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Svizzera
Di Fabrizio (del 23/05/2009 @ 09:21:05, in Europa, visitato 1579 volte)

Da Roma_Francais

Gli "Zigani" ritrovano pezzi di memoria Swissinfo.ch par Isabelle Eichenberger

Passaporto svizzero di Thedo ed Anna B. annullato nel 1931 e mai rinnovato (Archivi federali svizzeri)

La Svizzera non è mai stata tenera con la "sua" gens du voyage e s'è superata durante la II Guerra per liquidare il problema degli Zigani che scappavano dallo sterminio nazista. Un libro infine chiarisce questa zona d'ombra della politica dei rifugiati.

Primo caso illustrato: l'attuale presidente dell'associazione yéniche di Svizzera, Robert Huber, è stato internato nel penitenziario di Bellechasse a 17 anni, in mezzo ai criminali, giusto perché faceva parte di questa minoranza di "asociali".

Secondo caso: Anton Reinhard, giovane Sinto tedesco rifugiato in Svizzera, espulso nel 1944 verso la Germania, dove fu ucciso nel 1945.

"Perseguitati già sotto l'Ancien Régime, gli Yénich e gli altri "Zigani" hanno sofferto molto nel XX secolo. Con l'arrivo del nazismo, la discriminazione s'è mutata in persecuzione". Thomas Huonker è uno dei migliori specialisti della gens du voyage in questo paese.

Assieme a Regula Ludi, ha scritto "Roms, Sintis et Yéniches – La 'politique tsigane' suisse à l'époque du national-socialisme", per la Commissione indipendente di esperti "Svizzera - II Guerra mondiale" (CIE).

Alla  pubblicazione del rapporto finale nel 2002, la CIE aveva rinunciato a tradurre i suoi studi in francese ed italiano. Ora è cosa fatta grazie alle Edizioni Pace Deux.

Fonti rare

Le pubblicazioni su questa popolazione sono rare come le fonti ufficiali, perché gli "Zigani" hanno una tradizione orale ed erano registrati solamente sui registri della polizia (che sono segreti). Questo statuto giuridico particolare fa sì che gli storici lavorano soprattutto con le testimonianze. Inoltre, le famiglie spesso sono state separate e le tradizioni familiari perdute. Bisogna quindi rendere omaggio alla pazienza dei due storici.

A differenza dei Rom e dei Sinti di origine indiana, gli Yénich sono una minoranza autoctona dalla notte dei tempi e si stima che il 10% sia ancora nomade. "Sono cittadini svizzeri dal 1851, ma sono rimasti una sospetta" spiega Thomas Huonker. E poi "dal 1926 c'è stata quell'azione Enfants de la Route de Pro Juventute per neutralizzare gli Yénich e sterilizzarli, separare le famiglie ed affidare i bambini a famiglie o case d'accoglienza".

Thomas Huonker, storico e specialista degli Yénich (swissinfo)

"Razze straniere"

Quanto ai Sinti e ai Rom, sono stati ugualmente sospetti ed indesiderabili. "Sono stati sistematicamente cacciati dalla Svizzera, tranne tra il 1848 e il 1888," prosegue lo storico. "Dal 1906, la frontiera per loro si è chiusa e non avevano il diritto di viaggiare in treno. Le autorità non volevano questo gruppo culturale nel paese. Questa terribile tradizione è durata sino al 1972 e non si è interrotta neanche durante l'Olocausto."

Questa gente è stata assimilata alle "razze straniere" della dottrina ariana dei nazisti. Le autorità svizzere erano informate delle persecuzioni, ma non hanno lo stesso accordato l'asilo alla gens du voyage. Hanno continuato ad espellerle e sterilizzarle.

"Erano sottoposti ad una procedura di registrazione," prosegue Thomas Huonker. "Gli uomini erano internati per mesi nei penitenziari (a Witzwil, Bellechasse, ecc.) o in clinica psichiatrica e la loro famiglia nelle case dell'Armée du Salut o della Caritas. Li si riuniva solo per espellerli."

Un'antica maledizione

Perché questo accanimento? Per Thomas Huonker, è il problema classico delle minoranze, un'antica maledizione, come quella degli ebrei o degli indigeni nei paesi colonizzati. "Una volta rinchiusi nello stereotipo della minoranza senza voce, è molto difficile uscirne perché i pregiudizi persistono, la maggioranza insiste nel trattarli da stranieri." Questi meccanismi sociologici perseguitano la gens du voyage.

Le cose hanno cominciato a cambiare negli anni '70, dopo la denuncia dello scandalo di Enfants de la route. Ma è occorso tempo. Solo nel 1987 il presidente della Confederazione, Alfons Egli, ha presentato scuse ufficiali alla gens du voyage. Adesso resta loro da ritrovare il loro passato sparpagliato ai quattro venti.

"Gli Yénich hanno domandato ricerche ufficiali dal 1975. Si sono dovuti attendere vent'anni perché cominciassero. In effetti ci sono state resistenze ad aprire gli archivi, soprattutto da parte della Pro Juventute, delle polizie cantonali e delle istituzioni psichiatriche", racconta lo storico.

Lo yénich è stato riconosciuto come una lingua nazionale ma, politicamente, questa minoranza è assente dal paesaggio. "Provano a fare parlare di loro per difendere la loro perpetua ricerca di terreni d'accampamento (vedi QUI ndr), ma non sono rappresentati nelle istanze politiche, come gli Uranais o gli Appenzellois. Ce ne sono uno o due nei Grigioni che hanno responsabilità comunali, ma si definiscono come grisoni, non come yéniche", spiega ancora Thomas Huonker.