difficoltà, hanno preso colpi sui denti per tutto il tempo, hanno sputato su di loro per le strade e gli hanno chiesto di uscire dai ristoranti e non gli hanno permesso di istruirsi nelle scuole. Quindi, come stanno imparando del "mondo non-Rom", anche se non sono strutturalmente integrati in tutte le istituzioni che ha la società? Ma penso che dipenda dal motto non-Rom che recita "siamo spiacenti e vogliamo lavorare con voi". E così i Rom sarebbero in grado di imparare che ci sono attitudini positive, senza pregiudizi e compassionevoli nel mondo non-Rom.

In GB c'è un'ignoranza di massa nella comunità non-Rom ed abbiamo bisogno di una leadership politica per cambiare la situazione. Ma se la Regina facesse le sue scuse al popolo Zingaro/Rom, cambierebbe tutto. Sarebbe un innesco verso un cambio vitale di cui c'è bisogno. La gente direbbe "Andiamo, cosa sta succedendo qui, chiediamo scusa agli Zingari? Guardate cos'hanno fatto a mia zia!!!" Ma così si aprirebbe anche la discussione sulla storia e su ciò che è andato storto, e su come potremmo proseguire accettando la nostra parte in questa storia di abuso razziale.

Perché, secondo il mio punto di vista, condiviso da altri, l'Europa sta vivendo pericolosamente. Se guardi ad una convenzione ONU sul genocidio e a tutti i suoi criteri, uno di questi è che non si può lasciare la gente vivere in condizioni che danneggino le loro possibilità di vita, ed i governi ceco, slovacco, bulgaro, per esempio, non possono dire di non conoscere l'evidenza. E l'evidenza è che i Rom in Europa vivono 10-12 anni meno della media europea, e le donne rom sono 20 volte più della media europea a rischio di perdere un figlio. E stanno crescendo le uccisioni di Rom da parte dell'estrema destra, assieme agli abusi polizieschi dei diritti umani, mentre in alcuni paesi le donne rom hanno sofferto la sterilizzazione forzata. Ci sono ancora partiti di estrema destra che sembrano avere un'autorizzazione incontestata a parlare pubblicamente di "soluzione finale" per i Rom. Il governo lo sa, ma cosa fa in proposito? L'Europa sta vivendo una situazione pericolosa in cui un paese potrebbe realmente essere giudicato responsabile di "genocidio per difetto".

Mi ricordo di aver visitato una madre rom che aveva quattro o cinque bambini, vivevano in un baracca col pavimento di terra battuta, circondati da un mare di fango; le circostanze più terribili, e quando andai mi disse "Non dimenticarci", e questo ebbe su di me un effetto duraturo, perché conosco troppi Rom che vivono nelle condizioni più terribili e si fa troppo poco. Forse è questo il vero messaggio per tutti i non-Rom  europei, "Non dimenticate i Rom". Nell'interesse dell'Europa e dell'umanità.

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Di Fabrizio (del 22/08/2009 @ 09:05:11, in conflitti, visitato 1420 volte)

19 agosto 2009 – In un rapporto (pdf in inglese ndr) su di una serie di recenti assalti a Gnjilane, Kosovo orientale, che potrebbero avere una motivazione etnica, l'organizzazione dei diritti umani Chachipe ha espresso la sua preoccupazione sulla qualità e l'obiettività dei rapporti sui crimini etnicamente motivati contro i Rom in Kosovo. Durante le ultime settimane di luglio, diversi Rom hanno riportato di aver subito assalti ed abusi da parte dei vicini Albanesi nel tradizionale quartiere rom di Gnjilane, senza che la cosa venisse adeguatamente seguita e riportata dalle organizzazioni internazionali.

A seguito dei rapporti su un violento incidente, nel quale diversi Rom sarebbero stati feriti, Chachipe ha svolto un'inchiesta tra le organizzazioni internazionali allo scopo di identificare il retroterra e le dimensioni dell'incidente. Anche se l'incidente segnalato data di parecchi giorni, nessuna delle organizzazioni contattate, incluse UNMIK, EULEX, OCSE, e UNHCR, ha detto di averne conoscenza. Ma anche dopo averne presa visione dai loro uffici locali, le organizzazioni non sono state capaci o hanno voluto informare Chachipe sull'evento.

"Le informazioni che abbiamo ricevuto erano assolutamente rudimentali. Andavano da una lista di rapporti della polizia, riferiti a incidenti apparentemente minori come "litigi" e furti, a rimarcare che la situazione della sicurezza per i Rom si è recentemente deteriorata, ed una lamentela sul fatto che la polizia non avesse correttamente riportato sull'assalto ai Rom, dice Chachipe.

L'immagine cambiava drasticamente seguendo un reportage TV trasmesso, giovedì scorso, da Yekhipe, il programma romanì della TV pubblica del Kosovo. I giornalisti di Yekhipe hanno visitato il quartiere rom ed intervistato diverse vittime e testimoni. Dai loro rapporti appare che sono successi a Gnjilane una serie di gravi incidenti, durante i quali diversi Rom sono stati assaliti ed hanno subito abusi, per nessun altro apparente motivo se non l'odio.

Parlando coi giornalisti, i Rom si lamentavano che la situazione a Gnjilane si è recentemente deteriorata, in concomitanza con l'arrivo dell'etnia albanese nel quartiere rom. Uno dei testimoni ha aggiunto che gli attacchi erano organizzati e coordinati. Tutti i Rom affermano che i membri della comunità vengono regolarmente attaccati o subiscono abusi verbali, ed hanno espresso serie paure sulla loro sicurezza.

Emerge anche dalle loro dichiarazioni, che la loro confidenza nella polizia è molto limitata. Di sei casi, accaduti a luglio, solo tre sono stati segnalati alla polizia. I giornalisti di Yekhipe hanno intervistato un ufficiale di polizia locale che ha qualificato due dei casi riportati come semplici conflitti di vicinato ed insinuato che l'altro sarebbe collegato a "conti aperti"  nel mondo del mercato nero, squalificando così le vittime.

Chachipe ha dichiarato che con questo retroterra, è difficile comprendere la passività e la mancanza di preoccupazioni che emergono dalle reazioni delle organizzazioni internazionali alla sua inchiesta. L'organizzazione ha ricordato che uno dei compiti delle forze internazionali di sicurezza era di proteggere e promuovere i diritti umani, e che le organizzazioni hanno un mandato esplicito per controllare la situazione. Chachipe si è detta preoccupata del fatto che la polizia UE sembra avere pochissime informazioni sulla situazione del quartiere Rom di Gnjilane.

Chachipe ha evidenziato le conseguenze di violenze non riportate ed etnicamente motivate contro i Rom, sia per i Rom in Kosovo che per i rifugiati ed i richiedenti asilo all'estero. "Come appare dai recenti incidenti di Gnjilane, che confermano le preoccupazioni che avevamo ricevuto in precedenza, i Rom in Kosovo non hanno dove fare ritorno, se si sentono minacciati. Quanti hanno lasciato il Kosovo hanno grossi problemi a dimostrare i rischi ai quali sono esposti in caso di ritorno".

Chachipe ha criticato la decisione di diversi paesi dell'Europa occidentale, compresi Germania, Svizzera, Svezia ed Austria, di rimpatriare forzatamente i Rom, sulla base di una valutazione della situazione sulla sicurezza univoca ed incompleta. "Appare che il recente rapporto UNMIK al Consiglio di Sicurezza ONU sia essenzialmente basato sui rapporti della polizia, mentre l'UNMIK stesso riconosce che le minoranze etniche non hanno alcuna fiducia nel rivolgersi alla polizia," dice Chachipe.

Chachipe ha richiamato le organizzazioni internazionali a cercare immediatamente di diluire le tensioni nel quartiere rom di Gnjilane e di risolvere i problemi che apparentemente sono collegati al processo di ritorno. Inoltre richiede un'inchiesta approfondita sui retroscena dei recenti attacchi contro i Rom, come pure una sorveglianza ed un resoconto obiettivi ed imparziali sulla situazione della sicurezza nel Kosovo. Chachipe infine chiede ai governi ed ai paesi ospiti di ripensare al rimpatrio forzato dei Rom verso il Kosovo, fintanto che la situazione della sicurezza rimane fragile, e di garantire ai rifugiati che sono nei paesi d'esteri da lungo tempo, uno status di residenza permanente.

Chachipe a.s.b.l.
B.p. 97
L - 7201 Béreldange
e-mail: chachipe.info@gmail.com
www.romarights.wordpress.com

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