Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 18/06/2008 @ 10:35:30, in Italia, visitato 1922 volte)
Ricevo da Roberto Malini
18 giugno 2008 - BRUTALMENTE AGGREDITA A MILANO CON LA SUA FAMIGLIA REBECCA COVACIU, 12ENNE ROM VINCITRICE DEL PREMIO UNICEF 2008 GRUPPO EVERYONE: “EPISODIO DI GRAVITA’ INAUDITA. NECESSARIA CONDANNA UNANIME DI ISTITUZIONI NAZIONALI ED EUROPEE E SERI PROVVEDIMENTI CONTRO LA DERIVA RAZZISTA E XENOFOBA IN ITALIA”
E’ accaduto ieri mattina, 17 giugno, alle 8 a Milano. La famiglia Covaciu, romena di etnia Rom, già oggetto di continue peregrinazioni per l’Italia a seguito di vessazioni, minacce e sgomberi, stava uscendo dalla tenda in cui da diversi giorni si era stabilita, in un microinsediamento nella zona di Gianbellino, quando è stata brutalmente aggredita da due italiani di età compresa fra i 35 e i 40 anni. Rebecca, 12 anni, nota per essersi aggiudicata in Italia il Premio Unicef – Caffè Shakerato 2008 per le sue doti artistiche applicate all'intercultura, e il fratellino Ioni, 14 anni, sono stati prima spintonati e poi picchiati. I genitori, uno dei quali è Stelian Covaciu, pastore della Chiesa Pentecostale, che assieme al fratello maggiore di Rebecca erano accorsi per difendere i figli, sono stati ricoperti di insulti razzisti, minacciati, indotti a lasciare immediatamente l’Italia e subito dopo percossi. I Covaciu a quel punto sono fuggiti verso la stazione di San Cristoforo, in piazza Tirana, e accorgendosi di essere ancora seguiti hanno chiesto aiuto ai passanti. Nessuno è intervenuto. Mentre la famiglia si stava avviando verso il parco antistante la stazione, la signora Covaciu, cardiopatica, è stata colta da un malore. Stellian Covaciu ha a quel punto contattato telefonicamente Roberto Malini del Gruppo EveryOne, che ha dato l’allarme facendo inviare sul posto una volante della Squadra Mobile di Milano e un’ambulanza. All’arrivo della Polizia, gli aggressori si sono dileguati. Prima ancora dell'aggressione, l’Unicef aveva manifestato indignazione per la vicenda della piccola Rebecca, simbolo di un'infanzia senza diritti. Il Gruppo EveryOne era in procinto di organizzare un ritorno della famiglia in Romania per sottrarla all'ostilità che colpisce i Rom a Milano.
“Questa nuova violenza contro le famiglie Rom è spaventosa e deve sollevare la protesta della società civile” commentano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Quello che è avvenuto a Rebecca e alla sua famiglia è sintomatico del clima, ormai fuori controllo nel nostro Paese, di odio e intolleranza nei confronti del popolo Rom. Purtroppo non si tratta affatto di un caso isolato, ma dell’ennesimo gravissimo episodio di violenza, ai danni di una famiglia innocente, che rimarrà impunito e annuncia tempi davvero oscuri per l’Italia.” Il Gruppo EveryOne ha recentemente denunciato l'aggressione a Rimini, avvenuta nell'indifferenza generale, di una ragazzina Rom incinta, presa a calci da un italiano mentre chiedeva l’elemosina. A Pesaro, qualche giorno fa, Thoma, il membro più anziano della locale comunità Rom, sofferente di un handicap a una gamba e cardiopatico, è stato colpito al capo e umiliato in pieno centro storico. Nella stessa città, i parroci hanno recentemente vietato ai Rom di chiedere l'elemosina davanti alle chiese. Nei giorni precedenti all'aggressione della famiglia Covaciu, EveryOne ha ricevuto segnalazioni di numerosi episodi di violenza da parte di italiani nei confronti di persone di etnia Rom, soprattutto dei più deboli: bambini e donne. “L'attuale clima di discriminazione generale e l'atteggiamento ostile delle autorità,” continuano Malini, Pegoraro e Picciau “fanno sì che le persone aggredite non trovino più il coraggio di denunciare i loro aggressori. Inoltre, dichiarazioni come quelle del ministro dell’Interno Roberto Maroni, che predica la tolleranza zero contro i Rom, la loro schedatura con foto segnaletiche e addirittura il prelievo del DNA, lo sgombero indiscriminato e senza alternative di campi di fortuna e insediamenti regolari, la sottrazione dei bambini Rom alle famiglie senza mezzi di sostentamento – proclami che sconcerterebbero qualunque esponente democratico di un Paese civile –, finiscono per fomentare violenze e soprusi ai danni dei più indifesi".
Assieme a EveryOne, anche Santino Spinelli, dell’Associazione Thèm Romano onlus, e il gruppo “Caffè Shakerato” di Genova, organizzazione per l'intercultura e il rispetto dei diritti dei bambini, esprimono la più viva preoccupazione per l’episodio, effetto ancora una volta dell’odio razziale che imperversa in Italia.
“E’ necessaria una condanna unanime del mondo politico italiano e delle Istituzioni europee” concludono i leader del Gruppo “e sono ormai indispensabili provvedimenti seri contro chi viola i diritti umani e si fa portatore di violenze e discriminazioni di matrice xenofoba e razzista”. Per ulteriori informazioni: Gruppo EveryOne Tel: (+ 39) 334-8429527 - (+ 39) 331-3585406 www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 19/06/2008 @ 08:54:30, in Europa, visitato 1404 volte)
CS78-2008: 18/06/2008 Amnesty International si è detta profondamente amareggiata per l'esito della votazione al Parlamento europeo sulla direttiva sui rimpatri. L'organizzazione per i diritti umani ritiene che il testo approvato oggi non garantisca il rimpatrio dei migranti irregolari in condizioni di sicurezza e dignità. Al contrario, un periodo eccessivo di detenzione fino a un anno e mezzo e il divieto di reingresso, valido per tutto il territorio dell'Unione europea, per le persone rimpatriate forzatamente, rischiano di abbassare gli standard vigenti negli Stati membri e costituiscono un esempio estremamente negativo per altre regioni del mondo. Il testo della direttiva, inoltre, non include garanzie sufficienti per i minori non accompagnati e contiene deboli previsioni in materia di controllo giudiziario sulla detenzione amministrativa; infine, prevede deroghe specifiche alle condizioni di detenzione in quegli Stati membri che si trovino ad affrontare cosiddette "situazioni di emergenza". È dunque difficile capire quale sia il valore aggiunto di questa direttiva, che rischia invece di promuovere pratiche detentive di lungo periodo negli Stati membri e di avere un impatto negativo sull'accesso al territorio dell'Unione europea. Amnesty International sollecita gli Stati membri che applicano standard più elevati a non usare questa direttiva come pretesto per abbassarli. FINE DEL COMUNICATO Brussels/Roma, 18 giugno 2008 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
Da
Mundo_Gitano
Por:
Terra Actualidad - EFE GITANO E PALESTINESE, DOPPIA DISCRIMINAZIONE
[05-06-2008] A Gerusalemme, dove le identità hanno una rilevanza speciale,
circa 170 famiglie coniugano le loro radici Gitane con la loro condizione di
palestinesi in un esercizio di equilibrismo che li lascia nella terra di
nessuno.
Le autorità israeliane li trattano come qualsiasi altro arabo, mentre la
maggioranza dei palestinesi li percepisce con gli stessi stereotipi che
perseguitano i Gitani ovunque siano.
Serva come esempio che il termine arabo per Gitano, "nawar", è peggiorativo e
di solito accompagnato da uno sputo a terra.
Loro, i Gitani dell'est del Mediterraneo e del Medio Oriente, si
autodenominano Domari (da "Dom" che significa uomo nella loro lingua nativa) e
sono in maggioranza musulmani, a differenza dei Rom, che si stabilirono in
Europa e professano il cristianesimo.
La loro presenza a Gerusalemme è documentata dal XIX secolo, dove oggi si
ripartiscono tra Bab Hutta - un umile quartiere dentro la cittadella murata -,
Ras Al-Amud o Silwan.
A prima vista, niente li distingue dai loro vicini: parlano arabo, vivono
nella parte palestinese della città ed non si sono neppure liberati dall'esilio
nei conflitti bellici con Israele.
Durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967, arrivarono in Giordania non meno
che 34.000-35.000 gitani che risiedevano a Gerusalemme.
Il Centro d'Investigazione Domari riconosce la difficoltà di dare il numero
di Gitani che oggi vivono nei territori palestinesi perché molti rifiutano di
definirsi come tali.
Si calcola, tuttavia, che siano circa 7.000 tra Israele ed i territori
palestinesi, più della metà di loro nella striscia di Gaza, dove storicamente
hanno tenuto molti contatti coi loro compagni di origine e diaspora egizi.
"Abbiamo lo stesso problema del resto dei palestinesi: l'occupazione
israeliana", sentenzia Abdelhakim Salim, il muktar (una specie di notabile) di
questa comunità a Gerusalemme.
Non è del tutto così. I Gitani si confrontano con danni sociali specifici che
vanno oltre gli arresti, registri all'alba e barriere al movimento, che racconta
il muktar.
Per iniziare, i Domari della cittàsanta viveno in media in locali di otto
persone dove entrano solamente 700 dollari (450 euro) al mese.
Inoltre, lamentano indici di analfabetismo (circa il 40%) ed assenteismo
scolare molto superiore a quello dei palestinesi, uno dei popoli più capace di
leggere e scrivere nel Medio Oriente.
Le droghe inoltre causano stragi tra i giovani, si suppone il 75% dei Gitani
di Gerusalemme, spiega Imad Jauny, direttore esecutivo di Burj Al Luq Luq,
un'istituzione che tenta di evitare che i bambini e gli adolescenti che non
vanno a scuola passino tutto il giorno per la strada.
"La loro autostima come collettivo è molto bassa. Lo vediamo nella gente
con cui lavoriamo", aggiunge Jauny prima di indicare che il 90% dei
frequentatori del suo centro sociale sono Gitani.
Per cambiare questo ordine di cose, Amoun Sleem creò nel 1999 il Centro
Domari, col quale prova a migliorare il livello di vita della comunità Gitana e
frenare la progressiva sparizione della loro cultura.
Sleem teme che l'eredità Gitana muoia schiacciata tra l'indifferenza delle
autorità israeliane, "che rifiutano di considerarci come minoranza in una città
che ne è piena", e l'assimilazione interessata dei palestinesi.
Tutto questo con il tempo contro, così che solo alcuni anziani sono capaci di
esprimersi in Domari, mentre i balli e i vestiti propri sono quasi finiti
nell'oblio.
"Io non mi considero palestinese. Non mi vergogno a definirmi Gitana di
Gerusalemme. Viviamo qui da duecento anni e stiamo perdendo le nostre
tradizioni", lamenta la fondatrice di questa società che l'anno scorso visitò lo
scrittore israeliano e Premio Principe delle Asturie Amos Oz.
E' una delle ultime sfide di un collettivo discriminato per partita doppia -
tanto come Gitano che come palestinese - che cerca il suo posto come minoranza
dentro una minoranza.
Di Fabrizio (del 20/06/2008 @ 09:11:32, in Italia, visitato 1704 volte)
Da
ChiAmaMilano
Avete sempre voluto presidiare i marciapiedi davanti casa nelle ore notturne,
ma con i leghisti "oddio cosa diranno i miei amici cui ho ammannito per anni
omelie sulla bellezza del multiculturalismo?!".
Da anni desideravate attendere l’invasione dei barbari asserragliati sul vostro
pianerottolo fortificato "ma il verde proprio non mi dona!".
Da tempo volevate ridare una mano di ‘bianco’ al quartiere ma "se poi arriva
Borghezio e ci fa pure i complimenti?"
Niente paura con le "ronde democratiche", oggi si può.
Uno strumento efficace e moderno, capace di cavare dall’imbarazzo anche le
coscienze più progressiste affinché possano fare il loro dovere, serenamente e
pacatamente, per combattere l’emergenza sicurezza che assedia il paese e infesta
le strade di borghi e città.
Finalmente si può fare.
Senza complessi di inferiorità, né sensi di colpa. Guardando al futuro e al
nuovo clima politico, già si parla delle prossime mosse: quando il Governo, dopo
l’esercito, deciderà di schierare Superman e Capitan America, con lo spirito
costruttivo volto al dialogo che caratterizza questa tersa repubblica, la
proposta democratica sarà coerente e conseguente: Batman e l’Uomo Ragno.
Di Fabrizio (del 20/06/2008 @ 09:35:04, in Europa, visitato 1659 volte)
Da
British_Roma
Quando Shay Clipson, unica Magistrata Rom del Regno Unito, tentò di fermare
il bullismo contro sua figlia, trovò la polizia locale riluttante ad
intervenire, anche quando Shay ha puntualizzato di essere un Magistrato e come
tale di sapere come la legge dovesse proteggere sua figlia.
La figlia della signora Clipson è stata gettata in mezzo al traffico da
compagni razzisti, le sono state spente delle sigarette tra i capelli,
l'hanno coperta di sputi ed è stata picchiata sino all'incoscienza sul campo di
giochi della scuola, mentre altri registravano tutto questo sui loro telefoni
mobili e postavano l'assalto su YOUTUBE.
Quando Shay Clipson ha criticato la polizia per la loro riluttanza
nell'aiutarla, e ha chiesto ragione di ciò, ha trovato che la sua carriera come
magistrato era finita. È stato detto che perché aveva sollevato la sua
partecipazione alla magistratura e criticato la polizia "la signora Clipson non
era credibile nello svolgere il suo lavoro".
Shay Clipson è uno dei pochi modelli positivi per la comunità Zingara e così
si crea una cattiva impressione, se qualcuno della comunità Zingara intraprende
un ruolo come quello di Magistrato, viene rifiutato alla prima occasione.
Chiediamo a Gordon Brown, ed all'Ufficio dei Reclami Giudiziari di
riconsiderare in favore di Shay Clipson.
Posted by The Gypsy Council Ltd.
Firma la
petizione
Di Fabrizio (del 21/06/2008 @ 09:25:40, in scuola, visitato 1493 volte)
Praga, 17.6.2008, 16:04, (ROMEA/CTK) Jelena Silajdzicova, dell'associazione civica Slovo 21, ha detto ai giornalisti che oltre 2000 persone hanno partecipato al progetto di aiuto dei Rom a Praga, mentre oltre 800 di loro hanno frequentato corsi d'istruzione e di formazione ed oltre 200 hanno trovato nuovi lavori.
Il progetto "Supporto per i Rom di Praga", lanciato nel 2005, ha aiutato alcuni Rom a studiare alle scuole secondarie ed alle università
Il progetto terminerà ad agosto. Altre regioni hanno espresso il loro interesse nel modello, ha detto Silajdzicova. Nota ancora che gli autori hanno basato il progetto su stime qualificate, dicendo che nella capitale di 1,3 milioni di abitanti vivono circa 24.000 Rom, di cui l'80% è senza lavoro.
L'alto tasso di disoccupazione tra i Rom è causato, tra l'altro, dai loro bassi livelli di istruzione e qualificazione, discriminazione nel mercato del lavoro come pure un ben sviluppato mercato del lavoro nero, ha aggiunto.
Oltre a Slovo 21, hanno partecipato altre associazioni civiche come il distretto municipale Praga 3 ed una scuola municipale, come pure due partner stranieri. Il progetto ha ottenuto successo grazie alla partecipazione ed alla cooperazione di parti dell'amministrazione pubblica, di OnG ed istituzioni scolastiche, ha detto Silajdzicova.
Lo scopo è stato di creare un modello che potesse essere applicato in altre città ceche come pure altrove in Europa. Una delle attività principali del progetto è stata la preparazione dei giovani Rom alla scuola secondaria e agli studi universitari.
Gli autori inoltre hanno indirizzato trovare lavoro per i Rom e lanciato un sito web che offre posti vacanti. Il progetto all'interno dell'iniziativa Equal è costato quasi 27 milioni di corone.
Di Sucar Drom (del 21/06/2008 @ 09:57:04, in blog, visitato 1790 volte)
Milano, continua la schedatura
Proseguono le schedature dei Sinti e Rom ordinati dal commissario straordinario,
il prefetto Gian Valerio Lombardi. Questa mattina polizia e carabinieri sono
entrati nel insediamento di via Martirano e sono stati identificati 120 Rom e
Sinti, quasi tutti italiani. Nell’insediamento sono i...
Puglia, sono seimila i Rom
I Rom presenti in Puglia sono circa diecimila. Un dato attendibile, ma non
ufficiale. Dietro questa incertezza c’è una motivazione precisa: più della metà
dei Rom sono italiani, perciò non sono identificabili né tra gli ex...
Milano, "Rom bastardo, indagine sul nuovo razzismo in Italia"
«Romeni bastardi»: è la scritta che campeggia su un muro di fianco a un gruppo
di case a Pavia, dove vivono alcune famiglie di rom. Segno evidente di un
doppio luogo comune e, soprattutto, del un nuovo cli...
Barletta (BA), incendio doloso?
“Li ho visti anche ieri sera quei due, sul loro motorino, come le altre volte,
che passano e dicono che devono bruciarci e ci chiamano bastardi e brutti
zingari, come hanno visto fare a Napoli. Ieri sera, però, non hanno detto nulla,
c'era già il fuoco, li ho visti in lontananza...
Monserrato (CA), una festa insieme
"Lasciate che Rom e Sinti vivano tra noi. Ne abbiamo bisogno. Potrebbero
aiutarci a scompigliare un po’ del nostro ordine rigido. Potrebbero insegnarci
quanto prive di significato sono le frontiere: incuranti dei confini i Rom e i
Sinti sono di casa in tutta Europa. Sono ciò...
I "rom" della cultura
Se un americano arrivasse all’Istituto di Cultura Sinta e formulasse la domanda:
in Italia le popolazioni sinte e rom sono discriminate? La risposta potrebbe
prevedere le immagini di Ponticelli e tanto altro ma Il Sole 24 ore ha
pubblicato domenica 15 giugno 2008 u...
UCEBI: siamo vicini ai Rom
Uno dei momenti più sentiti della 40a Assemblea generale dell'Unione cristiana
evangelica battista d'Italia (UCEBI) (Bellaria, 12-15 giugno) è stata la
discussione e l'approvazione di una mozione di solidarietà con il popolo Rom...
Sinti italiani in viaggio per il diritto e la cultura
Da alcune settimane è nato in rete un nuovo spazio web sinto: sinti italiani in
viaggio per il diritto e la cultura. Lo spazio è gestito dal Pastore Davide
Casadio, già promotore dello spazio web la buona novella. L’intenzione
dell’autore è quello di far emergere gli aspetti cult...
Thomas Hammarberg in Italia
Il commissario per i Diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg oggi
e domani è in visita in Italia per discutere con le autorità governative le
implicazioni del “Pacchetto sicurezza” nel campo dei diritti fondamentali. Lo
riferisce un comun...
La fabbrica della paura
Straniero, rom, clandestino, pericolo, paura: queste parole si rincorrono, ormai
da mesi, dall’inizio della campagna elettorale in poi, insieme a quell’altra
-“sicurezza” - che ci viene offerta dalle destre come se esse fosser...
Milano, si prepara la grande cacciata
Il Prefetto Lombardi, neo commissario per l’emergenza nomadi, ha rilasciato un
intervista a Oriana Liso, pubblicata oggi sulle pagine della Lombardia di
Repubblica. Il Prefetto per tutta l’intervista parla e risponde sui “nomadi”,
facendo sempre riferimento a Cittadin...
Mantova, intervista a Yuri Del Bar
E’ bastato che venisse denunciato un (molto) presunto tentativo di rapimento di
un neonato da parte di una ragazzina Rom per scatenare a Napoli autentici
pogrom, come sottolineato dalla Parlamentare europea Viktoria Mo...
Articolo 3, newsletter n° 1
E’ uscito il numero uno della newsletter di “Articolo 3, osservatorio sulle
discriminazioni”, fondato a Mantova il mese scorso. Nella newsletter troverete
alcuni approfondimenti sulle discriminazioni a Mantova e non solo. La redazione
è formata da Maria Bacchi; Antonio Benassi; Carlo Berini; Angelica Bertellini;
Barbara Nardi; Fabio Norsa; Eva Rizzin. Per ricevere la newsletter a cadenza
quindicinale scrivete a osservatorio.artic...
Il sonno della ragione genera mostri, l'appello diventa seminario
Promosso da oltre 600 personalità, l’appello “il sonno della ragione genera
mostri” nelle scorse settimane ha invitato il governo e le autorità locali ad un
confronto vero per soluzioni concrete sulla questione sinta e rom. Ora l’i...
Genova, «ho visto anche degli “zingari” infelici, oggi come ieri leggi razziali
e persecuzione etnica»
«L´idea di vivere nelle case non ci piace, così rischiamo di perdere la nostra
cultura». Tito ha cinquant´anni e quattro figli, il più piccolo ha quindici anni
e il nipote più grande, il figlio della figlia maggiore, ne ha tredici e me...
Venezia, intervento di Yuri Del Bar
«Il concetto risolutivo non è quello di integrazione, bensì di interazione. Non
c'è una cultura migliore delle altre. Bensì ci sono tante culture diverse che
devono, appunto, interagire, collaborare nel rispetto reciproco e nel
riconoscimento reciproco. Solo così è possibile mantenere e s...
Di Fabrizio (del 22/06/2008 @ 08:57:04, in Italia, visitato 1652 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
BARLETTA, 17 GIU - "Il sentimento per quanto accaduto, qualora le forze
dell'ordine accertino che si sia trattato di un atto di violenza, è di dura
condanna e biasimo". Così afferma Luigi Terrone, assessore comunale alla
sicurezza e legalità del Comune di Barletta, a proposito dell'incendio che nella
tarda serata di ieri nel campo nomadi alla periferia della città ha distrutto
una baracca temporaneamente disabitata. Un episodio sul quale indagano i
carabinieri di Barletta. Se fosse un atto doloso, sarebbe - per Terrone - la
prima volta che una cosa del genere accade in 30 anni di convivenza civile e
pacifica tra i rom che vivono nel campo e i barlettani: "questo - aggiunge -
crea sgomento e preoccupazione". "La città - conclude - deve prendere una
posizione univoca e netta perché quelli sono cittadini barlettani e a quanto
accaduto va data una spiegazione".
Azdovic Idriz, il capo della comunità Rom che vive nel campo nomadi di Barletta,
a Barberini, è convinto che qualcuno abbia dato fuoco alla baracca distrutta
dalle fiamme alle 23 di ieri, all'ingresso del campo.
"Li ho visti anche ieri sera quei due, sul loro motorino, come le altre volte,
che passano e dicono che devono bruciarci e ci chiamano bastardi e brutti
zingari, come hanno visto fare a Napoli. Ieri sera, però, non hanno detto nulla,
c'era già il fuoco, li ho visti in lontananza, forse erano venuti a godersi lo
spettacolo". La baracca era temporaneamente disabitata e nessuno è rimasto
ferito a causa dell'incendio. Anche di fronte al fatto che, secondo i vigili del
fuoco, non ci sono elementi certi che le fiamme siano state appiccate, Idriz
insiste. "È vero - dice - che non ci sono tracce di un incendio appiccato da
qualcuno,- ma le fiamme bruciano tutto ed è difficile, dopo, dire perché c'è
stato un incendio, le fiamme non nascono dal nulla". Stamattina Idriz ha
avvisato i proprietari della baracca distrutta, una famiglia che ha lasciato
Barletta da qualche tempo per andare in Montenegro ma che tra poco sarebbe
tornata a Barletta. "Non credevano a quello che gli ho detto - racconta - ora
dovranno ricostruire la loro casa: anche quel poco che c'era lì dentro è stato
distrutto". Masserizie, tre bombole di gas, quasi esaurite, e altri pochi
oggetti erano nella capanna bruciata, niente altro. I vigili del fuoco, che
hanno spento l'incendio, sono tornati anche stamane, insieme con i carabinieri
di Barletta, per accertare, di giorno, che non vi fossero elementi trascurati
nella notte per dire che le fiamme sono riconducibili a qualcosa e a qualcuno, e
- a quanto viene reso noto - non li hanno trovati. "Io e la mia famiglia, perché
siamo una famiglia - aggiunge Idriz - viviamo qui da quasi trent'anni e siamo
benvoluti da tutti, non solo nel quartiere, ma anche a Trani, ad Andria: i
nostri figli frequentano le scuole di questa città". "Se a dare fuoco alla
nostra baracca sono stati quei ragazzini e sono del quartiere - conclude - io
parlerò con i loro genitori, qui ci sono solo amici, e cercheremo di mettere
tutto a posto perché questa volta non è successo nulla, nessuno si è fatto male,
ma se non fosse andata così come avrebbero potuto stare a posto con la loro
coscienza?". La scuola è finita il 10 giugno scorso, e i bambini del campo erano
lì stamane. Una piccola si avvicina: "Frequento la terza elementare in via Paolo
Ricci - dice - e mi piace scrivere, sono brava". Alla domanda se racconterà in
un tema quanto accaduto ieri sera risponde: "Non lo so, che cosa è successo ieri
sera?". "Niente - le dice la mamma - niente, dormivi".
Di Fabrizio (del 22/06/2008 @ 09:40:33, in Europa, visitato 1372 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
20.06.2008
Spettabili,
Signore e Signori, istituzioni, politici, attivisti...
Il 20 giugno è [stato] il Giorno internazionale del Rifugiato, ma per molti
anni la popolazione Rom è stata fuori dalle loro case, forzata a migrare e sono
rifugiati. La nostra reazione è simile a quella degli anni scorsi perché non
abbiamo visto cambi positivi. In questo giorno è meglio il dolore della
celebrazione. Questa è una chiamata per una nostra maggiore responsabilità ed
uno stimolo più effettivo nel risolvere le tematiche dei Rom rifugiati.
Il Congresso Nazionale Rom (RNC) come Federazione di movimenti Romani dei
diritti civili ed umani, organizzazione rivolta a combattere il razzismo
anti-Romani e gli abusi dei diritti umani sui Rom, continua a premere per un
miglioramento dei diritti dei Rom. RNC come organizzazione internazionale
con lo scopo di rappresentare e stimolare la partecipazione attiva e
l'integrazione del popolo Romani sui principi della moderna società europea è
tuttora preoccupata per i Rom rifugiati dal Kosovo. RNC sta scrivendo per
esprimere la propria grave preoccupazione sulla situazione irrisolta di molti
rifugiati della regione balcanica.
Oggi stiamo testimoniando contro la moderna deportazione dei rifugiati dai
paesi europei, con vecchi strumenti non democratici. Il maggior esempio non
umano è la situazione dei Rom rumeni in Italia. A questo aggiungiamo i
suggerimenti dei politici europei che dicono che ognuno è benvenuto eccetto
Rom. Se andiamo indietro di diversi anni, 8 anni dopo che la guerra in Kosovo è
finita, e i Rom sono ancora rifugiati senza nessun visibile meccanismo di
sviluppo. I Rom non sono stati inclusi nei negoziati per definire il futuro
status del Kosovo, anche se RNC ha fatto pressione in tutti questi anni per
migliorare la loro situazione.
La tragedia dei rifugiati Rom non è stata tenuta in conto seriamente da molti
soggetti, i rifugiati Rom non sono un "piccolo errore" ed un danno collaterale
delle guerre dei Balcani, specialmente se sono una minoranza senza stato, questo
è un momento urgente in cui la UE e gli altri soggetti internazionali devono
avere un serio approccio verso questa situazione che dura da 8 anni. I Rom
tuttora hanno di fronte violazioni della dignità e dei diritti umani basici in
Kosovo, quando volontariamente decidono di farvi ritorno, ma d'altra parte molti
Rom richiedenti asilo in paesi terzi europei, hanno di fronte gli sgomberi
forzati e le deportazioni.
In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, RNC chiede nuovamente con
urgenza il miglioramento dei Rom rifugiati nella regione balcanica e la
definizione del loro status, tentando di focalizzare l'attenzione verso i Rom
rifugiati in seguito alla guerra del Kosovo e delle precedenti guerre
balcaniche. RNC intende fare pressione alle autorità internazionali per
implementare compiutamente tutti gli standard relativi ai rifugiati. Il 20
giugno, come Giorno Internazionale del Rifugiato, sembra ora un giorno comune,
abbiamo misure dichiarative visibili, ma non abbiamo misure visibili ed
effettive per tutto l'anno, forse soltanto i nomi degli alti rappresentanti sono
cambiati, ma la tragedia dei rifugiati Rom rimane soggetto di immensa
preoccupazione per tutti noi. Diritti dei rifugiati senza status legale sono
soltanto un'illusione.
In fede,
Devlesa
Asmet Elezovski
Spokesman of Roma National Congress (RNC), ERTF delegate
asmetelezovski@yahoo.com
Di Fabrizio (del 22/06/2008 @ 13:22:59, in Italia, visitato 1845 volte)
di Roberto Malini
Il caso di
Rebecca Covaciu e di suo padre, il
missionario cristiano evangelico Stelian, è emblematico del clima che
circonda oggi il popolo Rom in Italia. Le segnalazioni di atti di violenza,
minacce e insulti razzisti nei confronti di Rom, attuate da cittadini italiani,
neonazisti o membri delle forze dell'ordine ("presunti membri" sottolineano le
autorità) aumentano ogni giorno. Quando le vittime protestano o reclamano i loro
diritti attraverso associazioni per i Diritti Umani o i media, si verificano
ritorsioni immediate, sempre più dure. Alcuni Rom, soprattutto romeni,
sembrano essersi volatilizzati e le loro famiglie non ne hanno più notizia di
loro. Come denunciato dall'europarlamentare ungherese di etnia Rom Viktoria
Mohacsi, la pratica della sottrazione dei bambini Rom da parte delle autorità è
tuttora in atto e riguarda ormai centinaia di casi. Le madri Rom, che
improvvisamente si vedono sottrarre i loro piccoli, tentano in molti casi il
suicidio, "anche bevendo benzina o candeggina," ci ha detto un testimone.
Pesanti intimidazioni colpiscono ormai anche gli attivisti. "Affiancando il
Gruppo EveryOne nelle azioni di supporto alla famiglia Covaciu," ci ha confidato
ieri un volontario, "ho vissuto giorni di terrore. Chi tutela i Rom è trattato
dalle autorità con ostilità, come se fosse un criminale pericoloso o un
favoreggiatore di delinquenti. Viviamo in un regime dittatoriale che sta
operando una purga etnica, ma la complicità fra carnefici e media fa sì che la
tragedia umanitaria avvenga nell'indifferenza". Per fortuna l'Europa e le
Nazioni unite sono molto vicine alla rete antirazzista che si è creata in
Italia. Il commissario europeo per i diritti umani Thomas Hammarberg è
costantemente in contatto con il Gruppo EveryOne e il Coordinamento Nazionale
Antidiscriminazioni e in questi giorni effettuerà un audit presso le Istituzioni
italiane per identificare le azioni da intraprendere. Anche il Cerd (Comitato
delle Nazioni unite contro la discriminazione razziale) e l'Unicef sono in rete
con noi e intendono attuare interventi sia in relazione al caso di Rebecca che
in generale per combattere la persecuzione dei Rom. Non dimentichiamo, poi, il
sostegno alle campagne del Gruppo EveryOne e del Coordinamento Nazionale
Antdiscriminazioni che i radicali e alcuni gruppi politici europei ( ALDE, PSE,
Verts/ALE, Gruppo GUE/NGL ecc.) non fanno mai mancare. "La campagna per i
diritti del popolo Rom ci vedrà sempre accanto a voi," mi ha assicurato
recentemente Marco Pannella. Contemporaneamente, l'europarlamentare Viktoria
Mohacsi si impegna con grandi energie per divulgare la realtà di un'oppressione
che assume i contorni foschi di un nuovo olocausto. La nuova sinergia con
l'Associazione Thèm Romanò (Mondo Zingaro) e la crescita progressiva del
Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione ci assicurano la possibilità di
attuare strategie nazionali e internazionali a 360 gradi. Tornando al gravissimo
episodio di persecuzione della famiglia Covaciu, ricordiamo che Stelian è membro
del Gruppo EveryOne e che da molte parti questo particolare comincia ad essere
associato alle molteplici aggressioni che si sono verificate contro di lui.
Minacce gravi e intimidazioni di ogni genere hanno già toccato, ormai,
praticamente tutti i membri del Gruppo EveryOne, nonostante il Parlamento
europeo abbia intimato agli Stati membri dell'Unione di assicurare un clima di
collaborazione intorno alle organizzazioni che operano per i Diritti Umani e di
evitare di ostacolare il loro operato, fondamentale in una società democratica.
Dopo l'aggressione del 17 giugno e il pestaggio del 19, il giorno successivo, 20
giugno 2008, gli stessi agenti violenti, ancora in divisa e brandendo i
micidiali manganelli, sono tornati in Piazza Tirana e hanno setacciato la zona,
chiedendo con tono minaccioso ai Rom del posto dove potessero trovare Rebecca.
In previsione del nuovo raid, però, il nostro gruppo e i suoi partner milanesi
avevano già spostato la famiglia in un luogo sicuro. A tutti gli antirazzisti,
un invito a centuplicare gli sforzi, perché l'arroganza e la violenza manifesta
da parte degli aguzzini, coperta pervicacemente e acriticamente dalle autorità,
non è segno di forza, ma di quel nervosismo incontrollato che appartiene ai
vili. Il coraggio non deve venir meno a nessuno, perché se quattro anni fa
eravamo in poche unità a fronteggiare gli abusi e i pogrom nei confronti delle
famiglie Rom, oggi siamo in migliaia. E se prima la stampa, le televisioni e le
radio attuavano una censura totale, riguardo a questo argomento (fatta eccezione
per network come radio Radicale, Radio Popolare e IndyMedia), oggi vi sono
decine di giornalisti democratici che diffondono regolarmente la cronaca della
persecuzione, rompendo la cortina di complicità e silenzio. Nessuno di voi,
amici antirazzisti, è solo.
Contatto:
Gruppo EveryOne
Tel. (+ 39) 331-3585406 - (+ 39) 334-8429527
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