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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 20/04/2006 @ 10:33:08, in Kumpanija, visitato 2259 volte)

L'Indépendant - 12 aprile 2006 - Pirenei Orientali - da: Roma_Francais

Un caso unico in Francia accade a Perpignan, nel cuore della zona Saint- Jacques. La famiglia Bouziès è la sola a contare sei generazioni grazie alla nascita di uno pro-pro-pro-nipote il febbraio scorso.

Ecco (alcune ndr) foto in esclusiva, per la prima volta ripresi tutti insieme.

Jaia è caduta dal letto. Immediatamente ospedalizzata. E' la decana delle donne di Saint- Jacques, "la Jeanne" come la chiamano tuttora. Lei, Incarnation Bouziès, nata Reyès, 90 anni. Bis-bis-bis nonna del piccolo Paul nato in febbraio scorso. "Jaia" è caduta. Nella zona, in questo venerdì mattina, la notizia della caduta "della Jaia" rimbalza di finestra in balcone. "Cal que torni a casa!" (occorre che rientri a casa) esclama una prima donna al balcone, incastrata tra una corda per la biancheria ed una fila di mutande mosse dalla tramontana. "El metge té de la fer venir a casa nostra. Nos en cuidarem nosaltres" (il medico deve farla tornare a casa. Ce ne occuperemo noi.) rilancia un secondo che abita della cima di un terzo piano dalla facciata butterata.

Sì, è così tra i Gitani. Tutti cugini, tutti della stessa famiglia, in un modo o nell'altro. "La forza del gitan, sono l'unione e la solidarietà." Un orgoglio per Manuel Bouziès, 74 anni, il figlio di Incarnation. Ed oltre, una dimostrazione quotidiana ed unica. Poiché se l'identità gitana si definisce con l'appartenenza ad una famiglia, un luogo particolare e ad un modo di vita specifica, Bouziès può dire di esserne l'esempio. Sei generazioni strettamente legate tra il 1916 ed il 2006 e nessun segno di dispersione. Stessa città, stessa zona, stessa via. Rue des Remparts Saint -Jacques 20, è qui che i Bouziès hanno firmato il loro patto di vita in comune. Un arco teso tra il rispetto dei "vecchi" e le frecce infiammate di una sfilza di bambini-re.

Nella sala da pranzo di Manuel alias "Papa Vell", la credenza bianca smaltata, che crolla sotto il peso dei soprammobili, è sospeso su il nido intergenerazionale dei Bouziès. "Papa Vell" è nato in 1932. Con "Mama Vella", hanno avuto quattro figli, tredici nipoti, venti pronipoti ed una pro-pro nipote.

Sei generazioni al totale! E i nomi che giocano anacronisticamente a cavallina tra vecchio e nuovo testamento, i modelli delle serie televisive americane ed i nomi dati di padre in figlio. Poiché al di là della linea eccezionale "Incarnation - Manuel - Manuel - Nadia - Abraham - Paul", "Jaia" non sarà mai sola. Tra Giovanna, Esaie, Samuel, Isaac, Madison, Falone e poi Cubana, non c'è uno solo giorno senza che tutta la famiglia non sia in contatto. E "Papa Vell" riconosce con voce dal tono profondo "Ci sono momenti che perdo il filo con tutti questi nomi!" Tanto più che "Papa Vell", con sua moglie, ha cresciuto 10 dei suoi 12 nipoti, che sono già avi e bisavoli.

Manuel, il patriarca
Il pilastro, è lui e nessun altro. Quello la cui parola non si discute. Quello a cui atterrano tutte le interrogazioni dell'infanzia, le felicità e a volte i rovesci dell'età adulta. "Papa Vell" ha qualcosa di tutto. È un tipo di Dio-padre, orologio della genesi familiare, metronomo delle bugie e verità di fronte al tempo che passa. "Da me, c'è il cuore, Chiunque può venire in qualsiasi momento. La mattina, mi ritrovo un figlio o un nipote sul divano. Nella cucina, scopro in seguito che mi hanno cucinato una bistecca. Come voi dite... Tutti ci si raggruppa, ci si aiuta... È qualcosa così!"" Dai Bouziès, ilcostume non sopporta il vagabondaggio. Così, non è raro che "Papa Vell" imponga la sua sacrosanta autorità e rimproveri seccamente suo figlio Manuel di 55 anni,detto "Joseph". "È vero... Se mio padre mi dice di non comperare quest'automobile ad esempio, allora lo ascolto... Ed è così per tutti gli argomenti." Un'obbedienza che a volte manda persino Manuel in camera sua, quando "Papa Vell" non è d'accordo...

Il patrimonio della famiglia
Vagabondaggio vietato, matrimoni fortemente combinati, segreti conservati gelosamente. E le donne in questa famiglia labirintica? "Devono restare in casa, sono fedeli e si occupano dei nostri bambini." Sotto la capigliatura, Nadia sorride timidamente.

"Papa Vell mi ha fatto la guerra per un anno, non voleva che prendessi la patente." Ed il nonno onnisciente sottolinea: "Sì, è vero.Non voglio che vada in piazza Cassanyes o piazza du Puig con l'automobile. Quello mi offende!" Le sciocchezze dei giovani? "Si prova a rimetterli nella giusta strada, far apprendere a leggere e scrivere, dir loro che occorre lavorare per guadagnare denaro." Una sfida non sempre facile da sollevare in questo turbinio tumultuoso di generazioni. Certo, i rapporti sono semplificati, le preoccupazioni di base, e tuttavia incessantemente segnate da un'opposizione nostalgica tra "la vita di prima" e la "vita moderna d'oggi".

"Prima, la vita era dura ma bella. Si facevano i vecchi lavori, si tosavano gli animali, si vendeva il pizzo o del filo... Si parlava il gitan, il kalo. Oggi, i giovani non lo capiscono neppure... Eccetto uno dei nostri figli Paul, che fa il pastore..." Papa Vell e Mama Vella hanno un solo rammarico: quello non di sapere né leggere né scrivere. Dai Bouziès, la vita si sgrana al figlio delle "assemblee" alla chiesa evangelica, situata a due porte della culla familiare. Sui tavolini da notte, sempre una bibbia. Sulla tavola, sempre l'escudella, il piatto tipico dei gitani. Una liturgia culinaria trasmessa di madre in figlia. Ma tra le generazioni, poche fotografie legate. Appena alcune flash di matrimonio ingialliti. Neppure nessun gioiello di famiglia. L'eredità materiale non fa parte della tradizione gitane.

Sepolta senza scarpe
"Le storie di famiglia, sono ciò che c'è più di importante, è più bello!" tempesta "Jaia". Uscita dell'ospedale dopo due giorni, passa i suoi giorni circondata dalla sua discendenza demoltiplicata. "Non la lasceranno mai sola, non conoscerà mai l'ospizio." Ore a raccontare, l'occhio vivo, a volte il pugno alzato. Suo padre durante la guerra di Cuba, la vendita di pizzi, di fili e di panni... Novanta anni di memorie ed un temperamento di un'acutezza fantastica. Quasi disarmante. "Ho visto una pubblicità alla tele di uno sciampo che fa crescere i capelli, lo voglio io! E quando voglio qualcosa, bisogna che lo abbia!" "Jaia"non ha oggi un solo desiderio "Non so quanti bambini conta la mia famiglia, io non hanno mai assistito ai matrimoni, non mi piacciono. Ma li voglio tutti con me prima di morire e voglio essere sepolta senza le mie scarpe..." Che ha tanto utilizzato le sue suole sui cammini della vita.

Sandra Canal

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Di Fabrizio (del 20/04/2006 @ 10:41:56, in lavoro, visitato 1926 volte)

desde Madrid Digital

Uno studio della Fundación Secretariado Gitano sottolinea le potenzialità nascoste di questa minoranza nel mercato del lavoro, quando si superassero le difficoltà della poca formazione e della discriminazione sociale. Más información:Fundación Secretariado Gitano. "Población Gitana y Empleo" (Informe completo)

Spagna, 10/04/06 - La creazione di posti di lavoro e lo sviluppo economico, non significano la riduzione della povertà se il processo non si accompagna a misure sociali adattate alle persone più svantaggiate. Questa è l'idea che permea lo studio "Población gitana y empleo", presentato ieri alla sede del Ministero del Lavoro, proponendo dati obiettivi e confrontabili con l'insieme della popolazione spagnola.

Lo studio constata importanti progressi della comunità gitana, riguardo le barriere lavorali e sociali a cui sono sottomessi, e afferma che esiste un'alta predisposizione di questa popolazione al lavoro, nonostante la sua precarietà e la bassa qualificazione che pesano sullo sviluppo.

"I dati avvallano un'importante e manifesta motivazione verso la formazione e l'inserimento professionale, inoltre 8 su 10 gitani sono dell'opinione che se potessero seguire un corso di formazione, per loro sarebbe più facile trovare un lavoro qualsiasi", sempre dallo studio realizzato con l'ausilio di interviste a 1.500 gitani di età superiore a 15 anni.

Inoltre, gitani e gitane si affacciano al lavoro in età più giovane, conseguendo una vita lavorativa più lunga del resto della popolazione, per cui il tasso di attività supera ampliamente il resto della popolazione (69% confronto 56%).

Necessità di politiche di inclusione

L'esclusione della popolazione gitana dal mercato del lavoro è un aspetto chiave della situazione di discriminazione descritta nel rapporto. Il 45,4% degli intervistati ammettono di sentirsi discriminati in vari momenti. Applicando la medesima proporzione, sarebbero 215.000 i gitani che soffrirebbero la discriminazione nella ricerca di impiego e sul posto di lavoro.

L'indagine assicura che gli svantaggi per le gitane sono simili a quelle degli uomini spagnoli in generale. Nonostante la scarsa partecipazione degli uomini ai lavori domestici, anche loro sono interessate a formazione professionale o cicli formativi.

A fronte di questo panorama e tra le raccomandazioni che concludono lo studio, si constata la necessità di politiche inclusive, essendo "obbligo dei poteri pubblici rimuovere gli ostacoli che tuttora impediscono il pieno esercizio della cittadinanza ad alcune persone gitane".

Secondo i responsabili dello studio, i risultati che emergono dimostrano che la crescita economica e la creazione di impiego da soli non garantiscono la riduzione della povertà, quando non siano accompagnate da misure che vadano incontro ai gruppi più esclusi.

Precarietà e formazione di base

La relazione tra scarsa qualificazione, sotto-impiego e disoccupazione è molto forte. Gli alti tassi di analfabetismo e la mancanza di formazione all'impiego sono due elementi chiave nell'analisi del collettivo gitano di fronte al mondo del lavoro.

Tra la popolazione gitana occupata, lo studio ha rilevato un alto tasso di sotto-impiego, precarietà e temporalità, inclusa la disoccupazione mascherata di chi è occupato "nell'attività economica familiare".

Per terminare, i gitani non scolarizzati hanno un tasso di disoccupazione superiore dei 4,6 volte alla percentuale degli spagnoli non-scolarizzati. Bassi livelli di studio e in particolare l'analfabetismo, sono strettamente collegati e crescono nel caso delle donne, delle persone anziane e, conseguentemente, tra le persone con il peggior stato di salute.

(immagine Madrid Digital)

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Di Sucar Drom (del 20/04/2006 @ 15:22:30, in blog, visitato 2214 volte)
Vittorio Agnoletto e quello che la Romania non dice
Nel numero 26 (aprile 2006) di Punto Rosso, periodico in rete a cura della Associazione Culturale Idee e contributi per l’ALTERNATIVA Punto Rosso, è apparso un interessante articolo sulle discriminazioni subite in terra rumena dalle Minoranze Rom in rapporto ai negoziati in corso per l'entrata della stessa Romania nell'Unione Europea nel 2007.
L'articolo è scritto da Vittorio Agnoletto, pa...


Wikipedia in lingua romanì
Da alcune settimane è nata la Romani Wikipedia.
Wikipedia è un'enciclopedia libera dove chiunque può pubblicare ed è attualmente disponibile in più di 200 lingue.
La versione inglese ha più di 1 milione articoli ed è uno dei luoghi più popolari sul Internet.
La Romani Wikipedia attualmente conta 20 articoli ed ha il potenziale per transformarsi nell'enciclopedia più comp...

Le discriminazioni subite dai Rom alla ricerca di lavoro
È stata pubblicata questo mese dal Centro Europeo per i Diritti dei Roma (ERRC) una ricerca sulle discriminazioni subite dai Roma nel mercato del lavoro in Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia.
La ricerca è pubblicata nel giornale trimestrale dell’organizzazione ed affronta con efficacia i vari metodi per smascherare le disuguaglianze subite dai Rom alla ricerca di un’ ...

Fiori nel fango, pedofilia una tragica e drammatica realtà
Si scambiavano i bambini tra di loro, organizzavano anche festini privati in appartamenti dove i ragazzini erano oggetto di violenze da parte di adulti. Così agivano i pedofili arrestati, in costante contatto tra loro non soltanto a Roma ma anche in altre città di Italia. Gli agenti della squadra mobile di Roma diretti da Alberto Intini, hanno fatto perquisizioni nella capitale, ma anche a Napoli,...
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Di Daniele (del 21/04/2006 @ 09:05:18, in Regole, visitato 3090 volte)

Bruxelles – Diritti della minoranza rom e casi dimostrati della brutalità della polizia romena contro di essa. Adozioni internazionali, diritti della minoranza ungherese, situazione delle persone disabili mentali e del traffico di esseri umani – queste erano le questioni discusse la settimana scorsa a Bruxelles, nel sottocomitato per i diritti umani nel Parlamento europeo.

Elly De Groen-Kouwenhoven (Greens/ European Free Alliance NL) ha richiamato l'attenzione su delle "allarmanti notizie" sulla comunità rom in Romania. Ha citato un documentario presentato dalla Ong Romani Criss, a Bucarest, riguardo ad un raid della polizia nella comunità rom vicino Cluj Napoca, quando alcune persone rom, anche donne e bambini, sono stati "picchiati con crudeltà", il tetto della loro casa dato alle fiamme e le loro proprietà confiscate. Dopo aver dichiarato che cose come questa non possono essere possibili in una nazione che vuole aderire all'Unione europea, Elly De Groen ha ricordato che il Parlamento europeo e la Commissione hanno ripetutamente richiamato l'attenzione del governo romeno sulla "tolleranza zero della polizia romena contro i rom", ma che il loro messaggio è rimasto senza nessuna eco.

Elly De Groen-Kouwenhoven ha detto di avere un video di questo episodio, che intende presentare al Parlamento. "La situazione dei rom sta diventando un problema europeo che deve essere affrontato seriamente; ora, in Europa, ci sono circa 7-8 milioni di cittadini rom, e una volta che Romania e Bulgaria aderiranno, il loro numero crescerà di 5 milioni", ha detto Arpad Duca-Zolyomi (PPE-DE, SK). "È preoccupante che noi qui (…) stiamo parlando di atrocità, come se i rom non fossero esseri umani; facciamo pressioni in modo che questo problema sia risolto prima dell'ingresso, dopo sarà molto più difficile", ha detto.

A favore dell'aumentata pressione sulle autorità romene rispetto a ciò, sono state anche Elizabeth Lynne (ALDE, UK) e Yiannakis Matsis (PPE-DE, CY), le quali hanno considerato che una denuncia di questo tipo deve essere studiata opportunamente prima, non dopo l'ingresso.

Riguardo "questo triste incidente", la baronessa Emma Nicholson di Winterbourne (ALDE, UK), ha detto che il Parlamento europeo non ha competenza negli affari di giustizia ed ha consigliato di attendere il verdetto del sistema giudiziario romeno, ricordando, allo stesso tempo, che la Romania è quasi nell'Unione europea.

Il rappresentante della Commissione ha mostrato interesse per la visione del contenuto del video col documentario della Romani Criss, ma ha detto che il miglior modo di affrontare è attendere il verdetto delle autorità romene competenti e mantenere regolari contatti con gli alti funzionari a Bucarest.

L'accesso della minoranza rom all'educazione e altri servizi sociali, intelaiatura della legge sulle minoranze, non ancora adottato nel Parlamento romeno, ha aumentato finanziamenti per l'apertura di molte università in lingua nativa ungherese, situazione di persone disabili mentalmente e traffico di esseri umani – questi erano i temi che sono stati discussi dal sottocomitato dei diritti umani.

a) Facendo riferimento all'accesso dei rom all'educazione e agli altri servizi sociali, il rappresentante della Commissione ha citato le richieste di Bruxelles per l'integrazione dei rom nella società (staff e incremento dei fondi), ma ha anche accennato che uno dei problemi è il fatto che molti cittadini rom non hanno un documento d'identità. Ha anche sottolineato l'alto assenteismo nella scuola, a causa dei rom stessi.

b) Riguardo alla struttura della legge sulle minoranze – che non è stata ancora recepita dal Parlamento romeno – il rappresentante della Commissione ha convenuto che questo è un "ombra", ma ha annunciato che ci sono regolari contatti con Bucarest e che la Commissione sta aspettando altre informazioni. Come da richieste della minoranza ungherese, il rappresentante della Commissione ha detto che la situazione è molto migliorata negli ultimi anni, e che in Romania ora c'è l'accesso alla formazione superiore incluso nella lingua nativa ungherese, "anche se la minoranza ungherese si sta ancora lamentando di non ricevere finanziamenti adeguati", che la minoranza ungherese è rappresentata a tutti i livelli, compreso quello governativo.

c) Riguardo le persone disabili mentalmente – menzionate soprattutto da Kinga Gal (PPE-DE, HU), il rappresentante della Commissione ha annunciato che l'Esecutivo, in stretta cooperazione con le autorità romene, sta sottoponendosi ad una serie di esami simili

d) Parlando del traffico di esseri umani, il rappresentante della Commissione ha detto che il controllo alle frontiere romene è considerevolmente migliorato.

e) Per ultimo, ma non meno importante, riguardo al problema delle richieste di adozioni internazionali fatte prima dell'entrata in vigore della recente legge, ha detto la baronessa Emma Nicholson di Winterbourne (ALDE, UK), citando alti funzionari dell'ufficio adozioni romeno, che ora la Romania è molto avanti rispetto alle scadenze imposte per risolvere questi problemi (31 marzo), tutti i casi essendo stati risolti. Ella ha attirato l'attenzione sulla tendenza a colpire un paese, come la Romania, a causa della massiccia copertura mediatica di questo problema senza prendere in considerazione che forse situazioni molto più serie accadono in altri paesi, anche nell'UE. "Ci sono molti equivoci qui ed è ora che questo problema sia chiarito una volta per tutte", ha detto.

European Roma Information Office

Ivan Ivanov, Executive Director, ivan.ivanov@erionet.org

Da: Roma_Benelux

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Di Fabrizio (del 21/04/2006 @ 09:40:20, in Regole, visitato 1680 volte)

Su Le Journal Chrétien è stato pubblicato il 16 aprile il RAPPORTO 2005 di Amnesty International. 149 i paesi accusati di violazione dei diritti umani.

Rispetto all'Europa e agli USA: i paesi che hanno spesso fatto dei diritti la propria bandiera, il giudizio si può sintetizzare in queste righe:

... Continuiamo a criticare le politiche che spingono alla deportazione verso i paesi dove i diritti umani sono minacciati. E' una pratica oltraggiosa," dice Barbara Lochbihler, segretaria generale di Amnesty in Germania. "Troviamo scandaloso che le repubbliche federate spingano verso le deportazioni, come per le minoranze dei Rom e dei Sinti rispediti nel Kosovo dove sono minacciati...

Rif: Kosovo_Roma_News

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Di Sucar Drom (del 21/04/2006 @ 13:07:38, in casa, visitato 1693 volte)
Repubblica Ceca, i Rom sono ghettizzati
Il problema dei ghetti Rom è più serio di quanto non sia ammesso dalle stesse autorità ceche. Si stimano circa 300 ghetti, secondo una prima indagine nazionale, mentre le valutazioni del governo parlavano soltanto di una dozzina.
"Ci sono circa 330 ghetti di Rom nella Repubblica Ceca" afferma il sociologo Ivan Gabal, uno degli autori dell'indagine.
"Nessuno aveva immaginato che il ...

Cremona, sgomberate quattro famiglie Rom
Il 14 aprile c'è stato a Cremona l'ennesimo sgombero di quattro famiglie Rom. Le famiglie erano già state sgomberate nei giorni scorsi da altre zone del Comune di Cremona.
Secondo quanto riportato dal quotidiano locale le famiglie si erano fermate nel parcheggio di via Comizi Agrari, davanti alla nuova sede dell’Inail. L’arrivo al parcheggio era avvenuto al mattino. Una volta giunta la segn...
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Di Fabrizio (del 22/04/2006 @ 10:36:40, in Europa, visitato 2006 volte)

LE MONDE | 24.03.06 | 13h11 . da Roma_Francais RAMNICELU (ROUMANIE) ENVOYÉ SPÉCIAL

E' un piccolo villaggio di aspetto medievale, come ce ne sono tanti nella Romania profonda. Strade dissestate, case modeste. Al centro, i rumeni; nella periferia, la minoranza zigana. Dal 16 marzo, Ramnicelu, nell'est del paese, comune di circa 5.000 abitanti di cui un terzo Zigani, è nel mirino delle autorità. Qualche giorno prima, la comunità zigana del villaggio era in festa. Nove matrimoni lo stesso giorno, non è un avvenimento di tutti i giorni. Neanche l'età delle spose, viste che le nove bambine vanno ancora a scuola e hanno tra gli 8 e gli 11 anni. "In questa comunità, i matrimoni combinati sono la norma dalla notte dei tempi" afferma Bogdan Panait, segretario di stato per la protezione dell'infanzia.

"Dall'inizio dell'anno, abbiamo celebrato una trentina di matrimoni tra i nostri ragazzi", racconta Gheorghe Fotache, consigliere d'origine zigana e mediatore comunale tra loro e i rumeni. Io stesso mi sono sposato a 14 anni e mia moglie ne aveva 9, e siamo molto felici." Ma questi matrimoni precoci, che la comunità continua a praticare a nove mesi dall'adesione della Romania all'Unione europea, mettono le autorità in imbarazzo.

Bucarest è stata sommersa dalle richieste europee di provvedere al problema, sin dagli inizi dei negoziati nel 2000. Nel settembre 2003, l'auto-proclamatosi re degli Zigani, Cioaba, era stato al centro di uno scandalo per il matrimonio di sua figlia Ana Maria, 12 anni, col giovane Birita di 15. L'intervento della baronessa britannica Emma Nicholson di Winterbourne, ex relatrice del documento rumeno al Parlamento europeo, aveva ottenuto la separazione dei bambini e l'impegno di Bucarest nel regolare la spinosa questione.

I matrimoni multipli di Ramnicelu hanno fatto ritornare d'attualità la questione. "Il sindaco del villaggio ci ha sottoposto la storia di questi nove matrimoni di minori - testimonia Cecilia Manolescu, direttrice dell'antenna locale per la protezione dell'infanzia. - Per iniziare abbiamo inviato un'equipe di assistenti nel villaggio, accompagnati dalla polizia, per svolgere un'inchiesta. Abbiamo trovato quattro minori a casa dei loro "suoceri". Ci hanno detto che abitavano e dormivano con la suocera, e non con il giovane marito. Sfortunatamente, è una situazione molto frequente nella nostra regione."

L'inchiesta non sembra destinata a far cambiare avviso al rappresentante legale dei bambini. "Non vogliamo rinunciare a questa tradizione.  - dice Alexandru Ibris, nonno di una sposa di 8 anni - Nessuno fa loro del male, ma vogliamo mantenere le tradizioni ereditate dai nostri vecchi. I rumeni non possono capire."

Questa pratica è malvista dalla popolazione rumena che non nasconde i suoi sentimenti razzisti verso la minoranza zigana. Ufficialmente, la Romania ne conta 530.000 su di una popolazione di 22 milioni, ma secondo i dirigenti della stessa comunità, sarebbero un milione e mezzo.

Neacsa Raileanu, direttrice della locale scuola, è in agitazione per la natalità galoppante tra la comunità zigana. "Vedo sempre di più bambine incinte a 13 anni", afferma. Quanto al sindaco, Neculai Jugaru, si dichiara sconfitto. "Abbiamo organizzato un incontro con molti genitori zigani e uno psicologo - ci spiega. - Qualche ora più tardi gli stessi genitori sposavano i loro figli e stavano festeggiando."

Mirel Bran - Article paru dans l'édition du 25.03.06

Una precedente segnalazione

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Di Fabrizio (del 22/04/2006 @ 11:19:58, in musica e parole, visitato 2019 volte)

Da Rüdiger Benninghaus - Köln / D su Roma_und_Sinti

Secondo quanto riportato dalla stampa tedesca, all'età di 85 anni il giorno di Pasqua è morto il noto violinista e compositore sinti tedesco Schnuckenack Reinhardt.

Nato nel 1921 nella città di Weinsheim (Palatinato), studiò musica al conservatorio di Magonza, ma fu deportato in Polonia nel 1940. Fuggito, visse alla macchia con la sua famiglia, per ritornare nella sua regione alla fine del nazismo.

La sua "Zigeunermusik" in chiave swing divenne popolare in Germania e all'estero.

Il suo corpo è stato cremato giovedì scorso a Neustadt/ Weinstraße.

(foto sintiundroma.de: Concerto con Schnuckenack Reinhardt - a sinistra - nel settembre 2002)

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Di Fabrizio (del 23/04/2006 @ 00:12:49, in blog, visitato 8012 volte)

Premessa: questo fine settimana un fatto di cronaca (vedi IV segnalazione) ha innestato una (ennesima?) polemica all'interno di un'organizzazione che termina con la parola Nomadi e inizia con Opera. Ignoro cosa possa esserci in mezzo alle due parole.

Visto il tono sconsolante della polemica su un fatto tanto grave, mi guardo bene dal metterci il becco. Peccato che in un commento, firmato nientepopodimenoché da "il direttore - Sabato 22 Aprile 2006 ore 18:49:17", mi si tira in mezzo proprio alla fine, ma rivolgendosi ad altri:

Lei sta “blindando” l’informazione sui Rom/Sinti, negando visibilità a Romano Lil sia su Sucar Drom che su Mahalla di cui è uno dei conduttori, ...

Riporto per correttezza la mia risposta in merito, soprattutto perché o è scomparsa dai commenti o qualche manina distratta l'ha cancellata:

Una precisazione necessaria riguardo l'ultima parte della risposta de "il direttore".
Sucar Drom collabora come autore al mio blog Mahalla dal novembre 2005, ben prima che nascesse il vostro blog e continuerà a farlo, a meno di suoi ripensamenti. Non ha comunque alcun potere di blindare o meno le informazioni, dato che la "linea editoriale", compreso le notizie da pubblicare o meno, dipende ESCLUSIVAMENTE da mie scelte.
Un chiarimento ulteriore: come dovreste sapere NON SONO ISCRITTO ad Opera Nomadi, il mio è un bollettino indipendente E NON UN VOSTRO GIORNALE TELEMATICO (come potrebbe sembrare da ciò che scrive) e non gradisco che sia citato come motivo di basse polemiche nella vostra organizzazione.

A rileggere bene, mi sono dimenticato di rispondere alla riga sottostante, sempre de "il direttore":

... mentre su Romano Lil i suoi due blog sono in bella evidenza pubblicitaria. ...

vi giuro che ignoravo di aver mai commissionato pubblicità a un simile "bollettino". Anche perché gira su uno spazio gratuito Tiscali, mentre io pago per stare su Aruba, e non mi risulta di essere pagato (magari stornando fondi da qualche altra parte) da Opera Nomadi. Posso almeno rispondere che esserci o meno in questa PUBBLICITA' (?) mi è del tutto indifferente.


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Di Fabrizio (del 23/04/2006 @ 10:01:46, in conflitti, visitato 1947 volte)

Premessa: di infiltrazioni islamiche nei Balcani, ne sento parlare da tempo. Come da tempo sento (e io stesso mi interrogo) sul ruolo degli USA, che da un lato combattono una "battaglia epocale" e senza esclusioni di colpi, contro il terrorismo islamico, e dall'altro hanno reso possibile che Bosnia, Kosovo e Macedonia diventassero le centrali internazionali della droga, della prostituzione e dell'addestramento dei mujaheddin. Settimana scorsa leggevo questa notizia ANSA, molto accurata su cosa sia diventata una città che era stata un esempio della convivenza tra diverse religioni.

In questo quadro, il Kosovo marcia a passo di carica verso la "democrazia", ancora non si capisce quale. Ho trovato la notizia che segue su Kosovo_Roma_News, e senza rinnegare nessuno dei miei dubbi, mi sembra interessante per la fonte da cui arriva (Al Jazeera)

(indicazione x i tifosi della curva: adesso non mi interessa stabilire qual'è la verità o quali sono le menzogne. Lo lascio fare a chi c'era o chi dice di esserci stato. Visto che in passato ho dato spazio a fonti di tuttaltro tenore, ritengo che sia interessante per VOI, sapere che a volte anche gli ALTRI si fanno domande)

La Serbia sonda i crimini di guerra del Kosovo - 17 Aprile 2006 1:04 PM GMT (Al Jazeera) - Original article

Il Kosovo è sotto amministrazione ONU dal 1999.

Dieci ribelli kosovari albanesi sono indagati dal tribunale serbo contro i crimini di guerra per le atrocità commesse contro civili durante il conflitto del 1999.

Gli inquirenti si riferiscono a tre diversi casi di crimini di guerra, quando due persone sparirono e altre due furono seriamente ferite.

Secondo il tribunale, le violazioni del diritto internazionale avvennero nelle città di Pec e Djakovica, nel marzo e nel giugno 1999.

Le vittime furono Serbi, etnico-Albanesi e Zingari, o Rom. Il rapporto non fornisce altri dettagli. E non arrivano ulteriori commenti dal Kosovo.

Formalmente la provincia è parte della Serbia, ma Belgrado non vi ha più alcuna autorità da quando la Nato attaccò l'allora presidente Slobodan Milosevic, per interrompere la sua politica contro i separatisti kosovari-albanesi e respingere le truppe serbe.

Furono uccise durante quella guerra circa 10.000 persone,  per la maggior parte kosovari di etnia albanese.

Ma anche i ribelli dell'ALK sono stati accusati di rapimenti e uccisioni di centinaia di Serbi e appartenenti ad altre etnie, durante il conflitto e dopo la ritirata delle truppe serbe.

Status futuro:
Nel frattempo, durante gli sviluppi conseguenti, a più riprese l'incaricato USA ha fatto pressione su Belgrado perché giocasse un "ruolo costruttivo" nei successivi colloqui sullo status del Kosovo, pressioni a cui la Serbia ha risposto di voler presentare quanto prima una specifica proposta per l'autonomia della provincia amministrata dall'ONU.

Frank Wisner, rappresentante USA ai negoziati ONU, ha incontrato i leaders serbi durante un viaggio nella regione, che includeva anche colloqui in Kosovo e Macedonia. [In Serbia] ha incontrato il primo ministro Vojislav Kostunica, il presidente Boris Tadic e il ministro degli esteri Vuk Draskovic.

C'è speranza che la visita dia nuovo respiro ai negoziati ONU sulla provincia, che conta due milioni di abitanti.

La maggioranza dei kosovari di etnia albanese insiste sull'indipendenza, mentre Belgrado e la minoranza serba vorrebbero che almeno formalmente il Kosovo rimanesse nei confini serbi.

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