Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Sucar Drom (del 26/01/2007 @ 12:01:48, in blog, visitato 1506 volte)

Unione Europea, l'ultradestra pronta a discriminare i Sinti e i Rom
"Identità, tradizione, sovranità" (Its): è questo il nome del nuovo gruppo politico dell'ultradestra al Parlamento europeo costituitosi oggi ufficialmente a Strasburgo. La nuova formazione avrà 20 europarlamentari (il minimo per formare un gruppo parlamentare con le nuove regole per l'Ue a 27 Stati membri), provenienti da sette paesi diversi (Francia, Romania, Belgio, Italia, Austria, Bu...

Mantova, attacco antisemita alla Sinagoga
Graffito antisemita compare nella notte sulle porta della sinagoga di Mantova in via Govi. È stata dipinta con dello spray la stella di David gialla che marchiò le vittime dell’olocausto. A scoprire lo sfregio è stata ieri mattina Licia Vitali, una volontaria della comunità ebraica. Qualcuno durante la notte aveva raggiunto il portone della sede della comunità ebraica e aveva disegnato un triango...

Milano, confronto tra falchi e colombe nel centrodestra
In via Triboniano arrivano i container: finora 10, entro fine mese gli altri 23. Ma i residenti non hanno ancora preso visione del patto di legalità e sicurezza: glielo ha solo letto un dirigente comunale. «Noi possiamo indicare emendamenti - dice Antonietta Spinella, del comitato Lago dei tigli - ma i tempi sono stretti, ci spiace che ci coinvolgano a cose fatte». I residenti non esaspera...

Saluzzo (CN), Porrajmos: una persecuzione dimenticata
Per commemorare la "Giornata della Memoria", il Comune di Saluzzo presenta giovedì 25 gennaio alle ore 21.00 nei locali dell'Antico Palazzo comunale, in collaborazione con il circolo Arci Ratatoj, il filmato "Porrajmos, una persecuzione dimenticata". Alla serata parteciperanno Giorgio Bezzecchi e Maurizio Pagani, rispettivamente presidente e segretario dell'Opera Nomadi di Mil...

Trento, momento commemorativo sul Porrajmos
Sabato 27 gennaio, alle ore 15.00, si svolgerà un momento commemorativo davanti alla lapide in ricordo del Porrajmos esposta a Palazzo Pat, in Piazza Dante a Trento.
Il Presidente dell'Associazione Sinti del Trentino (Sezione dell'Opera Nomadi) apporrà una corona di fiori e commemorerà i Sinti e i Rom "divorati" durante le dittature fascista e nazista. Durante la cerimonia...

Napoli, tensione e esasperazione
Una coppia di rom sottrae una bambina all’assistente sociale durante il trasferimento alla casa famiglia per minori a cui era stata assegnata dai servizi sociali. Non è ancora chiaro alle forze dell’ordine se a compiere il gesto siano stati genitori della bambina. Questo fenomeno rappresenta la situazione di esasperazione a cui sono giunte le comunità rom e sinte della città partenopea. Co...

Seveso (MI) rock sinfonico di Sarajevo con Goran Bregovic
Dal vivo l'11 febbraio alla manifestazione "Sevesosuona" il grande musicista Goran Bregovic, uno dei principali responsabili del successo planetario che da tempo accompagna le musiche provenienti dalla regione balcanica. Con la sua personalità poliedrica che ha saputo fondere in maniera personalissima le tradizioni della sua terra di origine con l’energia e la spettacolarità proprie del ro...

Rom e Sinti protagonisti a "L'Infedele" di Gad Lerner
L'Infedele in onda ieri sera 24 gennaio alle 21.30 su La7 ha affrontato le tensioni suscitate dai "campi nomadi" nell'hinterland milanese e ha ricordato, in occasione della Giornata della Memoria - il Porrajmos - la persecuzione delle popolazioni rom e sinte europee. Hanno partecipano tra gli altri: don Virginio Colmegna, la scrittrice Rosetta Loy, il regista Davide Ferrario (autore di un...

Ferrero, superare la logica disperante dei campi
Roma, 25 gennaio. Va superata la logica dei "campi nomadi", lasciati in ''una situazione disperante'' da troppi anni di disinteresse politico che ha letteralmente ''fatto marcire la situazione''. E' il pensiero del ministro della Solidarieta' Sociale, Paolo Ferrero, intervenuto a una riunione convocata ieri 25 gennaio al Ministero con i rappresentanti delle popolazioni Rom e Sinte...

Negare la Shoah sarà reato. Il Cdm vara la legge
«Bisogna tenere alto il livello di guardia contro ogni rigurgito di antisemitismo». Con queste parole, il ministro della giustizia, Clemente Mastella, annuncia la presentazione al prossimo consiglio dei ministri del 27 gennaio, che coincide con la celebrazione della Giornata della memoria, di un disegno di legge contro il diritto di negare la Shoa, il genocidio degli ebrei. Il Guardasigilli ...

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Di Fabrizio (del 26/01/2007 @ 09:37:36, in Europa, visitato 2049 volte)

 

Da Romanian_Roma

DUBLINO - Michael McDowell, Ministro della Giustizia, ha ammesso che le richieste di asilo di oltre 200 Rom sono state rigettate senza nemmeno essere considerate. Ma secondo Irish Times  gli attivisti dei diritti civili ammoniscono sulla confusione dovuta al fatto che costoro ora sono cittadini dell'Unione Europea e godono della libertà di movimento.

I 220 Rom avevano fatto richiesta d'asilo settimana scorsa al Commissario per i Rifugiati.

Ma descrivendo quella che chiama "azione decisa nell'occuparsi dell'afflusso di Rumeni richiedenti asilo" McDowell dice di voler applicare il trattato EU che blocca le richieste di asilo provenienti da cittadini dell'Unione salvo casi eccezionali di negazione dei diritti umani.

[...]

Il Dipartimento di Giustizia dice che i Rumeni, nella loro richiesta, intendevano migliorare le loro condizioni economiche e l'accesso al mercato del lavoro. Inoltre il dipartimento cita l'accesso ai servizi sanitari e all'alloggio.

Secondo la legge, Rumeni e Bulgari, anche se dal 1 gennaio sono diventati cittadini europei, non possono arrivare in Irlanda per lavorare o richiedere i benefici connessi. Ma possono viaggiare in Irlanda e rimanervi senza dover chiedere asilo o registrare la loro presenza nel paese.

La polizia può bloccare il loro ingresso se non hanno mezzi finanziari o se rappresentano una minaccia alla sicurezza nazionale. Diverse OnG che lavorano con i rifugiati ritengono che i Rumeni abbiano fatto la richiesta per errore.

E Peter O'Mahony, presidente del Consiglio Europeo per le Libertà Civili, dice che c'è stata confusione: "Non posso credere che Rumeni e Bulgari abbiano richiesto volontariamente di usufruire del sistema d'asilo, che significherebbe essere controllati strettamente e un ingresso finanziario di solo € 19.10 a settimana."

"A loro non sarebbe permesso di lavorare. Avrebbero accesso limitato all'educazione per gli adulti e anche i loro bambini avrebbero scarsi benefici.

I Rumeni hanno il diritto di rimanere in Irlanda per tre mesi, dopodiché possono richiedere residenza permanente, ma è chiaro che alcuni intenderanno tornare a casa.

DIVERS - http://www.divers. ro

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Di Fabrizio (del 25/01/2007 @ 22:14:16, in Regole, visitato 1670 volte)

Scrive Claudia Tavani su Roma_Italia

http://mediacenter. corriere. it/MediaCenter/ action/player? uuid=5a114202- ab18-11db- 9c16-0003ba99c53 b&rcsrid= vaschettaMC_ corriere_ 1

Guardate questo video. Poi qualcuno mi spiega perchè un Rom per entrare a casa sua (anche se la casa è data dal comune) ha bisogno di una tessera? Mi spiega anche perchè un Rom non può invitare nessuno a cena perchè nessun altro ha la tessera per entrare a casa sua? Vi pare che un Italiano qualunque abbia bisogno di procedure speciali se una sera vuole invitare qualcuno a cena o a prendere un caffè?

Quando si dice l'ipocrisia. ..

Claudia

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Di Fabrizio (del 25/01/2007 @ 10:03:46, in Europa, visitato 1552 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Secondo voci ancora da confermare, nelle recenti elezioni parlamentari in Serbia, sono stati eletti due Rom in Parlamento:

Rajko Djuric – Unione dei Rom di Serbia

Sajin Srdzan - Partito Rom

[...]

Asmet Elezovski
Roma National Congress
National Roma Centrum
Phone/fax: +389 31 427 558
Mobile: +389 75 844 822
www.nationalromacentrum.org

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Di Fabrizio (del 25/01/2007 @ 09:52:43, in Kumpanija, visitato 2008 volte)

Da Roma_Daily_News

Mohammad Kamran - RAWALPINDI: Gli Zingari non hanno residenza permanente, ma risiedono stabilmente in Pakistan. Incredibilmente nelle statistiche della nazione non si fa cenno a questo popolo senza casa.

Nell'ultimo censimento dedicato alla conta degli alloggi e alla registrazione al voto, questo popolo è rimasto escluso perché non risiede in alloggi permanenti e non hanno documenti per provare la loro identità.

Questi nomadi vivono in una povertà abbietta senza un pezzo di carta che certifichi la loro cittadinanza, ma sono parte della nostra popolazione. In effetti, per il tipo di via che conducono, non hanno bisogno di documentazione. Al governo non è mai importato di contarli o di rimetterli nel conto demografico.

Questo popolo vive di solito accanto alle strade ferrate in città o in luoghi dove l'autorità è più tollerante. A Rawalpindi la cintura attorno la principale ferrovia a Murree Chowk è una di queste colonie.

Le famiglie zingare che abitano l'area continuano la loro vita immutabile da anni. Nel loro quartiere di baracche che chiamano casa, bambini ignudi giocano nel fango, una donna scava e un uomo si siede godendosi il sole.

D'altra arte, questo scenario non è confinato solamente a Murree Chowk. Gli Zingari si ritrovano quasi ovunque in Pakistan. Questi nomadi attraversano il paese con le loro cose sui carretti e piantando le tende dove si fermano. Lo stile di vita transiente non appartiene al passato ma fa parte del presente.

"Non capisco perché la gente ci giudichi diversi. Siamo felici e soddisfatti cella nostra vita. Mangiamo tre volte al giorno e raramente andiamo a dormire con lo stomaco vuoto." dice Wali Muhammad, 40 anni. Con le loro dimore improvvisate, gli scarsi possessi e il dialetto rustico, sono una reminiscenza di tempi passati.

Il loro stile di vita è in forte contrasto con la vita cittadina. I loro figli raramente frequentano le scuole e gli uomini di solito passano il giorno a dormire e la notte curando il bestiame. Spesso le donne chiedono l'elemosina o raccolgono legna da bruciare. Il loro stile di vita nomadico attira sospetti perché è visto come un modo di scappare dopo aver commesso crimini o furti.

Spesso sono visti come predatori, parassiti e criminali. La gente non gli crede e li evita appena possibile.

Come la società è diventata più industrializzata, la maggioranza della popolazione si è spostata dalle campagne alle città. Gli Zingari continuano la loro esistenza nomadica, che è una sfida a quanti non riescono ad intendere la vita senza una residenza stabile, proprietà e obiettivi professionali. "Ho fatto quello che volevo e non ho niente di cui lamentarmi," dice Wali Muhammad spiegando perché non ha un lavoro.

Osservando la sua famiglia e la dimora, Wali non si considera deprivato o negletto. Viceversa vede la vita piena di posti dove andare senza troppi legami che lo riportino indietro.

Il governo e le organizzazioni sociali a volte tentano di "aiutare" questi zingari a fermarsi, avere un'educazione e conformarsi alle norme sociali, ma alla fine i tentativi falliscono perché questi zingari intendono continuare a vivere come hanno sempre fatto.

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Di Fabrizio (del 24/01/2007 @ 10:15:41, in Europa, visitato 2090 volte)

Da Macedonian_Roma

Cari amici,

Spero che dopo tutte queste vacanze, in quest'anno possiamo organizzarci meglio e cominciare a vedere la situazione in una maniera più positiva. Voglio ricordare che il movimento dei Rom ha preso una direzione positiva, ma d'altra parte le problematiche sono rimaste quelle o sono peggiorate. Il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti [European Roma and Travelers Forum - ERTF ndr] con l'OSCE/ODIHR lo scorso marzo ha partorito il gruppo di Skopje, formato da attivisti Rom che hanno fatto una priorità dell'aiutare i Rom rifugiati e i dispersi dal Kosovo, come pure dei Rom rimasti in Kosovo. E' una priorità perché i Rom possano meglio organizzarsi in simili situazioni di crisi come nella situazione del dopoguerra nella ex Yugoslavia.

In molti ci criticano per i pochi progressi ottenuti, sono personalmente d'accordo ma d'altra parte dobbiamo considerare la realtà, ci troviamo in difficili relazioni diplomatiche tra i Rom prima di tutti e poi tra loro come popolo e le istituzioni. Ora la Serbia è nella fase pre-elettorale e [...] solo dopo sarà possibile confrontarsi sullo status finale del Kosovo. Voglio e spero che i Rom di Serbia abbiano una rappresentanza in parlamento, così che possano aiutarci nel risolvere la situazione attuale dei Rom in questa regione. Anche se possiamo intendere l'attuale come una fase di passaggio, è molto importante per redirigerci sui seguenti punti.

  1. Far crescere l'importanza delle tematiche Rom nel nuovo status del Kosovo, dei rifugiati e dispersi nei Balcani e nei paesi europei (non dobbiamo dimenticare che il Kosovo è una grande ferita per noi Rom come è stato l'Olocausto).
  2. Dobbiamo comunicare e cooperare più spesso e in modo più costruttivo, anche in maniera critica, così da migliorare la nostra piattaforma politica, economica e sociale (ERTF nell'ultima riunione plenaria ha votato una Risoluzione su questi temi e spero che questo abbia una ricaduta nei programmi di molti governi europei e balcanici)
  3. Dobbiamo essere più attivi a livello locale e nazionale così da essere di supporto all'ERTF.

Esistono molte analisi di esperti ma abbiamo perso la nostra capacità di influenzare i livelli decisionali e dobbiamo sviluppare nostri piani d'azione per raggiungere i nostri scopi.

Per finire, cari amici, colleghi e fratelli, usciamo dai nostri recinti e cominciamo a lavorare positivamente per raggiungere qualcosa in più di ciò di cui abbiamo timore.

Spero che presto saremo in grado attraverso lo scambio di informazioni e aiuto da Varsavia, Strasburgo, Bruxelles di cooperare meglio.

Devlesa

Asmet Elezovski

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Di Fabrizio (del 23/01/2007 @ 22:45:47, in Italia, visitato 2220 volte)

Leggo su ChiAmaMilano

Un secolo fa, Opera come New Orleans? Ma i subumani allora eravamo noi

[...] Nel 1912 il futuro presidente Usa Woodrow Wilson scriveva nella sua History of American People: "...Arrivano moltitudini di uomini della classe più bassa, dal sud dell'Italia, e uomini del genere più spregevole dall'Ungheria e dalla Polonia, uomini dalle cui file non traspare né qualificazione né energia, né iniziativa né intelligenza sveglia; e sono venuti in numeri crescenti anno dopo anno come se i paesi del sud Europa si stessero sgravando dei loro più sordidi e sfortunati elementi. Perfino i cinesi sarebbero più desiderabili come lavoratori, se non come cittadini, della maggior parte di questa feccia che affolla i nostri porti orientali".
In un articolo del 1888 si poteva leggere: "Gli immigranti italiani possiedono un livello di cultura ed educazione così basso che i lavoratori americani, abituati a un più alto livello di vita, non possono competere con loro. È impossibile per gli americani piegarsi a livelli così bassi di esistenza - hanno scoperto gli investigatori congressuali - , come per esempio vivere di rifiuti, essere ammassati insieme come animali, non avere la minima nozione di pulizia e igiene. Non ci può essere nessun vantaggio per questo paese nel lasciar entrare gente simile. Al meglio, possono contribuire a portare una condizione di barbarie".
Le condizioni di vita della maggior parte degli immigrati italiani erano a dir poco terribili. Alla fine dell’800 un giornalista danese del New York Tribune raccontò che in un insieme di case, che avevano complessivamente 132 stanze, abitavano 1324 emigranti italiani.
A cavallo tra il XIX e il XX secolo il dibattito statunitense circa l’immigrazione italiana era impegnato nel decidere se gli Italiani fossero da assimilare ai “negri” e quindi da considerare come “subumani” o da collocare nel gradino più basso degli “umani”, sotto Polacchi e Cinesi. Tanto che dopo i neri, gli immigrati italiani alla fine dell’800 furono tra le principali vittime dei linciaggi (circa 800 documentati).
Come quando il 15 ottobre 1890 fu ucciso il sovrintendente della polizia di New Orleans, David Hennessy e gli abitanti ne attribuirono la responsabilità ai siciliani perché Hennessy era stato impegnato in un'operazione anticrimine nella colonia italiana.
In un clima d'isteria, la polizia arrestò centinaia di italiani e ne fece processare nove. Con gran costernazione della comunità americana, la giuria trovò sei dei nove accusati "non colpevoli" e non riuscì a raggiungere un verdetto sugli altri tre. Politici e giornali chiesero che si rimediasse a questo "fallimento" della giustizia: una folla attaccò la prigione, ne tirò fuori undici italiani e li linciò.

Beniamino Piantieri

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Di Sucar Drom (del 23/01/2007 @ 14:03:46, in media, visitato 1559 volte)
Intervista a Carlo Berini su Tempo Radio
Questa mattina Carlo Berini, Presidente dell'Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Mantova, è intervenuto in diretta su Tempo Radio. Moltissime le telefonate e gli sms arrivati in redazione, tanto che insieme con il Direttore della Radio, il signor Beschi, si è deciso di realizzare altre trasmissioni nei prossimi mesi.

Tante le domande, a partire dai 1.100 euro al mese ai Sinti fino ad arrivare alle attività lavorative e ai cosiddetti "campi nomadi". Berini è anche intervento sulla presunta invazione di Rom e Sinti dalla Romania, smentendo gli allarmi che hanno investito l'Italia nell'ultimo mese.

Potete ascoltare l'intervento di Berini (in foto), collegandovi questa sera alle ore 21.00 nello spazio web di Tempo Radio. Potrete inoltre leggere l'intervento sul mensile Il Gazzettino.

Il Consiglio Direttivo dell'Opera Nomadi, insime a Sucar Drom, ringrazia Tempo Radio per l'opportunità offerta.

Inoltre:

Bolzano, Pino Petruzzelli mette in scena la memoria del Porrajmos
All'olocausto dimenticato di Rom e Sinti, il Porrajmos, è dedicato il reportage, in forma di spettacolo, proposto martedì 23 gennaio al Centro di formazione professionale "L. Battisti" di Bolzano, in collaborazione con il Teatro stabile di Genova. Viene presentato "Zingari, l'olocausto dimenticato", di Pino Petruzzelli.
Più di 500.000 Rom e Sinti sono stati uccisi nei
...

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Di Fabrizio (del 23/01/2007 @ 10:23:18, in Regole, visitato 2034 volte)

Da Hungarian_Roma

By ASSOCIATED PRESS

A trenta poliziotti che avevano espresso giudizi razzisti sugli Zingari su un sito web interno alla polizia, è stato ordinato di frequentare uno speciale corso anti-discriminazione, anche se non incorreranno in provvedimenti disciplinari [...]

"Sono molto spiacente che alcuni miei colleghi abbiano oltrepassato i limiti della libertà di parola," ha detto ai giornalisti Laszlo Bene, capo della polizia nazionale.

[Si tratta di] sessantotto commenti denigratori - in alcuni si scriveva che gli Zingari vanno pestati e steriilizzati, riferendosi a loro con termini insultanti - scritti da ex poliziotti o ancora in servizio, che ad ottobre avevano inviato i commenti al comando di polizia.

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Di Fabrizio (del 22/01/2007 @ 10:17:34, in Regole, visitato 2100 volte)

http://romanolil.blog.tiscali.it/gm3109370/

Milano, 19 gennaio. Maurizio Pagani, vice-presidente della sezione Opera Nomadi, interviene sul patto di “legalità e socialità”, presidiato dalle forze dell’ordine ed imposto dal comune di Milano nella ristrutturazione del “campo nomadi” di via Triboniano: in questo clima di trattamento “differenziale” sta passando l’idea che la questione Rom vada affrontata dal punto di vista dell’ordine pubblico.

IL “PATTO DI LEGALITÀ” È UNA DERIVA MORALE
Intervista a Maurizio Pagani, vice-presidente di Opera Nomadi Milano

TRIBONIANO: CRISI POLITICA
Il “campo” del Triboniano, attivo dal 2000, ha creato una crisi politica per l’impossibilità di gestire quell’insediamento, ma è solo la punta emergente della “questione Rom” che come un iceberg resta per la maggior parte nascosta. Al Triboniano prendono visibilità le “politiche pubbliche” verso alcuni Rom. Il resto dei Rom Romeni ha trovato domicilio in piccoli insediamenti urbani abusivi che spesso vengono sgomberati creando una catena di emergenze che vengono sottaciute ed ignorate.
Il Triboniano segnala una aggravante, un punto di svolta nel trattamento “differenziale” a cui sono sottoposti i Rom. Da almeno tre anni all’interno del “campo comunale” i servizi essenziali manca-vano o erano ridotti al minimo. L’ultimo incendio, del 31 dicembre, che ha distrutto cinquanta abitazioni (fra baracche e roulotte) è la fotocopia di quello avvenuto nove mesi prima, l'8 marzso 2006.
Dopo nove mesi, nonostante una perorazione alla Protezione Civile Nazionale, mancavano ancora i sistemi minimi di sicurezza, di prevenzione degli incendi ed interventi necessari di Protezione Civile. E così si è ripetuto un incendio di 50 abitazioni, per fortuna senza vittime umane.

IN QUESTO CLIMA DI TRATTAMENTO DIFFERENZIALE
In questo clima di trattamento “differenziale” stanno passando due temi essenziali: il controllo di ordine pubblico dei “campi” e che la “questione Rom” va affrontata dal punto di vista della legalità.
1-Una forte idea di controllo dei “campi” a partire dalla ristrut-turazione ed allargamento del Tirboniano che verrà diviso per quattro con incremento di residenti e si va a parlare di 700 persone. Quattro “campi” come forma inedita di gestione degli insediamenti che prevede una sistematica presenza delle forze dell’ordine ed operatori sociali della Casa della carità. Questo progetto di trattare i “campi nomadi” dal punto di vista dell’ordine pubblico, nasce da una intesa politica dell’estate scorsa fra Prefettura, Provincia, Comune e Casa della carità (terzo settore). Un tavolo interistituzionale per Rom nato alla fine della campagna elettorale e che ha preparato il terreno della ristrutturazione del Triboniano con una idea forte di controllo del territorio ed imposizione della legalità.
2- La “questione Rom” considerata sotto l’aspetto di ordine pubblico. Questa idea era in qualche modo fatta propria anche dalla lista Ferrante, di centro-sinistra, nella campagna elettorale per le elezioni amministrative dello scorso giugno. Mi sono presentato come candidato con la lista Fo, che appoggiava il centro-sinistra ma in modo più sociale, proprio per sottrarre la “questione Rom al tema della legalità e di ordine pubblico ed affrontarla, invece, dal punto di vista della cittadinanza attiva.

IL PATTO DI LEGALITA’ E SOCIALITA’
C’è sicuramente una grande confusione e sottovalutazione di quello che significa questo “patto”, che nasconde una grande debolezza politica invece di rendere visibile quello che si può fare con pro-grammi precisi di politiche sociali.
Il patto di “legalità e socialità” è un piccolo obbrobrio giuridico che da un lato ripropone in modo ridondante degli obblighi di integrazione come l’obbligo scolastico, ma lungi dall’essere un regolamento di funzionamento interno, di gestione del “campo”, definisce - dall’altro lato, un modo di trattare una parte dei cittadini. Ma la parte più stonata e che ferisce di più, in questo “patto” di arroganza politico- culturale, è quella di don Colmegna, della Casa della carità, che si è fatto carico di stendere un decalogo da proporre alle istituzioni riu-scendo a convincerle. Un “patto” che va a creare una forma di presi-dio e di controllo della legalità in situazioni di estrema marginalità, di disagio ed anche di miseria personale creati dalle stesse istituzioni, invece di concretizzare un impegno attivo dei Rom anche attraverso la creazione di servizi che migliorino l’abitabilità e la con-vivenza.
Questo “patto” pone due grossi interrogativi:
1- rischia di introdurre una lettura “differenziale” sul piano giuridico;
2- impone la questione da parte delle istituzioni senza nessuna alternativa, senza cercare un piano di confronto paritario fra i Rom ed il resto della società civile che bilancino questo rapporto.
Il “patto” pone sullo stesso piano gli interventi di solidarietà e legalità. Ma la legalità si conquista e fa parte dell’integrazione. Qui c’è solo enfatizzazione istituzionale ed una forma di neo-arroganza culturale che proviene da un ambito esterno alle Comunità. Non si utilizzano mediatori culturali Rom, non si parla di investire nei soggetti rappresentativi di questa Comunità, non si parte dalla attribuzione di dignità ed identità culturale, non c’è nessun percorso con-diviso.

GHETTI, NO CAMPI NOMADI
Ma invece di percorsi con-divisi c’è assistenzialismo di 30 anni fa, con presenza autoritaria delle istituzioni che presidiano delle “invenzioni” amministrative che sono dei veri e propri ed enormi ghetti urbani e come tutti i ghetti sono presidiati all’esterno dalla polizia e dall’esercito perché per il fatto solo di esistere producono una esplosione di violenza e di disagio. In questo caso parlerei di veri e propri ghetti invece che di “campi nomadi”. I vecchi campi nomadi del territorio sono diventati nel tempo dei piccoli villaggi che hanno tentato di amalgamarsi con dignità nel tessuto urbano. Ed invece i nuovi ghetti sono delle discariche umane che non hanno nulla a che vedere con quelli di prima. Nella città di Milano l’emergenza Rom riguarda i Rom Romeni, 2000 persone circa su un totale di 4000. Sembra che la povertà metropolitana, i piccoli slum, le bidonville che si sono create attorno alla città siano un fatto strutturale, quasi una forma voluta di nuova architettura urbana.

SUPERARE I CAMPI NOMADI
Premesso ciò, per superare i campi nomadi c’è bisogno di una politica seria, innovativa, che dovrebbe partire dal Piano Regolatore Urbanistico, ed inserire 300-400 nuovi alloggi per queste comunità. A partire dalla “delocazione” che vuol dire favorire la vicinanza abitativa di gruppi familiari parentali. Questa sarebbe una politica reale per quella parte di Rom che proviene già dalle abitazioni, quelli immigrati.
Viceversa in Provincia, la distribuzione nel territorio a macchia di leopardo di piccoli gruppi familiari, va affrontata con un ventaglio di proposte a partire dalla ristrutturazione di case dello Stato (cantoniere, Anas, scuole…), per arrivare alla Legge Urbanistica 2001 che prevede l’istituto della deroga per prassi di abusivismo edilizio, di autocostruzioni, di autoproduzioni abitative delle tante comunità. A partire dalla legalizzazione con apposite deroghe, si potrebbero anche finanziare con mutui agevolati (come si fa nel settore im-migrazione) queste ristrutturazioni.
Invece di partire da situazioni concordate e con-divise la questione campi viene continuamente imposta con la costruzione di piccoli cam-pi nomadi, o dei cosiddetti villaggi della solidarietà, ma sempre fortemente presidiati: campi nomadi di concentramento.
Quindi, in pratica, occorre partire da un rovesciamento delle pro-spettive istituzionali per affrontare il problema abitativo metropo-litano a partire dall’inserimento nelle case e negli appartamenti: molti Rom si sono perfettamente adattati in questi contesti abitativi. Gli stessi soldi spesi per “inventare” nuovi campi si possono investire per una ridistribuzione abitativa concordata coi residenti.

IL PATTO COME DERIVA MORALE
Il patto di legalità è una deriva culturale un appiattimento che sviluppa dibattito fra una “destra” che istiga alla violenza ed una destra che governa l’assistenzialismo ma con una sinistra di opposizione totalmente allo sbaraglio e tacita: per opportunismo – perché non procura voti difendere la causa Rom, o per assoluta mancanza di idee, e questo non ci porta da nessuna parte.
Come Opera Nomadi stiamo contattando e cercando di mobilitare degli altri “saggi” che, a differenza di quelli della Moratti (sindaco di Milano), si interroghino liberamente sul vero significato culturale e politico di questa operazione per riportarla su altri binari, al centro di un rapporto sociale basato sulla con-divisione ed il rispetto del-l’identità.

IL NOSTRO AUSPICIO
Il “patto” è un problema serio che necessità di una risposta della società civile matura. A nessuno fa piacere uscire allo scoperto su questo tema scottante ed impopolare. La strada che stiamo per-correndo è quella di coinvolgere persone di cultura e di valore politico a prendere posizione per un vero sviluppo culturale della città. Per una Milano dei diritti di cittadinanza. Il nostro auspicio è che siano, che siamo, in tanti a rispondere a questo appello.

Maurizio Pagani

Opera Nomadi Milano
Ente Morale DPR n. 347 del 26.3.1970
Via Archimede n. 13 20129 Milano
Tel 0284891841 - 3393684212
E-mail: operanomadimilano@tiscalinet.it

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