Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 09/09/2005 @ 00:31:22, in scuola, visitato 3641 volte)
IL RUOLO DEL MEDIATORE CULTURALE
intervento di Giorgio Bezzecchi -
segretario Nazionale dell'Opera Nomadi, Milano
pubblicato su Atti del Convegno LA MEDIAZIONE CULTURALE una
scelta, un diritto
a cura dell'Istituto di Cultura Sinta e dell'Associazione Sucar
Drom - Mantova
L'attenzione è focalizzata sull'apprendimento scolastico del
bambino rom-sinto e sul difficile rapporto con la scuola. Questa istituzione,
spesso non è in grado di valorizzare le potenzialità dei minori, limitandone
drasticamente gli esiti scolastici. L'autore presenta una critica costruttiva ma
serrata alla scuola, chiamata a giocare un ruolo fondamentale nella società
multiculturale.
Il minore rom e sinto vive sempre fra le braccia dei genitori e
viene allattato dalla madre fino all'età di 3-4 anni, a meno che non nasca un
altro figlio.
Durante questo primo periodo di vita, il bambino vive un'unione
fisica con la madre. Essa lo tiene sempre con sé anche nei giri a manghel 1
dentro una fascia legata a tracolla, almeno fino a quando non inizia a fare i
primi passi da solo. Questa abitudine provoca il salto di alcune importanti
tappe evolutive (lo strisciare, il camminare a carponi) che può avere poi
conseguenze a livello psicomotorio (mancata lateralizzazione) e di apprendimento
(dislessia e disgrafia). Nel caso dei bambini rom e sinti è importante anche
dare spazio alla psicomotricità, poiché spesso, come si è visto, avendo
saltato alcune fasi dello sviluppo, arrivano a scuola con difficoltà di
coordinazione e lateralizzazione. Alla psicomotricità, inoltre, è connessa
anche l'espressione corporea, una forma di linguaggio non-verbale
particolarmente amata dai Rom e dai Sinti, come attesta la loro predilezione per
la danza. La ricercatrice Stefania Guerra Lisi2
traccia un confronto fra le influenze negative e positive che la vita e la
cultura rom e sinta hanno sullo sviluppo senso-motorio del bambino, alla luce di
quanto ha potuto osservare nella sua esperienza scolastica.
I fattori negativi sono identificati con:
-
la limitazione degli spazi vitali (roulottes, baracche,
campi sosta) che riduce le prime esperienze motorie;
-
il precoce abbandono a se stesso del bambino da
parte degli adulti;
-
la carenza di stimoli culturali nell'ambiente;
-
la brevità del periodo infantile fantastico e
l'apprensione costante rispetto alle intenzioni degli altri.
I fattori positivi sono, invece:
-
la maggior frequenza d'allattamento al seno e il dialogo
prolungato tonico-muscolare con il corpo materno, che trasmettono al bambino
maggiore sicurezza;
-
il maggiore stimolo alla creazione di giochi e giocattoli
con associazioni di forme occasionali e la precoce coincidenza del gioco con
il lavoro, dovendo per necessità abbinare le due cose;
-
la stimolazione esistenziale ad inventare strategie di
sopravvivenza (accomodamento con la realtà in età precoce rispetto alla
norma);
-
il maggiore senso della realtà e la spiccata capacità
d'intuizione dell'altro, tramite i linguaggi non verbali.
Nella situazione scolastica i fattori di partenza negativi, con
le loro conseguenze restano, mentre quelli positivi si trasformano in svantaggi:
a scuola l'abitudine al dialogo corporeo è strutturalmente compromessa dai
banchi e dalle cattedre; la psicomotricità come base di qualunque apprendimento
(anche della lettura e della scrittura) è sotto utilizzata; l'iniziativa
personale e la capacità di elaborare soluzioni sulla base dell'esperienza, sono
qualità non richieste; l'intuizione percettiva non ha spazio nella scuola, allo
stesso modo la "comunicazione umana" è ancora secondaria e
soprattutto non collegata all'apprendere. Lo scarso successo scolastico dei
bambini rom-sinti non deriva da un'insufficienza intellettuale, piuttosto
dall'insufficiente capacità della scuola di vedere le potenzialità di chi
proviene da situazioni diverse e conflittuali.
Si tratta di fornire loro le condizioni per un riconoscimento
nell'ambito della nostra società, condizioni che significano: soluzione del
problema dell'alloggio, scolarizzazione, qualificazione professionale.
La scuola, in questo senso, può giocare un ruolo fondamentale.
Una particolare attenzione alla cultura e alla lingua dei Rom e
dei Sinti non soltanto incoraggerà la frequenza, ma potrà fornire agli stessi
un valido aiuto perché acquistino coscienza di cosa sono oggi e di cosa
vogliono diventare domani.
Ad una strategia negativa, tendente alla pura assimilazione,
deve subentrare una politica di riconoscimento come minoranza etnico-linguistica.
La scuola deve riuscire, infatti, a portare all'accettazione del
bambino rom e sinto, anche se non è facile, in quanto vanno sempre tenute
presenti le difficoltà dovute a diversi fattori concomitanti: da un lato il
basso livello del retroterra culturale, la scarsa conoscenza della lingua
italiana, la diversa cultura, il disadattamento del bambino rom e sinto,
derivato dal sentirsi diverso e, talvolta respinto; dall'altro lato il conflitto
tra due culture da cui spesso deriva un atteggiamento di sfiducia nei confronti
della società, espressione della cultura maggioritaria.
Il messaggio educativo che la scuola deve trasmettere è quello
di una pari dignità fra gli individui, senza generare nei bambini un rifiuto
per la propria cultura d'appartenenza che avrebbe conseguenze gravi sia a
livello psicologico (soprattutto nella ricerca di identità del periodo
adolescenziale), sia a livello sociale (nei rapporti con i genitori e col gruppo
d'origine), sia a livello antropologico (ogni cultura va salvaguardata e difesa,
soprattutto se minoritaria).
Il primo grosso problema che si presenta nell'insegnare a
bambini rom e sinti, è quello linguistico, sia nel caso di individui appena
arrivati in Italia, sia nel caso di cittadini italiani, in quanto anche per loro
l'italiano è una seconda lingua, poiché in famiglia parlano romanès.
Per questo motivo è difficile per loro esprimere in italiano vissuto e
sentimenti.
Per affrontare il problema linguistico, in alcune scuole è
stato allestito un apposito laboratorio che, mentre rafforza la conoscenza
dell'italiano, valorizza e difende l'identità culturale di provenienza, per
impostare un dialogo paritetico fra le due culture.
Il laboratorio linguistico, però non è sufficiente in quanto
il bambino dovrebbe essere in condizione di esprimersi anche all'interno della
classe con i compagni e l'insegnante; anche per questo è importante dare largo
spazio ai linguaggi non verbali: in questo campo il bambino riesce ad esprimersi
liberamente, senza difficoltà. Importante, perciò, è la considerazione
di quelle attività non curricolari, che hanno una particolare incidenza su
questi alunni, come per esempio la danza ed il canto (importante per la loro
storia) oppure di quelle attività che ci svelano alcune tendenze o alcuni
sentimenti dei bambini come il disegno e la pittura.
Ai bambini rom e sinti solitamente piace disegnare, perché con
il disegno riescono a parlare, a dire ciò che non riescono a dire con la
parola; piace la drammatizzazione, il canto, la danza, l'attività motoria.
La convinzione, inoltre, secondo la quale lo sviluppo della
personalità può avvenire anche attraverso la creatività, ci deve portare
verso un intervento psico-pedagogico centrato sull'uso dei linguaggi verbali
alternativi: espressione psico-corporea, grafica, cromatica, vocale, musicale,
ai fini della prevenzione o del superamento del disadattamento. Un percorso
alternativo che porti all'appropriazione del linguaggio verbale, attraverso i
linguaggi non verbali (plasmare, colorare, disegnare).
Stefania Guerra Lisi ha utilizzato il metodo della
"globalità dei linguaggi" in varie classi in cui erano presenti anche
bambini rom e sinti. Utilizzando un percorso di presa di coscienza che parte dal
proprio corpo per arrivare alla comprensione del mondo esterno, la ricercatrice
sperimenta un insegnamento concretamente alternativo, che mette in luce le
obiettive, diversificate capacità di tutti i bambini. La sua azione parte dal
presupposto che la formazione dell'uomo è condizionata dalla sua capacità di
comunicare e l'essere comunica con l'ambiente attraverso l'uso informativo dei
sensi.
Qualunque forma di disadattamento è riconducibile a disturbi
della comunicazione, per il non funzionamento e sfruttamento totale o parziale
di uno o più sensi.
Perciò è importante che la formazione del bambino sia
bilanciata nello sfruttare le potenzialità di tutti i canali di comunicazione.
L'atteggiamento che, invece, prevale è la sopravvalutazione
esclusiva di alcuni di questi canali, la parola e la scrittura, frustrando i
linguaggi che nell'uomo sono innati: quello motorio, grafico, cromatico,
musicale.
I linguaggi alternativi alla scrittura non vanno considerati
come momenti ricreativi per riposarsi dalla fatica del pensiero astratto. Al
contrario, proprio attraverso l'utilizzo dei linguaggi alternativi, più vicini
all'esperienza quotidiana dei bambini, si arriva alla comprensione più profonda
dei meccanismi del pensiero astratto (logica, matematica) e dei suoi strumenti
(lettura, scrittura).
L'intelligenza analitica ha, in ultima analisi, il compito di
astrarre le informazioni raccolte nella realtà attraverso tutti gli organi di
senso e tradurle in un codice simbolico. Ogni organismo sensoriale è un
potenziale canale di comunicazione, un mezzo d'informazione e ad ogni organo
sensoriale è possibile affidare il compito di elaborare un codice simbolico.
Se il bambino è educato a cercare e ascoltare se stesso, scopre
come tutti i sistemi comunicativi siano un riflesso della struttura sensoriale
corporea. Ogni canale sensoriale permette, infatti, lo scambio di informazioni
con il mondo circostante. In quest'ottica cresce la capacità di gestire i
linguaggi non verbali in cui i bambini rom e sinti mostrano un netto
vantaggio. A questo punto sono fondamentali i laboratori di pittura, educazione
all'immagine, di psicomotricità, la palestra, l'aula di educazione al suono e
alla musica.
Essi incrementano l'area degli apprendimenti manuali e pratici,
tecnologici e motori: ambiti questi nei quali la matrice culturale dei bambini
rom e sinti viene ad essere attentamente ed adeguatamente valorizzata.
Premettendo che anche fra i bambini rom e sinti vi sono notevoli
differenze di comportamento e personalità, si possono però rilevare alcune
caratteristiche di base comuni, dovute alla provenienza dalla stessa cultura e
agli analoghi stili di vita.
La concezione dello spazio nella mentalità dei bambini rom e
sinti è diversa, in quanto essi sono abituati agli spazi aperti, non hanno la
concezione della proprietà, quindi del confine, né dell'abitazione fissa; lo
spazio è visto come espansione del proprio io, come luogo di libertà.
Il concetto di tempo è caratterizzato dall'idea di precarietà,
poiché la loro vita è in continuo cambiamento, in modo spesso imprevedibile;
l'unica certezza è l'adesso, il domani è ancora lontano, il passato non esiste
più.
Per i Rom e Sinti è importante la persona, non sono importanti
le cose; l'adesso è più stimolante del dopo e costituisce per loro la vera
certezza, la vera realtà.
C'è in questa convinzione, una filosofia. Proviamo a mettere in
rapporto "ieri, domani, adesso": ieri è già passato ed io non lo
posseggo più e non posso farci nulla; il domani è molto lontano ed è inutile
preoccuparsi. Tutto quello che ho, l'ho oggi e l'oggi è un'avventura da vivere,
da godere, da usufruire, perché può essere l'ultimo oggi. E' questo un
pensiero caratterizzato dal pessimismo e dalla sfiducia verso la società in cui
viviamo.
Una delle caratteristiche che più di frequente vengono rilevate
nei confronti dei bambini rom e sinti è l'estrema irrequietezza, dovuta
all'abitudine di vivere in spazi aperti ed in piena libertà, per cui mal
sopportano di rimanere per ore chiusi in un'aula o seduti in un banco. Le
strutture architettoniche scolastiche, la permanenza in un ambiente chiuso, i
banchi, la cattedra non incentivano l'abitudine alla comunicazione.
Il bisogno di movimento, inoltre, vissuto dal Rom e dal Sinto
come libero, non educato in spazi ristretti, si scontra con la realtà
organizzata della vita scolastica.
Questo influisce anche sulla loro capacità d'attenzione che
diventa molto limitata, in quanto per alcune ore della loro giornata rimangono
"chiusi" in un ambiente ben definito, non paragonabile al loro modo di
vivere all'aria aperta.
Anche questa diversa concezione dello spazio e del tempo, oltre
al salto di alcune tappe dello sviluppo senso-motorio, ha influito
sull'organizzazione spazio-temporale e sulla coordinazione spaziale dei bambini
rom e sinti, che infatti non sempre sono corrette.
NOTE
-
Letteralmente il
termine, in lingua romanès, significa "cercare", in questo
caso indica l'attività femminile della questua (NdC).
-
Ideatrice del metodo
della Globalità dei Linguaggi, è docente di Strumenti e Tecniche della
Comunicazione Visiva all'Università di Roma - Tor Vergata. Con Gino Stefani,
docente di Semiologia della musica all'Università di Bologna, promuove
ricerche nell'ambito di questa disciplina, elaborata nel corso degli ultimi
trent'anni, con finalità di educazione e terapia. Suo punto centrale è la
comunicazione, analizzata attraverso tutte le forme espressive verbali e non
verbali (linguaggio del corpo). Questa materia si basa su una serie di
principi fondanti quali la diversità, intesa come espressione delle
potenzialità umane, l'integrazione, come sviluppo e compimento
dell'individuo e del gruppo di cui fa parte, la libertà di essere se
stessi e l'accettazione dell'altro da sé. Grande importanza ha,
nella metodologia, più la valorizzazione della valutazione, nel rispetto
totale per la dignità della persona che non deve lasciarsi manipolare.
Altro principio metodologico è la rivalutazione del "pensiero del
corpo", complementare al pensiero razionale, e il dar senso ai
comportamenti insensati, nella profonda fiducia nelle potenzialità
dell'individuo, utilizzando uno stile ludico che garantisce una
comunicazione paritaria. Bibliografia essenziale: Il metodo della Globalità
dei Linguaggi (Borla 1985), Gli stili prenatali nelle arti e nella
vita (Borla 1989), Il racconto del corpo (Borla 1992), Musicoterapica
nella Globalità dei Linguaggi (Borla
1998), Dal grembo materno al grembo
sociale (Berti 1999), Sinestesia: arti e terapia (Borla 1999), Progetto
persona (Armando 2000), Occhio di pino (Borla 2003) NdC
Dossier settembre:
Di Fabrizio (del 08/09/2005 @ 16:13:11, in media, visitato 1665 volte)
Domani pomeriggio venerdì 9 settembre dalle 15.00
sarà in chat
Yuri Del Bar consigliere comunale Sinto eletto nel comune di Mantova
per rispondere alle vostre domande (finestra della colonna a destra di questa pagina)
Ho sentito la voce del mare
Di uccelli e sirene
Le voci del bosco e del fiume
Tamburi e chitarre di Spagna
Le orchestre profane
E l’organo in chiesa
Ho sentito la voce dell’uomo
Anche quando è bugiarda
E tradisce il fratello
La voce dell’uomo
Quando parla gli rispondo
Ho sentito l’urlo di belve
In gabbia e in catena
E il passero in cerca di pane
Il silenzio della prigione
E il grido degli ospedali
Chi nasce e chi muore
Ho sentito la voce dell’uomo
Che canta per fame
Per rabbia ed amore
La voce dell’uomo
Quando canta io l’ascolto
Ho sentito fanfare di guerra
E passi in cadenza
Per le strade imbandierate
Le canzoni dei soldati
Di trionfo di dolore
Chi vince e chi perde
Ho sentito la voce dell’uomo
Anche quando è violenta
E uccide il fratello
La voce dell’uomo
Quando parlo mi risponde
È più forte della tortura
E dell’ingiustizia
Delle fabbriche e dei tribunali
Più forte del mare e del tuono
Più forte del terrore
Più forte del male
È più forte la voce dell’uomo
Più forte del vento
Della vita e del tempo
La voce dell’uomo
Quando chiama gli rispondo
Sergio Endrigo 1933-2005
(thanks to ONEMOREBLOG)
Di Fabrizio (del 07/09/2005 @ 23:25:27, in casa, visitato 1827 volte)
Scrivevo il 27 luglio scorso:
Per una volta, buone notizie dalla stampa inglese:
Questa primavera il governo britannico si era impegnato a finanziare quei comuni che avessero individuato nuove aree di sosta per Nomadi e Viaggianti o avessero presentato progetti per rimodernare quelle esistenti.
...
continua
Troppo grazia! Ieri su Dzeno
è apparsa la seguente (parziale) rettifica:
I piani per installare sei siti autorizzati alla sosta dei Viaggianti a East Riding
nello Yorkshire sono stati scartati, in seguito alla tempesta di proteste che
hanno sollevato tra i cittadini e al loro rifiuto di avvantaggiarsi del
finanziamento di circa £100,000 stanziato per i primi dei due campi previsti.
Il comune di East Riding ha individuato diversi siti che potevano
servire allo scopo, ma non ha potuto prendere alcuna decisione, che doveva
essere accompagnata da consultazioni pubbliche e da un progetto. I residenti
delle diverse zone sono entrati in agitazione. Il presidente dell'assemblea
comunale, James Johnson, osserva: "Le reazioni variano dall'autentica
preoccupazione all'aperta ostilità. I residenti temono anche che installare
luoghi ufficiali di sosta diventi una calamita per i Viaggianti".
A questo punto, la mancata individuazione di un'area apposita, potrebbe
portare il Governo a considerare prematuro il finanziamento promesso. [...]
Di Fabrizio (del 07/09/2005 @ 22:38:26, in scuola, visitato 2158 volte)
http://www.rombiblio.ru/
- http://www.rombiblio.ru/news_eng.php?type=100001
Carissimi!!
La nostra libreria online Rombiblio è lieta di annunciare tre nuovi articoli
sulla storia e letteratura dei Rom.Nella sezione in lingua inglese troverete:
- "Tzigani Russi - ieri e oggi" di Curtis Cate
- "Vita zingara nei libri per l'infanzia olandesi 1825
-1900" di Jean Kommers
- "Formarsi una nuova pelle: La vita e la poesia di Papusza"
di Gigii Thibodeau
Nella sezione "Letteratura moderna" sono disponibili gli estratti
degli scritti di Georgiy Cvetkov, che scrisse in russo e in lovara.
A breve saranno pubblicate traduzioni di A.Pushkin "Dubrovskij", P. Merime "Karmen", M. Gorky
" Strasti – Mordasti".
La libreria online Rombiblio è accessibile gratuitamente a tutti quanti
siano interessati.
Te javen baxtale
Edouard Chiline
Di Fabrizio (del 07/09/2005 @ 14:26:40, in Regole, visitato 2114 volte)
di Anita Laura (anitalaura02 @ yahoo.it)
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Spagna: Possibile ricorso alla Corte di Strasburgo 5. 9. 2005
Lo scorso gennaio, diversi abitanti della città di Cartagena (nella Spagna meridionale) organizzarono una spedizione punitiva contro un quartiere abitato da Rom. L'episodio avvenne a seguito di una manifestazione per la sicurezza, dopo che tre Rom avevano commesso un omicidio.
Sabato scorso, Diego Luis Fernandez, avvocato del gruppo di Rom assalito, ha annunciato che se il Tribunale spagnolo non emetterà una sentenza contro l'attacco razzista di gennaio, potrebbe sottoporre il caso alla Corte Europea dei Diritti Umani a Strasburgo. Ha anche aggiunto che lo staff di ERRC si è dichiarato disponibile ad offrire supporto legale In questo mese,saranno giudicati quattro degli otto sospetti assalitori. Secondo la legge spagnola, sono accusati di attacco all'ordine pubblico, ai diritti fondamentali e alla libertà. Il caso di Cartagena ricorda la Sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani sull'assalto al villaggio rumeno di Hadareni. A luglio 2005 il Tribunale di Bucarest, dopo i violenti episodi lì avvenuti nel 1993, aveva condannato 10 Rumeni per l'assassinio di 3 Rom e l'incendio di diverse abitazioni. La sentenza era stata sollecitata dalla Corte di Strasburgo. Il tribunale aveva stabilito che i colpevoli avrebbero ricompensato 15 tra parenti delle vittime e danneggiati dall'assalto, con 1.880 Lei (circa 56.000 € ). (Dzeno Association)
Di Fabrizio (del 07/09/2005 @ 02:01:39, in scuola, visitato 3332 volte)
Approfitto della riapertura delle scuole, per riscrivere alcune tracce su istruzione e minori Rom. Saranno tre post nell’arco dei prossimi sette giorni.
- Il primo, tratterà in maniera schematica il rapporto con la scuola da un punto di vista storico. E’ un post tratto dall’archivio di Pirori dell’anno scorso.
- Il secondo post sarà un intervento di Giorgio Bezzecchi (segretario nazionale dell’Opera Nomadi) svolto ad un convegno sulla mediazione culturale e offre una serie di indicazioni ad insegnati e altri operatori che hanno in classe bambini Rom
- Infine, da un punto di pratico, utilizzare un gioco di animazione come strumento di educazione alla multicultura.
Premetto che saranno tre articoli abbastanza lunghi e che sarò ben lieto di tornare ulteriormente sul tema
Di seguito alcuni cenni storici, necessari a inquadrare la scuola come momento formativo della società, alla luce della storia dei Rom e dei Sinti in Italia. Il popolo Rom si spostò dall'India nordoccidentale verso ovest attorno all'anno 800 dc. - probabilmente per scappare da guerre o persecuzioni. Furono e sono tuttora nomadi, qualche volta per scelta, più spesso per necessità. Nei paesi incontrati durante la loro millenaria migrazione, vennero accettati raramente, questo li indusse a mantenere le loro tradizioni e costumi, come mezzo di difesa e autoidentificazione. La scuola come la intendiamo oggi, in Europa si è affermata nel Medio Evo, il rifiuto e l'emarginazione dei Rom nasce nello stesso periodo. Ciò significa che questa istituzione, al momento della comparsa dei Rom in Occidente, era ancora dedicata a pochi eletti, ed estranea alla cultura di massa e all’universalità attuale. Perciò la scuola non fa parte della cultura a cui i Rom sinora si sono attaccati, ma in questi ultimi decenni le cose hanno iniziato a cambiare.
Prima di vedere come e perché può cambiare l'atteggiamento dei Rom verso il nostro sistema educativo, vale la pena di spiegarsi come siano sopravvissuti (tralascio tutte le persecuzioni subite, argomento dove la scuola stessa ha giocato un ruolo primario):
- ad esempio buttandosi nel piccolo commercio, attività disprezzata dagli Europei nel Tardo MedioEvo (Domenico De Masi: Il futuro del lavoro - Rizzoli - cap. VI).
In quegli anni il piccolo commercio diventò la fonte di sostentamento delle minoranze escluse dalla cittadinanza (Rom ed Ebrei). I Rom sopravvissero con l'allevamento dei cavalli, l'impagliatura di cesti, il commercio e la lavorazione dei metalli. Sino all’inizio del secolo scorso, in diverse regioni d’Europa, i Rom detenevano quasi il monopolio di queste attività. Addirittura, questo rese possibile ai nazisti e agli ustascia una loro schedatura sulla semplice base di queste attività. Tanto che i decreti persecutori erano emanati “contro gli Zingari e chi conducesse vita zingaresca”.
Un discorso a parte merita il contributo che diedero come musicisti a tutte le grandi culture nazionali europee, che è molto ben descritto dal professor Santino Spinelli. In tutti i casi (commercianti, artigiani o musici) i ragazzi iniziavano prestissimo a vivere la vita lavorativa famigliare e a dare una mano, vivendo sì in un ambiente ristretto ed omogeneo, ma autosufficiente e con una famiglia allargata a nonni, nipoti, parenti vicini e lontani. Un'eccezione per l'Italia sono i Rom Abruzzesi (arrivati attorno al 1600), che pian piano assunsero uno stile di vita seminomade e furono i primi a mischiarsi con la popolazione locale, sull'esempio dei Gitani in Spagna, mantenendo però le attività tradizionali di cui sopra. Questo sistema economico entrò in crisi negli anni 50/60, con l'urbanizzazione e l'industrializzazione, che per i Rom significò la perdita d'importanza dei loro mestieri tradizionali. Per l'Italia invece significò l'arrivo di masse di immigrati dal Sud Italia, che (tra l'altro) allargarono a dismisura i vecchi confini cittadini alle campagne, dove i Rom vivevano, perché non era permesso loro di accamparsi nel territorio cittadino. Lo stato dovette (tra l'altro) affrontare il problema di attrezzare queste nuove periferie e mediare il rapporto che si creava tra Rom e immigrati del Sud, che per la prima volta (escludendo il caso dei Rom Abruzzesi) condividevano lo stesso territorio. La scolarizzazione dei Rom, o almeno di quelli sedentari o parzialmente sedentarizzati, nacque quindi come politica tra la fine degli anni '60 e l'inizio di '70. Per la prima volta i Rom videro riconosciuto loro un diritto da cittadini, ma sempre diversi dagli altri: erano le scuole LACIO DROM, una specie di scuole differenziali solo per loro. L'integrazione scolastica vera e propria partì con la fine degli anni '70. Tenete conto che la percentuale di popolazione Rom sul totale degli Italiani è sempre stata attorno all'uno per mille, solo recentemente è raddoppiata a seguito del dissolvimento del blocco dell'Europa Orientale; quindi un fenomeno marginale affrontato in ritardo per pure scelte politiche. E' con la scuola dell'obbligo che negli ultimi 20 anni ci sono stati i progressi più visibili: sia perché la scuola ha affrontato in contemporanea l'arrivo di immigrati stranieri, sia perché si è spesso sviluppato un processo di collaborazione tra insegnanti, famiglie, volontari nei campi, educatori carcerari e università. Teniamo anche conto che le famiglie Rom in Italia hanno affrontato questo cambiamento in una situazione di crisi lavorativa strutturale e di crisi politica (l'arrivo di nuovi gruppi Rom dall'Est per sfuggire guerre e discriminazioni), quindi spesso sono stati un soggetto passivo, bisognoso di vera e propria assistenza. Invece la scuola ha il compito di superare l'assistenza e insegnare agli individui come cavarsela con le proprie forze e con quelle del proprio gruppo (quindi, assumendo parte dl vecchio ruolo guida che i Rom hanno sempre assegnato alla famiglia allargata). Siamo così arrivati ai giorni nostri: di fronte a una percentuale di alfabetizzazione Rom a livello mondiale del 30%, nei campi sosta italiani le cifre variano tra il 70% e il 90%. Sino a 10 anni fa era la norma interrompere gli studi dopo la quinta elementare, adesso la maggior parte dei ragazzi frequenta le medie. Sono stati necessari per questo risultato impegni, stanziamenti e scuola a tempo pieno, ed è per questo che sono preoccupato per la ricaduta che può avere la riforma Moratti su quanto è stato fatto E VA MANTENUTO. Ma è anche possibile guardare avanti: se i mestieri tradizionali sono tutti andati in crisi, i giovani hanno necessità di imparare mestieri nuovi, o finiranno tra gli analfabeti di ritorno o peggio ancora tra le braccia di organizzazioni criminali vere e proprie. Ecco allora perché il prossimo passo sarà quello dell'accesso alla formazione professionale. Per terminare: ricordavo che i Rom sono prima di tutto un popolo, magari perseguitato ma sempre un popolo. A differenza degli altri scampati dal secondo conflitto mondiale (Ebrei, omosessuali, testimoni di Geova ecc.) per loro il dopoguerra non è mai iniziato. Sono politicamente fermi alla realtà di 50 anni fa, e mancano di quella "classe professionale" di politici, dottori, avvocati, che hanno contribuito all'emancipazione degli altri popoli o gruppi. La loro storia travagliata ha permesso però loro di mantenere un’identità di gruppo che altrimenti si sarebbe dispersa. e sono oggi, con la loro presenza in tutto il continente, anche il popolo più europeo e più aperto ad un patrimonio culturale comune. La scommessa che si prospetta alla scuola e al sistema educativo in generale, è allora quella di riuscire nel suo intento valorizzando la loro storia, le tradizioni, le radici che sono tanto comuni quanto multiculturali.
Fine. Un bacione a chi ha resistito sino qua.
Di Fabrizio (del 06/09/2005 @ 18:34:52, in Europa, visitato 3355 volte)
4. Settembre 2005
Campingverbot für Roma und Sinti in Strassen
Il cartello "Non c'è posto per gli
Zingari" è stato rimosso. Rimane il rifiuto di accogliere Sinti e Rom nel
campeggio.
Rom e Sinti non sono benvenuti nel campeggio Johann Wiesers sulle Dolomiti, Dopo
le proteste, è stato eliminato il cartello all'ingresso che recitava "Non
c'è posto per gli Zingari". "Non era più necessario" dice il
proprietario Wieser.
La portavoce sull'Integrazione della SPÖ (socialisti) Elisabeth Hlavac,
spiega in una nota: "Sono orripilata per una forma così aperta di razzismo
e discriminazione". Il cartello è stato rimosso a seguito delle vivaci
proteste di un operatore del campeggio, membro dell'associazione antirazzista
ZARA.
L'episodio è esemplare della discriminazione "reale" che tuttora
riguarda Rom e Sinti. La richiesta di di norme antidiscriminatorie si lega alla
necessità di iniziative politiche "La lotta contro il razzismo comincia
nella testa della gente" conclude Hlavac.
Rilancia la deputata regionale Elisabeth Blanik (sempre del SPÖ)
"Occorre ridefinire alla base le norme a tutela delle minoranze... Quel
cartello rappresenta un segno pubblico di discriminazione. La legge tirolese contro le discriminazioni e il regolamento dell'industria e dell'artigianato, proibiscono di vietare l'ingresso sulla base dell'appartenenza etnica."
Lodando l'iniziativa di protesta dell'operatore e dell'associazione ZARA, chiede
che le autorità distrettuali multino il proprietario del campeggio.
"Non ho niente contro gli zingari e i rapporti con loro sono sempre stati buoni" si spiega Wieser col Tiroler Tageszeitung. Si giustifica con le ragioni economiche: "Nel 2002, 28 altri campeggiatori hanno minacciato di andarsene se fossero rimasti gli zingari".
L'anno seguente, col permanere dei Rom e dei Sinti, le presenze dei turisti calarono visibilmente. Furono commessi dei furti nella zona. Nonostante le indagini della polizia, nessuna prova risultò contro Rom e
Sinti.
"Molti campeggiatori non gradiscono gli Zingari come vicini" spiega
Wieser. "Direi, il 99% di loro".
Autor: Von Josef Oblasser
Quelle: TT
Nonno Radu oggi è agitato anzi, lo sono anch'io. Dopo una vita che mi chiede soldi, finalmente potrà ridarmi i 5 euro che gli avevo prestato. Tutto merito di Internet: tramite una gentile mail ha scoperto di avere persino un conto corrente di cui ignorava l'esistenza. Certo, la lettera era scritta un po' con i piedi, ma Radu a queste cose non ci ha mai fatto caso.
Il problema è che per avere i suoi soldi deve digitare i suoi dati (combinazione Codice Utente, Password e PIN) personali, e lui non li ha mai avuti! E per giunta, nella lettera gli fanno anche fretta.
Ora, dopo che per tutta mattina digitiamo su questo http://www.finecobanca.net non siamo riusciti a capirci niente.
Kalderosh, che è il nostro esperto in politica e finanza, dice che dev'essere una banca bella grossa, se la società che ha registrato il sito è australiana (vedi register.it) e addirittura il dominio è della Corea.
Phishing, ha concluso, facendo la sua faccia da profeta di Mahalla. E visto che Radu era corso a prendere la sua fida canna da pèsca, ha aggiunto anche che in quei paesi la pesca va fatta con la canna rinforzata per i Marlin blu.
Mica sono attesi tifoni anche li?
Di Fabrizio (del 06/09/2005 @ 00:23:28, in casa, visitato 1854 volte)
Dalla mailing list Roma_Francais
Le Monde
Mis à jour le 27.08.05 | 13h27
Venerdì 19 agosto. Si leva l'alba sulle cinquanta carovane che da diverse
settimane sono sistemate ai bordi della A5, a Réau, nella città satellite di Sénart
(Seine-et-Marne). Si tratta di una bidonville di famiglie rom in corso di
sedentarizzazione. Molti di loro hanno ottenuto alloggio e lavoro.
Una squadra della CRS, richiamata dalla prefettura su decisione del tribunale
amministrativo, circonda le roulottes e comincia a battere sugli oblò: "In
piedi! Tutti fuori!" Circa un centinaio di persone, per la maggior
parte donne e anziani, malati di tubercolosi e un centinaio di bambini, sono
raggruppati sotto la pioggia battente. Alcuni rifiutano di uscire.
All'ordine di un commissario, nel fango fa l'apparizione un convoglio di camion
coperti. Nel contempo, arriva anche il comitato a sostegno delle famiglie rom,
guidato da Yves Douchin, consigliere municipale a Cesson, un comune vicino.
Inizia la discussione col commissario. Un poliziotto confida: "Fare
questo, non è il mio mestiere."
Si cominciano a caricare le carovane, due per ogni camion. Il convoglio si mette
in moto. La destinazione non viene fornita alle famiglie, che vedono
allontanarsi il loro unico bene. Non si conoscono gli ordini precisi della
prefettura, escluso il "liberare il terreno".
La teoria di camion si ferma sull'Essone, nel villaggio di Tigery, ai margini
di un campo falciato di fresco., dove sono già state depositate una ventina di
carovane dal primo viaggio. Messo già in allarme, il comune di Tigery reclama
il sostegno della Gendarmerie perché si interponga. Una vivace discussione
costringe il commissario a richiamare i camion.
Stavolta si ritorna nella Seine-et-Marne, a Sénart, per la precisione nel
comune di Moissy-Cramayel dove, senza ulteriori discussioni, si ricomincia a
scaricare le carovane. Qui i legittimi proprietarie delle stesse, accorsi con le
macchine del comitato di sostegno, scoprono il loro futuro: "un sito di
grande passaggio" destinato al soggiorno breve.
Qui non vogliono rimanerci a lungo e nuovamente riprende la parola il
comitato di sostegno, tramite un mediatore; obbligando la prefettura ad
improvvisare nuovamente. La decisione è presa: si ritorna al punto di partenza.
E ormai notte inoltrata quando i camion, tutti scortati, lasciano il loro carico
a Réau, su un nuovo appezzamento.
Le famiglie, che bene o male, hanno seguito tutto il percorso, sono spossate e
spaesate per la giornata. Mancano sei carovane all'appello, "disperse"
nel corso dell'operazione. I loro occupanti devono trovare accoglienza presso
quel che resta dell'accampamento.
Yves Douchin, che sta meditando di restituire la sua Legion d'Onore, parla di un
atto di "pirateria amministrativa". "La prefettura non ha mai
capito niente" si agita "E' sempre pronta nel ripetere i
tragici errori del passato. Sempre nel nome della legge e senza la minima
nozione di umanità".
La prefettura ritiene che l'obiettivo dell'operazione sia stato raggiunto: il
terreno occupato dalle famiglie è stato liberato.
Jean-François Caltot
© 2004 - 20
Minutes France |
Grand Lyon
I Rom condannati a vagabondare
Mardi 30 août 2005
Cambiano i luoghi, ma non la scena. Da diverse settimane, un centinaio di Rom
vivono in una nuova bidonville, questa volta a Vénissieux, su un terreno
agricolo di Puisoz, a due passi dal centro commerciale e dalla periferica.
Originari della Moldavia e della Bosnia, questi richiedenti asilo abitano in
carovane o in rifugi costruiti con materiali di recupero. Una trentina sono qui
da primavera, dopo lo sgombero di Chassieu. Il proprietario del terreno sinora
ha acconsentito. Il tribunale ha dato loro il termine del 30 novembre per
partire.
Altri richiedenti asilo, provenienti da altri accampamenti provvisori
sgomberati, si sono stabiliti qui durante l'estate. Di fronte alle condizioni
sanitarie del luogo, il sindaco di Vénissieux, André Gerin (PCF), ha scritto
al prefetto e al presidente della Grand Lyon perché non si crei una "nuova
Surville". Nel 2004, due ragazze erano morte per un incendio accidentale
delle loro roulottes nella bidonville di Surville a Gerland (7e), il campo fu
evacuato qualche mese più tardi per l'insorgere di emergenze sanitarie (rif.
http://www.20minutes.fr/journal/lyon/article.php?ida=19996
ndr). L'accampamento di Vénissieux dispone già di un attacco per
l'acqua."E sarà raccolta l'immondizia", assicura Emmanuel Mejias,
incaricato della prevenzione e sicurezza, che spera "una riflessione a
livello intermetropolitano e statale, per evitare che i Rom vaghino da un comune
all'altro nell'est lionese"."Ci sono aree apposite per i richiedenti
asilo, ma non nella regione del Rodano, che è già satura. Ma non intendono
lasciare Lione", risponde la prefettura.
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