18 giugno 2009 Reuters AlertNet non è responsabile del contenuto di siti
esterni Scritto da: Save the Children By Phoebe Greenwood
Appena fuori dalla capitale del Montenegro, Podgorica, accanto alla discarica
comunale, c'è il campo per rifugiati di Konik. Baracche disordinate coperte di
latta e tende ONU rinchiuse da recinzione, ospita oltre 2.000 rifugiati rom che
hanno vissuto qui per dieci anni da quando fuggirono dalla violenza in Kosovo.
E' il più grande campo per rifugiati nei Balcani. Centinaia di bambini vivono
qui in condizioni inumane senza abbastanza acqua o cibo, e quasi nessuno fuori
dal Montenegro ne ha mai sentito parlare.
Le condizioni a Konik sono terribili. Il fuoco è una regolare minaccia,
spesso fatale. Tre settimane fa, una fiammata causata da un collegamento
difettoso ha distrutto 18 baracche di legno e lasciato 124 persone senza un
tetto. Queste famiglie vivono ora nelle tende dell'agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR)
o si sono trasferite a vivere nelle baracche già sovraffollate dei parenti.
Stavolta, per fortuna, nessuna vita è andata persa.
Il campo ha una fornitura irregolare di acqua ed elettricità. In estate,
quando le temperature regolarmente superano i 40° Celsius, semplicemente non c'è
abbastanza acqua in circolo. Alla vicina discarica, i rifiuti vengono bruciati
tutti i giorni, Di conseguenza, sono comuni i malanni polmonari.
I rifugiati in Montenegro non possono lavorare e non hanno documenti, così la
maggioranza nel campo sopravvive cercando il cibo nei contenitori della
spazzatura a Podgorica.
"Mio marito è morto qui otto anni fa, credo per la paura e la tristezza,"
dice la cinquantaseienne Mehria.
"Vedete la casa dove vivo - sta cadendo a pezzi. Ogni volta che piove,
l'acqua scende dal soffitto ed impregna tutto. Io e i miei bambini per mangiare
cerchiamo nella spazzatura. E' una crisi, nessuno ci aiuta."
Pochi bambini vanno a scuola. Alla scuola primaria di Konik, 270 dei 1.300
alunni sono Rom. Save the Children, che dal 2002 ha lavorato in progetti
educativi per integrare i bambini rom, dice che tenerli a scuola rimane il
maggior problema. In pochi completano il ciclo primario.
"I bambini rom sono tra i più marginalizzati in questa parte del mondo," dice Jasminka Milovanovic,
manager per la comunicazione e la consulenza di Save the Children.
"L'alto tasso di abbandono è uno dei più grandi problemi per varie ragioni -
mancanza di risorse materiali, mancanza di motivazione e bisogno di fare soldi.
Questi bambini vivono in cattive condizioni e non sono accettati a scuola dai
compagni o dagli insegnanti per la cattiva igiene."
I Rom sono una minoranza etnica sparsa attraverso l'Europa Centrale ed
Orientale con una vasta comunità negli stati balcanici. Si stimano 3,7 milioni
di Rom che vivano nell'Europa del Sud Est. In tutta la regione, soffrono di alti
tassi di disoccupazione, mancanza di istruzione, povertà e discriminazione.
La comunità rom di Konik è composta di rifugiati dal Kosovo. La maggior parte
ha lasciato la loro terra e le case durante il conflitto negli anni '90, quando
i Kosovari albanesi li cacciarono, ritenendoli alleati dei persecutori serbi.
Lo studente Sebajdih Krasnici, 15 anni, dice che i bambini rom soffrono per i
soprannomi ed il bullismo a scuola. "A scuola non ci rispettano. Ci chiamano
"pelle nera" e "zingari". Sono solo maleducati. Recentemente, una ragazza a
scuola mi ha chiesto di prestarle la mia matita. Le ho detto che non potevo
perché avevo solo quella. E' diventata matta e ha iniziato a chiamarmi zingaro e
con ogni sorta di brutte parole. Mi sono sentito malissimo. Dovrebbero
rispettare me, i miei fratelli e la mia famiglia."
Per molti genitori del campo, la salute dei loro figli più che la loro
istruzione è la preoccupazione maggiore. "I bambini hanno sempre fame e non
hanno scarpe o vestiti. Come possono concentrarsi nello studio?" chiede Vesib
Berisa, 37 anni, padre di cinque figli e che ha vissuto per dieci anni a Konik.
"Siamo in uno stato critico. E' troppo. Nessuno ci aiuta più, non il governo,
l'ONU, la Gran Bretagna o gli Stati Uniti. Nessuno viene a vedere come stiamo e
come viviamo. Perché dobbiamo vivere così? Vogliamo vivere come gli altri."
L'Associazione Culturale TURN ha lanciato la terza edizione del Festival
Internazionale di Arte Romani
www.iraf.ro
Riconosciuto come uno dei più importanti eventi multiculturali in Europa, il
festival avrà luogo a Timisoara, dal 23 al 26 luglio all'Arena Estiva - Banatul
Philharmonic.
14 concerti, danze e spettacoli teatrali, giochi di fuoco, proiezioni di
film, esposizione di foto, feste, attività per bambini e per persone private
della libertà - tutti eventi che si mescoleranno quest'estate per far vivere
pienamente Timisoara.
I ritmi flamenchi percorsi da Paco Pena (Spagna), il fondatore del
primo corso universitario di chitarra flamenca al mondo, il progetto progressive
electro world beat di Mitsoura (Ungheria), "Gli Zingari e gli UFO" dei
ragazzi di Zdob si Zdub (Moldavia) freschi del rapimento dagli alieni,
sono solo alcune delle ragioni che vi porteranno la musica nella vostra testa e
vi faranno comprare un biglietto.
Gli strumenti tradizionali di alcuni dei migliori musicisti ungheresi (Romano
Drom, Szilvàsi Gipsy Band, Ternipe) riuniti in un nuovo progetto - Olah Gipsy
Allstars, il mix di balcanico con reggae, dub, bossa, jazz, electronics, trip
hop e break beats di Dunkelbunt (Austria), il "pazzo" tumulto di
Kal (Serbia) ed
il violino di Estelle Goldfarb (Francia) che porta tutta la potenza e
l'eccitazione del rock ad alta energia, la passione di Giovanni de Cecco
(Italia) per il piano mixata col sapore culturale del feltro nel violino di
Leonardo Jesyensky (Ungheria) vi faranno rilasciare le vostre energie e
fare sentire vivi.
Di Sucar Drom (del 24/06/2009 @ 19:49:24, in Italia, visitato 1805 volte)
COMUNICATO STAMPA
L’assemblea della federazione “Rom e Sinti Insieme” si è riunita a Verona, il
23 giugno 2009, per rilanciare la propria azione e per eleggere il nuovo
Consiglio direttivo, dopo il Congresso di Roma e l’assemblea di Bologna. Le
associazioni aderenti hanno discusso a fondo sull’attuale situazione
italiana e hanno deciso di impegnarsi con maggiore forza sul tema della
partecipazione diffusa dei Sinti e dei Rom alla vita sociale, culturale e
politica italiana.
L’obiettivo che si pone la federazione è quello di aggregare le associazioni
esistenti ma anche quello di aiutare le comunità rom e sinte a costituire nuove
associazioni che sappiano essere protagoniste sul territorio. L’obiettivo che ci
si pone è di costituire entro pochi mesi una decina di nuove associazioni sul
territorio nazionale.
Per questa ragione si è dato incarico al nuovo Consiglio direttivo di
convocare in autunno un’assemblea ordinaria per la conferma delle cariche
sociali con tutte le nuove associazioni aderenti alla federazione e un’assemblea
straordinaria per la modifica dello Statuto.
L’assemblea ha eletto all’unanimità il nuovo Consiglio direttivo. I
consiglieri eletti sono: Giorgio Bezzecchi (Romano Drom), Marco Brazzoduro
(Antica Sartoria Rom), Davide Casadio (Sinti Italiani Vicenza), Yuri Del Bar (Sucar
Drom), Erasmo Formica (Sinti Italiani Pavia), Mirco Gabrielli (Nevo Drom
Trento), Radames Gabrielli (Nevo Drom Bolzano), Dijana Pavlovic (Upre Roma),
Enrico Prina (Sucar Mero), Vojisalv Stojanovic (Rom per il Futuro).
L’assemblea ha conseguentemente eletto: Radames Gabrielli, Presidente;
Dijana Pavlovic, Vice presidente; Davide Casadio, Vice presidente; Yuri Del Bar,
Segretario; Erasmo Formica, Tesoriere. Il Consigliere Vojisalv Stojanovic
affiancherà Yuri Del Bar nella gestione della segreteria della federazione.
L’assemblea ha anche deciso di spostare la sede legale della federazione a Roma
(CAP 00156) in via Domenico Grisolino n. 132.
26 e 27 giugno Parco Nord di Milano (Cascina Centro Parco)
All'interno di WALK THE FUTURE - evento tutto dedicato alla Marcia
Mondiale per la Pace e la Nonviolenza che si terrà al parco Nord di Milano -
trova quest'anno spazio l'ottava edizione del Fjestival delle Diversità: due
eventi per un unico programma dedicato al no profit e all'espressione artistica
e musicale dal mondo.
Il Fjestival delle Diversità è nato 7 anni fa da un'idea del Centro delle
Culture e si propone di combattere l'omologazione, promuovere la
libera espressione e valorizzare le diversità in ogni campo. Al suo interno, in
questi anni, hanno trovato spazio forme artistiche, musicali, creative,
culturali e solidali diverse, dedicate a un pubblico più e meno adulto.
Tema di quest'anno, la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, la più
grande marcia della pace mai realizzata, promossa dal Movimento Umanista, che
partirà il prossimo 2 ottobre dalla Nuova Zelanda e percorrerà il pianeta con
l'obiettivo di sensibilizzare su disarmo e nonviolenza
www.marciamondiale.org
IL PROGRAMMA DELL'EVENTO
Venerdì 26 giugno
20.00 Spettacoli di danza del ventre /Allieve della scuola di danza Marina Nour
22.00 Spettacolo di cabaret / Democomica
Sabato 27 giugno
14.00 Sound System / Mama Alma
15.30 Incontro-dibattito: "Immigrazione tra realtà e luoghi comuni"
17.00 Drum Circle, ritmi vs guerra / Workshop di percussioni
18.00 Incontro-dibattito: "Oltre la crisi, verso il futuro:la Marcia Mondiale
per la Pace e la Nonviolenza"
19.00 Spettacolo di danza mediorientale /Intermezzi della Compagnia di Danza
Rakesat Nur al Tabla
19.30 Piano Bar / Fabio di Benedetto
20.30 Monologo: "La mamma fricchettona" di Dario Fo /Maurizia Lovetti
21.00 Concerto / Coro Hispanoamericano
22.00 Concerto live orkestra balcanica / I Muzikanti di Balval
Spazi permanenti
Tante mostre e istallazioni
Laboratori per bambini
Animazione, giocolieri e artisti di strada
Stand informativi delle associazioni e info point sulla Marcia Mondiale
Punto ristoro con cibo tradizionale e multietnico, e birra artigianale
Tutti gli spettacoli sono a ingresso libero e gratuito.
L'evento ha il sostegno della Provincia di Milano.
ORGANIZZANO Centro delle Culture, I Cammini Aperti Onlus, IAD Bambini Ancora Onlus, Il
Nostro Futuro, Centro Umanista Sanpapié, Coordinamento Nord Milano per la Marcia
Mondiale.
BUDAPEST: Un sindacato degli agenti delle forze dell'ordine ungheresi ha
annunciato un vasto accordo di collaborazione con un partito politico di estrema
destra.
L'accodo col partito Jobbik (vedi
QUI ndr) appare essere una seria breccia nella costituzione del paese,
che stabilisce che i servizi di sicurezza debbano essere apolitici. Jobbik ha
vinto con quasi il 15% del voto nelle elezioni del Parlamento Europeo di
settimana scorsa, ed il collegamento formale tra il partito ed il sindacato
ha aggiunto preoccupazioni tra gli Ebrei ungheresi.
La Lega Anti Diffamazione di New York in una lettera spedita a fine settimana
al Primo Ministro ungherese Gordon Bajnai ha espresso la sua profonda angoscia
riguardo questi recenti sviluppi.
Il sindacato, chiamato Tettrekesz - che significa "pronti all'azione" e conta
3.500 affiliati tra i poliziotti attivi - ha fatto dichiarazioni antisemite nel
passato. Jobbik opera come esercito privato ed occasionalmente si è scontrato
con la polizia.
L'accordo è ambiguo, col sindacato che pubblicamente promette di consigliare
il partito nello sviluppo della sua politica legge-e-ordine, ed il partito che
promette di incorporare i principali obiettivi del sindacato nel suo programma
politico.
Tibor Draskovics, ministro per l'ordine pubblico, ha ordinato
un'investigazione alla polizia. Jozsef Bence, capo della poliza, ha passato il
caso all'azione della Direzione del Procedimento Pubblico.
Fino a poco tempo fa Judit Szima, la segretaria generale di Tettrekesz,
godeva dell'immunità processuale in quanto occupava la quarta posizione nella
lista dei candidati Jobbik alle elezioni UE. Ma la sua immunità è scaduta dato
che il partito ha ottenuto solo tre seggi nel nuovo Parlamento Europeo.
Di Fabrizio (del 23/06/2009 @ 09:43:08, in Europa, visitato 1647 volte)
Da
Roma_Francais (dove si prova ancora a discutere, anche se ancora i Rom non
sono coinvolti. Mi rimane il dubbio che alla fine siano le associazioni a
partecipare alla solita
mangiatoia)
par YOUENN MARTIN
VILLENEUVE D ASCQL'installazione provvisoria dei Rom a lato della
Rue Verte e del cammino dei Vieux-Arbres non è senza conseguenza sull'ambiente
della zona. Una riunione pubblica è stata organizzata venerdì sera.
È come un gruppo di auto-aiuto. Sono un po' più di una decina su delle sedie
disposte in cerchio e ciascuno si presenta a turno svuotando il sacco. Ed al
finale, quest'abitante riassume bene il sentimento maggioritario: "Non
arrivo a prendere una posizione." Gli abitanti dei cammini del cammino dei
Vieux-Arbres o del Verger sono divisi tra la compassione che ispirano loro le 25
famiglie rom installate in condizioni precarie sotto la loro finestra e il
sentimento egoista non di volerle più sopportare più a lungo. L'ambiente che si
deteriora, l'aggressività che si realizzerebbe da una parte e dall'altra.
"Bambini gettano pietre sulle donne mentre mendicano" testimonia un abitante.
Certamente, c'è anche quest'uomo che non è "venuto là a parlare delle
condizioni di vita dei Rom". "Le autorità si occupano di loro ma non ci si
occupano più di noi. Ciò che mi interessa, è il costo dei Rom sulla città." Ciò
significa che le spiegazioni di Gérard Minet, responsabile dipartimentale della
Lega dei Diritti dell'Uomo, sull'erranza dei Rom "perseguiti da milizie dell'ex
Iugoslavia" quindi cacciati dalla Romania dopo la caduta di Ceausescu, è il meno
delle sloro preoccupazioni. Finirà per partire, esausto.
Gli altri restano, sempre più perplessi. “I Rom andranno sempre ad
installarsi nelle zone popolari perché sanno che là che troveranno solidarietà"
riassume Gérard Minet. Ma la solidarietà ha i suoi limiti. In circuito ritornano
le stesse domande: chi è responsabile? Cosa fanno il sindaco, la comunità
urbana, lo Stato, l'Europa?
Nessuna soluzione miracolosa
Malik Ifri eletto municipale e comunitario, finisce per intervenire ed espone
nei dettagli la soluzione immaginata a livello metropolitano: i villaggi
dell'inserimento (vedi
QUI ndr). L'idea: da 500 a 1.000 m ², si installano tre o quattro case
mobili per fare vivere, in modo "transitorio" alcune famiglie accompagnate dalle
associazioni. Se gli 85 comuni della Lilla metropolitana accolgono ciascuna un
villaggio di'inserimento, si regola in parte il problema. "Con le case mobili,
si vede un ovvio cambiamento" testimonia Patrick Vigneau, dell'associazione
Aréas.
Salvo che tutti i sindaci non hanno così fretta di vedere questi Rom. Halluin,
Faches-Thumesnil e Lilla hanno già sistemato un terreno. Roubaix, Tourcoing e
Villeneuve d'Ascq fanno atto di candidatura. Sempre gli stessi.
Per quanto riguarda il cammino dei Vieux-Arbres, oltre a tutte queste
considerazioni, pare che ci sia urgenza. Secondo Nadine Lefebvre, consulente di
zona all'iniziativa della riunione, i caravan sono installati appena sopra uno
spazio cavo. “Come evitare un dramma presto? Crollerà." Tocca rivolgersi al
prefetto. Nadine Lefebvre gli aveva inviato un invito per venerdì sera.
Serve a far conoscere la cultura Rom anche attraverso la cucina.
E' un progetto unico in Europa e nasce dall'attivismo culturale, economico ed
anche politico di Graziano Halilovic.
La cultura rom è molto diversa da quella che i nostri stereotipi ci raccontano,
è ricca di tradizioni e viva, ci sono persone brillanti, come Graziano, capaci
di spirito imprenditoriale e di intraprendenza.
Con Romanò hapé, Graziano e l'A. Romà onlus vuole promuovere la cultura Rom
passando per la gola!
Per informazioni potete contattare: il presidente Graziano Halilovic
graziano.halilovic@romaonlus.it
.
Romaò hapé si propone per feste, catering, mercati
I Rom fronteggiano i più alti livelli di discriminazione fra i gruppi etnici
esaminati in Europa secondo la Ricerca su Minoranze UE e Discriminazioni (EU-MIDIS)
dell'anno scorso.
EU-MIDIS ha raccolto dati dalle minoranze etniche e dagli immigrati
selezionati che vivono nei 27 stati membri UE nello sforzo di chiarire le
discriminazioni.
Il rapporto, che ha esaminato circa 23.500 persone, si è focalizzato sulla
minoranza rom, come pure sugli immigrati del Nord Africa, Africa Subsahariana,
Turchia, ex Jugoslavia, Europa Centrale ed Orientale e Russia.
Secondo la ricerca (vedi
QUI ndr), i Rom hanno segnalato di essere più discriminati in Ungheria
(62%) e nella Repubblica Ceca (64%), e dall'altro lato della medaglia, meno
discriminati in Romania (25%) e Bulgaria (26%).
Lo studio si è focalizzato sui Rom in sette paesi UE: Repubblica Ceca,
Ungheria, Polonia, Grecia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.
In dieci paesi, la maggioranza inoltre è stata votata per la
giustapposizione.
Le domande della ricerca riguardavano nove categorie: ricerca d'impiego, sul
lavoro, ricerca di casa in affitto o in acquisto, trattare col personale ele
istituzioni mediche, istituzioni di assistenza sociale, istituzioni
dell'istruzione, nei posti pubblici, accesso ai negozi, aprire un conto o
chiedere un prestito in banca.
Di media, i Rom hanno detto di essere stati discriminati in almeno una
categoria l'anno scorso.
I Rom rumeni hanno anche detto di essere maggiormente discriminati quando
trattano coi privati (14%) ed i servizi medici (11%).In Bulgaria, il 15% riporta
di essere discriminato nella ricerca di un impiego, e l'11% cercando di ottenere
servizi medici.
I livelli più bassi di discriminazione in Romania e Bulgaria
sono dovuti all'isolamento dei Rom dalla società maggioritaria. Il tasso di
disoccupazione Rom in Bulgaria è del 33%. Le testimonianze di discriminazione
sono presuntamente basse perché i Rom non sono a conoscenza dei loro diritti
legali.
Secondo il censimento rumeno del 2002, nel paese vivono
più di 500.000 Rom, la seconda minoranza etnica dopo gli Ungheresi.
15/06/2009 - Il rapporto annuale di Amnesty International mostra che la Romania continua ad avere problemi nel campo del rispetto dei diritti umani e del combattere la discriminazione contro le minoranze.
Le conclusioni del rapporto Amnesty International per l'anno 2008, pubblicate giovedì 28 maggio, sono che la Romania non ha chiarito a sufficienza il suo ruolo nelle controverse attività della CIA, le forze dell'ordine sono accusate di maltrattamenti ed uso eccessivo della forza, mentre persiste la discriminazione verso le minoranze - Rom ed omosessuali. Il rapporto si riferisce anche al rapporto di giustizia della Commissione Europea del luglio 2008, che richiedeva alle autorità rumene di migliorare il sistema della giustizia e [la situazione] della corruzione, specialmente a livello delle autorità locali.
Il rapporto di Amnesty International menziona che "la discriminazione contro i Rom continua ad essere estesa ed intensa," mentre continuano ad esistere lamentele riguardo il cattivo trattamento e l'uso eccessivo della forza da parte delle autorità. I Rom non beneficiano di pari accesso all'istruzione, casa, sanità e lavoro.
La discriminazione verso i Rom da parte dei funzionari pubblici, come pure della società nel suo insieme, rimane estesa e profondamente radicata. Le autorità rumene non hanno preso misure per combattere la discriminazione e porre fine alla violenza contro i Rom.
L'espressione "Zingari ripugnanti" usata dal presidente Traian Basescu per riferirsi ad un giornalista è considerata da Amnesty International come esempio che illustra la discriminazione rom in Romania. Il rapporto menziona che la Corte di Giustizia ha giudicato l'espressione "Zingari ripugnanti" come discriminatoria, ma non l'ha sanzionata, perché usata in una discussione privata.
Ci sono rapporti continui sul cattivo trattamento e sull'uso di forza eccessiva della polizia. E molte delle vittime sono Rom. Nonostante tutto questo il Governo rumeno non è riuscito a modificare la legislazione per quanto riguarda l'uso delle armi del fuoco secondo gli standard internazionali.
BELGRADO: [...] Annunciando la Giornata Mondiale del Rifugiato per il 20
giugno, [martedì scorso l'OnG] Gruppo 484 ha detto che la Serbia sta attualmente
ospitando 97.000 rifugiati delle guerre in Bosnia Erzegovina e Croazia dei primi
anni '90.
Ci sono poi i 200.000 dispersi interni (IDPs) fuggiti dal distacco della
provincia serba del Kosovo, quando esplose il conflitto alla fine degli anni
'90, riporta l'agenzia Beta citando il gruppo. Tra loro la maggioranza sono
Serbi, ma sono anche inclusi Rom ed altre minoranze non-Albanesi dal Kosovo.
L'Alto Commissariato dell'ONU per i Rifugiati (UNHCR) stima che circa 280.000
di etnia serba fuggirono dalla Croazia durante la guerra per l'indipendenza del
1991-1995. Sinora circa 130.000 vi hanno fatto ritorno.
Risolvere il destino dei rifugiati è una delle condizioni chiave a cui la
Croazia dovrà adempiere, per sperare di diventare il 28° membro dell'Unione
Europea nel 2011.
D'altra parte, molti rifugiati dalla Bosnia e dalla Croazia si sono stabiliti
permanentemente in Serbia.
Quelli del Kosovo sono considerati dispersi dato che la Serbia e le Nazioni
Unite non riconoscono l'indipendenza del Kosovo, dichiarata dalla leadership
della sua etnia albanese nel febbraio 2008.
L'agenzia per i rifugiati ONU ha posto la Serbia nella lista dei cinque paesi
che si confrontano con ricorrenti crisi dei rifugiati, ha detto Danijela
Popovic-Roko dell'UNHCR a Belgrado.
Popovic-Roko ha descritto come "delicato" il destino dei circa 20.000,
prevalentemente Serbi, che sono rimasti in Kosovo ma sono stati espulsi dalle
loro case a seguito delle violenze interetniche nel marzo 2004.
Funzionari serbi hanno detto l'anno scorso che circa 6.000 persone rifugiate
e disperse vivono ancora nei cosiddetti centri collettivi, con praticamente
nessuna speranza di far ritorno alle proprie case.
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