Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 26/08/2009 @ 09:49:06, in Europa, visitato 1927 volte)
Segnalazione di Giancarlo Ranaldi
da
Finanzainchiaro.it
William Blacker (foto Romania Libera)
Innamorato di una zingara e di una campagna che gli ricorda i
romanzi del diciannovesimo secolo, lo scrittore e giornalista britannico
William Blacker passa metà dell'anno tra i contadini della Transilvania.
Ritratto di un uomo a cavallo tra due mondi.
In un villaggio della Transilvania, vicino a Sighisoara, la gente si
riunisce ogni sera nella sola osteria del posto, in attesa del ritorno del
bestiame al pascolo. Una maggioranza di romeni, qualche sassone e diversi
zingari si rilassano seduti su cassette vuote di birra. Qualche giovane
zingaro balla su una melodia lontana. Improvvisamente i bambini smettono di
giocare e corrono verso un uomo che si avvicina in bicicletta: "Signor Uigliammm, signor Uigliammm!" L'uomo, che porta un cappello bianco e
occhiali rotondi, sorride ai bimbi. Gli abitanti del posto dicono sottovoce:
"L'inglese è tornato per vedere la sua zingara". Il nome del nuovo arrivato
è William Blacker, nato 46 anni fa in qualche parte dell'Inghilterra
meridionale e trapiantato in Transilvania, dov'è arrivato per caso. Vive qui
da nove anni e ha un bambino di 3 anni è mezzo, frutto di una storia d'amore
con una giovane zingara del villaggio.
Da molto tempo quest'uomo è diventato parte integrante del posto. Un giorno
della sua vita in campagna non assomiglia affatto a quella dei suoi amici in
Inghilterra: lavora i campi tra gli zingari, taglia l'erba con la falce,
ripara i muri di calce delle vecchie case sassoni e la sera gioca a scacchi
con i vecchi del villaggio. A volte Blacker fa visita alla sua ex ragazza,
Marishka, la piccola zingara per la quale si è trasferito qui: "Al ritorno
da un viaggio in Inghilterra l'ho trovata incinta. All'inizio non pensavo di
essere io il padre, ma come vede ci assomigliamo come due gocce d'acqua",
dice William, e abbraccia Costantin, che ha ereditato il suo sorriso e i
suoi occhi blu. Il piccolo vive con la madre insieme alla sua famiglia di
zingari musicisti, a pochi minuti dalla casa di Blacker.
Da Berlino a Satu Mare
"Ho messo per la prima volta piede in Romania pochi giorno dopo la
rivoluzione del dicembre 1989. Avevo lasciato l'Inghilterra con l'intenzione
di visitare Berlino, il Muro era appena caduto", racconta l'inglese. Le
notizie in televisione sulla rivoluzione romena e la lettura di alcuni
articoli sulla bellezza dei monasteri locali lo hanno spinto più a est. Così
è passato per la Cecoslovacchia e l'Ungheria ed è entrato in Romania; ha
dormito a Satu Mare in un albergo senza elettricità. Il giorno dopo è
rimasto a bocca aperta: "Nella piazza centrale della città c'erano solo
cavalli e carretti. Ho pensato che il mondo dovrebbe assomigliare a qualcosa
del genere". Blacker aveva già visto l'India e diversi paesi dell'America
latina, ma la Romania lo ha affascinato più di qualunque altro posto. "Avevo
letto i romanzi di Thomas Hardy e Tolstoj e quando sono arrivato in Romania
mi sono detto: 'Incredibile, adesso posso vedere con i miei occhi le cose
che descrivevano'".
Nel 1996 Blacker, non volendo più solo limitarsi a vedere la vita di questi
contadini ma vivere come uno di loro, si è trasferito vicino a Satu Mare,
"prima dell'arrivo dell'Occidente". Nei quattro anni di vita in mezzo ai
contadini di Maramures, questo inglese ha partecipato ai matrimoni, ai
funerali, alle feste, all'uccisione del maiale: "Ho sofferto, ho pianto, ho
riso". Blacker è sempre stato attratto dalla vita degli zingari della
Transilvania. Nel suo libro, appena pubblicato in Inghilterra, Along the
Enchanted Way: A Romanian Story, descrive gli zingari come un popolo
posseduto dal principio del "dolce far niente". Gente che sa cantare e
ballare in modo meraviglioso e che ritiene la vita troppo breve per passarla
a sfacchinare.
Per un bel po' l'inglese ha fatto numerosi viaggi su è giù tra Maramures e
il villaggio della Transilvania dove vive oggi. La sua vita nel villaggio di
Halma (il nome fittizio utilizzato nel libro) ha degli aspetti romanzeschi.
Ha scritto un articolo sulla drammatica situazione delle case sassoni
abbandonate dalla popolazione di origine tedesca, emigrata negli anni
Novanta, e ha ottenuto dei contributi per il loro restauro. All'epoca
Blacker guidava la fondazione Mihai Eminescu, finanziata dal principe Carlo.
Solo più tardi ha conosciuto Marishka, e hanno deciso di trasferirsi in una
casa sassone. Non gl'importava che Marishka avesse solo la quinta elementare
e lui una laurea in una prestigiosa università inglese. Blacker la ha
persuasa a leggere. "Le ho dato una copia in romeno di Orgoglio e
pregiudizio di Jane Austen. Dopo qualche giorno Marishka faceva già dei
commenti: 'Ma questo Darcy è così arrogante!'. Tuttavia mentre leggeva mi
sono reso conto che il volume diventava sempre più sottile. Dopo un po' ho
scoperto che utilizzava le pagine lette per accendere il fuoco!» Anche se
non si sono mai sposati, Marishka e William si sono scontrati con la
cattiveria di alcuni abitanti del villaggio romeno, che hanno cercato di
allontanarlo dalla "feccia della società". Adesso quei giorni sembrano
dimenticati, gli animi si sono calmati e tutti parlano bene di lui. "È un
uomo meraviglioso. Non ha mai diffidato degli zingari", ha detto Marishka.
Vent'anni dopo aver scelto di vivere in un paese ex comunista, la sua
decisione non sembra più tanto eccentrica. A volte Blacker si chiede quale
sarà la vita di suo figlio fra gli zingari: "Mio figlio è per metà zingaro e
per metà inglese. Per ora sono felice che viva qui". E si ricorda della
reazione dei suoi genitori: "Non erano molto contenti. Avevo 30 anni e
volevano che avessi un lavoro rispettabile. In diverse occasioni ho dovuto
spiegare loro che qui stavo bene. Era il posto giusto per me. La mia
infanzia nel sud dell'Inghilterra, in campagna, potrebbe essere una
spiegazione. Volevo vivere di nuovo in un bel posto". ( Fonte: europresse.eu)
Autore: Andreea Pocotila Redazioneonline - Stampa Internazionale
Di Fabrizio (del 26/08/2009 @ 09:22:36, in media, visitato 1561 volte)
Da
Romanian_Roma
Divers.ro 24/08/2009
Secondo Evenimentul Zilei circa 400 bambini rom, di età tra i 10 e i
16 anni, hanno prodotto 15 cortometraggi sulla loro minoranza, come parte
di alcune lezioni sulla loro minoranza etnica. E' successo durante il campo
organizzato nel quadro del programma governativo "Stop ai Pregiudizi sul
Gruppo Etnico Rom (SPER)".
Formatori ed esperti su direzione, scrittura, azione, scenografia ed
edizione hanno aiutato i bambini nel creare storie, agire e produrre il
materiale filmato. Tra i temi affrontati ci sono: i Rom nell'Impero
Bizantino, il commercio con gli schiavi rom, l'Olocausto rom, i Rom durante il
comunismo.
Secondo gli organizzatori, lo scopo di questo evento era sviluppare
l'autostima dei bambini rom attraverso l'accesso alle informazioni sulla
loro storia, lingua, costumi, manufatti e tradizioni.
Di Fabrizio (del 25/08/2009 @ 09:34:02, in Italia, visitato 2105 volte)
Da
Rom Sinti @ Politica
Un gruppo di 14 alunni rom (da 09 a 16 anni) e 5 operatori dell’associazione
Romà onlus, collaboratore del progetto scolarizzazione del Comune di Roma, sono
arrivati sabato pomeriggio 22 Agosto 2009 a Silvi Marina per una visita guidata
in Abruzzo di sette giorni.
Questi alunni rom partecipano al progetto scolarizzazione attivato dal comune di
Roma e gestito da Casa dei Diritti Sociali in collaborazione con l’associazione
Romà onlus, per un percorso di integrazione culturale dei bambini rom e sinti.
L’associazione Romà onlus ha affittato tre appartamenti presso il Green marine
di Silvi per il pernottamento del gruppo e concordato con il ristorante Velvet
di Silvi Marina il consumo di colazione, pranzo e cena.
Sabato sera 22 agosto 2009 il gruppo proveniente da Roma con un l’ospite locale,
Nazzareno Guarnieri presidente della Federazione romanì, hanno cenato in una
sala del ristorante Velvet unitamente alle persone ospiti dalle zone terremotate
di Aquila.
La cena, a cui ero ospite, è stata consumata regolarmente.
Il giorno successivo, domenica 23 Agosto, il gruppo di ragazzi di Roma, all’ora
di pranzo, ore 12,45, i sono recati presso il ristorante Velvet per pranzare,
ma tutto il gruppo è stato rifiutato dal gestore che ha lamentato il fastidio
degli altri ospiti per la presenza di ragazzi di etnia rom.
Quindi i ragazzi non hanno potuto pranzare con grande stupore, anche se gli
operatori di Romà onlus hanno cercato di nascondere, ai bambini, la grave
discriminazione razziale subita.
A fronte di questo rifiuto i responsabili dell’associazione Romà onlus si sono
recati presso il vicino ristorante Tiffany, ma anche qui non hanno potuto
pranzare con la motivazione che era tardi (ore 13, 30 !).
Finalmente il gruppo è riuscito a mangiare presso il vicino ristorante
Sassofano blu a cui pubblicamente va la nostra riconoscenza per l’ospitalità del
titolare e di tutto il personale.
Poi dicono “i Rom non vogliono integrarsi”.
Nazzareno Guarnieri - Presidente Federazione romanì
FEDERAZIONE ROMANI'
http://federazioneromani.wordpress.com
Alla protezione Civile
Al Prefetto di Teramo
UNAR Roma
Al Sindaco di Roma
Assessore Politiche educative Comune di Roma
Al Sindaco di Silvi
Da
Hungarian_Roma (la notizia a cui si riferisce è
QUI nei commenti)
By: MTI
24-08-2009 - Secondo il capo della polizia nazionale, i sospetti detenuti in
connessione con la serie di uccisioni di Rom in Ungheria, stavano pianificando i
prossimi attacchi quando sono stati arrestati.
Jozsef Bencze (Alto Commissario della Polizia ndr) ha detto sabato che
la polizia ha deciso di trattenere i quattro sospetti quando è apparso che era
in programma un ulteriore attacco.
Domenica (scorsa ndr) un tribunale deciderà dove i sospetti verranno
detenuti in custodia cautelare. La polizia ha detto venerdì, il giorno degli
arresti, di avere sufficienti campioni di DNA ed altre prove perché i
sospetti di Debrecen (Ungheria Orientale) siano trattenuti.
Bencze ha detto che gli attacchi, che da luglio dell'anno scorso sono costati
la vita a sei Rom, incluso un bambini di cinque anni, erano razzialmente
motivati.
I quattro sospettati, di età tra i 28 e i 42 anni, erano tra i sei fermati in
un bar locale. Bencze ha detto in precedenza che le prove raccolte nelle loro
case e sui luoghi degli omicidi confermano i sospetti della polizia di aver
preso i colpevoli.
Un ufficiale di polizia che ha chiesto l'anonimato, ha detto a MTI che uno
dei sospetti era un ex soldato, che aveva il permesso di usare armi da fuoco.
Inoltre tre SUV posseduti dai sospetti sarebbero stati visti dai testimoni dopo
gli attacchi.
Un altro poliziotto ha anche detto a MTI che i sospetti erano sotto
sorveglianza della polizia da oltre una settimana. Gli investigatori
controllavano le loro chiamate dai cellulari, chiamate effettuate nelle
vicinanze dei posti dove hanno avuto luogo gli attacchi.
I leader rom sabato hanno detto a MTI di aver avuto reazioni di tipo diverso
alla notizia della detenzione dei sospetti, alcuni ritengono che sia improbabile
che tutti i sospetti siano stati catturati e perciò esiste la possibilità che
gli attacchi continuino. Altri hanno dato il benvenuto alla notizia. Orban
Kolompar, capo dell'Auto-Governo Nazionale Zigano, ha ringraziato i 120
poliziotti coinvolti nelle investigazioni, per i loro sforzi nel catturare i
sospetti assassini.
Di Fabrizio (del 24/08/2009 @ 09:16:40, in lavoro, visitato 2440 volte)
Da
British_Roma (leggere anche
QUI)
La battaglia per il lavoro alimenta la xenofobia in Irlanda del
Nord By Andras Gergely
BELFAST Martedì 18 agosto 2009 - "Corpi estranei" che vengono dall'Europa
dell'Est per cercare lavoro, sono un nuovo avversario per Alan Skey, ex
militante che dopo oltre un decennio dalla pace stabilita per l'Irlanda del Nord
è stato rilasciato dalla prigione di Maze.
In piedi accanto al murale di un uomo mascherato armato di fucile che segna
l'ingresso alla "Zona centrale lealista di Belfast Sud", Skey - che ha lottato
per mantenere la provincia come parte del Regno Unito - elogia il processo di
pace e rivela un nuovo nervo scoperto.
"Non possiamo lavorare nella nostra città. Non abbiamo lottato per questo,"
dice Skey, che ha passato 16 anni in prigione prima di essere liberato per i
termine dell'accordo di pace Good Friday del 1998.
"Ho lottato per far continuare a sventolare la bandiera britannica. Ora i
lealisti ed i repubblicani sono oppressi nel loro stesso paese a causa di corpi
estranei."
Storicamente, erano i migranti economici della più grande Repubblica
d'Irlanda cattolica che agitavano i rumori della comunità protestante. Il sud,
una "Tigre Celtica" fin quando non è stata colpita dalla crisi del credito, è
ora la zona dell'euro più debole.
Ciò nonostante, i "corpi estranei" a cui si riferisce Skey sono lavoratori
soprattutto dalla Polonia, Lituania e Romania. I suoi punti di vista sono
radicali, ma circa il 50% degli intervistati di un sondaggio ritengono che i
migranti sottraggano lavoro ai nati nell'Irlanda del Nord.
Su 1.215 adulti intervistati tra il 1 ottobre 2008 ed il 27 febbraio 2009 per
la Queen's University di Belfast e l'Università dell'Ulster, solo il 38% è in
disaccordo con l'asserzione: il 46% era a favore.
Il punto debole dei razzisti nord-irlandesi si è mostrato quest'estate.
A giugno bande di giovani, alcuni mostravano il saluto nazista, hanno
obbligato circa 100 Rom rumeni, incluso un neonato, a lasciare le loro case a
Belfast.
Questo ha evocato scene di intensificata violenza dell'Europa dell'Est contro
i Rom, inclusi attacchi con bombe molotov, granate e fucili in Ungheria, che
hanno ucciso una mezza dozzina di persone negli ultimi 18 mesi, con violenze
sporadiche dappertutto.
A marzo, dopo scontri tra tifoserie rivali nella partita di calcio tra
Polonia e Irlanda del Nord, circa 40 persone sono state costrette a lasciare
un'area operaia lealista di Belfast, a causa delle intimidazioni.
L'accordo di pace del 1998 ha ridotto la violenza settaria che uccise 3.600
persone dagli anni '70, ed i più grandi gruppi paramilitari sia protestanti che
cattolici hanno sotterrato le loro armi.
Ma gli assalti razzisti sono diventati, nelle parole di Naomi Long, sindaco
di Belfast, la "macchia di vergogna" della provincia.
"In realtà il settarismo e il razzismo sono molto simili, malvagità gemellate
dal pregiudizio e dall'intolleranza," ha detto Anna Lo, nata ad Hong Kong,
l'unico membro dell'Assemblea Nord Irlandese di una minoranza etnica, che
rappresenta il collegio elettorale di Belfast Sud.
Shock nel mercato del lavoro
La disoccupazione in Irlanda del Nord era al 6,7% in aprile-giugno, l'ultimo
periodo per cui sono disponibili i dati del governo, inferiore ai livelli della
GB e dell'Unione Europea.
D'altra parte, il numero dei 51.000 richiedenti l'assegno di disoccupazione a
luglio, è quasi raddoppiato rispetto ad un anno fa: i dati mascherano un settore
statale artificialmente gonfiato. L'Irlanda del Nord ha la più alta percentuale
di lavoratori nel settore pubblico della GB - 30% di assunti nel 2005 contro il
20% o meno dell'Inghilterra Meridionale.
Economisti di Belfast dicono che L'Irlanda del Nord potrebbe attraversare una
crisi ancora maggiore nel mercato del lavoro, dato che la pressione fiscale
obbliga Londra a tagliare i sussidi che sostengono la sovradimensionata
burocrazie della provincia.
"Il prossimo governo dovrà aumentare i tagli alla spesa pubblica e l'Irlanda
del Nord non l'ha mai sperimentato prima," dice Richard Ramsey, economista della
Ulster Bank.
La ricerca delle università ha mostrato che il 22% degli intervistati non
vorrebbe avere amici dell'Europa dell'Est ed ancor meno approverebbero il
matrimonio con un familiare.
"La maggior parte dei miei amici è già tornata in Polonia, a causa degli
attacchi e della crisi economica," ha detto Robert Kowalski, 26 anni, parlando
da una casa a Belfast Nord dove s'è rifugiato dopo che la sua casa era stata
assaltata in seguito alla partita di calcio a marzo.
"Mantenete chiuse le loro bocche"
Uno su cinque degli intervistati in un'intervista separata della Equality
Commission for Northern Ireland nel 2008 diceva di provare sentimenti negativi
verso i migranti dall'Est Europa e quasi un quarto che le minoranze etniche o
razziali erano i gruppi trattati più ingiustamente nella provincia.
Questo comparato al 5% che dice che i peggio trattati erano i cattolici, la
minoranza la cui situazione fu al centro della precedente campagna militare
dell'Esercito Repubblicano Irlandese.
"Io stesso sono stata un bersaglio con una telefonata alla polizia (dicendo
che)... la mia casa era stata incendiata," dice Lo.
Molti degli attacchi contro stranieri sono stati perpetrati nei quartieri
protestanti impoveriti come quello di Belfast Sud di Skey. Gli irlandesi del
nord cattolici sono generalmente più aperti verso gli stranieri, secondo la
ricerca delle università.
Anche tra i cattolici, d'altra parte, non molti di più accetterebbero come
parente diretto un musulmano o un viaggiante irlandese.
Il sondaggio mostra che i nord irlandesi sono meno ostili verso gli oltre
15.000 cinesi che formavano la più grande minoranza etnica prima che
l'allargamento UE permettesse agli europei dell'est - inclusi oltre 10.000
lituani - di arrivare.
Patrick Yu, a capo del Consiglio Nord Irlandese per le Minoranze Etniche, ha
detto che i cinesi si sono tradizionalmente concentrati sui loro affari e
subivano tranquillamente le estorsioni al culmine dei conflitti settari
paramilitari.
"Tengono la bocca chiusa, non fanno questioni, è per questo che hanno meno
problemi," ha detto Yu, che da Hong Kong è arrivato a Belfast e ha fatto una
campagna perché in Irlanda del Nord fossero applicate leggi contro le
discriminazioni.
Furono implementate nel 1997, due decadi dopo le altre parti della GB.
Molti est europei contattati da Reuter attraverso network online ed i
sindacati, hanno detto di non aver intenzione di partire, alcuni citano le
discriminazioni e patimenti per le minoranze come i Rom nell'Europa Orientale.
"Dico a tutti che vale la pena venire a Belfast, è un posto davvero
vivibile," dice Bernadett Haasz, insegnante di Budapest che lavora per
un'emittente di Belfast.
"Bisogna sapere in quale quartiere trasferirsi, ma questo vale per tutte le
città."
(Additional reporting by Ashley Beston in Dublin; Editing by Sara Ledwith)
Di Fabrizio (del 24/08/2009 @ 09:02:38, in Europa, visitato 1574 volte)
Da
Nordic_Roma
TheLocal.se
18/08/2009 - Dieci persone sono state arrestate in seguito ad un'operazione
all'alba della polizia, contro un centro giovanile rom a Lund, nella Svezia
meridionale.
Le persone arrestate erano tutte tra i 18 e i 25 anni di età, ed avevano
occupato il centro ricreativo doposcolastico RomanoTrajo, nell'area Norra Fäladen
della città.
I giovani dimostrati erano parte di una rete che si autodefinisce "Residenti
di Lund contro i tagli".
Gli arresti sono avvenuti senza incidenti ulteriori. Due degli occupanti
hanno tentato di fuggire ma sono stati rapidamente presi dalla polizia.
I dieci arrestati sono poi stati trasferiti nella stazione di polizia di Lund
e lì trattenuti per il sospetto di trasgressione aggravata e danno criminoso.
Romano Trajo aprì nel 1989 per dare supporto ai bambini rom che vivevano
nell'area.
Nel 2004 il centro ricevette il premio integrazione della Città di Lund. Ma
quest'anno è stato annunciato che il centro, nonostante le proteste, sarebbe
stato chiuso.
Il comitato infanzia ed istruzione di Lund ha considerato che i servizi
offerti da Romano Trajo potrebbero essere gestiti da altri centri ricreativi
nell'area.
TT/The Local (news@thelocal.se;
086566518)
Di Fabrizio (del 23/08/2009 @ 09:43:48, in sport, visitato 1881 volte)
Resoconto del sopralluogo dello staff della Nuova MultiEtnica Onlus presso
la tendopoli del centro sportivo Centi-Colella/L'Aquila .
Siamo stati accolti con estremo entusiasmo dalle persone, le associazioni e
organizzazioni presenti a L'Aquila.
Abbiamo fin da subito collaborato con uno staff indetto tramite Arci e Querencia
per organizzare le selezioni e il ritiro a L'Aquila che avverrà dal 29/08/09 al
05/09/09, dove garantiranno vitto e alloggio alla nazionale Homeless World Cup,
grazie anche alla collaborazione del responsabile della croce rossa presente
nella tendopoli.
Durante la nostra permanenza abbiamo avuto anche la concessione tramite la CUS
L'Aquila ad utilizzare le loro strutture presenti nel centro sportivo di
Centi-Colella che verranno adibiti alla nostra preparazione.
Dopo vari incontri istituzionali con l'assessore allo sport e l'assessore alle
politiche sociali abbiamo ottenuto ottimi risultati, come l'ufficiale patrocinio
del comune di L'Aquila e massima collaborazione e sostegno del ritiro indetto
per la selezione di 4 giocatori che rafforzeranno la rappresentativa Italiana e
la squadra delle riserve.
Cogliamo l'occasione per ringraziare tutte le persone che stanno collaborando
per la preparazione della rappresentativa Italiana senza tetto (streetsoccer).
cordiali saluti
lo staff della Nuova MultiEtnica ONLUS
Restando a disposizione per qualsiasi chiarimento, inviamo i più cordiali
saluti.
Associazione Sportiva e Culturale Nuova MultiEtnica
Via Bellezza 16/a – Milano
Codice Fiscale – 97309030159
Sito -
www.nuovamultietnica.com
Email: bogdan@nuovamultietnica.com
info -
www.homelessworldcup.org
Bogdan Kwappik - Il Presidente – 347-8638372 casa 0373-450523
Amin Othman : 3920639660 (responsabile stampa)
amin@nuovamultietnica.com
Jonathan Cervantes : 3409902751 (Porta Voce)
jonathan@nuovamultietnica.com
Presidente ARCI Querencia Ciro: 3334559531
info@querencia.it
Info: abruzzo2009@arci.it
BANCA INTESA
COORDINATE IBAN – IT16 G030 6909 4446 1524 9931 460
ABI 03069 CAB 09444 C/C 6152499314/60
Sostieni le nostre iniziative Grazie!!
Di Fabrizio (del 23/08/2009 @ 09:10:25, in media, visitato 1746 volte)
Per una volta, abbandono la serietà e mi piego ai passatempi estivi.
Qualche lettore che frequenta i campi rom, potrebbe cimentarsi ad
indovinare dove è stata scattata questa foto. Domani la soluzione.
Di Fabrizio (del 22/08/2009 @ 09:40:40, in scuola, visitato 1830 volte)
Da
Roma_Daily_News (...mentre in Italia si discute del dialetto obbligatorio
nella scuola)
The Slovak Spectator
I Rom sono un esempio classico dell'abuso di un intero continente verso una
minoranza - by Michaela Stanková
Un gran numero di Rom slovacchi vive in condizioni terribili
Source: TASR
17/08/2009 - ARTHUR Ivatts, consulente anziano del Dipartimento
Britannico per l'Infanzia, le Scuole e le Famiglie e già Ispettore HM per
l'Istruzione di Rom/Zingari e Viaggianti in GB, ha partecipato ai primi
sforzi di assicurare un'adeguata istruzione per i bambini rom in GB ed è
modestamente orgoglioso dei progressi che ha aiutato a fare nel suo paese.
Nel 2004 è stato insignito dell'Ordine dell'Impero Britannico per il suo
contributo in quest'area. The Slovak Spectator ha parlato con Ivatts durante
una sua visita di metà luglio a Bratislava, dove è stato invitato dalla
Fondazione Open Society e dall'Ambasciata Britannica per tenere un seminario
sulle pari opportunità nell'istruzione.
In GB usate i termini Rom, Zingari e Viaggianti. Qual è la differenza?
La differenza è solo nel nome. Gli Zingari Inglesi son Rom, arrivarono
dall'India nel X secolo nello stesso modo dei Rom Slovacchi e migrarono verso
occidente verso la Scozia e i Paesi Bassi, e girarono come gruppi nomadi in
Inghilterra, Irlanda e Scozia fino al XVI secolo. Quindi sono Rom ma erano
chiamati Egizi perché dicevano di venire dall'Egitto.
Ma la parola "Zingaro" è vista come un peggiorativo in GB, come qui. Così
negli anni '50 e '60 gli Zingari dissero che non volevano essere chiamati così,
dissero di essere "Viaggianti". Ma poi negli anni '70 arrivarono in GB i
Viaggianti Irlandesi in numero significativo e molti Zingari non volevano avere
lo stesso nome, e alcuni di loro si fecero chiamare Rom, come nel resto
d'Europa. In seguito arrivarono in GB i Rom dall'Europa Centrale ed Orientale,
così gli Zingari Inglesi vollero distinguersi da loro ed ora forse la
maggioranza di ce di preferire essere conosciuta nuovamente come Zingari. Così
usiamo i termini Rom, Zingari e Viaggianti nel tentativo di soddisfare ognuno
nei termini di sensibilità giustificata attorno all'auto-attribuzione etnica.
Qual è la differenza tra i paesi dell'Europa Centrale ed Orientale e la
Bretagna nel campo dell'istruzione dei Rom?
Ci sono molte marcate differenze, e qui devo dire di correre il rischio di
essere piuttosto nazionalista nell'essere abbastanza orgoglioso di cosa abbiamo
raggiunto in GB.
Prima di tutto, la GB ha una lunga esperienza - almeno dalla II guerra
mondiale - quando i lavoratori Afro-Caraibici venivano in GB ed il governo era
chiaramente riluttante ad assumere lavoratori nei, perché, come il resto della
popolazione, avevano un grado di pregiudizio razziale dalla storia imperiale. In
retrospettiva quella storia, realmente, ha avuto un enorme beneficio perché ci
ha portato ad una società che in tempi relativamente brevi si è incamminata
verso la comprensione e la gestione creativa delle questioni di diversità di
razza, etnia e cultura.
Nell'Europa Centrale ed Orientale c'è ancora molto da fare per l'istruzione
delle comunità rom qui [in Slovacchia], nella Repubblica Ceca, in Bulgaria ed in
altri posti. E per me, la grande differenza sarebbe di non essere contento del
grado di segregazione, perché attraverso quello noi misuriamo se un paese
adempie ai suoi doveri legali internazionali e segue le proprie regole nazionali
sulle relazioni di razza e la legislazione antidiscriminazione. Così, non dico
che noi [in GB] non abbiamo discriminazione nell'istruzione, e particolarmente
in relazione a Rom, Zingari e Viaggianti, c'è un potenziale per la
discriminazione, ma le aspettative professionali fanno sì che i bambini abbiano
pari accesso nella scuola come qualsiasi altro. Negli anni '70 e '80
abbandonammo la nozione che i bambini con esigenze speciali dovessero essere
segregati ed esclusi dalla scuola normale. A quel tempo, avevamo una
legislazione che ci permetteva di chiudere quasi tutte le scuole di bambini con
speciali esigenze educative o difficoltà nell'apprendimento. Lo scopo era che
sarebbero stati integrati come tutti gli altri nelle scuole "normali".
Secondariamente, il nostro sistema educativo era inizialmente sommerso da
insegnanti che dicevano: "Guardate, ho una classe di bambini e l'85% di loro
viene dal Bangladesh e nessuno di loro parla inglese". Così andammo attraverso
il processo di apprendimento. Ed ora che non è visto come una ragione di
discriminazione, non è visto come una ragione per non accettare i bambini a
scuola o per un rendimento inferiore di quei bambini. Così ora in GB ci sono
insegnanti, a Londra per esempio, che possono avere sino a 50 lingue differenti
nella loro scuola dai bambini, ma la maggior parte degli insegnanti ha ora la
capacità di insegnare l'inglese come lingua aggiuntiva. Abbiamo iniziato dicendo
che insegnavamo l'inglese come seconda lingua, e pian piano abbiamo compreso che
ci sono dei bambini che a volte parlano tre o quattro lingue ma non l'inglese,
così abbiamo aggiustato la terminologia insegnando l'inglese come lingua
aggiuntiva. Così ora non abbiamo insegnanti che voltano la schiena ai bambini
che non parlano inglese, hanno imparato a insegnare il linguaggio d'istruzione
ed anche a conoscere e celebrare la diversità dei retroterra linguistici dei
bambini.
Quindi dovrei dire che ci sono grandi differenze e che abbiamo beneficiato di
essere passati per quel processo 40-50 anni fa. E' stato un lungo, lento
processo di apprendimento, ma ora abbiamo qualcosa da offrire e questo in parte
rivela le ragioni dietro questi seminari, così che possiamo condividere la
nostra esperienza con gli incaricati slovacchi, il governo ed altre figure
chiave sui benefici per i bambini e gli interessi della coesione comunitaria, i
diritti umani e la non-discriminazione.
Il problema della segregazione esiste ancora in Slovacchia, ma lei vede
qualche progresso in quest'area negli ultimi 20 anni? Oppure un trend positivo?
Penso che la situazione dei Rom si sia deteriorata negli ultimi 20 anni,
quando alle forze del mercato è stato permesso di operare ed i controlli sul
pregiudizio razziale non sembrano operare con efficacia. Così - può darsi che la
documentazione internazionale - e dobbiamo ricordare che la maggior parte delle
informazioni sicure e di qualità arrivano da agenzie internazionali che hanno
svolto studi in profondità, inclusa la Banca Mondiale, l'OCSE, l'UNPD e il
Consiglio d'Europa - sta dicendo che la situazione non è buona. Dalla fine del
comunismo c'è stata una progressiva crescita di pregiudizio e discriminazione
che opera nel mercato del lavoro, in quello dell'alloggio e nel sistema
scolastico e sanitario.
La legislazione nazionale ed internazionale è stata migliorata per gestire la
questione di società sempre più complesse riguardo la diversità e le relazioni
inter-etniche. Ma per molte comunità rom svantaggiate il pericolo è che
nonostante il contesto di una legislazione attraente e quasi rassicurante,
quando le politiche sono sviluppate in quel contesto, si è capaci di
identificare le distorsioni delle politiche che non sono legate accuratamente
allo spirito della legge.
Così, per esempio, in Slovacchia il governo potrebbe dire di essere tra
l'incudine e il martello. L'incudine è il contesto legislativo internazionale -
l'Alta Commissione ONU per i Diritti Umani, l'OSCE, il Consiglio d'Europa, la
Banca Mondiale - con le aspettative per l'uguaglianza ed i diritti umani da
portare avanti realmente. E l'evidenza internazionale per cui sembra che la
società non avanzi, soprattutto sui Rom.
Quindi penso ci sia un senso in cui la situazione sia migliore se la gente è
più libera, ma in questa situazione i pregiudizi si possono esercitare senza
permesso; e le leggi nazionali ed internazionali contro le discriminazioni e
contro gli abusi sui diritti umani si possono applicare, ma col potenziale per
distorsioni delle politiche di cui ho riferito prima. Sta portando alla
frustrazione tra i rappresentanti dei Rom in molti stati europei, che dicono
"Vivo in questa società con tutte queste magnifiche leggi contro la
discriminazione, ma ne soffro ogni giorno, la gente mi sputa per strada, ai miei
figli non è permesso di andare nella scuola che scelgono, o sono messi nelle
scuole speciali".
Penso che la sfida odierna sia di aiutare realmente i governi a gestire
queste due forze: una, le aspettative internazionali sulle leggi dei diritti
umani e l'anti-discriminazione e l'altra, il martello, la corsa pubblica endemica
di odio verso i Rom, che è di difficile gestione politica.
Ritengo che i Rom mettano i non-Rom europei di fronte al loro stesso
razzismo, nello stesso modo in cui i neri Afro-Caraibici portarono i bianchi
Britannici di fronte al loro razzismo imperiale. Questo per il bene di tutti gli
Europei. L'Europa avrà un debito eterno verso di loro mentre i processi della
globalizzazione mettono radici sempre più profonde.
La popolazione maggioritaria ha pregiudizi, ma d'altra parte si percepisce
la rassegnazione di molti nella comunità rom che si ritengono ai margini della
società e non fanno nulla per cambiare. Vedi un modo per far crescere la
motivazione tra di loro?
Sì, deve cambiare. Capisco quel che vuoi dire, ma penso che il problema
riguardi tutta l'Europa. La debolezza è che c'è una mancanza di comprensione
della storia. Le cose andarono male nel XVI secolo e non sono più migliorate. I
Rom sono stati abusati per oltre 500 anni. Sono il classico esempio dell'abuso
razziale di un intero continente verso una minoranza. Ed ora, tutti si alzano a
dire: "Basta guardarli, sono felici nelle loro comunità ghetto, non vogliono
lavorare, non hanno interesse ad istruirsi, ma solo ai sussidi".
Il mondo non-Rom non accetta le proprie responsabilità per ciò che hanno
fatto a questa minoranza per oltre cinque secoli. E quando arriviamo ad prendere
le parti di questo abuso, cosa facciamo? Diamo la colpa alle vittime? Non a noi
stessi. Questa è la tragedia dell'Europa oggi.
Quello di cui abbiamo bisogno sono le scuse ai Rom. Abbiamo bisogno di scusa
storiche dai governi che dicano "Siamo spiaciuti per quello che vi è successo in
questa società". Perché ciò che ha fatto la società europea per i Rom include la
schiavizzazione, l'esclusione, la discriminazione, la persecuzione ed il tentato
genocidio, più volte. Qualcuno si è forse scusato o l'ha fatto pubblicamente? Fa
parte del curriculum scolastico degli studenti slovacchi. No, si gira la testa.
Abbiamo bisogno di riconoscere che spetta alle società e ai governi non-Rom
fare il primo passo. Un ben noto politico britannico ha detto che se loro [Rom]
inizieranno a comportarsi adeguatamente, adeguatamente li tratteremo - un simile
commento mostra una completa mancanza di comprensione della storia, rimprovera
le vittime di abusi razziali e suggerisce che i diritti umani siano una comodità
condizionale legata agli stereotipi di particolari gruppi di persone...
Quindi la tua osservazione è giusta, ma la questione non è facilmente
risolvibile, perché c'è bisogno di decisioni politiche e di politici che dicano
chiaramente: "aspettate un momento, dobbiamo fare molto per queste comunità,
abbiamo un debito enorme per quello che hanno sofferto". E' il momento dimettere
in campo grandi somme di denaro e decisioni politiche. E questo costa soldi dei
contribuenti. D'altra parte, sappiamo che i politici commetterebbero un suicidio
politico se fossero visti assumere quei pronunciamenti e decisioni politiche a
beneficio delle comunità rom. Ecco perché è così difficile. I politici hanno le
mani legate, questa è il martello che dicevo. Ma nel contempo devono essere
convinti sulla solida natura dell'incudine - le aspettative mondiali, incluse le
comunità rom, riguardo i diritti umani e la loro applicazione per tutti i membri
della società.
E' una lunga strada e non sono sicuro di come prosegua. Ma l'altro aspetto di
come queste cose possano essere risolte, è di tentare e pompare denaro nelle
comunità rom, cosicché possano trovare i termini di cosa è accaduto loro e
cercare e trovare il perdono al mondo non-Rom. E conosco Rom in tutta Europa che
rispondono positivamente alla loro situazione e sono cooperativi, ben informati
e ben istruiti. L'intelligentsia rom dev'essere supportata ed il loro numero
deve crescere, perché l'autodifesa delle comunità diventerà cruciale nel
reclamare i diritti umani e nel combattere le discriminazioni contro la legge.
Il pericolo nell'abusare delle minoranze per un periodo molto lungo è che la
gente può interiorizzare gli stereotipi che si ammucchiano giorno dopo giorno,
anno dopo anno, secolo dopo secolo. Ed il pericolo è che la gente può avere
sotto aspettative di se stessa nei termini di quali dovrebbero essere i loro
diritti e cosa possono raggiungere. E c'è una sorta di accettazione passiva da
parte di molti Rom riguardo la loro situazione. E c'è un pericolo terribile
nell'accettazione di abusi nelle comunità, che può manifestarsi in apatia,
disperazione ed accettazione oppressiva dell'abuso dei loro diritti umani.
Quindi, secondo te quali sono le ragioni per cui la società è incapace di
riconoscere il maltrattamento dei Rom nel passato e come si può fermare
l'imposizione degli stereotipi negativi?
Penso che molte cose siano collegate - non con i punti di vista pregiudiziali
verso differenti gruppi razziali - ma nelle credenze ignoranti ed inutili sugli
esseri umani, particolarmente sull'intelligenza. Ascolti interviste che dicono
"questi bambini non sono molto brillanti e così è meglio se vanno in un'altra
scuola o in una classe speciale". Questo realmente denuncia un'ignoranza enorme,
ed ancora un'ignoranza della storia in cui gli esseri umani sempre trasmettono
ciò che l'ecologia della società richiede. Nell'Europa medioevale l'ecologia
richiedeva una popolazione contadina con un sistema abbastanza duro, crudele,
gerarchico, di signori, sceriffi e poi i servi. Ma quando la tecnologia cambiò
ed avemmo un'era industriale, ci fu bisogno di esseri umani con abilità diverse.
Quando andavo all'università in GB, solo il 3% della popolazione la frequentava
e si diceva "sì, sono le persone più brillanti" ed il 70% dei giovani andava in
quelle che chiamiamo le moderne scuole secondarie - "sai, non sono molto
intelligenti, ma sono bambini con abilità pratiche che saranno felici di
lavorare in fabbrica".
Ma ora le tecnologie sono cambiate ed abbiamo bisogno del 50% della
popolazione laureata, dato che non possiamo lavorare effettivamente ed
efficacemente come società economica senza quel livello di capacità e
conoscenza. E scopriamo che con investimenti sufficienti nell'istruzione, la
popolazione segue. Così gli esseri umani sviluppano sempre quanto loro è
offerto, tutti i bambini hanno un enorme potenziale, tutti i giovani hanno il
potenziale di essere piccoli geni.
Ma spesso la gente pensa che se il 3% va all'università, il 20% ha una
formazione tecnica ed oltre il 70% ha una formazione di basso livello, è perché
Dio ha distribuito l'intelligenza in questo modo. Ma questo non ha assolutamente
senso. Se solo le persone potessero capire che, comprendessero che tutti i
bambini possono essere educati insieme nelle stesse scuole e saranno capaci di
tutto. E' un messaggio duro rivolto ai genitori non-Rom, ma è difficile da
inviare anche ai genitori rom, dire loro che i loro bambini possono essere
fantastici, possono fare ed ottenere tutto. Abbiamo un presidente nero negli
USA, quanto c'è voluto? Forse un giorno avremo un presidente o un primo ministro
rom da qualche parte in Europa e tutto potrebbe cambiare. Vedremo.
Ora abbiamo parlamentari europei rom, che è fantastico, e sta crescendo
l'aspettativa delle famiglie rom su quel che potranno are i loro bambini, ma
anche le aspettative del mondo non-Rom nel realizzare il loro potenziale umano.
Cosa pensi del suggerimento di mandare i bambini delle comunità rom in
collegi speciali?
Suggerimenti simili tradiscono una seria mancanza di comprensione. Prima di
tutto, tradisce un'attitudine negativa verso le comunità rom. Dice in realtà che
i processi di socializzazione nelle loro famiglie non sono buoni e sono in
contraddizione con la sorte che la società degli esseri umani produrrebbe. La
mia conoscenza personale dei Rom è che sono esseri umani fantastici che vorrei
come vicini o da far sposare ai miei figli. Ed in effetti mio figlio ora esce
con una giovane romnì, che è deliziosa, molto intelligente, sensibile ed in ogni
senso, proprio incantevole.
L'altro serio aspetto di un commento simile è che questi collegi possono
diventare segregate e questo sarebbe in diretta contraddizione con le leggi
nazionali ed internazionali di tutti i paesi europei.
Ma più preoccupante, se fosse adottata questa costrizione, si andrebbe ad
una tensione con la convenzione ONU sul genocidio. Uno dei criteri della
convenzione riguarda quando i bambini sono sottratti ai loro genitori. Andremmo
a finire su un piano inclinato... Potrebbe essere visto dagli avvocati
internazionali come l'equivalente di una sottrazione forzata dei bambini dai
loro genitori e famiglie. In queste circostanze i genitori possono abbandonare
uno stato particolare per sfuggire da queste politiche o leggi, perché uno dei
pilastri della comunità rom è l'amore e la forza della famiglia e la solidarietà
che è nata dal fare fronte alle società in cui dovevano vivere. E sarebbe una
società che si muoverebbe in maniera pericolosamente vicina alle infrazioni
della convenzione ONU sul genocidio come è stato nel caso di Austria, Svizzera e
Scozia, che nei tempi passati sottrassero i bambini rom dai loro genitori.
Questo sviluppo sarebbe molto improbabile negli Stati Membri UE, ma se fosse
davvero proposto da qualche parte, penso che sarebbe un abuso dei diritti umani
in primo luogo, e sono sicuro che le famiglie rom sarebbero molto preoccupate su
indicazioni di questa natura.
Vorresti dire che uno dei problemi è anche che la popolazione
maggioritaria non sta tentando di imparare sui Rom e di capirli? E' una delle
questioni?
Il problema è che nel mondo non-Rom non c'è un'accurata informazione su
queste comunità. Ho studiato libri sui Rom e sugli Zingari e la conoscenza di
base è enorme, ma la maggior parte degli Europei non ne ha idea. In GB la
maggior parte dei cittadini non-Rom, non ha idea che gli Zingari abbiano, per
esempio, la propria lingua. Così c'è un processo d'apprendimento da ambo le
parti. Ma ricordate: i Rom hanno imparato abbastanza sul mondo non-Rom. L'hanno
imparato tra molte difficoltà, hanno preso colpi sui denti per tutto il tempo,
hanno sputato su di loro per le strade e gli hanno chiesto di uscire dai
ristoranti e non gli hanno permesso di istruirsi nelle scuole. Quindi, come
stanno imparando del "mondo non-Rom", anche se non sono strutturalmente
integrati in tutte le istituzioni che ha la società? Ma penso che dipenda dal
motto non-Rom che recita "siamo spiacenti e vogliamo lavorare con voi". E così i
Rom sarebbero in grado di imparare che ci sono attitudini positive, senza
pregiudizi e compassionevoli nel mondo non-Rom.
In GB c'è un'ignoranza di massa nella comunità non-Rom ed abbiamo bisogno di
una leadership politica per cambiare la situazione. Ma se la Regina facesse le
sue scuse al popolo Zingaro/Rom, cambierebbe tutto. Sarebbe un innesco verso un
cambio vitale di cui c'è bisogno. La gente direbbe "Andiamo, cosa sta succedendo
qui, chiediamo scusa agli Zingari? Guardate cos'hanno fatto a mia zia!!!" Ma
così si aprirebbe anche la discussione sulla storia e su ciò che è andato
storto, e su come potremmo proseguire accettando la nostra parte in questa
storia di abuso razziale.
Perché, secondo il mio punto di vista, condiviso da altri, l'Europa sta
vivendo pericolosamente. Se guardi ad una convenzione ONU sul genocidio e a
tutti i suoi criteri, uno di questi è che non si può lasciare la gente vivere in
condizioni che danneggino le loro possibilità di vita, ed i governi ceco,
slovacco, bulgaro, per esempio, non possono dire di non conoscere l'evidenza. E
l'evidenza è che i Rom in Europa vivono 10-12 anni meno della media europea, e
le donne rom sono 20 volte più della media europea a rischio di perdere un
figlio. E stanno crescendo le uccisioni di Rom da parte dell'estrema destra,
assieme agli abusi polizieschi dei diritti umani, mentre in alcuni paesi le
donne rom hanno sofferto la sterilizzazione forzata. Ci sono ancora partiti di
estrema destra che sembrano avere un'autorizzazione incontestata a parlare
pubblicamente di "soluzione finale" per i Rom. Il governo lo sa, ma cosa fa in
proposito? L'Europa sta vivendo una situazione pericolosa in cui un paese
potrebbe realmente essere giudicato responsabile di "genocidio per difetto".
Mi ricordo di aver visitato una madre rom che aveva quattro o cinque
bambini, vivevano in un baracca col pavimento di terra battuta, circondati da un
mare di fango; le circostanze più terribili, e quando andai mi disse "Non
dimenticarci", e questo ebbe su di me un effetto duraturo, perché conosco troppi
Rom che vivono nelle condizioni più terribili e si fa troppo poco. Forse è
questo il vero messaggio per tutti i non-Rom europei, "Non dimenticate i
Rom". Nell'interesse dell'Europa e dell'umanità.
19 agosto 2009 – In un
rapporto (pdf in inglese ndr) su di una serie di recenti assalti a Gnjilane,
Kosovo orientale, che potrebbero avere una motivazione etnica, l'organizzazione
dei diritti umani Chachipe ha espresso la sua preoccupazione sulla
qualità e l'obiettività dei rapporti sui crimini etnicamente motivati contro i
Rom in Kosovo. Durante le ultime settimane di luglio, diversi Rom hanno
riportato di aver subito assalti ed abusi da parte dei vicini Albanesi nel
tradizionale quartiere rom di Gnjilane, senza che la cosa venisse adeguatamente
seguita e riportata dalle organizzazioni internazionali.
A seguito dei rapporti su un violento incidente, nel quale diversi Rom
sarebbero stati feriti, Chachipe ha svolto un'inchiesta tra le
organizzazioni internazionali allo scopo di identificare il retroterra e le
dimensioni dell'incidente. Anche se l'incidente segnalato data di parecchi
giorni, nessuna delle organizzazioni contattate, incluse UNMIK, EULEX, OCSE, e UNHCR,
ha detto di averne conoscenza. Ma anche dopo averne presa visione dai loro
uffici locali, le organizzazioni non sono state capaci o hanno voluto informare
Chachipe sull'evento.
"Le informazioni che abbiamo ricevuto erano assolutamente rudimentali.
Andavano da una lista di rapporti della polizia, riferiti a incidenti
apparentemente minori come "litigi" e furti, a rimarcare che la situazione della
sicurezza per i Rom si è recentemente deteriorata, ed una lamentela sul fatto
che la polizia non avesse correttamente riportato sull'assalto ai Rom, dice
Chachipe.
L'immagine cambiava drasticamente seguendo un reportage TV trasmesso, giovedì
scorso, da Yekhipe, il programma romanì della TV pubblica del Kosovo. I
giornalisti di Yekhipe hanno visitato il quartiere rom ed intervistato diverse
vittime e testimoni. Dai loro rapporti appare che sono successi a Gnjilane una
serie di gravi incidenti, durante i quali diversi Rom sono stati assaliti ed
hanno subito abusi, per nessun altro apparente motivo se non l'odio.
Parlando coi giornalisti, i Rom si lamentavano che la situazione a Gnjilane si è
recentemente deteriorata, in concomitanza con l'arrivo dell'etnia albanese nel
quartiere rom. Uno dei testimoni ha aggiunto che gli attacchi erano organizzati
e coordinati. Tutti i Rom affermano che i membri della comunità vengono
regolarmente attaccati o subiscono abusi verbali, ed hanno espresso serie paure
sulla loro sicurezza.
Emerge anche dalle loro dichiarazioni, che la loro confidenza nella polizia è
molto limitata. Di sei casi, accaduti a luglio, solo tre sono stati segnalati
alla polizia. I giornalisti di Yekhipe hanno intervistato un ufficiale di
polizia locale che ha qualificato due dei casi riportati come semplici conflitti
di vicinato ed insinuato che l'altro sarebbe collegato a "conti aperti"
nel mondo del mercato nero, squalificando così le vittime.
Chachipe ha dichiarato che con questo retroterra, è difficile comprendere
la passività e la mancanza di preoccupazioni che emergono dalle reazioni delle
organizzazioni internazionali alla sua inchiesta. L'organizzazione ha ricordato
che uno dei compiti delle forze internazionali di sicurezza era di proteggere e
promuovere i diritti umani, e che le organizzazioni hanno un mandato esplicito
per controllare la situazione. Chachipe si è detta preoccupata del fatto
che la polizia UE sembra avere pochissime informazioni sulla situazione del
quartiere Rom di Gnjilane.
Chachipe ha evidenziato le conseguenze di violenze non riportate ed
etnicamente motivate contro i Rom, sia per i Rom in Kosovo che per i rifugiati
ed i richiedenti asilo all'estero. "Come appare dai recenti incidenti di Gnjilane,
che confermano le preoccupazioni che avevamo ricevuto in precedenza, i Rom in
Kosovo non hanno dove fare ritorno, se si sentono minacciati. Quanti hanno
lasciato il Kosovo hanno grossi problemi a dimostrare i rischi ai quali sono
esposti in caso di ritorno".
Chachipe ha criticato la decisione di diversi paesi dell'Europa
occidentale, compresi Germania, Svizzera, Svezia ed Austria, di rimpatriare
forzatamente i Rom, sulla base di una valutazione della situazione sulla
sicurezza univoca ed incompleta. "Appare che il recente rapporto UNMIK al
Consiglio di Sicurezza ONU sia essenzialmente basato sui rapporti della polizia,
mentre l'UNMIK stesso riconosce che le minoranze etniche non hanno alcuna
fiducia nel rivolgersi alla polizia," dice Chachipe.
Chachipe ha richiamato le organizzazioni internazionali a cercare
immediatamente di diluire le tensioni nel quartiere rom di Gnjilane e di
risolvere i problemi che apparentemente sono collegati al processo di ritorno.
Inoltre richiede un'inchiesta approfondita sui retroscena dei recenti attacchi
contro i Rom, come pure una sorveglianza ed un resoconto obiettivi ed imparziali
sulla situazione della sicurezza nel Kosovo. Chachipe infine chiede ai
governi ed ai paesi ospiti di ripensare al rimpatrio forzato dei Rom verso il
Kosovo, fintanto che la situazione della sicurezza rimane fragile, e di
garantire ai rifugiati che sono nei paesi d'esteri da lungo tempo, uno status di
residenza permanente.
Chachipe a.s.b.l.
B.p. 97
L - 7201 Béreldange
e-mail: chachipe.info@gmail.com
www.romarights.wordpress.com
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