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"Romnià, sucar drom", una sfilata a rischio sgombero
Di Fabrizio (del 01/07/2009 @ 23:20:46, in Italia, visitato 1933 volte)

In questi giorni ho qualche problema al computer e molte cose da  fare "fuori dal web". Scusatemi se non riuscirò a seguire tutte le segnalazioni che mi arrivano. Questa, comunque, è di Flora Afroitaliani e di Eugenio Viceconte:

di Lucia Alessi [30 Giugno 2009]

Si è svolta stamattina a Roma la presentazione della collezione primavera-estate dell'Antica sartoria rom (vedi QUI ndr), mentre a La Rustica le ruspe concedevano altri dieci giorni di proroga per lo sgombero.

Gonnelloni colorati, balze che scendono come cascate, corpetti aderenti, corti: gli ombelichi spesso lasciati in bella mostra.

Così la «Antica sartoria rom» ha presentato stamattina la collezione primavera-estate 2009, nella sala Pintor, presso la redazione di Carta.
Musiche ritmate hanno accompagnato la giovanissime modelle, qualcuna ancora con pannolino, quasi tutte rom, che una alla volta hanno calcato la passerella.

«Aspettiamo questo giorno da tantissimo tempo», dice Elisabetta, 10 anni. Come lei, molte altre bambine hanno frequentato il laboratorio sartoriale presso l’Antica sartoria rom, uno dei progetti del programma di scolarizzazione del comune di Roma.

«Quest’anno siamo finalmente riusciti a fare dei contratti a tempo determinato, con durata di un anno, a tutte le nostre lavoratrici», spiega Marco Brazzoduro, presidente della Cooperativa sociale antica sartoria rom, nata nel 2006 a Roma, grazie a un finanziamento della Commissione delle elette del comune di Roma. Nel 2007 la cooperativa partecipa a vari progetti, tra cui ‘Ri-tagliamoci il futuro’, tecniche di riuso e riciclo di materiali tessile di scarto, applicato alla moda.

Nel 2009 l’Ente bilaterale nazionale per il lavoro temporaneo [Ebitemp], finanzia la realizzazione del progetto «Romnià, sucar drom», per l’acquisto di macchinari e stoffe. «Con un fondo di 50 mila euro – dice Riccardo Martegiani, direttore di Ebitemp – abbiamo finanziato anche un corso di formazione in taglio e cucito, per le lavoratrici della sartoria».

«L’idea della sartoria è nata nel 1997, in uno dei tanti campi nomadi romani, quando alcune donne decidono di trovarsi un lavoro, partendo dall’attività che meglio conoscevano: la confezione dei vestiti in stile rom, meglio noto come ‘Gipsy Style’ – racconta Carmen Rocco, ideatrice dei laboratori e coordinatrice dei progetti della cooperativa -. Questa volta però, erano decise a vendere i propri abiti». Di ispirazione tipicamente orientale, secondo la moda del tardo ottocento, la produzione dell’Antica sartoria rom incontra presto i gusti del mercato dell’abbigliamento etnico capitolino, dando così il via a una nuova moda, tutta rom.

«Il popolo Rom vive ancora oggi in condizioni di tale disagio, da poter essere paragonato a chi, due secoli fa, doveva andare a prendere l’acqua alla sorgente, viveva a lume di candela, saltava da una pozzanghera all’altra per giungere alla strada principale, usciva in piena notte per recarsi alla toilette», racconta Nadia, una delle lavoratrici dell’Antica sartoria. Né più né meno di quanto sono costretti a fare ancora oggi gli abitanti dei cosiddetti campi nomadi non attrezzati: «ecco perché non vogliamo fare abiti moderni, non finché la ‘modernità’ non arriverà anche per noi».

«Continuiamo a utilizzare esclusivamente fibre naturali – dice ancora Carmen – sia per rispettare la tradizione tardo ottocentesca, sia perché spesso questi abiti vengono indossati durante feste, con balli intorno ai falò: vicino a un fuoco, le fibre tessili sono molto meno pericolose dei tessuti sintetici!».

E tra una passerella e un ballo, c’è spazio anche per qualche minuto di serietà: «Alcune di queste ragazze sono qui oggi nonostante alle 7.15 di stamattina siano state svegliate da ruspe e forze dell’ordine, che intimavano lo sgombero del campo. Un applauso alla loro grande professionalità», dice Carmen, riferendosi al campo de La Rustica.

«Ci hanno detto solo: ‘prendete le vostre cose e andatevene dove vi pare’ – racconta Natascia, una delle inquiline del campo – ma dove vuoi che andiamo con i bambini? Loro vanno tutti a scuola qui a La Rustica, che faranno, smetteranno di studiare?».

Dopo le proteste degli abitanti del campo, le forze dell’ordine hanno concesso altri dieci giorni di proroga dello sgombero, che però non è stato in alcun modo sospeso, nonostante riguardi uno dei campi più antichi della capitale, dove le baracche sono state da tempo sostituite con vere e proprie casette in muratura.

PS: le foto di Stefano Montesi