Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il musicista Rom Manouche, Django Reinhardt, nacque nel
gennaio 1910 nei pressi del paese belga di Liverchies e morì il 16 maggio 1953
per un'emorragia cerebrale mentre rientrava a casa sua a Seine-et-Marne en Francia,
dopo un tranquillo giorno di pesca.
Mezzo secolo ed un lustro. E' il tempo che è già passato dalla morte
dell'illustre chitarrista jazz di origine gitana che, oltre a
rivoluzionare il tocco dello strumento prima che si iniziasse ad utilizzare
l'amplificazione, fu il primo in Europa che esercitò un'influenza simile a
quella dei grandi artisti statunitensi. Più che morte, sparizione fisica: il suo
tocco permarrà eternamente.
Jean Baptiste crebbe in un accampamento gitano situato ai margini di
Parigi, a lato delle fortificazioni che la circondavano, dove si era trasferita
la sua tribù materna quando aveva otto anni, assorbendo la radice gitana che poi
mostrerà nella sua musica. Django non possedette mai giocattoli o una vera casa
sino a quando non compì vent'anni. Questi Gitani francesi o Manouches erano un
mondo a sé stante, medioevale nelle sue credenze e senza rapporti con la scienza
moderna. Django crebbe in questo mondo di contraddizioni, con un piede nella
grande e moderna città di Parigi e l'altro nella storica vita del Gitano nomade.
Sin da giovane Django si sentì attratto dalla musica. All'età di dodici anni
conseguì il suo primo strumento, un banjo regalatogli da un vicino attratto dal
suo prematuro interesse per la musica. Rapidamente imparò a suonarlo, copiando
dai musici che poteva osservare. Stupì presto gli adulti con la sua abilità con
la chitarra e, prima dei tredici anni, iniziò la sua carriera musicale col
popolare fisarmonicista Guerino in una sala da ballo nella Rue Monge. Suonò
anche con altre bande e musicisti e fece la sua prima registrazione col
fisarmonicista Jean Vaissade per la Ideal Company. Dato che al tempo Django non
sapeva ne leggere ne scrivere, il suo nome in queste registrazioni apparve come "Jiango Renard".
Il 2 novembre 1928, all'una di notte, Django ritornava alla sua casa-carovana
dopo una notte di musica nel nuovo club La Java. Il caravan era stato riempito
di fiori di plastica da sua moglie, che voleva venderli il giorno seguente.
Django credette di sentire un topo ed utilizzò una candela per cercarlo. Un poco
di cera caduta sopra quei fiori altamente infiammabili bastò a provocare un
incendio infernale. Il musicista si avvolse in un mantello per proteggersi dalle
fiamme. Tanto lui che la moglie salvarono la vita, però la sua mano sinistra e
tutta la parte destra sotto alla cintura rimasero seriamente danneggiate.
Inizialmente i dottori volevano amputargli la gamba, ma Django si oppose. Le
cure ricevute furono decisive per salvargli la gamba, ma Django rimase a letto
per diciotto mesi. Alla fine erano rimasti contratti verso la palma della mano
il quarto e il quinto dito (a causa del calore ricevuto). Nonostante ciò, grazie
al suo ingegno, inventò un sistema di digitazione per supplire al problema, che
in qualche maniera influì nell'originalità del suo stile. Poteva usare le prime
due corde della chitarra per gli accordi in ottava, però l'estensione completa
era impossibile. Ciononostante, fu capace di convertirsi in un gigante della
chitarra usando unicamente le dita indice e medio.
Secondo alcune fonti, fu durante la sua riabilitazione che Django conobbe il
jazz statunitense, quando trovò un disco di Louis
Armstrong, Dallas Blues, in un mercato originario di New Orleans. Lavorava nei
caffè di Parigi quando nel 1934 il capo dell'Hot Club, Pierre
Nourry, gli propose l'idea di formare un gruppo acustico con Grappélli. Così
nacque il Quintet of the Hot Club of France, che divenne rapidamente famoso in
tutto il mondo grazie alle incisioni per Ultraphone, Decca e HMV.
Con la II guerra mondiale nel 1939 il gruppo si dissolse, lasciando
Grappélli a Londra col resto dei musicisti e Django in Francia. Durante gli anni
della guerra, guidò una big band, un altro quintetto col clarinettista Hubert Rostaing
al posto di Grappélli e dopo la liberazione di Parigi, incise con musicisti statunitensi che
arrivavano in Francia come Mel Powell, Peanuts Hucko e Ray McKinley. Nel 1946 Reinhardt cominciò ad usare
la chitarra elettrica e realizzò un tour per gli Stati Uniti come solista
nell'orchestra di Duke Ellington, anche se non ottenne grande successo. Alcune
delle sue incisioni con la chitarra elettrica negli ultimi anni della sua vita
sono incursioni nel bop che suonano frenetiche a paragone con l'allegro swing
dei suoi inizi. Senza dubbio, a partire dal gennaio 1946, Reinhardt e
Grappélli giunsero a capo di varie riunioni sporadiche dove le influenze bop
sono più sottilmente integrate nell'antico formato swing. Durante gli anni '50, Reinhardt
si ritirò in Europa, suonando e registrando sino alla sua morte, dovuta ad
emorragia cerebrale, nel 1953.
Reinhardt rivoluziona il tocco della chitarra nel jazz proprio prima che si
iniziasse ad utilizzare l'amplificazione. Sulla base di un basso, due chitarre
ritmiche e dell'abituale violino di Stéphane
Grappélli, Django sviluppa una musica allegra e straordinariamente flessibile. I
suoi concetti armonici furono sorprendenti per la sua epoca e così impressionò
musicisti come Charlie Christian e Les Paul; inoltre la sua influenza sullo
swing fu decisiva per marcare una linea tra questo e la cosiddetta musica
country.
Anche se non sapeva leggere la musica, da solo ed assieme a Grappélli, Reinhardt
compose varie melodie originali e di successo come "Daphne", "Nuages", "Manoir
de Mes Rêves", "Minor Swing" e l'ode alla sua compagnia discografica degli
anni trenta "Stomping at Decca".
17 de mayo de 2008
Di Fabrizio (del 23/05/2008 @ 12:06:51, in Italia, visitato 1794 volte)
Ricevo da padre Agostino Rota Martir
Un episodio spettacolarizzato dai mass media, ma dai contorni ancora incerti
- una ragazza rom di 16 anni accusata di aver tentato di portar via, in una
situazione inverosimile, una bambina - ha scatenato una reazione furibonda e
violenta, un grande e diffuso pogrom, non solo a Napoli ma in tutta Italia, nei
confronti di rom e sinti.
Di fronte a questo fatto e al clima pesante che si è innescato in questi giorni
sulla “sicurezza”, ci preme fare alcune considerazioni:
* Lo svolgimento dei fatti non è ancora chiaro, ma il giudizio sembra essere già
stato emesso e la sentenza è stata già eseguita, indiscriminatamente, contro
tutti i rom e i sinti. Eppure, dati alla mano, a cominciare da quelli forniti
delle forze dell’ordine e dal Ministero degli Interni, nessuna delle numerose e
ripetute accuse abituali rivolte a rom e sinti, in questi ultimi decenni, quando
sparisce un bambino, ha trovato un riscontro oggettivo; le indagini hanno sempre
smentito che siano stati loro, anche se nessuno poi ha detto e scritto che i
sospetti e le accuse iniziali erano ingiusti e falsi.
* Non è nei costumi dei rom e dei sinti portare via i bambini a nessuno e
l’episodio di Napoli, che sembra smentire questa affermazione, in realtà
corrisponde a uno stereotipo che viene abitualmente utilizzato per
criminalizzare rom e sinti e che si è rivelato sempre falso: i fatti possono
essere stati riferiti malamente dai genitori della bambina, come è avvenuto
regolarmente in passato in casi analoghi; può essere stato montato ad arte, per
facilitare lo sgombero dei campi e permettere grandi speculazioni; può essere il
gesto di una squilibrata, come si è verificato altre volte, in casi in cui sono
state coinvolte donne non zingare con problemi personali.
* Presto uscirà una ricerca dell’Università di Verona, ricerca voluta,
sollecitata, sostenuta e finanziata dalla Fondazione Migrantes della Cei, che
partendo dal pregiudizio che “gli zingari rubano i bambini”, ha voluto
analizzare scientificamente tutti i casi di denuncia nei confronti di rom come
presunti responsabili di questo reato.
In questo modo, si è potuto accertare che, negli ultimi vent’anni, non c’è stato
neanche un caso di bambini che siano stati rapiti da rom o sinti, a fronte di
centinaia di casi di loro figli portati via con estrema facilità, superficialità
e spietatezza dai Servizi sociali, per affidarli, per lunghi periodi e più
spesso in modo definitivo, a istituti e a famiglie del tutto ignari della loro
cultura, col risultato di creare dei bambini e, poi, degli adulti traumatizzati
e disadattati, non più rom, ma impossibilitati a diventare come noi. Non si
vuole prendere in considerazione che anche i bambini rom siano affezionati ai
loro genitori e questi a loro e che la separazione temporanea o definitiva che
sia, rappresenti anche per loro e non solo per i sedentari, una sofferenza
indicibile e di difficile superamento, dato che non hanno, per l’età, gli
strumenti per metabolizzare questa perdita totale della propria famiglia.
I motivi sostanziali per cui tanti bambini rom e sinti vengono sottratti così di
frequente, ai loro nuclei familiari è che si tratta di famiglie povere, che
vivono secondo modelli di vita, culturali, educativi, abitativi, diversi dai
nostri. Queste diversità culturali e queste condizioni economico-sociali,
vengono interpretate, per mancanza assoluta di conoscenze e di rispetto, da
parte dell’assistenza sociale, delle istituzioni, della magistratura e
dell’opinione pubblica corrente, come forme di maltrattamento, di disinteresse,
di sfruttamento dei minori, di inciviltà e di mancanza di amore da parte dei
genitori. E’ da questa lettura pregiudiziale del mondo e dei modi di vita dei
rom, oltre che dalle pressioni di un’opinione pubblica sempre più insofferente
verso gli stranieri e le diversità, che le istituzioni giungono sistematicamente
alla conclusione di dover “fare il bene” di questi bambini, togliendoli dal loro
ambiente e dando loro un’abitazione, un’educazione e un ambiente “civili e
normali”. Ma in questo modo si interviene, disastrosamente, sugli effetti e non
sulle cause, perché non si parte dalla presa d’atto, dalla conoscenza e dal
rispetto delle diversità culturali e non ci si propone, salvo rare eccezioni, di
sostenere e aiutare queste famiglie e questi gruppi “diversi” a superare le
difficoltà della povertà e la marginalità escludente a cui sono condannati da
una società pregiudizialmente ostile, che considera normali e leciti solo i
propri modelli culturali e incivili quelli degli altri.
* Il clima xenofobo che si è andato diffondendo, in questi anni e
particolarmente nell’ultimo, si è scaricato soprattutto su rom e sinti,
facendoli diventare il capro espiatorio delle nostre insicurezze, ansie e paure.
Ma se c’è oggi insicurezza, è quella che riguarda soprattutto loro, sono loro
che vivono oggi nella massima precarietà, nel pericolo e sotto costante minaccia
di aggressioni violente, di espulsioni, di sempre maggiore marginalizzazione.
Sono i loro bambini che vivono nella paura e nel terrore, che vengono svegliati
nel cuore della notte per essere cacciati via dai campi sosta dalle forze
dell’ordine o dalle molotov di chi non li vuole nel proprio quartiere, come
dimostrano le vicende, gli incendi e le devastazioni ripetuti di vari campi di
Napoli e in particolare di quello di Ponticelli.
* Il supposto tentativo di rapimento è diventato il pretesto e l’occasione,
nell’attuale clima xenofobo, per cercare di risolvere alla radice, in modo
etnico e razziale, il problema dei rapporti con le comunità di sinti e rom, in
quanto si pretende di imputare un reato, tutto da verificare e, comunque, sempre
personale, a un intero popolo.
Nessuno oggi potrebbe considerare lecito far pagare a una nazione le colpe di un
suo membro, ma questo diventa normale quando di mezzo ci sono minoranze come i
sinti e i rom o, oggi, anche i rumeni e i cinesi, ieri gli albanesi e i
marocchini e ieri l’altro i meridionali. Il crimine di una persona non comporta,
in uno Stato di diritto, la perdita da parte dei suoi familiari e dei suoi
figli, dei diritti umani fondamentali, come quello all’abitazione o alla
residenza, ma, anche in questo caso, il principio non sembra valere per rom e
sinti.
I rom non sono un popolo da trattare con leggi speciali e a parte, e la difesa
dei diritti umani fondamentali è un valore non negoziabile in nessun momento,
perchè ogni persona è sacra e va rispettata al di là dell’età, della cultura,
dell’origine, della sua religione, delle sue appartenenze e di quello che,
eventualmente, può aver fatto.
* Come Chiese, comunità dei credenti, amanti della vita e di ogni persona
dobbiamo dire parole forti e inequivocabili che richiamino i valori del Vangelo,
quando minoranze, gruppi, persone deboli non sono rispettate nei loro diritti
fondamentali, e dobbiamo denunciare e rifiutare, senza paura, le parole di
razzismo e le campagne etniche che armano la violenza di gruppi esasperati per i
più diversi motivi (vedi l’omicidio di Verona) e sono fatte proprie, per motivi
elettorali e di potere, da chi ci governa e da molte forze politiche. E’ una
questione urgente perché il clima di razzismo che si sta diffondendo nella
nostra società, in modo tacito e senza trovare resistenze, si insinua anche nel
pensiero di tanti cristiani.
* La Chiesa cattolica che nel 1965, attraverso Paolo VI, aveva dichiarato a rom
e sinti “voi siete nel cuore della Chiesa”, con le parole di Giovanni Paolo II,
durante il Giubileo del 2000, ha chiesto perdono di tanti suoi silenzi; non
vogliamo sentirci ancora colpevoli e non vogliamo che ciò accada di nuovo oggi.
Abbiamo negli occhi roulottes bruciate e bambini che piangono e fuggono
terrorizzati, ma di fronte a questo stato di cose vediamo solo molta
indifferenza ecclesiale, il favore e la connivenza neanche troppo nascosti delle
istituzioni, la mobilitazione e l’organizzazione del razzismo, le ronde, i
progetti di legge e i provvedimenti speciali contro i rom e i sinti, ma anche
contro i cosiddetti extracomunitari e uno scarso impegno della società civile
per ricercare i colpevoli di queste violenze e per renderli innocui. Anche se,
come credenti, pensiamo a un altro tribunale, più alto, a cui nessuno potrà
sottrarsi, quando ci sarà detto: “avevo fame... avevo sete... ero straniero...
nudo ... malato... carcerato” e, ancora, ero rom, mendicante, senza lavoro,
immigrato clandestino, barbone, lavavetri, ingiustamente sospettato e
condannato, cacciato.
Ci auguriamo di poter sentire quanto prima da parte della Chiesa cattolica
parole più coraggiose e più ispirate al Vangelo di Gesù, capaci di guidare e di
scuotere le comunità cristiane e non solo, perché tutti ritroviamo quei sentieri
che abbiamo smarrito, per costruire fraternità nella giustizia e nel rispetto
delle vite dei poveri.
Un gruppo di credenti che vivono nei campi sosta, operatori pastorali e amici di
rom a sinti.
Don Federico Schiavon – Udine
Marcello Palagi e Franca Felici – Massa Carrara
Padre Luciano Meli – Lucca
Padre Flavio Gianessi – Bologna
Don Agostino Rota Martir – Pisa
Don Piero Gabella – Brescia
Piccole Sorelle di Gesù – Crotone
Fratel Luigino Peruzzo – Bologna
Suor Rita e suor Carla Viberti – Torino
Daniele Todesco e Lucia Lombardi – Verona
Giuseppe Bertolucci e Laura Caffagnini – Parma
Gabriele Gabrieli – Mantova
Vittorio e Gabriella Zanmonti – Vicenza
Daniela Romani – Verona
Ines – Vicenza
Alessandro e Elisabetta Bolzonello – Trento
ADESIONI :
Franca Volonte – Vicenza
Luca Scaldaferro – Vicenza
Don Marco Tenderini – Cinisello B. (MI)
Di Fabrizio (del 24/05/2008 @ 09:29:08, in Italia, visitato 1505 volte)
Egregio direttore,
di fronte al delirio di un’emergenza costruita ad arte da forze facilmente
identificabili per deviare le tensioni sociali su un falso capro espiatorio, si
possono trarre alcune interessanti considerazioni dai dati del «Sole 24Ore». Le
regioni con maggiori presenze di zingari sono, nell’ordine: Lazio (10.160
zingari); Lombardia (7.157); Piemonte ed Emilia Romagna (entrambe con 3.585);
Veneto (4.128); Campania (2.755); Toscana (2.157). Dietro questi dati, si
nascondono, tuttavia, realtà assai diverse. Nel Lazio, gli zingari presenti
sono quasi tutti stranieri (9.655 su 10.160) e quasi tutti vivono a Roma
(9.000). In Lombardia, la situazione è ben diversa: italiani e stranieri sono
quasi alla pari (3.365 su 3.795); nel capoluogo vivono due terzi (4.763, di cui
solo un terzo italiano), i restanti sono variamente suddivisi nelle altre
province, circa 900 a Pavia, quasi tutti italiani. In Piemonte, ci sono 1.904
italiani e 1.681 stranieri, suddivisi abbastanza equamente nelle diverse
province: a Torino sono 2.048 e prevalgono gli stranieri, 1.387 contro 661
italiani; mentre nelle altre province prevalgono nettamente gli italiani. In
Emilia Romagna (2.990 italiani, 1.295 stranieri), c’è una forte concentrazione a
Reggio Emilia, quasi tutti italiani (900 contro 70 stranieri); inversione di
tendenza a Bologna (556 stranieri e 183 italiani) e a Parma (259 stranieri e 18
italiani). In Veneto (1.788 italiani e 1.340 stranieri) la distribuzione è
abbastanza omogenea, con le parziali eccezioni di Verona (254 italiani e 399
stranieri) e Rovigo (83 italiani e 168 stranieri). La situazione muta nettamente
in Campania, con 2.755 presenze (solo 78 italiani), di cui 2.065 a Napoli, tutti
stranieri. In alcune città, ci sono significativi insediamenti, con situazioni
però assai diverse: Firenze: 768, tutti stranieri; Pescara: 874, 700 italiani e
174 stranieri; Catanzaro: 1.337, di cui 800 stranieri e 537 italiani. La
restante popolazione zingara è sparpagliata in molte altre località, con
insediamenti che vanno dalle poche centinaia alle decine di individui.
Come si vede, il ‘problema zingari’ può essere circoscritto ad alcune città,
dove prevalgono gli stranieri; queste città sono: Roma (9.000), Milano (3.168) e
Napoli (2.065). Dunque, se facciamo i ‘conti della serva’, ci troviamo di fronte
a meno di 15.000 persone, la cui presenza è distribuita in aree urbane molto
vaste. Inoltre, queste poche migliaia di persone, che il governo considera ‘a
rischio’, comprendono uomini e donne, vecchi e bambini; gli adulti, quando ci
riescono, lavorano; spesso si arrangiano, e solo pochi di loro sono dediti a
quelle attività che vengono definite criminali. Ma se fossero veramente
criminali, costoro non vivrebbero nei campi nomadi, bensì in posti ben più
confortevoli. E se vivessero nei campi nomadi, sarebbero comunque poche decine
di persone, che un commissariato di zona potrebbe facilmente controllare senza
mobilitare l’esercito, come prospetta l’attuale governo Berlusconi-Bossi.
Queste semplici considerazioni numeriche ci fanno capire che l’‘emergenza
zingari’ è una sporca faccenda, alla quale partecipano esponenti politici della
destra e della sinistra, in nome di una sicurezza che, secondo loro, non sarebbe
“né di destra né di sinistra”. Orbene, in un Paese come l’Italia, dove è passato
di tutto, ma davvero di tutto (eccezion fatta per gli eschimesi, forse...), è
impossibile stabilire criteri di purezza etnica. Senza andare troppo indietro
nel tempo, basta richiamare il periodo della seconda guerra mondiale, quando
l’Italia fu invasa da eserciti con soldati di ‘colore’, che hanno lasciato
25.000 figlioli, quelli della bella canzone napoletana «E’ nato niro... niro».
Ma ci furono anche i marocchini, i nepalesi, i cosacchi e i brasiliani... Siamo
un popolo ‘bastardo’, per nostra fortuna... E come tutti i ‘bastardi’, dovremmo
avere una mentalità aperta. E dovremmo capire che tutta questa fetida campagna
razzista ha radici sociali, ovvero di classe.
In realtà, questa sporca montatura vuole colpire il settore più debole dei
lavoratori migranti, gli zingari, ma è rivolta contro tutti i lavoratori, sia
migranti sia italiani. Dare spazio a questa montatura significa consentire che
la condizione di precarietà e di sottomissione si estenda a tutti i lavoratori.
Questa prospettiva di precarietà e di sottomissione dei lavoratori è dettata
dalle esigenze di un sistema economico che fa acqua da tutte le parti e che, per
restare a galla, deve accrescere oltre ogni limite tutte le più sanguinarie
forme di sfruttamento del lavoro. Per questi precisi motivi, la lotta contro
l’assalto razzista agli zingari deve essere combattuta senza alcuna esitazione.
Per questi stessi motivi, se siamo sinceri democratici, siamo tutti zingari!
Lunedi 19 Maggio 2008
Enea Bontempi
redazione@varesenews.it
Di Sucar Drom (del 25/05/2008 @ 09:15:17, in blog, visitato 1611 volte)
Napoli, varato il "pacchetto sicurezza"
Varati i primi provvedimenti dal Governo Berlusconi. In evidenza Rom e Rifiuti,
come qualcuno aveva predetto alcuni anni fa pubblicando un libro dal titolo:
popoli delle discariche. Nel pacchetto sicurezza "c'è il rea...
Brescia e Mantova, atti di violenza contro Rom e Sinti
In queste ore continuano le segnalazioni da tutto il Nord Italia di violenze, di
solito verbali, contro le famiglie sinte e rom. Nei supermercati molte famiglie
sono state allontanate mentre facevano la spesa m...
Milano, i Rom chiedono i danni
Ventinove Rom Romeni hanno fatto causa al Comune di Milano, chiedendo un
risarcimento dei danni non patrimoniali subiti in occasione dello sgombero di
via San Dionigi del 5 Settembre scorso...
Corbetta (MI), il Sindaco è serio perchè allontana le famiglia rom
Insultato e aggredito verbalmente durante la manifestazione della Lega Nord di
sabato scorso. Considerato come il principale responsabile della presenza dei
campi rom in città, il sindaco di Corbetta Ugo Parini ha ricevuto in questi
giorni la solidarietà dei ci...
Sicurezza, Bonino: norme rischiano di violare direttive Ue
La vice presidente del Senato ed ex ministro delle Politiche Comunitarie Emma
Bonino boccia il pacchetto sulla sicurezza approvato oggi dal Consiglio dei
ministri, affermando che alcune norme violano le direttive europee, e accusa la
maggioranza di destra...
Ue, Schulz ha alzato il velo sull’Italia
Per fortuna il capogruppo socialista al Parlamento europeo Martin Schulz ha
tolto il silenziatore a quanto stava accadendo in Italia: assieme alla denuncia
della spagnola Maria Teresa Fernandez De La Vega il caso italiano, di violazione
dei diritti umani, e’ diventato un caso europeo. Cosi’ Pia Locatelli,
eurodeputata sociali...
Ue, la direttiva 2004/38
Gran parte delle controversie politiche e giuridiche sulle espulsioni
dall'Italia, spesso annunciate o minacciate, di cittadini comunitari (come
rumeni o Rom rumeni, bulgari o ungheresi) sospettati di alimentare attività
criminali, compiere piccoli furti e organizzare accattonaggio forzato, girano
intorno all'interpretazione d...
Rom e Sinti, minoranze europee
In occasione del dibattito sulla situazione dei Rom in Italia, il Parlamento
Europeo è finito (per una volta) sulle prime pagine di tutti i quotidiani
nazionali. Va detto che per molti aspetti il tono della discussione è parso,
stranamente per lo stile dell'Aula di Strasburgo, molto ...
Rom e Sinti, i commissari straordinari opereranno a livello regionale
I commissari straordinari per l'emergenza “nomadi” richiesti da Roma, Milano e
Napoli opereranno a livello regionale e non solo cittadino e le loro funzioni
potrebbero essere stabilite definitivamente già la p...
Pacchetto sicurezza, un dispositivo ottocentesco nato strutturalmente in crisi
Un primo commento non può esimersi dal valutare questo perseguire in maniera
lucida e maniacale l’idea di una differenziazione del soggetto di diritto, cosa
assolutamente aberrante dal punto di vista della logica costituzionale, con
l’idea per esempio di istituire un co...
Migrantes: non criminalizzate i Rom
I direttori degli Uffici Migrantes delle quindici diocesi del NordEst, riuniti
insieme al Vescovo delegato dalla conferenza episcopale del Triveneto, Monsignor
Luigi Bressan, hanno condiviso alcune riflessioni sulla situazione che si sta
vivendo in Italia nei co...
L'Italia vista dall'informazione estera
Linea dura contro i clandestini, "monsieur" rifiuti e le discariche "zone
militari": le prime decisioni del governo Berlusconi su rifiuti e sicurezza
hanno eco su numerosi siti dei media stranieri, spesso con richiami sulla home
page. Ha un discreto successo anche la notiz...
Il vicino rom
Dal punto di vista dei numeri, non c’è ragione di lamentare "invasioni" di rom e
sinti nel nostro paese. Piuttosto sono assai problematiche le politiche adottate
per la gestione di queste minoranze. Nel migliore dei casi si sono allestiti i
campi nomadi, diventat...
Pax Christi, le comunità cristiane non dimentichino l'Enciclica Pacem in Terris
Lo sgombero del campo rom di via Bovisasca a Milano, il 1° aprile u.s. e ancor
più l'incendio del campo di via Ponticelli, nella zona orientale di Napoli, il
14 maggio u.s., hanno richiamato la pubblica attenzione, non soltanto sulle
disumane condizioni di vita ...
Per un mondo senza violenza
“Per un mondo senza violenza”. Così la Comunità di Sant'Egidio ha voluto
chiamare il pellegrinaggio che si è tenuto sabato 17 e domenica 18 maggio, al
Santuario della Madonna del Divino Amore. Un titolo significativo, in un tempo
segnato da gravi episodi di vi...
Pacchetto sicurezza? Non ci spaventa!
“Non ci fa paura il pacchetto sicurezza. Il clima esasperato di questi giorni è
il frutto di un'evidente strumentalizzazione. Fra poco l’ondata mediatica si
sgonfierà ed emergeranno le problematiche reali, che potranno essere risolte
solo con il dialogo. Il nostro primo obiettivo sarà quello d'incontrare il min...
Come vivono i Rom e i Sinti nella società italiana?
Un'indagine Soleterre/Axis Market Research finanziata dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri lo ha verificato su un campione rappresentativo in 6
capoluoghi di provincia italiani. Nelle città di Milano, Pavia, Reggio Emilia,
Roma e Torino la Axis Market Rese...
Torino, presidio contro l'intolleranza
Gli episodi recentemente accaduti di intolleranza nei confronti di immigrati e
nomadi a seguito di episodi criminosi e le norme repressive varate dal Governo
ci fanno dire che: il bisogno di sicurezza va difeso e trasformato in regole da
rispettare...
Napoli, i lati oscuri di un presunto tentativo di sequestro
Il caso di Angelica, ragazza Rom accusata del tentato rapimento di una bambina
di sei mesi avvenuto a Napoli, nel quartiere Ponticelli, è una montatura. La
testimonianza di Flora Martinelli, la madre della bambina, del padre di lei Ciro
e dei loro vicini di casa è falsa...
Padova, raduno Rom? Solo una festa di fidanzamento
Nella grande confusione di questi giorni si susseguono gli allarmi. Un raduno di
Rom a Padova per parlare della questione legata ai gravi fatti di Napoli: più o
meno costruita, questa è stata la notizia che diversi esponenti politici e molti
quotidiani locali si sono...
Frattini: presenteremo a Ue progetti per integrare i Rom
Il governo Berlusconi presenterà alla Commissione europea progetti per
l'integrazione dei Rom rumeni, che sotto il precedente governo Prodi non furono
mai chiesti e per cui finanziamenti Ue non furono mai versati...
Ue, Fini nega la grave situazione dei Rom in Italia
Il presidente della Camera Gianfranco Fini, presente alla Conferenza dei
presidenti dei Parlamenti al Consiglio d'Europa, non ha dovuto rassicurare
nessuno dopo le preoccupazioni emerse nei giorni scorsi dall'Europa sul
pacchetto sicurezza e sulla situazione dell'immigrazione clandestina in
Italia...
Sanremo (IM), un clima da caccia alle streghe
Madre denuncia rapimento del figlio di 3 anni da parte dei rom, ma il bimbo si
era solo nascosto. Una madre ha denunciato, stamani, alla polizia il rapimento
da parte di Rom del proprio figlioletto di 3 anni, mentre si trovava all'interno
del negozio di brocante 'Salv...
Roma, Mosca: conferenza territoriale con i Rom
Come primo atto da Commissario straordinario per le popolazioni Rom,
"costituiremo una sorta di conferenza in ogni realtà territoriale, alla quale
prenderanno parte le varie associazioni che si occupano delle popolazioni senza
territorio, i rappresentanti di quelle stesse po...
Roma, Rom: «nessuno ci rappresenta meglio di noi stessi»
Vorrebbero essere gli stessi Rom a rappresentarsi nel dialogo con le
istituzioni. Così i rom del campo Casilino 900 si stanno organizzando per
presentare al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, le loro pr...
Maroni: dall'Europa indebite pressioni
Sono "indebite" le pressioni che vengono da alcuni paesi europei al pacchetto
sicurezza varato ieri dal governo. Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto
Maroni lasciando Palazzo Madama dove ha illustrato a...
Il volontariato critica il “pacchetto sicurezza”
Non è la criminalizzazione dei migranti la chiave per affrontare, né risolvere
il problema sicurezza. Lo affermano le portavoce del Forum del Terzo settore
Maria Guidotti e Vilma Mazzocco...
L'uguaglianza calpestata
Il caso ha voluto che l´annuncio del "pacchetto sicurezza" coincidesse con la
discussione al Parlamento europeo sugli immigrati in Italia, alla quale la
maggioranza ha reagito condannandola come una manov...
Di Fabrizio (del 26/05/2008 @ 09:27:55, in Europa, visitato 1676 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Alcuni dei dispersi del Kosovo sono contenti dell'indipendenza, altri ne
hanno paura
19 maggio 2008 - Fonte UNHCR - MITROVICA, Kosovo - I Rom ritornati a
Mitrovica dopo essere fuggiti dalla città divisa circa dieci anni fa sono divisi
sul futuro a seguito della dichiarazione unilaterale del Kosovo di indipendenza
dalla Serbia.
Alcuni dicono di credere che l'indipendenza, annunciata il 17 febbraio,
potrebbe migliorare la loro vita in un era di prosperità e lavoro. In contrasto,
alcuni dei Serbi dispersi nel territorio, determinati a rimanere in Kosovo,
hanno paura di diventare nuovamente bersaglio di violenze etniche.
I membri di entrambe le comunità lasciarono le loro case nel 1999 quando la
popolazione maggioritaria di etnia albanese - molti di loro erano scappati da
persecuzioni precedenti - ritornò dopo il ritiro delle forze di sicurezza serbe.
A Mitrovica, oltre 8.000 Rom che vivevano nella parte meridionale della città
scapparono a nord quando gli Albanesi di ritorno attaccarono il gruppo di
minoranza per i loro presunti legami con i Serbi kosovari.
Vissero nei campi in condizione di abbruttimento, ma mentre molti di loro
sono ora in Serbia o oltremare, diverse centinaia negli ultimi due anni sono
ritornati nelle nuove case costruite nell'area della Mahala Rom di Mitrovica
dalla comunità internazionale.
Lindita Gashi* è ritornata nella Mahala con suo marito e
quattro bambini lo scorso ottobre dopo anni passati nel campo di spersi di
Osterode nel nord Kosovo. La vita era difficile.
Racconta che la loro vita è migliorata dal ritorno a Mitrovica, dove i
bambini sono iscritti a scuola, suo marito guadagna di che vivere dalla raccolta
di metalli di risulta e uno dei loro bambini può ricevere cure mediche regolari
per i problemi di salute dovuti alla permanenza ad Osterode.
Gashi dice di aver accolto con favore la dichiarazione d'indipendenza, mentre
la Serbia ha protestato contro il Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
"L'indipendenza è una buona cosa," dice, aggiungendo che porterà a più
investimenti da oltremare e maggiori possibilità di impiego. "Ora spero di
ottenere un lavoro come donna delle pulizie nel centro sanitario."
Ma molti dispersi Serbi in Kosovo, che la Federazione Russa, la Cina e molti
altri paesi riconoscono ancora come una provincia serba, non sono così ottimisti
sul futuro. Nella città meridionale, la famiglia Jovanovic*
cerca di vivere una vita possibilmente normale, ma affrontano tempi difficili.
Il padre lavora come autista di bus per le comunità minoritarie, mentre sua
moglie bada alla casa e ai due figli. Nonostante i problemi, sono determinati a
rimanere in Kosovo e sperano un giorno di potere reclamare l'appartamento
nell'altra parte della città che abbandonarono nel 1999. "Il mio desiderio più
profondo è di vivere e morire dove sono nata - Kosovo," dice la moglie.
Aggiunge che sperava che l'indipendenza avrebbe significato riconoscimento e
protezione per i Serbi dispersi in Kosovo, ma poi dice che alcuni membri della
sua comunità hanno paura con l'indipendenza di diventare nuovamente bersaglio di
violenze etniche.
L'UNHCR gioca un ruolo cruciale nella protezione delle minoranze in Kosovo,
dice Martin Loftus, capo della missione UNHCR in Kosovo. Aggiunge che con cinque
uffici sul campo e uno staff di 80 persone, l'UNHCR "è in grado di monitorare
efficientemente la situazione delle persone disperse interne, come pure il
ritorno delle minoranze."
* Nomi di fantasia per ragioni di protezione e sicurezza
By Peninah Benine Muriithi In Pristina, Kosovo
Di Fabrizio (del 26/05/2008 @ 09:36:35, in casa, visitato 1571 volte)
Ricevo da
Maria Grazia Dicati
Quanto sta succedendo in questi giorni ad un gruppo di rom Kalderash che si
spostano nel territorio della provincia di Padova, è la prova tangibile di
quanto siano irrealizzabili e strumentali le proposte di coloro che rilasciano
dichiarazioni sul fatto che i nomadi non devono diventare stanziali, ma che
devono sostare in aree di transito temporanee secondo regolamenti stabiliti.
A dispetto di quanto dichiarato e sbandierato ai quattro venti, ai Rom viene
letteralmente impedita la sosta anche per poche ore con ordinanze di sgombero,
cartelli di divieto , dissuasori, fossati, transenne…
A nulla servono le loro motivazioni relative alle necessità legate alle
tradizioni culturali, né vengono prese minimamente in considerazione le loro
legittime richieste ed esigenze di poter incontrare parenti di un determinato
territorio.
Il tam tam dei vari amministratori locali li raggiunge prima ancora del loro
arrivo e scatta immediatamente l’ordinanza di sgombero, alla faccia del rispetto
delle leggi.
A testimonianza di quanto si afferma, riportiamo l’articolo 1 del regolamento
e della disciplina degli interventi sulla presenza delle popolazioni nomadi nel
territorio Veneto:
Art.1 La Regione Veneto, nel rispetto della legislazione vigente e fatte salve
le limitazioni che la legge stabilisce per motivi di sanità e sicurezza,
riconosce il diritto al nomadismo ed alla sosta sul territorio regionale e
ne disciplina l'esercizio, secondo le modalità previste. (Maria Grazia Dicati)
Ecco una delle cronache del Gazzettino di Padova di Stefania Mastellaro
Dopo lunghe trattative, i nomadi hanno lasciato ieri sera alle 19 Cagnola. Ma
hanno fatto poca strada. Sono andati a parcheggiare le loro roulotte a Conselve,
in zona industriale. La sosta in questo Comune potrebbe essere davvero breve,
visto che già ieri sera il sindaco Antonio Ruzzon ha mobilitato immediatamente
le forze dell'ordine e ha emesso un'ordinanza di sgombero immediato. A tarda ora
le forze dell'ordine erano ancora impegnate a mediare con i capi della comunità
Rom. Il Comune di Padova non ha voluto sentire ragione di nessuna sorta. Il
campo di via Longhin, dove i Rom avevano intenzione di recarsi ieri sera, per il
momento è "off limits". E a ribadire il concetto ci hanno pensato alcuni agenti
della polizia municipale di Padova, che in più riprese si sono recati a Cagnola
a controllare la situazione. E a ribadire al capo della "comitiva" che Padova
era meglio lasciarla perdere. E così, dopo alcune ore dalla scadenza della
ordinanza di sgombero, emanata dal Comune di Cartura, un primo gruppo di circa
quindici roulotte e camper ha lasciato Cartura per andare a piazzarsi in zona
industriale a Conselve. Il secondo gruppo è partito un po' più tardi, evitando
di congestionare il traffico, già di per sé caotico della Conselvana soprattutto
nelle ore di punta.
Una giornata a dir poco campale, cominciata ieri mattina di buonora. Il
comandante della polizia municipale di Cartura si è recato fin dalle prime ore
del mattino a ricordare ai nomadi che alle 13 sarebbe scaduta l'ordinanza di
sgombero. All'inizio è cominciata una trattativa, portata avanti dal vicesindaco
Romano Terrassan con Sandro Hudorovic, capo di tutta la carovana in sosta.
Hudorovic chiedeva tempo, altri due giorni, per poter raggiungere nel fine
settimana il campo di via Longhin a Padova e incontrarsi con i loro colleghi per
la festa evangelica di fine maggio. Festa che sembra destinata a diventare
l'occasione per parlare dei problemi che stanno vivendo le comunità nomadi in
questi giorni in tutta Italia. La data ipotizzata per questo megaraduno, al
quale dovrebbero partecipare anche nomadi provenienti dai campi di Napoli, Roma,
Torino e anche da Spagna, Francia e Germania, sarebbe il 31 maggio. Intanto gli
abitanti del paese hanno salutato con soddisfazione la partenza dei Rom.
«Sono stati di parola - ha detto il vicesindaco di Cartura Romano Terrassan,
eletto tra le fila della Lega Nord - e hanno lasciato il parcheggio quasi come
lo hanno trovato. Consiglio al mio collega di Conselve Antonio Ruzzon di portare
pazienza due giorni, e poi e ne andranno anche dal suo Comune».
«Gente senza cuore - ha inveito ieri sera Sandro Hudorovic prima di partire -
vorrei sapere cosa vi abbiamo fatto. Chiedete agli abitanti del paese che
problemi abbiamo provocato in questi giorni. Noi siamo gente per bene. Lunedì
notte abbiamo addirittura sventato un furto nello stabile dell'ex zuccherificio
che si trova proprio qui davanti. Ci costringono a partire di sera con ottanta
bambini appresso. Noi siamo cittadini italiani, non facciamo del male a nessuno.
Cosa possiamo farci noi se alcuni Rom di etnia romena hanno tentato di rubare
dei bambini? Anche tra voi italiani ci sono molti delinquenti che violentano i
loro figli e picchiano le loro mogli. Noi non abbiamo nulla a che fare con
queste persone, siamo brava gente che non dà fastidio a nessuno».
Sandro Hudorovic ieri sera aveva il suo da fare a tenere calmi gli altri Rom,
che non hanno accettato di buon grado il fatto di doversene andare da quel posto
alle sette di sera.
«La nostra vita è questa - aggiunge Hudorovic attorniato da una decina di
bambini che gli girano intorno e che chiedono una foto al nostro fotografo -
siamo nati Rom e per nulla al mondo siamo disposti a cambiare. Voi non vivreste
mai nelle roulotte, noi mai nelle case». E ora si replica a Conselve.
Di Fabrizio (del 26/05/2008 @ 11:15:26, in Italia, visitato 1767 volte)
In molti hanno riportato nei loro blog
l'appello
per una manifestazione a Roma il 1 giugno e stanno chiedendo novità su orari e
programma generale.
In attesa di una comunicazione ufficiale, ringrazio "l'incarcerato"
che ci ha suggerito questo
LINK. Grazie ancora a quanti stanno diffondendo la notizia.
Di Fabrizio (del 27/05/2008 @ 00:15:26, in Italia, visitato 1519 volte)
Ricevo da
Antun Blazevic
Nel momento in cui si abbatte una nuova tempesta di odio sul popolo rom, noi
rappresentanti delle comunità presenti a Roma ci appelliamo ai cittadini
democratici, alle associazioni di solidarietà, alle forze sociali e culturali,
ai partiti democratici, agli organi di informazione alle autorità religiose: non
lasciateci soli.
Soli nei nostri campi di miseria, soli nella nostra emarginazione, nei nostri
ghetti, soli nella nostra disperazione senza futuro.
Viviamo in mezzo a voi da secoli, molti di noi sono cittadini italiani, altri
sono qui da diversi decenni. Abbiamo seppellito qui i nostri padri e qui sono
nati i nostri figli.
Siamo finiti nei campi per non dividere le famiglie, noi amiamo i nostri cari,
siamo finiti nei campi perché nulla di meglio ci è stato offerto. Vivevamo nelle
misere case di Sarajevo, di Mostar, di Vlasenica e di Bucarest e Craiova ora
siamo il popolo delle discariche, ma i rifiuti che ci assediano non sono nostri.
I nostri bambini sono stati accolti nelle scuole e ve ne siamo grati. Alcuni
ancora non vanno regolarmente e dovremo continuare a sensibilizzare i genitori,
ma per tutti, grandi e piccoli, serve almeno una speranza. Poter vedere una luce
nel futuro fatto di un lavoro onesto ed una casa.
Non siamo nomadi, non siamo zingari, siamo rom. Abbiamo una storia costellata di
persecuzioni, lutti e dolori, abbiamo una cultura millenaria ed una lingua
antica.
In questi giorni sentiamo la paura che ci assedia la notte più del giorno quando
rimaniamo soli nelle nostre baracche e non sappiamo se presto arriverà anche da
noi un bomba incendiaria, una folla inferocita o l’ennesimo controllo della
polizia.
Non tutti tra noi sono in regola. Siamo avvolti in una spirale infernale. Non
abbiamo lavoro e non otteniamo il permesso di soggiorno. Senza permesso di
soggiorno ad un rom nessuno da lavoro. Non resta che arrangiarsi e sperare che
domani sia meglio di oggi. I cittadini italiani hanno accumulato tanto rancore
verso di noi. Qualcuno di noi non si comporta bene è vero, come è vero che nei
quartieri dove riusciamo a vivere in pace con voi sono sempre nate amicizie e
fraternità. Mentre oggi qualcuno ha deciso che dobbiamo essere dipinti come la
causa principale di tutti i mali dell’Italia.
Alcuni giornali non fanno altro che parlare dei nostri furti e un incidente
provocato da un rom ubriaco diviene un fatto di cronaca di cui si parla per
mesi. Anche le forze politiche che si sono riconciliate con gli ebrei a noi non
hanno mai chiesto scusa anzi ci additano con il peggiore dei mali.
Si sta perdendo la memoria di come sono nati i pogrom e le persecuzioni. Proprio
così prendendo a pretesto i comportamenti illegali di alcuni per criminalizzare
una intera popolazione.
Chiediamo a cittadini democratici di non lasciarci soli perché i nostri diritti,
la nostra dignità vi riguardano. Se le persone infrangono la legge e cominciano
a farsi giustizia da soli oggi è toccato a noi, ma domani potrebbe toccare a
chiunque, italiano, rom o straniero che sia.
In questo momento, nel momento del dolore si misura l’amicizia e in nome
dell’amicizia e della solidarietà che chiediamo a tutti quelli che non ci odiano
di sostenerci, di essere uniti. In questo momento non sono ammesse divisioni
sulla nostra pelle. Serve il confronto aperto e leale, la solidarietà vera, la
ricerca di nuove strade per cambiare la nostra vita.
Per discutere di quali iniziative, per respingere questa marea di odio nei
nostri confronti per cercare le risposte adeguate a rilanciare una politica per
la nostra dignità per i nostri diritti a vivere, lavorare, abitare, studiare,
vi invitiamo ad una assemblea cittadina che si terrà martedì 27 maggio 2008
dalle ore 17.00 presso il CENTRO CONGRESSI CAVOUR, via Cavour 50/a
Di Fabrizio (del 27/05/2008 @ 08:58:07, in Europa, visitato 2656 volte)
Da Saimir Mile
TESTIMONIANZA ROM - MAI PIU'!!
APPELLO ALLA UE PER TERMINARE LA PULIZIA ETNICA DEI ROM
Noi - individui e membri di vari gruppi cittadini di tutta Europa -
condanniamo, nei termini più forti possibili, il recente fallimento delle
autorità italiane di proteggere i nostri concittadini e residenti nell'Unione Europea, e per
continuare a perpetrare un'atmosfera di xenofobia attraverso commenti politici
infiammatori e politiche aggressive verso i migranti. Ci riferiamo agli
shoccanti violenti incidenti della settimana scorsa a Napoli (Ponticelli) in cui
centinaia di cittadini rumeni (Unione Europea) di origine rom - donne e bambini
tra loro - sono stati forzati a fuggire per paura delle loro vite e le loro
case distrutte, e altri deportati a forza dalla polizia italiana (vedi i link
indicati in calce). Questo pare essere parte di un modello ciclico per cui
quando un Rom viene accusato di un crimine, l'intera comunità viene presa a
bersaglio di una violenta punizione. Per esempio, nel novembre 2007, un rumeno
ritenuto di origine rom fu accusato di delitto. Circa nello stesso periodo in
Italia, una giovane donna (di nazionalità britannica, Meredith Kercher) fu pure
uccisa, ed una donna americana venne implicata nel caso. Non ci fu un
sollevamento degli italiani contro tutti gli americani in Italia. Non vennero
bruciatele case degli abitanti americani. La sospettata dell'omicidio fu vista
come individuo, e non rappresentava l'intera nazione.
Le recenti azioni contro i Rom Europei ci ricordano le politiche
pre-Olocausto visibili in Europa negli anni '30, attività ed azioni in cui il
governo di estrema destra dell'Italia sotto Mussolini fu responsabile di
scegliere sistematicamente cittadini di origine Ebrea e Romani/Sinti. Lo stesso
politiche genocide furono testimoniate in Germania, Austria, Croazia ed in altri
stati in cui le politiche fasciste divennero accettabili dalla massa delle
popolazioni di questi stati, molte delle quali assistere senza recriminare alla
presa di loro simili inviati nei campi. Influenzato dai commenti xenofobi del
governo Berlusconi, quasi il 70% degli Italiani hanno affermato in un sondaggio
informale della settimana scorsa di voler espellere un'altra volta i Rom dal
paese, i semi di un altro Olocausto è stato seminato in Europa.
Noi, cittadini e residenti in Europa, siamo oltraggiati dal silenzio con cui
gli intellettuali ed i politici "umanisti" hanno risposto assieme ai pogroms in
Europa diretti contro le comunità Romani, stavolta nel "democratico" stato
italiano, ironicamente tra gli originali fondatori membri della Comunità
Europea.
Riguardo a ciò, vorremmo enfatizzare le lodevoli affermazioni della ministra
spagnola, Maria Teresa Fernandez de la Vega, come contro esempio al relativo
silenzio di parte degli altri governi europei.: "Il governo [di Spagna] rigetta
la violenza, il razzismo e la xenofobia e non appoggia quanto sta succedendo in
Italia... non appoggiamo la politica delle espulsioni senza il rispetto per la
legge ed i diritti, od azioni che esaltano la violenza e la xenofobia.
L'Europa ha percorso una lunga strada dal proprio Medio Evo per superare il
flagello del proprio anti-Semitismo; similarmente, alla leadership europea è
richiesto in quest'ora critica di superare secoli di profondamente corrosivo
anti-Ziganismo di questo continente.
Quindi chiediamo ai corpi responsabili dell'UNIONE EUROPEA ed al PARLAMENTO
EUROPEO di prendere azione immediata e concreta nei seguenti modi:
A) Censura Politica dell'attuale governo italiano - un'Aperta e Forte
Dichiarazione del Parlamento Europeo e dell'Unione Europea che la violenza
diretta alle comunità Romani è inaccettabile e che l'attuale amministrazione ha
fallito nel fornire protezione adeguata a concittadini e residenti dell'Unione
Europea. Il livello di protezione fornita alle comunità Rom dovrebbe essere
uguale a quella attualmente fornita alla minoranza Ebrea d'Italia: entrambe nel
passato hanno sofferto sotto il regime fascista e sono nuovamente vulnerabili
oggi. Alle comunità Rom dev'essere assicurato che non saranno considerate capro
espiatorio e non soffriranno di pulizia etnica come le autorità italiane hanno
permesso in tempi recenti. I sopravissuti all'Olocausto ed i loro discendenti
non devono più - come tutti gli appartenenti all'umanità - essere soggetti a
pratiche genocide in Europa.
B) Creazione di un COMITATO DI CRISI E MONITORAGGIO sulle attuali violenze
dirette alle comunità vulnerabili di immigrati e migranti in Italia - in
particolare le comunità Rom. Questo comitato potrebbe essere formato sotto gli
auspici del Parlamento Europeo, e dovrebbe essere composto da rappresentanti
eletti dalla comunità Rom tra i suoi membri. Questo Comitato di Crisi Europeo
avrebbe tra i suoi compiti non solo il controllo degli sviluppi della crisi
attuale, ma anche di registrare se il governo Italiano sta conducendo le proprie
indagini - sui recenti crimini di squadre di vigilantes che hanno bruciato i
rifugi dei residenti Rom - con imparzialità ed obiettività. Inoltre, il comitato
dovrebbe esprimere le proprie raccomandazioni su come migliorare la situazione
nei media e sull'inclusione a lungo termine dei gruppi esclusi di migranti ed
immigrati, che questo diventi una priorità dello stato Italiano a livello
locale, come pure a livello regionale e nazionale. Una valutazione obiettiva dei
risultati di queste politiche di inclusione dovrebbe essere resa trasparente.
Da ultimo, questa petizione è un appello globale ai poteri europei ad
assumersi la responsabilità per le azioni xenofobe negli stati membri come
l'Italia, e costruire ponti di comprensione attraverso il continente, cosicché i
12 milioni di Rom europei - piuttosto che sentirsi "pariah" continuamente sotto
assedio in questo continente - possano essere riconosciuti come Europei che
hanno dato nei secoli un contributo (non riconosciuto) a questo continente.
Questo è un test per il grande "progetto umanista" d'Europa. Crediamo che i
leaders europei risponderanno in maniera rapida e concreta a questa sfida.
Per ulteriori informazioni su questo appello, potete contattare
PROGRESSIVE ROMA
ACTION GROUP (PRAG)
Per ulteriori informazioni sugli eventi in Italia, visitate i seguenti links:
http://www.theaustralian.news....
http://www.independent.co.uk/n...
http://www.iht.com/articles/ap...
http://www.adnkronos.com/IGN/C...
http://www.radioparole.it/en/p...
Firma la petizione
Di Fabrizio (del 27/05/2008 @ 14:20:49, in scuola, visitato 2414 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Rom a Catania, dalle scuole alle ruspe
di Claudia Campese
Sgombrato il campo di zia Lisa. Il direttore della Caritas protesta: «Non
avevano commesso reati, li hanno mandati via senza motivo». Che ne sarà ora del
progetto di integrazione avviato con alcuni presidi?
“Perchè i cani randagi vengono portati al canile e dovrebbe essere loro
assicurata assistenza veterinaria e un ambiente igienico, e loro vengono
trattati così?”. A parlare è Padre Valerio Di Trapani, direttore della Caritas
Diocesana di Catania, e l'oggetto del discorso sono i rom del campo nomadi di
Zia Lisa, sgomberato in questi giorni.
Molte sono le perplessità sulla vicenda. “Giorni fa”, racconta Padre Valerio,
“sei agenti in borghese si sono presentati al campo, dicendo ai nomadi di
sgomberare entro tre giorni”. Ovviamente nessuna spiegazione è stata fornita né
ai numerosi rom che vivevano nel campo, né alla Caritas, che si è interessata
alla vicenda. Neanche la Questura, dove si sono subito recati i volontari della
Caritas, ha saputo dare notizie all'associazione: “Ci hanno detto di aver
mandato due agenti per effettuare il censimento, ed in effetti due uomini si
erano presentati prima; ma i sei agenti che avvertivano dello sgombero a loro
non risultavano”.
Sta di fatto, comunque, che alle 23 di sabato sera nel campo sono entrate le
ruspe a fare il loro lavoro. “Molti dei nomadi, preoccupati, erano già andati
via. Fra sabato e stamattina, comunque, sono andati via tutti”. Uno sgombero
pacifico dunque, anzi “sono stati molto più civili di noi. Sono stati cacciati,
e loro hanno tolto il disturbo”.
Non una spiegazione quindi e nemmeno un'alternativa è stata fornita agli
abitanti del campo. Proprio per questo Padre Valerio tiene a sottolineare che
“sgomberi di questo tipo, effettuati senza pensare ai diritti delle persone, non
sono un esempio di civiltà. Certe cose possono succedere solo nel nostro Paese,
sono una vergogna italiana”. Il direttore della Caritas cita la carta dei
diritti dell'uomo e le convenzioni internazionali,“dov'è chiaramente sancita la
tutela delle minoranze”.
Il campo rom di Zia Lisa, in particolare, era famoso anche a livello nazionale
per un progetto che coinvolgeva i bambini rom e le scuole pubbliche catanesi:
molti bambini, infatti, erano stati inseriti negli istituti aderenti, “ottenendo
un'integrazione pacifica. Anche i presidi delle scuole coinvolte ne erano molto
soddisfatti”. Il progetto era sostenuto dalla Caritas.
Il motivo dello sgombero, come già detto, non è affatto chiaro “in quanto i rom
non avevano commesso nessun reato”, ma per Padre Di Trapani la risposta scontata
è che sia da attribuire “al clima che si respira in questo periodo dopo i fatti
di Napoli, e della stessa Catania”.
Mi scrive Veniero Granacci
COMUNICATO STAMPA Sgombro campo ROM a Catania
Un gravissimo attacco ai principi della solidarietà e della civile accoglienza,
valori fondanti della Costituzione e della nostra democrazia, si è verificato a
Catania tra sabato ed oggi.
Evidentemente a seguito delle nuove norme di legge varate da Governo Berlusconi
mirate, anche con l’introduzione del reato “clandestini” e delle tragiche
conseguenze determinate dalla strumentale campagna razzista e di intolleranza
costruita ad arte dalle destre, a colpire in maniera indiscriminata e vessatoria
gli immigrati, forze di polizia hanno intimato l’immediato sgombro al gruppo
costituito da uomini, donne e bambini, circa cento cittadini europei rom romeni,
stazionanti da circa due anni nell’improvvisato campo allocato nei pressi del
cimitero nella zona del quartiere di Zia Lisa.
In questa maniera, nella nostra città, dopo i precedenti sgombri imposti agli
immigrati stazionanti alla Plaia e al Corso Martiri della Libertà, viene
drammaticamente negato il fondamentale diritto all’ospitalità e all’accoglienza
attiva che, tra l’altro, vengono rafforzati e codificati dai principi della
libera circolazione per tutti i cittadini appartenenti alla Comunità Europea,
sanciti dal Trattato di Schengen.
Questa operazione di sgombro risulta ancor più nefasta considerato che i bambini
presenti nel campo Rom, a seguito della realizzazione di uno specifico progetto
di integrazione finanziato dagli Organi europei, frequentavano da tempo le
scuole dell’obbligo catanese.
E’ questa, per le dinamiche e per l’assoluta assenza di intenti di civile
sistemazione, una vera e propria operazione di pulizia etnica, dato che è stata
eseguita contro persone appartenenti alla stessa etnia, che non sono accusati di
nessun specifico reato previsto dai nostri regolamenti giudiziari. Operata
contro cittadini, che pur di fronte alla totale assenza, da sempre, di
appropriato intervento da parte delle strutture amministrative locali , Comune e
Provincia ( a Catania non è stato mai realizzato un campo di accoglienza e
soggiorno attrezzato con i minimali requisiti abitativi, di servizi e requisiti
igienici sanitari), hanno cercato di integrarsi nel territorio, nel tentativo di
garantire ai propri figli un futuro migliore.
Nell’esprimere viva solidarietà ai cittadini rom che sono stati forzamene
espulsi da Catania, ai bambini strappati dalle loro scuole, muoviamo un forte e
civile appello a tutti i cittadini democratici, alle organizzazioni sociali,
sindacali, di volontariato e di società civile, alle strutture ecclesiali, per
attivare tutte le urgenti prese di posizioni e le iniziative atte a dimostrare
sdegno e disapprovazione.
Catania, come espressamente sancite dalle specifiche norme dello Statuto
Comunale, deve immediatamente rendere operative tutte le necessarie e concrete
iniziative per rendere esecutivi i primari principi di accoglienza e
solidarietà.
Toti Domina - Candidato Sindaco Catania per la Lista “Liberare Catania”
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