The Prague Post La destra è tornata in Europa Centrale, ora con moderne tecniche di
pubbliche relazioni
14 maggio 2009 | By Jaroslaw Adamowski, For the Post
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Mentre i mezzi d'informazione cechi sempre più riportano di incidenti a
sfondo nazionalista o razziale, anche gli osservatori più passivi iniziano a
chiedersi: E' cambiato qualcosa nella società ceca? Col crescere
dell'intolleranza verso la minoranza rom, manifestazioni neonaziste e leader
stranieri di organizzazioni suprematiste bianche invitati a tenere letture alle
università, sono soltanto tentativi di gruppi marginali per ottenere attenzione,
o c'è qualcos'altro? La società ceca è l'unica a confrontarsi con questi
problemi?
L'aumentata attività dei movimenti di estrema destra è parte di una tendenza
nell'intera regione. In quasi tutti i paesi dell'Europa centrale - Repubblica
Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia - politici nazionalisti e di estrema destra
stanno preparando un grande ritorno. Stavolta, hanno imparato la lezione dalle
sconfitte precedenti e, come risultato, hanno ammorbidito la loro immagine. Ora,
la questione è: Perché e come sono tornati?
Non è una coincidenza che, come l'economia globale ha smesso di scendere e la
recessione ha colpito duro l'Europa centrale, i partiti di estrema destra si
sono rafforzati. Quando i politici, di destra o sinistra, offrono poche
soluzioni dirette per superare la crisi, c'è sempre il rischio che la gente voti
di getto per qualcuno che offre soluzioni semplici a problemi complicati.
Ungheria
In Ungheria, ad esempio, Jobbik, il Movimento per un'Ungheria Migliore, è un
partito di estrema destra con un'agenda che include la reintroduzione della pena
di morte, "l'indipendenza economica", e di mandare tutti i cittadini di origine
rom fuori dal paese. Potrebbero entrare nel Parlamento Europeo con le elezioni
di giugno. Il partito si nutre con le paure della società ungherese: un'economia
nazionale in arretramento che ha sofferto della stagnazione molto prima del
tracollo globale, la crescita della disoccupazione, del crimine ed una minoranza
rom che rimane non integrata. Jobbik ha approfittato dell'incapacità della
classe politica dirigente o della mancanza di volontà di affrontare quelle
paure. I sondaggi dicono che Jobbik potrebbe avere un base tra il 4 e il 5%, che
è abbastanza per passare la soglia per ottenere seggi in Parlamento.
Formatosi nel 2002 come organizzazione giovanile del partito di di destra
Fidesz - la più grande opposizione parlamentare e probabile vincitore delle
prossime elezioni - Jobbik si è trasformato in un partito autonomo un anno dopo
e da allora si è ritagliato una posizione propria con discorsi d'odio e violenza
contro i Rom, gli Ebrei e le "elite liberali e di sinistra". Nell'agosto 2007,
un gruppo di 56 indossando uniformi bianche e nere ed i distintivi cappelli
Bocksai del periodo tra le due guerre, si sono riuniti a Budapest presso la
famosa Budai Var, la Collina del Castello, accanto al Palazzo Presidenziale. Il
leader di Jobbik, il trentunenne Gabor Vola, prestò giuramento di lottare per
"una nazione, una religione e una patria". Politici del Fidesz ed il primo
ministro della difesa del post comunismo, Lajos Fur, parteciparono alla
cerimonia. Il numero degli aderenti alla Magyar Garda - un gruppo paramilitare
associato a Jobbik, è cresciuto a circa 2.000. Sono stati senza successo i
tentativi giudiziari di mettere fuorilegge il gruppo, registrato da Jobbik come
"associazione culturale". La forza del gruppo, secondo Vona, è di "proteggere la
nazione ungherese".
Anche se le inclinazioni di destra per le uniformi e per l'arte militare non
sono cambiate dagli anni '30, questi gruppi hanno provato a modificare la loro
immagine negli anni. I moderni nazionalisti non hanno niente dei loro
predecessori negli anni '90, che sembravano vivere soprattutto nel passato.
Vestito con abiti di buon taglio e sorridente, Vona assomiglia ad un uomo
d'affari, piuttosto che ad un leader dell'auto proclamato "partito cristiano
patriottico radicale". Laureato in storia e psicologia ed ex insegnante, Vona
pesa le sue parole quando risponde alle domande dei giornalisti. Al posto di
invocare slogan razzisti, parla della "situazione irrisolta della sempre
crescente popolazione zingara". Al posto della retorica anti UE, dice che il suo
partito "appoggia la cooperazione europea, ma non l'attuale alleanza burocratica
tra stati".
Il giovane leader di Jobbik sa che, per accogliere un più ampio spettro di
votanti, deve comunicare contenuti estremi con una confezione moderata. E' per
questo che il partito ha scelto Krisztina Morvai, professoressa dell'Università
di Budapest, come capolista alle elezioni europee. La sua eloquenza, stile e
curriculum, che include il lavoro per le Nazioni Unite, fanno di lei un perfetto
candidato per Jobbik che sta tentando di migliorare la propria immagine. I nuovi
nazionalisti sanno che un altoparlante ed un gruppo di militanti violenti non
basta per ottenere un seggio al Parlamento. Stanno provando ad espandere la loro
influenza oltre i tradizionali steccati politici entrando nei media o
convincendo imprenditori stranieri a sponsorizzare le loro attività, come nel
caso della Polonia, dove l'estrema destra si è infiltrata nei media pubblici.
Polonia
Anche se i due maggiori partiti nazionalisti - LPR, o Lega delle Famiglie
Polacche, e Samoobrona, o Auto-Difesa - dal 2007 non hanno seggi in Parlamento,
i loro aderenti hanno mantenuto i posti in vari corpi influenti, come il tavolo
di supervisione della televisione pubblica. Nel dicembre 2008, Piotr Farfal, ex
membro della LPR e neonazista in gioventù, divenne il presidente delle
trasmissioni della televisione pubblica.
Dopo la sconfitta elettorale della LPR nel 2007, Farfal e i suoi seguaci di
estrema destra cominciarono ad organizzare la branca polacca del movimento
pan-europeo Libertas, fondato dal multimilionario irlandese Declan
Ganley, sperando che un nuovo marchio straniero con un ricco investitore - come
nel commercio ordinario - possa sostenere le loro probabilità nelle elezioni
europee. Anche se Ganley assicura che il suo partito è de facto pro-europeo, i
candidati di Libertas in Polonio offrono un'impressione differente. Tutte le
figure chiavi erano precedentemente associate a movimenti anti-UE,
fondamentalisti cristiani e nazionalisti, che spingevano per radicalizzare la
legislazione polacca contro l'aborto (che è già una delle più severe in Europa),
proibire la prostituzione, reintrodurre la pena di morte e rendere
economicamente la Polonia del tutto autosufficiente. Ironicamente, la stessa
globalizzazione che loro così disprezzano, ha permesso ai nazionalisti polacchi
di ricevere supporto finanziario da un milionario irlandese.
Mentre Farfal non si è unito al nuovo partito, le sue simpatie politiche si
fanno sempre più evidenti con l'avvicinarsi delle elezioni del 7 giugno. Ad una
prima occhiata, i contenuti televisivi non sembrano essere cambiati
significativamente, ma sono i dettagli che importano. Quando Ganley ha visitato
la Polonia il 20 marzo, la televisione pubblica ha interrotto la normale
programmazione per trasmettere la sua conferenza stampa. Il giorno stesso,
un'intervista speciale con Ganley è andata in onda subito dopo un popolare
programma di informazione, un conduttore che originariamente doveva condurre
l'intervista ma rifiutò di farlo venne sospeso poche settimane dopo. Dato che la
manipolazione politica è sempre stata un tema caldo nella televisione pubblica
polacca, "adattare" i suoi programmi ai bisogni di un partito valutato meno
dell'1% nei sondaggi pre-elezione, ha causato abbastanza agitazione. Un certo
numero di importanti figure pubbliche ha protestato contro i colleghi
nazionalisti di Farfal, assumendo la direzione delle trasmissioni pubbliche e
rimpiazzando i manager ed i giornalisti con altri provenienti dai loro ranghi.
Slovacchia
In Slovacchia, gli estremisti hanno similarmente appreso a valutare più il
pragmatismo dell'idealismo. L'SNS di estrema destra, o Partito Nazionale
Slovacco, è parte della bizzarra coalizione socialdemocratica e
nazional-populista del Primo Ministro Robert Fico, che ha governato dal 2006.
L'SNS accusa i giornali slovacchi di favorire l'opposizione, ma non esita a sua
volta nell'usarli strumentalmente. Il suo talento nel manipolare i media si è
mostrato pienamente lo scorso 5 aprile, quando il presidente Ivan
Gašparovič si assicurò il suo secondo termine di governo con l'approvazione
della coalizione in carica. Il suo principale oppositore, la liberale Iveta Radičová,
doveva la sconfitta soprattutto alla campagna negativa lanciata dall'SNS. Mentre
si avvicinava il giorno delle elezioni, i nazionalisti slovacchi pagarono una
pagina intera di pubblicità con false accuse a
Radičová di promettere l'autonomia alla minoranza ungherese. In un paese
dove la disoccupazione supera l'11% ed il governo offre poche soluzioni alla
crisi finanziaria, la tentazione di incolpare Ungheresi e Rom durante la
campagna è cresciuta e ha trovato un elettorato attento.
Le moderne tecniche di pubbliche relazioni hanno fornito utili attrezzi
all'estrema destra. Sfortunatamente, questo va crescendo e non è l'eccezione. I
politici estremisti ne stanno diventando adepti e si auto dipingono come
alternative ragionevoli; questo è forse più preoccupante dei messaggi stessi.
- The author is is a Polish freelance writer who divides his time between
Warsaw and Istanbul. He writes about Central Europe for the Journal of Turkish
Weekly.
Iniziati i "rimpatri volontari e assistiti" per i Rom rumeni. Per
chi rimane, ruspe e sgomberi. I primi commenti delle forze politiche
Quaranta persone riaccompagnate in Romania, 21.500 euro di "contributo
umanitario" erogato alle famiglie tornate al loro paese (da 500 a 1.500 euro per
ciascuna, a seconda della consistenza del nucleo), 6.000 euro di "spese
organizzative", due campi smantellati. Sono questi i numeri dell'operazione di
"rimpatrio volontario e assistito", predisposto dal Comune di Pisa e dalla
Società della Salute per i Rom rumeni.
Le cifre sono state presentate in una conferenza stampa, alla quale hanno
partecipato il Sindaco Filippeschi, la neo-assessora alle politiche sociali
Paola Ciccone e i tecnici della USL che hanno diretto le operazioni. Partiti
con un pullman della Croce Rossa, i Rom sono arrivati a destinazione nel
pomeriggio di ieri, attraversando la Slovenia e l'Ungheria. Nell'organizzazione
del viaggio sono stati coinvolti anche il Consolato romeno di Milano (che ha
fornito i documenti necessari al rimpatrio), la Prefettura, i diversi corpi di
polizia (Carabinieri, Vigili Urbani e Questura), nonchè l'Interpol per
coordinare l'attraversamento delle diverse frontiere.
Un'operazione che il Sindaco non esita a definire "positiva ed efficace". "E' un
provvedimento che alleggerisce una presenza ormai divenuta sproporzionata
nella nostra città", spiega il primo cittadino. Per Paola Ciccone, assessore
alle politiche sociali, quella del rimpatrio è "un'operazione che coniuga gli
inderogabili impegni di solidarietà e tolleranza con gli altrettanto
fondamentali principi di legalità, di sostenibilità, di concertazione
istituzionale". "Noi", spiega ancora l'assessore, "non accettiamo la filosofia
del farsi la baracca o dell'accamparsi in modo abusivo. E i
problemi della povertà non possono gravare su un unico Comune: per questo,
abbiamo richiesto l'aiuto della Regione, che deve farsi carico di una più equa
distribuzione dei problemi sul territorio".
Le ruspe nei campi
Intanto, in due campi - a Cisanello e sull'Aurelia - sono arrivate le ruspe del
Comune, che hanno distrutto le baracche e i ripari delle famiglie rimaste a
Pisa. "A coloro che restano garantiremo assistenza umanitaria", dice Giuseppe
Cecchi, direttore della Società della Salute. "Tuttavia - aggiunge - c'è una
differenza tra i Rom inseriti nel progetto Città Sottili, e quelli che ne
sono esclusi. Per i primi abbiamo un impegno straordinario per l'inserimento
abitativo. Per i secondi non è possibile un intervento del genere: le risorse
sono limitate, e i servizi sociali non sono un'agenzia immobiliare. Chi non
riesce a trovare casa deve andarsene".
Mentre si svolge la conferenza stampa, i Rom del Campo dell'Aurelia arrivano
alla Società della Salute, portando con loro i pochi effetti personali sottratti
alle ruspe. Uno ad uno, i capifamiglia si recano dagli assistenti sociali: i
quali, come ci spiega Giuseppe Cecchi, "sono stati mobilitati in modo
straordinario per l'emergenza di oggi".
I servizi offrono un piccolo contributo per l'acquisto dei pannolini per
bambini, e dei buoni-spesa per mangiare. "Ma nessuno sa dirci dove dormiamo
stasera", protesta un giovane Rom "e ci sentiamo presi in giro: abbiamo bisogno
di buoni-tetto, non di buoni-pasto". I Rom si ingegnano a trovare soluzioni, e
c'è chi ha individuato qualche terreno dove portare tende e materassi. "Gli
assistenti sociali", dicono due capifamiglia, "rispondono che occupare i terreni
è illegale: ma noi da qualche parte dovremo pur dormire". I volontari di Africa
Insieme portano cibo, bevande, generi di conforto.
Nel tardo pomeriggio l'assessore Ciccone arriva in Via Saragat e incontra
direttamente le famiglie Rom. Viene "concessa" una piccola "tregua", per la
notte verrà concesso alle famiglie di dormire nel parcheggio della Società della
Salute. Ma, dal giorno dopo (cioè da oggi) dovranno andarsene.
Dopo i rimpatri
L'alternativa posta dal Comune ai Rom è dunque questa: o tornare in Romania,
accettando il "contributo umanitario", o comunque andarsene da Pisa per cercare
fortuna altrove in Italia.
"In questo modo non si risolve nulla", ci dicono gli stessi capifamiglia Rom, "perchè
noi non ce ne andiamo: qui lavoriamo e almeno guadagniamo qualcosa per vivere.
In Romania il lavoro non c'è, nelle altre città italiane dovremmo ricominciare
tutto da capo". Secondo i diretti interessati, insomma, il Comune non riuscirà
ad allontanare davvero gli insediamenti e persino i "rimpatriati" - a loro
parere - sono destinati a ritornare presto in Italia. Del resto, le normative
europee prevedono, per i cittadini comunitari, la libertà di circolazione e di
soggiorno in tutti i paesi UE. Nulla, dunque, impedirebbe a una famiglia di
rientrare in Italia.
"E' vero, in teoria potrebbero tornare", riconosce l'assessore Ciccone, "ma noi
abbiamo stipulato un patto d'onore con i capifamiglia. Era necessario per
impedire il proliferare dei campi abusivi. Ed è stato, da parte nostra, un segno
di rispetto e di riconoscimento nei confronti dei Rom".
David Mark risponde su domande sulla situazione dei Rom in Europa, mettendo
in luce le attuali dorme di discriminazione e le minacce per il futuro.
"Questo tipo di clima antizigano è simile a quello che vedevamo in Europa
prima dell'inizio della II guerra mondiale. La storia è là a ricordarci quali
sono i pericoli concreti."
Parole forti da David Mark, 26 anni, che segue le Iniziative Rom per l'Open
Society Institute, ed è coordinatore per la Coalizione Politiche Rom Europei (ERPC).
Parla della situazione dei Rom in Europa, della responsabilità UE come pure dei
governi nazionali e dei rischi per il futuro.
Come ti sei coinvolto alla causa rom?
Io stesso sono Rom e sono cresciuto in Romania. Quando ero cresciuto, mia
madre iniziò con una OnG sui Rom nella mia città. Poi quando studiavo in
Ungheria, sono stato attivista in programmi educazionali, campi estivi, ecc. In
estate torno ancora in Romania e lavoro su questi programmi. E' parte di ciò che
sono. Non è soltanto fare ciò che credo sia giusto o sbagliato, ma anche la mia
cultura e la mia identità. Sono un vero attivista rom.
Hai mai trovato discriminazione nei tuoi confronti?
In un certo senso. Quando dico che sono Rom, è comune notare un cambiamento
nell'attitudine verso di me. Ma mi sono circondato con persone che non sono
così. La reazione comune della gente significa anche che posso evitare di
parlare della mia identità culturale per evitare problemi. Benché abbia
assistito alla discriminazione contro altri Rom. Per esempio, essere in un bar
per una normale consumazione e vedere un gruppo di Rom più "tradizionale"
entrare, e a loro dicono che non possono ordinare perché è in corso una festa
privata. Io so che non c'è nessuna festa privata. Di sicuro non sono stato
invitato lì da nessuno. Questo tipo di cose mi fa molto arrabbiare.
Com'è partita la Coalizione?
E' un'iniziativa davvero nuova, perché l'abbiamo messa a punto due anni fa.
Siamo una coalizione di dieci OnG, che combinano le organizzazioni specifiche
con quelle di organizzazioni internazionali più grandi: Amnesty International, Minority Rights Group International,
European Roma Grassroots Organisation, ecc. Ci siamo uniti quando abbiamo
compreso che c'era una seria mancanza di attenzione da parte dell'Unione Europea
verso le tematiche rom. Sentivamo che dopo l'apertura dell'Unione Europea verso
est, fosse cruciale per i governi di tutta Europa di coinvolgersi
nell'affrontarne le conseguenze. La responsabilità UE in ciò è enorme.
In termine di singoli paesi, ci sono dei modelli europei che possono
essere seguiti?
Sì. Penso che il modo migliore di trarre interessanti conclusioni sia di
comparare due paesi con situazioni simili dovute all'influsso rom: Spagna e
Italia.
Questi paesi stanno agendo in maniera completamente differente. In Spagna,
abbiamo visto uno sforzo di integrare con strumenti come l'istruzione, strategie
d'impiego, e aiuto per le case, che hanno avuto molto successo. In Italia, c'è
una totale mancanza di volontà politica di accettare la questione ed affrontarla
pragmaticamente. Invece di progettare integrazione e soluzioni concrete, stiamo
vedendo misure di esclusione estrema e discorsi grondanti odio sviluppati dagli
stessi politici per guadagnare popolarità. Non si affrontano assolutamente le
questioni.
Vorresti dire che questo aiuto pragmatico che arriva dalla Spagna, come
pure dai gruppi indipendenti, ha aiutato la reale inclusione ed accettazione
sociale?
Sì. Penso davvero che questo aiuti immensamente. Quando i gruppi non sono
rifiutati ma accettati, aiuta il dialogo sociale e lo scambio interculturale. Tu
sai che i Rom sono un gruppo molto giovane, c'è un grande potenziale che può
essere sfruttato socio-economicamente. La gente deve solo rendersene conto.
Quali diresti sarebbero i rischi se l'Europa non si confrontasse con
questi temi?
Penso che se i paesi europei continueranno in questo modo, andremo incontro
ad un quadro molto torvo.
L'esclusione sociale viaggia. I Rom non spariranno. Se vengono espulsi o
rigettati da un paese, andranno in un altro, e poi probabilmente in un altro
ancora, sempre più alienati e diventeranno come paria ei paesi in cui si
stabiliscono. Ma alla fine dove andranno? Cosa possono fare? Si stimano 8-10
milioni di Rom in Europa oggi. Troppi per essere ignorati, specialmente in un
clima simile, dobbiamo soltanto guardare la storia per ricordare - l'antiziganismo
sta crescendo da molto tempo. Questo tipo di clima è simile a quello che
vedevamo in Europa prima dell'inizio della II guerra mondiale. La storia è lì a
ricordarci quali sono i concreti pericoli.
Così vorresti dire che l'Europa è xenofoba, o piuttosto razzista?
Sì. E penso che questi sentimenti stanno crescendo ad un ritmo davvero
preoccupante. Ci sono già stati eventi luttuosi in Ungheria. Dove i prossimi?
Cosa si può fare?
Noi dell'Open Society Institute stiamo facendo una campagna per un rinnovato
impegno e rispetto dei maggiori partiti europei verso la Carta dei Partiti
Europei per una Società Non Razzista, che originariamente è stata firmata nel
1998 dalla maggior parte dei partiti dell'Europa orientale. Però sinora abbiamo
ricevuto poche risposte.
Abbiamo anche bisogno di un approccio pragmatico dei governi nazionali che
diminuiscono l'attenzione invece di aumentarla. Sfortunatamente, i politici
spesso usano l'odio contro i Rom per fini politici, specialmente durante le loro
campagne. Questo fa solo peggiorare le cose.
Guardando al futuro, cosa possiamo tentare d'ottenere? Un Rom-Obama come
Presidente della UE?
Forse non un Presidente Rom, ma almeno un Commissario. Sarebbe bello.
Di Fabrizio (del 21/05/2009 @ 17:27:23, in Italia, visitato 2930 volte)
MILANO – 23 MAGGIO 2009
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
CONTRO LA CRISI E CONTRO IL RAZZISMO! Campagna Nazionale "Da che parte stare"
La crisi colpisce duro, la crisi colpisce tutti: donne e uomini, italiani e
migranti. Eppure, per rispondere alla crisi, il governo produce e sancisce
differenze. È razzismo istituzionale: la legge Bossi-Fini e il "pacchetto
sicurezza" inseguono il sogno di una forza lavoro usa e getta, vogliono ridurre
i migranti e le migranti alla perenne espellibilità. Tutti i lavoratori e le
lavoratrici in cassa integrazione, sospesi dal lavoro e licenziati vedono ogni
progetto di vita frantumarsi di fronte ai loro occhi. Tra i lavoratori, i
precari con contratti a termine e senza garanzie sono messi alla porta per
primi. Tra i lavoratori, i migranti vivono una doppia precarietà, sanno che il
permesso di soggiorno non sarà rinnovato, la clandestinità è una minaccia più
vicina, l’espulsione una possibilità sempre presente. Per questo è ora di
scegliere DA CHE PARTE STARE.
Il razzismo istituzionale colpisce duro: il Governo Berlusconi, con la Lega Nord
in prima fila e buona parte dei media, hanno dato il via ad una campagna di odio
che si indirizza prevalentemente contro i "clandestini" ma criminalizza tutti i
migranti giustificando il loro sfruttamento. La proposta di un "contributo" per
il rinnovo dei permessi – che si aggiunge al furto dei contributi previdenziali
e pensionistici che non possono essere ritirati – mostra che il salario dei
migranti è considerato risorsa sempre disponibile. Si tratta di denaro che, con
quello di tutti i lavoratori, pagherà nuovi Centri di identificazione ed
espulsione. E mentre il razzismo istituzionale si legittima sul corpo delle
donne facendo strada a ronde e linciaggi popolari, la violenza continua nelle
case, i tagli alla scuola e al welfare pretendono di rinchiudere tutte le donne
tra le mura domestiche, riservando alle migranti solo un posto da "badanti". Per
questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.
La crisi mostra spietatamente che lo sfruttamento non conosce differenze: tutti
hanno mutui e affitti da pagare, l’incubo del giorno dopo. Il razzismo
istituzionale impedisce però ai migranti di sperare persino nelle già povere "misure anticrisi". Ammortizzatori sociali, piani edilizi, bonus bebè non li
riguardano: devono solo pagare, e farlo in silenzio. L’abolizione del divieto di
denunciare i migranti irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie è
l’espressione più meschina di una strategia che vuole produrre una clandestinità
politica oltre che legale. Impedire di certificare la nascita dei figli e delle
figlie dei migranti senza documenti pone un’ipoteca sulle prossime generazioni.
Per questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.
Contro i colpi duri della crisi e del razzismo istituzionale, la risposta deve
essere altrettanto forte. È ora di scegliere DA CHE PARTE STARE, e tutti e tutte
siamo chiamati in causa. Le organizzazioni autonome dei migranti, che in questi
anni hanno tenuto alta la lotta contro la legge Bossi-Fini, le associazioni e i
movimenti antirazzisti, i sindacati, tutti siamo tenuti a schierarci contro
questa politica del razzismo. Fino a quando i migranti saranno esposti al
ricatto, tutti saranno più ricattabili. È tempo di ritessere il filo della
solidarietà, di avviare in ogni territorio una nuova grande azione concreta di
lotta capace di opporsi a un attacco alle condizioni di vita che colpisce prima
di tutto i migranti, ma non solo i migranti.
È ORA DI STARE DALLA PARTE DEI MIGRANTI E DELLE MIGRANTI. Per questo, facciamo
appello a tutti i lavoratori, le lavoratrici, gli studenti e le studentesse, le
associazioni e i sindacati, affinché siano parte di questa lotta. Con questo
appello inizia il percorso per una mobilitazione che arrivi a una grande
manifestazione nazionale il 23 maggio a Milano, una città del nord dove più
evidenti sono le caratteristiche dell’offensiva del razzismo istituzionale e più
marcati gli effetti della crisi. Affinché gli effetti della legge Bossi-Fini non
amplifichino quelli della crisi, NOI CHIEDIAMO:
- che i permessi di soggiorno siano congelati in caso di licenziamento, cassa
integrazione, mobilità, sospensione dal lavoro;
- che i migranti, così come tutti quei lavoratori che non usufruiscono di
ammortizzatori, partecipino alla pari di ogni altro lavoratore a ogni misura di
sostegno e vedano salvaguardati i contributi che hanno versato;
- che i migranti e tutti i lavoratori possano rinegoziare i loro mutui in caso
di perdita del lavoro; il blocco degli sfratti per tutti i lavoratori e le
lavoratrici nella stessa condizione, perché sappiamo che un migrante senza
contratto di locazione è un lavoratore clandestino;
- il mantenimento del divieto di denuncia dei migranti senza documenti che si
rivolgono alle strutture sanitarie e della possibilità di registrare la nascita
dei loro figli;
- il ritiro della proposta di un permesso di soggiorno a punti e di qualunque
tipo di "contributo" economico, sia esso di 80 o di 200 €, per le pratiche di
rinnovo dei permessi.
- il blocco della costruzione di nuovi centri di identificazione ed espulsione,
l’utilizzo dei fondi stanziati per iniziative a favore di tutti i lavoratori
colpiti dalla crisi, la cancellazione di ogni norma che preveda l’allungamento
dei tempi di detenzione, la chiusura dei CIE.
- la garanzia di accesso al diritto d’asilo e il blocco immediato dei
respingimenti alla frontiera in attesa della promulgazione di una legge organica
in materia.
Coordinamento immigrati Brescia
Coordinamento migranti Bologna e provincia
Rete migranti Torino
MayDay Milano
Impronte – Rete per la libertà di movimento Roma
Rete 28 aprile
Associazione Città migrante – Reggio Emilia
Coordinamento migranti FIOM-CGIL – Parma
Coordinamento lavoratori immigrati CGIL – Reggio Emilia
Coordinamento immigrati CGIL – Brescia
Coordinamento migranti FIOM-CGIL - Bologna
Associazione diritti per tutti – Brescia
Sportello Illegale CSOA Gabrio – Torino
Cittadinanza globale – Verona
Coordinamento migranti basso mantovano
Sinistra critica - movimento per la sinistra anticapitalista
Laboratorio femminista Kebedech Seyoum
CSOA Casaloca – Milano
Coordinamento Nord sud del mondo
Associazione culturale "Carlo Giuliani" - San lazzaro - Ozzano (BO)
Comitato di solidarietà con profughi e migranti – Torino
Asociación Real Juvenil – Milano
Case di Plastica – Milano
Assocafé (Asociación Cultura Arte Fuerza al Exterior) – Milano
Associazione Antigone Lombardia – Milano Città Aperta
Sinistra Critica – Milano
Rete Antirazzista Campana
Coordinamento Immigrati Bergamo
Lavoratori migranti FIOM - Bergamo
Rete Antirazzista Catanese
CUB
Coordinamento migranti Verona
Le radici e le ali ONLUS – Milano
Carta
Agenzia per la Pace –Valtellina,Valchiavenna e Alto Lario
Rete Milano Città Aperta
Ass.ne Todo Cambia – Milano
Coordinamento Nazionale Migranti FIOM
Sinistra critica Calabria
Sinistra critica Firenze
Il Coordinamento lavoratori della Scuola "3 ottobre"
Cobas Scuola – Cosenza
Associazione Arcobaleno insieme senza frontiere – Sondrio
Associazione I Rom per il futuro – Torino
SdL intercategoriale
Csa Magazzino 47 – Brescia
Sinistra critica – Mantova
Scuola Popolare Migranti – Cologno Monzese
Partito della rifondazione comunista Sinistra Europea
Partito della rifondazione comunista Lombardia
Partito della rifondazione comunista - Federazione di Milano
Associazione ALFABETI Onlus – quartiere S. Siro Milano
Rete italiana di solidarietà con il popolo kurdo – Milano
Comunità kurda – Milano
L’Alternativa – San Paolo d’Argon (Bg)
Rete nazionale sicurezza sul lavoro – Ravenna
Associazione culturale Umoja – Parma
CISDA FVG – sportello operativo Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afgane –
Trieste
USI
AIT – Lavoratrici e lavoratori anarchici
Casa editrice agenzia X
Coordinamento donne contro il razzismo
Unione Migranti Sondrio
Coordinamento Rifugiati e Migranti di Amnesty
NAGA – Milano
Centro Interculturale Donne Native-Migranti Trama Di Terre – Imola
Associazione Interculturale Dawa – Modena
Cantiere - Milano
Comitato per non dimenticare Abba e per fermare il razzismo
Comitato in supporto dei rifugiati di Milano
Attac – Napoli
Associazione Ambulatorio Medico Popolare di Via dei Transiti 28 – Milano
Attac Italia
Coordinamento Attac – Milano
Laboratorio sociale "la città di sotto" – Biella
Associazione Itaca – Corsico
Confederazione Cobas – Torino
Collettivo Climax – Milano
Associazione vittime ed ex vittime della tratta del Progetto la ragazza di Benin
City
Radio Ciroma – Cosenza
Centro delle Culture Milano
Terre Libere – Lista per la Provincia di Bologna
Area programmatica Lavoro Società - CGIL nazionale
Comunità Carlo del Prete
Giovani Comunisti – Milano
Rete 25 aprile- partigiani in ogni quartiere
Assolei Sportello donna Onlus – Roma
XM24 – Bologna
Associazione Mosaico Interculturale
Associazione Senegalese "SUNUGAL" – Venezia
Casa di Mattoni – Fermo
Un ponte per…
Attac Perugia
Cascina Autogestita Torchiera Senz’Acqua
Associazione Famigliari e Amici di Fausto e Iaio
Assemblea Permanente NO F-35
Circolo Prc Francesco Vella – Palermo
Circolo Migranti "Amal"- Prc Genova
ANPI – Cassano d’Adda
Partito d’Alternativa Comunista
Vag 61 – Bologna
Collettivo La Rosa Bianca – Rozzano
Associazione Fulbè – Bergamo
SOKOS - Associazione per l’assistenza a emarginati e immigrati – Bologna
Collettivo femminista figlie femmine – Bologna
Consultoria Autogestita – Bologna
Comitato antifascista della zona 8 di Milano
Coordinamento stranieri – Vicenza
Altra Città Lista Civica di Donne Bologna
Comitato Intercomunale per la Pace del Magentino
Emergency
Rete Scuole Senza Permesso – Milano
Scuola d’italiano per stranieri – Baobab
Rivista "Guerre&Pace"
Coordinamento Diversi Uguali – Arezzo
Sinistra Critica – Verona
Associazione Cittadini senza Confini - Certaldo (FI)
ANPI – Catania
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo Milano
PIAM ONLUS - Progetto Integrazione Accoglienza Migranti – Asti
Proletaria comunicazione militante
Gruppo Migranti della Seconda Casa di Reclusione Milano-Bollate
Associazione Culturale "L’Officina del Futuro" - Lodi
Coordinamento Vittime della Globalizzazione – Lodi
Centro Occupato Autogestito T28 – via dei Transiti 28 Milano
Collettivo "Prendiamo la Parola" – Milano
ANPI – Treviso
Comitato No Expo – Milano
Associazione Casa della Sinistra Zona 4 – Milano
Associazione Xenia – Bologna
Altragricoltura
Gruppo Prometeo, Facoltà di medicina e chirurgia – Bologna
Retescuole.net
Associazione "Intorno al Cerchio" – Bologna
RSU ASP. E. Brignole
Collettivo studentesco ‘Aca Toro – Mantova
Lilliput Studenti Indipendenti – Associazione Studentesca Università Bocconi
ANPI sezione Gallaratese, Trenno, Lampugnano "A. Poletti e caduti di Trenno" -
Milano
ANPI sezione "Quarto Oggiaro" - Milano
ANPI sezione "Codè Montagnani Marelli" - Milano
ANPI sezione Vialba, Musocco "A. Capettini" – Milano
ANPI sezione Barona - Milano
Associazione Zastava – Brescia per la Solidarietà Internazionale Onlus
Rete Antifa Nord Ovest Milano
Partito Comunista dei Lavoratori
Centro Open Mind GLBT – Catania
G.A.S. (Gruppo di Acquisto Solidale) TAPALLARA – Catania
Associazione Altro diritto, Centro di documentazione su carcere marginalità e
devianza - Firenze
Associazione Apertamente – Biella
Iniziativa Femminista Europea (IFE)
Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito
Partito umanista – Prato
Collettivo Vagabondi di Pace
Network antagonista torinese, Csoa Askatasuna, Csa Murazzi
Un’Altra Bassano – lista comunale di sinistra di Bassano del Grappa
Coordinamento Migranti FIOM Piemonte
Lavoratori migranti FIOM Mantova
Ashiwa – Quarto
Comunità Burkinabè di Quarto BA-YIRI
Socialpress
FabioNews
Statunitensi contro la guerra – Firenze
Coordinamento nazionale dell'associazione Italia-Nicaragua
Centro Studi "Anna Seghers"
SISA - Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente
CDO - Stella Rossa Rugby Milano
Lista Aperta Candelo Democratica - Candelo (BI)
Nuovi partigiani della pace sezione Giorgio Caralli – Biella
Partito Umanista Milano
Slai Cobas per il sindacato di classe – Milano
Donne in Nero Milano
ADESIONI INDIVIDUALI Roberto Vassallo – RSU FIOM – Almaviva finance – Milano
Antonello Tiddia - RSU Carbosulcis rete 28 aprile CGIL
Guerrino Donegà – Resp. Dipartimento Politiche Sociali e Immigrazione CGIL -
LECCO
Vincenza Perilli – Bologna
Silvio Messinetti (Avvocato)
Davide Colace – Cosenza
Sandra Cangemi (Giornalista) – Milano
Antonio Fusaro
Alessio Tenaglia
Maddalena Celano
Bruno Ambrosi
Chiara Dall’Asta
Alma Masè – Trieste
Simona Valmori
Issa Diallo – Verona
Thiam Mbaye NIANG – Venezia
Luciano Muhlbauer – Consigliere regionale della Lombardia, Prc
Umberto Bardella
Stefano G.Ingala (Responsabile cittadini Immigrati PRC Biella)
Marco Sansoé - Laboratorio sociale "la città di sotto", Biella
Riccardo Casolo (medico)
Cristina Liverani - Sindacalista CGIL E.R.
Igor Gianoncelli - segretario FILLEA CGIL Sondrio
Massimiliano Piacentini – Lucca
Annamaria Rivera (antropologa e attivista antirazzista)
Giovanni Ozino Caligaris (Candidato per Candelo Democratica Lista Aperta)
Eugenio Viceconte - Roma
Annalisa Frisina (ricercatrice sociologia, Università di Padova)
Carlo Olivieri (medico umanista)
Devi Sacchetto (ricercatore, Università di Padova)
Francesca Vianello (ricercatrice, Università di Padova)
Giorgia Morera
Susanna Magistretti
Anna Viola
Catia Bianchi
Marco Fabio Fachini - Responsabile Ufficio Immigrazione CGIL Sondrio
Franco Cilenti – direttore Periodico "Lavoro e Salute" Torino
Franco Fortunato (architetto, Biella)
Marina Pensa – Segretaria CGIL Sondrio
Casadra Cristea – Bologna
Daniele Barbieri (giornalista, Imola)
Claudia Mantovan (Dipartimento di Sociologia Università di Padova)
Leonardo Angelini (psicologo – psicoterapeuta, Reggio Emilia)
Maura Zai – Candelo
Rosanna Pignata (candidata per Candelo Democratica lista aperta)
Fabio Surace
Luciana Spagnoli - Ufficio Migranti CGIL di Monza e Brianza
Luca Mandreoli - Ufficio Migranti CGIL di Monza e Brianza
Donatella Rizzo – Segretaria CGIL FP Liguria
Franco Pezzolo – Segretario CGIL FP Genova
Sonia Gobbi
Giuseppe Mosconi (Università di Padova)
Lucia Re (Ricercatore in Filosofia del diritto, Università degli studi di
Firenze)
Emilio Santoro (Dipartimento di Teoria e Storia del Diritto, Università di
Firenze)
Laura Davì
Renato Sassi (ingegnere)
Piero Maestri (Consigliere Provinciale di Milano Sinistra Critica)
Giuseppe Campesi (Università di Firenze)
Mariagrazia Dell’Oro
Max Hirzel (Associazione Apertamente – Biella)
Alvise Sbraccia (Università di Bologna)
Anita Pignataro (Insegnante in pensione – Este, Padova)
Giovanni Raneri (School of Arts, Histories and Cultures, University of
Manchester)
Danilo Zolo (Docente di filosofia del diritto e del diritto internazionale –
Università di Firenze)
Nicolò Bellanca (Dipartimento di scienze economiche, Università di Firenze)
Meriam Rattin (Insegnante – Asmara, Eritrea)
Ferruccio Gambino (Professore associato, Università di Padova)
Fulcro Valtellini
John Gilbert (Presidente Direttivo Toscano FLC-CGIL)
Fabrizio Casavola (Redazione di Mahalla)
Alberto Zola (Assessore a Cooperazione, Partecipazione e Pace,
Trasporti, Turismo, Università
- Biella)
Caterina Di Francesco - Curtatone (MN)
Massimo De Giuli – Milano
Andrea Favario – Biella
Massimiliano Tomba (Università di Padova)
Marinella Sanvito
Martina Brighenti
Maddalena Antonini (Segreteria CGIL F.P. di Trieste)
Alessandro Heller (CGIL-FP del Comune di Trieste)
Un progetto "sponsorizzato" da
UPRE ROMA è una scuola di teatro. Il testo che segue è di Dijana Pavlovic
UPRE ROMA, in italiano ALZATEVI ROM, come dice il nome stesso, è un occasione
per i Rom e per i Sinti di alzare la testa raccontando se stessi, la propria
cultura e la propria realtà senza tabù, i propri valori e i disagi di un
inserimento sociale mancato, ma anche le proprie chiusure e la propria divisione
in due, tra il loro mondo di esclusione e il mondo dei gage, al quale
partecipano soltanto attraverso la televisione, e molto spesso attraverso il
peggio che la televisione può offrire alla società. Per questo la modalità
scelta è proprio quella teatrale, che assomiglia al luccichio e al meccanismo
delle trasmissioni televisive e avvicina il sogno dei giovani, non solo rom,
di essere protagonisti di "Amici" di Maria De Filippi, ma allo stesso tempo non
propone quel mondo, ma un mondo sincero di sentimenti veri e profondi, ed è una
vera occasione di espressione artistica. Quella espressione artistica che è
necessaria per poter dialogare tra culture diverse, conoscersi non solo
attraverso dati, cronaca nera e luoghi comuni, ma scambiare una parte della
propria esperienza e della propria anima – capirsi. Il teatro può diventare la
messa in scena dei propri vissuti, all'interno di un gruppo, con il supporto di
alcuni principi di presenza scenica derivati dall'arte dell'attore e rendere
armonico il rapporto tra corpo, voce, mente nella relazione con l'altro, gli
altri, sé stesso e la propria creatività interpretativa.
A tutto questo si aggiunge un valore simbolico: quello di ritornare alle proprie
origini e la cultura dello spettacolo viaggiante, dei circhi e di arte di
strada, per poi fare uno salto di qualità e trasformarlo in un potente mezzo di
comunicazione.
Oltre che promuovere la cultura rom, con questo progetto si vuole realizzare uno
strumento di comunicazione e di dialogo, dare uno spazio e la possibilità di
esprimersi ai giovani rom, e infine riuscire a creare una compagnia teatrale con
vita autonoma in grado di offrire anche i mezzi di sostegno per chi vi
partecipa. Per questo sono previste paghe e rimborsi spese per i frequentatori
del corso, come motivazione per arrivare alla fine del progetto e per legare una
passione a una prospettiva di una possibile vita professionale.
Il progetto consiste in tre parti:
* la selezione di adolescenti e giovani a partire da 14 anni attraverso un
provino davanti a una commissione, tenendo presenti quattro discipline: canto,
ballo, musica e recitazione. Si intende selezionare al massimo otto persone tra
ballerini, cantanti, musicisti e attori.
* il corso di recitazione, canto, ballo e musica. Si prevede una durata di 40
ore distribuite in un mese, nelle quali i frequentatori del corso insieme agli
esperti di teatroterapia (Alessandro Pecini) insegnanti professionisti della
Scuola Civica Paolo Grassi (Tatiana Olear e Ambra D'Amico) affronteranno con il
metodo dell'improvvisazione teatrale le proprie esperienze di vita e i temi
fondamentali della propria cultura. Per gli allievi musicisti sono previsti
interventi di musicisti rom (come Jovica Jovic) e non rom (come Maurizio Dehò),
finalizzati all'arrangiamento della musica tradizionale e/o alla composizione di
nuovi brani e testi che successivamente verranno usati nello spettacolo. Per i
ballerini è previsto l'intervento di coreografi.
* preparazione e prove per uno spettacolo teatrale e il debutto. Un periodo di
20 giornate lavorative nelle quale si mette insieme il lavoro svolto nella fase
precedente con la regia di Dijana Pavlovic.
Costi del progetto:
I fase: non ha costi
II fase:
Rimborso spese viaggi allievi: € 800 (€100 a attore)
Paghe allievi: € 800 (€100 a attore)
Insegnanti gettone presenza: € 2.000 (40 ore di insegnamento)
Eventuale affitto spazio: € 2.000
--------------
€ 5.600
III fase:
Paghe attori spettacolo: € 2.400 (€300 a attore)
Costi regia e assistente regia: € 4.000
Scenografia, costumi, luci, tecnico luci: € 6.000
Spazio prove (teatro): € 3.000
---------------
€ 15.400
ROMA (21 maggio) - È stato arrestato dagli agenti della polizia municipale lo
zingaro Sinti, di origine italiana, Pietro Setrow, di 38 anni, che stamani, nel
tentativo di opporsi alla demolizione della villa abusiva in costruzione a
Fontana Candida e di proprietà della sua famiglia, ha minacciato di suicidarsi.
Per bloccare l'uomo dal portare a termine gesti estremi, uno degli agenti
diretti dal comandante Antonio Di Maggio, è rimasto ferito. L'uomo dovrà
rispondere di aggressione e lesioni a pubblico ufficiale.
«Hanno colpito noi perché siamo zingari. Qui tutti hanno costruito in modo
abusivo, tutti hanno pagato qualcuno, anche chi oggi è qui ad abbattere la
nostra casa, anche i vigili urbani, perché non vedesse. Non abbiamo più pagato e
ci hanno colpiti». È lo sfogo di uno dei componenti la numerosa famiglia di
sinti italiani. La villa abbattuta avrebbe dovuto «ospitare una trentina di
persone del clan». Gli zingari hanno spiegato di avere comprato il terreno in
quella zona «perchè ci avevano detto che si poteva costruire abusivamente e,
infatti, tutti sono abusivi».
La villa di circa 300 metri quadrati e del valore di circa 900 mila euro, era
già stata sequestrata tre volte. L'edificio era stato poi dissequestrato per
l'abbattimento alcuni giorni fa dal pm Assunta Cocomello della procura di Roma.
Gli "Zigani" ritrovano pezzi di memoria
Swissinfo.ch par Isabelle Eichenberger
Passaporto svizzero di Thedo ed Anna B. annullato nel 1931
e mai rinnovato (Archivi federali svizzeri)
La Svizzera non è mai stata tenera con la "sua" gens du voyage e s'è
superata durante la II Guerra per liquidare il problema degli Zigani che
scappavano dallo sterminio nazista. Un libro infine chiarisce questa zona
d'ombra della politica dei rifugiati.
Primo caso illustrato: l'attuale presidente dell'associazione yéniche di
Svizzera, Robert Huber, è stato internato nel penitenziario di Bellechasse a 17
anni, in mezzo ai criminali, giusto perché faceva parte di questa minoranza di
"asociali".
Secondo caso: Anton Reinhard, giovane Sinto tedesco rifugiato in Svizzera,
espulso nel 1944 verso la Germania, dove fu ucciso nel 1945.
"Perseguitati già sotto l'Ancien Régime, gli Yénich e gli altri
"Zigani" hanno sofferto molto nel XX secolo. Con l'arrivo del nazismo, la
discriminazione s'è mutata in persecuzione". Thomas Huonker è uno dei migliori
specialisti della gens du voyage in questo paese.
Assieme a Regula Ludi, ha scritto "Roms, Sintis et Yéniches – La 'politique
tsigane' suisse à l'époque du national-socialisme", per la Commissione
indipendente di esperti "Svizzera - II Guerra mondiale" (CIE).
Alla pubblicazione del rapporto finale nel 2002, la CIE aveva
rinunciato a tradurre i suoi studi in francese ed italiano. Ora è cosa fatta
grazie alle Edizioni Pace Deux.
Fonti rare
Le pubblicazioni su questa popolazione sono rare come le fonti ufficiali,
perché gli "Zigani" hanno una tradizione orale ed erano registrati solamente sui
registri della polizia (che sono segreti). Questo statuto giuridico particolare
fa sì che gli storici lavorano soprattutto con le testimonianze. Inoltre, le
famiglie spesso sono state separate e le tradizioni familiari perdute. Bisogna
quindi rendere omaggio alla pazienza dei due storici.
A differenza dei Rom e dei Sinti di origine indiana, gli Yénich sono una
minoranza autoctona dalla notte dei tempi e si stima che il 10% sia ancora
nomade. "Sono cittadini svizzeri dal 1851, ma sono rimasti una sospetta" spiega
Thomas Huonker. E poi "dal 1926 c'è stata quell'azione Enfants de la Route de
Pro Juventute per neutralizzare gli Yénich e sterilizzarli, separare le
famiglie ed affidare i bambini a famiglie o case d'accoglienza".
Thomas Huonker, storico e specialista degli Yénich
(swissinfo)
"Razze straniere"
Quanto ai Sinti e ai Rom, sono stati ugualmente sospetti ed indesiderabili.
"Sono stati sistematicamente cacciati dalla Svizzera, tranne tra il 1848 e il
1888," prosegue lo storico. "Dal 1906, la frontiera per loro si è chiusa e non
avevano il diritto di viaggiare in treno. Le autorità non volevano questo gruppo
culturale nel paese. Questa terribile tradizione è durata sino al 1972 e non si
è interrotta neanche durante l'Olocausto."
Questa gente è stata assimilata alle "razze straniere" della dottrina ariana
dei nazisti. Le autorità svizzere erano informate delle persecuzioni, ma non
hanno lo stesso accordato l'asilo alla gens du voyage. Hanno continuato
ad espellerle e sterilizzarle.
"Erano sottoposti ad una procedura di registrazione," prosegue Thomas Huonker.
"Gli uomini erano internati per mesi nei penitenziari (a Witzwil, Bellechasse,
ecc.) o in clinica psichiatrica e la loro famiglia nelle case dell'Armée du Salut
o della Caritas. Li si riuniva solo per espellerli."
Un'antica maledizione
Perché questo accanimento? Per Thomas Huonker, è il problema classico delle
minoranze, un'antica maledizione, come quella degli ebrei o degli indigeni nei
paesi colonizzati. "Una volta rinchiusi nello stereotipo della minoranza senza
voce, è molto difficile uscirne perché i pregiudizi persistono, la maggioranza
insiste nel trattarli da stranieri." Questi meccanismi sociologici perseguitano
la gens du voyage.
Le cose hanno cominciato a cambiare negli anni '70, dopo la denuncia dello
scandalo di Enfants de la route. Ma è occorso tempo. Solo nel 1987 il presidente
della Confederazione, Alfons Egli, ha presentato scuse ufficiali alla gens du voyage.
Adesso resta loro da ritrovare il loro passato sparpagliato ai quattro venti.
"Gli Yénich hanno domandato ricerche ufficiali dal 1975. Si sono dovuti
attendere vent'anni perché cominciassero. In effetti ci sono state resistenze ad
aprire gli archivi, soprattutto da parte della Pro Juventute, delle
polizie cantonali e delle istituzioni psichiatriche", racconta lo storico.
Lo yénich è stato riconosciuto come una lingua nazionale ma, politicamente,
questa minoranza è assente dal paesaggio. "Provano a fare parlare di loro per
difendere la loro perpetua ricerca di terreni d'accampamento (vedi
QUI ndr), ma non sono rappresentati nelle istanze politiche, come gli
Uranais o gli Appenzellois. Ce ne sono uno o due nei Grigioni che
hanno responsabilità comunali, ma si definiscono come grisoni, non come yéniche",
spiega ancora Thomas Huonker.
"Che tu possa essere sano e fortunato" è il saluto che sinti, rom, gitani si
scambiano ad ogni incontro. Ed è lo stesso saluto che ha aperto, alla facoltà di
lettere di Palermo, la presentazione di "Yek dui trin..Rou(t)e", il libro che
raccoglie racconti, esperienze e progetti con il popolo Rom di Palermo. Cinque
anni di incontri, di timori superati, di battaglie,o difficili da racchiudere in
130 pagine. Sfogliandole però si entra in uno spaccato di vita e si varca la
soglia del pregiudizio e del luogo comune per entrare nella cruda esistenza di
una comunità che giorno dopo giorno prova a difendere identità e radici e cerca
una cittadinanza negata nonostante 20 e più anni di residenza. "Venite a dormire
nel nostro campo per due o tre giorni per conoscerci" è l’invito
provocatorio di Hasan Salihi, musicista rom kossovaro, rappresentante della
comunità di Palermo. "Trovereste tante sorprese ma vi imbattereste anche con i
nostri nemici: i topi, le fogne a cielo aperto, l’assenza totale di servizi".
La parola residente, cittadino suona strana e sembra quasi il tradimento di
quella che comunemente è considerata la vocazione di questo popolo:il nomadismo.
"Anche questo è un pregiudizio duro a morire" spiega Alexian Santino
Spinelli, docente di cultura rumena all’università di Chieti, poeta e musicista
rom( in foto). "In realtà il popolo romanì è una nazione senza territorio, ma in Italia
ben il 70% dei rom vi risiede stabilmente". Il professore fa un excursus storico
delle vicende del suo popolo e racconta la fuga dall’India, le persecuzioni
sotto il nazismo, il loro sterminio sotto l’indifferenza di tutti. "Quale è
stata la nostra arma di difesa? Una mano tesa che chiede insistentemente. Chiede
l’elemosina per sopravvivere, ma chiede anche una sicurezza, domanda una patria
e una dignità negata". Le parole cadono come macigni nell’aula magna di lettere,
dove alcuni operatori sociali denunciano l’assenza delle istituzioni e
l’utilizzo improprio delle risorse che la comunità europea ogni anno destina ai
campi nomadi. "Solo per Roma vengono assegnati due milioni di euro ogni anno: ho
chiesto case per la mia gente e anche per i romani, ma nessuna risposta è mai
arrivata, ci si disperde in mille progetti che non risolvono i nostri problemi".
"In realtà manca il coraggio di passare da una società multietnica ad una
comunità interculturale dove i rom non sono mediatori, ma rappresentanti di un
popolo e protagonisti del loro presente", conclude Nazzareno Guarnieri, rom
abruzzese, presidente della Federazione italiana rom e sinti. A Palermo in
questi cinque anni si è molto investito in questa direzione, dai tornei
sportivi, ai laboratori di conoscenza, alla lotta alla dispersione scolastica,
ma molto resta da fare per sollevare questo velo che inevitabilmente separa la
città dal campo.
Manca il coraggio di mettersi in cammino al fianco di questo popolo e forse la
presentazione di questo libro prova a tracciare un sentiero comune percorribile
da tutti: rom e palermitani insieme, provando ad essere per una volta tutti
"figli del vento", come cantava De Andrè.
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