ROM VILLAGE music in friendship from local to global village
La Mahalla li ha incrociati due volte (QUI e QUI) qualcuno di loro ha anche preso parte a Miracolo a Scala.
La fisarmonica di Sever, la voce di Alina, le percussioni di Pãnica... una sana sferzata di energia per il rientro dal ponte pasquale.
Il gruppo, sino a giugno viveva nell'accampamento di via Capo Rizzuto. Dopo lo sgombero, hanno avuto la fortuna di finire ospiti alla Casa della Carità di don Colmegna. La casa ora ferve di iniziative, accoglienza e progetti. Tra questi, il lancio del nuovo gruppo musicale.
Di Fabrizio (del 18/04/2006 @ 10:15:06, in Kumpanija, visitato 2170 volte)
Il tempo si è fermato per gli zingari Tamil Nadu
By Papri Sri Raman, Chennai: Rakamma si alza in piedi accanto al cancello del tempio di Kapaleeswar, a Mylapore, per richiamare l'attenzione dei passanti sulle collane, orecchini e oggetti in legno che vuole vendere.
Ma chi sta passando in processione o come semplice turista, non ha tempo di fermarsi alle bancarelle della comunità degli zingari Narikurava. Che si alternino gli anni e le elezioni, niente sembra cambiare per Rakamma e altri 20.000 della sua etnia.
"Siamo immobili nel tempo, come i gargoyles del tempio che sorridendo aspettano le processioni" dice Rakamma.
I Tamil Nadu sono gruppi nomadici che di volta in volta hanno attraversato il Deccan col loro bestiame, cacciando, vendendo erbe e olii medicinali. Sono un popolo alla mano e poliglotta, capaci di parlare il Marathi, l'Hindi o l'Urdu, e persino il Kashmiri.
Le donne indossano lunghe gonne colorate e monili in rilievo, gli uomini legano i capelli in una coda e indossano vestiti tradizionali, che li rendono riconoscibili per strada.
Ma le leggi sono cambiate e gli zingari del XXI secolo non possono più vivere della caccia tradizionale, così oggi vivono accanto a discariche e campano di lavori insalubri che tradizionalmente non appartengono loro.
Tutto ciò che Rakamma ha per casa è una stanza comune in una colonia apposita per gli zingari, chiamata Periyar Nagar, ai margini della città.
L'insediamento è a poche centinaia di metri dal Tidel Park, il polo IT cittadino, ma a Periyar Nagar al posto di computer, si trovano file infinite di contenitori colorati, portati da bambini che dovrebbero essere a scuola e che si dirigono verso l'autocisterna incaricata della distribuzione di acqua potabile.
Sotto la copertina di politene che protegge un album di fotografie, Rakamma mostra i documenti di identità e una foto sbiadita presa da un giornale, che riprende una carica della polizia, per disperdere i Tamil Nadu che parlavano con i giornalisti.
Ma Rakamma, 41 anni, sua sorella Sokamam, Padmini, Vijayalakshmi e i bambini Yasmini e Sivaraj dagli occhi scurissimi, non hanno smesso di raccontare le loro storie su come il sistema di giustizia sociale si è probabilmente dimenticato di loro.
"Ho venduto stoffe davanti a questo tempio per 13 anni. Ci sedevamo proprio lì davanti. Due anni fa la polizia ci ha spostato in strada," si lamenta Rakamma.
Molti dei bambini di Periyar Nagar non frequentano la scuola oltre il primo o il secondo anno, nessuna autorità si incarica di sostegno scolastico o di affinare le loro abilità linguistiche.
Alcune OnG li hanno aiutati nel commerciare i loro vestiti tradizionali, un loro collier venduto in aree come Eliots Beach e Besant Nagar può fruttare anche più di 70 Rupie.
Ma come possono i giovani e le giovani di un'intera comunità sopravvivere soltanto fabbricando vestiti?
Per questo la Tamil Nadu Pazhangudi Vagirivel Workers Association ha consegnato un memorandum al governo per portarlo a discutere sulle condizioni dei Narikurava.
Chiedono inoltre due acri di terra incolta a famiglia, come era stato loro promesso in periodo elettorale. La comunità vuole coltivare frutta ed erbe medicinali. E vuole un centro per prendersi cura dei figli.
Intanto, i piccoli rimangono stretti alle madri, vendendo stoffe per la strada.
Di Fabrizio (del 17/04/2006 @ 17:30:20, in Europa, visitato 2621 volte)
Come forse avrete già letto, il Danubio è in piena e minaccia di rompere
gli argini in vari punti in Serbia, Bulgaria e Romania. Un autunno
particolarmente piovoso, le temperature invernali rigide e il disgelo hanno
concorso a determinare questa situazione. Quello che segue è un bilancio
particolareggiato che mi arriva da Roma
Virtual Network:
16/04/2006 - 14:15:35: Cresce l'emergenza nella Serbia settentrionale e
ovunque nei Balcani, e oggi i volontari hanno lottato per rafforzare gli argini
del Danubio e dei suoi affluenti con barriere di sabbia.
In Romania il governo ha disposto l'allagamento controllato di migliaia di
acri coltivati, per prevenire la minaccia che pesa sulle comunità danubiane.
Nella Bulgaria nord-occidentale, il Danubio ha invaso la zona industriale
della città di Vidin, dove il livello dell'acqua ha raggiunto i 97 cm. E'
stato approntato un campo di tende d'emergenza per 1200 persone, appena fuori
città.
Circa il 40% della vicina città portuale di Nikopol (Romania) è
sommersa dall'acqua, che minaccia di raggiungere la stazione dell'acqua potabile
e di interrompere l'approvvigionamento cittadino. In centinaia hanno lasciato la
città.
Le autorità in Romania hanno evacuato circa 600 persone di diverse comunità
danubiane, dopo che il fiume ha rotto le dighe nelle regioni meridionali.
In Serbia il livello dell'acqua non è cresciuto così tanto, ma a Belgrado
- che si trova alla confluenza tra la Sava e il Danubio - le strade più basse
sono sott'acqua e anche la fortezza cittadina è stata inondata. Il sindaco Nenad
Bogdanovic si è impegnato a riparare un centinaio di edifici danneggiati dalla
piena e ad evacuare i Rom che vivono accanto alla Sava verso il vicino centro
sportivo. Ha disposto anche il rafforzamento degli argini.
Presso Veliko Gradiste, città a 60 miglia ad est di Belgrado e vicino
al confine rumeno, durante la notte il fiume ha superato di un metro il livello
record. Nella zona imperversa anche un forte vento da sud-est, che risulta
minacciare le protezioni di sabbia.
Nella vicina Golubac, le sirene richiamano centinaia di persone per
risistemare le barriere danneggiate. Le pompe lottano per liberare le strade
cittadine dall'acqua.
All'inizio della settimana il governo serbo ha introdotto misure d'emergenza.
Nella città orientale di Smederevo, le autorità hanno precettato tutti
i disoccupati nelle attività municipali sulle sponde del Danubio. Dozzine di
residenti sono stati evacuati in un centro rifugiato e 5.000 acri di terra
coltivata sono stati inondati. La Croce Rossa ha inviato a Smederevo 450
materassi, coperte e paia di stivali. Zvonko Kostic, incaricato delle vie
d'acqua di Smederevo, fa notare che a parte Belgrado, sono poche le città serbe
attrezzate con macchinari per fronteggiare in tempo reale gli allagamenti. "I
volontari non ce la fanno più" conclude.
Gli abitanti di Ritopek, villaggio a 9 miglia a sud-est di Belgrado,
sono arrabbiati contro il mancato intervento delle autorità. Raccontano che le
famiglie sono rimaste da sole ad operare contro lì'acqua che ha sommerso la
comunità. "Praticamente, ci hanno dimenticati. Tutto quello che hanno fatto è
stato inviare un camion con della terra e scaricarla qui," testimonia Andra
Miletic ad AP Television News.
Nella provincia settentrionale della Vojvodina - detta anche il granaio della
Serbia, per la sua produzione di farina e mais - le violente piogge hanno
ingrossato il Danubio e i suoi affluenti, sommergendo completamente 25.000 acri
di terra coltivata e trasformandone altri 500.000 in distese di fango che
mettono a rischio i raccolti.
Il dodici aprile scorso la Suprema Corte di Giustizia ha decretato come
fuorilegge la decisione del Consiglio Distrettuale di Basildon, di radere al
suolo altre case in Hovefields Avenue, una "colonia" non distante da Dale Farm,
la più grande comunità autogestita di Nomadi e Viaggianti in Gran Bretagna, che
è praticamente sotto assedio da quattro anni.
Mr Ouseley ha affermato che l'uso di azioni dirette del consiglio
distrettuale contro la comunità di Hovefield - parte di un più vasto piano di
pulizia etnica contro 120 famiglie di Nomadi e Viaggianti - è contro la legge,
perchè il comune non ha voluto tenere conto della possibilità che i proprietari
dei terreni interessati allo sgombero, avevano i requisiti per ottenere in
appello i permessi di residenza.
Ha inoltre criticato il comune per aver ignorato le raccomandazioni contenute
in un'apposita circolare governativa dell'anno scorso, sulla necessità di andare
incontro alle richieste della comunità Viaggiante. I contenuti della circolare,
e l'enfasi che pone nell'individuazione di aree alternative, è stata illustrata
alla corte da Richard Drabblke QC, in rappresentanza di Josie Casey e di altri
residenti di Hovefield.
Il leader dei conservatori locali, Malcolm Buckley, ha annunciato che
Basildon intende fare ricorso contro la sentenza. Nel contempo, il comune ha
anche richiesto al tribunale di impedire ulteriori rimozioni delle trincee di
terra che la compagnia Costant & Co. ha piazzato attorno a Hovefield, per
impedire che i residenti sgomberati facciano ritorno alle loro proprietà.
"Senza mezzi termini" ha commentato Richard Sheridan, portavoce di Dale Farm
"Il comune vuole impedire ai proprietari persino di tenerci i suoi polli..."
D'altra parte, queste misure smentirebbero le motivazioni sin qui addotte,
circa la volontà di mantenere l'area a verde demaniale. In circostanze simili,
altre due autorità locali hanno concesso ai proprietari il diritto di pascolo
sulle loro terre nella greenbelt.
Costant & Co., assistita da H.E.Services e Terranoba Group, lo scorso 26
luglio "liberarono" due yarde a Hovefields, e altre quattro furono rase al suolo
il 21 marzo. Durante queste operazioni, furono gravemente danneggiate le
proprietà di Mrs. Gilheaney, che erano tutelate da un'ingiunzione del tribunale.
Il giudizio finale su Dale Farm è atteso per il mese prossimo. Il prossimo
primo agosto, invece saranno esaminati una quarantina di appelli sulle aree
precedentemente sgomberate.
No Fortress Europe SOSTIENI LA CAMPAGNA PER LA CHIUSURA DEI CENTRI DI PERMANENZA TEMPORANEA (CPT) PER MIGRANTI IN EUROPA Il tema dell'immigrazione è al centro del dibattito delle istituzioni comunitarie. Il Parlamento Europeo, fra breve, discuterà della proposta di direttiva per istituire "norme e procedure comuni per il rimpatrio degli immigrati illegali" nell'Unione Europea...
USA, rapporti sul rispetto dei diritti umani nei vari paesi - 2005 L'8 marzo 2006 è stato pubblicato dal Bureau of Democracy, Human Rights, and Labor (Ufficio per la Democrazia, i Diritti Umani e il Lavoro) il rapporto sul rispetto dei diritti umani in Italia. Nell'intero documento è evidenziata la discriminazione in atto verso le Minoranze Nazionali ed Europee Sinte e Rom. Sottolineiamo che anche il Governo USA riconosce, in questo documento, lo st...
Rom e Sinti, il portale del Consiglio d'Europa Da alcune settimane è stato attivato in lingua italiana il portale del Consiglio d'Europa (COE) sulle problematiche vissute dalle Minoranze Europee Sinte, Rom, Romnichals, Kalé e Manouche. Questo strumento potrà diventare importante nella conoscenza di programmi europei da attuare anche in Italia. Lento il cammino del Consiglio sulla definizione delle Minoranze Europee Sinte, Rom, Ro...
Di Fabrizio (del 15/04/2006 @ 12:37:47, in Italia, visitato 2131 volte)
Rischia di sembrare ampliamente OT, ma è una buona notizia anche per Rom e
Sinti dell'area nord-est di Milano:
Nell'ambito della querelle Rondò dei Pini, nel 2002, emerse la proposta
di costituire un parco lungo il canale Villoresi, tra Monza e Muggiò. Una
proposta in cui ho creduto fermamente e che ho sempre sollecitato. Sono
felice di segnalare perciò che l'Amministrazione comunale ha assunto
l'impegno fino in fondo, collegando gli 86 mila mq ceduti al Comune
nell’ambito dell’accordo di programma “Rondò dei Pini” e i 30 mila...
Religione che è vissuta in modo molto intenso, ma senza alcuna
contrapposizione. E' normale per loro, quello che un tempo era comune in tutta
l'area dei Balcani: le feste musulmane, valevano anche per i cattolici e gli
ortodossi, e viceversa, senza nessuna contrapposizione. Un doveroso omaggio alla
divinità "cugina" e un'occasione per ristabilire rapporti, amicizie e commerci.
Se qualcuno gradisce un augurio pasquale da un ateo come me: Mercoledì
scorso stavo andando a trovare amici in un campo milanese e sulla strada vengo
superato da un furgone sconosciuto, con le tendine alle finestre. Arrivato al
campo, ho riconosciuto l'autista. Un piccolo prete con la barba bianca, che gira
tra i vari insediamenti, parla la romanì chib e ha dei modi semplici di
fare, per cui è accolto bene dovunque. Ci siamo anche fermati a parlare: io gli
ho raccontato di questo sito che ha redazioni virtuali in giro per il mondo, lui
dei suoi giri tra le comunità a Milano, a Brescia, a Udine, in Romania e in
Slovacchia.
Alla fine, mi ha regalato qualche copia della rivista che distribuisce.
Sarebbe un peccato non citare queste due testimonianze sulla pace e la
tolleranza religiosa:
Il Rom Musulmano nei Santuari della Madonna
Il 15 agosto a Fontanelle di Montichiari (Brescia) circa mille pellegrini
hanno pregato la "Madonna delle Rose". I fedeli erano musulmani, precisamente
Romà. Non è il primo anno che avviene questo fatto.
Fuggiti dal Kosovo per la guerra, i Romà Horahané non possono più raggiungere
facilmente il santuario della Madonna di Letnica che hanno sempre frequentato
nel giorno della festa dell'Assunta, ed allora si recano in altri luoghi
dedicati a Maria, la madre di Gesù.
Dalla pubblicazione "Nevi iag" (del CCIT) sappiamo che al santuario della
Madonna di Banneux in Belgio, ogni anno arrivano 2500 Romà, tutti musulmani.
Nella rivista salesiana "Don Bosco DNES" troviamo una notizia simile: due anni
fa a Colonia in Germania sono entrati nel duomo il 15 agosto 4000 zinfgari
musulmani per pregare e accendere ceri davanti all'altare di Maria. Si pone
necessariamente una riflessione seria su questo fenomeno da parte degli
operatori che curano l'aspetto religioso tra i Nomadi.
Riboldi
Lettera di protesta
Al Sig. Prefetto di Pisa - Al Questore di Pisa
Al Comandante dei Carabinieri di Pisa
Per conoscenza a: Arcivescovo di Pisa
Sindaco Assessore Politiche Sociali
Ci rivolgiamo a voi, Autorità della città di Pisa, per esprimere la nostra
amarezza in seguito a ciò che vi raccontiamo. Prima però dovete sapere che noi
Rom di Pisa facciamo parte dell'Islam e apparteniamo alla corrente Sufi, più
precisamente a quella dei Dervisci...
Ebbene il 15 agosto (la festa dell'Assunta anche per noi Rom è una festa
importante) siamo soliti festeggiare Maria, la madre del profeta Gesù, recandoci
presso un santuario o presso una chiesa per fare le nostre preghiere e per
chiedere la protezione sui nostri figli.
Siamo andati alla Basilica di S. Pietro a Grado (Firenze), lì abbiamo chiesto
al parroco don Mario il permesso di sostare fino a sera. Lui gentilmente ci ha
accolto.
Verso le 19.00 è arrivata una pattuglia di carabinieri di Pisa. Noi abbiamo
accolto i carabinieri con rispetto e loro ci hanno chiesto con tono cattivo cosa
stavamo facendo lì.
Abbiamo spiegato con calma che eravamo lì per la festa della Madonna, ma loro
ci hanno imposto in malo modo di andare via entro 20 minuti. Ancora stavamo
mangiando. Ma quello che ci ha lasciato sorpresi di più è stato l'atteggiamento
arrogante del carabiniere che non ha voluto ascoltarci, nemmeno di fronte al
Parroco che era intervenuto per spiegare le faccende. Tutto questo è avvenuto
davanti alla famiglia con tanti bambini, almeno 17, rimasti impauriti e alcuni
in lacrime.
L'articolo 3 della Costituzione Italiana vale anche per noi? "Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza
discriminazioni di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali..."
Vi scriviamo non per chiedere una punizione, ma perché attraverso la vostra
autorità possiate correggere gli atteggiamenti sbagliati. Vi ringraziamo per la
vostra attenzione e pazienza.
- Alcuni Rom di Coltano - p. Agostino Rota Martir
- Il presidente A.C.E.R. di Pisa (e membro Romani Union International):
Etem Dzevat
Di Fabrizio (del 14/04/2006 @ 10:38:27, in Europa, visitato 1895 volte)
Voci di corridoio raccolte dal giornale
Lidové noviny
(11.4.06) riferiscono che sull'infinita vicenda dell'ex campo di concentramento
di
Lety (attualmente occupato da una porcilaia industriale), il governo sembra
intenzionato a rimangiarsi le promesse fatte alle associazioni Rom.
Nel dibattito televisivo tutti i partiti, con l'eccezione dei Verdi, si sono
espressi contro la rilocazione della porcilaia, richiesto per rendere l'ex campo
un memoriale storico. Il Primo Ministro ceco, il socialdemocratico Paroubek, si
sta rendendo conto che rispondere alle richieste dei Rom, rischierebbe di fargli
perdere le elezioni. I Rom, che da anni protestano contro la presenza della
porcilaia all'interno dell'ex campo di concentramento, chiedono al Parlamento
Europeo di far pressioni verso i politici cechi.
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