Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 18/05/2007 @ 10:00:38, in scuola, visitato 2136 volte)
«Se fosse vero che a causa dei nomadi gli altri bambini restano indietro, in
pochi anni avremmo chiuso. Invece... E poi abbiamo il riscontro delle scuole
medie. I nostri alunni non hanno nulla da invidiare agli altri, quelli che
vengono dalle altre scuole elementari. Anzi...».
A parlare è Antonio Perazzi, uno dei maestri della scuola elementare
"Francesco Baracca" di Mestre. Una scuola di frontiera, come di frontiera era
l'esperienza del pilota cui è intitolata, che andava su e giù per i cieli a
battagliare con quegli aerei di "carta" che si facevano nel primo '900.
Una multiformità che non si nota. Un dato solo: alla "Baracca", su una
settantina di iscritti, circa venti sono rom o sinti. Anzi, quasi tutti
sinti. O, per dirla che la capiscano tutti, zingari.
Sono i bimbi del vicino campo di via Vallenari, quello di cui si parla sui
quotidiani un giorno sì e l'altro pure perché si progetta di spostarlo e di
collocarlo in un'altrea area, appositamente attrezzata.
Però, entrando a scuola ci si rende ben poco conto, di primo acchito, di questa
sorta di record da Guinness: tutt'al più si osserva qualche bambino che ha la
pelle più scura. Ma sono gli stessi che all'intervallo stanno giocando insieme
ad altri dal colorito molto italiano. E anche in classe i ragazzini che potresti
immaginare di altra etnia sono sparpagliati qua e là per l'aula: scelta degli
insegnanti, che cercano di favore l'osmosi e scoraggiano la formazione di
gruppetti fissi, legati magari dall'etnia.
Quando poi cominciano ad aprir bocca e a fare domande all'ospite (il cronista),
vanno a raffica, senza distinzioni, curiosi anche di sapere quanto guadagna un
giornalista.
La "Francesco Baracca" è uno degli avamposti dell'integrazione. E anche se non è
tutto rose e viole, è un'esperienza di formazione e di condivisione culturale
che da anni sta dando lusinghieri risultati.
Alessandra Bressan, storica insegnante della "Baracca", dove ha passato
più di trent'anni, si ricorda bene la situazione degli esordi. Allora sì la
continuità della presenza a lezione degli alunni nomadi era una quasi-utopia. E
il senso della disciplina e il rispetto delle regole e degli orari erano ben
lungi dall'essere acquisiti.
Cos’è cambiato da trent’anni fa. Alessandra Bressan ha smesso di
insegnare pochi anni fa, ma la passione per la sua scuola e per questo cocktail
inusuale di umanità la tiene ancora avvinta al complesso scolastico che si trova
in fondo a via Bissuola: era lì anche per organizzare, qualche settimana fa, il
concorso "Io e gli altri", con la successiva premiazione dei disegni elaborati
dagli alunni.
Da trent'anni fa la "scuola degli zingari" è cambiata. Non nel senso di una
forzata assimilazione, ma in quello di un progressivo avvicinamento fiducioso:
«Si è via via creato un rapporto di fiducia con i genitori», sottolinea il
maestro Perazzi.
I segni del cambiamento possono sembrare piccoli, ma sono importanti: da qualche
anno i piccoli sinti si fermano a mangiare alla mensa scolastica; prima non
accadeva. Oppure tornano al pomeriggio, nelle giornate di rientro; prima non
accadeva.
E non accadeva neppure - ricorda il maestro Nerio Bellemo - che venissero
in gita. Adesso, invece, le mamme si fidano e, anche se mantengono un po' di
ansie iper-protettive, affidano i loro figli agli insegnanti: «Purché - aggiunge
qualcuna - lei, maestro, tenga mio figlio per mano».
Un saluto dalla curva. Parimenti, i papà sinti manifestano, magari un po'
a modo loro, il compiacimento di avere i propri ragazzi a scuola: all'intervallo
si avvicinano al cancello per fare un buffetto ai figli che giocano in cortile;
oppure passano in auto e dal curvone danno un colpo di clacson per dire ciao ai
bimbi.
E i nei? E le incomprensioni o le distanze culturali ? Non sono scomparse del
tutto. Anche se il nomadismo è sempre meno diffuso, capita anche oggi che
qualche famiglia del campo di via Vallenari ad un certo punto prenda su baracca
e burattini e se ne vada, anche per qualche settimana. Il che non fa certo bene
alla continuità didattica.
Ma la novità è che un bambino (è successo qualche mese fa) chiami al telefono il
suo maestro per dirgli: «Io voglio stare lì con te, nella mia scuola a Mestre».
Così anche le difficoltà linguistiche che, sia pure più contenute di un tempo,
persistono, sono controbilanciate da aspetti positivi: «Chiedo ai miei alunni -
esemplifica Bellemo - di aiutarmi a spostare i banchi o di prestare una matita a
chi se l'è dimenticata? I più gentili e più veloci sono i nomadi».
Di buono perfino gli odori. Certo, bisogna che gli insegnanti siano
uniti, appassionati. Non è che alla "Baracca" ci debbano essere dei maestri con
una marcia in più: in tante altre elementari - anche se la cosa non finisce in
prima pagina - ci sono educatori competenti e generosi.
Ma alla "Francesco Baracca" bisogna aver presente che si è comunque immersi in
un'esperienza pilota. Perdipiù, in una scuola piccola, si instaura un clima di
comunità. Se ne fa portavoce Antonio Perazzi: «Con i colleghi si è costruita una
vera sintonia. Ma se devo dire perché io mi trovo bene ad insegnare qui, dico
che è perché ritrovo la spontaneità, la freschezza, quel modo affettuoso e
riconoscente di fare che vedevo negli alunni delle mie prime esperienze da
maestro, quando, in un paese delle colline emiliane, insegnavo in una scuola di
campagna pluriclasse: 7 bambini dalla prima alla quinta. Perfino gli odori - di
fresco e di aperto - ho ritrovato nelle classi qui alla "Baracca"».
Di Fabrizio (del 17/05/2007 @ 09:47:45, in Italia, visitato 1961 volte)
Da
ChiAmaMilano
I settanta Rom al parco Lambro avevano mobilitato
oltre un migliaio di persone terrorizzate dal loro arrivo, ma in via Feltre
pochi hanno paura
Esattamente un mese fa partiva da Piazza Udine e si
svolgeva lungo via Feltre
un gremito
e vivace corteo di protesta contro l'insediamento di un gruppo di Rom in
una struttura all’interno del Parco Lambro.
Espulsi da
Opera, dopo un feroce presidio di molti abitanti del paese alle porte di
Milano durato per oltre un mese, una settantina di nomadi –di cui oltre la metà
bambini– erano stati accolti da Don Colmegna presso la sede del Caes situata
all'interno del parco.
L’11 aprile
erano
oltre un migliaio a manifestare, tra i soliti slogan che suonano ormai
sempre più come vere e proprie “dichiarazioni di guerra”: non solo residenti e
commercianti della zona preoccupati dell'ulteriore disagio che questi nomadi
avrebbero arrecato ad una zona già da tempo in evidenti condizioni di degrado,
ma anche e soprattutto esponenti di Lega e Alleanza Nazionale. Politici per cui
la “caccia ai Rom” è diventata il cavallo di battaglia, la bandiera da
sventolare all'infinito, il simbolo per eccellenza della lotta a tutti i mali.
A quattro settimane di distanza dalla “marcia anti-rom”,
siamo tornati in Piazza Udine e in via Feltre
per tentare di captare gli umori di chi in quelle zone ci vive o ci lavora
(ascolta
le interviste audio). Se davvero l'arrivo dei nomadi abbia comportato
gravi problemi a livello di ordine pubblico e sicurezza, sarebbe prevedibile
aspettarsi dichiarazioni agguerrite o quantomeno preoccupate. Nulla di tutto
ciò. I “nuovi barbari” che avrebbero dovuto rubare, borseggiare, aggredire non
hanno fatto nulla di tutto questo.
Sorprenderà allora i sostenitori del corteo dell'11 aprile scoprire che tra gli
intervistati, molti dei residenti del quartiere non solo non hanno avvertito
alcuna minaccia dalla “pericolosa e consistente orda di Rom”, ma addirittura non
erano a conoscenza dell'insediamento degli stessi in Parco Lambro.
“I Rom? Non ne sappiamo niente, forse in altre zone, qui non ce ne sono”
sostiene una coppia di anziani che passeggia per la piazza.
“Non sapevo nemmeno ci fosse stata una manifestazione. Abito in zona ma non mi
interesso della questione” dichiara un'altra signora.
“Io di differenze non ne ho viste da quando si sono sistemati nel parco. Forse
dovreste chiedere nei negozi”, suggerisce un altro intervistato.
E in effetti è proprio una commerciante a raccontare che “i Rom non lavorano,
tirano a campare. Non è giusto che stiano nel parco, dove giocano i bambini. Se
fossi una mamma avrei paura. In negozio entrano per rubare, bisogna avere mille
occhi e non perderli di vista. Rubano di tutto, anche le saponette, nonostante
poi non le usino. Rubare fa parte della loro cultura”. Ma, per il momento non le
hanno rubato niente. Eppure la signora non si scoraggia, anzi è sicura, i Rom
prima o poi entreranno nel suo negozio a rubare qualcosa, qualsiasi cosa, anche
le saponette che non usano.
Dichiarazioni, queste, che in fondo rievocano i consueti e incrollabili luoghi
comuni dello “zingaro che ruba i bambini” o dello “zingaro che non si lava”.
Al di là delle generalizzazioni, a Piazza Udine si respira un clima tutt'altro
che allarmata.
A conferma, forse, che l'obiettivo effettivo della manifestazione di un mese fa
era mettere in atto l'ennesima manovra politica e mediatica mirata alla
stigmatizzazione dello straniero, tanto diverso da noi e tanto responsabile dei
malanni della nostra società.
Giulia Cusumano
Di Fabrizio (del 16/05/2007 @ 09:40:08, in scuola, visitato 2993 volte)
Da
Roma_Shqiperia
La maggior parte dei bambini rrom vive in condizioni socio-economiche
estreme, sono presenti contingenze negative e queste sono collegate ad
insufficienze materiali per ottenere l'educazione dei bambini. La maggior parte
delle contingenze negative sono collegate all'analfabetismo che a sua volta è
conseguenza dell'assenza di educazione prescolare e scolare, una situazione che
accompagna i bambini rrom per tutta la loro vita. In questa condizione il
loro livello di scolarizzazione peggiora continuamente, ciò diventa palese nelle
classi seconde e terze quando diminuiscono le loro capacità di assimilazione.
Un'altra causa seria è che molti bambini non sono registrati negli uffici
pubblici [...] La ragione è connessa ai matrimoni prematuri (13-17 anni) delle
ragazze rrom.
Cattive condizioni e vita in miseria, senza un riparo, senza il minimo delle
comodità sono conseguenza della tradizione di vivere in case temporanee dove
l'assenza del minimo indispensabile è evidente. Queste sono le ragioni che
impediscono una normale educazione e la creazione della loro personalità futura.
Come conseguenza i bambini rrom interrompono i loro studi, abbandonano la
scuola, il numero degli analfabeti aumenta, questo porta all'aumento dei
consumatori di droga, delle vittime di traffico di persone e dei bambini che
lavorano in nero ecc.
Tenendo conto di queste situazioni, cresce la necessità di assicurare non
solo il livello di vita socio-economico. Queste sono le premesse, ma noi
lavoriamo per assicurare la continuità nell'educazione per tutti i 9 anni del
sistema scolastico attraverso la creazione di condizioni e di un sistema
ausiliari.
La realizzazione di insegnamento supplementare può essere un metodo efficace
per aiutare gli studenti nei campi dove mostrano inferiorità. Lezioni
complementari danno la capacità di assorbire i programmi educativi.
Alcune indagini, assieme alla nostra esperienza, mostrano che le zone
più problematiche sono quelle dove sono diffuse le minoranze rrom, che devono
essere considerate separatamente, conformemente ai loro bisogni. Tra queste ci
sono: Allias (Kinostudio) , Selite, Nishtulla Nr 3, Tirane, Fushekruje , Shkozet
Durres , Rrapishte Elbasan, Bilisht, Kullair Korce , Baltez Fier, Levan Fier,
Llakatund Vlore, Morave Berat,
E' necessario aiutare lo sviluppo delle condizioni socio-economiche. Lo
sviluppo della continuità scolastica sarà primariamente assicurata creando le
condizioni per la frequenza e il non abbandono scolastico. La nostra sfida è la
frequenza nei 9 anni obbligatori.
Questa è una ragione perché pensiamo che la realizzazione di insegnamento
supplementare può essere un metodo efficace. Gli studenti dovrebbero essere
aiutati nelle materie dove mostrano deficienze. Le lezioni complementari li
rende in grado di assorbire i programmi educativi.
Molti dei bambini rrom, specialmente quelli di famiglie nel bisogno, hanno
serie deficienze che li allontanano dalla normale frequentazione della scuola
media pubblica.
Come è indicato nel programma dell'Atto Fondativo dell'organizzazione Rromani
Baxt Albania, una delle priorità nel campo dell'educazione è il preservare
ed imparare la lingua rrom. Giudichiamo la lingua un elemento fondamentale
dell'identità rrom, da salvare dall'assimilazione, che è una naturale
conseguenza della coesistenza con la maggioranza. E' importante coltivare
parametri contemporanei dellostandard della lingua rrom.
Il nostro desiderio è importante, ma non basta. Donatori come CCFD Francia e
CORDAID Olanda aiutano il nostro progetto ad Alliasi (Kinostudio) . Entrambe
tentiamo di insegnare la lingua rrom con metodi innovativi e questo non basta.
E' necessario il sostegno con testi pedagogici, con letteratura appropriata che
permettano sistemi moderni per l'insegnamento della lingua.
La creazione di una modesta infrastruttura, coadiuvata con audiovisivi, con
pubblicazioni illustrate, con racconti filmici permettono l'assorbimento della
lingua rrom alle giovani generazioni. E' evidente il bisogno di insegnanti rrom,
la loro preparazione pedagogica, la creazione di un gruppo solido, capace di
insegnare il rromanes in tutta la sua profondità.
Nel processo educativo, sin dai primi anni si notano deficienze
nell'equipaggiamento con testi scolastici e letterari, [...]
E' importante fornire aiuto finanziario agli studenti talentuosi di livello
economico più basso, per pagare le spese scolastiche e di alloggio nei casi in
cui studino in altri distretti.
I Rrom che frequentano il ginnasio hanno deficienze in diverse materie e in
quelle comprese nell'esame di maturità, che sono di speciale importanza come
parte dei test obbligatori per accedere all'università.
L'esperienza condivisa dice che la realizzazione di insegnamento supplementare
per quanti frequentano il ginnasio può essere un metodo efficace. I ragazzi
andrebbero aiutati in quelle materie dove provano inferiorità. Le lezioni
complementari permettono loro di passare i test per andare all'università.
E' possibile rendersi conto che la creazione delle condizioni richieste, si
incontra con la crescente sensibilità per la creazione di un'intelligenza rrom,
che permetterà il raggiungimento di livelli professionali ed educativi, una
obbligatoria richiesta del mercato del lavoro e l'integrazione dei più giovani
nella società.
La creazione di una generazione rrom scolarizzata, con un contemporaneo
livello nella teoria e nella pratica, sono la premessa per la loro inclusione
nelle strutture amministrative, tra cui quelle dove la presenza dei rrom è
importante per la comunità.
Questa orientazione socio-economica come priorità della strategia di Rromani Baxt Albania
vede giovani ragazzi e ragazze rrom che abbiano l'ambizione di frequentare le
università, qui o all'estero.
Per quanto sopra descritto, questi sono gli obiettivi e priorità:
· 1.1 Educazione prescolare.
· 1.2 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per assicurare la
frequenza della scuola pubblica e il suo non abbandono.
· 1.3 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per
assicurare la frequenza della scuola media.
· 1.4 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per
assicurare la frequenza dell'università.
·
1.5 Protezione, coltivazione ed assorbimento del linguaggio rrom, che significa
la creazione di una infrastruttura con significati e sviluppi didattici,
formazione dello staff didattico che seguirà l'insegnamento della lingua rrom.
Pubblicazione di letteratura pedagogica, illustrati, audiovisivi, che
aiutino l'apprendimento della lingua rrom conforme agli standard attuali.
Suscettibilità dell'opinione pubblica e pressione democratica per includere
l'insegnamento della lingua rrom nei programmi della scuola pubblica,
soprattutto dove esiste un'alta percentuale di popolazione rrom.
Devlesar
Furtuna
Rromani Baxt Albania
Address: Rruga "Halit Bega", Nr. 28, Tirane
Tel/Fax: 00 355 4 368 324, E-mail
afurtuna@albaniaonl ine.net
Di Sucar Drom (del 15/05/2007 @ 10:20:24, in blog, visitato 1986 volte)
Giornata Internazionale della Famiglia (Family Day)
In vista della giornata internazionale della famiglia, 15 maggio, quattro reti
non governative – ENAR (European Network Against Racism), ILGA (International
Lesbian and Gay Association), AGE e EWL (European Women's Lobby) – hanno
rilasciato un comunicato stampa congiunto per ricordare all'Ue che ogni
definizione di "fami...
La razza e la schiavitù
Presentiamo la seconda parte della relazione "La razza tra scienza e mito"
proposta il 21 Marzo giornata mondiale contro il razzismo, da Diego Saccani,
Daiana e Manuel Gabrieli che svolgono l'anno di Servizio Civile all'Ente Morale
Opera Nomadi Sezione di Mantova.
La giornata di studi promossa da Sucar Drom, dall'Istituto ...
Schio (VI), i ragazzi del liceo incontrano una famiglia sinta
Il 10 maggio Teresa Braidich, Sucar Drom di Vicenza, ha accolto nella sua
campina (roulotte) una classe del Liceo Tron di Schio. La famiglia Braidich,
cacciata dal proprio terreno da un comune limitrofo, ha trovato una sistemazione
in un'area "abusiva" con il tacito consenso dell'Amministrazione Comunale di
Schio. Di seguito la cronaca del pomeriggio, redatta dai ragazzi
La giusta st...
Anguillara Sabazia (Roma), il Sindaco ribadisce il suo no ai Rom capitolini
In merito alle voci di un presunto trasferimento di un campo nomadi ad
Anguillara, che ho provveduto già a smentire con una dichiarazione alla stampa,
constatando che c’è chi si ostina a far circolare ad arte, evidentemente in
malafede, dicerie in questo senso, ritengo doveroso denunciare questo ignobile
tentativo, da parte di qualche regia occulta, di spargere tra la popolazione
preoccupazioni ed ...
Bergamo, la discriminazione diventa un business?
Tutte le organizzazioni europee ed internazionali affermano che in Italia le
minoranze sinte e rom sono discriminate e segregate ma naturalmente la
maggioranza degli italiani, istituzioni comprese, non lo vuole riconoscere. Oggi
sembra che una famiglia di rom (?) abbia pensato di utilizzare a suo vantaggio
la discriminazione. Ecco cosa sembra che succeda a Bergamo.
Un Rom si presenta in una ...
Castel Goffredo (MN), dialoghi sulle pari opportunità per tutti
La sera di giovedì 10 maggio, nella Sala Civica di Castel Goffredo (MN), si è
tenuto il dibattito pubblico “2007 Anno Europeo per le Pari Opportunità per
Tutti”. L’incontro è stato organizzato dal gruppo consiliare "Le-Ali Uniti per
Castel Goffredo", in collaborazione con l’Istituto di Cultura Sinta. A dialogare
con il pubblico c’erano Carlo Berini (Istituto di Cultura Sinta), Nedo Consoli
(ARCI G...
Cara Repubblica, perché alteri i dati per sostenere una tesi politica?
Da alcuni giorni è in atto, da parte di uno dei principali quotidiani italiani,
un’offensiva culturale davvero preoccupante sul tema dell’immigrazione, ancora
una volta affrontato come strettamente connesso a quello della sicurezza e
dell’ordine pubblico.
Questo avviene a pochi giorni dal varo, da parte del Consiglio dei Ministri, di
un Disegno di legge sostitutivo della Bossi-Fini, che rib...
Razzismo, la ricerca perenne del capro espiatorio
Dopo aver pubblicato in prima pagina una lettera intitolata “Aiuto, sono di
sinistra ma sto diventando razzista” e la risposta acquiescente di Corrado
Augias, il quotidiano “La Repubblica” ha avviato il 7 maggio un forum on line,
inaugurato da una domanda faziosa e fuorviante: “E’ razzismo chiedere di
rispettare le leggi?”.
Si tratta, in realtà, dell’avvio di una campagna che sovrappone ar...
Di Fabrizio (del 15/05/2007 @ 09:12:41, in media, visitato 1813 volte)
Di Fabrizio (del 14/05/2007 @ 10:38:50, in media, visitato 2006 volte)
Da
Mediattori in città
L'UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per
le Pari Opportunità, Presidenza del Consiglio dei Ministri, e MedFilm
bandiscono, in occasione della terza "Settimana di azione contro il razzismo",
il concorso nazionale "Cinema e realtà... insieme contro il razzismo" .
Si tratta della prima iniziativa di questo genere, aperta a tutti, italiani e
stranieri, per sensibilizzare al tema il mondo dell'arte e del cinema. Due
le categorie previste: video (cortometraggi e documentari della durata massima
di 30 minuti) e foto. In palio, 5.000 euro per il miglior corto o documentario,
2.000 per la migliore fotografia.
Numerosi i temi su cui il concorso vuole richiamare l'attenzione: lotta al
razzismo e alla xenofobia, difesa dei diritti umani, dialogo interculturale,
integrazione e inclusione sociale, valorizzazione della diversità, educazione e
formazione dei giovani nella società multietnica.
L'iscrizione è gratuita e ogni autore può partecipare con 3 opere al massimo per
la categoria video, con 5 fotografie per la sezione foto. I cortometraggi e i
documentari (durata massima, come abbiamo detto, 30 minuti) devono esser stati
realizzati in Italia nel periodo gennaio 2006 – luglio 2007. Idem per le
fotografie, che possono essere a colori o in bianconero, digitali o diapositive,
stampate su carta fotografica 20x30 centimetri.
Le opere vanno inviate, con raccomandata o tramite corriere, entro e non oltre
il 30 luglio 2007 (farà fede il timbro postale di spedizione) al seguente
indirizzo: Medfilm Festival Onlus, piazza Dalmazia 25 – 00198 Roma.
In allegato
il regolamento del concorso nell'area download.
Di Fabrizio (del 13/05/2007 @ 10:19:33, in Europa, visitato 1909 volte)
Da Roma_Daily_News
La moglie di Sarkozy ha parzialmente origini Rom
Sembrerebbe che il padre di Cecilia Ciganer-Sarkozy fosse un Rom di Balti (attuale Repubblica di Moldavia) con cittadinanza rumena, come riportato nella stampa di Romania e Moldavia. Wikipedia (versione inglese) riporta che era di una famiglia mista rom e rumena.
Biografia
Cécilia Sarkozy (nome originario Cecilia María Sara Isabel Ciganer-Albéniz, è nata il 12 novembre 1957 a Boulogne-Billancourt) è la moglie del neo-eletto presidente francese Nicolas Sarkozy.
Suo nonno era Rumeno e Rom (da qui il soprannome spagnolo di Ciganer)...
continua
Di Fabrizio (del 12/05/2007 @ 09:47:04, in Italia, visitato 1903 volte)
Dopo l'intervista a
Dijana Pavlovic, Osservazione continua con Eva Rizzin
Eva Rizzin (destra) con Miranda Vuolasranta al Parlamento
Europeo
"Io ho scelto l’attivismo nella speranza di poter dare un contributo
positivo alla società, cercando di abbattere gli stereotipi esistenti attraverso
la conoscenza e il dialogo"
Eva Rizzin ha conseguito il dottorato di ricerca in geopolitica e
geostrategia presso l'Universita' di Trieste nel 2007. Appartenente alla
minoranze sinta, e' attiva nella lotta per il diritti di sinti e rom in Italia
ed e' anche tra i fondatori di osservAzione
Per il tuo dottorato hai studiato l'antiziganismo nell'Europa
allargata, si tratta di un fenomeno diffuso?
L’Europa dei “ventisette”, da est ad ovest, da nord a sud oggi risulta
essere attraversata da violenze e da discriminazioni contro le minoranze.
Le recentissime ricerche condotte da vari Istituti europei come l’Eumc, l’ECRI
dimostrano che i rom costituiscono una minoranza fortemente discriminata. L’EUMC
li descrive come il gruppo più vulnerabile, maggiormente deprivato dei propri
diritti umani ed esposto al razzismo nell’Unione europea.
Ma nonostante esistano ricerche e rapporti che rivelano l’esistenza della
discriminazione, i fenomeni di violenza contro i rom aumentano sempre più,
fenomeni questi che dimostrano che l’antiziganismo esiste e si sta sviluppando
sempre di più in tutta l’Europa, Italia compresa.
In Italia tale fenomeno rimane inosservato perché purtroppo spesso il
pregiudizio nei confronti dei rom viene considerato normalità come abbiamo
dimostrato in Cittadinanze Imperfette.
L’antiziganismo è un comportamento sociale che oggi persiste anche nel nostro
paese; persiste nei pensieri, nei sentimenti e nei comportamenti di molte
persone e istituzioni. E’ un sentimento pericoloso che alimenta il vortice di
discriminazione nel quale i rom e i sinti sono colti, una discriminazione che di
fatto però rimane completamente ignorata.
Radicato nella storia, alimentato dai mass media e molte volte anche da partiti
politici, largamente sottovalutato dagli esperti, il sentimento anti-rom oggi in
Europa si presenta a livelli drammatici.
Come si colloca l'Italia?
Il nostro paese non si sottrae agli atteggiamenti discriminatori. Gli
stessi campi nomadi sono un esempio evidente della segregazione razziale che
esiste in Italia: spazi dove i diritti non esistono, spazi che somigliano a
delle riserve indiane, spazi che favoriscono l’esclusione sociale e ostacolano
qualsiasi possibilità di interazione sociale, spazi che condannano le minoranze
rom e sinte all’annientamento culturale.
Nonostante il riconoscimento dei diritti delle comunità rom e sinte sia
diventato un importantissimo tema europeo, sta di fatto che a livello nazionale
la legge 482/99 sui diritti delle minoranze linguistiche presenti nel territorio
italiano, ha volutamente escluso il ròmanes dal dettato delle minoranze
linguistiche.
I rom e i sinti sono stati esclusi dai vantaggi di tale legge, per il fatto di
non essere legati a un territorio determinato.
Una legge la 482/99 che disattende norme, principi ed impegni internazionali in
particolare la carta europea delle lingue regionali minoritarie (in vigore dal 1
marzo 1998) che prevede esplicitamente norme (punto C)«anche per le lingue
sprovviste di territorio come l'yiddish e il (ròmanes) ».
La decisione di escludere il romanes fra il dettato delle lingue minoritarie è
stato un atto gravissimo è sottolinea palesemente la discriminazione di una
popolazione che già in quel tempo era fortemente emarginata.
Quali sono le priorità su cui bisogna intervenire? A chi spetta
prendere l'iniziativa?
La prima priorità è includere il ròmanes nell’elenco delle minoranze
linguistiche storiche indicate nella legge 482.
Ritengo che sia necessario adottare azioni che siano in grado di combattere i
drammatici livelli di discriminazione che colpiscono l’Europa e in particolare
anche l’Italia.
Le istituzioni nazionali ed europee dovrebbero applicare la legislazione
esistente che vieta le discriminazioni razziali e promuovere una forte cultura
antidiscriminatoria e delle pari opportunità.
Bisognerebbe sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica sulla situazione
dei rom e sulla discriminazione da essi subita, cercando di coinvolgere il
grande pubblico in un dibattito aperto sul significato della diversità come
fonte di vitalità socioeconomica che dovrebbe essere sfruttata, valorizzata e
goduta in quanto elemento che arricchisce il tessuto sociale e componente
importante del benessere economico.
Anche se l’Unione Europea possiede uno dei quadri legislativi in materia più
avanzati al mondo, lo stato di protezione delle minoranze è ancora molto debole.
Apparentemente i cittadini europei conoscono poco i diritti e i doveri che
derivano da tali disposizioni, ossia che tutti, indipendentemente dalle origini
etniche, dalla religione, dalle convinzioni personali, da eventuali handicap,
dall'età e dagli orientamenti sessuali, hanno diritto ad essere trattati allo
stesso modo.
E’ necessario a mio avviso informare meglio i rom e i sinti della protezione
giudica esistente e dei mezzi disponibili per combattere la discriminazione.
È necessario promuovere l'incremento della partecipazione dei rom e dei sinti a
tutti i settori e a tutti i livelli della società,
Una politica che favorisce le pari opportunità, infatti, non riguarda solamente
l'eliminazione delle discriminazioni, ma anche la promozione di una
partecipazione piena per tutti.
Cosa si puo' fare per favorire la partecipazione di rom e sinti?
Anche se oggi vi è in atto un notevole processo politico adottato dalle
Istituzione Europee nei confronti dei rom, la debolezza sta nel fatto che la
maggior parte delle decisioni adottate non prendono purtroppo in considerazione
la partecipazione politica attiva dei diretti interessati nelle politiche che li
riguardano.
L’assenza endemica dei rom coinvolti nelle attività delle organizzazioni
internazionali e nazionali che si occupano dei rom stessi è notevole.
Sarà difficile poter parlare di un futuro costruttivo dei rom se non si è in
grado di promuovere il pieno coinvolgimento dei rom e sinti come soggetti attivi
e partecipi delle politiche che riguardano la loro esistenza. E’ necessario
adottare un approccio che sia in grado di consentire ai rom e ai sinti di
divenire promotori della propria autonomia sociale e culturale.
Vi è la necessita di garantire l’effettiva partecipazione dei rom alla vita
politica, soprattutto per quanto riguarda le decisioni che interessano la vita e
il benessere delle loro comunità.
I partiti politici, sia a livello nazionale che europeo, dovrebbero riformare le
proprie strutture e procedure interne al fine di rimuovere ogni ostacolo diretto
o indiretto alla partecipazione dei rom e ad incorporare nella propria agenda
politica e sociale programmi specifici finalizzati alla loro piena interazione.
Un compito sicuramente complesso che richiederà di intraprendere azioni
coordinate in vari settori, in particolare in quelli di istruzione,
dell’occupazione, delle abitazioni e dei servizi sociali.
Un modo importante per cambiare l’immagine che si ha dei rom, a mio avviso , è
quello di coinvolgere maggiormente i rom stessi, sia nella politica che nei
media.
I media sono un altro settore in cui una maggiore presenza dei rom è cruciale.
C’è una specie di isterismo dei media nei confronti dei rom, spesso dipinti, in
modo erroneo ed inaccettabile, come una minaccia alla sicurezza nazionale.
.
Una figura come la tua e' piuttosto rara in Italia, che tipo di
contributo ti senti di dare per migliorare le condizioni di rom e sinti?
E’ risaputo che il pregiudizio parte dalla non conoscenza quindi penso che il
primo contributo che posso dare è quello di far conoscere all’opinione pubblica
che si puo’ essere sinti o rom, essere fieri delle proprie radici etniche e
poter comunque essere dei soggetti attivi e partecipi della nostra societa’.
Combattere l’esclusione sociale e i pregiudizi richiede uno sforzo ampio di
collaborazione fra autorità pubbliche, partner impegnati nella difesa dei
diritti umani, organizzazioni non governative e società
La collaborazione è essenziale nella concretizzazione delle politiche che
possono o non possono realizzare a favore dei rom e dei sinti.
La costituzione recente del Comitato Rom e Sinti Insieme può essere un
ottimo trampolino di lancio.
Ogni individuo rom o sinto ha la possibilità di fare una reale scelta etica.
Io ho scelto l’attivismo nella speranza di poter dare un contributo positivo
alla società, cercando di abbattere gli stereotipi esistenti attraverso la
conoscenza e il dialogo.
Di Sucar Drom (del 11/05/2007 @ 13:01:49, in blog, visitato 2307 volte)
ECRI, l'intervento di Piero Colacicchi di OsservAzione
Pubblichiamo integralmente l'intervento di Piero Colacicchi (in foto),
Presidente di OsservAzione, tenuto il 3 maggio scorso alla tavola rotonda,
organizzata dall’European Commission against Racism and Intolerance (ECRI) del
Consiglio d’Europa, in cui si è discusso il ...
Moncalieri (TO), il Sindaco uscente si confessa sui Rom
Dopo un episodio di scontro avvenuto nel cosiddetto "campo nomadi" di Moncalieri
tra due diverse comunità costrette a convivere da decenni, interviene il
Sindaco uscente, Lorenzo Bonardi (in foto), alla vigilia delle elezioni.
L'intervista è di Giuseppe Legato della Stampa.
«Guardi che il problema è sempre ...
Aprilia (LT), no ai progetti di Veltroni e Serra sui Rom
"Non accetteremo mai la sistemazione di rom ad Aprilia, come già affermato circa
tre mesi fa quando cominciava a circolare la voce di eventuali traslochi in
territorio apriliano dei campi nomadi romani". A parlare a nome di tutta
l'amministrazione comunale di Aprilia è l'assessore ai Servizi sociali Giovanni
Bafundi (in foto), a margine dell'incontro avuto ieri mattina con l'Assessore
re...
Alleanza
Nazionale annuncia che circa 50mila minori Rom e Sinti sono schiavi
Alla fine doveva succedere... Da alcuni anni l'Opera Nomadi Nazionale ha offerto
all'oppinione pubblica delle stime mai verificate sia sulle presenze di Rom e
Sinti in Italia sia sulla scolarizzazione dei minori.
Alcuni giorni fa l’Ufficio Nazionale per i Diritti dell’Infanzia di Alleanza
Nazionale presenta un fa...
Albania, all different all equal
Punta i riflettori sull’affermazione e la difesa dei diritti dell’uomo il nuovo
progetto “All different, all equal” promosso in Albania dal Volontariato
Internazionale per lo Sviluppo (VIS), l’Ong legata ai Salesiani. Sostenuto dalla
locale “Commissione Europea per i Diritti Umani”, il programma di iniziative
pone al centro i diritti dei giovani, in ...
Roma, Veltroni risponde alla sinistra che si scopre razzista
Caro direttore, Repubblica ha ospitato ieri in prima pagina la lettera di una
persona di sinistra, colta, attenta a quel che avviene nella sua comunità, che
insegna alle sue figlie i valori della tolleranza e della nonviolenza, e che al
tempo stesso non ne può più dei reati com...
Torino, i bambini Rom sono i fotoreporter della mostra Un Altro Sguardo
Si svolgerà a Torino presso il Lingotto Fiere in via Nizza 280 da mercoledì 09
maggio 2007 a lunedì 14 maggio 2007 "Un Altro Sguardo", una mostra fotografica e
un progetto didattico .
L'evento è organizzato dall’Associazione Gente della Città Nuova di Torino in
collaborazione con il Comune di Torino, con la Fondazione per il Libro la Musica
e la Cultura e con Torino capitale Mondi...
Aiuto, sono di sinistra ma sto diventando razzista
La lettera “aiuto, sono di sinistra ma sto diventando razzista” di Claudio
Poverini, pubblicata dalla Repubblica sta movimentando il dibattito a sinistra,
coinvolgendo anche molti attivisti e politici al lavoro per la formazione del
Partito Democratico.
Naturalmente sia nella lettera di Claudio Poverini che nei conseguenti diversi
interventi che stanno creando un largo dibattito, soprattutt...
Di Fabrizio (del 11/05/2007 @ 10:33:41, in Europa, visitato 2408 volte)
Cinque magistrati del Tribunale Costituzionale negano la pensione d'anzianità
ad una gitana, anche se suo marito ha usufruito della sicurezza sociale per
vent'anni.
Unión Romaní denuncerà questa violazione al Tribunale Europeo dei Diritti
Umani come pure davanti al Tribunale della Giustizia dell'Unione Europea.
Ugualmente si rivolgerà al Presidente del Governo ed al resto dei leaders
parlamentari per affrettare una riforma legislativa che renda possibile il
riconoscimento del matrimonio celebrato secondo le tradizioni gitane.
Oggi è un giorno particolarmente triste per la comunità gitana spagnola,
perché cinque Magistrati del Tribunale Costituzionale hanno rifiutato il ricorso
di Amparo perché potesse essere girata a María Luisa Muñoz Díaz la
pensione d'anzianità che le era negata dalla Sicurezza Sociale. Di fronte a
questa triste e deludente sentenza un altro Magistrato, tra i sei che integrano
l'Alto Tribunale, ha votato a favore di Maria Luisa, con un tipo di voto
particolare che costituisce un testo di gran valore per tutti noi.
Al fine di ricordare quanto è avvenuto nella storia della marginalizzazione
gitana, ricordiamo i Magistrati che hanno lasciato questa povera gitana senza
pensione: don Pablo Pérez Tremps, che è stato l'autore materiale di questa
disgraziata sentenza. Assieme a lui hanno votato contro gli interessi di Maria
Luisa e dei suoi figli, doña María Emilia Casas Baamonde, don Javier Delgado
Barrio, don Roberto García-Calvo y Montiel, e don Manuel Aragón Reyes.
Chi si è opposto alla Sentenza è stato il Magistrato don Jorge
Rodríguez-Zapata Pérez, - che Dio doni alla sua famiglia salute e libertà - che
da oggi occuperà un luogo di affetto e rispetto tra tutti i gitani spagnoli e
del mondo.
La Commissione Permanente della Unión Romaní, riunita con carattere di
urgenza, ha ritenuto di rendere pubblico il proprio dolore e malessere per
quello che considera un peso ingiusto e non necessario, realizzato da quanti
dovrebbero manifestare un maggior grado di sensibilità per la legittima difesa
degli interessi dei più deboli. La Camera Alta del Tribunale Costituzionale non
è stata all'altezza dei tempi correnti e la Sentenza si iscriverà tra i testi
più riprorevoli contro il nostro popolo.
Osserviamo, come non potremmo fare altrimenti, questa infame Sentenza,
sapendo che oggi i nostri figli e domani i nostri nipoti, studieranno questo
testo e lo situeranno tra le pratiche che durante i secoli hanno impedito la
piena incorporazione del nostro popolo nel resto della società. 500 anni fa le
autorità di allora ci condannavano alla galera, cercando il nostro sterminio.
Oggi, cinque Magistrati del Tribunale Costituzionale hanno condannato a morire
di fame una povera vedova gitana perché essendosi sposata con rito gitano, non
ha diritto alla pensione d'anzianità.
[...]
Noi, membri della Giunta Direttiva di Unión Romaní, facciamo nostro il voto
del Magistrato don Jorge Rodríguez-Zapata Pérez, di cui vogliamo sottolineare
alcuni passaggi:
RIASSUNTO del voto del Magistrato don JORGE RODRÍGUEZ-ZAPATA PÉREZ,
sentenza del 16 aprile 2007, ricorso di amparo n. 7084/2002 interposto da
doña María Luisa Muñoz Díaz
Questa è la realtà
1.- Doña María Luisa Muñoz Díaz è di nazionalità spagnola, però appartiene
all'etnia gitana. Reclama la pensione d'anzianità del suo defunto sposo, don
Mariano Dual Jiménez, con cui si sposò in territorio spagnolo con rito
ancestrale gitano nel novembre 1971. Don Mariano era muratore e lavorò per conto
terzi sino alla sua morte nel dicembre 2000. Usufruì della Sicurezza Sociale per
19 anni, tre mesi e otto anni, che corrisponderebbero per doña María Luisa a
903,29 € mensili di pensione, riconosciuti da Sentenza, poi revocata, dal
Giudicato Sociale nº 12 di Madrid. Doña María Luisa e don Mariano erano titolari
di un Libretto Familiare dall'11 agosto 1983, che constatava la nascita dei loro
sei figli nati nei quasi trent'anni della loro relazione coniugale; ad ottobre
venne loro riconosciuto il titolo di famiglia numerosa nº 28/2220/8 della
categoria 1ª. Don Mariano era titolare della cartella della Sicurezza Sociale nº
28/2098958/66, da cui figurano senza dubbio come beneficiari tanto doña María
Luisa come i loro sei figli.
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