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Francia (II)
Di Fabrizio (del 06/09/2005 @ 00:23:28, in casa, visitato 1855 volte)

Dalla mailing list Roma_Francais

Le Monde

Mis à jour le 27.08.05 | 13h27

Venerdì 19 agosto. Si leva l'alba sulle cinquanta carovane che da diverse settimane sono sistemate ai bordi della A5, a Réau, nella città satellite di Sénart (Seine-et-Marne). Si tratta di una bidonville di famiglie rom in corso di sedentarizzazione. Molti di loro hanno ottenuto alloggio e lavoro.

Una squadra della CRS, richiamata dalla prefettura su decisione del tribunale amministrativo, circonda le roulottes e comincia a battere sugli oblò: "In piedi! Tutti fuori!" Circa un centinaio di persone, per la maggior parte donne e anziani, malati di tubercolosi e un centinaio di bambini, sono raggruppati sotto la pioggia battente. Alcuni rifiutano di uscire. 

All'ordine di un commissario, nel fango fa l'apparizione un convoglio di camion coperti. Nel contempo, arriva anche il comitato a sostegno delle famiglie rom, guidato da Yves Douchin, consigliere municipale a Cesson, un comune vicino. Inizia la discussione col commissario. Un poliziotto confida: "Fare questo, non è il mio mestiere."

Si cominciano a caricare le carovane, due per ogni camion. Il convoglio si mette in moto. La destinazione non viene fornita alle famiglie, che vedono allontanarsi il loro unico bene. Non si conoscono gli ordini precisi della prefettura, escluso il "liberare il terreno".

La teoria di camion si ferma sull'Essone, nel villaggio di Tigery, ai margini di un campo falciato di fresco., dove sono già state depositate una ventina di carovane dal primo viaggio. Messo già in allarme, il comune di Tigery reclama il sostegno della Gendarmerie perché si interponga. Una vivace discussione costringe il commissario a richiamare i camion.

Stavolta si ritorna nella Seine-et-Marne, a Sénart, per la precisione nel comune di Moissy-Cramayel dove, senza ulteriori discussioni, si ricomincia a scaricare le carovane. Qui i legittimi proprietarie delle stesse, accorsi con le macchine del comitato di sostegno, scoprono il loro futuro: "un sito di grande passaggio" destinato al soggiorno breve.

Qui non vogliono rimanerci a lungo e nuovamente riprende la parola il comitato di sostegno, tramite un mediatore; obbligando la prefettura ad improvvisare nuovamente. La decisione è presa: si ritorna al punto di partenza. E ormai notte inoltrata quando i camion, tutti scortati, lasciano il loro carico a Réau, su un nuovo appezzamento.

Le famiglie, che bene o male, hanno seguito tutto il percorso, sono spossate e spaesate per la giornata. Mancano sei carovane all'appello, "disperse" nel corso dell'operazione. I loro occupanti devono trovare accoglienza presso quel che resta dell'accampamento.

Yves Douchin, che sta meditando di restituire la sua Legion d'Onore, parla di un atto di "pirateria amministrativa". "La prefettura non ha mai capito niente" si agita "E' sempre pronta nel ripetere i tragici errori del passato. Sempre nel nome della legge e senza la minima nozione di umanità".

La prefettura ritiene che l'obiettivo dell'operazione sia stato raggiunto: il terreno occupato dalle famiglie è stato liberato.

Jean-François Caltot

© 2004 - 20 Minutes France

Grand Lyon 
I Rom condannati a vagabondare

Mardi 30 août 2005 

Cambiano i luoghi, ma non la scena. Da diverse settimane, un centinaio di Rom vivono in una nuova bidonville, questa volta a Vénissieux, su un terreno agricolo di Puisoz, a due passi dal centro commerciale e dalla periferica.

Originari della Moldavia e della Bosnia, questi richiedenti asilo abitano in carovane o in rifugi costruiti con materiali di recupero. Una trentina sono qui da primavera, dopo lo sgombero di Chassieu. Il proprietario del terreno sinora ha acconsentito. Il tribunale ha dato loro il termine del 30 novembre per partire.

Altri richiedenti asilo, provenienti da altri accampamenti provvisori sgomberati, si sono stabiliti qui durante l'estate. Di fronte alle condizioni sanitarie del luogo, il sindaco di Vénissieux, André Gerin (PCF), ha scritto al prefetto e al presidente della Grand Lyon perché non si crei una "nuova Surville". Nel 2004, due ragazze erano morte per un incendio accidentale delle loro roulottes nella bidonville di Surville a Gerland (7e), il campo fu evacuato qualche mese più tardi per l'insorgere di emergenze sanitarie (rif. http://www.20minutes.fr/journal/lyon/article.php?ida=19996 ndr). L'accampamento di Vénissieux dispone già di un attacco per l'acqua."E sarà raccolta l'immondizia", assicura Emmanuel Mejias, incaricato della prevenzione e sicurezza, che spera "una riflessione a livello intermetropolitano e statale, per evitare che i Rom vaghino da un comune all'altro nell'est lionese"."Ci sono aree apposite per i richiedenti asilo, ma non nella regione del Rodano, che è già satura. Ma non intendono lasciare Lione", risponde la prefettura.