Di Fabrizio (del 23/09/2012 @ 09:17:34, in media, visitato 3502 volte)
... e voglio condividerle!
Luoghi comuni, felice intuizione di Luca Klobas che ne ha
scritto l'introduzione, può significare il "sentito dire" che domina
nell'informazione e nella divulgazione attuale, ma anche quei posti che sono
sotto l'occhio di tutti, e per qualche strana ragione nessuno osserva.
I Luoghi comuni sono però ricolmi di gente, raccontano
storie, possono stimolare la fantasia, celano amicizie e rapporti. Tra loro, un piccolo campo sosta comunale alla periferia estrema di Milano. Dove
il nostro cronista si perde, gira con attenzione tra le piazzole, prova a
vincere le diffidenze reciproche che lo dividono dagli abitanti.
Il resoconto che ne nasce è del tutto simile ad una guida turistica, con tutte le ovvie
indicazioni su come arrivarci (anche in canoa o paracadute!), su come anche
questo insediamento abbia i propri centri e le sue periferie. Non è un luogo
anonimo e miserabile, ma è possibile differenziare i vari punti, addirittura
individuare monumenti e punti di aggregazione.
Il Palaidro dei concerti, l'ex stadio sommerso dal Lambro, le attività
lavorative, la scuola, gli spettacoli per bambini, persino un cinema, un
possibile agriturismo e un caffè letterario... metteranno a dura prova i
pregiudizi di molti, anche di chi si è sempre proclamato antirazzista, ma non è
mai venuto a contatto "dal vivo" con una simile realtà.
E ancora, i file rubati da Wikileaks sui rapporti tra il campo rom ed i
vicini studi della Mediaset (una storia oscura di elicotteri e panini).
Inoltre: dati e storia dei Rom Harvati che lo popolano.
Tutto questo in una trentina di pagine che l'autore si è divertito a
scrivere, sperando di divertire, interessare e far riflettere anche i lettori.
Prezzo assolutamente abbordabile anche alle tasche provate dalla crisi: 5 euro.
Dimenticavo: tutto il ricavato della vendita (esclusi i costi di stampa)
andranno a finanziare le attività proposte dalla locale comunità rom.
LUOGHI COMUNI prima edizione
32 pagine in bianco e nero
Stampato in proprio
prezzo 5 euro
Di Fabrizio (del 18/09/2012 @ 09:13:57, in media, visitato 1548 volte)
Clicca sull'immagine per leggere cosa è un BIBLIOTECA VIVENTE
Sabato 22 e domenica 23 settembre a Milano, dalle 16.30 alle 19.30 presso la
Cascina San Gregorio, ingresso da via Feltre.
Questa edizione, organizzata con ABCittà, rientra nell’ambito di Cascine
Aperte 2012; accanto alla Biblioteca Vivente, la Cascina presenta le iniziative
più varie: musica, mercato, happy hour, ecc. A presto!
Una giovane Rom di nome Rebecca inizia a soli sei anni un forzato e lungo
viaggio itinerante, che dal Sud America l'ha portata in Europa e infine in
Italia. Una vita la sua, intrisa di drammi e dolori. Sgomberi forzati delle
baracche, incendi nei campi di Napoli, lunghe notti all'addiaccio nei giardini
pubblici di Milano, all'interno di vagoni abbandonati. Rebecca ha però una
capacità fuori dal comune, un dono innato: comunica con i colori. Il fascino per
la pittura la attrae fin dalla nascita e disegna usando quello che trova,
bastoncini, mattonelle colorate e addirittura sassi. Finché qualcuno non le
regala una scatola di tempere. Questo è il suo primo quaderno di appunti, e
questa è la sua storia. Età di lettura: da 9 anni.
Autore/i:Rebecca Covaciu Editore:UR Editore Collana:Atena Prezzo deastore.com (info)
€ 11.70 Costo di Spedizione: 0€ GRATIS con Posta StandardDettagli Formato: Libro in brossura, illustrato Data di pubblicazione: 2012 Disponibilità (info)3 giorni lavorativi ISBN: 8897547117 ISBN 13: 9788897547112
Ci è gradito informarvi sul progredire del film sulla lingua romanì, iniziato
circa 2 anni fa ed in via di completamento entro ottobre 2012.
Il film sperimentale "Talking Letters" intende rappresentare una lingua che
è un caso straordinario di sopravvivenza alle avverse circostanze sociali,
economiche, politiche ed educative.
Mostrando testimonianze di Rom dall'Austria, Lituania, Moldavia, Romania ed
Ucraina, il film fornisce un sguardo interno sulle differenti realtà dei Rom che
- contro ogni pressione verso l'assimilazione - stanno seguendo una loro strada
nel mantenere, trasmettere e promuovere la loro lingua.
Vi invitiamo a visitare il
nostro sito
web, perché possiate condividere alcuni frammenti video e fotografie del
nostro viaggio. Potete anche lasciarci un messaggio sulla
nostra pagina Facebook.
Talking Letters team: Angelika Herta, Pavel Braila, Lilia Braila
Di Fabrizio (del 23/08/2012 @ 09:11:31, in media, visitato 1555 volte)
Globalist.itZingari mandati dal sindaco di Cagliari in una lussuosa
villa con piscina. Lo scrive il giornale locale. Ma il web journal scopre che
non è vero e accartoccia la vecchia stampa. di Claudia Sarritzu Una bella foto di Josef Koudelka. Nella sua mostra (andrebbe portata a
Cagliari) racconta i rom
Succede in Sardegna, un milione e mezzo di abitanti e due soli quotidiani, uno
letto nel nord dell'isola, La Nuova Sardegna, l'altro a sud, L'Unione Sarda.
Quest'ultima fa parte del colosso editoriale di Zuncheddu, proprietario anche di
Videolina, la televisione privata locale più vista e di Radiolina, unica radio
locale ad avere la maggior quantità di pubblicità dell'isola. Un colosso
editoriale invincibile, per tutti coloro vogliono costruire una voce
alternativa. Premesse indispensabili per capire una storia che è fatta di
giornalismo partorito al computer, lontano dai fatti, di poca umiltà, di scuse
mancate quando sbaglia.
Protagonista della vicenda è il popolo Rom, un gruppo di famiglie che fra maggio
e giugno sono state sgomberate da un campo ormai considerato invivibile per
l'assenza di igiene. Ed ecco che entra in scena Zedda, il primo sindaco giovane
e di sinistra di Cagliari. Zedda agita e spaventa la destra, applicando nei
fatti la parola "integrazione" anche se non tutti in città sembrano
culturalmente pronti a una posizione di questo tipo, forse neppure il
centrosinistra. Vuole trovare alloggi nell'hinterland per "gli zingari" e molti
si chiedono perché "scaricare" il "problema Rom" sui comuni limitrofi. La Giunta
risponde dopo una lunga trattativa con gli stessi nomadi che non vogliono le
case ma un campo. È giugno e i titoli dei giornali tuonano una frase del loro
portavoce, usata e strumentalizzata che recita così " Date le case ai vostri
poveri". La motivazione è logica, le case in città costano troppo e il comune
non può pagare affitti esorbitanti. Si arriva a luglio con la rivolta di San
Sperate, un comune vicino a Cagliari che si indigna quando scopre l'imminente
arrivo dei Rom, il sindaco poi cercherà durante una seduta del Consiglio
comunale di chiarire che la sua comunità "non è razzista".
Poi ci sono gli altri, quelli che fanno i tolleranti con la pazienza altrui, i
radical chic che non ne hanno mai incontrati di Rom se non ai semafori. Quelli
che danno dei razzisti a tutti solo per darsi un tono. La città si spacca, tutti
ne parlano, c'è crisi, e fa caldo, le famiglie hanno meno soldi per andare in
vacanza e i figli laureati disoccupati nelle loro camerette che non possono
neppure sognarselo un alloggio.
È qui che il giornalismo dovrebbe essere fatto con la testa, proprio in questi
momenti storici dove tutti sono più arrabbiati, egoisti e portati al sospetto,
allo scontro, alla cacciata dell'altro che ci può privare di un diritto. Non ci
si può permettere di diventare distratti, di cavalcare con i titoli le emozioni.
È un attimo che una società impoverita di tutto, specialmente del futuro, generi
mostri.
Ma un titolo azzeccato, anche se falso e fuorviante, si sa che può valere una
promozione, un incremento consistente di vendite.
Così L'Unione Sarda titola l'11 agosto scorso: "Ai rom case con piscina e
idromassaggio. Per un anno affitto pagato dal Comune" (qui leggete l'articolo).
Se fosse vero, la cosa sarebbe discutibile. Il fatto è che la questione è falsa
perché alcune ore dopo il quotidiano online
Cagliari Pad invia due giovani
cronisti, Alessandra Ghiani e Simone Spiga, muniti di telecamera e macchina
fotografica a documentare se davvero di ville di lusso si tratta. La scena che
si presenta davanti ai loro occhi è questa. Guardate il video:
Si può fare un errore così grossolano e pericoloso che può fomentare l'odio
razziale? E' normale che poche ore dopo il lodevole lavoro di Ghiani e Spiga,
che sotto il sole delle 15 del pomeriggio hanno filmato "la verità", invece che
inviare delle scuse per l'errore imbarazzante venga pubblicato un nuovo pezzo di
questo tenore (leggere qui)?
L'obiettività poche volte può essere raggiunta in questo mestiere, ma in questo
caso si trattava di cronaca che poteva essere realizzata con il semplice
resoconto di quello che si vede a occhi nudi, che motivo c'era allora di
confondere una tale situazione di abbandono con una super villa?
La storia finisce con una denuncia da parte dell'Associazione nazionale Rom
all'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar-Roma), al ministero
dell'Integrazione e cooperazione internazionale, al prefetto, al sindaco ed alla
Procura della Repubblica. La motivazione è una "campagna di odio razziale
anti-rom a Cagliari" che sarebbe nata dopo l'assegnazione di alcune case ai
nomadi sfrattati dal loro vecchio campo, nei pressi della Statale 554, perché
eccessivamente lussuose. I soldi del comune per dover di cronaca Zedda non li ha
presi dalle casse di Cagliari ma sono fondi con destinazione già assegnata
dell'Unione europea per questi casi. Un capolavoro, di dignità e rispetto,
integrazione e tenuta dei conti pubblici che sarebbe stato opportuno raccontare.
I siti internet tutti alleati in questa vicenda fanno boom di condivisioni, e
Cagliari Pad vince la sua prima piccola grande sfida contro il magnate
indiscusso dell'informazione sarda.
Restano gli anziani, quelli che non usano internet e sfogliano l'unico giornale
locale trovano in edicola. A loro chi spiegherà che non si trattava di piscine e
idromassaggi?
Il comune pagherà l'affitto per almeno un anno, ma la convenzione potrebbe
prolungarsi
12:30 - Non è andata male a due famiglie di rom che a fine giugno hanno dovuto
abbandonare il campo nomadi nel Cagliaritano, sulla Ss554, chiuso dal sindaco
Massimo Zedda per gravi problemi igienici. Sono infatti state alloggiate in una
villa sul litorale con pavimenti in marmo, grande caminetto al centro del
salone, bagno con idromassaggio e aria condizionata in ognuna delle quattro
camere da letto. L'affitto? Paga il comune di Cagliari.
Come riporta il quotidiano 'L'Unione sarda', d fronte alla prima villa sul
litorale, a pochi metri, c'è quella che diventerà la nuova casa per altri tre
nuclei familiari: un vecchio ristorante che si affaccia su una grande piscina,
patio in cotto e centinaia di metri quadri di terreno, fino a pochi giorni fa
completamente incolto.
Sono due delle ville sul litorale che il Comune, tramite la Caritas, ha messo a
disposizione delle famiglie bosniache allontanate dalle baracche e dai terreni
inquinati stretti tra la Statale 554 e il quartiere di Mulinu Becciu. Sarà il
Comune a pagare, almeno per i primi dodici mesi l'affitto delle case, ma il
sostegno potrebbe arrivare fino a due o tre anni.
di Jacopo Norfo
"Ma quale piscina di lusso per gli zingari, al massimo è una bagnarola". Di
fronte a quello che è soltanto un casolare diroccato sul litorale di Flumini, un
ex ristorante abbandonato da anni che il titolare non era mai riuscito a
riutilizzare o a dare in affitto, e che è tutto tranne che una villa lussuosa,
viene da sorridere davanti ai finti scoop di qualche giornale. Fabrizio Rodin,
presidente della commissione Politiche Sociali del Comune di Cagliari, spiega:
"Si tratta di un locale dove vivono due famiglie di nomadi, una struttura
vecchia da risistemare, un'abitazione provvisoria. Insomma tutto tranne che una
residenza di lusso con piscina". La piscina c'è, ma non sembra affatto in stile
Hilton. In atto c'è una chiara strumentalizzazione che potrebbe portare a
tensioni sociali. La verità è un'altra. Va detto poi che è la Caritas a
occuparsi delle case per i nomadi in prima persona. Rodin spiega: "Il Comune non
regala affatto case agli zingari, questo sarebbe proibito perchè
sull'assegnazione delle case esistono specifiche graduatorie. Si sta utilizzando
una precisa legge regionale che costa 90 euro a persona per chi è andato via dal
campo Rom sulla statale 554. In tutto spenderemo circa 200 mila euro, per un
solo anno di affitto e non per sempre, utilizzando un finanziamento che
riguardava il campo Rom che invece è di 700 mila euro. Facciamo un conto facile
facile: significa che il Comune, e quindi i cagliaritani, risparmieranno
rispetto agli anni scorsi la bellezza di mezzo milione di euro all'anno".
Fabrizio Rodin spiega poi come in passato, quando al timone c'era
l'amministrazione di centrodestra, non siano state trovate soluzioni: "I fondi
relativi all'anno 2007 stavano per andare persi del tutto e li abbiamo salvati
in extremis. Mi chiedo poi come mai il consigliere Porcelli, che ha proposto un
altro campo Rom a Giorgino, non sia invece riuscito a trovare un piano
alternativo quando era lui il presidente della commissione Cultura". Nella foto,
Fabrizio Rodin. jacopo.norfo@castedduonline.it
twitter@JacopoNorfo
Direttore di tabloid ceco all'attacco!Un'intervista prova
il ruolo del più venduto giornale del paese nell'istigare il sentimento
anti-rom. Da
Romea.cz - 27 luglio 2012
Translated by Gwendolyn Albert
Pavel Safr
Pavel Safr, caporedattore del tabloid Blesk, respinge la critica che
il suo giornale, che vanta la più ampia circolazione nella Repubblica Ceca,
abbia pubblicato intenzionalmente storie anti-rom, incoraggiando così la
crescita del razzismo nella società. Safr ritiene che i Rom siano stati
trapiantati in Repubblica Ceca e che il loro stile di vita metta in pericolo
sotto molti aspetti la popolazione maggioritaria. Di seguito le sue
dichiarazioni in un'intervista per il newserver
Mediar.cz (link in lingua ceca).
Un pezzo particolarmente tempestoso dell'intervista è stato provocato da una
domanda su Twitter inoltrata a Safr dall'intervistatore Petr Koci. Un lettore
dal nome di @sampon ha chiesto al caporedattore se fosse consapevole della sua
influenza diretta sulla crescita del razzismo nella società. "In nessuna
circostanza, una delle nostre regole è di essere assolutamente contro il
razzismo. Assolutamente. Se esiste una regola fondamentale, è che siamo contro
il razzismo e contro l'intolleranza di religione o di credo," ha risposto Safr.
Questo è un estratto da quell'intervista, in cui si discute il rapporto di
Blesk con i Rom.
Da @sampon: vorrei sapere se lei è consapevole della sua influenza
diretta sulla crescita del razzismo nella società.
In nessuna circostanza, una delle nostre regole è di essere assolutamente
contro il razzismo. Assolutamente. Se esiste una regola fondamentale, è che
siamo contro il razzismo e contro l'intolleranza di religione o di credo.
Il titolo d'apertura di Blesk
di sabato 28 aprile violava questa regola? "Bambini romanì all'assalto!" non è
esattamente un titolo che irradia tolleranza. [Il titolo si
riferiva al caso di Petr Zhyvachivsky, quindicenne nella città meridionale di Breclav,
che sosteneva di essere stato picchiato da tre Rom dopo che gli aveva rifiutato
una sigaretta. Il caso aveva generato enorme interesse ed esacerbato le tensioni
razziali a Breclav ed altrove. In seguito la polizia aveva scoperto che Zhyvachivsky
si era inventato la storia, confessando infine che si era ferito in una caduta -
TOL (vedi anche
Mahalla, ndr.)]
In una certa parte dell'elite della società, esiste un'idea completamente
confusa su come affrontare i complicati problemi riguardo all'odio razziale. Lì
vediamo la tristissima influenza dell'ideologia del multiculturalismo. Di per
sé, è una grande idea, ma nella forma estrema della correttezza politica ci
impedisce di scrivere le cose come sono. La società lo sente.
Naturalmente, nel caso in questione, si è scoperto che i fatti non
erano come li avevate descritti, correttezza politica a parte.
Sì, ed anche quello è stato assolutamente corretto e sottolineato su
Blesk. Abbiamo messo tutta l'enfasi su ciò. Ne sono sicuro. Bisogna
scrivere le cose come sono. In entrambe i casi, non importa da che parte. L'idea
che potremo ottenere un'atmosfera di tolleranza per le nazionalità falsificando
la realtà, è totalmente falsa. Al contrario, porta al fatto che la gente comune
ha la tendenza a focalizzarsi su questi problemi, per vederli ancora più
crudamente e soccombere all'odio razziale.
Tuttavia, i media tutti, e non solo Blesk,
hanno esagerato e falsificato la realtà in maniera tale da fomentare
l'intolleranza sotto ogni aspetto. La gente ha marciato attraverso Breclav
cantando "Fermiamo il terrore zingaro!"
Assolutamente gratuito. Se salta fuori la notizia e viene ripresa da tutti i
media che un quindicenne è caduto vittima di un gruppo di persone, e che queste
persone erano romanì, allora questo è ciò che verrà scritto. Se durante le
susseguenti indagini si scopre che non è stato così, che c'è stata una frode,
allora si scriverà anche questo. Si scriverà che c'è stata una frode.
Una cosa è prendere un rapporto di polizia e citarlo con distacco,
un'altra è trasformarlo in una minaccia a-tutta-la-società e scrivere "Bambini
romanì all'assalto! riempiendo tutta la prima pagina.
In quel momento, quella era la vera notizia. Il problema non è se Blesk
ha scritto che i bambini romanì stessero o non stessero attaccando in un periodo
particolare. Il problema è che i Tedeschi dei Sudeti furono cacciati da questo
paese in un'operazione nauseante diretta dal presidente Benes, ammirato come
genio dal nostro attuale presidente. Ricade nei metodi di Stalin nell'affrontare
le questioni delle nazionalità: l'unica cosa che importava era se avessimo
abbastanza vagoni ferroviari. Abbiamo mandato via da questo paese una minoranza
di tre milioni e mezzo di persone, che erano qui da sette o otto secoli. Erano
una comunità civilizzata e laboriosa.
Stavamo parlando di qualcos'altro - di come
Blesk ha riportato il caso di Breclav.
Gesù Cristo! Quando si prende questa gente sfortunata, meno civilizzata, da
qualche parte in Romania o ancora più ad oriente e la si trasporta in un posto
che è stato vandalizzato durante la cacciata dei Tedeschi... Qui non parliamo di
questo! Quando si importano qui quegli sfortunati Rom, come possono vivere
assieme alla popolazione maggioritaria? Naturalmente, vivono in un modo che
mette a repentaglio sotto molti aspetti la maggioranza della popolazione.
Bene, ma qui stiamo parlando di come Blesk
fa i suoi articoli e su cosa scrive, non di quanto è accaduto nei Sudeti.
Blesk ha avuto un articolo d'apertura su questo e 50 stupidi
sciocchi di Praga per questo ne fanno una conferenza intellettuale.
Non è soltanto la prima pagina, Blesk ha scritto sullo
scandalo di Breclav in altre pagie: "Paura in Cechia! Ragazzi romanì attaccano
coetanei!" (anche il 28 aprile, a pagina 2 e 3), "Marcia a Breclav per Petr
ferito" (23 aprile, pagina 5), "Orde di zingari ci terrorizzano!" (18 aprile,
pagina 8)...
Va al diavolo! Queste cose non mi interessano. Sono interessato ai profondi
problemi sociali. Sono interessato in ciò che davvero è profondo, è serio.
Quando ci si rende conto di tutte le cause e dei collegamenti attorno a questo
pasticcio, allora si comprende perché la popolazione maggioritaria stia
soffrendo la presenza di quella gente sfortunata che è stata introdotta qui.
Anche loro, chi è stato portato qui da un regime comunista innaturale, stanno
soffrendo. La sofferenza sta dando i suoi frutti. Significa che dobbiamo
comprendere che queste entità sono ad un livello di civilizzazione differente e
chiederci se siamo in grado di vivere assieme. Non si può! Ne viene fuori un
caos assoluto, ed è soltanto per l'ideologia della correttezza politica che in
questo momento mi state molestando...
Io non molesto nessuno. Sono un giornalista, questa è un'intervista e
per questo le sto facendo delle domande.
Non si può continuare a causa di quell'ideologia. A causa della tua imbecille
ideologia di rendere tabù i problemi seri, un enorme problema sociale non può
essere visto nella sua nudità integrale. E' un enorme dramma sociale. A causa
dell'ideologia della correttezza politica e del 100% di ipocrisia, che è
totalmente inappropriata, il problema è irrisolvibile. I tabù portano a grandi
tragedie. Quando una notizia viene lanciata, e viene ritenuta attendibile da
tutte le fonti disponibili, cioè sembra che un gruppo di ragazzi romanì abbia
attaccato qualcuno, non vedo la ragione di tenerla segreta. Quando poi viene
provato che si è trattato di una bugia, dev'essere riportato, con la massima
apertura, che era una bugia.
Nessuno dice di tenerla segreta. La questione è su come vada
pubblicizzata e che tipo di attenzione dedicargli.
Riguardo a questo articolo - anche se non ero presente, ma ero a Londra e fui
semplicemente informato che sarebbe uscito - stavo controllando una sola cosa:
se nell'articolo fossero stati ricordati i recenti attacchi commessi dai
razzisti cechi contro i Rom. Mi riferisco al caso scioccante di Vitkov, che noi
di Blesk abbiamo seguito a fondo (anche Mahalla, ndr.) [Nota di redazione: il verdetto contro
gli incendiari di Vitkov risale all'ottobre 2010, sei mesi prima che Pavel Safr
diventasse redattore capo di Blesk. Ad aprile 2009, quattro cechi
gettarono una molotov in una casa nella città orientale di Vitkov abitata da una
famiglia romanì. Tra i feriti una bambina di tre anni, che ebbe gravi ustioni su
quasi tutto il corpo. - TOL]
Altro esempio, che persone del calibro di Jindrich Sidlo, Petr
Fischer, Daniel Kaiser, o Filip Rozanek [rispettati
giornalisti e scrittori cechi - TOL] hanno criticato...
Tutta quella banda è coinvolta in questa correttezza politica e non
comprendono questo problema assolutamente cruciale. Dietro ciò c'è il totale
fallimento dell'elite ceca, ed inizia col bestiale concetto di Benes che una
rivoluzione nazionalista dovrebbe evolvere in una sociale. Benes stava
preparando la strada ad un regime totalitario. L'espulsione dei Tedeschi dai
Sudeti fu una componente integrale di quel percorso catastrofico. Sino ad oggi
l'elite societaria e politica ha adottato acriticamente quell'ideologia. Per
questo è impossibile dire ad alta voce come stanno realmente le cose qui, chi è
il responsabile e di chi è la colpa.
D'accordo, ma volevo finire la domanda. Quelle persone criticavano un
commento scritto da Oldrich Tichy, intitolato "Welfare per imbroglioni" (Davky
pro sejdire). Cosa pensa di quell'editoriale? Lo trova problematico?
Cosa intende esattamente?
Oldrich Tichy ha scritto che il miglior welfare per i socialmente
deprivati sarebbe una sventagliata di mitragliatrice.
Da quanto ricordo, il contesto era diverso. Devi manipolarlo per criticarlo.
Prima di giudicarlo bisogna leggere l'articolo. Il contesto è differente da
quanto dici. La parte della mitragliatrice è uno scherzo inaccettabile che ora
sta circolando. Il problema di quel testo è che può essere letto in differenti
maniere. Devo dire, non è una frase fortunata.
Quindi tutti questi critici e, per esempio, la commissione etica del
Sindacato della stampa (Syndikat novinaru) non ha compreso il testo? Il
Sindacato della stampa dice che Blesk "ha passato il confine dei
principi etici a cui i media devono attenersi."
Che importanza ha il Sindacato della stampa (Syndikat novinaru)?
Qui non c'è nessun'altra organizzazione che si occupi del livello dei
media di stampa nel loro complesso.
Nuovamente, ripeto: ipocrisia assolutamente falsa, di gente che in realtà non
affronta niente di quanto è essenziale in questo paese dal punto di vista
dell'etica e della moralità.
Qual è il coraggio di Blesk nell'affrontare "argomenti tabù"
come "Bambini romanì all'assalto!" in prima pagina per far salire le vendite?
Sai quali sono gli argomenti tabù che copriamo più di tutti? Quali sono stati
gli argomenti che quest'anno sono andati alla maggiore su Blesk?
Mi manca un'analisi precisa, ma come lettore occasione del vostro
giornale, direi: celebrità, sicurezza, salute e, durante il caso di Breclav,
coesistenza con i Rom. E' per questo che glielo sto chiedendo.
Sai una cosa? Torna quando avrai iniziato a leggerci.
Come ho detto, a volte leggo Blesk.
Non è così. Non ti sei accorto che durante il passato semestre, l'argomento
più trattato da Blesk è stata la corruzione politica. Se qui ho fatto
qualcosa, è stato trasformare un giornale che si occupava solo delle vite delle
star in TV, in un giornale che tratta di corruzione politica e di abuso di
potere. Questo è quanto faccio e quelli sono gli argomenti più importanti in
questa società. Se per uno o due giorni salta fuori qualcosa sui Rom di qui, che
non piace alla commissione etica del Sindacato della stampa, è assolutamente
irrilevante rispetto a quanto trattiamo, e tu hai il coraggio di chiedermi se
gli argomenti che trattano di Rom influenzano le nostre vendite? Non è ciò che
facciamo! Si è trattato di un singolo caso. Queste domande mi fanno arrabbiare.
Di Fabrizio (del 28/07/2012 @ 09:07:38, in media, visitato 1849 volte)
Dopo il successo di
Milanomondo
(grazie ancora a tutti gli intervenuti), continua la rassegna (totalmente
autoprodotta ed autofinanziata)HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO?
Sabato 4 agosto ore 18.00 proiezione in ANTEPRIMA NAZIONALE del film "La
canzone di Rebecca" - ore 20.00 Cena - a seguire
balkan disco Comunità Rom Harvati -
via Idro 62, Milano
I colori, le luci, la forza d'animo, il sorriso di Rebecca.
La Milano violenta e la Milano accogliente, gli sgomberi, la
vita per strada e la conquista di una casa. Partendo da
una baracca di periferia per giungere nell'aula di un liceo
artistico. Dove proseguirà?
Ne parliamo, dopo il film, seduti a tavola, con la protagonista
Rebecca Covaciu ed il regista Roberto Malini(ricordo che per la
cena E' NECESSARIO PRENOTARE)
Ingresso gratuito e proiezione al coperto. Tempo
permettendo, si cena all'aperto al
Marina Social Rom (in caso di maltempo, in luogo coperto), primi e
secondi, contorno, piatti freddi estivi e piatti
vegetariani - una bevanda a scelta. Cena SOLO SU PRENOTAZIONE, costo tra i 10 ed i 15 euro (confermare QUI
o al 347-717.96.02 le presenze
entro giovedì 2 agosto). Grazie e buona serata a tutti!
Evento realizzato con la collaborazione del gruppo
EveryOne
Stiamo assistendo al crescere dell’interesse e dell’attenzione nei confronti dei
rom. Forse è proprio una reazione dei "giusti" alle persecuzioni particolarmente
accanite di cui sono stati oggetto negli ultimi anni nel nostro paese.
È un fatto che si stiano moltiplicando iniziative per farli conoscere nelle loro
caratteristiche genuine, senza la lente deformante del pregiudizio quando non
del vero e proprio razzismo.
Ciò non toglie che tuttora sia in Italia che in molti altri paesi europei
continuino a scaricarsi su di loro tutte le frustrazioni, le insicurezze e le
infelicità della popolazione maggioritaria e vengano usati come capri espiatori
nella quotidiana fatica di vivere che si fa sempre più acuta negli attuali
scenari della crisi che ci sta tutti travolgendo. Ma la loro debolezza è anche
la loro forza: sono capaci sempre di ripartire da zero, dallo zero in cui
vengono ricacciati.
Sono stanchi ma non sconfitti. Hanno un allenamento che dura da secoli, nella
tenacia della volontà di sopravvivere.
Il 50% di questo popolo è fatto di bambini e ragazzi, questo dà loro la
determinazione di guardare al futuro.
Collana: Libri - FMA
Formato: 21x16 cm
Pagine: 123
Prezzo: 10.00 €
Data pubblicazione: luglio 2012
Di Fabrizio (del 24/07/2012 @ 09:11:04, in media, visitato 1448 volte)
rubrica a cura di Riccardo Bottazzo - venerdì 20 luglio 2012
Vivo in un quartiere di delinquenti e, di conseguenza, sono un delinquente
pure io. Per buona sorte sono di razza padana e nessuno si sogna di dichiarare
al Gazzettino che la mia casa dovrebbe essere abbattuta e l'intero quartiere
smantellato.
Fossi di "etnia nomade" - come mi è capitato di leggere sullo stesso giornale -
non godrei del medesimo trattamento di favore. E se scrivere "etnia nomade" è
una tal fesseria da farci scompisciare dalle risate anche senza bisogno di aver
studiato antropologia con Lévi Strauss, che dovremmo dire quando ci tocca
scoprire che il "nomade" Tal Dei Tali arrestato assieme a 18 italianissimi
personaggi, cinque righe più sotto, "risiede" in una normalissima casa di una
normalissima città veneta? E ancora, altre cinque righe più sotto, che ha anche
la cittadinanza tricolore pur se il suo cognome finisce con "vich"? Che è come
dire che è italianissimo pure lui considerato che le leggi razziali, in Italia,
non ci sono più da quando hanno appeso il Benito a testa in giù. Giusto? Ma
allora perché distinguerlo?
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da incazzarsi neri. Perché a continuare ad
incarognirsi su quella povera gente del villaggio sinti di Mestre che ha il solo
torto di non sapersi difendere con gli avvocati, è una infamata bella e buona.
Soprattutto se considerate che il vero scopo di tutta questo giornalismo di
merda è gettare benzina per alimentare la politica della paura e della
discriminazione. Altra merda.
Brutte, bruttissime storie che periodicamente escono come carogne dalle fosse
proprio come gli zombi dei film di Romero. Sempre sul Gazzettino. Mercoledì 6
giugno 2012. Titolone: "Nullatenenti con ville e Ferrari". Tra gli otto
arrestati, si legge nell'articolo, c'è anche un residente del villaggio sinti.
Uno. Ma evidentemente basta a fare testo. Il giorno dopo, a firma dello stesso
giornalista, esce la smentita (costruita in maniera tale da sembrare una
precisazione. Trucchi del mestiere…). Il "nomade" risiedeva da tutt'altra parte.
A Dese, su un terreno agricolo di sua proprietà (alla faccia del "nomadismo").
Nel villaggio sinti di via del Granoturco abita comunque la moglie separata con
un figlio (entrambi incensurati). Come dire che non abbiamo sbagliato più di
tanto. E poi si sa che tale padre tale figlio. Il titolone che riprende la
notiziona è un capolavoro di schifezze e di bugie: "Valige di soldi falsi nel
campo sinti". Nel testo si legge chiaramente che nessuno degli arrestati risiede
nel campo sinti anche se il titolo fa pensare esattamente al contrario. Ma è
questo contrario quello che resta in testa alla gente. Puro veleno, come direbbe
il mio amico Tex Willer che avrebbe di sicuro preso a cazzotti il giornalista.
Perché qui non è solo questione di opinioni diverse che andrebbero comunque
rispettate. Qui la notizia – e per essa intendo molto banalmente il racconto dei
fatti accaduti – è stata mandata affanculo per far posto ad una deformazione
della realtà volta ad avvantaggiare un pensiero politico dichiaratamente
razzista e xenofobo. Non è un caso che questi popò di articoli escano sempre con
un box di commento affidato al leghista di turno. Nel caso citato, l'onore dei
riflettori tocca al consigliere comunale della Lega Nord Alessandro Vianello che
non perde l'occasione di sparare: «Il campo sinti si svuoterà a suon di arresti.
Quello che non fa il sindaco di Venezia, lo faranno le forze dell'ordine e la
giustizia». Intanto, chi si sta svuotando a suon di arresti è la Lega Nord e non
il campo sinti.
Oggi, sempre nel Gazzettino, ci tocca leggere sul titolo di apertura della
seconda pagina della cronaca di Mestre di un cosiddetto "blitz al campo sinti".
Leggiamo tra le righe che si tratta di una operazione di polizia che ha portato
alla custodia cautelare di 10 cittadini italiani. La banda finita nel mirino
degli inquirenti è costituita da sinti e da non sinti. Eppure, sia nel titolo
che nel sottotitolo, sia nelle foto che nelle didascalie viene enfatizzata solo
la presenza dei sinti. Anche a leggere le locandine appese davanti alle edicole
pare che ci sia stato sul serio un qualche blitz nel campo di Mestre. Così il
messaggio (falso) raggiunge anche chi come me la carta igienica la compra a
rotoli e va a vedersi la programmazione dei cinema su internet. Anche in questo
caso, il commento viene affidato a uno che "non va per il sottile", come ci
specifica, casomai ce ne fosse bisogno, lo stesso articolista: il consigliere
comunale Renato Boraso che urla che in via del Granoturco "va smantellato
tutto". E chi se ne frega se il campo sinti non c'entra un beato piffero in
tutta questa storia? Nove dei dieci arrestati risiedono in normalissime case
Ater o di proprietà tra Favaro, Mestre e il Friuli. Solo uno, si legge alla
fine, abita nel campo sinti. Solo uno? No! Neanche quello. Si tratta infatti
della stessa persona già ospite delle patrie galere a seguito dell'operazione
ricordata in apertura. Quella dei "Nullatenenti con la Ferrari". Lo stesso tipo
che, come ci ha informato - il giorno dopo - lo stesso Gazzettino, ha la
residenza in quel di Dese. In via del Granoturco vive solo l'ex moglie separata
con il figlio. Perché allora Boraso non propone di "smantellare" Dese? O Favaro?
O Mestre? Meglio ancora: "smantellate" il quartiere dove abito io! Di fronte a
casa mia abita una persona il cui padre è in galera. Due calli più in là hanno
arrestato da poco una coppia per spaccio. E ne conosco un altro, proprio sulle
mie scale, il cui cugino è un noto poco di buono. Di per me, sono ancora a piede
libero, per adesso, ma ho qualche sana denuncia per diffamazione a mezzo stampa
che mi fa ben sperare per il futuro.
Fatta la debita proporzione, ci sono più delinquenti qui, attorno alla mia umile
dimora, che nel campo sinti. Certo, qui sono tutti delinquenti di "razza padana"
e non di "etnia nomade". Ma che significa? Mica siam razzisti! Pretendiamo di
essere infamati sui giornali e minacciati di "smantellamento" pure noi. Ecco!
Una nota a margine. Siccome non si può sempre fargliele passar lisce, sul caso
del "blitz al campo sinti" che non è un "blitz al campo sinti", l'Osservatorio
contro le discriminazioni Unar Venezia, istituito con un protocollo di intesa
tra il Comune di Venezia e il Ministero per le Pari Opportunità, ha deciso di
segnalare l'articolo all'Ordine dei Giornalisti del Veneto chiedendo ai
probiviri e al presidente Gianluca Amadori di intervenire e di prendere una
posizione consona ai doveri sanciti dalla Carta istitutiva dell'Ordine riguardo
l'aderenza ai fatti, ed ai protocolli sottoscritti dai giornalisti sul rispetto
delle etnie. Rispetto che per quanto riguarda i sinti adesso proprio non c'è.
E se non ci credete fate questa prova. Sostituite, in uno di questi articoli, la
parola "campo sinti" con il termine "ghetto ebraico", e l'aggettivo "sinti" con
"ebrei". Leggete tutto d'un fiato e vi garantisco che vi si accapponerà la
pelle!
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