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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 31/07/2007 @ 09:52:21, in blog, visitato 2203 volte)

In Italia, se ti chiami Berlusconi, o Fassino, o Fazio, sussiste una forma estesa di presunzione di innocenza che (vedi Previti) va perfino oltre la condanna passata in giudicato. Se invece sei rumena, specie se prostituta o zingara, sei colpevole senza processo ed è già tanto se non ti fuciliamo sul posto.

Il caso è quello di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo. I media sono del tutto univoci: la donna, rom, nomade, zingara, a seconda del grado di grossolanità, è sicuramente colpevole di aver nascosto un bambino di tre anni sotto la sua gonna per sequestrarlo. Dalla Rai a Mediaset, dall'ANSA al Corriere della Sera a Repubblica non si trova un condizionale a pagarlo un milione. Del resto è noto (leggasi: è diffusa vulgata) che gli zingari rapiscono i bambini e non importa che MAI nella storia uno "zingaro" sia stato condannato per un rapimento.

continua sul blog di Gennaro Carotenuto

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Di Sucar Drom (del 31/07/2007 @ 09:42:21, in blog, visitato 2475 volte)

Milano, le difficoltà sul territorio provinciale
«Abbiamo fatto di tutto per cercare un dialogo, ma non c’è stato nulla da fare. Questa è gente che non vuole integrarsi, sono persone arroganti che vivono nell’illegalità, ho anche subito un’aggressione qui in municipio da uno di loro e ho presentato denuncia alla magistratura».
Ha i nervi a fior di pelle Giuseppe Caridi, primo cittadino...

Trento, la difesa delle minoranze
Il Trentino Alto Adige è diventato un modello da seguire per quel che riguarda la convivenza con le minoranze linguistiche. I Mòcheni e i Cimbri al pari dei ladini, sono qui tutelati sotto il profilo istituzionale e politico, tuttavia le due comunità sono poco conosciute. È dunque necessaria un’opera di valorizzazione e promozione della loro cultura e delle loro lingua per garantirne la sopravvivenza. Ce ne parla Marco Viola, dirigente del servizi...

Milano, i Rom e le ragioni negate
Chiedono case, istruzione per i figli, un lavoro. Dicono no ai campi e ai patti con le istituzioni. I rom di Milano raccontano di sentirsi emarginati. Per incrinare la barriera di diffidenza ieri pomeriggio si sono dati appuntamento di fronte a Palazzo Marino. Hanno cantato e suonato. Si sono fatti portavoce dei messaggi scritti per l’occasione da Dario Fo e Moni Ovadia. Con loro num...

Rom e Sinti, Alleanza Nazionale è divisa tra separazione e assimilazione
Molti esponenti di Alleanza Nazionale continuano ad organizzare manifestazioni per la cacciata dei Rom e dei Sinti, in particolare Rom rumeni, ma nella destra italiana l'onorevole Roberta Angelilli (in foto) sceglie una strada diversa: l'assimilazione. L'onorevole Angelilli, utilizzando le stime errate dell'Opera Nomadi Nazionale, sta raccogliendo in tutto il Paese le firme per "difend...

Cecina, superare i "campi nomadi"
Superare i campi nomadi. Dal XIII Meeting Antirazzista di Cecina, il “Comitato Rom e Sinti Insieme” manda un messaggio inequivocabile al Governo e agli Enti locali e consegna al sottosegretario della Solidarietà sociale, Cristina De Luca, un manifesto redatto da sette associazioni di rom e sinti rappresentate dal Comitato.
La prima richiesta, dice Nazzareno Guarni...

Roma, in Regione la destra si arrabbia per i soldi promessi per i "campi"
Le casse della Regione sono sempre più vuote: nel settore sanitario, che incide pesantemente sul bilancio della Pisana, si continua a parlare di «buchi», voragini, extradeficit, congelamento di debiti, tagli a servizi importanti. Tutto, sembra, a causa del mancato controllo della spesa farmaceutica e sanitaria che ha costretto la giunta Marrazzo a predisporre cinque o sei piani di rientro dal deficit e a chieder...

San Benedetto del Tronto (AP), i "bravi ed onesti cittadini" criticano il comportamento dei Carabinieri
E' successo anche questo... A San Benedetto del Tronto i "bravi ed onesti cittadini" si sono arrabbiati perché il 113 non è intervenuto immediatamente a cacciare delle famiglie, non sappiamo se sinte o rom, che si sono permesse di: stendere la biancheria e occupare una buona pa...

Porto Cesareo (LE), i bambini rom sono senza diritti
Porto Cesareo ha visto lo sgombero di alcune famiglie, probabilmente di Rom rumeni, che da anni vivevano in una masseria (in foto) nell'entroterra, in pessime condizioni igieniche e sanitarie. I Carabinieri dopo diversi interventi per "convincere" le famiglie ad andarsene sono intervenu...

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Di Fabrizio (del 31/07/2007 @ 09:25:51, in casa, visitato 2276 volte)

L'Ombudsman contro la Discriminazione Etnica (Diskrimineringsomb udsman - DO) sta indagando sul mercato immobiliare dato che il numero di proteste continua ad aumentare.

Negli ultimi cinque anni, ha ricevuto un totale di 314 rapporti su proprietari che discriminano contro chi non è di etnia svedese. La prima metà di quest'anno ha già visto 43 lamentele, comparate alle 60 di tutto l'anno scorso.

Secondo DO, i gruppi più discriminati sono gli Africani, i Rom, i Musulmani e quanti provenienti dai paesi del Medio Oriente.

"Siamo passati attraverso situazioni terribili per cui la gente si trova intrappolata in aree-ghetto. Spesso hanno fatto centinaia di richieste per uscire dalle aree dove sono confinati. E' una situazione che porta alla disperazione." racconta John Stauffe (avvocato e project manager DO) a Svenska Dagbladet.

Nessuno dei casi riportati da DO ha prodotto una singola decisione del tribunale. L'ufficio DO ha comunque prodotto atti in cinque occasioni, i più recenti nel caso di una donna rom sfrattata dal suo appartamento a Sundsvall.

Le azioni giudiziarie sono in corso in altri tre casi. Nel quinto caso, è stato raggiunto un accordo in tribunale, con l'inquilino che ha ricevuto 20.000 kronor (2.900 $) in compenso dal proprietario.

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Di Fabrizio (del 30/07/2007 @ 09:24:17, in Europa, visitato 2349 volte)

Da Radio Praha [18-07-2007] By Rosie Johnston

Le prime notizie sulle sterilizzazioni di donne Rom risalgono agli anni '70. Esperti sospettano che oltre 2.000 donne nella Repubblica Ceca, siano state sterilizzate contro la loro volontà. Sin dal 1991 almeno 85 donne ed un uomo hanno presentato reclami all'ombudsman ceco, asserendo di essere stati sterilizzati contro la loro volontà. Vybor pro lidska prava a biomedecinu (Commissione per la biomedicina ed i diritti umani), una struttura governativa, questa settimana ha suggerito che lo stato dovrebbe creare un fondo per compensare queste donne. La somma sarebbe di circa 200.000 CZK,o 10.000 $, a vittima. Ma il ministro responsabile ha rigettato l'idea, mentre i gruppi romanì considerano le misure insufficienti. Kumar Vishvanathan è un attivista dei diritti romanì di Ostrava:

In questa nazione, la sterilizzazione delle Romnià è proseguita negli anni '70 ed '80, sotto il regime comunista. Durante questo periodo, è stata un'attività gestita dallo stato, come è successo in Svezia, facendo finta che fossero le donne stesse a voler essere sterilizzate. Spesso alle donne venivano fatti dei "regali", come un sacco di carbone, una lavatrice ecc. Penso che fosse un buon alibi, queste donne non avevano possibilità di dire "No, non voglio il vostro sacco di carbone, invece voglio avere bambini!".Non c'era la possibilità di dire così sotto il regime totalitario. Disgraziatamente, questa pratica è continuata sino oggi. Conosciamo casi di tre anni fa.

Lo stato non può più offrire "regali" alle donne che passano attraverso ciò, quindi che incentivi offrono oggi alle donne per questa operazione?

Dopo il 1991, lo stato se n'è lavato le mani. Dal nostro punto di vista lo stato è ancora responsabile, perché non ha preso nessuna misura perché la comunità medica riceva una formazione adeguata per non lavorare in stato di inerzia. Oggi continuano a lavorare come facevano nel passato. Non ci sono stati gradini proattivi da parte dello stato per rafforzare i controlli sul consenso responsabile.

Cosa pensi della recente proposta di Vybor pro Biomedicinu, che lo stato dovrebbe compensare queste donne o che lo debbano fare gli stessi ospedali?

Pensiamo che lo stato debba assumersi le proprie responsabilità. Diamo il benvenuto all'idea che lo stato crei un fondo per compensare queste donne. La nostra sola osservazione  è che la compensazione non sia limitata ai soli casi avvenuti prima del 1991. C'è poi un altro problema, che le cartelle mediche di alcune donne sono state distrutte dagli ospedali che ha compiuto queste operazioni. Oggi, è molto difficile per queste donne provare che i loro casi sono reali.

Il compenso proposto da Vybor di 200.000 Corone, è sufficiente secondo il vostro punto di vista?

Su questo posso solo dare la mia personale opinione, ma le donne Rom dovranno decidere loro se è accettabile. Secondo me, è una somma inadeguata, ma la parola finale resta alle Romnià.

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Di Fabrizio (del 29/07/2007 @ 09:28:44, in lavoro, visitato 2649 volte)

dalla Reuters

Le famiglie rom nel Montenegro settentrionale stanno beneficiando con successo di un programma di sviluppo economico. Attraverso un programma di microcredito AgroInvest, le loro condizioni di vita sono drasticamente cambiate.

Le famiglie Hairushi e Djulshan, rispettivamente con tre e sette figli, sono parte della colonia rom di 1.000 persone a Nikšiæ. I capifamiglie, Isad e Redzo, per anni sono stati disoccupati, prima che il capitale straniero privato arrivasse nella piccola città montenegrina.

La madre di Isad è una tra i migliaia dei Rom dispersi interni dal Kosovo nel 1999, senza documenti personali. Isad è tra quanti beneficiano del programma AgroInvest, un'istituzione World Vision in Serbia e Montenegro. World Vision d'altra parte, guarda oltre il solo sviluppo economico.

Col supporto dello staff del Programma di Sviluppo World Vision a Niksic, i membri della comunità identificano le priorità chiave per lo sviluppo della loro comunità e le necessità specifiche delle famiglie. Tra queste, l'urgenza di esami medici specialistici per Sead, il figlio di Isad, nato prematuramente e con solo il 20% di visione oculare.

Il 3% dei ricavati delle attività di micro credito di World Vision è messo a disposizione per questi tipi di intervento e di progetti comunitari. Da questo fondo sono stati forniti 750 US$, perché Sead potesse andare a Novi Sad in Serbia, per una visita medica appropriata. Ora frequenta una scuola speciale a Podgorica. Dal 2005 World Vision è intervenuta in oltre 100 iniziative per l'infanzia, supportando la comunità nella scolarizzazione, sanità e attività ricreative. Oltre 5.000 bambini sono stati diretti beneficiari di questi progetti.

Altro esempio è quello della famiglia Djulshan con sette figli, di età compresa tra 8 mesi e 20 anni, ed un nipote. Il padre Redzo (45 anni), col micro credito di AgroInvest, si è procurato una sega circolare e offre i suoi servizi ai cittadini di Nikšiæ. Ora guadagna 1.000 € a stagione ed è in grado di fornire ai suoi figli una sistemazione migliore, vestiti e cibo più bilanciato.

"Non ho mai avuto un lavoro e mi sentivo colpevole per la mia famiglia. Sette mesi fa era più dura, quando non avevamo nessun stipendio. Non voglio che i miei figli vadano a mendicare. Voglio che abbiano una vita soddisfacente e che vadano a scuola. Due dei miei sette figli ora vanno a scuola".

Kyhl Amosson, direttore nazionale di World Vision, dice: "La popolazione Rom non è differente da altri clienti. Anche loro vogliono una vita migliore per i loro figli e famiglie, sono come qualsiasi altro - vogliono guadagnare abbastanza per avere case calde d'inverno, dar da mangiare ai loro figli, mandarli a scuola, e dare loro migliore assistenza medica quando c'è bisogno".

World Vision non si indirizza specificatamente alla popolazione Rom attraverso AgroInvest, in quanto si focalizza maggiormente sulla riduzione della povertà sociale ed economica nelle aree rurali. La popolazione Rom è concentrata nelle aree urbane. Ma quando è possibile, incoraggia l'integrazione sociale e supporta tutti attraverso la mobilitazione della comunità.

Circa 4 milioni di Rom, la più alta concentrazione mondiale, è nei Balcani. In Montenegro, la popolazione Rom non è così vasta come in Serbia o nel Montenegro meridionale, ma certamente rappresentano uno dei gruppi più vulnerabili ed escluse nella società.

[ Any views expressed in this article are those of the writer and not of Reuters. ]

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Di Daniele (del 28/07/2007 @ 09:21:00, in Europa, visitato 2578 volte)

26.07.2007  Barbulesti, villaggio romeno. Dal 2006 ha portato una grossa novità: vi è stato eletto il primo sindaco rom della Romania. Un interessante reportage di TOL. Nostra traduzione
Di Daniel Ganga e Petru Zoltan, Transitions Online, 4 luglio 2007 (titolo originale: The First Romani Mayor)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Serena Scarabello

L’unica strada asfaltata di Barbulesti, 50 chilometri a nord di Bucarest, taglia in due il villaggio, che è abitato da circa 6000 persone, di cui la maggioranza sono rom.

Lungo questa strada, si trova un palazzo rosa, il municipio. Vicino, ci sono delle case povere e malfatte, circondate da fatiscenti recinzioni. Accanto, un gruppo di 59 abitazioni temporanee, ciascuna delle dimensioni di una carrozza ferroviaria. Installate dal governo romeno in seguito alle inondazioni dell’autunno del 2005, le abitazioni non dispongono né di fognature né di impianto idraulico. L’acqua esce da un singolo pozzo e ogni dieci di questi container c’è una rudimentale toilette, con un pezzo di tessuto come porta.

“Quando il vento soffia un po’ più forte del solito, le lamiere sui nostri tetti se ne volano via”, racconta Dimitru Dragnea, il portavoce non ufficiale della comunità. “Le recuperiamo durante la notte e le rimettiamo a posto il giorno dopo…. Siamo 400 anime a bere da un solo pozzo”.

Questo desolato villaggio ha segnato un po’ la storia, l’anno scorso. In uno stato di 21 milioni di abitanti, tra cui si stimano circa due milioni di rom, Barbulesti ha eletto il primo sindaco rom della Romania. Ion Cutitaru ha stabilito degli obiettivi per Barbulesti che potrebbero sembrare modesti in qualsiasi altro posto – assicurare la distribuzione dei benefici statali tra i residenti, costruire una stazione di polizia e un ufficio postale - ma qui sono obiettivi molto ambiziosi..

Progetti ed ambizioni

Una delle prime azioni di Cutitaru è stata quella di richiedere per i residenti di Barbulesti i sussidi sociali a cui hanno legalmente diritto. All’inizio dell’anno, l’amministrazione comunale ha ricevuto 780 richieste per i sussidi sociali, 580 in più rispetto all’anno precedente l’elezione di Cutitaru.

“Durante il mio mandato di sindaco, voglio pienamente assicurare ai miei cittadini gli aiuti economici a cui hanno diritto. Un bambino può andare a scuola se ha un pezzo di pane da mangiare”, afferma Cutitaru, che ha 55 anni, folti capelli grigi e circa 168 centimetri di altezza.

Recentemente, ha accolto i visitatori nel suo ufficio, una stanza invasa di carte e con una scrivania sulla quale ci sono tre bandiere: una della Romania, una dell’Unione Europea e quella internazionale blu e verde del popolo rom.

Evidentemente stanco dopo una lunga giornata di lavoro, Cutitaru parla calmo dei suoi ambiziosi progetti.

Vuole costruire una stazione di polizia, un ambulatorio, una clinica veterinaria, un ufficio postale e un centro culturale per i Rom. “Ora, non abbiamo nulla”, dice.

Cutitaru progetta inoltre di asfaltare le strade del paese e di arginare il vicino fiume Ialomita, che ha inondato il villaggio nel 2005 e ha distrutto più di 200 case, costringendo 300 persone a rifugiarsi nella scuola del villaggio.

“A breve, il nostro villaggio tornerà normale”, dice Cutitaru. “Riceveremo fondi dall’amministrazione provinciale. Esistono anche fondi europei per i rom. Da quel che so, ci saranno tra i 10 e i 12 milioni di euro per i rom”.

Nove mesi dopo la sua elezione, il sindaco sta ancora aspettando che la provincia, che gestisce la maggior parte del denaro pubblico, investa i soldi nel suo villaggio. Nel frattempo, dice, la sua volontà di aiutare i cittadini ha portato ad un aumento delle tasse, sebbene non voglia dire di quanto.

“Prima si da qualcosa a qualcuno, e poi si può chiedere qualcosa in cambio”, dice. “Quindi prima offriamo alla gente un sostegno economico minimo e garantito dalla legge, e loro poi pagano le tasse allo stato”. Stiamo provando, con l’aiuto degli amministratori locali, a spiegare ai nostri cittadini che hanno sia diritti che doveri".

Ma un suo critico dice che tale approccio, tasse per ottenere sussidi sociali, è fuorviante.
“Non sono per nulla d’accordo con persone che fanno affidamento unicamente sui sussidi. Finché contano su 40 o 50 euro al mese, questo rimarrà un problema” afferma Leonida Mandache, presidente della sezione di Ialomita del Partito Pro-Europa. Dice che generalmente in una famiglia di sei o sette persone, che riceve 100 euro al mese di sussidio, almeno tre persone sono in grado di svolgere un lavoro, guadagnare un salario e condurre quindi una vita normale.

Lavoro lavoro lavoro

Molti sono d’accordo con l’idea che il lavoro sia la chiave per lo sviluppo, ma riuscire ad assicurare un’occupazione alla gente è tutta un’altra questione, E’ difficile sapere quale sia la reale percentuale di disoccupati a Barbulesti, in quanto la maggior parte dei residenti non ha mai lavorato in regola e non ha quindi diritto all’assegno di disoccupazione ricevuto invece da chi, per esempio, ha lavorato regolarmente assunto da una ditta che ha poi fallito. Molti cittadini di Barbulesti lasciano temporaneamente il paese per cercare un’ occupazione, o per mendicare, da qualche altra parte.

Nel 2005 e nel 2006, l’Agenzia Nazionale per il Lavoro, affiliata al Ministero degli Interni, ha sperimentato un progetto per favorire l’inserimento lavorativo dei Rom, finanziato dall’Unione Europea e dal governo romeno. E’ stato un fallimento, secondo un responsabile dell’Agenzia, che chiede di non rivelare il proprio nome. “Le condizioni per l’assunzione erano troppo rigide” afferma “La mancanza di interesse da parte dei datori di lavoro e degli attori sociali coinvolti ( come le scuole, ospedali, ONG), combinata alla mancanza di informazioni tra i Rom ha contribuito al fallimento del progetto”.

Questi spiega che i potenziali datori di lavoro imponevano delle condizioni assurde. Per esempio, una ditta che si occupa della pulizia delle strade richiedeva dieci anni di scolarizzazione. Un’altra ditta ancora, per un impiego come lavavetri esigeva da un Rom la conoscenza dell’inglese.

“L’inserimento lavorativo… tutte balle!!”, afferma Mandache.

“Noi vogliamo lavorare, ma non abbiamo un’occupazione” aggiunge Dragnea, 55 anni. “Per lavorare come guardia, una ditta richiede almeno otto anni di educazione scolastica. Viviamo grazie ai sussidi per i bambini. Non abbiamo nient’altro. Tra 400 persone, solo due o tre lavorano nel villaggio. Se tutti avessimo un’istruzione, la situazione sarebbe sicuramente diversa.”

Fino a due anni di età, un bambino di una famiglia sotto la soglia di povertà può ricevere dallo stato fino a 65 euro mensili. Dopo i due anni, la cifra si riduce a 12 euro al mese.

Nemmeno l’agricoltura è una buona alternativa: praticata in cooperative durante il periodo comunista, è declinata dopo che la riforma agraria ha riconsegnato le terre ai vecchi proprietari, i quali non avevano né i soldi né gli strumenti per lavorare i campi. A lungo abbandonata, la terra ora è molto difficile da coltivare.

“L’agricoltura non è più un’attività lucrativa” spiega Cutitaru “E’ difficile qui a Barbulesti coltivare: non abbiamo gli strumenti e la terra non è fertile.”

Il villaggio ha circa 100 ettari di terra coltivabile.

Oggi, molti dei rom di Barbulesti lavorano come commercianti ambulanti, in particolare nel settore tessile e nel vestiario. “Se andate in qualche mercato in Romania… troverete sicuramente dei rom da Barbulesti” dice Cutitaru.

La sezione di Ialomita dell’Agenzia Nazionale per il Lavoro progetta di assumere 150 rom per tre mesi durante l’estate per svolgere lavori nella comunità. Riceveranno un salario minimo dall’ Agenzia, spiega Mandache.

Ma questa è solo una goccia nell’oceano. Cutitaru ha promesso di far pressione sulle ditte che faranno i lavori di modernizzazione a Barbulesti affinché assumano dei rom.

Scalare la scala sociale

Cutitaru è stato eletto nell’ottobre del 2006, tre mesi dopo che Barbulesti ha ottenuto l’autonomia da un villaggio vicino e quindi il diritto ad eleggere il loro proprio sindaco.

Tra sette candidati, egli ha ottenuto il 55% dei voti al primo turno.

Cutitaru è considerato l’intellettuale del paese, dicono i concittadini. Egli infatti ha frequentato le scuole per otto anni e ha fatto poi un apprendistato come tappezziere. Ha lavorato a lungo come mediatore culturale nelle scuole e il suo obiettivo era quello di portare a scuola tutti i bambini rom del paese.

“Avevo un compito veramente difficile!” afferma “ Se i bambini mancavano per più di tre giorni consecutivi, andavo a casa loro e cercavo di convincere i genitori a rimandarli a scuola. Il giorno dopo, andavo in classe con loro. Compravo loro pasticcini e latte. Era particolarmente difficile con i bambini più piccoli, perché non conoscevano per nulla il romeno. Dovevo insegnarglielo. Ora, sono alle scuole secondarie. Voglio vedere dove arriveranno questi ragazzi.”

Cutitaru è orgoglioso di avere nel suo paese 12 ragazzi diplomati alle scuole superiori, tra cui i suoi 5 figli, specialmente considerando il fatto che l’istituto più vicino si trova a 20 chilometri da Barbulesti.

“Se la gente ha un’istruzione, la loro mentalità cambia. E’ una battaglia a lungo termine. I cambiamenti possono avvenire in decine di anni, non in una notte. Se una persona ha 10 o 12 anni di scolarizzazione, può trovare molto più facilmente la sua strada.” afferma.

Ci sono circa 1100 bambini , la maggior parte rom, che frequentano la scuola di Barbulesti, un numero significativo rispetto alla grandezza del villaggio. Alcuni cittadini dicono che il merito è in parte degli sforzi di Cutitaru.

Ma non tutti apprezzano Cutitaru. Dragnea dice che il sindaco ha realizzato poco. “Distribuiscono i sussidi quando vogliono” dice Dragnea riferendosi al governo “Cutitaru non ha fatto nulla di speciale.”

Membro del Partito pro Europa, Cutitaru è in politica da 16 anni. É stato una membro dell’amministrazione di Armasesti, il paese di cui Barbulesti faceva parte fino allo scorso anno. Era conosciuto come il sindaco non ufficiale dei rom.

“Ho condotto la mia campagna visitando tutti. Ho parlato a tutti per farmi conoscere.” Dice Cutitaru “Ho riflettuto prima di fare questo. Ho calcolato i problemi che avrei incontrato. … Se non riuscirò a fare ciò che mi sono ripromesso, non mi candiderò per un nuovo mandato. Se invece ci riuscirò, mi candiderò una seconda volta.”

Non ha molto tempo. Cutitaru è stato eletto in elezioni speciali, tra due regolari votazioni. Rimarrà in carica ancora un anno e mezzo.

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Di Sucar Drom (del 27/07/2007 @ 09:53:40, in blog, visitato 2604 volte)

Discriminazione razziale e accesso alla giustizia: il nuovo ruolo dell’associazionismo
Nei giorni 18 e 27 settembre 2007, 9 e 18 ottobre 2007, rispettivamente a Udine, Bari, Palermo e Milano, dalle ore 9.00 alle ore 17.00, sono previste le Giornate di formazione “Discriminazione razziale e accesso alla giustizia: il nuovo ruolo dell’associazionismo”.
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Verona, un «fascista» all'Istituto per la Resistenza
Tre mesi di carcere per istigazione all'odio razziale, leader degli skinhead, dirigente della Fiamma Tricolore, membro del gruppo musicale "Gesta bellica", che come pezzi culto ha canzoni dedicate a Erik Priebke ("Il capitano") e a Rudolph Hess ("Vittima della democrazia") ma il loro hits è un pezzo antisemita: “Tu ebreo maledetto che ti arricchisci sulla pelle degli altri… giudeo senza patria, trovarti è stata dura ma con i tuoi soldi non fai più paura”... Quale curriculum migliore ..

Cecina, XIII Meeting Internazionale Antirazzista
Sabato 21 luglio è iniziato il XIII Meeting Internazionale Antirazzista, organizzato dall'ARCI Toscana, "Città Aperte: Genti, Generi, Generazioni" che terminerà il 28 luglio. Quest'anno ampio spazio è dedicato alle Minoranze Sinte e Rom, attraverso la presenza del Comitato Rom e Sinti Insieme, il 25 luglio, ma moltissimi sono gli eventi (scarica il programma).
Mercoledì 25 luglio alle ore 10.00, si apre l'incontro del...

Cecina, il Comitato Rom e Sinti Insieme presenta il documento in preparazione alla Conferenza sull’Identità Rom e Sinta in Italia
Ieri, 25 luglio 2007, il Comitato Rom e Sinti Insieme ha presentato il documento "spunti di riflessione per la Conferenza sull’Identità Rom e Sinta in Italia". Il documento è stato redatto a partire da sei quesiti posti dal Ministero dell'Interno al Comitato. Il documento è stato presentato ieri ufficialmente al Gov...

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Di Fabrizio (del 26/07/2007 @ 09:48:21, in media, visitato 2865 volte)

“Immaginare il futuro tra memoria e presente” : questo il titolo del DVD che contiene due cortometraggi e una pubblicazione cartacea sul popolo rom


“Immaginare il futuro tra memoria e presente” è il DVD realizzato dal Progetto Rom Toscana dell’Arci Toscana, che sarà presentato oggi durante la XIII edizione del Meeting Internazionale Antirazzista di Cecina.
Il DVD, che sarà distribuito gratuitamente, è un interessante lavoro di documentazione sul tema dei rom ed è diviso in tre parti:

  • la pubblicazione cartacea interna al cofanetto che conterrà vari scritti di operatori, politici ed esperti del settore;
  • un DVD-rom che sarà la parte interattiva con testi, collegamenti ipertestuali, video e gallerie fotografiche;
  • il DVD che contiene due cortometraggi, le gallerie fotografiche e i crediti.

Il Progetto Rom Toscana proporrà la presentazione di questo lavoro nei territori, nelle scuole e ovunque sia richiesto, ma soprattutto dove si voglia iniziare a contrastare la disinformazione e il pregiudizio nei confronti del popolo rom e a proporre un percorso comune e serio di cittadinanza.

Di seguito un breve estratto dell'introduzione al DVD

A partire dalla fine degli anni '80 l’ARCI Toscana e l’ARCI Territoriale di Firenze hanno costruito, attraverso un lungo e arduo percorso politico, i presupposti di un modello regionale condiviso per l'accoglienza degli immigrati, dei richiedenti asilo e delle minoranze, in particolare quella costituita dalla comunità Rom. Questo è stato possibile grazie alla coesione del movimento antirazzista, alla importante partecipazione di associazioni costituite da rom e alle Istituzioni che hanno accolto tali istanze.
In quegli anni l'emergenza era costituita dalla necessità di contrastare il mezzo violento dello sgombero forzato dei campi abitati da rom, come approccio risolutivo alle complesse problematiche relative all'alloggio e all'inserimento sociale. L'ideologia condivisa dei “campi nomadi, luoghi dell'apartheid, dell’emarginazione e dell’esclusione sociale, si è snodata attraverso l'approvazione di leggi regionali che in buona fede tentavano di tutelare il popolo rom e sinti (legge 17/88).
Con la legge regionale 73/95 si ottiene il superamento della definizione “campo nomadi” e inizia a svilupparsi la possibilità di soluzioni alloggiative differenziate sul territorio, che prevedono l'autocostruzione di strutture da parte delle stesse famiglie, il recupero di alloggi, l'edilizia popolare e, soprattutto, dimostrano la falsità della percezione sociale del rom come “nomade a tutti costi”, immagine pregiudiziale e in molti casi più che fantasiosa. La legge 2 del 2000 evidenzia finalmente la necessità di individuare in questo set di possibili soluzioni la scelta di interventi diversificati, che vadano cioè nella direzione più adeguata in base ai casi, alle risorse e alle opportunità di accesso ai vari servizi territoriali. Un grande passo in avanti è rappresentato dall’elaborazione dei due Protocolli Regionali che vedono finalmente superata l’idea di una legislazione ad hoc per il popolo rom e sinti garantendo, da un lato, la solidarietà e il sostegno nei confronti dei Comuni di accoglienza e di inserimento abitativo di nuclei rom e, dall’altro, introducendo l’importante tassello del Progetto Rom Toscana.
Il Progetto Rom presto diventa un modello metodologico di inserimento abitativo, di accompagnamento all'autonomia e di mediazione con le amministrazioni locali e il territorio, senza precedenti.
A questo punto del cammino, sarebbe bello pensare ad una Toscana che - avendo già rifiutato i CPT sul proprio territorio - si impegni a superare definitivamente il concetto dei “campi nomadi” nella pratica, nelle idee e nel linguaggio, non essendo altro che “spazi riconosciuti dell'emarginazione”.

(www.accoglienzatoscana.it)

25.07.2007

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Di Fabrizio (del 25/07/2007 @ 10:09:08, in Kumpanija, visitato 2450 volte)

Da Mundo_Gitano

GITANI, TRA LA TRADIZIONE PROPRIA E IL SOSPETTO DEI PIU'

POPOLO SENZA PATRIA
Por:
NICOLÁS NAGLE

I principali gruppi si trovano a Las Piedras e Maldonado. Vendono auto usate e pentolame. Sono violenti? Sono truffatori? Sono superstiziosi? I gitani rispondono

Anduve por muchos caminos
en ellos encontré Rom afortunados
en sus coloridas carpas.
También me encontré con Rom pobres.
¿De dónde vienen
con sus tiendas coloridas, recorriendo
los caminos? (*)

(*) Gelem Gelem (en romaní, "Anduve anduve")
.

A Maldonado c'è la principale concentrazione di Gitani dell'Uruguay. La maggioranza vive nelle tende ed altri costruirono case. Ma le case non impediscono loro di peregrinare vari mesi dell'anno in Argentina e Brasile per poi ritornare qui. E' durante questi viaggi che tutti i gitani, quelli più e quelli meno tradizionalisti, recuperano lo stile di tutta la vita.

A Maldonado vivevano 48 persone distribuite in cinque tende. In ognuna di loro viveva una famiglia. Due famiglie decisero di andare a Chuy. Ora sono 32 persone che risiedono sul terreno della municipalità. Di fronte a loro, dall'altro lato, c'è un insediamento costruito con pietre e legno.

Danilo Estorin è il "cacicco" e l'incaricato che "tutta sia a posto ed in ordine". Ha sostituito suo padre, che è partito per gli Stati Uniti per riunirsi ad altri gitani.

Danilo veste in maniera informale, con bermuda e una camicia aperta, ma la sua voce si distingue. Quando parla con gli altri membri della comunità lo fa in un dialetto proveniente dal Montenegro, l'ex provincia della Yugoslavia ora repubblica indipendente. "Quando siamo in famiglia, parliamo solo nel nostro idioma" segnala Estorin.

La scrittrice ed antropologa Teresa Porzecanski segnala che la lingua dei gitani, denominata romaní, "è il risultato di successive incorporazioni di diversi idiomi lungo oltre mille anni di migrazioni. Significa che il romaní è formato basicamente da incorporazioni di altre lingue, tra cui lo slavo".

Per questa ragione, molti gitani uruguaiani provenienti dalla zona balcanica dicono di parlare montenegrino o slavo. Praticamente sono tutti bilingue, perché sin da piccoli si insegna loro a parlare il romaní. Anni fa non erano soliti frequentare la scuola e tutto si imparava in famiglia. Ora i bambini sono inviati ai centri di insegnamento pubblici con il resto degli uruguaiani.

Sono le quattro del pomeriggio di un sabato tranquillo e soleggiato. Nella prima delle tre tende quattro gitani guardano la televisione. I due più giovani sono seduti su un sofà e gli altri due nelle loro rispettive camere. Dentro la tenda ci sono tutti gli sviluppi di una casa qualsiasi. Sul pezzo di terra c'è una cucina a gas e infinità di pentole e piatti rilucenti. Nello stesso ambiente ci sono a vista armadi per i vestiti, una gelatiera, tende, sedei, una tavola con tovaglia... ed un gruppo di galline e pavoni che passeggiano entrando ed uscendo dalla tenda, che tiene i teloni aperti per far passare l'aria. Niente sembra fuori posto.

Pietre sulle tende

Elías Marcos, il più anziano del gruppo, risponde amabilmente alle domande, senza spostarsi dalla sua stanza. Quando lo si interroga sul suo nome, risponde che tra i gitani è comune chiamarsi Marcos, Nicolás o Jorge. Racconta che vive da 20 anni a Maldonado, e che gli piace vivere in questa maniera "perché è tradizione".

- Non fa freddo in inverno?

- No - dice Elías -, prendiamo una salamandra e rimane più calda che una casa.

Si lamenta dell'Intendencia perché non viene a tagliare l'erba. Ha inviato tre sollecitazioni ma non ci fanno caso, dice. Elías vive con sua moglie e i loro sette figli. Javier Marcos, uno dei suoi nipoti, lo accompagna stasera. Veste e si vede come un gitano: alto, moro, occhi e capelli neri. Camicia dello stesso colore, stivaletti e polsiere dorate. Sull'avambraccio una "K" tatuata come ricordo di una fidanzata. O qualcosa di simile.

- E cosa fai durante il giorno?

- ... do una mano con qualche lavoro, oppure vado a visitare altri gitani o la mia fidanzata.

- Hai solo fidanzate gitane?

- No, no, le tengo di tutte e due - dice ridendo degli scherzi degli altri.

La comunità accetta i matrimoni tra gitani e creoli, qualcosa d'impensabile anni fa. Sul tema dei matrimoni i costumi stanno cambiando. Elías Marcos dice con aria rattristata che la sua unica figlia si è sposata con un creolo e che vive con lui nella sua casa.

¡Oh Rom!,

¡Oh muchachos!

Rom, hermano,

una vez también yo tuve una gran familia

"Sempre tirano pietre alle tende, questo succede da sempre, da mille anni," dice Danilo Estorin, cacicco del posto. Il popolo gitano, o rom, è originario dell'India ed iniziò il suo lungo peregrinare verso l'ovest nel secolo X. Non si conoscono le cause esatte della migrazione, anche se alcune leggende gitane segnalano che fu una guerra con i musulmani che li obbligò ad abbandonare il loro paese. Da allora, si sono dispersi in quasi tutto il mondo, discriminati e perseguitati.

Questo ha fatto che molti di loro siano gente malfidente. Estorin ha una visione abbastanza critica sull'immagine che gran parte della società ha dei gitani. Inclusi i mezzi di comunicazione che mostrano pellicole o telenovele come El Zorro, la espada y la rosa, presentata da Canal 4, che, secondo lui "mostra i gitani come schizofrenici".

Neanche le notizie sono buone. Perlomeno quelle che hanno a che vedere con loro. Nel giugno 2006 per descrivere una banda di ladri che operava a Rivera, un giornale titolo senza mezzi termini: Gitani truffatori posarono le loro ire su Guichón e la convertirono nella città eletta. Qualche giorno prima avevano titolato: Miscuglio di banditi: gitani, avvocato brasiliano, fattore ed altri processati per furto d'auto. Estorin non considera giusto che per colpa di pochi tutti debbano pagare, dice riferendosi ai gitani implicati nei furti d'auto e ad un altro accusato di aver ucciso a Rivera due poliziotti brasiliani.

- E si nota quando esce una notizia simile?

- Chiaro, la gente che ci conosce comincia a guardarci male e non possiamo lavorare. Per strada ti indicano e ti trattano come malvivente. La maggior parte delle persone ci vede e dice: "¡Uy, un gitano!". E' come se avessimo la lebbra.

Un anno fa, i vicini dell'accampamento tiravano pietre, però il problema "si risolse", dice Estorin senza fornire altre spiegazioni. Da tutte le parti, i gitani hanno sempre avuto fama di bravos. Secondo Porzecanski, è un pregiudizio. "Non sono più o meno violenti di qualsiasi altra persona. Se portano coltelli, cosa che è probabile negli uomini, è più per tradizione che per attaccare qualcuno", sostiene riferendosi al costume di portare armi bianche. I gitani sono considerati maestri nel maneggiare il coltello.

Molti uruguaiani dicono che non sono violenti. Héctor Campoy è meccanico ed ha molti affari con i gitani. "E' una bugia quel che si dice. La gente li associa alla droga e al contrabbando, però non è vero e lo dico io che tratto con loro".

A proposito, dice Danilo Estorin: "I gitani vogliono passare per bravos più di quanto lo siano". Quando gli si chiede sui gitani che si difendono in gruppo, risponde: "Se si tratta di una persona contro un'altra, noi non ci mettiamo. Ognuno risolva i suoi propri problemi". Secondo lui, si interviene solo in caso di "abuso"."Se son dieci contro uno, lì si interviene," dice, considerando esaurito l'argomento.

Commerciante sì, impiegato giammai

Vengan conmigo Rom del mundo entero,

nuevamente los caminos

se han abierto.

I gitani sempre sono stati commercianti nell'anima. In Uruguay si dedicano alla compravendita di automobili, attività che generalmente è a carico degli uomini. Le donne si incaricano della vendita di pentole ed utensili da cucina.

Andrés Nicolau, gitano di origine brasiliana sposato con una uruguaya, è chiaro quanto alla vocazione autogestionaria: "Imponiamola nostra disciplina, non permettiamo che nessuno da fuori ce la imponga".

Una delle principali differenze che vede tra il suo popolo ed il resto della gente è la posizione sociale. "Un gitano non andrà mai a lavorare come impiegato", dice orgoglioso con la sua voce pausata ed accento brasiliano, mentre traffica con il motore di un'auto. Nicola ha lasciato la tenda da anni ed ora risiede in una casa con la sua famiglia.

I gitani sono vincolati all'occultismo e alle arti pagane. Il malocchio ed i tarocchi sono stati patrimonio delle donne gitane.

Malena Natalia Marcos non si interessa della maggioranza di queste tradizioni. Lei si dedica a leggere le palmi della mano. Imparò da sua madre. "E' un dono che teniamo", dice Malena.

Secondo il libro Secretos de la adivinación gitana di Raymond Buckland, il metodo gitano di divinazione contiene più capacità di osservazione che poteri esoterici.

Il metodo di "lettura fredda" richiede alcune abilità: utilizzare generalizzazioni (gli uomini sono interessati al loro lavoro e al potere; le donne, agli affetti, ecc.), richiede una buona dose di intuizione personale (per captare nell'atto lo stato mentale del cliente), molta diplomazia e un messaggio che mescoli adulazione ed attenzione ("lei è una brava persona, però c'è qualcuno con pochi scrupoli che intende approfittarne").

Oltre il suo lavoro, Malena assicura di non essere superstiziosa. "Non crediamo nelle magie", dice, demolendo un altro mito gitano. In Uruguay i gitani si dichiarano cattolici, anche se non frequentano messa. Malena, che abita nella terza tenda, si è fermata a curare suo padre che è infermo. Il resto delle donne sono andate a Punta del Este, avenida Gorlero, luogo che frequentano per augurare buona fortuna ai turisti, un'immagine che ormai appartiene alle cartoline.

I gitani non ammettono di essere supersiziosi. Però Héctor Campoy, loro vicino per anni a Las Piedras, segnala che abbandonarono la città dopo che due gitani perirono in un incidente causato da un autobus interdipartimentale, nel quale morirono varie persone.

Seppellitemi in piedi

Ahora es el tiempo.

¡Oh Rom!,

¡Oh muchachos!


In Uruguay non si conosce la cifra esatta dei gitani. Secondo la comunità, sarebbero circa 400 persone. Però si dovrebbero aggiungere la popolazione fluttuante proveniente dai paesi frontalieri.

In Argentina si stima risiedano 300.000 gitani ed in Brasile tra i 700.000 e il milione. In tutto il mondo, le stime variano tra i dieci ed i 12 milioni di romaníes, secondo stime delle Nazioni Unite.

La discriminazione verso il popolo gitano incontra in parte le sue ragioni nel carattere chiuso della comunità. Questa situazione provoca sospetti e timori.

Le particolarità generano rifiuto nei vicini. Uno dice: "Si dedicano alla compravendita di auto, in genere di macchine care", sostiene. "I gitani hanno un camioncino 4 x 4 durante il fine settimana e un paio di giorni più tardi se la 'danno a gambe'" dice un altro vicino, aggiungendo: "Non stanno quieti un momento. Gente che va e viene costantemente. Il detto 'vivere come gitani' è tale e quale", conclude.

La cultura popolare si incarica di rafforzare un'immagine negativa. Le pellicole e i programmi televisivi li mostrano come gente pericolosa, gelosa delle proprie donne, sempre occupati in affari torbidi.

Come segno di questi pregiudizi, la Real Academia Española applica il codice al concetto di gitano. Nelle sue accezioni è tutto un giudizio di valore: gitano è chi "truffa oppure opera con l'inganno". Tutto contribuì a diffondere stereotipi:  ladri, mentitori, violenti, sporchi, superstiziosi, al margine della legge.

La tipologia di sospettati naturali li ha resi protagonisti di grandi persecuzioni. L'8 settembre 1439 furono espulsi dalla Francia, da tutta la Svizzera nel 1471, dalla Germania nel 1500 e condannati a morte in Inghilterra nel 1514. Nel secolo XVII il Portogallo li deportò in America. Schiavizzati in Ungheria e Romania. Nel 1749, il re Ferdinando VI organizzò una caccia generale dei gitani, chi chiamò "La gran retata".

Il nazismo li incorporò nella lista del genocidio. 200.000 di loro andarononei campidi concentramento. Alcune fonti menzionano cinque milioni di gitani.

Sino al 1978 la Guardia Civil spagnola aveva raccomandazioni speciali sui gitani: "Si vigilerà scrupolosamente sui gitani, col riconoscimento dei documenti, il confronto di segni particolari, osservare i loro vestiti e indagare sul loro modo di vita".

Laq soffernza senza patria e senza terra è parte dell'impronta. Un vecchio proverbio romaní  assicura che il sentimenti permane nel folclore: Sa-muro trajo, beshlem be chengende, che tradotto significa "Seppellitemi in piedi, tutta la vita sono stato in ginocchio".

¡Oh Rom!,

¡Oh muchachos!

Recorramos nuevos caminos.

¡Vamos! que la esperanza de tiempos mejores

es la que nos guía cada día.


Una possibile origine. Un lindo paese chiamato Sind

"Prima avevamo un gran re, un gitano. Era il nostro principe, il nostro re. I gitani vivevano assieme in un unico posto, in un paese grazioso. Il nome del paese era Sind. Lì c'erano felicità ed allegria. Il nome del nostro capo era Mar Amengo Dep. Aveva due fratelli. Uno si chiamava Romano e l'altro Singan. Era buono, ma dopo ci fu una gran guerra. I musulmani causarono la guerra. Trasformarono il paese gitano in cenere e polvere. Tutti i gitani lasciarono il loro  paese. Cominciarono a vagare come poveri in altri paesi, altre terre. In questo tempo, i tre fratelli partirono assieme ai loro inseguitori. Alcuni finirono in Arabia, altri a Bisanzio o in Armenia. Leggenda gitana.

La teoria più accettata sull'origine del popolo romaní è che procedettero dal Punjab, una regione alla frontiera tra India e Pakistan. E' un'ipotesi che non è mai stata provata, ed altre supposizioni più moderne segnalano che le loro radici sono ebraiche.

In ogni maniera, le loro origini rimangono oscure e sono state oggetto di ogni tipo di fantasie e leggende. Alcuni li considerano discendenti di Caino, che dopo aver ammazzato Abele, fu condannato da Dio a vagare in eterno. "Quando lavorerai la terra non ti darà frutti, sarai vagabondo e fuggitivo sulla terra", sostiene la Genesi da cui sorge la leggenda del nomadismo gitano. Un altro mito, sulle origini dei gitani li segnala come i ladroni di Cristo. Questo atto li avrebbe condannati a girare per il mondo senza arrivare al proprio destino.

Se ci atteniamo alla versione più comunemente accettata, che situa i gitani originari dell'India, i primi destini del popolo gitano sarebbero stati Afganistán, Irán, Armenia e Turchia. Nel secolo XIV sarebbero arrivati in Egitto ed un secolo più tardi in Europa.

In un primo momento furono ricevuti in buona maniera dai re degli stati europei che li vedevano come pellegrini cristiani. Però con i tempi la situazione cambiò ed un secolo più tardi cominciarono ad essere perseguitati perché non si adattavano e non potevano essere assimilati. Nel secolo XIX arrivarono in America.

I gitani migrarono in questa regione contemporaneamente ad altre centinaia di migliaia di europei in cerca di nuove opportunità. L'ultima grande ondata migratoria ha avuto luogo con la caduta del muro di Berlino nel 1989. I gitani iniziarono a partire dai paesi dell'ex blocco socialista verso le nazioni ricche dell'Ovest.

Tomado de: El País Digital.

PRORROM

PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA / PROTSESO ORGANIZATSIAKO LE RROMANE NARODOSKO KOLOMBIAKO

[Organización Confederada a Saveto Katar le Organizatsi ay Kumpeniyi Rromane Anda´l Americhi, (SKOKRA)]

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Di Fabrizio (del 24/07/2007 @ 09:35:42, in lavoro, visitato 2546 volte)

Da La voix des Rroms

Saint-Ouen lotte n° 67 - luglio 2007

" Osserva la mia città, si chiama bidone, bidone, bidonville, vivere lì è cotone (... ]Dammi la tua mano compagno, ho cinque dita io anche, ci si può credere uguali (...)"

Claude Nougaro - Maurane

A Saint-Ouen, al termine della via Ardoin, vicino alla Senna, una bidonville dispiega la semplicità della miseria generata dall'implosione delle società dell'Europa dell'Est, la caduta delle pareti e barriere doganali, la vittoria del "libero" mercato e della "libera" concorrenza nell'Unione europea degli azionisti. Lasciati per conto, Rroms ad esempio, sono trattati da anni come paria. Prima della caduta, avevano lavoro, ma sono ora colpiti dalla disoccupazione. Allora fanno ciò che hanno fatto i nostri antenati Bretoni, Auvergni, ciò che hanno fatto gli Spagnoli, i Portoghesi, gli Algerini, i Marocchini ed altri Africani negli anni 60 ed ancora ora: partono verso le città dove c'è lavoro, nell'Europa dell'Ovest.

Quale lavoro? Un lavoro al nero nel bastimento, nel settore alberghiero, nella ristorazione. "Continua, ti pago il mese prossimo." "A volte sono pagati alla fine del secondo mese, a volte no." "Spostati tu, non avrai nulla di tutto". Queste sezioni di due mesi di lavoro clandestino non pagato sono frequenti. Grazie proprietari. Quale ricorso hanno? Ricominciare altrove sperando di avere più possibilità. Mendicare. Di ricorso legale non ce n'è. Anche in queste condizioni, la concorrenza è dura. In estate i bordi dell'unità periferica si coprono di tende occupate da lavoratori e studenti dei paesi dell'Est che, loro, non sono paria nel loro paese, ma che sono anche disoccupati. Che cercano di rientrare al paese con un po'di denaro. Gli sfortunati, a volte non hanno neppure che rientrare. Ma quando la possibilità è là, un giorno di salario qui, è il salario di un mese là. Studenti bulgari guadagnano in due mesi di che vivere durante un anno di studi. La situazione dei Rroms è diversa. Rari sono coloro che riescono a guadagnare abbastanza denaro per inviarne un po'in Romania, in Bulgaria, in Ungheria per migliorare la vita nel ghetto in cui vive la loro famiglia. La maggior parte è inchiodata qui dove la miseria è meno dura che là ed il dispetto della gente "brava" meno pesante.

A questa semplicità estrema della disgrazia ci sono soluzioni estremamente semplici: "Oh, bidonvilles nel 2007!" Quale vergogna! Toglietela della mia vista immediatamente! "D'espulsione in espulsione, la miseria e la precarietà dei Rroms aumentano ogni volta." Ma il problema non è risolto.

8 Milioni di Rroms sono cittadini europei, collegati da una cultura ed una lingua, il rromani, una lingua indo-europea. Un popolo senza territorio che non richiede territori. Ma il diritto di vivere normalmente nei vari paesi dell'Europa, il diritto ai "diritti dell'uomo e" ai diritti del bambino "e" alla parità delle opportunità ", come tutti."

Un inizio di soluzione, ad esempio a Aubervilliers, un terreno del comune dove devono essere sistemate case prefabbricate, a Bagnolet, la costruzione di chalets, dopo molti anni d'alloggio caotico in una costruzione comunale abbandonata. Un inizio di soluzione è l'accompagnamento sociale che permette di trovare un lavoro meno precario, scolarizzare i bambini, integrarsi a termine in un alloggio classico, è il bilancio di "riassorbimento delle bidonvilles" individuato dal consiglio generale ed è efficace soltanto se i municipi lo utilizzano.

Un inizio di soluzione, sono che i municipi abbiano meno timore di mettersi sul problema perché avranno meno timore delle reazioni dei diretti più semplicistici. Un inizio di buona soluzione, è la tua solidarietà, abitante di Saint-Ouen.

Dammi la tua mano, compagno, hai cinque dita tu anche, puoi renderti utile!

Mathilde

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