Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 12/07/2009 @ 09:44:43, in Italia, visitato 1677 volte)
MET
News
dalle Pubbliche Amministrazioni della Provincia di Firenze
Per l’anno in corso è possibile fare il servizio Civile presso la Fondazione
Michelucci. Domande entro il 27 luglio
Entro il 27 luglio 2009 è possibile presentare domanda per partecipare alla
selezione di volontari per il servizio civile per i progetti di Arci Servizio
Civile Firenze, scegliendo come ambito di azione la Fondazione Giovanni
Michelucci di Fiesole. Il bando è uscito il 26 giugno. In particolare gli ambiti
di impegno presso la Fondazione Michelucci, riguarderanno:
la collaborazione ai lavori di: catalogazione, conservazione, integrazione e
valorizzazione dell’archivio progetti e degli altri fondi presenti nella sede di
Fiesole; riqualificazione funzionale per la consultazione anche via web;
riordino e catalogazione dei fondi librari presenti: il fondo librario “Giovanni
Michelucci”, il fondo librario della Fondazione, altri fondi donati.
integrazione alle ricerche in corso sui temi della cittadinanza attiva, con la
partecipazione ai cantieri di ricerca gestiti dalla Fondazione sui temi
emergenti della questione urbana: partecipazione dei cittadini, superamento
delle esclusioni, interazioni culturali e sociali, qualità dell’abitare urbano,
autopromozione abitativa (autocostruzione e autorecupero), l’abitare dei Rom e
dei Sinti.
La sede di svolgimento del progetto sarà la stessa della Fondazione Michelucci,
Villa “Il Roseto” sulle colline di Fiesole; oltre che a invitarvi a visitare il
nostro sito www.michelucci.it.
Ulteriori informazioni le potrete richiedere telefonando allo 055 597149
chiedendo di Massimo Colombo o tramite mail all’indirizzo
colombo@michelucci.it
Di Fabrizio (del 10/07/2009 @ 22:10:39, in Italia, visitato 1528 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Associazione Nuova Vita - Nevo Zivoto è lieta di invitarvi alla:
ESTATE ROMANI
dal 10 luglio 2009 al 17 luglio 2009
nel piazzale "Figli di uno stesso padre" presso il Casilino 900
fiera Rom con musica, danze, mostre fotografiche, letture di libri, proiezioni
di documentari, esposizione di artigianato
Di Fabrizio (del 09/07/2009 @ 09:26:58, in Italia, visitato 1580 volte)
6-7-2009 by Guido Martinotti
Che cosa è al fondo questa ideologia? É, dice Karl Mannheim, “una bugia di
secondo grado”: dunque non una menzogna diretta (che è una cosciente
manipolazione della realtà) ma una sorta di menzogna inconscia, un adattamento
della realtà ai propri interessi o a una data visione del mondo, in genere
quella dei potenti. Sostenere che l’insicurezza (cioè lo stato in cui esiste un
sensibile rischio di essere vittima di un atto violento o criminale) è in
aumento, è un’affermazione ideologica. Tanto che chi la sostiene ha dovuto
inventarsi l’idea-cetriolo (Gadda) della “insicurezza percepita” e cioè le città
sono più sicure, ma i cittadini si sentono più insicuri. Bella forza! Sono 20
anni a dir poco che la macchina di chi sta oggi al potere ha strillato che i
pericoli urbani aumentano e poi ti stupisci che le persone, soprattutto le fasce
più deboli, i poveri, le persone sole soprattutto se anziane, si sentono più
insicure? Vi ricordate Charlot e The Kid? Il ragazzino andava avanti e spaccava
i vetri con la fionda e poi arrivava Charlie Chaplin a vendere i vetri. Più o
meno la stessa cosa, solo che i vetri che vengono venduti oggi sono spesso solo
dei fogli di plastica che tolgono la luce e non riparano alcunché. Sia detto,
per onestà e completezza, che anche le classi dominate hanno loro visioni del
mondo accomodanti (”siamo tutti eguali”) ma queste si chiamano tecnicamente
“utopie” e hanno almeno la funzione di promuovere le speranze invece di quella
di fomentare le paure.
L’ideologia dominante oggi, in una società interamente controllata dai
meccanismi di consenso, è l’ipocrisia. Non è importante ciò che è, ma ciò che vi
facciamo credere. L’economia va male, ma chi lo dice è un traditore, il
Governatore della Banca d’Italia diventa un nemico, l’ISTAT un istituto di
disfattisti, l’UE, che ha i suoi parametri. uno straniero ostile e la stampa
internazionale, inutile dirlo, una cospirazione comunista. Si dice, occorre
ottimismo: sì, va bene, ma l’ottimismo non deve essere paranoico. Va bene il
pep talk degli spogliatoi, ma ha un senso solo se prima la squadra ha
comperato i giocatori giusti ed è bene allenata, altrimenti c’è solo da ridere
(o da piangere). Se l’obiettivo non è più vincere la partita, ma far credere che
si vincerà la partita, siamo in una condizione psicologica anormale, malata.
Mussolini si rifiutò di attivare il razionamento per non turbare il consenso
degli italiani, un anno dopo tutti gli altri paesi belligeranti, alleati o meno.
Il risultato fu quella catastrofe della borsa nera che tutti gli italiani dalla
mia età in su hanno conosciuto. Un processo descritto magistralmente in De
Profundis di Satta. Ancora nel bene addentro al conflitto Mussolini
importunava petulantemente l’alleato tedesco per avere acciaio, cemento e altro
(con domande ridicole: una avrebbe richiesto l’invio di 1700 treni) e ai
tedeschi che gli obiettavano che stava gettando migliaia di tonnellate di
cemento e acciaio per costruire inutili Case del Fascio, rispose che non poteva
fermarsi “perché aveva già dato gli appalti”. Ora, Berlusconi non è Mussolini e
il berlusconismo non è il fascismo, e sbaglia chi lo dice confondendo le idee,
ma i due sistemi si reggono entrambi sulla manipolazione delle coscienze ai fini
di ottenere consenso e su un sistema decisionale che non prevede il dissenso dal
Capo. Questi sistemi, come spiega bene Amartya Sen, lungi dall’essere, come
pretendono, più efficienti della democrazia, lo sono meno e, soprattutto, non
sanno prevenire i disastri. Il Capo è infatti circondato da una torma di
yes-persons fabbricatori di idee-cetriolo, che mettono in giro come se fossero
cioccolatini.
Il Parlamento vota a grandissima maggioranza il pacchetto sicurezza con
l’idea-cetriolo di far diventare reato la presenza clandestina. Gnurant! Gnurant!
Avrebbe detto il Gasista Anacleto. Così se un clandestino, invece di essere
espulso con un atto amministrativo, viene denunciato in base alla legge penale,
deve farsi tutti i gradi di giudizio e campa cavallo. Vi ricordate il
cetriolone-mantra “aboliamo il reato di eccesso di legittima difesa”? E bravo!
Così se ammazzi uno che entra in casa tua vai diretto per l’omicidio volontario
che è un reato molto più grave. Fatta la legge (ma non ci pensano prima?) si
scopre che tutto il sistema delle badanti va in tilt. E siccome non possiamo
affidare decine di migliaia di vecchietti alla Ronde Padane, Maroni inventa il
cetriolone della non retroattività, il “Padre di tutti i cetriolini” e fa anche
lo spiritoso dicendo che lo sanno anche gli studenti di primo anno. Certo se la
clandestinità fosse un atto o un comportamento, d’accordo: chi ha commesso
questo reato una volta non può essere colpito oggi per quel che ha fatto ieri.
Ma la clandestinità è uno stato che si prolunga nel tempo. Ero
clandestino ieri, lo sono oggi e lo sarò anche domani se non mi danno le carte.
Le leggi razziali non avevano bisogno di essere retroattive, colpivano a partire
da un certo punto in poi, tutti coloro che erano ebrei (comunque definiti, ma
questo è un altro discorso) e non è che potessero dire da oggi in poi non sono
più ebreo. Lo stato di clandestino e come lo stato di essere ebreo, oppure
Mandingo o Bantù, Pheul o Berbero o Rom, oppure anche un po’ coglione: la
retroattività non c’entra. Una legge che volesse liberarci dai cretini un po’
coglioni, il vaste programme che De Gaulle non ebbe animo di
intraprendere, ma che migliorerebbe molto la vita, violerebbe molti principi
giuridici, ma non quello che impedisce la retroattività. Se si stabilisse che i
cretini un po’ coglioni, (comprovatone lo stato in base a loro atti inconsulti)
non potessero, per esempio ricoprire cariche pubbliche o essere eletti
Parlamento, la disposizione avrebbe valore dal momento della promulgazione,
senza necessità di ricostruire la cretinaggine passata del soggetto.
La verità è che gli immigrati e il loro vero o supposto impulso alla criminalità
e contributo all’insicurezza, sono stati soprattutto un detonatore
dell’inefficienza dello stato italiano, uno stato capace di fare la voce grossa
soprattutto con i deboli. Con l’individuazione del capro espiatorio negli
immigrati ci si allontana sempre più dal miglioramento degli apparati
amministrativi, sovraccaricandoli di compiti inutili e simbolici, aumentando lo
tsunami delle carte, scaricando sulla polizia compiti di assistenza sociale, che
svolge inevitabilmente male, ampliando l’area delle illegalità e delle sinergie
che vi si sviluppano. E ovviamente aumentando l’insicurezza, quella vera.
Sarebbe potuta essere un’occasione d’oro per rafforzare il nostro apparato
amministrativo e renderlo più efficiente e anche umano, affiancando all’azione
di polizia investigativa e repressiva, apparti di accoglienza, orientamento,
disbrigo pratiche amministrative. Gli stati Uniti, che sono un paese
d’immigrazione di lunga data hanno un potente Immigration Office, noi che siamo
inevitabilmente diventati un paese d’immigrazione, stiamo affrontando il
problema con strumenti ottusi, costosi e poco efficienti, che ampliano invece di
restringere la frattura tra cittadini (immigrati e non) e organi amministrativi,
tra cui quelli di polizia. Intanto i centri di accoglimento (quelli veri, non i
lager) d’integrazione e socializzazione dei nuovi venuti sono stati via via
smantellati. Se vogliamo davvero affrontare il problema occorre innanzitutto
cambiare la testa di chi comanda, e soprattutto smetterla con il continuo
allarme verbale cui fanno seguito provvedimenti inefficaci e dannosi.
L’immigrazione è un problema, non può essere risolto con le sparate
propagandistiche che stanno davvero stancando.
Di Fabrizio (del 08/07/2009 @ 09:09:20, in Italia, visitato 1825 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Milano, 6 luglio 2009
Egregio Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg,
abbiamo ascoltato l'intervista che Lei ha rilasciato a Klaus Davi per
"KlausCondicio" in cui si augura che le Istituzioni italiane abbiano seguito i
Suoi consigli riguardo alla politiche sui Rom. Alle Sue speranze in relazione ai
Rom in Italia, dobbiamo rispondere che purtroppo da gennaio a oggi gli sgomberi
sono proceduti nel solito modo: famiglie messe in mezzo alla strada, minori
spesso sottratti illegittimamente ai genitori, baracche e beni personali
distrutti, nessuna assistenza sociale né sanitaria. Dopo ogni sgombero,
bambini (quelli lasciati alle madri), donne anche incinte, malati hanno dovuto
incamminarsi verso il nulla, alla ricerca di un altro riparo: un ponte, una casa
abbandonata, una baracca. Luoghi senza acqua né servizi, malsani, pericolosi.
Spesso gli agenti conducono in questura gli uomini, per "controlli" (non di rado
durante tali "controlli" si verificano abusi e brutalità) e le donne restano con
i bambini, esposte a ogni genere di abusi. Dopo gli ultimi, terribili sgomberi,
la maggior parte della famiglie è tornata in Romania o fuggita in Spagna,
Grecia, Francia. Malati di cancro, portatori di handicap, pazienti cardiopatici
hanno dovuto rinunciare alle cure, per tornare a morire in patria. Si sono
verificati aborti spontanei, in seguito agli sgomberi senza alternative*.
Da parte nostra, abbiamo investito ogni energia fisica, morale ed economica
(anche vendendo beni personali mobili e immobili) per aiutare numerose famiglie
ad acquistare farmaci e beni di sopravvivenza o ad affrontare il rinnovo dei
documenti e il viaggio in Romania (le Istituzioni ci avevano garantito almeno di
provvedere al costo dei rimpatri, ma non hanno mantenuto le promesse). Quando le
autorità hanno sottratto i bambini alle madri, spesso queste hanno commesso atti
violenti contro se stesse. Durante l'azione poliziesca di Pesaro (simile a tante
altre) abbiamo percorso la città e caricato a bordo di furgoni donne
semiassiderate, fuggite con i loro bambini per evitare la sottrazione. Si è
sfiorata la tragedia, perché padri e madri Rom avevano minacciato di darsi fuoco
se avessero perso i figli. Per concludere, le politiche delle Istituzioni
centrali e locali sono ormai di feroce persecuzione, senza alcuno scrupolo, nei
confronti delle ultime famiglie Rom. Come possono testimoniare gli ultimi Rom
romeni rimasti in Italia - perché in possesso di documenti scaduti e privi del
denaro necessario al viaggio in Romania - sono ormai negati loro anche i minimi
diritti della persona. I Rom vengono maltrattati, accusati di reati che non
hanno commesso, braccati e scacciati da tutte le città, picchiati e insultati
dagli intolleranti. La invitiamo a visitare il nostro sito per aggiornamenti e a
prendere contatto con alcune vittime della persecuzione (siamo in grado di
fornirLe recapiti telefonici), che potranno riferirle vicende di razzismo e
abuso raccapriccianti, che purtroppo sono ormai la quotidianità, in Italia, per
il popolo Rom. Le Sue parole e il Suo invito rivolto alle autorità italiane sono
lodevoli, Commissario, ma il nostro Paese è ormai in preda a un razzismo e una
xenofobia fuori controllo e di certo non bastano ammonimenti, Risoluzioni,
consigli da parte delle Istituzioni internazionali (che sono strumenti
inefficaci) per cambiare le cose. Da parte nostra, continueremo a impegnarci per
limitare la terribile tragedia umanitaria che avviene nell'indifferenza del
mondo. Cordiali saluti.
Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau, Glenys Robinson, Steed Gamero,
Fabio Patronelli, Katalin Barsony, Nico Grancea, Ionut Ciuraru, Mariana Danila,
Danciu Caldarar, Mauro Zavalloni - Gruppo EveryOne
* Vedi per esempio:
http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/Entries/2009/6/1_La_fabbrica_della_morte.html
Gruppo EveryOne
+39 334 8429527 :: +39 331 3585406
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 07/07/2009 @ 09:44:07, in Italia, visitato 1535 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro, con preghiera di diffusione
(ulteriori notizie
QUI)
La Giunta Comunale di Pisa (centrosinistra) sempre più in linea con le
derive del Governo del "pacchetto sicurezza" (centrodestra)
Si ricomincia. È di mercoledì 1º luglio l'annuncio dell'assessore alle politiche
sociali, Maria Paola Ciccone: in applicazione dell’ordinanza di sgombero
generalizzato degli insediamenti "abusivi" (ord. n. 84 dell’11/12/2008), il
Comune vuole continuare a distruggere gli accampamenti dei Rom rumeni e a
concedere incentivi a chi decide di ‘rimpatriare’, posto di fronte alla minaccia
di vedere abbattuta dalle ruspe la propria dimora. Ancora una volta, il
sindaco Filippeschi non fa nulla per distinguersi dalle scelte più efferate del
Governo Berlusconi. Così, ai respingimenti dei migranti nel Mediterraneo si
risponde da Pisa con la vergogna dei ‘rimpatri assistiti’: soldi in cambio di
partenze. Il Comune dice di aver già speso circa 29mila € per i rimpatri della
prima fase (aprile-maggio 2009), sotto forma di assegni tra i 500 e i 1000 €; a
breve si prepara la seconda mandata, a cui corrisponderanno nuovi stanziamenti.
La domanda è lecita: una giunta di centrosinistra, che dovrebbe praticare
politiche di integrazione, non poteva spendere quel denaro in altro modo?
È noto che gli stranieri hanno difficoltà ad affittare appartamenti a Pisa, a
causa della discriminazione diffusa tra chi - agenzie immobiliari o proprietari
- non si fida delle possibilità di pagamento dei migranti, anche in presenza di
un contratto di lavoro a tempo indeterminato. I soldi del Comune potevano essere
usati come garanzia, a copertura della quota richiesta dalle agenzie. È solo un
esempio di un’alternativa possibile all’allucinata politica securitaria del
Sindaco, che negli ultimi mesi ha più volte portato il ‘caso Pisa’ alla ribalta
delle cronache nazionali, da Repubblica (24/12/2008) al Corriere della Sera
(19/04/2009).
Intanto, il Parlamento ha approvato il ‘pacchetto sicurezza’. Con un colpo di
mano razzista e xenofobo, ha introdotto il reato di clandestinità e le ronde.
Sarebbe normale attendersi che gli enti locali guidati dal centrosinistra
mettano in atto alternative serie e riconoscibili, e non che ripropongano la
ricetta del Governo, un misto di criminalizzazione (sgomberi) e di rifiuto degli
immigrati (rimpatri).
Guardando alle scelte del Sindaco Filippeschi, è evidente che qualcosa non
torna. Mentre la Regione Toscana, guidata dal centrosinistra, si è dotata di una
legge in aperto contrasto con le spinte razziste del Governo (legge n. 29 del
9/06/2009), il Comune soffia sul fuoco della paura e del "senso di insicurezza".
Per il Comune, i Rom che abitano nei campi non sono cittadini come gli altri. La
realtà è che si tratta di famiglie in condizioni di disagio, ma che lavorano per
le imprese locali e mandano i figli nelle scuole del territorio: per il Comune
sono solo un problema da rimuovere, da allontanare. Che ne pensa il Presidente
della Regione, Claudio Martini?
Ci preme sottolineare che i rumeni, cittadini europei, non possono essere
espulsi, a meno di gravi motivi di ordine pubblico. Nulla vieta che, una volta
‘rimpatriati’, tornino in tutta tranquillità e legalità in Italia. Nella
pratica, è esattamente ciò che avverrà al termine della surreale stagione dei
‘rimpatri alla pisana’.
Soldi pubblici spesi bene? No, solo spreco di risorse e politica fatta a colpi
di propaganda, ancora più offensiva in un momento di pesante crisi economica.
Chiediamo dunque che sullo stato di emergenza in cui vivono le famiglie Rom il
Comune apra subito un tavolo pubblico di discussione, oltre a interrompere
immediatamente gli sgomberi e la distruzione di accampamenti in cui abitano
anche donne, anziani e bambini. Lasciamo alla coscienza dei cittadini il
giudizio politico e morale sull’operato del Sindaco. Noi ci limitiamo ad
osservare, per il momento, come i finanziamenti pubblici potrebbero essere spesi
in modo assai più utile e costruttivo.
Associazione Africa Insieme
Pisa, 3 Luglio 2009
Di Fabrizio (del 07/07/2009 @ 09:07:46, in Italia, visitato 1892 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi
GIOVEDI’ 9 LUGLIO 2009
CAMPO SINTI DI P.LE EUROPA (sulla destra del Palazzo Esposizioni)
Serata di Grande FESTA in P.le EUROPA , saranno presenti: Autorità,
Associazzioni di volontariato, comunita Sinte, e finalmente tanti amici
(sedentari) di Pavia e Provincia.
Comune di Pavia Università di Pavia - Facoltà di Ingegneria
Settore Servizi Sociali CdL Ingegneria Edile/Architettura
Corso di Sociologia Urbana e del Territorio
I Sinti abitano Pavia
Progettiamo insieme il superamento urbanistico e sociale dei campi nomadi
pavesi
Tra marzo e giugno del 2009 un gruppo di 30 studenti di Ingegneria
Edile-Architettura, coordinati dal sociologo Andrea Membretti, hanno
realizzato una intensa attività di
studio e di progettazione urbanistica e sociale, per affrontare il "problema
campi nomadi" in relazione alla città di Pavia.
Lo studio si inserisce in una convenzione siglata con il Comune di Pavia:
le attività si sono svolte in interazione con il Gruppo di Studio
sull’Immigrazione promosso dalla Prefettura di Pavia e hanno visto il
diretto coinvolgimento della Comunità sinta pavese, oltre che di diverse
associazioni locali e di numerosi esperti sul tema.
Per presentare i primi risultati del laboratorio di ricerca e per discuterne
insieme, la cittadinanza tutta è invitata ad una serata di incontro, di
dibattito e di socialità.
ORE 21: PRESENTAZIONE PUBBLICA DELLE ATTIVITA’ DEL LABORATORIO E DIBATTITO
ORE 22 in poi: MUSICA ZIGANA, BALLI E SOCIALITA’
Per tutta la serata sarà presente servizio bar gestito dalla comunità sinta.
Informazioni e contatti:
andrea.membretti@unipv.it -
http://www.sociability.it/sintiapavia/
Di Fabrizio (del 01/07/2009 @ 23:20:46, in Italia, visitato 1933 volte)
In questi giorni ho qualche problema al computer e molte
cose da fare "fuori dal web". Scusatemi se non riuscirò a seguire tutte le
segnalazioni che mi arrivano. Questa, comunque, è di
Flora Afroitaliani
e di Eugenio Viceconte:
di Lucia Alessi [30 Giugno 2009]
Si è svolta stamattina a Roma la presentazione della collezione primavera-estate
dell'Antica sartoria rom (vedi
QUI ndr), mentre a La Rustica le ruspe concedevano altri dieci giorni di
proroga per lo sgombero.
Gonnelloni colorati, balze che scendono come cascate, corpetti aderenti, corti:
gli ombelichi spesso lasciati in bella mostra.
Così la «Antica sartoria rom» ha presentato stamattina la collezione
primavera-estate 2009, nella sala Pintor, presso la redazione di Carta.
Musiche ritmate hanno accompagnato la giovanissime modelle, qualcuna ancora con
pannolino, quasi tutte rom, che una alla volta hanno calcato la passerella.
«Aspettiamo questo giorno da tantissimo tempo», dice Elisabetta, 10 anni.
Come lei, molte altre bambine hanno frequentato il laboratorio sartoriale presso
l’Antica sartoria rom, uno dei progetti del programma di scolarizzazione del
comune di Roma.
«Quest’anno siamo finalmente riusciti a fare dei contratti a tempo
determinato, con durata di un anno, a tutte le nostre lavoratrici», spiega Marco
Brazzoduro, presidente della Cooperativa sociale antica sartoria rom, nata nel
2006 a Roma, grazie a un finanziamento della Commissione delle elette del comune
di Roma. Nel 2007 la cooperativa partecipa a vari progetti, tra cui
‘Ri-tagliamoci il futuro’, tecniche di riuso e riciclo di materiali tessile di
scarto, applicato alla moda.
Nel 2009 l’Ente bilaterale nazionale per il lavoro temporaneo [Ebitemp],
finanzia la realizzazione del progetto «Romnià, sucar drom», per l’acquisto di
macchinari e stoffe. «Con un fondo di 50 mila euro – dice Riccardo Martegiani,
direttore di Ebitemp – abbiamo finanziato anche un corso di formazione in taglio
e cucito, per le lavoratrici della sartoria».
«L’idea della sartoria è nata nel 1997, in uno dei tanti campi nomadi romani,
quando alcune donne decidono di trovarsi un lavoro, partendo dall’attività che
meglio conoscevano: la confezione dei vestiti in stile rom, meglio noto come
‘Gipsy Style’ – racconta Carmen Rocco, ideatrice dei laboratori e coordinatrice
dei progetti della cooperativa -. Questa volta però, erano decise a vendere i
propri abiti». Di ispirazione tipicamente orientale, secondo la moda del tardo
ottocento, la produzione dell’Antica sartoria rom incontra presto i gusti del
mercato dell’abbigliamento etnico capitolino, dando così il via a una nuova
moda, tutta rom.
«Il popolo Rom vive ancora oggi in condizioni di tale disagio, da poter
essere paragonato a chi, due secoli fa, doveva andare a prendere l’acqua alla
sorgente, viveva a lume di candela, saltava da una pozzanghera all’altra per
giungere alla strada principale, usciva in piena notte per recarsi alla
toilette», racconta Nadia, una delle lavoratrici dell’Antica sartoria. Né più né
meno di quanto sono costretti a fare ancora oggi gli abitanti dei cosiddetti
campi nomadi non attrezzati: «ecco perché non vogliamo fare abiti moderni, non
finché la ‘modernità’ non arriverà anche per noi».
«Continuiamo a utilizzare esclusivamente fibre naturali – dice ancora Carmen
– sia per rispettare la tradizione tardo ottocentesca, sia perché spesso questi
abiti vengono indossati durante feste, con balli intorno ai falò: vicino a un
fuoco, le fibre tessili sono molto meno pericolose dei tessuti sintetici!».
E tra una passerella e un ballo, c’è spazio anche per qualche minuto di
serietà: «Alcune di queste ragazze sono qui oggi nonostante alle 7.15 di
stamattina siano state svegliate da ruspe e forze dell’ordine, che intimavano lo
sgombero del campo. Un applauso alla loro grande professionalità», dice Carmen,
riferendosi al campo de La Rustica.
«Ci hanno detto solo: ‘prendete le vostre cose e andatevene dove vi pare’ –
racconta Natascia, una delle inquiline del campo – ma dove vuoi che andiamo con
i bambini? Loro vanno tutti a scuola qui a La Rustica, che faranno, smetteranno
di studiare?».
Dopo le proteste degli abitanti del campo, le forze dell’ordine hanno
concesso altri dieci giorni di proroga dello sgombero, che però non è stato in
alcun modo sospeso, nonostante riguardi uno dei campi più antichi della
capitale, dove le baracche sono state da tempo sostituite con vere e proprie
casette in muratura. PS: le foto di
Stefano Montesi
Di Fabrizio (del 28/06/2009 @ 09:05:48, in Italia, visitato 2023 volte)
Dopo la vittoria di Ferdi Berisa al Grande Fratello, uno
sguardo al mondo dei reality show. Tra gli aspiranti partecipanti, un sinto
L'Espresso LOCAL di Ilaria Urbani
Il candidato tipo Marco Marfè? Me lo dicono tutti che gli assomiglio, ma
credo di essere più colto di lui
Il più anziano Ho una sfilza di notti al pianobar. Canterò Stand by me e
Light my fire dei Doors
«Mammà, forse ad ottobre mi chiamano per la trasmissione. Mi hanno fatto pure
girare il video». Trema Alessandro, 29 anni, al telefono col madre, racconta
i dettagli del provino con un autore di X Factor ieri alla Villa Comunale.
Capello da cowboy, pantaloni borchiati e andatura alla Marco Marfè, l´aspirante
popstar di piazza Cavour che nella vita fa il rappresentate di panifici, sente
di avercela fatta con il suo repertorio tradizionale: "Perdere l´amore" di
Ranieri e "Chesta Sera" di Monica Sarnelli.
Alessandro è uno dei 2500 ragazzi accorsi da tutta Italia dall´alba all´X
Factor Village (oggi se ne attendono altrettanti), tra loro anche tanti over 40,
per tentare la fortuna e passare le selezioni del talent-show di Raidue che
quest´anno vedrà Claudia Mori sostituire Simona Ventura. «Marco Marfè? Me lo
dicono tutti che gli assomiglio - dice euforico Alessandro - ma io, con rispetto
parlando, credo di essere un po´ più colto di lui. E´ vero mi piacciono Gigi
D´Alessio e Nino D´Angelo, ma questo non significa niente». Alessandro si dimena
tra le transenne seguito dalla troupe di X Factor che non si fa sfuggire il
peperino. Una voce dall´altoparlante intanto continua a ripetere "numero, carta
d´identità".
E spunta un 60enne, il siciliano Roberto di Marsala, alle spalle una sfilza
di notti al pianobar tra rock e blues, anche lui a giocarsi l´ultima carta per
il successo. «Canterò Stand by me e Light my fire dei Doors, sono i miei pezzi
forti». Lo segue a ruota Daniela Pinto, 39 anni e capelli rosso acceso di San
Giorgio a Cremano, una formazione da cantante lirica. «E´ la seconda volta che
tento - spiega - l´anno scorso ero in trio con le mie sorelle. Non canterò
repertorio di classica, ma un pezzo di Kate Bush».
L´età media dei partecipanti alle selezioni sembra più alta degli anni
scorsi, molti cantanti esordienti saranno stati alle prese con l´esame di
maturità. Lo confermano quattro mamme-candidate sui 40, tutte casalinghe tranne
una che fa la segretaria. E Adriano, impiegato di 47 accompagnato dalla figlia
adolescente. «Non è mai troppo tardi per sognare», dice e la figlia sorride. Tra
gli under 30, Luana di Pianura, a 24 anni mamma di un bimbo che non vuole far
crescere in periferia, sperando di percorrere l´autostrada per il paradiso che
la porti dritta ad un contratto con una casa discografica. Seyefa, nigeriana di
23 anni, viene da Civitavecchia. «Il mio idolo? E´ Beyoncé». Angelo invece quasi
30enne di Casoria è caporalmaggiore nell´esercito, dopo le missioni in
Afghanistan e Iraq, vuole sfondare nel mondo dello spettacolo. Domenico, 25
anni, viene da Lucca, nell´attesa di essere chiamato per il casting, si ferma a
cantare con un gruppo di musicisti rom. La sua famiglia è di etnia sinti.
Saughelli e Zorama, invece, sono già conosciuti nel panorama locale nostrano, ma
da indipendenti non ci si guadagna da vivere. Anche Margot di Cava de´ Tirreni
ha già una band, ma vuole diventare come Aretha Franklyn e ha ritentato la
fortuna dopo un provino andato male anche ad "Amici".
Da lontano, sul palco dove ieri si è esibito Jury, star della seconda
edizione del talent-show e stasera Tony Maiello e Le Officine Pan, si ode:
"Siete tutti su X Factor". E´ Francesco Facchinetti, presentatore del format,
che gasa la folla degli aspiranti popstar e per un attimo sembra tutto vero.
Oggi si replica.
Segnalazione di
Flora Afroitaliani
Il
giorno 30 giugno 2009 a Roma, alle ore 12.00, presso la sede della Rivista Carta
(Sala Pintor), viale Scalo S. Lorenzo n. 67, l’Antica
Sartoria Rom invita tutti alla presentazione della collezione 2009
dedicata principalmente alla linea bambina.
La Cooperativa, avendo lo scopo di perseguire l’interesse generale delle
comunità romanì alla promozione umana e all’integrazione sociale, con
particolare riferimento alla salvaguardia dei diritti delle donne appartenenti
alle comunità suddette, ha finora avviato una serie di interventi volti
all’inserimento lavorativo delle romnià nel settore della promozione e
diffusione della loro cultura. L’attività sartoriale rientra in questa serie di
interventi.
Oggi la cooperativa si avvale di un suo laboratorio di ricerca, progettazione e
sviluppo dei modelli, realizzati dalle donne di etnia rom provenienti dai “campi
nomadi” della Capitale. In laboratorio vengono messe a punto tecniche specifiche
per mantenere intatta la tradizione romanì tardo-ottocentesca, ed allo stesso
tempo risolvere ogni esigenza della donna d’oggi.
La qualità dei capi viene garantita dalla cura nei singoli particolari e
dall’utilizzo di tessuti tutti rigorosamente in fibra naturale. Le novità
lanciate ogni anno sul mercato, sono un motivo in più che spinge sempre più
donne a diventare nostre clienti.
La cooperativa ringrazia tutti coloro che hanno collaborato a realizzare
questa iniziativa: Ebitemp, Casa dei Diritti Sociali, Associazione Romà Onlus.
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COMUNICATO STAMPA
L’assemblea della federazione “Rom e Sinti Insieme” si è riunita a Verona, il
23 giugno 2009, per rilanciare la propria azione e per eleggere il nuovo
Consiglio direttivo, dopo il Congresso di Roma e l’assemblea di Bologna. Le
associazioni aderenti hanno discusso a fondo sull’attuale situazione
italiana e hanno deciso di impegnarsi con maggiore forza sul tema della
partecipazione diffusa dei Sinti e dei Rom alla vita sociale, culturale e
politica italiana.
L’obiettivo che si pone la federazione è quello di aggregare le associazioni
esistenti ma anche quello di aiutare le comunità rom e sinte a costituire nuove
associazioni che sappiano essere protagoniste sul territorio. L’obiettivo che ci
si pone è di costituire entro pochi mesi una decina di nuove associazioni sul
territorio nazionale.
Per questa ragione si è dato incarico al nuovo Consiglio direttivo di
convocare in autunno un’assemblea ordinaria per la conferma delle cariche
sociali con tutte le nuove associazioni aderenti alla federazione e un’assemblea
straordinaria per la modifica dello Statuto.
L’assemblea ha eletto all’unanimità il nuovo Consiglio direttivo. I
consiglieri eletti sono: Giorgio Bezzecchi (Romano Drom), Marco Brazzoduro
(Antica Sartoria Rom), Davide Casadio (Sinti Italiani Vicenza), Yuri Del Bar (Sucar
Drom), Erasmo Formica (Sinti Italiani Pavia), Mirco Gabrielli (Nevo Drom
Trento), Radames Gabrielli (Nevo Drom Bolzano), Dijana Pavlovic (Upre Roma),
Enrico Prina (Sucar Mero), Vojisalv Stojanovic (Rom per il Futuro).
L’assemblea ha conseguentemente eletto: Radames Gabrielli, Presidente;
Dijana Pavlovic, Vice presidente; Davide Casadio, Vice presidente; Yuri Del Bar,
Segretario; Erasmo Formica, Tesoriere. Il Consigliere Vojisalv Stojanovic
affiancherà Yuri Del Bar nella gestione della segreteria della federazione.
L’assemblea ha anche deciso di spostare la sede legale della federazione a Roma
(CAP 00156) in via Domenico Grisolino n. 132.
Per contatti e informazioni
Presidenza: telefono e fax 0471 915391, cellulare 393 8396540.
Segreteria: telefono 0376 360643, fax 0376 318839, cellulare 393 2442264.
E-mail romsinti.insieme@libero.it
, web
http://comitatoromsinti.blogspot.com/
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