In questa città ricca, opulenta, ambiziosa, piove.
Se non fosse per l’incattivirsi del traffico, per un appesantirsi
dell’abbigliamento che problema sarebbe? Le case, gli uffici, i bar, i
ristoranti e i negozi della nostra città sono comunque caldi e accoglienti.
Ma non per tutti. C’è un popolo di reietti da questa città, marginali ed
emarginati per i quali la pioggia diventa non un fastidio passeggero ma un
problema di sopravvivenza. Tra questi ci sono gli oltre 500 rom sgomberati negli
ultimi mesi: uomini, donne, bambini senza un ricovero, senza un riparo se
non il telo di una tenda appoggiata per terra, terra che diventa fango ai
margini di una discarica, di un terrapieno ferroviario.
Questi esseri umani, venuti da una terra infelice per cercare un brandello di
felicità nel paese dei ricchi, sono oggi oggetto di una campagna violenta in cui
si scarica l’egoismo e la solitudine di una città che sembra aver perso la
propria identità e il senso di essere una comunità accogliente e fraterna
soprattutto nei confronti dei più deboli e infelici.
Le istituzioni devono applicare e far rispettare le leggi e questo è il loro
compito ma hanno anche la responsabilità del bene di una collettività più ampia
che non può escludere, cancellare persone che sono nostri concittadini, nostri
fratelli.
Ma oggi le istituzioni non si occupano di chi vive nel fango e non ha un tetto
sotto il quale riparare i propri figli.
Per questo faccio un appello ai buoni di questa città, a quelli che non chiudono
gli occhi di fronte a chi sta male perché si compia un gesto di semplice
solidarietà umana. Non permettete di essere vittime di ipocrisia, a quella ci
sta già pensando la politica. Non preoccupatevi dei bambini Rom solo quando li
vedete nella metropolitana e sui telegiornali guadagnarsi qualche spicciolo per
un panino suonando, elemosinando e anche rubando. Pensate al fatto che una volta
finito il loro “lavoro” vanno a dormire nel fango e al freddo e che il loro
benessere dipende dal benessere dei loro genitori. Per questo popolo che soffre,
per il mio popolo, qualcuno trovi, adesso, un riparo, provvisorio ma sicuro che
lo aiuti ad affrontare una stagione che può essere crudele per chi tra loro è
più debole come le donne e i bambini.
Dijana Pavlovic, cittadina italiana e rom