Come forse avrete già letto, il Danubio è in piena e minaccia di rompere
gli argini in vari punti in Serbia, Bulgaria e Romania. Un autunno
particolarmente piovoso, le temperature invernali rigide e il disgelo hanno
concorso a determinare questa situazione. Quello che segue è un bilancio
particolareggiato che mi arriva da Roma
Virtual Network:
16/04/2006 - 14:15:35: Cresce l'emergenza nella Serbia settentrionale e
ovunque nei Balcani, e oggi i volontari hanno lottato per rafforzare gli argini
del Danubio e dei suoi affluenti con barriere di sabbia.
In Romania il governo ha disposto l'allagamento controllato di migliaia di
acri coltivati, per prevenire la minaccia che pesa sulle comunità danubiane.
Nella Bulgaria nord-occidentale, il Danubio ha invaso la zona industriale
della città di Vidin, dove il livello dell'acqua ha raggiunto i 97 cm. E'
stato approntato un campo di tende d'emergenza per 1200 persone, appena fuori
città.
Circa il 40% della vicina città portuale di Nikopol (Romania) è
sommersa dall'acqua, che minaccia di raggiungere la stazione dell'acqua potabile
e di interrompere l'approvvigionamento cittadino. In centinaia hanno lasciato la
città.
Le autorità in Romania hanno evacuato circa 600 persone di diverse comunità
danubiane, dopo che il fiume ha rotto le dighe nelle regioni meridionali.
In Serbia il livello dell'acqua non è cresciuto così tanto, ma a Belgrado
- che si trova alla confluenza tra la Sava e il Danubio - le strade più basse
sono sott'acqua e anche la fortezza cittadina è stata inondata. Il sindaco Nenad
Bogdanovic si è impegnato a riparare un centinaio di edifici danneggiati dalla
piena e ad evacuare i Rom che vivono accanto alla Sava verso il vicino centro
sportivo. Ha disposto anche il rafforzamento degli argini.
Presso Veliko Gradiste, città a 60 miglia ad est di Belgrado e vicino
al confine rumeno, durante la notte il fiume ha superato di un metro il livello
record. Nella zona imperversa anche un forte vento da sud-est, che risulta
minacciare le protezioni di sabbia.
Nella vicina Golubac, le sirene richiamano centinaia di persone per
risistemare le barriere danneggiate. Le pompe lottano per liberare le strade
cittadine dall'acqua.
All'inizio della settimana il governo serbo ha introdotto misure d'emergenza.
Nella città orientale di Smederevo, le autorità hanno precettato tutti
i disoccupati nelle attività municipali sulle sponde del Danubio. Dozzine di
residenti sono stati evacuati in un centro rifugiato e 5.000 acri di terra
coltivata sono stati inondati. La Croce Rossa ha inviato a Smederevo 450
materassi, coperte e paia di stivali. Zvonko Kostic, incaricato delle vie
d'acqua di Smederevo, fa notare che a parte Belgrado, sono poche le città serbe
attrezzate con macchinari per fronteggiare in tempo reale gli allagamenti. "I
volontari non ce la fanno più" conclude.
Gli abitanti di Ritopek, villaggio a 9 miglia a sud-est di Belgrado,
sono arrabbiati contro il mancato intervento delle autorità. Raccontano che le
famiglie sono rimaste da sole ad operare contro lì'acqua che ha sommerso la
comunità. "Praticamente, ci hanno dimenticati. Tutto quello che hanno fatto è
stato inviare un camion con della terra e scaricarla qui," testimonia Andra
Miletic ad AP Television News.
Nella provincia settentrionale della Vojvodina - detta anche il granaio della
Serbia, per la sua produzione di farina e mais - le violente piogge hanno
ingrossato il Danubio e i suoi affluenti, sommergendo completamente 25.000 acri
di terra coltivata e trasformandone altri 500.000 in distese di fango che
mettono a rischio i raccolti.