Egregio direttore,
di fronte al delirio di un’emergenza costruita ad arte da forze facilmente
identificabili per deviare le tensioni sociali su un falso capro espiatorio, si
possono trarre alcune interessanti considerazioni dai dati del «Sole 24Ore». Le
regioni con maggiori presenze di zingari sono, nell’ordine: Lazio (10.160
zingari); Lombardia (7.157); Piemonte ed Emilia Romagna (entrambe con 3.585);
Veneto (4.128); Campania (2.755); Toscana (2.157). Dietro questi dati, si
nascondono, tuttavia, realtà assai diverse. Nel Lazio, gli zingari presenti
sono quasi tutti stranieri (9.655 su 10.160) e quasi tutti vivono a Roma
(9.000). In Lombardia, la situazione è ben diversa: italiani e stranieri sono
quasi alla pari (3.365 su 3.795); nel capoluogo vivono due terzi (4.763, di cui
solo un terzo italiano), i restanti sono variamente suddivisi nelle altre
province, circa 900 a Pavia, quasi tutti italiani. In Piemonte, ci sono 1.904
italiani e 1.681 stranieri, suddivisi abbastanza equamente nelle diverse
province: a Torino sono 2.048 e prevalgono gli stranieri, 1.387 contro 661
italiani; mentre nelle altre province prevalgono nettamente gli italiani. In
Emilia Romagna (2.990 italiani, 1.295 stranieri), c’è una forte concentrazione a
Reggio Emilia, quasi tutti italiani (900 contro 70 stranieri); inversione di
tendenza a Bologna (556 stranieri e 183 italiani) e a Parma (259 stranieri e 18
italiani). In Veneto (1.788 italiani e 1.340 stranieri) la distribuzione è
abbastanza omogenea, con le parziali eccezioni di Verona (254 italiani e 399
stranieri) e Rovigo (83 italiani e 168 stranieri). La situazione muta nettamente
in Campania, con 2.755 presenze (solo 78 italiani), di cui 2.065 a Napoli, tutti
stranieri. In alcune città, ci sono significativi insediamenti, con situazioni
però assai diverse: Firenze: 768, tutti stranieri; Pescara: 874, 700 italiani e
174 stranieri; Catanzaro: 1.337, di cui 800 stranieri e 537 italiani. La
restante popolazione zingara è sparpagliata in molte altre località, con
insediamenti che vanno dalle poche centinaia alle decine di individui.
Come si vede, il ‘problema zingari’ può essere circoscritto ad alcune città,
dove prevalgono gli stranieri; queste città sono: Roma (9.000), Milano (3.168) e
Napoli (2.065). Dunque, se facciamo i ‘conti della serva’, ci troviamo di fronte
a meno di 15.000 persone, la cui presenza è distribuita in aree urbane molto
vaste. Inoltre, queste poche migliaia di persone, che il governo considera ‘a
rischio’, comprendono uomini e donne, vecchi e bambini; gli adulti, quando ci
riescono, lavorano; spesso si arrangiano, e solo pochi di loro sono dediti a
quelle attività che vengono definite criminali. Ma se fossero veramente
criminali, costoro non vivrebbero nei campi nomadi, bensì in posti ben più
confortevoli. E se vivessero nei campi nomadi, sarebbero comunque poche decine
di persone, che un commissariato di zona potrebbe facilmente controllare senza
mobilitare l’esercito, come prospetta l’attuale governo Berlusconi-Bossi.
Queste semplici considerazioni numeriche ci fanno capire che l’‘emergenza
zingari’ è una sporca faccenda, alla quale partecipano esponenti politici della
destra e della sinistra, in nome di una sicurezza che, secondo loro, non sarebbe
“né di destra né di sinistra”. Orbene, in un Paese come l’Italia, dove è passato
di tutto, ma davvero di tutto (eccezion fatta per gli eschimesi, forse...), è
impossibile stabilire criteri di purezza etnica. Senza andare troppo indietro
nel tempo, basta richiamare il periodo della seconda guerra mondiale, quando
l’Italia fu invasa da eserciti con soldati di ‘colore’, che hanno lasciato
25.000 figlioli, quelli della bella canzone napoletana «E’ nato niro... niro».
Ma ci furono anche i marocchini, i nepalesi, i cosacchi e i brasiliani... Siamo
un popolo ‘bastardo’, per nostra fortuna... E come tutti i ‘bastardi’, dovremmo
avere una mentalità aperta. E dovremmo capire che tutta questa fetida campagna
razzista ha radici sociali, ovvero di classe.
In realtà, questa sporca montatura vuole colpire il settore più debole dei
lavoratori migranti, gli zingari, ma è rivolta contro tutti i lavoratori, sia
migranti sia italiani. Dare spazio a questa montatura significa consentire che
la condizione di precarietà e di sottomissione si estenda a tutti i lavoratori.
Questa prospettiva di precarietà e di sottomissione dei lavoratori è dettata
dalle esigenze di un sistema economico che fa acqua da tutte le parti e che, per
restare a galla, deve accrescere oltre ogni limite tutte le più sanguinarie
forme di sfruttamento del lavoro. Per questi precisi motivi, la lotta contro
l’assalto razzista agli zingari deve essere combattuta senza alcuna esitazione.
Per questi stessi motivi, se siamo sinceri democratici, siamo tutti zingari!
Lunedi 19 Maggio 2008
Enea Bontempi
redazione@varesenews.it