Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 20/09/2008 @ 09:20:59, in blog, visitato 1478 volte)
Da
La
voix des Rroms
Per mancanza di tempo, non abbiamo aggiornato il nostro blog, e così abbiamo
molte cose da dire. Allora, non vi lasciamo con la fame e annunciamo solamente
che il Summit Europeo sui Rom, tenutosi a Bruxelles il 16 settembre scorso, apre
qualche nuova prospettiva. Molto brevemente due buone notizie: per la prima
volta una rappresentante della Francia (Mme. Boutin) ha parlato dei "Rrom",
a nome dei "circa 400.000" Rrom di Francia, inteso, inclusi i Sinti e i Kalé. Un
riconoscimento che chiedevamo da tempo: un riconoscere il nostro essere reali,
come entità storica, linguistica e culturale, e non come strato sociale.
Inoltre, Mme Boutin ha riaffermato il suo impegno perché queste 400.000 persone
abbiano vere carte d'identità e non più dei titoli di circolazione
stigmatizzanti. Storia da seguire, e la seguiremo da vicino! Non per saltare
fuori a criticare alla prima occasione, ma per progredire. E' ora, dopo più di 7
secoli di presenza sul suolo europeo, di essere riconosciuti come europei!
Per altre informazioni più dettagliate su questo summit, riprendiamo qui un
articolo dal blog "Bienvenue
chez les Rroms", resta inteso che vi troverete anche altro, tanto
informativo che di svago.
L' Italia presto deferita dinanzi alla Corte di giustizia europea / Il
governo italiano protesta davanti alla UE
Il rappresentante permanente dell'Italia presso la UE, l'ambasciatore Nell
Feroci, ha indirizzato una lettera al Commissario Wladimir Spidla per esprimere
il proprio risentimento a nome del governo italiano. Il fatto incriminato: in
occasione del summit di Bruxelles sui Rom, la sottosegretaria di Stato per
l'Impiego e le politiche sociali, Maria Rocella, non si è potuta esprimere in un
clima sereno a causa di qualche elemento perturbante tra il pubblico.
Episodio tanto più deplorevole visto che il suo intervento era centrato sulla
politica d'inclusione della comunità Rrom in Italia.
DELITTO DI CLANDESTINITA' - Nel frattempo, il servizio giuridico del
Parlamento Europeo ha giudicato non conformi al diritto comunitario le
disposizioni legislative italiane, che considerano lo "status" di immigrato
clandestino come un'aggravante per chi commetta un delitto, ed il commissario
UE, Jacques Barrot, ha confermato questa posizione a differenti trasmissioni
radiofoniche.
Il parere negativo del servizio giuridico dell'Europarlamento è stato
comunicato alla commissione delle Libertà Civili, che aveva promulgato il
decreto legge sulla sicurezza (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 25 luglio
2008, entrato in vigore il giorno seguente), modificando così l'art. 61 del
codice penale italiano, aggiungendovi la nozione di residenza illegale.
Aggravante
Jacques Barrot ha affermato alla radio svizzera: "Sembra che i testi
prevedano che essere un immigrato irregolare possa costituire una circostanza
aggravante nei delitti." Ha concluso che ciò non è conforme al diritto europeo.
Sulla base del parere del servizio giuridico del Parlamento Europeo,
l'eurodeputata rumena Adina Valean (Alleanza Liberale Democratica - ALDE) non ha
perso tempo e ha domandato alla Commissione UE "di deferire immediatamente
l'Italia davanti alla Corte di Giustizia Europea per violazione del regolamento
comunitario in materia di discriminazione tra i cittadini comunitari". Valean,
che è vice-presidente ALDE e relatrice sulla direttiva europea in materia di
libertà di movimento dei cittadini UE, fa parte dei sette membri "ufficiali"
della delegazione del Parlamento Europeo che giovedì e venerdì si recherà in
Italia per incontrare il ministro Maroni e visitare tre campi Rrom nella
periferia romana.
Di Fabrizio (del 20/09/2008 @ 09:35:29, in scuola, visitato 1751 volte)
Forum sociale europeo. Una scuola per rom a Malmo di Paolo Rizzi
[17 Settembre 2008]
A Malmo dal 17 settembre si svolge il quinto Forum Sociale Europeo. Uno dei
luoghi di coordinamento dei volontari si trova in città in via Annelundsgatan al
55, ed è lì che mi presento per prendere istruzioni come volontario. Sbaglio la
porta di ingresso e mi trovo al terzo piano in un locale sulle cui pareti sono
affisse molte immagini di rom; incuriosito rimango e cerco informazioni.
Ho la fortuna di incontrare uno dei due coordinatori, Djura Ivanov, e gli chiedo
se posso fargli domande, in quanto sono tristemente testimone della nuova
repressione in atto da noi in Italia. Djura mi sorride ed inizia a parlare
italiano: nella sua infanzia è stato a Verona ed ora da 20 anni vive qui in
Svezia. Conosce perfettamente la situazione italiana, guarda con attenzione la
nostra tv ed è molto preoccupato per il suo popolo.
Mi fornisce documenti in danese, non conosco la lingua ma capisco che si tratta
di una scuola per zingari che proprio quest’anno celebra 10 anni di attività. La
scuola si chiama IRIS, Internationella Romer i Samverkan, e “Samverkan”
significa Lavorare insieme.
Gli propongo un’intervista, voglio capire e lui mi aiuta con entusiasmo: «Se può
servire ad aiutare i miei amici Rom italiani, sediamoci e parliamone».
La scuola è statale, finanziata dal governo e dalla città di Malmo, riservata ad
adulti che abbiano compiuto 20 anni: oggi sono iscritti 70 rom adulti. Djura mi
racconta che quando arrivò in Svezia venne sottoposto ad un test di lingua e
cultura, che non superò, precludendosi molte possibilità offerte ai nativi [in
Svezia per avere il permesso di soggiorno è obbligatorio imparare la lingua].
Cominciò comunque a lavorare, a costruire una comunità di rom ed a dialogare con
le istituzioni.
Dieci anni fa un cittadino svedese gli disse: «Perché non apri una scuola per
Rom, perché non abbiano a incontrare le tue stesse difficoltà?». Quel sogno
impossibile incominciò: il primo anno gli studenti furono 32, nel secondo 200.
Attualmente ci lavorano 5 insegnanti, 2 supervisori, 1 tecnico, 1 addetto
all’inserimento dopo la scuola, tutti pagati dallo stato che paga anche
l’affitto, le strutture dell’edificio ed un contributo in base agli iscritti.
A Malmo abitano circa 280 mila persone, il 20 per cento di loro è straniero e ci
sono interi quartieri cosmopoliti. La manifestazione del 20 settembre del Forum
sociale europeo darà un segno d’integrazione partendo dal quartiere di
Rosengard, abitato al 90 per cento da extracomunitari. Chiedo a Djura quanti
zingari abitano a Malmo: mi risponde che sono registrati circa 7 mila, ma forse
sono di più, dato che non tutti dichiarano di essere rom perché è comunque
penalizzante nel cercare lavoro.
In Svezia dovrebbero essere circa 60 mila e lo scorso anno è stata aperta una
seconda scuola per Rom a Goteburg.
Gli ricordo la legge italiana Bossi-Fini ed i problemi legati alle chiamate
degli imprenditori, unica possibilità per entrare in Italia. Queste modalità si
scontrano con lo sfruttamento dei migranti nella maggior parte dei casi
lavoratori «in nero».
Qui in Svezia, mi spiega, per avere il permesso di soggiorno bisogna dichiarare
un salario minimo mensile di 13.800 corone [circa 1.500 euro] ed i datori di
lavoro non possono quindi dartene di meno.
Anche lo stato contribuisce poi a sostenere l´integrazione: infatti un adulto
che voglia frequentare l’università è sovvenzionato con una borsa di studio di
circa 800 euro al mese, riceve circa 7 mila corone, di cui 5 mila a fondo
perduto, mentre le altre 2 mila le restituirà quando avrà un lavoro con un
automatismo che trattiene il 4 per cento del salario.
Esiste anche il salario sociale [ma il nuovo governo sta restringendone la
fruizione] di circa 300 euro e settimanalmente bisogna presentarsi per
rispondere alle offerte di lavoro, pena la sospensione.
Concludo la visita e ringrazio Djura che mi invita a tornare. Sono contento di
aver sbagliato porta e di averne aperta un’altra nella direzione di un altro
mondo possibile che qui, come in Africa, in India e in America latina, stiamo
costruendo insieme. Questo mio incontro vuol essere la testimonianza di uno
splendido esempio di civiltà e integrazione: non ci sono altri casi al mondo di
scuole specializzate per persone adulte zingare.
Aggiungo solo che i bambini rom che frequentano le scuole dell’obbligo purtroppo
non sono aiutati con corsi speciali, il che a volte li penalizza; ma nel caso
non riuscissero sanno che dopo i 20 anni hanno sempre la possibilità di
ricominciare a studiare grazie a questa scuola. Djura ha solo la licenza
elementare, non ha avuto tempo per continuare gli studi, ma ha dedicato il suo
tempo agli studi degli altri.
Per informazioni www.irisskolan.se,
info@irisskolan.se
Di Fabrizio (del 21/09/2008 @ 09:09:38, in casa, visitato 1650 volte)
Da
L'Espresso LOCAL
Portici, servizi, chiesa un tetto per i nomadi
Brunella Torresin
Ieri sono state assegnate le case a Bruna, Samuel, Nicola, Gabriella, Natalina.
Non sono state consegnate loro delle chiavi, ma «un´autorizzazione»: un foglio
di carta timbrato, in sostanza un contratto. Le case non sono proprio come le
nostre case, ma il nuovo campo nomadi di via Dozza, quartiere Savena, a
ridosso dei vivai Ansaloni, che è stato inaugurato ieri, nella giornata della
conferenza a Bologna delle Città Europee contro il razzismo, per molti altri
aspetti è un condominio.
Vi abiteranno un´ottantina di Sinti: cittadini italiani da generazioni, tutti
con residenza nel Comune di Bologna, da una ventina d´anni sistemati qui. Nomadi
per cultura e per origine, ma più stanziali di tanti altri cittadini italiani.
Il precedente campo, che si stendeva sullo stesso terreno comunale, era solo
un´area sosta attrezzata: con bagni e docce in batteria e allacciamenti per le
roulotte. C´è stato un periodo in cui una sola doccia funzionava, e le altre no.
Nel 2005, il bando regionale per l´assegnazione di contributi ai Comuni che
intendessero migliorare le aree per i nomadi, ha dato la possibilità di
ristrutturare ma più ancora di ripensare come organizzare il campo. L´intervento
è costato 700mila euro, la Regione l´ha finanziato per l´85 per cento. Ha
spiegato ieri la vice sindaco Adriana Scaramuzzino, anche assessore ai servizi
sociali, che è possibile dare accoglienza senza creare esclusione, offrire
servizi dignitosi senza tradire costumi e tradizioni. La qualità della
convivenza si determina in base alla condivisione dei progetti e dei servizi.
Qui è stata usata molta pazienza, e poi anche fantasia.
I Sinti hanno scelto alcuni loro rappresentanti, e hanno partecipato a una serie
di incontri con gli operatori del Quartiere Savena - c´è un giovane assistente
sociale che si occupa specialmente di loro, Marco Tocco - con i funzionari dei
Lavori Pubblici del Comune e con il responsabile della progettazione, Piero
Vendruscolo, che già tre anni fa aveva disegnato il campo sinti di Borgo
Panigale. I Sinti desiderano continuare a vivere nelle loro case mobili, come
fanno da generazioni. Anche al Savena continueranno a vivere nelle loro
roulotte, ma avranno a disposizione, appena fuori casa, bagni riscaldati e
cucine, in muratura.
Ma poiché, ad esempio, i piani di cottura in comune non erano graditi, ci si è
inventati «i locali cucina» sotto il portico. Ogni portico ne contiene tre,
separate da divisori. La comunità conta un´ottantina di persone: il più piccolo,
Justin, ha sei mesi, la più anziana 71 anni. È la comunità che ha il più alto
grado di scolarizzazione tra i Sinti di Bologna, alcuni ragazzi hanno
frequentato anche le superiori. È formata da cinque famiglie allargate, composta
ciascuna da tre, quattro nuclei. Perciò l´area è stata divisa in cinque
«microaree», separate tra loro da una rete: ogni microarea, cioè ogni cortile,
accoglie le roulotte e i camper della stessa famiglia allargata.
In ciascuna delle cinque microaree è stata costruita una «casetta» in muratura,
dipinta con i colori di Bologna: rosso e ocra gialla, alternati sulle pareti e
sotto i portici. Ogni casetta ospita tre (o quattro) bagni completi con
antibagno, con altrettante caldaie, e tre (o quattro) cucine, uno e una per
ciascun nucleo famigliare. Le cucine sono all´aperto, ma al coperto, riparate
dal portico che corre sui tre lati di ciascuna «casetta». È un po´ come un
campeggio. Ma ogni nucleo familiare è intestatario del contratto per la
fornitura di elettricità, acqua e gas: non era mai successo prima. Pagheranno
utenze e consumi.
E ogni famiglia, prima di accettare «l´autorizzazione», ha saldato quanto doveva
al Quartiere di affitto arretrato per la sosta nel «vecchio» campo. Attorno alle
casette è stato steso l´asfalto: e sull´asfalto la comunità di Bruna, Luigi,
Natalina, Samuel..., sposterà le sue roulotte, i suoi camper e case mobili che
per un anno, quanto sono durati i lavori, ha sistemato, stretto e concentrato
sui terreni attigui. C´è anche la chiesa: la comunità ospita un pastore
evangelico, e conta un discreto (19 settembre 2008)
Come imparare a suonare ad orecchio
Milano: L'approccio proposto dal maestro è completamente
diverso ed insolito grazie ad una visione adogmatica in cui non esistono
spartiti, manuali o metronomi.
Per questa ragione il corso é aperto non solo a chi vuole apprendere la
fisarmonica ma a chiunque desideri avvicinarsi ad uno strumento musicale con una
modalità diversa e più libera di quella tradizionale.
Questo approccio alla musica può essere applicato a qualsiasi strumento.
La “terra del fuoco” riconosce una identità di vedute con il metodo del maestro
Jovica per cui promuove il suo corso e lo ospita nella sua sede.
Le modalità ed i tempi del corso sono ancora da definire.
Per informazioni o per
dare la propria disponibilità, scrivere a
terradelfuoco.info@gmail.com
telefono: 347 9768206 - 320 2183165
Jovica Jovic, nato in Serbia da una famiglia di musicisti Rom, all'età di 12
anni già suonava ai matrimoni ed alle feste, poi, dopo aver a lungo girato in
tutta Europa, si stabilisce nel 1996 in Italia dove collabora con l'Opera Nomadi
e dove ha una intensa attività sia come musicista che come maestro di musica,
collabora con i Muzikanti ed ha inciso diversi dischi come solista e come membro
di orchestra, tra cui uno con Piero Pelù.
Oltre alla fisarmonica suona ed insegna violino, tromba, chitarra.
Terra del Fuoco - Associazione culturale per la diffusione della
manualità - Milano, via Morigi 8 -
http://www.myspace.com/terra_del_fuoco
Di Fabrizio (del 22/09/2008 @ 08:40:58, in Europa, visitato 2610 volte)
Segnalazione di Katie Hepworth (la traduzione è zoppicante,
ma questa è
una mia costante con gli articoli del Guardian)
Louise Doughty. Photograph: Linda Nylind
Guardian.co.uk
La storia si ripete
I violenti attacchi agli Zingari quest'estate in Italia, assieme ai
tentativi di rimuovere le dimore dei Viaggianti in Europa, hanno portato la
paura nel cuore della comunità Rom. Louise Doughty, scrittrice di romanzi con
antenati Romanì, racconta la sinistra nuova onda di persecuzione contro la
minoranza etnica europea col più alto tasso di crescita
Questo è un articolo che mio padre non avrebbe mai voluto che scrivessi. "Tu
vuoi osservare, tu sai," mi ha detto, più di una volta. "Se non stai attenta,
riceverai un mattone alla finestra." Nella zona operaia di Peterborough dove
mio padre crebbe tra gli anni '20 e '30, probabilmente non era saggio menzionare
di avere sangue romanì, anche se lontanamente.
In quel periodo, mio padre e la sua famiglia non avevano idea degli orrori
perpetrati contro i Rom e i Sinti in Europa sotto l'occupazione nazista, ma
sentivano il pregiudizio, accettato, anche all'interno della loro famiglia. "Mia
madre mi picchiava quando ero cattivo," mi ha detto una volta uno delle mie zie,
"e mi diceva sempre, "Ragazza, caccerò lo Zingaro fuori da te." Quando mio padre
mi disse per la prima volta dei miei antenati romanì, mi chiese di non
menzionarlo ai vicini o agli amici a scuola - senza dubbio un suggerimento
dovuto al fascino residuo che avevo, dopo tutto, per una piccola parte della
storia della mia famiglia. Anche così, trovava duro accettare che se i tedeschi
avessero invaso con successo la Bretagna nella II guerra mondiale, lui e la sua
famiglia sarebbero stati imbarcati verso le camere a gas assieme agli Ebrei
britannici.
Sarebbe potuto succedere anche se la nostra famiglia si era resa stanziale già
dall'inizio del XX secolo. In comune con molti Romanichal inglesi, i miei
antenati avevano trovato che i tradizionali mestieri per guadagnarsi da vivere -
commercio di cavalli, la raccolta - stavano giungendo alla fine con la crescita
della meccanizzazione agricola. In quel tempo, un commentatore sociale acuto
avrebbe potuto essere perdonato per aver predetto che la cultura Romanì inglese
si sarebbe rapidamente assimilata in quella della popolazione maggioritaria.
"Stiamo per sparire," mi disse nel 1993 un Romanichal durante la Fiera dei
Cavalli. "Tutto sta andandosene."
Invece, sembra accadere l'opposto. In Europa, il popolo dei Rom e dei Sinti è
di circa 10 milioni ed è la minoranza etnica col più alto tasso di crescita. In
questo paese, c'è una classe visibile di attivisti ed intellettuali Romanì e
Travellers che cresce, incluso il poeta David Morley, il giornalista
Jake Bowers,
il novellista e commediografo Richard Rai O'Neill ed artisti come Delaine e Damien Le Bas,
presentati nel primo padiglione d'arte Rom alla Biennale di Venezia dell'anno
scorso. In Europa ora ci sono giornali Rom, stazioni radio e TV, ed una
parlamentare europea, Lívia Járóka, delpartito ungherese di centro-destra Fidesz.
Nonostante ciò, e la crescente politicizzazione e la consapevolezza
trans-culturale di molti gruppi Rom disperati, non c'è la negazione che la
maggioranza di questo vasto e vario gruppo vive nelle condizioni economiche più
terribili, con l'84% in Europa ritenuto sotto la linea di povertà. Nel nostro
paese, la mancanza dei siti per Travellers ha forzato molti al conflitto con i
locali piani regolatori, conflitto finito direttamente sulle pagine dei tabloid.
La crisi dei siti di sosta in questo paese può essere fatta risalire
direttamente al 1994, quando il governo di John Major abolì il Caravan Sites Act,
che obbligava le autorità locali a fornire siti adeguati ai Travellers. Allora,
venne chiesto a Rom e Travellers di comperare la terra dove si sarebbero
installati. Molti si adeguarono, trovandosi poi con i permessi negati di poter
piazzare i loro veicoli sulla terra che possedevano legalmente. Una Traveller
che ha avuto a che fare con i piani regolatori è
Bernadette Reilly di Brentwood. Può ricordarsi chiaramente che fu come quando la
sua famiglia fu obbligata ad accamparsi per strada. "Non abbiamo avuto quella
che la maggior parte delle persone chiamerebbe una vita normale, anche se per
noi era normale," dice stancamente. "Non avevamo acqua, fognature, elettricità,
e nessun servizio sanitario." Nel 2007, a lei e alla famiglia fu garantito un
permesso di cinque anni di vivere nei loro automezzi sulla terra che avevano
comprato tra i villaggi di Mountnessing e di
Ingatestone. Dice "Almeno ora avevamo l'acqua ed i bagni, ma non ancora
l'elettricità."
Il consiglio di Brentwood - appoggiato dal deputato locale conservatore, Eric Pickles,
che vive vicino al sito - si rivolse al tribunale e rovesciò la decisione. Ma ai
Travellers fu poi concesso di ricorrere in appello ed il giudice disse al
consiglio di smettere di sprecare il denaro pubblico in questa lotta.
Pickles non ha risposto alla mia richiesta di un'intervista, dirottandomi al suo
sito web dove una dichiarazione dice di opporsi al sito perché è posto nella
cintura verde metropolitana.
Il professor Thomas Acton dell'Università di Greenwich è il maggior esperto
di questo paese sugli studi romanì ed un esperto conosciuto internazionalmente
riguardo la storia e la cultura romanì. Ha anche passato buona parte della sua
vita aiutando e consigliando i Travellers come Reilly. "Eric Pickles ha la
responsabilità per i siti Zingari nel governo ombra, tuttavia ha negato
l'esistenza di una comunità di Travellers da lungo residenti a Brentwood e ha
chiesto ai consigli locali di ignorare i propri obblighi sin quando un governo
conservatore non li avessero aboliti."
Reilly e la sua famiglia vorrebbero godere della sospensione temporanea della
pena di sgombero, ma la minaccia di essere sgomberati nel futuro rimane
pesantemente sulle loro teste. Come parte del processo di progettazione è stato
permesso loro di vedere alcune delle lettere colme di bile scritte dai residenti
locali. "I bambini hanno degli amici tra i locali ed ora vanno al club, ma non
li lascerei girare in paese da soli, è troppo pericoloso," dice. Com'è avere un
parlamentare vicino di casa che fa campagna contro di voi? La risposta di Reilly
è brusca. "Viviamo nella paura sempre." Gli oppositori al sito fanno presto a
criticare i Travellers per essere chiusi o ostili verso gli estranei, senza
nessuna comprensione della mentalità sotto assedio e il costante senso di
minaccia generatosi. Dopo aver visto le lettere minatorie ricevute dall'ufficio
di progettazione, Reilly scrisse una poesia intitolata Sono una Traveller:
"Ho cresciuto i miei figli nel miglior modo che sapevo.
Sono tutto quel che possiedo, sono tutto quel che ho ora.
Hanno stile, sono bambini, sono la mia gioia.
Ma non sono quello che gridate mentre guidate la notte."
Il clima di paura tra i Traveller nelle aree rurali non sarà diminuito dalla
manifestazione Rossa, Bianca e Blu indetta a Denby, Derbyshire, dal partito
Nazionale Britannico (BNP). Una delle ospiti invitata a parlare all'evento è
stata Petra Edelmannová, presidente del partito Nazionale Ceco, un piccolo
movimento della Repubblica Ceca, noto soprattutto per il suo aperto antagonismo
contro i Rom. Edelmannová ha scritto un manifesto intitolato La Soluzione
Finale al Problema Zingaro nelle Terre Ceche, che patrocina il rimpatrio in
India della popolazione Rom della Repubblica Ceca. Edelmannová non è apparsa
alla manifestazione, ma è sembrata una strana scelta degli oratori per quello
che il BNP insisteva essere un weekend per lo svago delle famiglie in giro tra i
castelli.
Quando ho obiettato su questo al vicesegretario del BNP, Simon Darby ha
concesso che la frase "soluzione finale non era esattamente il miglior titolo
per un documento" ma ha aggiunto "là c'è un problema Zingaro. E c'è pure nel
nostro paese." Cosa considerava come la natura del nostro problema Zingaro?
"Alcuni della comunità Travellers sono qui da tanto tempo. Stanno per conto loro
e risolvono i loro problemi all'interno delle loro comunità. Hanno la mia stessa
morale. Non ho problemi con loro." Identifica il "problema" nell'essere un Rom
straniero che è immigrato in GB dopo l'allargamento europeo, assieme ad un
gruppo non ben definito che chiama "pseudo-Zingari nati qua".
La distinzione artificiale tra differenti gruppi di Romanì e Travellers per
giustificare la discriminazione, è qualcosa che anch'io ho trovato quando come
scrittrice passai del tempo nella Repubblica Ceca, risiedendo all'Università Masaryk
di Brno. Mi venne detto che il problema con i Rom non riguardava "i nostri
Zingari" ma quelli della Slovacchia, molti dei quali si spostarono nelle terre
ceche per ovviare alla mancanza di manodopera nelle fabbriche dopo la II guerra
mondiale. Il mondo gadje (non-Zingaro) sembra avere meno problemi col popolo
Romanì fintanto che resta in una casella folkloristica e non cresce troppo
numeroso - es. non appare come un popolo reale con bisogno di case, che ha fame
e ambizione di istruzione per i suoi figli.
L'invito esteso dal BNP a Petra Edelmannová è significativo perché lo storico
trattamento dei Rom nelle terre Ceche fornisce un esempio istruttivo. In più di
un paese europeo, il rastrellamento dei Rom e dei Sinti durante l'occupazione
nazista fu facilitato dalla legislazione preesistente. In Cecoslovacchia, come
era allora, la legislazione restrittiva contro gli Zingari è antecedente il
1927. La Legge 117 imponeva a tutti gli Zingari la presa delle impronte digitali
e di fornire dettagli sui loro movimenti attraverso il paese. E' evidente come
la Legge 117 facilitò l'internamento dei Rom boemi e moravi quando l'occupante
esercito tedesco decise che era venuto il momento. Nell'agosto 1942, con la
scusa di un cosiddetto Giorno della Registrazione, i Rom e Sinti vennero
identificati e imprigionati in due campi: Lety in Boemia e Hodinin in Moravia.
Dopo un anno, la maggior parte degli abitanti di quei campi furono mandati ad
Auschwitz, dove perirono. Dei 6.500 Rom nelle terre ceche all'inizio della
guerra, sopravvissero meno di 500. Quello che iniziò con le impronte digitali
nel 1927, terminò 16 anni dopo nelle camere a gas.
Può sembrare allarmistico disegnare analogie tra l'Olocausto perpetrato dai
nazisti e la situazione attuale dei Rom europei, ma chiunque nel 1927 avesse
predetto il fato dei territori cechi negli anni '40, certamente sarebbe stato
guardato come un pazzo allarmista. La Cecoslovacchia era una democrazia prospera
che aveva rotto col legame all'impero Austro-Ungarico per emergere come una
delle 10 nazioni nel mondo più sviluppate economicamente.
Non si saprà mai il vero numero di Rom e Sinti uccisi dai nazisti - le stime
ufficiali variano da un quarto a mezzo milione, anche se molti esperti romanì
credono che la cifra possa essere vicina al milione. Quello che non si discute è
che i Rom e i Sinti furono perseguiti approssimativamente dell'85%, la stessa
percentuale degli Ebrei - e per le stesse ragioni razziali. Dove differiscono i
due genocidi è che l'Olocausto Ebreo fu sempre apertamente razzista,
mentre i Rom e i Sinti furono inizialmente perseguitati per essere "asociali" e,
per molti anni, i successivi governi tedeschi rifiutarono di riconoscere
l'elemento razziale nelle azioni naziste.
L'insistenza per cui l'esclusione e la discriminazione contro gli Zingari ha
più a che fare col loro stile di vita che con la razza, ha trovato eco nei
recenti eventi in Italia. A maggio, una donna a Ponticelli, fuori Napoli,
denunciò che una Zingara aveva tentato di rapire suo figlio. Che questo fosse
vero o no non fece differenza per quei delinquenti che attaccarono i campi sosta
locali con torce e barre di ferro. La risposta del governo Berlusconi e dei suoi
alleati fu strabiliantemente cinica. Prima venne l'annuncio in giugno che a
tutti gli Zingari, bambini inclusi, sarebbero state prese le impronte e,
fondamentalmente, identificati per la loro etnia - un episodio senza precedenti
nell'Europa occidentale del dopoguerra. Terry Davis, segretario generale del
Consiglio d'Europa, ha risposto che uno schema simile "richiama analogie
storiche che sono così evidenti che non devono essere spiegate". Anche
Berlusconi si è mostrato sensibile all'oltraggio internazionale che è seguito e
i suoi piani ora sono stati modificati così che a tutti i cittadini italiani dal
2010 verranno prese le impronte. Le autorità hanno dichiarato che l'etnia non
sarà censita, ma la loro idea di rassicurazione è di presentare le misure come
generalmente anti-immigrati, piuttosto che rivolte specificatamente ai 150.000
Rom e Sinti nel paese.
Queste mosse sarebbero abbastanza sinistre già di per sé, ma arrivano
accompagnate da ripetuti e impuniti attacchi agli stimati 700 campi in Italia. A
luglio, il mondo fu scosso dalle fotografie dei corpi di due ragazze Rom
affogate lasciate sulla spiaggia vicino a Napoli, con la gente intorno che
continuava a prendere il sole e far picnic.
Delle tante citazioni raggelanti dei leader politici italiani dall'inizio
degli attacchi in maggio, possibilmente la più spaventosa è quella di Umberto
Bossi, della Lega Nord, ministro nel governo Berlusconi: "Il popolo fa quello
che la classe politica non è in grado di fare." La chiara implicazione è che i
politici firmano la "pulizia etnica" desiderando piuttosto passare dalle parole
ai fatti.
I Rom italiani, molti vivono ancora nelle circostanze economiche più
spaventose, si sentono sotto assedio. "Siete venuti per cacciarci o aiutarci?"
ci chiedeva Rogi, residente in un piccolo campo proprio fuori Roma. Stava
parlando ad un gruppo di 10 volontari della Croce Rossa, arrivati a luglio nel
campo per condurre un censimento. I volontari non raccoglievano impronte
digitali, ma interrogavano ogni residente sul nome, età, nazionalità, se erano
stati vaccinati e se i loro bambini andassero a scuola - mentre li
fotografavano. Secondo l'agenzia stampa AFP, la Croce Rossa insisteva che questo
non era un'operazione di polizia, lo scopo era di fornire documenti sanitari ai
residenti del campo. "La maggior parte ha vermi, soffre di problemi
gastro-intestinali e bronchiti," riportava un volontario. "Alle autorità noi
forniamo informazioni anonime così che possano valutare le condizioni dei campi,
l'igiene e la salute."
Se l'operazione della Croce Rossa potrà aiutare o meno gli abitanti di
questi campi o le autorità che vorrebbero eliminare i campi, è tutto da vedere,
ma nessuno può rimproverare i residenti, molti sono rumeni senza documenti, per
essere sospettosi delle uniformi che vogliono prendere le loro fotografie e fare
tante domande. Questo sospetto ha profondi precedenti storici.
Il macello della seconda guerra mondiale fu soltanto l'apoteosi di secoli di
persecuzione durante la tragica storia europea dei Rom. Anche se la
consapevolezza dell'Olocausto Romanì non è ancora ben stabile, pochi sanno che
per cinque secoli e mezzo, migliaia di Rom nell'Europa dell'est furono comprati
e venduti come schiavi. Secondo il libro di Ian Hancock, Noi Siamo il Popolo
Romanì, "Nel XVI secolo un bimbo Rom poteva essere comprato per 32p. Nel XIX
secolo, gli schiavi venivano venduti a peso, al tasso di un pezzo d'oro per
libbra."
Attraverso questa storia, il popolo dei Rom e dei Sinti è tradizionalmente
sopravvissuto rimanendo lontano dalla vista il più possibile. In Polonia, un
piccolo numero di Rom polacchi è sopravvissuto al genocidio nazista
nascondendosi nelle foreste remote. In Boemia e Moravia, qualche famiglia trovò
riparo dai villici cechi. A livello più ampio, molti Romanì e Travellers
semplicemente non menzionano la loro origine. Durante un tour di scrittori in
Romania nel 2000, un amico mi disse: "Penso che l'atteggiamento della maggior
parte della gente di qui sarebbe: non capiamo perché parlate del vostro aver
sangue Zingaro. Se non lo dimostrate, potrete passare." I Rom che vivono in
condizioni terribili nei campi fuori Roma o Napoli, probabilmente sarebbero
contenti di non avventurarsi fuori per vendere chincaglieria o per mendicare, ma
se non lo facessero morirebbero di fame. I critici di queste attività di
sussistenza, raramente tengono conto delle necessità economiche che queste
sostengono.
Un altro esempio di comunità Zingara sotto assedio è Sulukule a Istanbul. Sulukule
è un insediamento storico occupato dalla comunità Romanì sin dai tempi di
Bisanzio ed ora è parte del programma Unesco Sito Patrimonio Mondiale. Le prime
testimonianze della presenza Rom a Sulukule datano dal 1054, e per secoli è
stata famosa per le sue case di intrattenimento dove i Rom si esibivano in
musiche e danze ai visitatori di tutto il mondo. La chiusura forzata di quelle
case nel 1992 portò l'area ed i suoi abitanti ad un serio declino economico.
Ancora, la ragione apportata fu di fornire alloggi sani ed igienici. "Non
abbiamo nessuna intenzione di sbarazzarci dei Rom, ma dobbiamo fare qualcosa per
questi slum," ha detto il sindaco locale, Mustafa Demir. Le autorità locali ora
pianificano di demolire le piccole case colorate dove vivono i Rom e
rimpiazzarle con ville che i residenti non possono certo permettersi, anche con
i sussidi offerti. Senza casa, e senza nessun mezzo di appoggio, quale opzione
si apre loro?
Visti nel loro più ampio contesto storico europeo, eventi simili hanno un
effetto devastante sullo stato d'animo della popolazione Rom, non soltanto su
quelli direttamente vittimizzati - noi stiamo, dopotutto, parlando di un popolo
che ha il genocidio nella sua memoria vivente e che sono tra i più esclusi e
colpiti dalla povertà in Europa. Questi sviluppi sono visti dal popolo Rom e
Sinti in Europa con un'ansietà crescente. Per ogni molotov lanciata in un campo
o in una baraccopoli, per ogni scelta comunale di sgomberare i Rom, ci sono
migliaia di piccoli incidenti di disprezzo o pregiudizio. Come la conoscenza che
mi porse una volta un Traveller: "Ogni volta che qualcuno mi dice: 'Oh, dev'essere
così romantico essere uno Zingaro,' io dico: 'Cosa c'è di romantico nell'essere
sputato?"
Quello che è innegabile in questa fotografia è che le mosse attuali tanto
del governo italiano che dei consigli municipali inglesi, come Brentwood,
esarceberanno soltanto le tensioni tra Rom e Traveller e la popolazione
stanziale. Gli immigrati Rom in Italia sono lì perché hanno lasciati paesi come
la Romania in cerca di una vita migliore. I residenti di Sulukule dovranno
andare da qualche parte quando la demolizione continuerà. I Traveller sgomberati
dalla terra che possedevano nel Cambridgeshire o nell'Essex saranno obbligati ad
accamparsi ai margini delle strade o finire nei centri pubblici. Bernadette Reilly
ricorda quello che diceva ad un poliziotto che stava sgomberando la famiglia da
una strada di notte: "Dove pensa che andremo?"
"Da qualsiasi parte," replicò il poliziotto. "Basta che non sia vicino a
me."
Tuttavia, anche se spesso le comunità Romanì e Traveller sono sgomberate, di
città in città o attraverso i confini nazionali, non si sbiadiranno né si
fonderanno. Fintanto che c'è la volontà politica paneuropea di guidare la
povertà e l'esclusione che in molti affrontano, la situazione può solo
peggiorare, e la destra continuerà ad usare questo gruppo marginalizzato come un
mezzo per ottenere voti. Quando festeggiammo l'80° compleanno di mio padre,
raccontai a mia zia la frase del mattone contro la finestra, pensando che lei
convenisse con me che mio padre era un incorreggibile menagramo. Invece, mi
disse tranquillamente: "Ha centrato la questione, amore mio, non trovi?"
Louise Doughty's novels about Roma history and her family ancestry are Fires
in the Dark and Stone Cradle, both published by Simon & Schuster.
Copyright Guardian Newspapers Limited 2008
Di Fabrizio (del 22/09/2008 @ 11:37:22, in media, visitato 1723 volte)
Da
BULGARIA - ITALIA
21.09.2008 - RAZZISMO: REVOCATO A KALIN RUMENOV IL PREMIO GIORNALISTICO "CHERNORIZETS
HRABAR"
Gli organizzatori del premio giornalistico “Chernoritzets Hrabar 2008” hanno
deciso il 15 settembre scorso, su raccomandazione dell'Unione degli Editori
Bulgari, di revocare il premio assegnato a
Kalin Rumenov, quale miglior giovane giornalista dell’anno.
Il premio era stato consegnato a Kalin Rumenov, che pubblica sul quotidiano
“Novinar”, durante una cerimonia ufficiale a Sofia, il 25 maggio 2008 alla
presenza di politici, membri del Parlamento e giornalisti. Il premio
“Chernorizets Hrabar” è stato istituito nel 2002 e contempla 11 diverse
categorie.
La giuria era formata da 19 persone, 12 direttori di giornali, sorteggiati da un
pool di 28, e da 7 dei 10 membri del consiglio generale dell’Unione degli
Editori Bulgari. La motivazione, non facendo riferimento ad articoli specifici,
faceva presumere che il premio fosse stato assegnato ad Rumenov per la sua
attività giornalistica in generale.
L’attribuzione del premio aveva provocato la protesta di altri giornalisti e
gruppi della società civile bulgari perché l’autore si era distinto per articoli
nei quali aveva attaccato la minoranza Rom bulgara con termini offensivi e
razzisti.
Negli articoli di Kalin Rumenov pubblicati su “Novinar” si potevano leggere
frasi come: "Gli Zingari sono furbi come lupi, si riproducono come pecore. I
primi a lasciare saranno le compagnie internazionali. Non ci sarà più nessuno a
cui vendere la loro nuova merda, e andranno in qualche altro posto con meno
Zingari e più soldi. Chi comprerà sapone per una pelle bianca soffice e tenera?
Sporchi Gyppos?"
Ed ancora: "La differenza tra gli Zingari e il bestiame è che il bestiame è
soggetto a controlli veterinari. Il bestiame non può comportarsi da Zingari, ma
è possibile il contrario. I diritti e le libertà dei bovini sono stati sotto una
seria pressione per anni, e durante quel tempo la donna Zingara ha partorito
ancora e tuttora ha il cervello di una mucca".
Un appello era stato firmato da 109 personalità bulgare e nelle ultime settimane
alla protesta si erano uniti, tra gli altri, anche la Federazione Internazionale
dei Giornalisti, il Centro Simon Wiesenthal e il gruppo editoriale tedesco WAZ,
che possiede i quotidiani “24 Chasa” e “Trud” in Bulgaria. Ed è probabile che
che quest'ultima mossa sia stata proprio quella decisiva far cambiare opinione,
dopo mesi, all'Unione degli Editori Bulgari.
E Kalin Rumenov, tanto per non smentirsi, ha intitolato la sezione del suo blog
dedicata alla vicenda "Ihr
Kampf - цигани & евреи vs. Калин Руменов" ("La sua battaglia: zingari ed
ebrei vs Kalin Rumenov").
Autore: P.M.
Da
British_Roma
Sono estremamente dispiaciuto nell'informarvi che la nostra cara amica
Sylvia Dunn è passata a miglior vita, dopo una lunga malattia. Voce grande e
forte del movimento Zigano e Traveller. Fondatrice dell'Associazione delle Donne
Zingare in GB, ha portato la situazione di Dale Farm nel cuore delle cronache
mondiali, combattendo per i diritti dei nostri bambini e delle nostre donne.
Onestamente, assieme a Len Smith, fu guida saggia e materna, una delle più forti
nostre sostenitrici in Europa. Si candidò contro Michael Howard alle elezioni
nazionali. Per questo e molto altro, Grazie Sylvia, per la tua guida e il tuo
spirito.
Joe Jones
Gypsy Council
International Gypsy & Traveller Affairs
Traveller Law Research Unit (Cardiff University)
European Romany and Traveller Forum
National Federation of Romany Gypsies & Irish Travellers
Moate farm, Stodmarsh Road, Canterbury, Kent, CT3 4AP
01227 789652/07765 174141
[...]
Di Fabrizio (del 23/09/2008 @ 09:25:40, in Italia, visitato 1670 volte)
Da
Roma_Italia
L'Alleanza Civica Rom chiede al ministro degli affari esteri di far
pressione sulle autorità italiane perché forniscano informazioni sulle
indagini condotte riguardo gli eventi dell'agosto 2007 quando in un campo a
Livorno morirono quattro bambini Rom in un incendio.
"Il 14 settembre abbiamo commemorato un anno dalla sepoltura dei
quattro bambini Rom che morirono la notte tra il 10 e l'11 agosto, in un
incendio nel campo alla periferia di Livorno [...]. Diversi giorno dopo,
l'incendio fu rivendicato da un gruppo estremista italiano chiamato "Gruppo
Armato per la Pulizia Etnica" (GAPE), dichiara Iulian Stoina, direttore
esecutivo dell'Alleanza Civica Rom di Romania (ACCR), all'inizio di una lettera
spedita a Lazar Comanescu, ministro degli affari esteri e riportata da Mediafax.
La lettera indica che, anche se le indagini condotte dalla polizia
italiana sono durate circa un mese, [...] dopo un anno dal "tragico evento"
non ci sono risposte ufficiali riguardo i risultati di queste indagini.
"Inoltre, le attività e l'atteggiamento delle autorità italiane sinora
indicano un maggior interesse nel cacciare i Rom dal paese, piuttosto che
nell'assicurare alla giustizia i colpevoli dell'uccisione. Adesso, un anno dopo
i funerali dei quattro bambini Rom, richiediamo all'istituzione che lei
conduce di far pressione perché siano rese pubbliche le informazioni sui
risultati dell'indagine nell'indicare i responsabili dell'incidente," dice la
lettera.
L'Alleanza Civica Rom di Romania chiede al ministro degli affari esteri
"di coinvolgersi attivamente nel risolvere questo tragico caso".
La notte tra il 10 e l'11 agosto 2007, quattro bambini Rom perirono in un
incendio in un campo improvvisato situato sotto il ponte di un'autostrada
nell'area industriale di Livorno. I loro genitori furono arrestati per
aver abbandonato i minori e non aver fornito assistenza, ma si sono proclamati
innocenti. Le autorità hanno tentato di capire se il fuoco è stato causato da un
incidente o da un atto criminale.
Il gruppo estremista GAPE mandò una lettera ai giornali Il Tirreno e La
Nazione, rivendicando la responsabilità dell'incidente dell'11 agosto e
minacciando altri eventi simili nel caso i Rom non avessero lasciato il
territorio italiano. (DIVERS –
www.divers.ro)
Di Fabrizio (del 23/09/2008 @ 09:47:25, in Italia, visitato 1531 volte)
Da
FEDERAZIONE "ROM SINTI INSIEME"
Il 16 Settembre 2008 i delegati della Federazione
Demir Mustafà, Davide Casadio e Nazzareno Guarnieri
hanno incontrato a Roma il Sottosegretario di stato del ministero dell'interno,
Michelino Davico,
per porre all'attenzione la questione Rom e Sinta. Le politiche per Rom e Sinti
in Italia hanno posto in evidenza una persistente assenza di conoscenza
delle nostre minoranze, percepibile nella definizione degli strumenti utilizzati
per tradurre in azioni concrete le scelte politiche e nella totale assenza di
partecipazione attiva di Rom/Sinti, conducendo al fallimento gran parte delle
politiche. Le scelte politiche "differenziate", "dall'assistenzialismo
culturale" alla "segregazione culturale", con la ignobile politica abitativa dei
campi nomadi, sostenute con l'intento di promuovere e valorizzare la cultura Rom
e Sinta e realizzate sulla base di una interpretazione culturale del mondo Rom e
Sinto, hanno portato le persone di queste minoranze verso:
1. l'esclusione dal contesto sociale, culturale e politico del paese,
2. lo sviluppo di una "mentalità assistenziale",
3. l'utilizzo strumentale della partecipazione attiva,
4. una violenta discriminazione razziale,
Viene da chiedersi: a chi non conviene la normalità per Rom e Sinti?
Un'analisi della realtà e dei bisogni delle nostre minoranze, esclusivamente
interpretative per l'assenza di un ruolo attivo a Rom e Sinti, l'assenza di dati
certi sulla presenza di Rom e Sinti, non hanno permesso di programmare adeguate
politiche di interazione culturale con Rom e Sinti, le quali sono erroneamente
concepite lontane dalla società nel tempo e nel luogo, trattati dalla politica e
dai media come rifiuti umani, da relegare nell'estrema periferia delle città, là
dove la comunità urbana colloca idealmente e materialmente i rifiuti.
Sono i monumenti moderni della segregazione, che da diversi decenni la politica
Italiana, senza distinzione di colore, ha realizzato senza cercare una diversa
soluzione.
Eppure le minoranze Rom e Sinte sono un esempio di "interazione culturale" che
non riesce ad assumere il carattere "interculturale", per uno "scambio
culturale" soffocato dal "compromesso sociale" per la sopravvivenza, e dalla
presenza di "filtri" culturali. Come mai non ha fine l'opera di "filtri"
culturali? Non si capisce come mai non si promuova la partecipazione attiva di
Rom e Sinti.
E' necessario un radicale cambiamento di metodo per uscire dalle politiche
"differenziate" e programmare politiche "normali" di interazione culturale, di
riconoscimento culturale, di responsabilizzazione delle professionalità Rom e
Sinte, per coinvolgere attivamente le nostre minoranze nella programmazione e
condivisione delle scelte politiche.
Radicale cambiamento di metodo che porti tutto il Paese ad una maggiore e
migliore conoscenza della cultura rom e sinta, per eliminare ogni forma di
discriminazione, per costruire un dialogo diretto. La costituzione della
federazione Rom e Sinti Insieme, che attualmente rappresenta ventidue
associazioni rom e sinte presenti in dodici regioni italiane, rende visibile il
radicalmente cambiamento di metodo in atto nelle nostre minoranze proponendo una
l'idea di reagire in modo unitario e propositivo per costruire un dialogo
diretto e strutturale con il Governo e con le Istituzioni, per affermare la
cultura della legalità ed il contrasto agli abusi di potere, per promuovere una
società aperta e multiculturale.
Cambiamento di metodo utile a tutti o cittadini presenti in Italia e che porti
tutto il Paese ad una maggiore e migliore conoscenza della cultura rom e sinta,
per eliminare ogni forma di discriminazione.
La federazione Rom e Sinti Insieme chiede al Governo Italiano il riconoscimento
dello status di minoranza linguistica a Rom e Sinti e di avviare un radicale
cambiamento di metodo nelle politiche per le minoranze rom e sinte avviando un
dialogo diretto e strutturale con Rom e Sinti per costruire un adeguato
programma di politiche di interazione culturale e per utilizzare con successo,
chiarezza e trasparenza le risorse destinate a Rom e Sinti.
La federazione Rom e Sinti Insieme chiede al Ministro dell'Interno un dialogo
diretto con Rom e Sinti e propone la costituzione di Uffici Regionali ed un
ufficio nazionale per le minoranze rom e sinte con la presenza strutturale,
attiva e propositiva delle organizzazioni rom e sinte e di esperti delle nostre
minoranze.
Uffici Regionali per monitorare a livello locale la realtà ed i bisogni di Rom e
Sinti e rilevare dati certi sulla presenza numerica, un ufficio nazionale per
sistematizzare i dati, ad oggi inesistenti.
I delegati della Federazione sottopongono all'attenzione del Ministro
dell'Interno la grave questione dei "terreni agricoli" dove diverse famiglie rom
e sinte hanno costruito una propria abitazione, e sollecitano il Ministero a
ricercare soluzioni che evitino a queste famiglie di tornare in mezzo alla
strada.
I delegati della Federazione hanno consegnato al Sottosegretario di stato,
Michelino Davico, una copia del
programma politico della federazione.
L'incontro della federazione con il Sottosegretario di stato termina con la
manifestazione di volontà reciproca a rivedersi ed approfondire le proposte.
Di Fabrizio (del 24/09/2008 @ 09:27:33, in Europa, visitato 1684 volte)
Da
Roma_Francais
La tribune du Blogueur de la semaine - Questa settimana la parola a Jean-Pierre Dacheux : "Sapere infine chi sono i Rrom*"
Jean-Pierre Dacheux - Photo : D.R Per ulteriori informazioni, consultate
il sito dell'associazione
Romeurope.
Il summit di Bruxelles sui Rrom avrà avuto questo vantaggio: far parlare di
un popolo sconosciuto: Quanto ai risultati positivi, si dovrà attendere. La
creazione di una "piattaforma sull'inclusione dei Rrom, annunciata da José
Manuel Barroso, non apporta niente di nuovo, quando si vuole sotterrare una
domanda imbarazzante, si crea una commissione.
Diversi testi sui Rrom, molto positivi, sono stati votati dal Parlamento
Europeo, sin dal 2005. Restano senza effetti sulle politiche degli Stati! La più
numerosa tra tutte le minoranze culturali (oltre dieci milioni di persone) non
vede riconosciuta la sua dimensione europea. Le idee ricevute continuano a
propagarsi, soprattutto questa: i Rrom sarebbero nomadi! Tuttavia, in Europa
sono sedentarizzati oltre il 90%. Anche in Francia dove l'abitazione mobile è
utilizzata più che altrove, meno della metà dei circa 400.000 zigani francesi si
muovono in carovane (e non tutto l'anno)!
La confusione tra gli Zigani di Francia e gli Zigani in Francia è costante. Gli
Zigani francesi vogliono essere interamente dei francesi (con carta d'identità
nazionale, poter votare dopo sei mesi dall'installazione e non dopo tre anni,
avendo, se viaggiano, il diritto di fermarsi come quello di risiedere, potendo
usufruire dell' indennità d'alloggio se pagano una tassa d' abitazione, ecc.).
Gli Zigani stranieri, soprattutto i rumeni, poco numerosi in Francia (meno di
10.000 persone) vogliono, loro, essere completamente europei. Presenti in Europa
dal XIV secolo, i Rrom non possono essere considerati come degli immigrati! La
presa delle loro impronte, in Francia come in Italia, costituirebbe un atto di
antropometria razzista. Vaclav Havel diceva che si riconosce il livello di
democrazia di un popolo da come tratta i Rom, uomini tra gli uomini. La loro
sorte e la nostra sono ben legate.
* "Rrom" è una parola della lingua rromanì; vuol dire "uomo". "Rom
è il termine politicamente corretto in uso nelle istanze europee.
"Zigano" è un termine d'uso corrente preso gli etnologi (è
peggiorativo nell'Europa dell'Est). "Gens du voyage" è un'espressione
amministrativa che esiste solo in Francia.
Jean-Pierre Dacheux, è membro dell'associazione Romeurope ed autore di una tesi
di dottorato in filosofia su "Les interpellations tsiganes de la
philosophie des Lumières".
|