Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 09/09/2006 @ 22:25:45, in Kumpanija, visitato 2132 volte)
Riporto l'articolo de La Stampa che mi sembra il più completo e vivace. E poi si sa, in Mahalla piacciono le favole, meglio ancora se spruzzate di un po' di neorealismo:

CRONACHE
NELL’ACCAMPAMENTO DI TOR CERVARA TRECENTO PERSONE CHE NON POTREBBERO PERMETTERSI UN MEDICO RIMPIANGONO IL LORO «DENTISTA» DENUNCIATO DALLA POLIZIA
Il cavadenti dei Rom
Su una Mercedes attrezzatissima curava carie e faceva ponti sempre in oro, come piace ai nomadi
9/9/2006
di Francesco La Licata

ROMA. Si chiama Alain e fa il cavadenti. Non il dentista, no, proprio il cavadenti, come direbbe Tex Willer di un barbiere che vanta una certa praticaccia di odontoiatria in un villaggio sperduto della frontiera del West. Solo che qui non siamo nella prateria, nè al confine polveroso del Messico di metà Ottocento. Siamo a Tor Cervara, periferia romana attraversata dalla bretella che porta sulla Roma - L’Aquila.

E’ nata qui la storia di Alain il dentista degli zingari, l’uomo della Provvidenza per le comunità Rom che un medico vero non se lo potrebbero mai permettere. Adesso Alain è stato preso, come si dice, in flagrante con l’attrezzatura intera e il suo «studio ambulante» tutto racchiuso dentro la sua «Mercedes Classe A» color amaranto. Gli hanno detto che non potrà «esercitare» più e non gli restituiranno i ferri del mestiere, cosa che parrebbe anche logica vista l’assenza di «certificazione» della specializzazione vantata.

Eppure non sempre ciò che sembra logico riesce ad avere una sua consequenzialità, specialmente in questo pezzo di territorio ridotto ad una specie di limbo dove ribollono umori contrastanti quali possono essere quelli dei pochi abitanti della borgata e quelli dei tre campi nomadi che ormai avvolgono il perimetro di Tor Cervara.

I Rom, infatti, non sono contenti di ciò che è accaduto ad Alain e giurano: «E’ un brav’uomo, molto generoso. Non ha mai fatto male a nessuno, anzi. Lo conosciamo da vent’anni e non ci siamo mai dovuti lamentare di lui». L’Italia invisibile E’ una storia dell’Italia sommersa, quella del dentista senza licenza amato come un benefattore. Anche se va in scena a due passi dalla Capitale opulenta. Comincia la mattina del 5 di settembre in uno dei tre insediamenti Rom di Tor Cervara: quello di via della Martora, a cinquecento metri dagli uffici del Dipartimento della Polstrada del Lazio.

Il campo, ma il termine rischia di non rendere appieno la precarietà del luogo, ospita due-trecento persone in un terreno fangoso adibito a tutto, anche a deposito rifiuti. In una simile cornice, perciò, non potevano passare inosservati la Mercedes e lo stesso «dottor Alain», ma i suoi «pazienti» lo chiamano Halili, «vestito con abiti puliti e ben stirati». La curiosità muove il fuoristrada della squadra di polizia giudiziaria della Polstrada e l’intervento del sostituto commissario Guido Martino.

Chi sarà quell’elegantone che confabula coi Rom? Sono gli stessi zingari che svelano l’identità di Alain ai poliziotti coi quali sono già in contatto per via dei normali e quotidiani (e tranquilli, in verità) problemi di ordine pubblico. Agli agenti viene detto: «E’ il nostro dentista, lo conosciamo, è a posto». Ma i poliziotti, si sa, sono curiosi assai. E allora si passa al controllo dei documenti della macchina, «regolarmente acquistata in Italia». Si scopre che Alain K. è cittadino francese nato in Libano, sposato con una donna originaria di Casablanca, padre di tre figli di quattro, quindici e diciannove anni.

Ma la sorpresa maggiore viene dalla Mercedes: borse colme di aghi, siringhe, trapani da dentista, pinze, aspiratore, anestetici. E poi l’attrezzatura per la costruzione delle protesi e, soprattutto, dei denti d’oro, i preferiti dai Rom perchè ritenuti una specie di «status symbol». In auto c’è persino un piccolo gruppo elettrogeno che Alain usava per alimentare l’attrezzatura elettrica: una necessità visto che la corrente non è un bene di consumo nelle capanne dei Rom. E lui, il «dottore», gira parecchio per gli accampamenti, anche fuori Roma: a Milano, a Palermo, a Macerata.

Insomma, sembra essere molto richiesto. La mutua fai-da-te Ma Alain non è laureato, non è neppure in grado di esibire un diploma di odontotecnico. Così la denuncia è d’obbligo (abuso di titolo) ed anche il sequestro dell’attrezzatura. Per i Rom è la fine della mutua improvvisata. Già, perchè il cavadenti applicava tariffe assolutamente concorrenziali. «Guarda miei denti», dice al cronista un donna toccando il giallo dell’oro che esalta l’arcata superiore.

«Li ha messi lui e mi ha fatto pagare niente... dieci... venti euro. Mai avuta infezione, mai febbre. Quando lo chiami arriva subito, non come in ospedale che dicono sempre “torna dopo”». Lo conoscono da vent’anni, Halili il dottore. E lui conferma: «Sono una brava persona, tutti sanno chi sono. La polizia mi ha fermato altre volte ma sempre mi ha lasciato l’attrezzatura, tutti sanno che so lavorare. Non faccio il dentista, qualche volta ho tirato giù un dente, ma quando era facile. Io costruisco i denti e lavoro con l’oro, senza truffe. Mi sento rovinato, magari mi restitussero gli attrezzi per le protesi, giuro che non farei altro che quel lavoro, senza interventi sui pazienti».

Alain ha 57 anni e vive a Nettuno. E’ quello che si potrebbe definire uno straniero integrato. I figli che studiano, la moglie lavora partime in una farmacia, il mutuo per l’acquisto della casetta da pagare. Resta lontana, la fuga dal Libano: «Siamo fuggiti... non ricordo... forse 34 anni fa. C’era la guerra civile... Mio padre era medico, siamo una famiglia di tradizione, faceva il dentista. Lui è morto in Libano, anche mia madre. Mio fratello venne in Italia, a Napoli, sposò una italiana. Adesso è morto.

Io invece sono andato in Francia. Poi mi sono trasferito in Italia: faccio questo lavoro da più di vent’anni. Non so fare altro e sono diplomato, giuro. Il mio diploma è in Libano, ma come si fa a cercarlo in una situazione come quella di oggi? Io ho cercato di tornare a casa, ma ogni volta ho incontrato guerre e violenza. Sono una persona onesta, vivo nel vostro paese da più di vent’anni e non ho mai sgarrato».

Gli viene in soccorso la moglie che sussurra nella cornetta: «Aiutatelo. Quegli arnesi sono il pane dei nostri figli. Mio marito è una brava persona, gli ho detto tante volte di procurarsi la copia di quel maledetto diploma...». Neppure lei, forse, come Alain, riesce a comprendere l’importanza di un attestato. Non sono forse contenti i pazienti del marito? Torna alla mente lo zingaro di Tor Cervara che garantisce: «Lui lavora con l’oro della sterlina, è il migliore».E rivediamo il sorriso “luccicante” della signora con la bandana e la gonna lunga e sgargiante che ripete: «E’ bravissimo, dottore».
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Di Fabrizio (del 09/09/2006 @ 11:03:18, in media, visitato 1663 volte)

Grazie a Vita, rivista d'informazione no-profit, l'immigrato potrà raccontare la propria storia

di Enrico De Grazia

L'informazione sul tema degli immigrati oscilla tra buonismo melenso davanti al dramma delle centinaia di disperati sulle carrette del mare e l’allarmismo esasperato davanti al ripetersi di episodi di criminalità. È necessario, dunque, che anche lo straniero si faccia sentire e Vita, rivista di informazione del no-profit, attraverso l'iniziativa "Speciale immigrazione: giornalista per un giorno", da questa opportunità a chi ha voglia di raccontare la sua storia d’integrazione in Italia. Basta inviarla a...
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Di Fabrizio (del 09/09/2006 @ 10:41:34, in Europa, visitato 1947 volte)

By Jeffrey White | Correspondent of The Christian Science Monitor

OSTRAVA, REPUBBLICA CECA - Soltanto quando il visitatore lasciò la stanza, Helena Gorolova andò vicino a suo marito e gli sussurrò: "Come donna, mi sento senza più valore."

Helena Gorolova non potrà più avere figli. Sedici anni fa, racconta, i dottori la sterilizzarono mentre stava dando alla nascita il suo secondo figlio, con parto cesareo. Senza avvertirla di cosa si trattava, i medici le fecero firmare la documentazione per la sterilizzazione.

"Mi dissero, firma qui o morirai" dice "In quelle condizioni, avrei firmato qualsiasi cosa, ero terrorizzata. Non sapevo cosa significava la parola sterilizzazione, e firmai senza sapere di che si trattava."

Helena Gorolova dice che i dottori la sterilizzarono non perché fosse in pericolo di vita, ma perché Romni. Gli attivisti dei diritti umani affermano che la caduta del comunismo 16 anni fa non ha posto fine a questa pratica rivolta alle donne Romani - a volta offrendo soldi per estorcere il consenso - per il controllo della popolazione.

La questione ora è rimbalzata sui tavoli dell'ONU. Questa settimana è attesa la bozza del rapporto del Comitato per l'Eliminazione della Discriminazione contro le Donne, che accusa il governo Ceco di non aver fornito risposte complete su 80 casi similari, che riguardano gli anni dal 1986 sino al 2004.

[...] Il rapporto si conclude con l'appello al governo perché cambi la legislazione in merito e indennizzi le vittime.

"Non sembra possibile che il governo fornisca risposte esaustive sulla protezione dei diritti umani nella repubblica," dice Gwendolyn Albert, direttore di Human Rights League a Praga.

Il Ministero della Sanità assicura che sta investigando su questi casi. Un portavoce del Ministero parla di "casi isolati e senza continuità" e nega che le donne Rom fossero un obiettivo di questa pratica.

Gli attivisti notano che i casi riguardano alcune regioni più di altre. In Slovacchia, ad esempio, sembra che ci siano più casi, ma la pratica riguarda anche casi in Ungheria, Romania e Bulgaria.

Ma la ricerca di dati è difficile, primariamente per gli ostacoli che dottori ed ospedali pongono nel fornire informazioni, dice Dimitrina Petrova, direttrice di European Roma Rights Center a Budapest. "Ci sono molti ostacoli. E' estremamente difficile raccogliere i fatti."

Molti dei casi sono simili: coinvolgono donne Rom che erano ricorse al secondo taglio cesareo, a cui i dottori prescrivevano la chiusura delle tube per evitare una terza gravidanza (ed un altro cesareo). Nella maggior parte dei casi, non venivano date informazioni e si chiedeva solo di firmare dei documenti. Altre addirittura affermano di essersi trovate di fronte al fatto compiuto.

"Non mi dissero che stavo firmando [un consenso] alla sterilizzazione," dice Evita Cerenakova sul foglio scritto a mano che le fu presentato quando dette alla luce la sua seconda figlia nel 1997."Non mi dissero niente."

Evita Cerenakova dice che i dottori le spiegarono che stavano dandole "un impianto per il controllo delle nascite."

Ora, ha citato l'ospedale per danni, $54,245. Tre altre Romnì stanno facendo lo stesso [...]

Finora, pochi casi hanno riguardato le donne ceche non-Rom, che invece investe la popolazione Rom più marginalizzata. "La verità è che non ci sono abbastanza donne [di etnia] ceca che siano coinvolte" spiega Michaela Kapalova, che rappresenta 40 donne di etnia Rom.

Molti dei circa 12.000 Rom slovacchi sono qui ad Ostrava, una città con alti tassi di disoccupazione vicina al confine polacco, stipati in quartieri lontani dal centro in palazzi che sono vicini allo sbriciolarsi. Di pomeriggio, gli uomini fumano mentre le donne preparano la cena. I bambini abbondano. I casi di sterilizzazione hanno toccato una corda profonda all'interno di una cultura che stima sopra ogni cosa la famiglia e prevede molti bambini.

"Stiamo tentando di ricevere delle scuse pubbliche" dice Helena Gorolova "perché non venga fatto ad altre donne quello che noi abbiamo patito."

Molti Rom ritengono che queste pratiche continuino. Il governo lo nega.

L'anno scorso, Helena Ferencikova fu la prima donna a vincere un caso contro un ospedale. Un tribunale di Ostrava stabilì che i dottori avevano mancato di informare e ottenere il consenso della donna sterilizzata nel 2001, e chiesto all'ospedale di scusarsi, L'ospedale è ricorso in appello.

I dottori negano di aver agito in malafede, ma sembra che le cose nel frattempo stiano cambiando.

"Dieci anni fa, le informazioni ai pazienti erano ad un livello differente da adesso," dice Richard Spousta, capo-ginecologo nell'ospedale cittadino di Ostrava. Ora, dice, le donne devono aspettare almeno sei settimane dopo la nascita del bambino, prima di essere sterilizzate.

Un venerdì al mese, Helena Gorolova raggiunge altre Romni di Ostrava in un gruppo di supporto.

Una di loro è Helena Balogova, analfabeta. L'ospedale le diede $ 225 "per quella cicatrice," dice mostrando il segno sulla pancia. "Potrei aver avuto quattro altri bambini con mio marito."

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Di Fabrizio (del 08/09/2006 @ 11:13:28, in casa, visitato 1600 volte)
Sradicamento delle bidonvilles, che fare?

In Les Rroms et les autorités - da: Les Rroms acteurs

Innanzitutto, teniamo a precisare che il problema delle bidonvilles non è specificamente rrom. È legato alla precarietà estrema di alcuni strati sociali. È vero tuttavia, che l'over-presentazione dei Rroms nelle bidonvilles create attorno alle grandi agglomerazioni in Francia, spinge alcuni a fare un legame diretto Rroms=bidonvilles. Per spiegare l'opposto, basta ricordare alcuni fatti:

  • Nelle bidonvilles d'oggi, si trovano non soltanto Rroms, ma anche dei Rumeni, dei Moldavi, dei Bulgari... l'elenco è lungo

  • Fra i Rroms che vivono in Francia, solo una minoranza trascurabile (al massimo l'1%) è relegata a tale marginalizzazione. Diciamo apposta "relegati"! La loro "più grande visibilità" per il pubblico è il corollario della miopia, più o meno cosciente, più o meno volontaria, e nella maggior parte dei casi creata dall'informazione molto parziale, allo stesso tempo sui Rroms appaiati al fenomeno delle bidonvilles. In questo blog, proviamo ad attenuare l'insufficiente informazione, in particolare nel primo messaggio, che riassume ciò che sono e che non sono Rroms.

Veniamo ora al problema delle bidonvilles ed al suo trattamento dai poteri pubblici, o piuttosto al suo non trattamento:

Il Consiglio regionale dell'Île de France ha in bilancio un milione (1.000.000) di euro destinato all'estirpazione degli bidonvilles. Quando è stato votato il bilancio, numerosi sono stati coloro che hanno criticato la parola "estirpazione". Le associazioni rroms non facevano parte di questi, giudicando che l'esistenza di bidonvilles è effettivamente una peste, IN PRIMO LUOGO PER QUELLI CHE SONO OBBLIGATI A VIVERVI. Un'altra critica riguardava l'importo destinato a quest'azione. Effettivamente, non è sufficiente, ma è un inizio.

Questo milione di euro è sempre a disposizione dei municipi che organizzano progetti di rialloggiamento per gli abitanti delle bidonvilles. Siamo in settembre, ed a nostra conoscenza, solo la città di Bagnolet ha depositato una domanda di finanziamento di tale progetto al Consiglio regionale. Allora, nasce una precisazione molto semplice, o stupida:

PERCHÉ NESSUNO VUOLE USARE QUESTO DENARO PER RISOLVERE IL PROBLEMA NELLA SUA MUNICIPALITA'?

Questo è senza scordare la non applicazione della legge per quanto riguarda le famose "aree d'accoglienza" per la gens du voyage.

Le espulsioni si moltiplicano. L'ultima è quella intervenuta a Montreuil, città vicina di Bagnolet, con un sindaco che condivide le stesse convinzioni che il sindaco di Bagnolet. Parleremo di questa espulsione nei giorni che seguono, e posteremo qui lo scambio di corrispondenza con il sig. Brard, sindaco di Montreuil, quando aveva espulso queste stesse famiglie un anno fa. Per non lasciarvi senza nulla nel frattempo, segnaliamo fin d'ora che il sig. Brard, deputato sindaco apparentato comunista li aveva reinviati al suo amico il sig. Jean Tiberi per risolvere il problema.

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Di Fabrizio (del 08/09/2006 @ 09:58:15, in Italia, visitato 1825 volte)

Ci sono alcune cose noiose e difficili, ma indispensabili per capire come può evolvere una piccola o grande comunità. Una di queste, è fare le pulci agli investimenti comunali per i campi sosta, quello che chiamo la mangiatoia dove finiscono i nostri soldi. A volte si scoprono cose curiose... l'importante è non dimenticare.

A Milano il campo di via Triboniano-Barzaghi è quello che ha mangiato più soldi, rimanendo sempre quello più disagiato. Dopo l'incendio dell'8 marzo i lavori di ristrutturazione ripartirono con vigore. Il termine era fissato per il 28 agosto. Il 27 marzo il gruppo dei Rom rumeni viene spostato per dar luogo alla bonifica dell'area:

Uno spazio sterrato (grossomodo, metà campo di calcio) assolutamente spoglio di servizi e strutture, viene man mano riempito con le roulottes di tutti i residenti, anche chi è arrivato da meno di 4 anni. La polizia comunale sta mediando con le famiglie, i problemi più grossi al momento sono il trasporto delle roulotte + vecchie (alcune sono senza ruote, altre senza gancio, altre ancora rischiano di disfarsi per strada) e la sistemazione dei nuclei familiari, per evitare che sorgano conflitti tra loro.
La Protezione Civile vorrebbe terminare il lavoro entro stasera, ma non credo che si a possibile.
Inoltre, l'area sterrata non è in grado di accogliere tutte le roulottes e penso che dovrà essere predisposto uno spazio ulteriore.
Su come e se verrà attrezzata quest'area provvisoria, bisognerà controllare in seguito
.

A luglio erano passati 4 mesi:

I problemi più grossi riguardano il "campo di calcio" dove sono tuttora sistemati gli assegnatari. Il loro numero si aggira tra i 400 ufficiali e (forse) 600. Il terreno dove sono attualmente (lo spazio è stato ottenuto con materiale di risulta), spazia dalle nuvole di terra che si sollevano, all'acquitrino quando piove. In particolare, dove c'è l'unica fontanella si è formato un pittoresco laghetto di vari colori.
Attualmente ci sono 10 bagni chimici, non sempre sono svuotati per tempo. Non si sa quanti siano funzionanti. Alcune famiglie, hanno di fatto preso possesso di un bagno, usandolo esclusivamente per loro.
Altra emergenza, è la pulizia dei cassonetti, che non viene svolta regolarmente, cosa che soprattutto col caldo crea un'emergenza ambientale nel campo, ma anche nel quartiere intorno. Da parte loro, i Rom si sono accampati anche fuori dai confini loro assegnati e in mancanza di bagni e cassonetti funzionanti, usano il terreno intorno per i loro bisogni. Con la bella stagione, la situazione igienico/sanitaria è a rischio estremo, tanto per il campo che per l'area attorno. Così com'è stato uno, due anni fa. E' incredibile come il tempo vola senza che nulla cambi

La situazione sanitaria non è variata per tutta l'estate. Oggi, inizio settembre, i lavori non sono terminati, è stata asfaltata metà della zona dei lavori e sono state predisposte le piazzole. In quest'area sono state anche piazzate le traversine per i container, che non si sono ancora visti; la speranza è che non siano altri residuati di qualche terremoto di 15 anni fa. Sono stati anche predisposti, anche in un'area ancora brulla, i pozzetti di scarico. Un vecchio container è stato adibito a spazio sanitario o di pronto soccorso; manca l'allacciamento elettrico, ma in compenso c'è una pediatra in pensione che praticamente è la responsabile, coadiuvata da una collega.

C'è una flebile speranza che i lavori possano terminare ad ottobre. Anche se in ritardo sui tempi previsti, questo mese è cruciale. Ad ottobre le piogge potrebbero rendere tutta l'area dove i Rom sono accampati provvisoriamente da quasi 6 mesi un grosso acquitrino.

Grazie ad Ernesto Rossi di Aven Amentza per la collaborazione

PS: dall'altro capo della città, al campo di via Idro, martedì sera un incendio è costato la vita a due cavalli. Ferito anche il loro proprietario (per fortuna in maniera lieve). Un anno fa vennero costruite dal Comune le bocchette antincendio, che non sono mai state collegate all'impianto idrico.

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Di Fabrizio (del 07/09/2006 @ 12:44:51, in Europa, visitato 1573 volte)


Commissario Consiglio d'Europa sui diritti dei Rom
di Gabriella Mira Marq

Negli ultimi mesi un certo numero di famiglie di Rom in parecchi paesi europei sono state espulse forzatamente dalle loro sedi, in genere per decisione delle autorita' locali ed a queste persone non e' stato dato sufficiente preavviso o non e' stata offerta un'alternativa reale. Alcuni di questi provvedimenti hanno violato gli standard europei ed internazionali dei diritti dell'uomo, come denuncia il competente commissario del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg.

Egli stesso ha segnalato parecchi casi gravi...
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Di Fabrizio (del 07/09/2006 @ 10:10:34, in Europa, visitato 1993 volte)

NEW YORK, 1 settembre 2006 - L'ex inviato delle Nazioni Unite in Kosovo ha accolto con favore l'inizio del trattamento medico delle Persone Disperse Internamente (IDPs) che soffrono di avvelenamento da piombo (vedi ndr.) nella parte nord della provincia.

Il Kosovo, [...] porta ancora le cicatrici della guerra tra Kosovari albanesi e serbi di sei anni fa.

Durante il suo primo giorno di insediamento, Joachim Rucker, inviato speciale dell'ONU e a capo dell'Amministrazione Provvisoria UNMIK, afferma che a partire da oggi l'Organizzazione Mondiale della Sanitàè in grado di fornire trattamento medico agli IDPs trasferiti in campi raccolta dell'ONU più salubri.

Circa 600 IDPs, Rom, Ashkali ed Egizi sono stati trasferiti dall'inizio dell'anno al campo Osterode dai campi contaminati dal piombo: Cesmin Lug/Llugë, Žitkovac/Zitkovc,e Kablare/Kablar. Gli ultimi due campi son già stati chiusi, rimangono 148 persone a Cesmin Lug/Llugë.

Rucker ha salutato quanti hanno concordato il trasferimento a Osterode per la salute dei loro figli, mentre è iniziata la ricostruzione delle loro case nella Mahala di Mitrovicë/a nel Kosovo settentrionale.

"E' stato un capitolo doloroso nella storia degli IDPs coinvolti, sbattuti in campi non igienici e in condizioni di sopravvivenza estreme" ha detto, facendo appello a quanti sono ancora a Cesmin Lug/Llugë perché si trasferiscano a Osterode appena possibile.

L'UNMIK ha agito in cooperazione con l'Alto Commissariato per i Rifugiati e World Health Organization (WHO), il Fondo ONU per l'Infanzia, assieme a diverse OnG.

Gli esperti della sanità affermano che i bambini sono particolarmente vulnerabili all'inquinamento da piombo. Subito dopo che i Rom erano stati "alloggiati" in quei campi, l'ONU aveva fatto la scoperta che si trattava di aree contaminate. I rapporti della missione ONU e di WHO del 2000, richiedevano l'immediata rimozione di quanti fossero accampati lì.

Prima che fosse inaugurato quest'anno, Osterode era stato ripulito ed organizzato dall'UNMIK, e testato dagli esperti di inquinamento. Ai nuovi residenti è stato offerto quanto dei loro beni non hanno potuto portare dai campi di provenienza, perché contaminato e sono state anche create opportunità di lavoro.

Molti degli IDPs provengono dalla Mahala andata distrutta nel 1999, quando le truppe ONU cacciarono le forze Yugoslave, in una situazione complicata di abusi e conflitti tra Serbi, Albanesi ed altre comunità etniche. Fu allora creata l'UNMIK in seno al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, per amministrare la provincia.

Per quanto il Kosovo sia tecnicamente parte della Serbia, solo il 5% della [rimanente] popolazione è Serba, mentre il 90% è Albanese. Protetti dall'UNMIK, i Serbi vivono in enclave circondate da Albanesi.

La fonte maggiore di inquinamento a Mitrovicë/a è la miniere di Trepca, costruita nel 1927. La fonderia accanto a Zvecan aprì nel 1939. La fonderia e tre enormi dighe concentrano l'inquinamento in quell'area specifica di Mitrovicë/a.

La fonderia venne chiusa nel 2000 per ridurre i rischi sanitari dell'inquinamento. Ma il piombo presente nell'ambiente non si annacqua col tempo, rimane nel suolo, nell'acqua, nella polvere e nel cibo. Le dighe rilasciano costantemente i resti del piombo, e l'inquinamento viene portato dal vento verso Mitrovicë/a, Zvecan e le aree adiacenti

Hana Klimesova,, psicologa e volontaria ONU, ed Elizabeth Morfaw, Coordinatrice Della Valutazione Di Rischio per la Salute hanno elaborato con la WHO una ricerca sull'impatto da esposizione al piombo della salute dei bambini.

"Ci siamo focalizzati sui bambini tra i 24 e 36 mesi di età, quelli nati dopo la chiusura della fonderia, la maggior fonte di inquinamento a Mitrovica. Se il pericolo è finito, come piace pensare ai residenti nell'area, questi bambini non dovrebbero mostrare livelli significanti di piombo nell'organismo" spiegano.

L'organismo assorbe il piombo attraverso bocca, naso e pelle. Le madri esposte al piombo possono contaminare i feti attraverso la placenta oppure i neonati tramite l'allattamento.

"Il 99% del piombo assorbito da un adulto viene espulso attraverso l'urina e le feci, ma solo il 32% del piombo assorbito da un bambino viene espulso," spiega Klimesova.

"Inoltre, spesso mettono le mani in bocca dopo aver giocato con la terra, entrando così in contatto più diretto col piombo presente al suolo o nella polvere," dice Morfaw.

I risultati dell'inquinamento da piombo: danni al cervello e ai nervi, alterazione del linguaggio, problemi uditivi, detrimento dell'abilità mentale e delle capacità cognitive, riduzione della crescita, alta pressione, iperattività e atteggiamento antisociale, tra gli altri.

L'OnG Refugees International accusa l'UNMIK di aver aspettato oltre un anno, prima di trasferire gli IDPs dai campi contaminati. Per questo, è stato necessario muovere i legislatori e i diplomatici USA [...]

"Gli standards per l'industria mineraria devono essere fatti propri dall'UNMIK e dai futuri governi," continua Refugees International.

Ad agosto 2005, la Commissione Indipendente per Miniere e Minerali concesse il permesso di riaprire 18 miniere, incluse 5 a Trepca, che sono sospette dell'inquinamento nei campi. Riapertura che ha significato promesse di sviluppo economico ad una popolazione che per il 70% è disoccupata. Nel 1980 le miniere impiegavano 20.000 addetti e rappresentavano il 70% del fatturato minerario Yugoslavo.

Refugees Internation vuole richiamare la Banca Mondiale e l'Agenzia Europea per la Ricostruzione ad impegnarsi per una bonifica complessiva dei siti a Mitrovica Nord, come previsto nel rapporto UNMIK a novembre 2000.

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Fonte: Kosovo_Roma_News

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Di Daniele (del 06/09/2006 @ 12:34:35, in casa, visitato 2295 volte)

Di Massimiliano Goattin

A Venezia le Biennali non finiscono più: quest'anno, infatti, c'è anche la 'Biennale Zingara di Architettura' organizzata dal giornalista e documentarista Manfred Manera, nominato ambasciatore culturale dall'Imperatore degli zingari di Romania nel 2001. Si tratta naturalmente di una mostra non ufficiale, che si terrà a Venezia, ai Granai della Serenissima nell'isola della Giudecca: un ampio reportage con foto, documentari e oggetti riguardanti l'architettura e l'arte tessile delle popolazioni Rom, che verrà inaugurata giovedì 7 settembre alle 19, e si potrà visitare fino al 21 settembre nel prestigioso spazio dell'Hotel Cipriani in Riva delle Zitelle.

'È il frutto di dieci anni di viaggi in Romania, Bulgaria e Moldova - anticipa Manera -. Con il prossimo allargamento a Est dell'Europa entreranno a far parte dell'Unione

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Di Fabrizio (del 06/09/2006 @ 10:07:00, in Regole, visitato 1822 volte)

The Associated Press - 31 agosto 2006

Praga - La sentenza d'appello di un tribunale della Repubblica Ceca, ha condannato a tre anni di prigione un estremista di destra per un assalto contro alcuni Zingari.

Tre anni fa, Martin Jas e altri due avevano dato l'assalto ad un appartamento abitato da una coppia di Rom, nella città di Jesenik, 250 Km. a est di Praga, ferendo una donna incinta e un suo amico. La donna riportò una seria ferita all'occhio.

Jas, condannato il novembre scorso dal tribunale di Jesenik a 4 anni e mezzo di prigione, aveva fatto ricorso in appello.

La corte d'appello di Olomouc, 250 km. a sudest di Praga, stabilì che il verdetto precedente cumulava le sentenze di due crimini differenti e ha così ridotto la pena a tre anni, dice Zdenka Polakova che rappresentava le vittime nel processo.

Le autorità di Olomouc non hanno commentato la sentenza.

Il giugno scorso, Petr Blajze, complice di Jas, è stato condannato a tre anni e tre mesi di prigione, mentre l'altro complice, Martin Stiskala, ha visto la sua sentenza sospesa.

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Di Fabrizio (del 05/09/2006 @ 13:15:07, in Europa, visitato 1877 volte)

Alla prossima edizione del Festivalettaratura di Mantova sarà presente una delle autrici della casa editrice ferrarese Tufani. Mariella Mehr, scrittrice svizzera di origine zingara, ha pubblicato con la Luciana Tufani Editrice il romanzo "Il marchio" che, in forma onirica ed esasperata, racconta dell'amore tra due ragazze: una di origine zingara e l'altra ebrea. Il luogo claustrofobico in cui si svolge la vicenda...
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