Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Scrivevo
alla fine del mese scorso, che la mia presenza al
BIG
WEEKEND nasceva sì dal voler portare solidarietà alla lunga lotta dei
Traveller inglesi e irlandesi, e pure dalla curiosità di conoscere persone con
cui corrispondevo da circa 10 anni, ma che c'era alla base un'esigenza più
pratica:
- se c'era in giro un posto dove imparare "sul campo" qualcosa contro gli
sgomberi, era quello, con la presenza di Traveller e attivisti che resistono
da decenni, e di un comitato di solidali arrivati da tutta Europa. Non nel
solito convegno, ma tra l'erba e le kampine di un insediamento sperso nella
campagna inglese, a vivere, discutere, incontrare gli altri cittadini, bere e
mangiare assieme per 4 giorni, dove 400 Traveller erano a minaccia di sgombero.
In quei giorni, lottando col mio inglese arrugginito, ho seguito diversi
seminari ed incontri: tra gli altri mi ha interessato molto quello dedicato alla
figura dell'Osservatore Legale (Legal
Observer in inglese), quasi sconosciuta in Italia, ma attiva in Gran
Bretagna e, mi dicono, forse
anche in Spagna.
Si tratta praticamente di un gruppo di persone, addestrate e coordinate, il
cui scopo è raccogliere testimonianze di prima mano su quanto avvenga durante
uno sgombero (in questo caso), ma anche in occasione di manifestazioni o scontri
con le forze dell'ordine. Le informazioni raccolte vengono poi inviate ad un
"centro di collegamento legale", non per venire girate ai mezzi d'informazione,
ma per essere conservate ed adoperate nel caso di processi e strascichi legali.
Non so se la mia spiegazione sia stata chiara, ma chi fosse interessato
può capirne di più. Ho difatti riportato in Italia un documento: Legal
Observer Training Pack, che poi ho tradotto in italiano
con la dovuta calma. In sintesi si tratta di un testo pratico e preciso di facile comprensione ed attuazione. Senza nessuna
retorica: puro pragmatismo anglosassone, con molte ripetizioni ed attenzione
anche alle ovvietà. Un documento di studio e lavoro, insomma, non di analisi
o propaganda. Come anticipavo, l'Osservatore Legale non agisce da solo, e necessita di un lavoro organizzato di squadra, ma
il documento contiene
informazioni utili ed applicabili anche ai singoli. Credo comunque che il
testo
sia tratto da altri manuali su esperienze in città, ed adattato al caso di uno
sgombero di massa in un'area rurale come
Dale Farm. Al testo in italiano ho aggiunto poche note esplicative,
soprattutto su alcune differenze legislative e penali tra Gran Bretagna ed Italia, e
sui
diversi soggetti coinvolti.
Troverete tutto
QUI, è un PDF scaricabile di 10 pagine e 162 kb. Disponibili (in
caso di motivata richiesta,
scrivetemi e la valuterò) copie di lavoro in formato .doc e .odt,
per attivisti dei diritti umani e associazioni di protezione legale, che
volessero adattare il documento alle loro esigenze.
PS:
Proprio ieri, a Dale Farm polizia e ufficiali giudiziari hanno tentato lo
sgombero (leggete il post, ma anche il commento seguente con la cronaca e il
lieto fine!). Gli è andata male ma torneranno... Prendetelo come
un piccolo omaggio ad una lunga lotta per i diritti DI TUTTI, e a quanti si sono
mobilitati da tutta Europa e dagli USA, chi fisicamente e chi facendo circolare
le informazioni.
PPS: Questo è il secondo "prodotto editoriale" della Mahalla. Il
primo fu la traduzione di
un volumetto, introvabile da noi, di Paul Polansky. Che in questi giorni
sarà nuovamente in Italia. Il 22 spero di avere le date definitive. Se contate
di partecipare ad uno dei suoi READING, vi consiglio caldamente di leggerlo.
Dale Farm Travellers - Posted on September 12, 2011 by dalefarmsupport
La scorsa notte un uomo che affermava di lavorare per Altek Security assieme
agli ufficiali giudiziari di
Constant & Co. nell'operazione volta allo sgombero di Dale Farm, ha contattato Richard
Sheridan, presidente del Gypsy Council, apparentemente per informazioni mancanti
sullo sgombero. Ha detto che lo sgombero sarebbe iniziato alle 8.00 di lunedì e
che il consiglio di Basildon aveva mentito sulla data di inizio. Questa
persona è stata riconosciuta dai Traveller sgomberati l'anno scorso a Hovefields,
che hanno confermato come avesse allora lavorato per
Constant & Co. Lui ha spronato i Traveller ad adoperare la violenza ed i
sostenitori a salire sulle barricate ed ad agire lanciandosi da queste
strutture. Ha suggerito di contattare i media nazionali con urgenza. I residenti
di Dale Farm hanno registrato l'incontro.
I residenti, già in allerta e profondamente segnati, sono corsi nel panico a
lanciare l'allarme. I bambini terrorizzati non sono stati in grado di prendere
sonno, e volevano sapere se sarebbero stati allontanati con la forza dalle loro
case e dalla scuola. Molte donne piangevano.
Sostenitori e residenti radunati assieme, hanno bloccato gli ingressi e
cercato di riportare la calma mentre la storia dell'uomo veniva smontata. Alle
8.30 non si era presentato nessun ufficiale giudiziario, nondimeno i residenti
hanno passato una notte di minaccia e paura.
Sembra che l'operazione di rimozione dei residenti da Dale Farm abbia
raggiunto un nuovo livello di doppiezza. Gli anziani, i malati e anche i bambini
stanno soffrendo molto.
Pare stiano arrivando le attrezzature per costruire una sala stampa adiacente
a Dale Farm. Ci sono preoccupazioni che l'accesso al sito venga controllato
dalla polizia. I residenti temono che il mancato accesso dei media incrementi
possibili incidenti, come si è verificato negli sgomberi passati a causa delle
brutalità di polizia ed ufficiali giudiziari, in mancanza di testimoni.
Aggiornamenti dalla rete dei solidali:
- Il Gipsy Council raccomanda di mantenere la calma - non è stata ricevuta
alcuna comunicazione scritta sull'arrivo degli ufficiali giudiziari, ma ci
sono prove che qualcuno stia rimestando nel torbido. Verrete tenuti
informati, sconsigliamo da ora in avanti l'ingresso del sito a chiunque non
abbia seguito una formazione da osservatore legale o da attivista dei
diritti umani. Attualmente la fase attiva dello sgombero risulta ancora
programmata per lunedì 19 settembre, ma non si escludono operazioni
preparatorie durante questa settimana da parte della polizia e di
Constant & Co. nei dintorni del sito.
- Il prossimo appuntamento importante è programmato per mercoledì 14
settembre, con una conferenza stampa congiunta tra Nazioni Unite e Gipsy
Council, durante la quale verrà presentata la
petizione contro lo sgombero e le firme raccolte.
- Su richiesta dei residenti, i giornalisti e gli operatori radio-TV sono pregati di limitare le
loro visite negli orari 11.00-12.00 e 15.00-16.00, a meno di
appuntamento concordato in precedenza. Per appuntamenti, tel. 07583
761462
- Ultima cosa, ma mi sembra importante anche questa, da Camp Costant
comunicano che ci sono le ciambelle
Premessa: negli anni recenti la Repubblica Ceca ha visto una
crescita notevole di violenze, incendi, attentati rivolti contro la minoranza
rom, raccontate in diversi articoli su Mahalla. A fine agosto nella città di
Rumburk (11.000 abitanti), circa 18-20 Rom hanno attaccato altri 6 cittadini
cechi seduti ad un pub; tuttora si sta indagando se il motivo sia stato di
rivalsa razziale o semplicemente gli assalitori fossero ubriachi o teppisti. Con
una celerità che non si era vista nei precedenti assalti a sfondo razziale
contro la minoranza rom,
alcuni partiti, supportati da frange delle teste rasate, hanno convocato
nella cittadina una manifestazione di protesta venerdì 26 agosto. Ecco due cronache della
giornata, raccolte da
Czech_Roma.
Lunghetto, leggete il tutto con calma, anche a puntate.
29.8.2011 17:19 Commento: cittadini ordinari a Rumburk volevano una Notte dei
Cristalli -
Ivan Motýl, translated by Gwendolyn Albert
Le opinioni pubblicate nella sezione Commenti non riflettono necessariamente
il punto di vista o le opinioni dei giornalisti del server news Romea.cz o
dell'associazione civica ROMEA
Il vergognoso fallimento della cosiddetta [manifestazione dei] cittadini
pacifici a cui ho assistito venerdì a Rumburk, è stato agghiacciante. E' con
incontri simili che nel 1938 dev'essere iniziata la Notte dei Cristalli.
Probabilmente così ebbe luogo il massacro degli Ebrei nella cittadina polacca di Jedwabne
nel 1941.
Durante la manifestazione di venerdì a Rumburk, ho osservato un uomo che
teneva per mano suo figlio, che probabilmente aveva soltanto 11 anni. Ho visto
una madre con una carrozzina, ragazzi della scuola locale, ragazzine truccate,
pensionati, un meccanico, membri del consigli cittadino ed imprenditori. In
breve, i cosiddetti cittadini "comuni" della città. C'erano in piazza almeno
1.200 persone ad ascoltare il sindaco Jaroslav
Sykáčeked il deputato Jaroslav Foldyn (entrambi eletti tra i
socialdemocratici cechi -vedi
QUI ndr-).
"Non nascondiamo la testa nella sabbia, vogliamo che le leggi cambino,"
diceva Foldyna alla folla. "Vogliamo regolare l'afflusso degli inadattabili e
avere la possibilità di vietare loro la residenza," diceva Sykáček.
"Mandiamo via gli zingari e ci sarà pace," concordavano i cittadini.
Poi le cose sono diventate anche peggiori. I socialdemocratici hanno dato il
microfono a
Josef Mašín, leader di una sedicente cellula locale dell'estremista "Resistenza
Civica" (Občanský odpor). Anche se il sindaco aveva proibito la
manifestazione anti-Rom organizzata inizialmente da Mašín, alla fine l'ha
invitato sul podio. Mašín ha dato una dimostrazione di discorso xenofobo in cui,
tra l'altro, ha chiamato i cittadini ad "agire il prima possibile" per mandar
via gli "inadattabili" da Rumburk. Qualcun altro ha detto che era un peccato che
la folla non fosse venuta armata di forconi.
Dopo il discorso di Mašín, la folla di gente "normale" si è trasformata in
una squadra di vigilantes, pronta a partire con un corteo attraverso la città,
durato quasi tre ore. "Dove siete, porci neri?" urlavano i più coraggiosi, di
fronte alle finestre degli appartamenti dei Rom nel quartiere vicino alla
piazza. Erano quelle parole sufficienti alla polizia per fermare la marcia e
disperderla. Non l'hanno fatto e le forze della "giustizia di strada" hanno
proseguito un'altra casa romanì, stavolta quella dei genitori di uno fra coloro
che avevano partecipato all'assalto commesso da un gruppo di Rom contro altri
Cechi, domenica 21 agosto presso la discoteca "Modrá
hvězda".
"Venite fuori!" urlava la folla. Qualcuno ha gettato una tavola attraverso la
finestra, dal recinto che era stato appena demolito dai "pacifici cittadini".
L'edificio era sorvegliato da un cordone di poliziotti antisommossa, e qui
l'eccitazione ha raggiunto il culmine. "State proteggendoli. Amici dei neri,"
commentava disgustato un piccolo gruppo di quindicenni sulla presenza della
polizia. Avevano deciso di movimentare un noioso giorno di vacanza in piscina,
partecipando alla marcia. "Mamma, non ti preoccupare, va tutto bene," diceva un
altro ragazzo al cellulare, assicurandola che l'azione stava avendo successo.
Se la polizia non avesse protetto la casa, come minimo la massa fanatica ne
avrebbe rotto tutte le finestre. In quel momento, come ex insegnante di storia,
ho pensato alla Notte dei Cristalli, novembre 1938, quando la folla da ordinata
passò a saccheggiare e bruciare le sinagoghe ebree (a proposito, allora
distrussero anche la sala di preghiera di Rumburk). Si trattò di manipolare
adeguatamente la folla e mostrarle chi fosse il nemico, che succhiava soldi e
lavoro degli onesti cittadini. Il deputato Foldyna ha anche convinto le proprie
pecore sulla piazza di Rumburk che come a Šluknov (vedi
QUI testo in inglese - ndr) nessuno potesse vivere con i Rom o con gente
"senza soldi ed istruzione".
Anche se fortunatamente il pogrom non è stato completato a Rumburk, mentre
guardavo quella casa circondata pensavo al libro di Jan Tomasz Gross, "Vicini".
Suggestivamente la pubblicazione descrive come i residenti polacchi della
piccola città di
Jedwabne organizzarono nel 1941 una "battuta di caccia" contro i loro vicini
ebrei, uccidendone 340 e dando loro fuoco. "Persone assolutamente normali
condussero l'attacco - posatori di tubi, sarti, contadini, il sindaco, tutti,"
scrive Gross. I soldati tedeschi osservarono il massacro con sorpresa.
Quattro giorni dopo, cosa penseranno ora tutti quei ragazzi e ragazze, mamme
e papà normali che venerdì circondavano la casa dei "nemici di Rumburk"? Provano
almeno un po' di vergogna? O hanno la sensazione di aver finalmente trovato la
corretta soluzione per affrontare i loro vicini rom? Ho paura che in una città
dove indirettamente il sindaco chiama ad una nuova Notte dei Cristalli, saranno
in pochi a rimpiangere ciò che hanno fatto.
Romea.cz
29.8.2011 16:24 Patrik Banga da Rumburk - translated by Gwendolyn Albert
(Patrik Banga è un giornalista ceco di etnia rom. Collabora stabilmente con
Romea.cz e con iDNES.cz - ndr)
"Non preoccupatevi, andrà tutto bene," dicevo ai miei colleghi prendendo il tram a
Praga venerdì scorso. Più tardi, ripetei la stessa cosa al corrispondente Radek Horváth
quando lo caricai a Děčín.
Alle 10.30 di venerdì eravamo seduti in un ristorante alla periferia di
Rumburk. Horváth e io dovevamo incontrare altre persone interessate al programma
del raduno per quel pomeriggio. Robert Ferenc dell'associazione Čačipen
si presentò e ci avviammo.
"Andate a riprendere da qualche altra parte, qui non voglio problemi!" ci
disse una Romnì, mandandoci via mentre altri Rom guardavano con curiosità dalle
finestre. Aveva ovviamente paura, lamentandosi per la nostra presenza, gridando
mentre cercava di tenerci il più lontano possibile da dove viveva la sua
famiglia. Compresi la sua paura. In città si rincorrevano le voci che centinaia
di nazisti stessero arrivando lì dalla Germania.
Attorno all'ora di pranzo, tutto era ancora tranquillo. La città non sembrava
stesse preparandosi ad una manifestazione. Tutto ciò che notammo fu un gran
numero di poliziotti per strada, ma potevano essere lì in conseguenza dei
violenti disordini accaduti solo qualche giorno prima, e non un segno degli
eventi a venire. Decidemmo di parlare con i locali sulla situazione.
Provammo a chiedere loro dettagli sull'omicidio avvenuto qualche giorno
prima, ed anche sui responsabili dei disordini di domenica scorsa. Raccogliemmo
solo pezzetti di informazione. Nessuno voleva parlare.
Ci spostammo poi a Nový Bor [in una sala da gioco dove aveva avuto luogo un
assalto a colpi di machete] per studiare gli sviluppi in loco. Per strada non
abbiamo notato pattuglie di polizia, solo qualche loro camionetta diretta a
Rumburk.
A Nový Bor si respirava la stessa atmosfera di tensione di Rumburk. Ero
preparato ad una situazione come ai tempi di Radek ed ho filmato la nostra
trasmissione sui morosi d'affitto in sciopero della fame. Non avevamo molto
tempo, così abbiamo approfittato dell'ora di pranzo per parlare con i residenti
ed andare a trovare Štefan Gorol [della locale associazione romanì]. A Nový Bor
rimaneva la medesima tensione. Tutti avevano qualcosa da dire, ma nessuno aveva
fatto niente contro gli assalitori e tutti erano d'accordo che dovessero essere
puniti.
Alle 15.30 circa stavamo tornando a Rumburk. In breve arrivammo. Nella piazza
cittadina non c'era ancora niente che indicasse che presto da lì sarebbe partito
un comizio. I pompieri stavano annaffiando lo spazio ed attorno c'erano solo
poche persone. I giornalisti erano riuniti lì vicino in una gelateria. Però
siamo riusciti a notare dei ragazzi il cui aspetto [da manifestanti di estrema
destra] ci ricordò di Krupka o Nový Bydžov [all'inizio di quest'anno]. Più
tardi, nella piazza venne montato un piccolo podio e solo verso le 17.00 la
gente cominciò ad arrivare. I giornalisti si spostarono verso il podio. Scattai
qualche foto, guardandomi attorno. C'erano sì un paio di ragazzini con la testa
rasata e la t-shirt "Everlast", ma la gente che si era radunata sembrava più
essere formata da cittadini insoddisfatti, che non da estremisti.
Il comizio iniziò col discorso del deputato Foldyna (Socialdemocratico - ČSSD).
La folla era molto fredda nei suoi confronti, tranne rare eccezioni. Il sindaco Sykáček (ČSSD)
venne fischiato ed i commenti nei suoi confronti non sono riferibili.
A quel punto un nerboruto ragazzo ha afferrato il microfono per presentare Josef Mašín.
Ha affermato due volte di non essere un estremista, raccogliendo con ciò tutto
l'appoggio possibile dagli estremisti presenti tra la folla. Il gruppo
Resistenza Civile (Občanský odpor)
a cui appartiene, aveva originariamente convocato la manifestazione, stesso
orario - stesso luogo, ma l'evento non aveva avuto il permesso da parte della
giunta cittadina, per il timore del comportamento degli estremisti legati al
gruppo. I socialdemocratici locali hanno risolto la questione ospitando loro
stessi l'evento, come si dice: hanno fatto la torta e se la sono pure mangiata.
Il discorso appassionato di Mašín ha ottenuto più applausi di tutti.
Qualche minuto dopo il comizio è terminato e la folla si è dispersa. Anche
noi siamo andati, ad inviare alcune foto e brevi messaggi in redazione. Poco
dopo, le cose sono cambiate nuovamente. Il nostro corrispondente che era rimasto
sulla scena ci ha chiamato, dicendoci che stava per partire un corteo.
Apparentemente la folla gridava che stava muovendosi contro gli "zingari".
Poco più tardi, siamo riusciti a raggiungere i dimostranti. Diverse centinaia
di persone stavano marciando attraverso la città, lanciando slogan razzisti.
Invano ho cercato traccia della polizia. Evidentemente, pensavano che una
squadra di tre in tenuta anti-conflitto fosse sufficiente per quella folla, che
ho stimato di 600-800 persone. Da nessuna parte, vigili o poliziotti
antisommossa.
La folla ha raggiunto l'edificio dove vivevano i presunti partecipanti alla
rissa, distruggendone la staccionata verso la strada. La polizia sulla scena
impediva alla folla di irrompere nell'appartamento, mentre il suo proprietario
assisteva alla scena. Comunque, gli inquilini non erano in casa. Avevano già
abbandonatola città, perché i loro vicini avevano minacciato di linciarli. Molti
di loro non avevano niente a che fare con la recente rissa.
Alla fine abbiamo girato dall'altra parte dell'edificio. La polizia aveva
bloccato gli accessi. Da distante, vedevamo la polizia antisommossa in azione,
così siamo corsi nella loro direzione per registrare cosa stesse accadendo. Era
in corso un intervento assolutamente banale: l'arresto di un manifestante che
non aveva obbedito alle istruzioni della polizia. Ho scattato una foto al
manifestante che si ribellava alla polizia. Tutto quel che so, è che in seguito
a ciò sono stato arrestato con i miei colleghi. Siamo poi stati rilasciati senza
nessuna spiegazione (vedi
QUI testo in inglese - ndr).
A quel punto ci è sembrato che i disordini per strada fossero terminati.
Siamo tornati in sala stampa dove c'era il portavoce della polizia.
Poco più tardi abbiamo appreso che la famiglia rom dell'appartamento
circondato, stava passando la notte a 14 km. da lì, presso dei parenti. Abbiamo
guidato sino lì, filmandoli ed intervistandoli per Romea.cz.
Gli organizzatori a Rumburk si sono lasciati sfuggire completamente di mano
la situazione. Quel che è successo, non può assolutamente definirsi una
"manifestazione pacifica". I dimostranti lanciavano slogan razzisti, all'unico
scopo di terrorizzare i residenti rom ed espellerli dalla città. Alla fine, come
sempre, quanti non hanno fatto niente di male sono coloro che hanno sofferto
maggiormente.
Da
Czech_Roma
Romea.cz
I ghetti cechi a rischio di disordini come in Inghilterra?
Praga, 13.8.2011 16:57, iDNES.cz, translated by Gwendolyn Albert
iDNES.cz riporta che mentre alcuni esperti o parti interessate ritengono che
violenze simili a quelle che ora affliggono le città in Inghilterra potrebbero
verificarsi nella Repubblica Ceca, altri non vedono la situazione così
disastrosa. "Qualcosa di simile potrebbe avvenire nella Repubblica Ceca. Qui la
situazione è di preoccupazione, paura e tensione. E' solo una questione di tempo
prima che esploda," dice Ivan Veselý, attivista romanì dell'associazione Dženo.
Secondo lui, violenze simili potrebbero essere innescate tanto dall'impatto
delle riforme governative che da attacchi a sfondo razziale.
Jitka Gjuričová, direttrice del dipartimento di prevenzione del crimine
presso il Ministero degli Interni, non esclude la possibilità di disordini.
Dice: "Se lo stato non sviluppa un intervento davvero massiccio per far uscire
la gente dalle località socialmente escluse e dar loro la possibilità di unirsi
alla società civile, allora potrebbe accadere."
Il sociologo Ivan Gabal, che ha guidato il team di ricercatori che cinque
anni fa mappò i ghetti, ammonisce che l'esclusione sociale nella repubblica Ceca
si sta intensificando e viene trasferita da generazione in generazione. Se lo
stato riducesse troppo severamente la rete di sicurezza sociale, potrebbe
esacerbare la situazione. Tuttavia, secondo lui è difficile prevedere rivolte.
Marie Gailová, direttrice dell'associazione Romodrom - che aiuta chi abita
nei ghetti, considera la riduzione del welfare un potenziale detonatore di
violenza. Dice: "Non credo che qui ci saranno eventi simili in larga scala, ma
se le donne non riuscissero a sfamare le loro famiglie, potrebbe succedere. Una
volta che la gente è messa in un angolo senza niente, sono gettati
nell'aggressività e nella depressione. Naturalmente, è anche colpa loro, ma
hanno bisogno d'aiuto."
Gailová considera un enorme problema che ora in località isolate una
generazione stia crescendo senza sapere cosa voglia dire un lavoro.
"Specialmente nei grandi ghetti della Boemia settentrionale e della Moravia,
osserviamo la prima generazione di ragazzi e ragazze che sono cresciuti in un
ambiente dove non hanno mai visto nessuno mantenere un lavoro," concorda Gabal.
Secondo lui, i politici hanno voltato le spalle a questi problemi.
D'altra parte, Monika Šimůnková, commissario del governo per i diritti
umani, non ritiene che lo scenario britannico possa ripetersi a breve nel paese,
o comunque non nella stessa misura. Dice: "Nondimeno, purtroppo è vero che molti
dei presupposti per la violenza che si sono incontrati in Bretagna, ci sono
anche in alcune località ceche socialmente escluse."
L'agenzia governativa per l'inclusione sociale nelle località rom, di cui
Šimůnková è responsabile, sta aiutando persone in 26 quartieri impoveriti
del paese, attraverso l'istruzione, l'impiego e l'alloggio. Tuttavia, il
commissario avverte che i problemi accumulatisi nel corso dei decenni, non si
possono risolvere dall'oggi al domani.
Jan Černý, direttore del programma d'integrazione sociale Gente nel
Bisogno, non prevede il verificarsi di violenze. "Basterebbero pochi eccessi e
l'alveare inizierebbe a ronzare, ma non credo che le api pungeranno qualcuno,"
dice. Tuttavia, aggiunge che la minoranza romanì è connesso tramite un forte
sentimento di mutua solidarietà, e che i membri della comunità sono molto
sensibili ad ogni ingiustizia, anche se accadesse dall'altro capo del paese.
Forum sull'argomento
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Lettera aperta di
Paul Polansky in risposta alla dichiarazione dell'ambasciatore Ian Kelly,
Missione USA c/o l'OCSE, riguardo al genocidio dei Rom [...] (QUI
la dichiarazione in inglese dell'ambasciatore, ndr)
31 luglio 2011, Spettabile Ambasciatore Kelly,
Mi congratulo per i suoi sforzi di portare l'attenzione sulla difficile
situazione degli zingari europei (Rom, Sinti, Kalè, Sinkali, Askali ed Egizi)
nel suo discorso commemorativo al Consiglio OCSE di Vienna lo scorso 28
luglio. Non dovrà mai essere dimenticato cosa accadde ai 2.897 Rom e Sinti
quella notte tra il 2 e il 3 agosto ad Auschwitz, e sempre dovrà essere
commemorato.
Tuttavia, enfatizzare cosa accadde agli zingari europei durante la II guerra
mondiale, come lei ha fatto durante il suo discorso, distrae dall'attuale
situazione. Nella maggior parte dell'Europa durante la II guerra mondiale gli
zingari non vennero sistematicamente messi all'indice come gli Ebrei (almeno,
non sul campo), per quanto non ci siano dubbi che la maggior parte degli zingari
soffrì aspre persecuzioni.
Così ho raccolto, filmato e pubblicato molte storie orali dai sopravvissuti
zingari della II guerra mondiale, che altri studiosi hanno messo insieme. Dalle
registrazioni dei censimenti prima e dopo della guerra, e soprattutto dalle
testimonianze dei sopravvissuti, risulta che il 90% degli zingari europei scampò
alla II guerra mondiale.
Ovviamente, lei non è il solo a dichiarare che centinaia di migliaia di
zingari furono liquidati durante la II guerra mondiale. Uno studioso romanì ha
addirittura pubblicato che oltre 3.000.000 di Rom (sic) furono uccisi tra il
1939 e il 1945. Censimenti, registrazioni locali e della polizia dimostrano che
non c'erano così tanti zingari in Europa prima della guerra. E la demografia
dimostra che non potrebbero esserci oggi in Europa tra i 10 e i 12 milioni di
zingari, se centinaia di migliaia fossero stati liquidati come lei ed altre
persone uniformate (ma in buona fede) suggerite.
Ho intervistati sopravvissuti zingari alla II guerra mondiale in 17 paesi,
inclusi sopravvissuti ad Auschwitz, Jasenovac, Lety, e tutti i campi di
concentramento nei Balcani. Non ci sono dubbi che alcune comunità zingare,
specialmente nell'Europa orientale, furono completamente sterminate (soprattutto
dai fascisti locali le cui comunità continuano oggi ad impegnarsi in attacchi
razzisti). Ma la maggior parte degli zingari sopravvisse alla II guerra
mondiale, mentre nessuno dei loro vicini ebrei ritornò.
Per esempio, prima della II guerra mondiale la città di Bitola aveva le più
grandi comunità ebree e zingare della Macedonia. Durante la guerra tutti gli
ebrei vennero uccisi, mentre nessuno zingaro perse la sua vita per mano degli
occupanti.
A Nish, Serbia, dove i tedeschi costruirono il loro primo campo di
concentramento nei Balcani, tutti gli ebrei eccetto uno vennero ammazzati
durante la guerra. Dopo la guerra, c'erano ancora circa 4.500 zingari su di una
popolazione pre-bellica di circa 5.000.
Ciò che successe a Nish è tipico di cosa accadde in tutta l'Europa orientale
(eccetto alcune tragiche eccezioni). Ai giovani idonei al lavoro venne chiesto
di lavorare volontariamente nelle fabbriche in Germania, quanti rifiutarono
vennero in seguito trasportati nei campi di lavoro forzato, dove molti
sopravvissero alla guerra. I più anziani, considerati non abili al lavoro,
vennero trattenuti come ostaggi (assieme ai locali serbi), e fucilati 100 alla
volta quando un soldato tedesco veniva ucciso dalla resistenza del posto. Dato
che nei quartieri zingari erano rimasti pochi uomini adulti, i soldati tedeschi
ubriachi spesso vi si avventuravano di notte in cerca di donne da violentare. Le
storie su come le donne zingare salvarono se stesse e protessero le loro figlie,
rivelano come le comunità zingare sopravvissero contro ogni previsione.
Prima della guerra, specialmente nei Balcani, molte case di ebrei avevano
almeno una donna zingara che vi lavorava come domestica a tempo pieno. Molte
donne zingare si trovavano in case ebree quando i tedeschi vennero a
rastrellarli. Devo ancora sentire da qualche sopravvissuto che una donne delle
pulizie, una cuoca o una lavandaia zingare fossero state portate via assieme
alle loro famiglie ebree.
Gli studiosi che hanno seriamente indagato sull'"Olocausto zingaro" della II
guerra mondiale non riescono a provare oltre 125.000 morti. Naturalmente, le
cifre non significano niente di fronte alle tragedie e persecuzioni patite dagli
zingari.
Nelle mie interviste sulla storia orale, ho sempre chiesto ai sopravvissuti
quando avessero sofferto di più durante la loro vita: prima o dopo la guerra, o
sotto il comunismo? Quasi senza eccezione i sopravvissuti alla II guerra
mondiale hanno dichiarato che il peggior periodo della loro vita è adesso. E che
con ciò non intendono solo per loro, ma anche per figli e nipoti.
Questa è la vera tragedia. Dopo 66 anni la più grande minoranza europea si
sente ancora perseguitata con poche speranze di un futuro migliore.
Ambasciatore Kelly, è molto ironico (almeno per me) che lei abbia dato il suo
discorso commemorativo davanti all'OCSE, che così spesso ha chiuso gli occhi
sulle sofferenze degli zingari nell'Europa dell'est. All'OCSE piace far
rimbombare dai tamburi della propaganda, che loro stanno insegnando tolleranza e
cittadinanza agli zingari (si suppone per salvarli dalla loro situazione) e
stanno tenendo conferenze su di loro. Ma in verità, spesso l'OCSE demonizza gli
zingari (almeno in Kosovo).
Non è un caso che il nuovo segretario generale dell'OCSE, Lamberto Zannier,
ex governatore ONU del Kosovo (vedi
QUI, ndr) rifiutò di ascoltare gli appelli dall'OMS, Human Rights Watch
ed innumerevoli altre organizzazioni internazionali di evacuare e curare
immediatamente centinaia di Rom e Askali nei campi rom costruiti su terreni
contaminati, dove ogni bimbo nasceva con danni irreversibili al cervello? Anche
se la stampa (BBC compresa) riportava che questi bambini Rom/Askali avevano i
più alti livelli di piombo nella storia della letteratura medica, Zannier ancora
rifiutò di evacuare, per quanto ci fossero precedenti in Kosovo quando l'ONU
rimosse forzatamente Albanesi e Serbi dalle loro case, visto che si supponeva
che le loro vite fossero a rischio a causa di circostanze pericolose.
Dal 1999 sino ad oggi, l'OCSE in Kosovo ha rimproverato agli zingari di
essere colpevoli per la loro situazione, nonostante l'evidenza del contrario.
Thomas Hammarberg, commissario del consiglio d'Europa per i Diritti Umani, ha
pubblicamente dichiarato che quella dei Rom e gli Askali del Kosovo nei campi a
Mitrovica nord, è stata la peggior tragedia dei diritti umani in Europa
dell'ultimo decennio. L'OCSE pubblicamente è rimasta in silenzio su questa
tragedia. In privato, continuano a rimproverare i Rom della loro tragedia.
Come ambasciatore americano presso l'OCSE, spero che sarà parte della sua
missione instillare in quell'organizzazione il rispetto per i diritti umani, che
tutti gli americano hanno tanto caro. E che lei farà in modo che l'OCSE ed il
mondo sappiano cosa sta succedendo alla più grande minoranza d'Europa, invece di
nascondere le loro sofferenze e persecuzioni con la nebbia della II guerra
mondiale.
In fede,
Paul Polansky
Un incendio doloso accaduto lunedì scorso, su cui sono ancora in corso le
indagini. Di seguito in ordine cronologico quello che sono riuscito a trovare in
rete.
Da
Mundo_Gitano
25-07-2011 -
In Germania dato fuoco ad un condominio abitato da gitani
Abbiamo appena letto la notizia dall'agenzia EFE e ci ha invaso un sussulto di
orrore e preoccupazione. Ancora non si riesce a darsi ragione di quello che è
successo ad Oslo, che altri teppisti razzisti e codardi hanno dato fuoco ad un
intero edificio abitato da famiglie rom. L'agenzia stampa ha pubblicato la
notizia, affermando che un condominio abitato da famiglie rom è bruciato la
notte scorsa nella città di Leverkusen, sul fiume Reno a metà strada tra Düsseldorf e Colonia. Leverkusen è famosa anche per la sua squadra di
calcio Bayer-Leverkusen. La polizia non ha esitato ad affermare che la matrice
sarebbe razzista e xenofoba.
I poveri abitanti dell'edificio sono riusciti per tempo a mettersi in salvo,
però lo stabile è bruciato completamente e le fiamme hanno colpito anche gli
edifici vicini. Al momento non si conoscono ancora quante persone c'erano
all'interno quando scoppiò l'incendio. Grazie all'intervento dei pompieri si è
impedito che il fuoco si propagasse alle case vicine, che sono state coinvolte
solo superficialmente.
I testimoni riferiscono di aver visto almeno quattro persone che, dopo aver
lanciato ordigni incendiari, sono fuggiti su due auto. I sospetti erano vestiti
di nero e con la testa rasata, sempre secondo quanto riferito dai testimoni alla
polizia locale. La polizia sta indagando negli ambienti di destra estrema, e non
esclude il coinvolgimento di altri gruppi nazisti e violenti.
La Unión Romani ha preso contatti con i principali leader ed associazioni gitane
tedesche, nonché con i responsabili del FORUM EUROPEO DEI GITANI, che ha sede al
Consiglio d'Europa a Strasburgo, offrendosi di lavorare congiuntamente, se
necessario. Inoltre si è rivolta all'Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa, perché si facciano più pressioni possibili per un rapido
arresto dei criminali piromani e si prendano misure per porre freno all'ondata
di attentati razzisti che ultimamente stiamo patendo.
Uniamo il nostro dolore a quello dei familiari dei giovani vilmente assassinati
in Norvegia.Oggi, tristemente, ci sentiamo uniti nel dolore perché la bestia
razzista non conosce limiti umani né frontiere territoriali.
MANUEL GARCIA RONDON
Secretario General de Unión Romani
UNION ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)
Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
E-mail: u-romani@pangea.org
URL: http://www.unionromani.org
Da
Roma_und_Sinti
M&C news
Colonia - La polizia comunica che si è verificato un incendio doloso lunedì
mattina, in un appartamento vicino a Colonia abitato da famiglie rom e sinte.
"Non possiamo escludere un retroterra di estrema destra," ha detto un
portavoce della polizia.
Sconosciuti hanno gettato ordigni esplosivi in un appartamento al piano terra
nella città di Leverkusen. Secondo la polizia gli occupanti sono riusciti a
scappare illesi.
I testimoni parlano di quattro attentatori che sono fuggiti a bordo di una
macchina e di un minibus.
L'appartamento è stato distrutto dalle fiamme, ma i pompieri sono riusciti ad
impedirne la propagazione al resto dell'edificio.
© Deutsche Presse Agentur
Da
Roma_und_Sinti
The
Local, edizione tedesca
Le indagini della polizia su un incendio doloso di un appartamento che
ospitava famiglie rom e sinte a Leverkusen continueranno martedì mattina per
dimostrare la possibilità che ci siano i neonazisti dietro questo attacco.
26/07/2011 - La polizia ed i pubblici ministeri della vicina Colonia nel Nord
Reno-Westfalia stanno indagando sui moventi xenofobi dell'attacco, durante il
quale nove persone hanno dovuto fuggire da un appartamento al piano terra, dopo
che gli assalitori hanno lanciato diverse molotov attraverso le finestre, alle
12.25 circa di lunedì.
Tutti i nove occupanti dell'appartamento sono scappati illesi, ma
l'appartamento è bruciato totalmente e solo l'intervento dei vigili del fuoco ha
fermato le fiamme dal distruggere il resto dell'edificio.
L'attacco è avvenuto nell'atmosfera tesa che circonda la violenza di estrema
destra seguita al massacro di almeno 76 persone venerdì scorso, da parte di un
nazionalista norvegese.
La polizia riferisce che i testimoni hanno visto due giovani vestiti di nero
fuggire dalla scena su una Volkwagen scura, probabilmente una Golf o una Polo,
con la targa della città di Neuss (Nord Reno-Westfalia). Bild riporta che
si sospetta fossero teste rasate.
Un portavoce della polizia ha confermato a martedì mattina a The Local che
gli inquirenti continuano a sondare la possibilità che dietro l'attacco ci siano
gli estremisti di destra, anche se le indagini proseguono in tutte le direzioni.
Sul caso stanno indagando ventuno ufficiali della polizia di Colonia, inclusi
membri della squadra per gli incendi dolosi.
Da
Roma_Francais
La voix des rroms
"Nessuna grande nazione può restare a lungo in pace. Se non ci sono nemici
esterni, se ne troverà uno all'interno delle proprie frontiere, come un corpo
potente che sembra immune a qualsiasi infezione esterna, ma la la cui stessa
forza lo mina dall'interno." Tito Livio.
Ma cos'è successo l'estate scorsa e perché fu così spettacolare?
Il circo dell'Espulsione dei "rom" inizia con una profanazione
del paese ospitante: il saccheggio di una pasticceria di un borgo storico, sulle
rive dello Cher, da parte di un gruppo di uomini mascherati identificati come
"gens du voyage" e con il proiettile nel corpo di uno di loro, morto, proprietà
della "forza pubblica".
Poi, nel Palazzo, la riunione, del capo di stato, del primo ministro, dei
ministri della giustizia, dell'interno, dell'identità, e dei più alti
responsabili della polizia e della gendarmeria.
Due giorni dopo la dichiarazione da parte del Palazzo della "guerra
nazionale".
"Quelli della pasticceria" allora spariscono dai discorsi. Non ne resta che
la sagoma. Vale a dire, nessuno.
O tutti. Non resta che la figura generale del nemico.
O "la canaglia".
I bambini di strada.
Perché non importa ciò che sa la "forza pubblica" ed il Palazzo ignora:
dichiarare guerra alla "gens du voyage" è decidere la fine del circo. E'
decidere la propria perdita, giuridica ed operativa.
Insomma: è decidere la perdita reale dello stato.
E ci fu il grande pericolo per il "Palazzo" nel dichiarare guerra alla "gens
du voyage": da una parte perdere la legittimità della propria violenza,
dall'altro di perdere sul piano della violenza pura...
... Quando l'obiettivo cosciente degli autori dell'Espulsione dei rom
è la salute dello stato, per sua simulazione.
Là dove aumenta il risparmio, cresce anche il pericolo.
I mezzi per questa simulazione di sovranità tramite la guerra interna in un
territorio pericolosamente pacifico era, una volta la cifra in nuce
definita: la messa in opera di circolari prefettizie per "zone di difesa e
sicurezza".
Queste zone sono le parti di una divisione eccezionale del territorio,
la cui funzione è di ottimizzare la cooperazione delle unità di difesa civile e
militare, il coordinamento delle operazioni da parte del ministero, la
circolazione rapida e diretta di informazioni e comandi tra il dipartimento e lo
stato.
L'amministrazione di un territorio così frammentato è un'amministrazione in
guerra.
Ma chi è questo nemico su cui si abbatte lo stato? Un mostro di cui ogni
singola cella è il teatro d'una guerra civile (Carthill). Il suo nome
burocratico: "gli accampamenti illeciti". Il suo nome sussurrato in un lapsus
governativo: "i Rom".
Da dove viene questo mostro? Dalla fabbrica del governo: la Legge; dal lavoro
meticoloso di piccoli gruppi di burocrati che da oltre un decennio mettono
l'eccezione nella legge.
I nemici-simili dell'Espulsione dei rom
sono da una parte lo stato che si salva dall'estinzione mostrandosi come un
mostro miracoloso, dall'altra parte i corpi simulati detti "rom" che inghiotte e
vomita. L'espulsione è la sua ruminazione.
In realtà lo stato si abbatte su se stesso. Il circo maschera
il suo nulla.
Lo stato è la guerra civile. La sua simulazione, il suo coperchio, sono il
limite. Sul fil di questo limite marcia tutto nudo il sovrano suonando il suo
flauto. Ovunque: il pericolo di vuoto, i freddi abissi della sua caduta. Da un
lato del filo, la scomparsa delle istituzioni nel nulla, la pace più
pericolosa, dall'altro, l'annientamento nella violenza.
Attorno, tra la folla che alza gli occhi, i funamboli, candidati alle
elezioni, guardano la sua caduta imminente e si preparano a salire sul
filo...
I "rom" del governo sono quelli per cui suona dissonante il flauto.
I bambini di strada.
Non sono i Rom. Non sono questo popolo transfrontaliero in formazione: prima
minoranza nazionale d'Europa ed in larga misura concentrati nell'Europa
Centrale, che vuole la nazione senza frontiere.
Sono una frazione prelevata da questo numero. La frazione
"accampamenti abusivi" o Baracche.
Lo strumento del prelievo è una lama affilata. E' col filo di questo
coltello che i burocrati tagliano i simulacri dove affiora il nome "rom". Questo
filo è pure quello appoggia il passo titubante di un pastore che cammina su una
lama. Dovunque taglia questa lama, lo spettro della guerra civile si riversa
nella sua realtà: la fine del circo. Un filo che nelle loro circolari
viene nominato come la principale preoccupazione: la proprietà privata.
Le sue sezioni sono le Baracche.
Pierre CHOPINAUD
Da
Roma_und_Sinti
Una donna si prende cura di sua figlia in un campo sinti in Germania
[Photograph #33335] -
United States Holocaust Memorial Museum
Nella foto (QUI
l'originale ndr) Theresia Seibel con sua figlia Rita. Alla finestra la
zia del donatore, Nelka.
Date: 1946 - 1946
Locale: Wuerzburg, [Franconia] Germany
Credit: United States Holocaust Memorial Museum, courtesy of Rita Prigmore
Copyright: United States Holocaust Memorial Museum
Rita Reinhardt Seibel (ora Prigmore) è la figlia di Gabriel e Theresia (Winterstein)
Reinhardt. Lei e sua gemella, Rolanda, nacquero il 3 marzo 1943 a Wuerzburg,
dove i loro genitori lavoravano entrambe nel teatro cittadino. Gabriel (nato nel
1913) era originario di Marbach. Aveva per un certo periodo studiato musica al
conservatorio di Stoccarda. Assieme ai suoi quattro fratelli, Gabriel aveva
suonato in una banda e gestiva un'impresa di riparazione di violini.
Precedentemente Gabriel aveva sposato un'altra donna, da cui aveva avuto un
figlio, Rigo. La prima moglie di Gabriel venne deportata all'inizio degli anni
'40, e poco dopo, lui venne informato della sua morte ad Auschwitz. Theresia (nata
nel 1921) era di Mannheim. Da giovane frequentò la scuola in un convento e a 16
anni entrò nel teatro cittadino di Wuerzburg come cantante e ballerina. Nel 1941
diversi membri della famiglia di Theresia furono portati nel quartiere generale
della Gestapo, dove furono costretti a firmare moduli di autorizzazione alla
sterilizzazione. Vennero minacciati di deportazione in caso di rifiuto.
Prima di essere sterilizzata, Theresia aveva consapevolmente deciso con
Gabriel di rimanere incinta. Quando venne chiamata per la procedura, era in
attesa di tre mesi di due gemelle. Quando gli igienisti razziali lo scoprirono,
lei e la sua famiglia vennero arrestati, mentre si contattò Berlino per decidere
sul da farsi. La risposta fu che a Theresia doveva essere permesso di continuare
la gravidanza, a condizione che i bambini venissero inviati, a nascita avvenuta,
alla clinica dell'università di Wuerzburg. Lì c'era il dottor Werner Heyde, professore
di neurologia e psichiatria, e membro chiave del programma di eutanasia nazista,
che conduceva ricerche sui gemelli. A quanto pare, anche il dottor Joseph
Mengele aveva un interesse personale sui gemelli di etnia sinti. Nel corso della
gravidanza, Theresia e Gabriel erano sotto sorveglianza costante.
Non avendo più il permesso di lavorare al teatro della città, Theresia prese
un lavoro come usciere e Gabriel andò a fare il fattorino per una compagnia
farmaceutica. Le gemelle nacquero alla presenza del dottor Heyde. Avevano brevi
pause a casa con i loro genitori, ma la maggior parte del tempo erano confinate
in clinica. In un'occasione, le gemelle furono lasciate ai genitori per un
servizio fotografico di propaganda sui genitori sinti, per passeggiare con le
bambine lungo la Domstrasse a Wuerzburg. La seconda settimana di aprile,
Theresia e Gabriel ricevettero un avviso preventivo per la deportazione.
Le bambine non erano incluse e Theresia andò immediatamente in clinica per
vederle. Quando arrivò le dissero che non era possibile, ma Theresia si fece
strada lo stesso. Trovò Rolanda che giaceva morta con la testa fasciata, vittima
degli esperimenti di colorazione degli occhi. Isterica per la scoperta, Theresia
afferrò la gemella superstite, Rita, e fuggì. Il giorno stesso o quello dopo,
Rita fu sottratta ai genitori e riportata in clinica.
Theresia e Gabriel non la rividero per un anno. Pochi giorni a distanza
dall'evento, il corpo di Rolanda venne restituito ai genitori che predisposero
un adeguato funerale sinti. Una settimana dopo Theresia venne sterilizzata a
forza. Gabriel perse il suo lavoro alla compagnia farmaceutica, ma non venne
sterilizzato. Nel 1943 diversi membri della famiglia estesa di Theresia, incluso
il fratello minore Otto Winterstein e lo zio Fritz Spindler, vennero deportati
(sopravvissero entrambe). Nell'aprile 1944 Theresia ricevette misteriosamente
una lettera dalla Croce Rossa tedesca a Wuerzburg, con le istruzioni per andare
a riprendere Rita.
La famiglia Reinhardt rimase assieme sino al 1946 o al1947, quando la prima
moglie di Gabriel, che in realtà era sopravvissuta alla guerra, tornò in
Germania. Gabriel decise di tornare da lei ed il suo matrimonio con Theresia
venne annullato dal tribunale USA di Stoccarda. Rita rimase con Theresia e non
rivide suo padre sino al 1959. Nel 1962 Theresia si risposò con un soldato
americano, che morì nel 1972. Rita soffrì di numerosi disturbi fisici (inclusi
forti mal di testa e perdite accidentali di coscienza) per tutta la sua gioventù
e l'età adulta, che sua madre attribuì al trattamento presso la clinica di
Wuerzburg durante il periodo nazista.
Rita si sposò a 21 anni e subito dopo diede alla luce un figlio e una figlia.
Lei e la sua famiglia emigrarono negli USA negli ani '70. Diversi anni dopo,
Rita divorziò da suo marito (lasciando anche i figli) e tornò in Germania per
aiutare sua madre nel gestire un'organizzazione sinti dei diritti umani, che
cerca di aumenatre la consapevolezza sul destino dei Rom e dei Sinti durante
l'Olocausto. Rita ora vive a Wuerzburg.
Da
Czech_Roma
Romea.cz Krupka, 9.4.2011 22:12
La polizia ceca interrompe brutalmente raduno religioso di centinaia di
persone rom
ryz, Czech Press Agency, translated by Gwendolyn Albert
Oggi per le strade della città di Krupka (15.000 abitanti) hanno tenuto una
manifestazione i sostenitori del Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori
(Dělnická strana sociální
spravedlnosti - DSSS) assieme ai neonazisti Nazionalisti Autonomi (Autonomní
nacionalisté - AN) e a Resistenza Nazionale (Národní odpor - NO). Ad un certo
punto, lungo il percorso del corteo neonazista, si svolgeva una manifestazione
religiosa con la partecipazione di centinaia di persone, tra cui molti Rom. La
polizia è brutalmente intervenuta contro di loro usando i manganelli,
percuotendo anche il pastore che era in testa, secondo testimoni oculari. In
totale sono state arrestate sette persone.
VIDEO
Brutální zásah Policie proti shromáždění v náboženskému Krupce
Miroslav Broz hodnotí brutální Policie zásah proti v Krupce bohoslužbě
Policejní mluvčí v Krupce: Podle analýzy Právní MV ČR Policie zasáhla v souladu
se zákonem
Altri video:
http://www.youtube.com/watch?v=96T3s6w3N4U
http://www.youtube.com/watch?v=9GVkEJBUaus
http://www.youtube.com/watch?v=DMbG12Ctmek
I manifestanti di DSSS, le cui bandiere e gli altri simboli rendevano chiaro
essere prevalentemente simpatizzanti di estrema destra, si erano riuniti alla
stazione ferroviaria per poi marciare in città. La polizia ha stimato il loro
numero in un totale di circa 150.
La funzione religiosa all'aperto si teneva all'ingresso del complesso
edilizio Maršov in via Karel Čapek, e vi partecipavano centinaia di Rom,
mentre altre centinaia lo seguivano dalle loro finestre. Dopo minuti di
tensione, le unità della polizia hanno brutalmente disperso la funzione,
malmenando il prete che la stava svolgendo.
Secondo Jarmila Hrubešová, portavoce della polizia, questa ha basato il suo
intervento contro la funzione religiosa sulle basi delle analisi legali del
ministero degli interni, che afferma che seppure le riunioni religiose non
abbiano l'obbligo di essere annunciate alle autorità, sono comunque soggette
alla legge sulle assemblee. Hrubešová ha detto che le analisi sostengono che le
manifestazioni politiche hanno priorità su quelle religiose.
Gli agenti di polizia sono brutalmente intervenuti contro i Rom che stavano
semplicemente in piedi sul marciapiedi. Gli astanti sono stati respinti per far
posto alla marcia neonazista.
"La polizia ha arrestato in tutto sette persone. Quattro durante gli
incidenti, principalmente per non aver obbedito agli ordini della polizia," ha
detto all'Agenzia Stampa Ceca la portavoce della polizia Ilona
Novotná. Altri tre uomini sono stati arrestati dalla polizia prima che il corteo
terminasse; un uomo è stato arrestato in mezzo alla folla dopo un discorso ed
altri due sono stati arrestati dopo una rissa.
"Il primo arrestato è stato uno straniero che aveva pronunciato un discorso
che mostrava intolleranza razziale. Abbiamo aspettato ad arrestarlo sinché il
corteo non ha raggiunto uno spazio più comodo. Altri due sono stati arrestati
per aver attaccato un pubblico ufficiale e non avergli obbedito," ha detto Novotná.
L'Agenzia Stampa Ceca ha riportato che lo straniero arrestato è di nazionalità
slovacca.
Tomáš Vandas, presidente del DSSS, ha tenuto un discorso ai manifestanti
prima dell'inizio della marcia, durante il quale ha ammonito sul presunto
"razzismo inverso" nella Repubblica Ceca.. Ha ripetuto questa teoria dopo aver
marciato nel quartiere Maršov.
Centinaia di poliziotti hanno supervisionato la situazione in città, inclusi
un elicotteri ed ufficiali a cavallo. "Le forze dell'ordine contavano circa
300-400 operatori in zona, e sono stati impiegati nell'azione circa 700
poliziotti," ha detto Novotná all'Agenzia Stampa Ceca. Gli agenti di polizia
hanno confiscato 15 armi diverse durante le loro ricerche in loco e nelle
autovetture, tra cui mazze da baseball ed un machete.
Cosa lega Pisa a Napoli (ed i campi rom di contorno)
Assemblea contro la guerra a Viareggio il 7 aprile 2011
Intervento del delegato rsu del comune di Pisa Federico Giusti
(9 Aprile 2011)
Per nessuna ragione avrei rinunciato a inviarvi un contributo alla discussione
di questa sera che ha come filo conduttore il tema della guerra.
Sarò estremamente schematico, a tratti anche provocatorio, ma sarebbe un grave
errore affrontare la tematica di questa sera solo da un punto di vista
ideologico o di analisi geo politica.
Sotto i nostri occhi è palese la sconfitta del movimento contro la guerra, la
sua incapacità di mobilitarsi, di creare opinione pubblica e coscienze.
La responsabilità è attribuibile solo a posizioni ondivaghe e contraddittorie
che hanno attraversato per lungo e per largo i movimenti contro la guerra?
Insomma, è colpa della non violenza, della scelta operata dal centro sinistra di
schierarsi a favore del conflitto in Libia , o l'assenza di mobilitazioni segna
la stessa sconfitta delle posizioni più radicali?
Io propendo per questa seconda ipotesi e proverò a dimostrare che l'assenza di
mobilitazione non è solo imputabile alle contraddizioni del movimento contro la
guerra o a scelte guerrafondaie, ma alla palese e sconcertante incapacità dei
movimenti antimperialisti di proporsi in termini propositivi ed egemonici, con
percorsi viziati da eccessi ideologici, da continue spaccature, dai vizi del
politicismo che annienta il confronto e il dibattito dietro alle estenuanti
querelle su elementi insignificanti, pronti a spaccare il capello su parole
d'ordine che poi scisse da una reale progettualità diventano prive di ogni
significato.
Partirei dalla militarizzazione del territorio che riguarda Pisa con l'Hub ma
attanaglia anche altre aree della penisola, per esempio il napoletano. Nel
novembre 2011 dovrebbe essere terminata la nuova base militare di Giugliano che
sorge a pochi chilometri da una altra base (Lago Patria) e vicino al Garigliano,
un deposito di scorie nucleari ad elevata pericolosità
La costruzione di questa area militare è stata preceduta da una pulizia etnica
che ha cacciato via campi rom e sinti, popolazioni provenienti dalle zone di
guerra del Kosovo. E' ormai accertato che dietro alle minacce, agli incendi e
alle aggressioni perpetrate contro rom e sinti ci fosse la mano dei clan
camorristici, gli stessi che ritroviamo invischiati nel business della base,
nella costruzione dei villaggi per militari, nella edificazione di aree
sottoposte in teoria a vincoli paesaggistici. Ebbene, la cacciata dei rom ha
preceduto di pochi mesi la costruzione di una nuova area militare, allora come
non scorgere un nesso inquietante con quanto accaduto sulla costa pisana al
Calambrone? La differenza è che a Napoli avevamo i clan camorristici, al
Calambrone quel tessuto sociale della destra che vede piccoli immobiliaristi,
proprietari di bagni,di attività commerciali, gli stessi che non hanno mosso un
dito quando c'era da difendere la costa tirrenica dal rigassificatore (una
minaccia ambientale), o tutelare la Pineta dalle discariche o difendere
l'occupazione degli alberghi del litorale dove i contratti a tempo indeterminato
vengono progressivamente trasformati in contratti precari.
Dietro a tutto ciò opera la Confcommercio, l'organizzazione dei commercianti e
vera testa di ponte della destra, associazione favorevole alla militarizzazione
del territorio.
Allora si capisce che la mancata saldatura della lotta per l'ambiente con la
difesa del territorio, della lotta antimilitarista con la solidarietà ai
migranti, la parcellizzazione dei percorsi ha finito con il regalare alla
destra, al razzismo e alla xenofobia un formidabile terreno di sperimentazione
dove attuare quella rottura sociale che porta acqua al mulino della destra.
La militarizzazione dei territori avviene silenziosamente senza che nessun
movimento la contrasti, del resto sta passando perfino una legge in Parlamento
che istituzionalizzerà la presenza dei militari nelle scuole italiane e, allora,
le visite in caserma (al tempo del duce ci portavano i balilla con il moschetto
di legno) sostituiranno le viste ai musei, i percorsi didattici saranno
soppiantati dai programmi di addestramento militare, insomma distruggeranno con
la costituzione italiana anche ogni riferimento all'Italia antifascista e
all'Italia che ripudia la guerra.
Parlavamo di analogie tra il pisano e il napoletano, infatti vicino al Calabrone
(a san Piero) sorge il Cresam dove guarda caso si trovano scorie nucleari, a
poche centinaia di metri la base militare Usa di camp darby, a pochi chilometri
ancora sorgerà l'Hub militare da cui le Forze armate vogliono far partire tutte
le missioni militari all'estero, imprese di guerra chiamate missioni umanitarie.
Ma le analogie non finiscono qui perchè a Napoli e a Livorno stazionano le
centrali nucleari galleggianti, i sottomarini a propulsione nucleare che in caso
di incidenti provocherebbero danni incalcolabili ben più gravi di quanto
avvenuto in Giappone nel 2008.
La parcellizzazione dei movimenti, l'assenza di un punto di vista qualificante e
unitario che leghi la militarizzazione del territorio al business economico che
si cela dietro alle industrie di armi e alle basi militari,la problematica
dell'immigrazione con le lotte dei territori, le campagne contro l'aumento delle
spese militari troppe volte promesse dai sindacati e mai mantenute(addirittura
la Cgil promuove il potenziamento della industria di guerra) e la difesa di
pratiche diffuse come quella dell'accoglienza , questi fatti fotografano la
nostra sconfitta.
Da qui bisogna ripartire e il convegno contro l'hub del 16 aprile a Pisa si
prefigge un obiettivo ambizioso come quello di tenere insieme le istanze di chi
lotta contro la militarizzazione dei territori con quanti obiettano contro
l'aumento delle spese militari, i pacifisti con gli antirazzisti, gli
antimperialisti con i genitori che si oppongono alle visite delle scuole in
caserma.
O si tengono insieme questi percorsi o si intraprendono strade minoritarie e
perdenti. La lotta contro la guerra oggi è pressochè inesistente perchè si pensa
che opporsi alla guerra non abbia ripercussioni sulla nostra vita quotidiana.
Chi del resto individua il nesso tra i tagli ai salari e alle pensioni e
l'aumento delle spese militari, con un ricorso strutturale alla guerra per
superare la crisi del sistema capitalistico? E una volta individuato il nesso,
non pensate che serva una pratica sociale, culturale e politica di massa che non
si limiti alle piattaforme giuste e alle manifestazioni minoritarie per
scegliere invece percorsi ampi e condivisi ?
Usciamo allora dal minoritarismo e navighiamo in mare aperto
federico giusti
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