Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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La redazione
-

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 30/05/2009 @ 09:08:18, in sport, visitato 2128 volte)

VILLAGGIO CHAMPIONS, SCENDE IN CAMPO NAZIONALE "HOMELESS"
A 100 giorni dalla finale della Homeless World Cup, che dal 6 al 13 settembre vedrà sfidarsi a Milano 500 giocatori di 48 nazioni, oggi nel Villaggio della Champions League a Colle Oppio la rappresentativa italiana Homeless ha battuto la squadra di giornalisti Vodafone per 5 a 4. In campo, per una partita di calcio 5 contro 5, anche il campione Marcel Desailly, che ha giocato con la maglia rossa "Vodafone". Gli avversari e campioni della partita dimostrativa, maglia blu indosso, sono i giocatori della "Nuova multietnica", una squadra composta da sud americani, africani, rumeni "homeless", giovani sportivi con un passato da senzatetto reinseriti o nomadi residenti in campi irregolari, come 3 calciatori romeni che ancora oggi vivono in un campo rom alle porte di Milano.

(omniroma.it)
(26 maggio 2009 ore 14:47)

 
Di Fabrizio (del 08/05/2009 @ 09:39:46, in sport, visitato 1575 volte)

Da frizzifrizzi.it

Skathéroism: i (finti) nomadi dello skate Scritto il 07 maggio 2009 da Simone.

Jean è un diciassettene che fa skate. Stanco di doversi accontentare di periferie e skate park, decide insieme ai suoi amici di andarsene dalla metropoli ed iniziare a vivere da nomade ed in un certo senso di seguire le orme della sua famiglia. Dopotutto Jean è nato in una roulotte, che ora ha deciso di risistemare, tappezzandola con le foto dei suoi avi, zingari e giostrai, e con quelle scattate sopra alle tavole da skate.

Sarebbe una bellissima storia, se non fosse che è falsa.
E’ comunque una bellissima storia, visto che è lo spunto per una mostra itinerante (e non poteva essere che così) del fotografo torinese Raoul Gilioli, che ha creato Jean per fargli fare da narratore al suo racconto per immagini che fonde tradizioni gitane, skate culture e soprattutto una riflessione sulle nostre città e la ghettizzazione del diverso (skater o zingaro).

Insieme alla foto, la mostra si porta dietro anche rampe, roulottes vintage (pure una dove far benedire la propria tavola dalla madonna gitana) e strombettante musica zingara.

Sponsorizzata da DC, Skathéroism fa la sua prima tappa a Torino, per poi passare a Milano, Genova, Roma e Napoli.

Skathéroism
dal 7 al 21 maggio 2009
@ Associazione Culturare Azimut
via S.Agostino 30, Torino
(vedi mappa)

Prossime tappe:
11 giugno @ P4 Temporary Gallery, Milano
4 settembre @ Urban Star, Roma
18 settembre @ Compagnia Unica, Genova
22 ottobre @ Rising Mutiny, Napoli

 
Di Franco Bonalumi (del 19/03/2009 @ 11:29:37, in sport, visitato 3246 volte)

Da Roma_Francais (con questo post, Franco Bonalumi inizia la sua collaborazione con Mahalla)

Greg Lamazères: Ultimo round a Neuengamme

Johann Trollmann, zigano tedesco, un pugile agile, inafferrabile, scaltro e affascinante, stella del ring nella Repubblica di Weimar, diventa la bestia nera del III Reich a causa del suo sangue ritenuto impuro e della sua "razza corrotta"; i suoi pugni, il suo spirito ed i suoi piedi troppo rapidi e la sua sola presenza erano un insulto all’ideale nazista.

Assieme a lui, e mentre lo stesso accade agli ebrei, è un intero popolo che la Germania di Hitler inghiotte sistematicamente, nonché una parte della propria popolazione.

Dai club di Hannover alle grandi birrerie di Berlino, dai ring illuminati ai palchi delle fiere, dai tavoli dei migliori cabaret alla prima linea del fronte, sino all’ultima sfida, divenuta mitica; sino alle nevi del fronte orientale e all’universo opprimente del campo di Neuengamme: gloria, declino e caduta di Johann Trollmann, il campione zigano che i nazisti hanno "divorato". Cause che, per la loro risonanza, hanno lasciato traccia nella nostra memoria.

Un importante romanzo sulla storia inedita del genocidio zigano.

Editions Privat.
ISBN : 978-2-7089-5858- 6
Parution le 15 janvier 2009 dans toutes les librairies
18 € / 224 pages
Contact presse: Isabelle de la Raitrie
isabelle.de.la.raitrie@editions-privat.com 05 61 33 77 05.

 
Di Fabrizio (del 09/11/2008 @ 09:32:43, in sport, visitato 1814 volte)

"Effettivamente, se stasera bruciassero le tende degli zingari, domani potremmo vincere la partita di calcio… Se brucia anche la casa di Andrei, che è fortissimo, domani non verrà a scuola".
Questo pensavo ieri sera, dopo aver origliato le discussioni da grandi che mio padre faceva nella tavernetta con i suoi amici. Mi aveva detto: "Andrea, vai in camera tua che dobbiamo fare discorsi da grandi!" Ero già molto agitato perché oggi si doveva giocare ancora, a scuola, una partita del torneo di calcetto.

Ieri pomeriggio mio padre aveva occupato il telefono per più di due ore. Appena metteva giù la cornetta, il telefono squillava di nuovo e papà urlava: "Adünansa… ci troviamo da me, prima di cena, vedi di trovare anche Giuanin il Viscunt e il Vunsc, Magher, Ratt, Tigher, Diaul, Busciun, Quader, Esercent, tucc!".
Tra tutti i sopranomi che avevano gli amici di papà Esercent era quello che mi piaceva di più. Sembrava il nome di un rapper d’oltreoceano. Gli amici chiamavano mio padre Parabula, forse perché ogni volta che iniziava un discorso diceva: "Par esempi…". Invece la mamma diceva che lo chiamavano così perché era un po’ la sua storia di impegno politico. E mia madre chiamava Parabula anche lo zio, il fratello del papà, che è nel sindacato. Ieri sera erano tutti lì, tranne lo zio, nella tavernetta di sotto, e Giuanin diceva: "Dobbiamo mandarli via quei baluba. Quelli che rubano nelle case e rubano i bambini e ammazzano la gente… zingari comunisti mangiabambini…"
Il mio sogno è quello di fare il calciatore. E sogno di fare gol come Mutu. Lo avevo visto quando ero andato allo stadio con il nonno, a San Siro. Il nonno m’aveva detto: "Si va allo stadio, Andrea. Per vedere il bel calcio e fare festa".

Oggi invece, a scuola, si doveva giocare contro quelli della sezione B, fortissimi. E sono diventati ancor più forti da quando è arrivato Andrei, “il rom”. Io invidio Sergio, il mio amico d’infanzia, non mi vergogno e gliel’ho detto in faccia. Sergio è il mio vicino di casa e siamo stati compagni di classe fino all’anno scorso. Poi Sergio ha cambiato sezione da quando mio padre aveva detto, alla riunione coi genitori, che la sezione A doveva rimanere degli italiani e non si dovevano inserire ragazzi stranieri. "E nemmeno terroni…" aveva aggiunto papà a denti stretti mentre si sedeva. Ma ormai gli altri genitori l’avevano sentito ed il padre di Sergio ha deciso di spostare suo figlio in un’altra classe.
Sergio fa le vacanze estive dai nonni a Palermo. Nella sezione B ha in classe un cinese, un marocchino, due filippini, un romeno e due zingari “rom”. "I rom non sono romeni", dice Sergio. Glielo ha spiegato Gabriel, il compagno romeno. Ma Andrei e Sergiu, i due rom, vengono dalla Romania. Giocano benissimo a pallone. Arrivano ogni giorno a scuola con un pulmino. Vivono in un campo nomadi in delle “tende provvisorie”. Li hanno mandati via dalle baracche di un altro campo.
"Sono un po’ vivaci, come noi" dice Sergio. E sono anche fortissimi nella corsa e nel calcio.

Sotto, nella tavernetta, mio padre stava urlando parolacce, ieri sera.
E domenica gioca il Milan, andremo allo stadio… Anche lì papà dice le parolacce…
Ieri sera papà ha tirato fuori la maglietta con la scritta: Tegn dur contro il sud magrebino. "Non si sa mai", ha detto alla mamma.
Quella maglietta papà l’ha comprata qualche anno fa, a una festa dove erano tutti vestiti di verde, come dei marziani o come la squadra dell’Irlanda. C’era un rito dell’acqua e tutti che gridavano: "Fuori i terroni dall’Italia, fuori l’Italia dalla Padania, fuori la Padania dall’Italia, e fuori l’Italia dall’Europa…". Poi col tempo hanno cambiato, gridano lo stesso, ma cose tipo: "Fuori gli zingari dall’Italia” e "Tutti i baluba a casa loro".
Ricordo che c’era quella volta un uomo col fazzoletto verde che urlava al microfono: "Noi quella gente non la vogliamo, padroni a casa nostra, stiamo bene da soli…".
Io pensavo che è triste vivere da soli. Si era agitato per un’ora quel signore col microfono. E tutti si agitavano con le bandiere quando lui alzava la voce, diciamo ogni due minuti circa. Aveva sbagliato qualche congiuntivo il signore col fazzoletto, ma ho capito che non era il momento per farglielo notare a mio padre.
Papà era impegnato a urlare, con bandiera verde legata al collo e con il volto rosso carminio: "Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne".
C’erano tutti a urlare e agitare bandiere: Giuanin il Viscunt, il Vunsc, Magher, Ratt, Tigher, Diaul, Busciun, Quader, Esercent. Col ritmo un po’ rap. "Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne, Se-ces-siò-ne". Il via alle urla l’aveva dato ancora l’uomo col microfono. Quello con la voce rauca, quello che poi mio padre aveva messo sul desktop del computer, a casa. La foto di quell’uomo vestito da Zio Sam con la scritta: "Mì te voeuri!"
Ogni volta che accendevo il pc mi ritrovavo la faccia di quell’uomo, con il cilindretto, il frac e il dito puntato minaccioso: "Mì te voeuri!". Altro che uomo nero. L’uomo verde ad ogni accensione del computer: "Mì te voeuri… mì te voeuri!" Era diventato l’incubo dello schermo, il tormento del monitor. "Mì te voeuri…?" In qualche modo l’uomo verde se l’era preso, mio padre. Infatti papà ogni tanto tornava la sera in garage vestito di salopette, come un imbianchino, sporco di vernice bianca e verde. E sentivo che diceva alla mamma che lo aspettava con il vin brulé: "Che ciulada sul cavalcavia!".
Scriveva sui muri di cemento cose tipo "Padania libera, Padania ai padani" e altri slogan sentiti al rito dell’acqua. Lo zio sindacalista, prendendolo in giro, le chiamava "installazioni artistiche".
Non penso che lo chiameranno mai alla Biennale di Venezia per una scritta da cavalcavia tipo "romaladrona, padaniastato"…
Per il compleanno il papà aveva regalato alla mamma, tempo fa, un "elegante set cucina sale pepe serigrafato con sole delle alpi", ordinato su Internet. La mamma aveva detto: "Adesso anche i miei regali sono diventati sovvenzioni per il partito". E ha messo il suo regalo nella tavernetta, per le riunioni degli amici di papà. Che a volte giocano al Risik Padan. E bevono grappa "Va’ Pensiero".
Papà dice che il comunismo ha fatto tante vittime e che non bisogna falsificare la storia. Lo zio gli risponde che forse è vero ma neanche bisogna dimenticare quando noi andavamo in America. Il papà dice che lo zio andrà all’inferno per quel "forse" e che noi però non eravamo "con le toppe al culo". Lo zio risponde: "Allora per chi fate la “toppa Sole delle Alpi”?".
Mio padre sotto la doccia canta: "Va’ pensierooo…". Che poi lo zio gli dice: "A furia di lavà el penser… ghe n’è pù… l’è andaa…". La mamma a volte fa dei lunghi sospiri e dice che quei due, fratelli, prima o poi si prenderanno a botte.
Lo zio ha sposato una pugliese. Papà chiama anche lei, quando non c’è la zia, baluba. "Maschile o femminile, sempre baluba è" mi disse papà quando gli chiesi se anche mio cugino fosse un “balubo”.
Il papà dice: "Ognuno a casa sua". Che tristezza, ognuno a casa sua! E ieri sera dicevano, nella tavernetta, gli amici di papà: "Organizziamoci, difendiamo il nostro… fratelli sul libero suol, meniamo i baluba… contro i baluba… uniamoci!". E poi sono usciti tutti insieme, ringraziando mia madre per la torta. E mia madre scuoteva la testa, preoccupata.

Allora, se Andrei non si fosse presentato a scuola per il torneo noi avremmo sicuramente vinto… Andrei gioca scalzo ed è fortissimo. Sogna di fare gol come Inzaghi. Un giorno, all’intervallo, quando Sergio me lo ha presentato, gli ho detto: "Ciao, sono Andrea, quasi come Andrei. Ma tu, se giocasse Italia contro la Romania, chi tiferesti?". Andrei mi aveva risposto "la Romania", anche se dicono che lui è rom. Però viene dalla Romania. E aveva aggiunto: "Ma comunque deve vincere il migliore. E se nessuno migliore va bene anche uguale".
"Uguale?" ho chiesto io perché non capivo. "Sì, uguale, cioè pareggio", m’aveva risposto Andrei. Ma oggi non si è giocata la partita del torneo, a scuola. Andrei è arrivato tardi a scuola, lo hanno portato, col solito pulmino, delle persone grandi, preoccupate. Anche le prof erano preoccupate.
All’intervallo Andrei raccontava a Sergio: "Oggi tenevo stretto per mano mio papà… hanno bruciato le nostre tende… non si sa chi è stato. Papà dice che è gente razzista… “razzista” sembra cattivo… se brucia le tende in cui dovevamo abitare… forse lo è…"
"Era arrabbiato mio padre" - raccontava Andrei a Sergio - "voleva dire tante cose ai giornalisti ma secondo me sbagliava qualche parola. Io imparo l’italiano, non è facile ma papà dice di studiare che così avrò più fortuna di lui nella vita e saprò anche difendermi con le parole e parlare bene coi giornalisti".
Questo pensava Andrei oggi, nel giorno della partita del torneo a scuola. È venuto lo stesso a scuola e ci ha detto che gli dispiaceva per la partita ma anche perché ora sentiva dire che si doveva traslocare di nuovo, proprio sotto Natale, come un anno fa, perché si diceva che la gente qui non li vuole. Proprio ora che suo padre aveva trovato un lavoro e sua madre era contenta perché non si doveva più andare in giro a chiedere la carità, come qualche mese fa.
E ci ha detto Andrei che ieri sera erano pure felici, era il compleanno di sua sorella Adela, era venuto il Don, Massimone, Maria Grazia e tanti amici a portare una torta ed una bambola. Per Adela era il primo vero compleanno. Ma forse, diceva lei, non avrebbe potuto mai collezionare bambole. Traslocavano troppo spesso.
Mi dispiaceva vedere Andrei così triste. Poi lui mi ha detto: "Se vuoi possiamo giocare a pallone insieme qualche volta, se troviamo un luogo dove giocare…".

Avvertenze per i lettori: In quella scuola andavano anche Adela, Elena, Elisabeta, Georgia ed erano compagne di Adele, Elena, Elisabetta, Giorgia.
La faccia di quel signore vestito da Zio Sam che punta il dito: "Mì te voeuri!" esiste. E pure il Risik Padan. E se volete sapere di più delle ciulade padane fatevi un giro in rete.
Avete fato un po’ fatica a districarvi tra Andrea e Andrei, tra Sergio e Sergiu? Affari vostri. Quella piccola differenza nei nomi vi ha disturbato nella lettura? Affari vostri.
Quella piccola differenza nei nomi racconta molte altre differenze nelle loro vite. Ma non nei loro sogni da bambini. Che sono affari nostri, di tutti. Anzi, ci riguardano.

Dedica:
Ai ragazzi che menano il balòn sul campo di calcetto in un parco di Milano.
Ai sognatori che hanno regalato loro il campo per giocare, i palloni e qualche sogno in più.
A coloro che rendono i sogni dei bambini realtà.

Mihai Mircea Butcovan è nato nel 1969 in Transilvania, Romania. In Italia dal 1991, vive a Sesto San Giovanni e lavora a Milano come educatore professionale. Vincitore nel 2003 del premio "Voci e idee migranti", ha pubblicato il romanzo "Allunaggio di un immigrato innamorato" (Lecce, Besa 2006) e con la raccolta di poesie "Borgo Farfalla" (Eks&Tra 2006) ha vinto, nel 2006, la XII edizione del Premio Eks&Tra. Collabora con vari giornali e riviste, tra cui Internazionale.

 
Di Fabrizio (del 22/10/2008 @ 09:31:33, in sport, visitato 1797 volte)

Tratto da Chiesa Evangelica Zigana in Italia del 18 ottobre, la notizia era già apparsa a fine agosto su Sucar Drom,

Ancora una volta il rugby si dimostra un ottimo strumento per agevolare la comprensione e l'interazione tra le persone di culture diverse. Rambo e Daniel Costantini, 24 e 22 anni, estremo e mediano di apertura, grandi promesse del rugby italiano, capaci di frequentare a suon di punti, mete e placcaggi, tutte le selezioni giovanili azzurre (dall'Under 15 all'Under 21) prima della frustrazione di dover fare a spallate per trovare un posto in squadra. Tesserati del Calvisano campione d'Italia, Rambo e Daniel in Super 10 non hanno ancora messo piede. Lo scorso campionato lo hanno giocato in serie B, seconda squadra del Calvisano: Rambo ha segnato 28 mete, Daniel 282 punti e insieme sono stati gli eroi della promozione in serie A. Eppure nessuno si è fatto vivo. Impossibile omettere un particolare: Rambo e Daniel sono dù senghen, come affermano loro in dialetto bresciano, due zingari. Giochiamo da quando avevamo 6 anni e mai abbiamo avuto problemi in squadra, mai un compagno o un avversario che ci abbia fatto pesare la nostra origine. Adesso invece...». La domenica prima della partita assiste alla funzione che papà Claudio, pastore della Chiesa Evangelica di Brescia, tiene nel tendone tra le roulotte: «Siamo molto religiosi, non beviamo, non fumiamo e preghiamo molto. In fondo questo ci aiuta a essere anche dei bravi sportivi». Vorrebbero giocare, ma sono ingenui, nel rugby del professionismo mai hanno avuto un procuratore, mai si sono allontanati da Brescia. Zingari nella vita, non nei fatti: «Siamo gitani, la nostra storia familiare è particolare: mamma è gitana da sempre, papà è un bresciano doc. Rambo e Daniel chiedono solo una chance: "Ritornare a giocare" E pregano in silenzio: «Anche prima delle partite. All'inizio nello spogliatoio qualcuno rideva. Adesso, quando l'avversario è forte, i compagni ci chiedono di pregare anche per loro...».

 
Di Fabrizio (del 14/09/2008 @ 09:34:55, in sport, visitato 6115 volte)

Rom Sinti @ Politica riprende un'intervista di Ricardo Quaresma alla Gazzetta dello Sport (autore Andrea Elefante). Ne parla anche Sucar Drom

[...]
Dove e quando nasce il Quaresma calciatore?
A 7 anni, giocavo con gli amici in giardino, per strada, dovunque. Quartiere Casal Ventoso, poco raccomandabile: droga, delinquenza, violenza. Mi vede un osservatore di un piccolo e povero club di Lisbona. Gioco lì meno di un anno, poi lo Sporting Lisbona e il resto si conosce.

Non si sa bene quando e come nasce la trivela.
Subito. A 7-8 anni avevo i piedi storti verso l’interno, molto più di adesso, e mi veniva da toccare il pallone sempre con l’esterno, destro, perché per me il sinistro può pure restare a casa. L’allenatore non ne poteva più e un giorno mi fa: "Se calci ancora così ti mando fuori". L’azione dopo ero nello spogliatoio, tristissimo. Poi si è rassegnato, è un colpo naturale. Teoricamente è più difficile, a me viene più facile fare tutto così.

Ispirato a qualcuno?
No, anche se ricordo lo facesse lo slavo del Porto, Drulovic. C’è un solo giocatore che ho cercato di copiare: Luis Figo. Lo trovavo impressionante, volevo diventare come lui e ora ci gioco insieme.
Magari il modo di giocare è simile, però c’è una differenza fondamentale: lui è un fenomeno, io no. Lui gioca un calcio sereno, frutto di una esperienza straordinaria, mentre io giocherei sempre uno contro uno per 90 minuti: il mio è il calcio di un ragazzo che ha bisogno di dimostrare tante cose e vuole migliorare ogni giorno.

L’Inter è la squadra migliore per diventare un fenomeno?
L’Inter è piena di buoni giocatori e può vincere campionato e Champions. Mi viene da pensare a dove può arrivare l’Inter e non Quaresma.

In cosa pensa di dover migliorare?
Difficile dirne una soltanto. Tatticamente di sicuro e devo segnare di più: posso farlo, anche se per me un assist è come un gol, davvero.

Un po' discontinuo forse?
Ci sono giorni in cui non ti riesce nulla, ma sono testardo: non abbasso la testa, non mi scoraggio.

Fuori da campo si trova difetti? Dicono abbia un caratterino…
Non parlo molto, sono riservato. Ho un carattere forte, difficile abbia paura, e mi succede anche in campo. Giocare davanti a 100, 1000, 100000 persone per me è uguale.

Le origini incidono sul carattere?
Le cose più importanti per noi gitani sono il senso della famiglia (verranno tutti a vivere con me a Como) e l’orgoglio. Se sei zingaro, sei orgoglioso di essere zingaro.

A proposito di orgoglio: Dice cose simili Ibrahimovic. C’è feeling?
Praticamente non ci siamo ancora incrociati, ma come giocatore mi incanta.

Può essere un peso il prezzo del suo cartellino?
Preferisco pensare alla responsabilità di essere stato scelto dall’Inter.

E il fatto che Mourinho l’abbia voluta così tanto?
E’ un orgoglio: in Portogallo e non solo è considerato il miglior allenatore del mondo. Spero non mi abbia voluto solo per il gol al Chelsea.

Giocare a San Siro: emozione o tensione?
Chiunque vorrebbe che fosse il suo stadio, non si può aver paura di giocare in uno stadio fantastico. Mi ricordo la prima volta, nel 2002, con lo Sporting. E due settimane prima a Lisbona: contro Zanetti fu dura.

A Locarno ha giocato come fosse all’Inter da più tempo: pensava fosse più dura?
In una squadra così forte mi sono sentito subito bene, molto tranquillo. E poi, dopo un mese e mezzo di allenamenti, avete idea di quanto volessi giocare?

 
Di Fabrizio (del 04/08/2008 @ 08:54:57, in sport, visitato 2698 volte)

Da British_Roma

Londra, 27.7.2008, 15:03, (Daily Mail - VIDEO) Billy Joe Saunders è in missione. Da un sito di Viaggianti ad Hatfield ai Giochi Olimpici di Berlino, il teenager andrà in Cina come portabandiera della comunità Romani e del rinascimento della boxe britannica.

VIDEO Sky News Sport about Billy Joe Saunders

Ma Saunders ha anche una crociata più personale dopo l'assenza della sua ragazza Ruby e di suo fratellino Billy Joe Jnr dai Giochi, che lo sprona a portare a casa una medaglia d'oro.

A 18 anni è il membro più giovane degli otto componenti della squadra che competerà ai giochi, Saunders ha speso settimane navigando in internet cercando di trovare una stanza per la sua famiglia, ma senza successo.

[...] Un Viaggiante non ha mai gareggiato nel più grande evento sportivo del mondo, ma Saunders farà la storia diventando il più prominente di una famiglia di pugili la cui storia va indietro sino al bisnonno 96enne che si batteva nelle fiere.

La sua emersione come candidato alla medaglia nei pesi welter è solo una delle storie di successo nella squadra GB che, grazie ai nuovi fondi versati in visione di Londra 2012,vanta otto contendenti appena quattro anni dopo che Amir Khan andò da solo ad Atene e ritornò con una medaglia d'argento.

Sono il primo viaggiante che si è mai qualificato per i giochi Olimpici," ha detto Saunders. "Come gli asiatici, i neri ed altri gruppi di persone, i viaggianti hanno questa immagine, ma voglio comportarmi bene e voglio che la gente sia orgogliosa di me."

"Ho conosciuto dei viaggianti ragazzi che sarebbero stati un milione di volte meglio di me se avessero continuato. Non è una strada facile. L'ho presa, ma faccio pugilato da 13 anni e questo è quello che conta. E' più di un titolo mondiale. Le Olimpiadi sono la cosa più grande del pianeta."

"E' grande essere un portabandiera. La mia famiglia è sulla luna. La boxe è nel mio sangue da quando son nato. Mio padre era un pugile e mio bisnonno combatté sui ring delle fiere. Era un campione."

"A volte se ne dimentica, ma ancora mi passa qualche consiglio. Conosce l'argomento. Era uno sport totalmente differente, ma ancora devi avere il coraggio ed il cuore per salire sul ring.

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(14/05/2008) - Il pregiudizio che colpisce il popolo Rom in Italia rischia di degenerare in un'indiscriminata caccia all'uomo. A Napoli si verificano continue aggressioni nei confronti di Rom. Una baracca di via Malibran è stata data alle fiamme da una banda di razzisti e i 13 occupanti, sei adulti e sette bambini, fra cui due neonati, hanno riportato ustioni e rischiato di morire bruciati. A Ponticelli giovani armati di spranghe hanno aggredito alcuni Rom romeni. In via Argine, inseguimento di bambini Rom da parte di razzisti che nascondevano il volto dietro sciarpe. L'ultimo episodio ha visto un bambino Rom di circa sei anni aggredito da una ronda in piazzetta San Domenico, schiaffeggiato, insultato e messo a forza sotto il getto di una fontana pubblica. Ma in tutta Italia, da nord a sud, gli episodi di antiziganismo e violenza si susseguono, quasi sempre ignorati dai media. "La Commissione europea deve intervenire con urgenza," affermano preoccupati i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau "perché l'incitazione all'odio razziale a mezzo stampa e le politiche razziali sono proibite espressamente da Direttive, Risoluzioni europee e Carte dei Diritti degli individui e dei popoli. Abbiamo elementi sufficienti per affermare che il caso della ragazzina Rom che avrebbe tentato di rapire un bambino a Napoli è una messinscena, ma prima ancora del verdetto della magistratura, politici e media hanno espresso un giudizio di condanna non solo nei suoi confronti, ma in quelli di tutto il popolo zingaro. Da tempo il Gruppo EveryOne mette in guardia l'opinione pubblica, la stampa e i politici onesti contro il rischio di casi montati ad arte per seminare odio contro gli zingari e aprire la strada a leggi razziali come il prossimo decreto sicurezza e le famigerate 'commissioni Rom' che ricordano analoghe istituzioni naziste. Sono provvedimenti illegittimi” continuano “che in sede Ue saranno stracciati in mille pezzi”. Ma gli attivisti del Gruppo EveryOne lanciano l'allarme anche riguardo ai rischi che in questo clima potrebbero riguardare anche i Rom e i Sinti più famosi: "In questi giorni di follia xenofoba la rabbia degli italiani, fomentata dalla propaganda, non risparmia nessuno. Abbiamo sentito un gruppo di tifosi, probabilmente dell'area di estrema destra, lanciare proclami e minacce di estrema gravità contro il fuoriclasse del Milan Andrea Pirlo, che è uno zingaro Sinti, e nei confronti dei Rom dell'Inter Zlatan Ibrahimovic e Sinisa Mihajlovic. 'Non vogliamo uno zingaro nel Milan. Non vogliamo zingari a Milano,' dicevano, ma usando parole più volgari e pesanti. Abbiamo allertato le società di calcio milanesi e le autorità di Milano e Parma, dove Milan e Inter giocheranno l'ultima giornata di campionato, ma per evitare il diffondersi dell'intolleranza razziale è necessario che i media comincino ad attenersi alle norme internazionali che combattono il pregiudizio e l'incitazione all'odio razziale".

Gruppo EveryOne

 
Di Fabrizio (del 24/04/2008 @ 09:05:14, in sport, visitato 2653 volte)

Da Romanian_Roma

Comunicato stampa (foto e video su http://www.ergonetwork.org/run2008.htm)

Il 20 ottobre 2008, circa 900 persone hanno partecipato ad una maratona contro la xenofobia, il razzismo e la discriminazione per le strade di Bucarest. L'evento, organizzato da European Roma Grassroots Organisation, l'italiana Sport per Tutti e da Open Society Institute’s Roma Initiative Office, era intitolato "Corsa contro il Razzismo e la Discriminazione e formava parte di una più vasta corsa interculturale nel mondo, Vivicittà. L'evento era anche un iniziativa all'interno del Decennio per l'Inclusione Rom.

L'iniziativa di Bucarest era focalizzata nell'aumentare la consapevolezza circa gli incidenti xenofobi accaduti in Italia alla fine del 2007 che hanno portato ad un non voluto aumento delle tensioni interetniche tra italiani e rumeni.

Il percorso passava ai limiti di due dei parchi centrali più popolari di Bucarest (Herastrau and Kiseleff). Partners dell'evento erano l'Agenzia Nazionale Rumeno per lo Sport, la Federazione Rumena d'Atletica, l'Amministrazione Locale di Bucarest, la Federazione Rumena Sport per Tutti, la Scuola Ispettorale di Bucarest, l'Associazione Atletica di Bucarest, il Centro Politico per le Minoranze ed i Rom, l'Agenzia Nazionale per i Rom e il Consiglio Nazionale Contro la Discriminazione.

L'evento intendeva creare legami tra le iniziative di base e le principali istituzioni sportive in Italia e Romania, e sarà ripetuto il giorno 8 aprile (Giornata Internazionale dei Rom) nei prossimi anni.

I partecipanti alla corsa comprendevano conosciuti sportivi Rom, Rumeni ed Italiani, come il plurimedagliato Gheorghe Simion, Daniel Prodan (ex giocatore di calcio e direttore delle Relazioni Internazionali della Federazione Calcio Rumena) e Daniele Masala medaglia d'oro alle olimpiadi di Los Angeles del 1984.

Valeriu Nicolae, direttore esecutivo di European Roma Grassroots Organisation e consulente di Open Society Institute, ha ottenuto un riconoscimento per il Far Play da parte della Federazione Rumena d'Atletica per il suo lavoro nell'organizzare la corsa.

European Roma Grassroots Organisation
Strada Rezonantei Nr.1-3
Bl 15-16 Sc A Ap 3 Sector 4
Bucuresti
Romania

Tel : (004) 0742379657 or 0727708788

 
Di Fabrizio (del 27/02/2008 @ 08:53:02, in sport, visitato 2694 volte)

AGI News On

I ROS DEI CARABINIERI: "ESTREMISTI DI DESTRA DELLA ROMA E DELLA LAZIO"

"E' un gruppo riconducibile agli ambienti dell'estremismo di destra e delle tifoserie calcistiche ultras della capitale sia della Roma sia della Lazio". Cosi' il colonnello Mario Parente vicecomandante dei Ros definisce, in un'intervista al Gr, i destinatari dei provvedimenti restrittivi decisi dalla procura di Roma nei confronti di venti neofascisti tifosi ultra della Roma e della Lazio. "L'attivita' - prosegue Parente - e' stata avviata nel giugno dello scorso anno a seguito di una violenta aggressione di alcuni spettatori di un concerto tenuto nel parco di Villa Ada. Le indagini si sono basate su prolungate attivita' tecniche e hanno consentito di documentare pressoche' in tempo reale la pianificazione di spedizioni punitive in campi nomadi e nei confronti di cittadini romeni come forma di ritorsione dell'omicidio di Giovanna Reggiani". "Era un gruppo stabilmente organizzato dedito al compimento di azioni violente con finalita' - ha concluso Parente - sicuramente eversive e anti-istituzionali". (AGI) - Roma, 26 febbraio -

 
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