Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 25/05/2007 @ 10:29:50, in casa, visitato 2056 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Il 23 Maggio 2007, l’ERRC (Centro Europeo per i Diritti dei
Rom) e OsservAzione – centro di ricerca azione contro la discriminazione di
rom e sinti hanno inviato una lettera alle più alte autorità italiane,
sollecitando un’azione urgente per rescindere i “Patti per la Sicurezza”
recentemente firmati a Roma e Milano, che prevedono l’allontanamento
forzato di più di 10.000 Rom. La lettera, inviata al Presidente della
Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli
Interni e all’ufficio italiano anti-discriminazione (UNAR) richiede alle
autorità italiane di rispettare gli obblighi dettati dalla legislazione
internazionale e di adottare politiche e programmi abitativi che evitino
l’ulteriore segregazione di Rom e Sinti e offrano soluzioni abitative reali
ed adeguate a Rom e Sinti che attualmente vivono in insediamenti precari in
Italia. Nella loro lettera, inviata in copia alle competenti agenzie europee
ed internazionali, ERRC ed OsservAzione hanno ricordato la decisione del
Comitato Europeo per i Diritti Sociali del dicembre 2005, che ha riscontrato
nei riguardi di Rom e Sinti la violazione da parte dell’Italia delle
garanzie del diritto all’abitazione contenute nella Carta Sociale Europea
Revisionata. Il testo completo della lettera
QUI in
formato .pdf.
A coloro che desiderino esprimere simili preoccupazioni, si consiglia
vivamente di contattare:
Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana
Palazzo del Quirinale, Piazza del Quirinale
00187 Roma, Italia
Fax +39 06 46993125
Romano Prodi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370
00187 Roma, Italia
Fax: +39 06 6779 5342/5326
Giuliano Amato, Ministro degli Interni
Ministero degli Interni, Palazzo Viminale
00187 Roma, Italia
Fax: +39 06 46549815
Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR)
Dipartimento Diritti e Pari Opportunità
Largo Chigi 19
00187 Roma, Italia
Fax: +39.06 67792272
Vuk Jeremić
Ministro degli Esteri della Repubblica Serba
Presidente di turno del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa
24-26 Kneza Milosa St., 11000 Belgrado, Serbia
Fax +381 11 3618 366
Hans-Gert Pöttering
Presidente del Parlamento Europeo
Parlamento Europeo
Rue Wiertz, PHS 11B011, 1047 Bruxelles, Belgio
Fax: +32 2 28 49769
Polonca Koncar
Presidente del Comitato Europeo per i Diritti Sociali
Segreteria della Carta Sociale Europea, Direttorato dei Diritti Umani
Counsiglio d’Europa, 67075 Strasburgo Cedex, Francia
Fax: +33 3 88 41 3700
Miloon Kothari
Referente Particolare delle Nazioni Unite per un’Abitazione Adeguata
Ufficio delle Nazioni Unite
Alto Commissariato per i Diritti Umani
UNOG-OHCHR, 1211 Ginevra 10, Svizzera
Fax: +41 22 917 9006
Thomas Hammarberg
Commissariato per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa
Ufficio del Commissariato per i Diritti Umani
Consiglio d’Europa
67075 Strasburgo Cedex, Francia
Fax: +33 3 90 21 50 53
Helene Flautre
Presidente del Comitato del Parlamento Europeo per i Diritti Umani
Bureau d'Hélène Flautre al Parlamento Europeo
8G130, 60 rue Wiertz
1049, Bruxelles, Belgio
Fax: +32 2 28 49 364
Jan Andersson
Presidente del Comitato del Parlamento Europeo per il Lavoro e gli Affari
Sociali
Ufficio di Jan Andersson al Parlamento Europeo
14G306, 60 Rue Wiertz
1047 Bruxelles, Belgio
Fax: +32 2 28 49554
OsservAzione è un'associazione di promozione sociale (ONLUS) impegnata nella
lotta contro l'anti-ziganismo e le violazioni dei diritti umani e per la
promozione dei diritti di rom e sinti in Italia
Il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC) ha sede a Budapest ed è
un’organizzazione impegnata nella tutela dei diritti umani dei Rom in Europa
Di Fabrizio (del 24/05/2007 @ 12:29:50, in Italia, visitato 2376 volte)
Da
Rom
Sinti @ Politica
Come cittadini italiani appartenenti a una minoranza,
quella ebraica, ci opponiamo alla CACCIATA dei Rom da Roma, per tre precisi
motivi:
1)Come Ebrei abbiamo Memoria della storia di questo popolo vittima insieme a
noi della più grande barbarie prodotta dalla civiltà occidentale, la Shoah.
E’ il popolo che ha pagato più di ogni altro l’industrializzazione del mondo
occidentale con una crescente emarginazione produttiva e esistenziale. Mentre
con l’avvento della società moderna la maggior parte dei cittadini acquistava
nuove libertà, i rom venivano stigmatizzati per la loro improduttività(d’altra
parte l’accusa di devianza rispetto all’ottica della produttività non è molto
dissimile da quelle portate storicamente contro noi ebrei), additati a pubblico
disprezzo e discriminati, impedendo alla loro diversità culturale di mescolarsi
a tutte le altre.
2)Come cittadini di fronte al problema della sicurezza, evidente nelle nostre
metropoli(ma le cui cause vanno ricondotte ad un processo involutivo dovuto alle
politiche urbanistiche degli ultimi decenni), riteniamo che la deriva
securitaria che hanno preso alcuni sindaci di sinistra, partendo da Cofferati,
passando per Chiamparino, Zanonato, per arrivare a Veltroni, ora legittimati dal
Ministro dell’interno Amato, rappresenti non solo una perdita di memoria storica
ma anche un pericoloso rincorrere gli umori della cosiddetta GENTE aizzati a
bella posta dai cosiddetti imprenditori politici del razzismo nostrano, un tempo
tutti collocati a destra. Inoltre viene leso un caposaldo dello stato di diritto
che vuole che le persone siano considerate come individui e non come gruppo,
perché in caso di misure collettive viene trattato allo stesso modo chi ha
diversi comportamenti e nel caso di misure repressive le pagano anche coloro che
sono completamente estranei a condotte illecite, solo perché facenti parte della
categoria sociale presa di mira.Un politico di sinistra, non cedendo sulle
infrazioni della legge commesse dai singoli, dovrebbe porsi rispetto ai gruppi
sociali con l’ottica dell’integrazione per promuovere la conoscenza reciproca
tra le culture e nel caso specifico innanzitutto: FARE STORIA DELLA CULTURA ROM.
3)E' da tempo in atto una campagna virulenta che partendo da specifici fatti di
cronaca e ignorando altri episodi che vedono come vittime gli immigrati, vede
schierate le televisioni, i giornali (purtroppo anche legati all'attuale
maggioranza governativa come Repubblica), il centrodestra e parte del
centrosinistra. Si alimenta un clima di paura che porta ad identificare nello
“straniero” il capro espiatorio. Il concetto di “sicurezza” è declinato
totalmente in chiave di ordine pubblico. Per noi sicurezza significa anche
sicurezza di un posto di lavoro (o di un reddito), sicurezza di una casa,
sicurezza di poter accedere a quei beni comuni, dall'acqua all'istruzione,
fondativi di una comunità civica basata sull'inclusione e non sull'emarginazione
sociale. La sicurezza o è SOCIALE o non è!
Con questo nostro appello sollecitiamo l'associazionismo politico, sociale e
culturale, i singoli sensibili a fermare questa deriva, e parte della stessa
classe politica non disposta a farsi arruolare in questa nuova, grave, crociata
securitaria a prendere l'iniziativa e promuovere un appuntamento nei prossimi
giorni a Roma per dare un segnale di civiltà e di opposizione a questa indecente
campagna.
Irene Albert, Andrea Billau, Giorgio Canarutto, Paola Canarutto, Ilan Cohen,
Marina Del Monte, Gabriele Fiorentino, Giorgio Forti, Ivan Gottlieb, Joan Haim,
Dino Levi, Patrizia Mancini, Miriam Marino, Ernesto Muggia, Stefano Sarfati
Nahmad, Carla Ortona, Renata Sarfati, Hanna Cristina Scaramella, Sergio
Sinigaglia, Stefania Sinigaglia, Susanna Sinigaglia, Jardena Tedeschi, Ornella
Terracini
Per adesioni: campodellapace@yahoo.it
Da
Repubblica.it
Quelli che sono riusciti a trovare un lavoro e a mandare i figli a scuola
Da Milano a Roma passando per Fano. Ma solo il dieci per cento degli zingari
ce la fa
Le danze di Belykize e i camion di Arif
Storie di ordinaria integrazione
La storia di Vintila, rom romeno titolare di impresa edile e judicator nel suo
campo
Il paradosso di Walter, sinti, italiano, quattro figli, paga le tasse ma non
riesce ad avere una casa
di CLAUDIA FUSANI
ROMA - "Mi chiamo Belykize, nella mia lingua era il nome della regina di
Saba. Ho 19 anni, sono zingara e ne sono fiera. E questa, l'Italia, è la mia
terra". Belykize è una rom kosovara nata in Italia, a Napoli, dove la sua
famiglia è arrivata nel 1985 da Mitrovica, città ora sotto il controllo
delle Nazioni Unite, uno di quei distretti simbolo dei furori etnici scoppiati
nei Balcani. Belykise è sempre andata a scuola, fin dall'asilo, e ora frequenta
l'ultimo anno dell'istituto tecnico "Adriano Olivetti" di Fano. "So cucire,
modifico i vestiti, so ballare, mi porto dietro tutti i colori e i suoni della
cultura della mia gente e il mio sogno è aprire un negozio oppure lavorare come
commessa".
Poi le voci di Arif Thairi, il padre di Belykise; di Costantin Marin Vintila,
rom romeno, un judicator a capo del cris, il tribunale della sua
comunità che è il campo nomadi vicino al Cimitero Maggiore a Milano. E di Walter
Tanoni, un sinti italiano, giostraio figlio di una famiglia di giostrai da
quattro generazioni e ora preoccupato di segnare le differenze: "I sinti
italiani sono zingari ma più nomadi: siamo cittadini italiani in tutti i sensi e
paghiamo le tasse. Il problema sono gli altri zingari, gli slavi e adesso i
romeni, che rischiano di avere più diritti di noi". Sono quelli che ce l'hanno
fatta. Che si sono integrati senza omologarsi, senza rinunciare a ciò per cui i
popoli e le culture zigane sono riuscite nel tempo - ma sempre meno - ad
affascinare: quel misto di anarchia mescolato alla capacità di fare festa, di
gioire e di convivere con le tragedie quotidiane. Secondo il presidente
dell'Opera Nomadi Massimo Converso "in Italia solo il 10 per cento dei 160 mila
rom ufficiali si sono integrati". Forse una percentuale ottimista. Di sicuro
minima. Ognuno di loro ce l'ha fatta in un modo diverso.
Belykize, 19 anni, fiera di essere zingara - La voce di Belykize arriva
squillante via cellulare. E' domenica sera ed è appena tornata dal mare con gli
amici "...e col mio fidanzato". Italiano? "No, rom kosovaro come me, della mia
stessa città...". E le scappa da ridere. La prima cosa che impressiona è la
qualità dell'italiano. "Per forza, sono nata qui, sono andata a scuola da
sempre, fin dall'asilo. Comunque, oltre all'italiano, so parlare cinque lingue:
romanì (l'idioma dei rom ndr), inglese, serbo, croato, bosniaco. Con i
miei cugini però parliamo sempre italiano". Belykize abita a Fano, nella Marche.
"Io e la mia famiglia viviamo in una casa, ho appena finito di cucire delle
tende che a me piacciono molto, piene di colori, mi sono fatta dare degli
scampoli nei negozi, li buttavano via e me li hanno regalati. Essere sempre
vissuta in una casa è stata, forse, la cosa più importante, non mi sarebbe
piaciuto vivere in una roulotte. Quando andavo a trovare mio nonno a Napoli, al
campo, non mi piaceva. Ora vive in Francia, in un casa, anche lui" .
Belikyze trasmette normalità e leggerezza. "Non mi sono mai vergognata di essere
una rom. Anche a scuola, non ho mai avuto problemi. Io parlo, sono una aperta,
se qualche volta qualcuno mi ha detto "tu sei una zingara" non l'ho mai
rinnegato, anzi, me ne vanto. Lo so cosa vuoi sapere, te lo dico subito: mi
vesto come una qualsiasi ragazza italiana, sono pulita e in casa mia nessuno è
mai andato a rubare. Quindi nulla di cui vergognarmi. Quest'anno mi diplomo, ho
già fatto degli stage di due settimane in un supermercato e in un
negozio. Il preside è stato molto contento".
La giornata tipo di Belykize è la mattina a scuola, "il pomeriggio aiuto un po'
mia mamma in casa dove viviamo in otto e faccio i compiti" Le piace ballare,
anzi è una apprezzata ballerina di cocek, tipo danza del ventre, e di
oro, un ballo di gruppo gitano. "Appena posso guardo la tv, soprattutto i
telefilm che mi piacciono tanto. Seguo molto anche i telegiornali per capire in
che mondo mi trovo". La questione nomadi nelle ultime settimane è spesso nei tg.
"Io non posso dare la mia mente e il mio cuore agli altri - dice
Belykize - se questi rom trovano normale uccidere, rubare, bere, vivere con i
soldi degli altri e non fare nulla, restare sporchi e incivili, io posso dire
che sbagliano, che stanno sbagliando tutto. Lo dico, sempre, anche a scuola. Ma
poi loro sono loro e io sono io. Voglio dire che noi zingari non siamo tutti
uguali, non andiamo tutti a rubare e non siamo dei mostri".
Zingaro deriva dal nome del monte Athinganos con cui i greci indicavano
una setta eretica di intoccabili. Gitano e zigano deriva da egiziano. Rom vuol
dire fango. Ma uno dei primi nomi degli zingari è stato anche bohèmien,
chi vive in miseria della propria arte e delle proprie passioni, glielo aveva
dato il re di Bohemia. La condanna, ma anche le contraddizioni, delle gente rom
comincia dall'inizio, dal nome. E si nutre di secoli di ruberie, furti,
violenze, maltrattamenti. Cervantes nel '500 così raccontava la vita con gli
zingari in Spagna: "Sembra che gitani e gitane non siano sulla terra che per
essere ladri; nascono da padri ladri, sono educati al furto, s'istruiscono nel
furto e finiscono ladri belli e buoni al centro per cento". E l'inventore di Don
Quixote era certamente un sognatore democratico.
Belykize ne è consapevole. "Quasi comprendo il disprezzo per la mia gente. Molti
rubano, sono sporchi. Ma qualcuno ce la può fare, se il padre lavora il figlio
andrà a scuola, se la donna è rispettata anche la figlia lo sarà, se avranno un
lavoro potranno avere una casa, pagare affitto e bollette e tenerla pulita. Da
qualche parte bisogna cominciare". La prima cosa che farebbe Belykize è
"riscattare le donne, toglierle dalla rassegnazione che devono subìre". "Nella
nostra società - ammette - il capofamiglia è e sarà sempre un uomo ma questo non
vuol dire che le donne debbano accettare un marito ubriaco che le picchia o fa
altro".
Arif, tre nazioni in una sola casa - Belykize non è un "miracolo". E
quindi può non essere un'eccezione. Se lei ce l'ha fatta - e senza nemmeno
troppo faticare - dietro di lei ci sono un padre e una madre che invece di
fatica ne hanno fatta molta. Arif Thairi, il padre, oggi ha la sua partita Iva e
una ditta di autotrasporti e facchinaggio a Fano. Prima, per 14 anni, ha
lavorato nei cantieri navali. Prima ancora ha lottato con le unghie e con i
denti nei campi rom di Napoli e Messina. E' originario di Mitrovica ed è
arrivato in Italia nel 1985. Ha 45 anni ma se lo ascolti sembra che abbia già
fatto sette vite. "Da Mitrovica negli anni è scappato un intero quartiere, 180
mila persone, prima per le persecuzioni poi per la guerre. La mia famiglia è di
origine rom, zigana, ma noi a Mitrovica avevamo la nostra casa e quando ci
passavano davanti quelli con le roulotte dicevamo che non avremmo mai voluto
fare quella fine. Poi siamo dovuti scappare e adesso non abbiamo più documenti
di nulla, nè della casa, nè del casellario giudiziario, nè del comune perchè
Mitrovica non si sa più di chi è. Così, io che potrei avere la carta di
soggiorno e chiedere la cittadinanza, non posso avere nulla perchè l'Italia non
sa se sono serbo, kosovaro o croato".
Non avendo un paese di origine, Arif e tanti altri come lui non possono neppure
avere un paese che li accoglie. Un po' come Tom Hanks nel film di Spielberg
The Terminal . Come Tom Hanks, Harif si è arrangiato. "Quando con mia moglie
e due figli vivevo nel campo nomadi di Napoli, ho trovato lavoro nei cantieri
navali di Fano. Ero abbastanza disperato, mi sono fatto coraggio, sono andato
dal sindaco e gli ho detto che volevo trasformare la mia famiglia in persone
tranquille e normali. Mi ha ascoltato e ha avuto fiducia". Nel 1987 Arif ha
avuto il primo permesso di soggiorno. Dal 1990 ha vissuto per undici anni in una
casa comunale. Ora in una casa popolare di cui paga affitto, bollette e tutto il
resto. "Siamo in otto e tre paesi diversi: io e mia moglie kosovari, due figli
croati, due figli e una nipotina di otto mesi italiani". Arif non ha dubbi su
quella che può essere la via dell'integrazione: "La prima cosa che l'Italia deve
fare è un censimento vero, reale, di tutti i rom dividendoli però per etnia. Poi
ci deve essere una verifica altrettanto reale di chi ha la volontà di cambiare,
di faticare e di inserirsi. A quel punto dare i documenti e la possibilità di un
lavoro qualsiasi per responsabilizzare le persone. Vivere nel campo può andare
bene all'inizio, appena arrivi, ma poi te ne devi andare perchè, se non ci sono
controlli molto severi, il campo serve solo a moltiplicare chi ruba e chi si
ubriaca. Chi sbaglia, chi delinque, deve essere fuori per sempre, dall'Italia e
dalla comunità rom. Come quello di Napoli, quello che ha rubato la macchina e ha
ucciso la donna: quello faceva meglio a buttarsi già da un ponte quel giorno".
Arif mette in guardia da un rischio che si chiama rom romeni: "Loro adesso
stanno arrivando in massa, senza controlli perchè sono cittadini europei e
avranno molti più diritti di me che invece sono qui da più di vent'anni.
L'Italia deve stare attenta perchè rischia di fare molti errori con questi nuovi
arrivi".
Vintila, il rom romeno - Una barbona bianca folta, 54 anni, venti nipoti,
capo-famiglia di un clan di 50-60 persone: Costantin Marin Vintila è proprio lo
zingaro dell'immaginario romantico, per quel poco che può sopravvivere in
qualcuno di noi. "Sono anche judicator - racconta - sono l'anziano che
giudica le liti interne e familiari, convoco il cris e decido chi ha
torto e chi no". Una giustizia parallela a quella italiana? "No per carità, sto
parlando di questioni interne, liti di famiglia. Per il resto posso dire che
siamo l'occhio della polizia dentro il campo". Vintila è in Italia dal 1991,
vive a Milano nel campo vicino al cimitero Maggiore che ospita 7-800 persone.
Non è certo uno dell'ultimo flusso dalla Romania. Però si dichiara con grande
orgoglio "cittadino europeo, sono come un francese e un tedesco". Non ha una
casa, ("e come potrei se non ce l'hanno neppure gli italiani") ma ha una ditta
edile e la sua partita Iva. "I miei figli lavorano con me, uno fa il benzinaio,
qualcuno ha trovato casa, in affitto, ma non ha detto di essere rom". Vintila è
per la tolleranza zero:"Servono più controlli e pene rigorose per i genitori che
non mandano i bambini a scuola e li mandano a chiedere l'elemosina. Pene ancora
più dure per gli adulti che rubano. Deve restare qui solo chi rispetta le
regole. Gli altri fuori, altrimenti danneggiano tutti noi che siamo venuti per
lavorare".
Walter, il giostraio - In questo viaggio tra i rom che ce l'hanno fatta,
la storia di Walter Tanoni è forse la anomala - è un sinti italiano, quindi
cittadino italiano - e la più incredibile. E anche la più simile a un vecchio
film. "Ho 38 anni, sono figlio e nipote di giostrai, veniamo dal nord Italia ma
ho sempre vissuto nel Lazio. Mio nonno, per dirne una, lavorava con Moira Orfei
che abitava nella roulotte davanti a noi. Quando ero ragazzino eravano ancora
nomadi, giravamo di paese in paese e la gente ci veniva incontro felice perchè
portavamo la festa, la musica e l'allegria. Avevo una ragazzina in ogni paese e
mia moglie, che è italiana di borgata, è diventata la mamma dei miei quattro
figli anche perché è stata l'unica che ha voluto seguirmi sulla roulotte". Da
quando, nel 1998, è stato abolito il Dipartimento dello Spettacolo viaggiante e
i giostrai hanno perso un interlocutore istituzionale vero e unico: "La nostra
attività sta scomparendo. I giostrai sono sempre meno, restiamo sulle roulotte e
non abbiamo una casa. Sono molto preoccupato". Il problema sono quelli che
ottengono, per mille altri motivi, le licenze per i parchi giochi e simili. "Ci
levano il lavoro e partono troppo avvantaggiati perchè hanno il terreno e i
mezzi" spiega Walter. La sua è una battaglia per la sopravvivenza. Di un favola
e di un sogno, come le giostre. "I giostrai hanno la fama di rapire i bambini?
Guai a generalizzare. Anche i pastori sardi hanno questa fama...". Walter si è
arrangiato così: "Grazie al comitato di quartiere mi hanno affidato un'area
verde in zona Torraccia. Qui ho montato le giostre fisse, tengo pulito e sono un
po' il custode del giardino pubblico della zona. Sono anche l'unico punto di
aggregazione sociale in questa zona". Walter è amico di tutti nel rione. Ma
preferisce non dire che è zingaro di etnia sinti e che vive con la famiglia in
una roulotte a Casal Bertone, un piccolo campo di circa sessanta persone, tutte
italiane. "Dico che sto in una casa popolare. Ho quattro figli dai quindici ai
tre anni che vanno tutti a scuola, perfettamente integrati, bravi, pago le tasse
ma quando chiedo la casa mi dicono che ho solo otto punti. E restiamo nella
roulotte. Non capisco e non so più a chi chiedere". Far vivere il mondo delle
giostre e dei giostrai. La via dell'integrazione dei popoli rom passa anche da
qui.
Di Fabrizio (del 23/05/2007 @ 10:49:32, in Italia, visitato 1748 volte)
ti invio una lettera scritta con alcune altre realtà sulla discussione Rom-legalità.
Paolo Ciani
Comunità di Sant’Egidio - Caritas Diocesana di Roma - Arci Solidarietà –
Comunità Capodarco di Roma – Jesuit Refugee Service – Servizio Rifugiati e Migranti/FCEI –
Rom e legalità
Il dibattito nazionale sulla sicurezza emerso in questi giorni sui media dopo la firma del “Patto per Roma Sicura” tra il Comune di Roma e il Ministero dell’Interno ci sollecita ad alcune considerazioni.
Siamo organizzazioni che, a diverso titolo e da molto tempo, sono presenti accanto ai Rom e ai Sinti di Roma e di altre città italiane. Conosciamo bene i “campi”, i “villaggi” e i tanti “non luoghi” in cui i Rom vivono nelle nostre città, e frequentiamo chi li abita. In questi giorni abbiamo sentito parlare dei Rom nelle maniere più stereotipate e persino fantasiose, spesso con toni ostili e talvolta apertamente intolleranti. Di fronte a queste manifestazioni preoccupanti, riteniamo più opportuno riflettere piuttosto che agire e parlare sull’onda dell’ultima esternazione.
In Italia e in Europa: discriminazione e diritti
E’ necessario riflettere, in primo luogo, sul numero complessivo dei Rom e Sinti presenti in Italia. Nonostante l’aumento dovuto, negli ultimi 6 anni, alle migrazioni di rom romeni, la percentuale totale di Rom e Sinti sul totale della popolazione in Italia rimane al di sotto dello 0,3% (di cui circa la metà cittadini italiani). Va inoltre ricordato che la popolazione Rom e Sinta ha una media di età molto bassa: quasi il 40% ha meno di 18 anni.
Può la sicurezza del nostro Paese essere messa in crisi da 150.000 persone di cui la metà bambini? Può veramente la sicurezza di Roma essere a rischio per 10.000 rom?
Forse non è superfluo ricordare che i Rom e Sinti sono presenti in quasi tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa e che il numero totale dei presenti in Italia è di gran lunga inferiore a quello di molti altri Stati (ad esempio Germania, Francia, Spagna). Sono spesso considerati dalla maggioranza della popolazione come “altri”, come stranieri nei loro paesi natali e l’antigitanismo è una realtà diffusa, professata senza alcun pudore o memoria storica. La vita dei Rom e Sinti è caratterizzata dal disprezzo e dall’isolamento. L’apice atroce della persecuzione è stato raggiunto con l’immenso - e purtroppo spesso ignorato - olocausto di circa mezzo milione o più durante la seconda guerra mondiale.
Questa memoria ci invita alla vigilanza di fronte ad ogni manifestazione di intolleranza, che suscita antichi fantasmi. L’ostilità allo zingaro fa spesso emergere nella mentalità corrente un universo di pregiudizi normalmente sommerso. Molte delle parole dette in questi giorni – spesso in maniera incosciente – creano allarmismo sociale in tessuti urbani difficili e ritornano allo stereotipo dello zingaro criminale-girovago.
La nostra Costituzione pone all’apice dell’ordinamento il principio di eguaglianza e tutela le minoranze; ne garantisce l’accesso all’istruzione, la promozione e il pieno sviluppo della persona umana a qualsiasi formazione sociale appartenga. Questi orientamenti costituzionali impegnano la coscienza democratica a rispondere con fermezza a un clima intollerante e irrazionale, che si nutre di pregiudizi antichi e di nuove avversioni.
La situazione a Roma
Non si può utilizzare la popolazione Rom e Sinta, come falso bersaglio, anziché mettere a fuoco i reali problemi delle nostre periferie. Siamo cittadini di questa metropoli e come i nostri concittadini crediamo che la sicurezza e la legalità siano un diritto per tutti; anche per Rom e Sinti. Ma non crediamo alla logica dei capri espiatori. Dire che l’illegalità a Roma e nelle grandi città sia un problema di Rom, immigrati e prostitute ci sembra fuorviante della realtà e fa tornare alla mente fantasmi del passato. La proposta di risolvere “il Problema Rom” costruendo mega campi “controllati” da 1000-1500 persone “fuori del Raccordo” ci appare una palese violazione dei diritti umani della popolazione presa di mira. È grave sia la proposta in sé, sia il messaggio che essa contiene.
I rom e i sinti che vivono a Roma non sono nomadi, ma stanziali (sebbene vittime di continui sgomberi) e aspirano ad una soluzione abitativa stabile. Ciò è dimostrato dalle centinaia di famiglie che sono in lista d’attesa nelle graduatorie per l’assegnazione di case popolari. Per giunta 5000
di loro vivono a Roma da più di trenta anni.
Ormai, basta parlare di “soluzioni temporanee”del genere:“stanno un po’ qui e poi si spostano”! E’ questa mentalità che ha fatto crescere più di due generazioni di Rom nelle discariche delle nostre periferie, senza servizi essenziali, in situazione simile alle metropoli del Terzo Mondo. Il fatto che il degrado e la marginalità sociale spingano alla devianza non è certo imprevedibile.
Già oggi, e ormai da tempo, i “campi” rom riconosciuti (cioè tutti, a parte i “non luoghi” di baracchette) sono fuori o a ridosso del GRA. La novità della proposta dunque non è nell’ubicazione dei luoghi, ma nel messaggio: “accanto ai Rom e ai Sinti non si può vivere”, e perciò vanno isolati. Esattamente il contrario di quello che il Comune ha fatto in questi anni con le politiche di scolarizzazione, inclusione sociale, avviamento al lavoro. Esattamente il contrario di quanto approvato dal Consiglio Comunale nel 2005 con il cosiddetto “Piano Rom” (che prevedeva una “progressione” abitativa da grandi campi di prima accoglienza, a piccoli campi per nuclei familiari, fino “all’uscita” dal campo e all’inserimento in abitazioni). Esattamente il contrario di quanto raccomandato dai vari organismi dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, preoccupati di una recrudescenza del razzismo verso i rom[1]; e di ciò che ha raccomandato il Comitato europeo per i diritti sociali presso il Consiglio d’Europa nella “Decisione del merito” del 7.12.05
[2]. Ma è soprattutto l’esatto contrario di quanto raccomandato dall’Ecri (Commissione Europea contro il Razzismo e l’intolleranza) nel suo “Terzo rapporto sull’Italia” del 16.12.05, in cui si legge:
“L’Ecri riafferma che le autorità italiane non dovrebbero basare le loro politiche relative ai Rom e ai Sinti sul presupposto che i membri di tali gruppi preferiscono vivere come nomadi. Raccomanda vivamente alle autorità italiane di affrontare la questione dell’alloggio delle popolazioni Rom e Sinti in stretta collaborazione con le comunità stesse, e raccomanda che l’obiettivo sul lungo periodo delle politiche abitative dovrebbe essere quello dell’eliminazione dei campi nomadi”.
Un patto per l’inclusione sociale
Vorremmo risposte efficaci a problemi veri. L’impegno di spesa per attuare il “Patto per Roma Sicura” è di tutto rispetto (sono stati già stanziati 15 milioni di Euro). Avremo più controlli di polizia e più agenti impegnati; ma quanti assistenti sociali, quante risorse economiche e quali strumenti di inserimento sociale in più?
Siamo disponibili, come sempre, a collaborare nel progettare insieme queste risposte, convinti che non esista altra strada che prescinda dall’integrazione sociale. Proponiamo, quindi, un patto nel quale la sicurezza di tutti venga perseguita mediante l’inclusione sociale. Innanzitutto bisogna partire dai bambini e dai giovani. Proponiamo misure concrete e decisive per la promozione umana dei piccoli – spesso prime vittime degli sgomberi che ne interrompono il faticoso processo di integrazione scolastica – . Riteniamo che tutti i bambini Rom e Sinti presenti sul territorio debbano essere iscritti a scuola; chiediamo che il diritto allo studio sia garantito anche con l’attribuzione di borse di studio che premino la frequenza e l’impegno; chiediamo misure efficaci per la tutela e la promozione delle donne Rom e Sinti e per il loro inserimento nel mondo del lavoro. Chi commette reati sia sanzionato secondo le leggi: frequentando ogni giorno i “campi” saremo noi i primi ad esserne contenti! Ma non criminalizziamo un intero popolo.
Diffondere una cultura della paura può produrre conflitti maggiori e più violenti. Temiamo che i fantasmi liberati non si trattengano più. E’ la storia che lo insegna: oggi i grandi ghetti; e domani?
[1] Ad esempio quanto affermato dalla risoluzione del Parlamento Europeo sulla protezione delle minoranze e le politiche contro la discriminazione nell’Europa allargata nel 2005, in cui si legge:
(si) ritiene che (la comunità dei Rom e Sinti) necessiti di una protezione speciale essendo diventata, a seguito dell'allargamento, una delle minoranze numericamente più importanti nell'UE ed essendo stata, in quanto comunità, storicamente marginalizzata ed ostacolata nel suo sviluppo in taluni settori chiave: la cultura, la storia e le lingue rom sono spesso trascurate o denigrate;
(si) rileva che i rom subiscono la segregazione razziale nell'ambito dell'istruzione e spesso rischiano di essere ingiustamente collocati in istituti per disabili mentali, sono oggetto di discriminazioni per quanto riguarda la fornitura di alloggi, l'assistenza sanitaria e i servizi pubblici, registrano elevati tassi di disoccupazione, le autorità pubbliche spesso non ne riconoscono i diritti e sono inoltre politicamente sottorappresentati;
[2] quando ha affermato: “persistendo nella sua pratica di mettere i rom e sinti nei campi, il Governo (italiano) ha fallito nel prendere in considerazione tutte le differenze rilevanti o di prendere misure adeguate per assicurarsi che essi abbiano accesso ai diritti e ai benefici collettivi che devono essere disponibili a tutti”, e concludendo che:
- la scarsità e l’inadeguatezza dei campi sosta per rom e sinti nomadi costituisce una violazione dell’Articolo 31§1 della Carta, letto congiuntamente all’Articolo E
- gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati costituiscono una violazione dell’Articolo 31§2 letto congiuntamente all’Articolo E;
- la mancanza di soluzioni abitative stabili per rom e sinti costituisce una violazione dell’Articolo 31§1 e dell’Articolo 31§3 della Carta, letti congiuntamente all’Articolo E.
Da Kosovo_Roma
Cari amici e colleghi,
siamo lieti di annunciarvi che il nostro sito web roma-kosovoinfo è online (in lingua inglese e tedesca ndr)
Il sito è studiato per fornire informazioni sullo stato dei diritti umani del popolo rom in Kosovo. Si possono trovare le ultime notizie ed informazioni di base sulla deportazione dei Rom kosovari dagli stati membri dell'Unione Europea. Inoltre, presentiamo ricerche ed analisi sull'espulsione dei Rom dal Kosovo a seguito della guerra del 1999.
Al momento, molti articoli sono disponibili solo in tedesco. I testi della sezione "ultime notizie" sono anche in inglese, come pure molti rapporti delle organizzazioni internazionali sui diritti umani nella sezione "Downloads".
Facciamo conto sul vostro supporto per fornire una più ampia informazione. Forniteci quindi notizie interessanti, ulteriori informazioni o correzioni.
roma-kosovoinfo Dirk Auer, Boris Kanzleiter
Di Fabrizio (del 22/05/2007 @ 11:46:42, in media, visitato 2060 volte)
A Varsavia una mostra in un parco, con le immagini del
passato della comunità rom.
Sono foto degli anni 50 e 60, ne scrive (in inglese) e
riprende le foto il blog
Romantic.
Giorno fortunato! Girando per il Parco Saski
di Varsavia questa mattina, per puro caso, mi sono imbattuta in una
esposizione fotografica sui Rom polacchi. "Rom - Immagini Dimenticate" La
collezione presenta documenti sulla vita di ogni giorno dei Rom polacchi negli
anni 50-60 del XX secolo. Queste immagini in bianco e nero sono probabilmente
l'ultima testimonianza del mondo e della vita nomadica dei Rom. Sembra che i
visitatori casuali di questa incredibile presentazione fossero fortunati -
queste foto non erano affatto pubblicizzate. Le foto sono di Janusz
Helfer, fotografo polacco di Cracovia, incantato dalla cultura rom.
Anche se la sedentarizzazione ha cambiato drammaticamente la vita dei Nomadi,
non ha eliminato le loro radici e tradizioni. Il fotografo ha catturato diversi
aspetti e momenti interessanti della vita quotidiana dei Rom polacchi. Vedrete
immagini di bambini sorridenti e delle generazioni più anziane, campi di tende e
momenti familiari.
Sono veramente felice di aver visto questa esposizione che ha attratto
l'attenzione di parecchie persone nel parco. Per fortuna! avevo con me la
macchina fotografica e sono ancora più felice di condividere con voi le foto.
[...]
L'accampamento dalle parti di Rzaska. E' del
periodo in cui si iniziò a parlare del futuro dei Rom che si sarebbero
sedentarizzati. Ci sono vagoni lovara [...] Trattasi di un incontro familiare e
stavano visitandosi e parlando l'un l'altro. Non ho mai assistito alla
situazione della formazione di un campo durante questi incontri. Lovara e
Keldereri vivevano separati. [...]
"Mi accorsi che questa ragazza seduta stava allattando il suo bambino e la
fotografai. Dopo che lei iniziò a nascondersi dietro il carro. Ho aspettato un
momento prima di farle un'altra foto mentre iniziava ad allattare. Per questo la
seconda foto è più interessante della prima."
"Di pomeriggio gli uomini aspettavano le donne di ritorno dalla città con un
po' di soldi e qualche gallina. Passavano il tempo bevendo del liquore. Con
l'arrivo delle donne si passava a cenare e si metteva da parte il resto del cibo
per l'indomani."
"Non chiediamo nessuna ricchezza, vogliamo vivere sui nostri percorsi.
Pioggia, tempesta e pianto. Queste SONO alcuni pezzi della nostra felicità
(canzone Papusha)
"Il bambino con una gallina" (seconda foto).
Di Fabrizio (del 21/05/2007 @ 09:46:42, in Europa, visitato 3754 volte)
Da
Roma_Shqiperia
POLITEIA
Il popolo Rom vive in Albania da 600 anni. Originario dell'India, si ritiene che
siano arrivati da tre strade differenti: dalla Turchia, dalla Grecia e dal
Montenegro. Ci sono in Albania tre ceppi differenti, che parlano la stessa
lingua ed hanno medesime tradizioni e cultura. In Albania esiste tolleranza
etnica e religiosa ed è per questo che qui i Rom vivono pacificamente. Si stima
in 120/150.000 la loro popolazione, con una concentrazione nel sud-est del
paese. Non esistono dati ufficiali o studi sul popolo rom.
Prima del 1990 la situazione dei Rom era simile al resto della popolazione
albanese. Lavoravano in diversi settori dello stato e il reddito delle loro
famiglie era sullo stesso livello del resto della popolazione. D'altra parte,
dopo il 1990 la situazione dei Rom è via via diventata critica; la maggior parte
ha perso il lavoro a causa delle privatizzazioni dell'industria statale. Il
processo di democratizzazione che si è sviluppato in Albania nel periodo di
transizione ha causato una catastrofe economica per le famiglie rom. Tra i
fattori che hanno influenzato la condizione dei Rom, la competizione nel mercato
commerciale e lavorale e la migrazione. Attualmente il 90% dei Rom in Albania è
disoccupato. Alcuni di loro lavorano in proprio nel commercio [...]. La Banca
Mondiale mostra che la spesa media mensile di una famiglia Rom è di $ 199, che
il 40% delle famiglie vive in cattive condizioni e che soltanto il 20% ha
un'entrata sufficiente a comperare medicine. Esistono poi difficoltà nel
beneficiare della politica assistenziale.
Una delle principali ragione sull'incapacità di competere nel crescente
mercato libero è il basso livello di scolarizzazione. L'analfabetismo tra i Rom
è cresciuto nel periodo di transizione. La percentuale di analfabetismo è del
52,4%; tra le donne è del 56,5% e tra gli uomini del 48,3%. Circa il 40% delle
famiglie chiede ai loro bambini di lavorare per assicurare i bisogni primari ed
è questa la principale ragioni per cui non frequentano la scuola.
Un altro problema emergente sono le cattive condizioni abitative. Parte delle
loro case sono state distrutte dal governo con la promessa di ricostruirle, ma
sinora questo tema non è stato risolto. Il risultato è che vivono in case di
fortuna o direttamente per strada.
[...] Durante il periodo di transizione i Rom hanno avuto diversi problemi
messi in evidenza dai media. In genere i media trattano i Rom in maniera
positiva, ma ci sono anche stati casi di disinformazione; i Rom sono accusati
per atti di criminalità, per esempio, perché sono un soggetto facile, incapace
di difendersi adeguatamente.
Sulla base di una ricerca condotta dalla Banca Mondiale, il governo albanese
ha approvato una Strategia Nazionale per il periodo 2003-2015 per innalzare le
condizioni di vita dei Rom. Questa Strategia opererà in campi differenti [...]
Diverse OnG rom hanno approvato ed accettato questa Strategia, e contribuito
alla sua implementazione. Ma diversi Rom sono disillusi del Ministro
responsabile, perché intanto sono passati quattro anni e il budget disponibile è
insufficiente. Le OnG stanno facendo pressione perché il budget sia assicurato
per i prossimi 8 anni. Un'altro problema che ha sollevato proteste è che alcune
associazioni hanno abusato del sistema chiedendo per loro denaro a nome dei Rom.
[...]
Ramazan Mile and Alma Lleshi, Albanian Roma Union ‘Amaro-Drom’,
Tirana
Sabato 26 maggio al PalaSharp di Milano (MM 1 fermata Lampugnano) si svolge
Extrafesta - nel mio paese nessuno è straniero, l'evento organizzato da
Radio Popolare per i milanesi di ogni provenienza. Alle 21.00 concerto dei
Delapdere Big Gang,
un gruppo di Rom turchi che "rubano" brani di musica pop (Rem, Sting,
Madonna, Michael Jackson, Pearl Jam, Deep Purple tra gli altri) riarrangiandoli
in chiave turca e gitana.
Non mancheranno gli stand culinari a cura delle associazioni di stranieri
residenti in Lombardia, con piatti della cucina di tutto il mondo.
Al solito, se qualche lettore o lettrice vuole sentirsi il concerto (15 euro,
gratis i ragazzi sotto i 14 anni),
me lo faccia sapere,
che magari ci si incontra in modo meno virtuale!
Di Sucar Drom (del 20/05/2007 @ 10:00:15, in blog, visitato 1865 volte)
MIlano, Jasenovac: tomba di 19432 bambini e bambine.
Lunedì 28 maggio, alla Casa della Pace della Provincia di Milano, sarà
inaugurata la mostra fotografica "Jasenovac. Tomba di 19432 bambini e bambine"
Jasenovac. Sulle rive del fiume Sava. A un centinaio di kilometri a sud-est di
Zagabria. Nome che sta a indicare in lingua serbocroata "bosco di frassini", il
luogo in cui vennero commessi i crimini più efferati da parte de...
"Odio questi zingari. Non li sopporto"
Qualche tempo fa una mia collega italiana, sfogliando i quotidiani all'improvviso
mi ha detto: "Odio questi zingari. Non li sopporto". È successo il giorno dopo
l'assurda morte di una ragazza romana nella metropolitana. Per i mezzi
d'informazione italiani era già chiaro chi fossero le "assassine": due
straniere, provenienti dai paesi dell'Est, quasi certamente "zingare".
Ma un paio di giorn...
Mantova, un gioco in lingua sinta per tutti i bambini delle scuole elementari
Nei prossimi giorni sarà distribuito ai 1.770 bambini delle scuole elementari di
Mantova il gioco "chilape di resa" (gioco dell'oca, in lingua sinta lombarda).
Il gioco è stato ideato dagli adolescenti sinti, insieme ai mediatori culturali
Davide Gabrieli e Luca Dotti, all'interno del progetto "Farba & Ghia (colori e
canzoni), fanta...
Augias, non mi aiuti. Sono razzista anch'io.
Gentile Augias, ho 42 anni, non lavoro da tre, sono una persona colta, leggo ben
più di due quotidiani in un giorno, leggo molti libri, qualcuno lo scrivo, mi
interesso di politica, sono comunista, ho insegnato alle mie figlie ad essere
semplicemente persone per bene, così come i miei genitori hanno insegnato a me,
lotto quotidianamente contro l'avvento del berlusconismo e dell'idiozia indotta
dal ...
Il Ministro dell'Interno domani firma il piano sicurezza per Milano e Roma
Il ministro dell'Interno Giuliano Amato ha pronto un piano sicurezza in risposta
alle esigenze dei sindaci Veltroni e Moratti: campi nomadi sotto vigilanza,
telecamere e maggiori poteri ai prefetti.
Misure queste, ritenute efficenti, che verranno via via utilizzate in tutto il
paese. Intanto la sperimentazione parte nella Capitale e nel capoluogo lombardo.
Per iniziare, al prefetto di Roma ...
Roma, S. Egidio e Caritas: si al patto sociale Veltroni
La Comunità di Sant'Egidio e la Caritas diocesana di Roma accolgono con
soddisfazione il “patto sulle questioni sociali” proposto dal sindaco di Roma
Walter Veltroni. Rispondere, come scrive Veltroni, in maniera organica a tali
questioni sociali in una prospettiva di lungo termine e in favore di cambiamenti
duraturi, sembra poter rappresentare l'indispensabile presa di responsabilità
perché l'emer...
Pescara, le musiche di Alexian in un'opera teatrale
Giovedì 24 maggio 2007 al Teatro Massimo di Pescara sarà presentata la 1°
nazionale dell'opera teatrale "Ilaria, Miran e tutti gli altri bambini del
mondo...in vacanza a Mogadiscio", l'ingresso è libero.
L'opera teatrale è dedicata alla giornalista RAI Ilaria Alpi scomparsa in
tragiche circostanze insieme al suo operatore Miran. Il libretto dell'opera è di
Silvio Sarta, le musich...
Manifesto Appello per i popoli del Kosovo Metohija
Manifesto Appello per i popoli del Kosovo Metohija, per una soluzione equa e
conforme al Diritto Internazionale, contro i processi d’indipendenza e
secessione unilaterali nel Kosovo Metohija. Verità e giustizia per dare un
futuro di pace e progresso nella regione del Kosovo.
Lanciamo questo manifesto appello facendo proprio l’invito giunto dal FORUM di
Belgrado (che raccoglie eminenti perso...
Mestre (VE), la scuola dei sinti...
«Se fosse vero che a causa dei nomadi gli altri bambini restano indietro, in
pochi anni avremmo chiuso. Invece... E poi abbiamo il riscontro delle scuole
medie. I nostri alunni non hanno nulla da invidiare agli altri, quelli che
vengono dalle altre scuole elementari. Anzi...».
A parlare è Antonio Perazzi, uno dei maestri della scuola elementare "Francesco
Baracca" di Mestre. Una s...
Svegliati Europa, l’Italia è tornata al 1940
11 settembre 1940, il Ministro dell’Interno da mandato ai Prefetti di internare
di tutti i Sinti e i Rom Italiani e di allontanare di tutti i Rom Europei. 18
maggio 2007, il Ministro dell’Interno da mandato ai Prefetti di internare in
"speciali campi" alcuni Sinti e Rom ed allontanare i Sinti e i Rom in "esubero".
Nella sola Roma il Prefetto Serra è pronto alla cacciata di 10.000 persone
(fonte, l...
Di Fabrizio (del 19/05/2007 @ 10:10:43, in lavoro, visitato 2649 volte)
Da
ChiAmaMilano
Monica è una Rom Romena che ce l’ha fatta perché
ha avuto un’occasione, ma ha ancora paura a dichiarare davvero chi è
Ascolta l'intervista audio
Monica ha gli occhi grandi e non li abbassa mai, nemmeno quando gli si velano di
lacrime ricordando il 1998, il suo primo anno in Italia, a Milano, passato a
chiedere l’elemosina e a vivere con il marito in un furgone nel campo di via
Barzaghi.
Quell’attimo in cui gli si affaccia alla memoria quel ricordo doloroso è solo
una parentesi in una conversazione in cui Monica, che ha imparato l’italiano più
leggendo i romanzi che guardando la televisione, pacata e ironica rivendica
dignità per sé e tutti i Rom come lei.
Perché Monica è una zingara, giunta clandestinamente dalla Romania quasi dieci
anni fa. Oggi è regolare, vive in affitto in un appartamento, fa la
collaboratrice domestica, suo marito lavora in una cooperativa e i suoi figli
vanno a scuola.
Il suo datore di lavoro, un noto professionista milanese, ha piena fiducia in
lei. Ha un ottimo rapporto con i suoi vicini di casa che spesso vanno a prendere
il caffè da lei.
Ma il suo datore di lavoro e i suoi vicini non sanno che Monica, suo marito e i
suoi figli sono Rom.
Romena regolare, Rom “clandestina”, Monica non vuole che si sappia la verità
sulla sua storia: troppi i pregiudizi, troppa la paura di perdere la fiducia, il
lavoro, gli amici, di vedere andare in frantumi tutto quello che si è
conquistata in dieci anni “senza rubare mai, cercando di vivere dignitosamente
anche quando eravamo in via Barzaghi, anche quando andavo a chiedere l’elemosina
provando una vergogna immensa, ma non avevo di che dare da mangiare ai miei
figli e nessuno mi dava un lavoro perché ero una zingara.”
Quel periodo è lontano, un brutto ricordo ma Monica –che sta studiando da
mediatrice culturale e tra un paio di mesi darà l’esame– ha rinunciato, almeno
pubblicamente, ad una parte di sé, della propria identità. Perché, anche se la
sua storia è la dimostrazione che qualora siano offerte delle opportunità per
riconquistare dignità e cittadinanza esse vengono colte, il pregiudizio è
l’altra faccia della paura di perdere tutto, di essere ricacciati al di fuori
dei margini di una società che sembra non possa fare a meno degli stereotipi e
delle angosce securitarie.
Beniamino Piantieri
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