Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 03/11/2006 @ 10:35:25, in Italia, visitato 2082 volte)
Da
l'Espresso - Trentino
«Sulle microaree serve maggior convinzione: c’è un progetto pronto da un
anno e mezzo»
«Coi nomadi la repressione non porta a nulla»
Chiara Zomer
Nucleo speciale dei vigili urbani: critico Magagni, operatore al campo
dei Lavini
ROVERETO. «Con la repressione non si ottiene nulla. E l’esperienza di questi
vent’anni dovrebbe avercelo insegnato: non è un caso se ora il problema del
campo ci è scoppiato in mano». Gianluca Magagni, volontario di Aizo nonché
operatore al campo nomadi dei Lavini, non approva il progetto
dell’amministrazione di istituire un nucleo speciale di polizia municipale
specializzato nella repressione dei campeggi abusivi. L’amministrazione -
osserva - meglio farebbe a pensare a soluzioni strutturali. Magari cominciando
da quelle microaree allo studio da due anni.
L’obiettivo finale sembra essere quello. Sia l’assessore Giovanni Spagnolli sia
il sindaco Guglielmo Valduga l’hanno detto più volte: eliminare il campo dei
Lavini e puntare sulle micro aree. Campi cioè dati alle diverse famiglie di
Sinti perché ci vivano secondo usanze e tradizioni della loro cultura.
Ma se l’obiettivo sembra chiaro, ad esserlo meno sono i tempi e i modi. Perché
la giunta ha l’aria di volerci andare con i piedi di piombo - comprensibile: è
anche una questione di consenso popolare - ma intanto gli zingari aspettano. Ed
escono sempre più spesso dal campo: «Come Aizo abbiamo consegnato alla Provincia
il progetto sulle micoraree un anno e mezzo fa, in tempo perché non si arrivasse
all’attuale stato di emergenza - spiega Magagni - ma ora è necessaria un’azione
più incisiva. Ed è possibile: in altre realtà le microaree esistono da 18 anni.
Nella zona di Modena, per esempio, funzionano bene. Ma prima di tutto dobbiamo
fermarci un attimo e chiederci quali sono i frutti di 20 anni di legge sugli
zingari. Con il Comune abbiamo avviato un tavolo di lavoro. Ci auguriamo possa
portare a qualcosa in tempi più ragionevoli rispetto a quelli della Provincia».
Rimangono, è ovvio, i problemi legati all’integrazione. Distribuire i Sinti sul
territorio vuol dire metterli a contatti con la popolazione. E non è detto
vengano accolti a braccia aperte: «Dipende. Il progetto casa ha funzionato bene
- continua Magagni - Le difficoltà erano legate alla mentalità dei nomadi, che
vanno seguiti nel pagamento delle utenze, per esempio, che non appartiene alla
loro cultura. Ma non ci sono stati contrasti con il vicinato. Certo, c’è una
fatica nel progresso, che pesa su entrambe le popolazioni. Ma non è detto che i
Sinti debbano vivere tutti in città. Perché non coinvolgere i diversi comuni
della Vallagarina? L’integrazione in un piccolo centro può essere anche
facilitata dal controllo sociale che, a differenza delle città, c’è nei paesi».
Quel che è certo, secondo Magagni, è che il campo non può più essere considerato
un’opzione: «E’ una realtà dove è impossibile una crescita e dove è più facile
che nascano devianza e disagio. Queste sono persone che, dopo le medie, vivono
solo tra loro, con problemi di analfabetismo di ritorno gravi. E’ un luogo dove
li abbiamo costretti noi a vivere, non è una loro scelta, benché l’Unione
Europea
abbia più volte bacchettato l’Italia invitandola a dare a questa gente dignità
abitativa».
(02 novembre 2006)
Di Fabrizio (del 03/11/2006 @ 09:58:04, in casa, visitato 2408 volte)
TULCEA (vedi
precedente ndr) - Incaricati comunale hanno iniziato il 24 ottobre la
messa in opera di case modulari per dare riparo a sette famiglie di etnia
Rom, durante la stagione fredda. Secondo il sindaco Constantin Hogea, il
Ministro per gli Interni ha approvato il piano di assegnare inizialmente le case
a quel gruppo di sette famiglie che hanno patito le inondazioni primaverile nel
villaggio di Ostrov, vicino a Tulcea, dopo che si erano ricostruite la loro casa
su un terreno abusivo.
[...]. Le famiglie sonocomunque insoddisfatte per la loro marginalizzazione,
dato che il blocco di case modulari sarà collocato all'estrema periferia della
città.
Inoltre, i ,membri di una famiglia Rom, che vive accanto a dove sorgerà il
nuovo blocco, hanno espresso insoddisfazione sui loro nuovi vicini, che a detta
loro ruberebebro i loro averi.
Dall'inizio del mese scorso sono 17 le famiglie (circa 150 persone ndr)
che vivono attorno a Tulcea e sono state sgomberate, in attesa di nuova
sistemazione. Altre sete famiglie sono rimaste in zona senza un posto per
vivere. A loro la Croce Rossa ha offerto tende, letti e prodotti
igienico-sanitari.
Di Sucar Drom (del 02/11/2006 @ 19:36:57, in blog, visitato 1650 volte)
Lamezia Terme, i Rom e i loro bisogni Tutto sui Rom che vivono in città: numeri, statistiche, condizioni di vita, progetti e desideri. A presentare il quadro completo della situazione Massimo Bevilacqua e Massimo Berlingieri, due giovani Rom che da anni fanno parte della cooperativa Ciarapanì guidata da Marina Galati. Al Teatro Umberto, per la prima volta, hanno preso la parola illustrando al pubblico il progetto Ric (riscoprirsi insi »
Merano (BZ), i Sinti chiedono di partecipare al progetto abitativo Se la gente del quartiere protesta, i Sinti non sono da meno. La nuova struttura, ancora in fase di progetto, sembra non soddisfare le reali esigenze di spazio della decina di famiglie stanziali. «Prima di disegnare le piazzole i tecnici dovrebbero almeno censire il numero di persone da sistemare - dichiara uno dei capifamiglia, Daniele Schöpf - la proposta che ci hanno sottoposto è chiaramente in »
Schio (VI), fossato anti Sinti e Rom L'Alto Vicentino è una delle aree del Paese più critiche per le Minoranze Nazionali ed Europee Sinte e Rom. Da alcuni anni l'Associazione Sucar Drom, insieme a diverse realtà associative, sta intervenendo per informare e formare gli amministratori e per contrastare le forme più eclatanti di discriminazione. Il Comune di Schio, governato dal centro-sinistra, ha sempre dimostrato la volontà d »
Bolzano, proteste per la prima micro area per i Sinti Il Comune di Bolzano da un anno ha intrappreso la strada per trovare una soluzione abitativa per i Sinti e per i Rom residenti, superando la logica del "campo nomadi". Quest'anno è stato pubblicato un testo molto interessante a cura della Fondazione Michelucci su incarico della Provincia e dello stesso Comune di Bolzano per raggiungere questo obiettivo. In questi giorni il Comune »
Bologna, un Rom Romeno si racconta Invitamo a leggere un interessante articolo, a firma di Andrea Di Grazia, che offre lo sguardo di chi oggi è clandestino a tempo determinato perchè tra qualche mese, 1 gennaio 2007, sarà Cittadino Europeo. Di seguito un breve stralcio con il racconto di Felice "Il mio capo si chiamava Carlo. Era un Sicili »
Slovenia, la vergogna di Ambrus Una famiglia di rom [ndr Sinti Teich] costretta alla macchia per evitare il linciaggio e poi ''deportata'' in un campo d'accoglienza per stranieri. E' anche questo la civile Slovenia. Come in un film sull'Alabama degli anni '60 da vari giorni ormai 25 membri di una famiglia rom, insediata da decenni a Deja vas - presso il villaggio di Ambrus nel comune di Ivanna Gorica nella regione sudorientale s »
Spettacolo Viaggiante e il Libro dei Saperi La Fondazione Migrantes ha supportato la realizzazione di un interessante strumento per favorire la scolarizzazione dei bambini e dei preadolescenti che appartengono a famiglie dello spettacolo viaggiante. E' stato scelto Bergantino, un paese della provincia di Rovigo, come centro della realizzazione del progetto, perché cittadina d’interes »
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Quando Jolanda racconta... A Piazzola sul Brenta (PD) nell'ambito del progetto "Segeuendo Fiere e Sagre", sarà presentata la pubblicazione "quando Jolanda racconta...", racconti per bambini scritti da Jolanda Katter (Sinta Italiana) ed illustrati da alunni della scuola primaria. Gli organizzatori invitano tutti alla presentazione, mercoledì 8 novembre 2006, alle ore 20.15, presso la Sala Consiliare di Piazzola sul »
Da Mundo_Gitano
LA CONFORMAZIONE ETNICA DELLA COLOMBIA
Secondo il censimento generale del 2005 realizzato dal Departamento Administrativo Nacional de Estadística (DANE), la popolazione colombiana che appartiene ai gruppi etnici, è la seguente:
- Popolazione indigena: 3,4% del totale, cioè 1.378.884 persone.
- Popolazione afrodiscendente: 10,5% del totale, cioè 4.261.996 persone. Incluse le popolazioni dell'Arcipelago di San Andrés, Providencia e Santa Catalina.
- Popolazione Rom: 0,001% del totale, cioè 4.832 persone.
Fonte
Los Gitanos
Sono una comunità etnica che a cavallo di diversi secoli si mantiene distante dal resto della società, per preservare la propria cultura ed identità
Poco più di 30 anni fa, era comune vedere nelle periferie dei villaggi o delle città, i grandi i gradi carri dei gitani, che arrivavano senza preavviso in qualsiasi momento dell'anno. Lì conducevano la loro vita in comunità appartate dai gadye (chi non appartiene al popolo Rom), avvicinandosi al resto degli abitanti solamente per commerciare, si trattasse di cavalli, scarpe, lavori di metallurgia o la tradizionale lettura della anno o delle carte, queste ultime praticate dalle donne. Poi levavano le tende e i carri per si spostarsi in un'altro paese.
Al giorno d'oggi, i circa 4.00 Rom di Colombia non vivono più nei carri, ma in case in differenti kumpanias-luoghi, riuniti in quartieri specifici e con luoghi di riferimento per tutti i gitani del paese. Le più grandi kumpanias sono a Girón, Bogotá e Envigado. I gruppi familiari tendono a spostarsi frequentemente in altre città o paesi vicini, di solito non molto distanti, si tratta quindi di nomadismo circolare da kumpania a kumpania.
Per i gitani il viaggiare da un osto all'altro è sinonimo di vivere bene e di indipendenza. Dall'inizio della loro esistenza non intendono soggiacere (Rif: premessa e conclusione ndr), tentando di mantenere le loro leggi, cultura e tradizioni per tutta la costa. E questa forma di vita rimane integra sino ad oggi, nelle varie comunità sparse nel mondo. Del loro luogo d'origine conservano la lingua, il romanés, che deriva dal sanscrito e che con poche variazioni è parlato da tutti i Rom nel mondo. Però è un idioma solo parlato, una trasmissione registrata solo oralmente.
La libertà è sempre stata il loro paradigma di vita e per questo è stato un popolo perseguitato attraverso la sto. Si ritiene che i primi Rom ad arrivare sul continente americano furono quelli del terzo viaggio di Colombo. Da ciò si può affermare che la loro presenza è contemporanea all'epoca coloniale. Una seconda grande ondata migratoria avvenne tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, a causa delle persecuzioni naziste, dove 500.000 gitani persero la vita.
"A differenza dell'Europa e del Medio Oriente, in Colombia nutriamo di un buon prestigio come commercianti e non esiste una xenofobia marcata. Siamo molto contenti di vivere qui, a parte la situazione di violenza che non ci premette di viaggiare con la stessa facilità del passato," dice Venecer Gómez, leader riconosciuto dei Rom in Colombia. Anche se si considerano colombiani e molti hanno i documenti, mai si sono integrati nel resto della società. Inoltre, non si accetta che una donna gitana si sposi con un gadye e se lo fa, è una vergogna per la comunità e viene espulsa dalla famiglia. Nel caso degli uomini, si accetta che si sposino con donne non appartenenti all'etnia, ma solo se queste accettano di avvicinarsi alle tradizioni. "La cultura Rom è patrilineare e gli uomini sono quelli che prendono le decisioni. Crediamo che la donna sappia adattarsi facilmente al nostro ambiente, ma che un uomo non accetterebbe di cambiare la sua forma di vita," spiega Ana Dalila Gómez, coordinatrice di Pueblo Rom (Prorom).
Le tradizioni si sono preservate sino ad oggi e la donna riveste in questo un ruolo importante, essendo quella che tramanda ai bambini la lingua e i costumi. Il processo di divenire più partecipi nella vita dello stato, è cominciato circa nove anni fa e sta dando i suoi frutti. Uno di questi è che i bambini ed i giovani frequentano la scuola, mentre prima se ne tenevano lontani per mantenere intatti i riferimenti della loro cultura.
Però la maggioranza abbandona dopo la scuola primaria, perché è costume sposarsi o iniziare a lavorare molto giovani. Una delle paure maggiori tra i Rom è perdere la propria identità, e anche se sempre marcata in maniera chiara la loro differenza etnica, lentamente si stanno spostando ad essere un popolo invisibile per la società colombiana. E la Colombia inizia a vederli come stranieri.
Tomado de: Semana. Edición Especial "Destino Colombia". Edición No. 1278. Octubre 30 a Noviembre 6 de 2006. Bogotá, D.C. - En la web
PROTSESO ORGANIZATSIAKO LE RROMANE NARODOSKO KOLOMBIAKO / PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA, (PROROM) Organización Confederada a Saveto Katar le Organizatsi ay Kumpeniyi Rromane Anda´l Americhi, (SKOKRA)
Shantel è oggi il più importante dj d’Europa in quanto a musica balcanica. Vive a Francoforte, patria della club culture mondiale. A lui si deve l’enorme diffusione di questa musica nel circuito dei club dell’ovest. Shantel attinge da fonti della tradizione musicale dei Balcani, con l’obbiettivo di attualizzarne il suono e di trasportarlo nel contesto urbano europeo, ma non solo. È capace di assemblare la Banda Ionica e il “… punk rock cabaret with russian soul…” dei Gogol Bordello di New York, sempre partendo dalla sua prospettiva di produttore di musica elettronica. I suoi set sono dei momenti rari e inediti dove gli amanti dei film di Kusturica immaginano di rivivere le loro scene preferite. a presto!daniele-- ЈУГОСЛАВИЈА:www.flickr.com/photos/gustomaina
Di Fabrizio (del 01/11/2006 @ 10:25:09, in Europa, visitato 1861 volte)
I cugini.... Les Rroms acteurs
Occupazione d'un'agenzia EDF a Saint-Denis | 29 octobre 2006 (EDF è come l'ENEL ndr)
A seguito della decisione d'espulsione comuicata ai Rroms che abitano in un locale abbandonato appartenente all'EDF a Sain-Ouen, èseguita la reazione degli occupanti, sostenuti dall'associazione "La voix des Rroms" e dal comitato locale d'appoggio. La decisione presa il 12 ottobre scorso, lasciava 2 giorni agli occupanti per lasciare i locali. E' stata notificata in francese agli interessati in francese il 14, cioè il giorno stesso in cui scadeva il termine [...]
Questa la lettera che assieme abbiamo redatto:
Saint-Ouen, le 27 octobre 2006 - Lettera al responsabile del servizio di contenzioso di EDF
Signore e Signori
Siamo un gruppo di Rroms, e il Tribunale di Saint-Ouen ci intima di lasciare l'immobile che occupiamo da diversi mesi, situato al 21 di rue Ardoin. Teniamo ad informarvi che non possiamo conformarci a questa decisiome, per evidenti ragioni. In effetti non abbiamo alcun altro luogo dove andare, senza parlare dei bambini che vanno a scuola e che hanno bisogno di un posto umanamente parlando per fare i loro doveri, o ancora delle persone ammalate per cui un riparo è ancora più essenziale che per gli altri.
Teniamo ad informarvi che dalla nostra installazione in questo immobile, abbiamo fatto tutto il possibile perché non si degradasse e che continueremo i nostri sforzi in questo senso per tutto il tempo che ci rimarremo.
Noi occupiamo in questo momento un'agenzia EDF e siamo determinati a prolungare questa azione sino a quando non otterremo un impegno chiaro e fermo da parte vostra nel non richiedere l'esecuzione forzosa della decisione d'espulsione nei nostri confronti. Ne va del rispetto dei nostri diritti più fondamentali come dell'immagine di servizio pubblico che compete a EDF.
Per due ore abbiamo atteso un responsabile che venisse a discutere con noi. E' stato preceduto dalla polizia, me nel compenso, con loro non ci sono stati problemi. Hanno deciso di presidiare lo spiazzo davanti all'agenzia sino alla fine della decisione e di giocare un ruolo di intermediari, anche se a noi non sembra necessario.
********
Una delegazione composta da rappresentanti delle famiglie, da "La voix des Rroms", dal comitato di sostegno e da "solidarité sans papiers 93" che ci hanno raggiunto, ha discusso col rappresentante di EDF. Abbiamo richiesto la sospensione dell'espulsione alla fine dell'inverno, ma questa richiesta non è stata accettata. Il rappresentante di EDF ci ha proposto un nuovo incontro martedì 31 ottobre, dopo una consultazione con gli altri responsabili dell'impresa, per calcolare quanto tempo ancora i Rroms potranno rimanere in luogo, sapendo che ladilazione sarà più breve del termine dell'unverno.
A suivre donc...
Di Fabrizio (del 31/10/2006 @ 20:00:11, in Europa, visitato 2347 volte)
E' uscito l'aggiornamento di ottobre 2006 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
Di Sucar Drom (del 31/10/2006 @ 10:16:27, in blog, visitato 2578 volte)
Roma, appello di solidarietà ai Rom Rumeni di via Bravetta Pubblichiamo l'appello a favore della comunità Rom Romena residente nel Residence di via Bravetta a Roma. La comunità Rom ha tenuto un'assemblea pubblica in Piazza Ara Coelli, durante l'occupazione che dura tutt'ora. Invitiamo tutti ad ascoltare il »
Gorla Minore (VA), Sinti denunciati per "invasione di terreni" Quindici Sinti Teich Cranaria Italiani sono stati denunciati a piede libero dai Carabinieri di Gorla Minore per il reato di "invasione di terreni", ai sensi dell'articolo 633 del Codice Penale. La denuncia al termine di un'indagine avviata anche su segnalazioni da parte di cittadini della zona e degli amministratori locali, dopo che le famiglie sinte, nelle prime settimane di sett »
Berna (Svizzera), in forse "Equal Chances - Roma Secondary Education" Alliance Sud - che raggruppa sei importanti organizzazioni di aiuto umanitario - sostiene il "sì" alla Legge sulla cooperazione con gli Stati dell'Europa dell'Est, in votazione il 26 novembre. Un no danneggerebbe le relazioni con l'Unione europea e indebolirebbe la base legale dell'aiuto svizzero allo sviluppo, precisa oggi l'organizzazione. Il direttore di Caritas Svizzera, Jurg »
I Romeni, i Rom e l'Italia Pubblichiamo questo interessante articolo di Marco Cavallotti che risponde alla provocazione contro la Romania e i Romeni, fatta dal quotidiano Il Tempo a firma di Augusto Perboni. Molto interessante il finale... Imbecilli nazionali. Arriva anche in Italia il nazionalismo degli »
Opera Nomadi, commento politico all’Assemblea 2006 L’Assemblea Nazionale dei Soci è il momento più importante dell’associazione, dove tutte le Sezioni dovrebbero incontrarsi e insieme discutere per decidere la linea politica dell’associazione anche grazie agli stimoli del Consiglio Nazionale e del Presidente Nazionale. Questo nella normalità ma purtroppo l’ultima assemblea è stata un monologo da parte dell’attuale vertice nazionale che ha negato a »
Mazara del Vallo (TP), Denis compie sei anni e continuano le fantasie sui Rom Il 26 ottobre la piccola Denise Pipitone, la bimba rapita l'1 settembre del 2004, ha compiuto sei anni e Mazara del Vallo l'ha ricordata. Alle 10, presso il chiostro del Palazzo dei Carmelitani, si è svolta una manifestazione con la partecipazione di rappresentanze delle scolaresche cittadine. Studenti ed alunni, con canti e messaggi, hanno espresso i sentimenti di solidarietà e di speranza »
Lamezia Terme, i Rom e i loro bisogni Tutto sui Rom che vivono in città: numeri, statistiche, condizioni di vita, progetti e desideri. A presentare il quadro completo della situazione Massimo Bevilacqua e Massimo Berlingieri, due giovani Rom che da anni fanno parte della cooperativa Ciarapanì guidata da Marina Galati. Al Teatro Umberto, per la prima volta, hanno preso la parola illustrando al pubblico il progetto Ric (riscoprirsi insi »
Merano (BZ), i Sinti chiedono di partecipare al progetto abitativo Se la gente del quartiere protesta, i Sinti non sono da meno. La nuova struttura, ancora in fase di progetto, sembra non soddisfare le reali esigenze di spazio della decina di famiglie stanziali. «Prima di disegnare le piazzole i tecnici dovrebbero almeno censire il numero di persone da sistemare - dichiara uno dei capifamiglia, Daniele Schöpf - la proposta che ci hanno sottoposto è chiaramente in »
(Libano)
Mehdi Lebouacher
Agence France Press
GAZA: Seduta sul gradino della porta di casa, Narem aspira nervosamente una
sigaretta, e sospira: "Siamo stati ballerini e cantanti. Ora siamo niente." In
Europa sono denominati Zingari o Rom. A Gaza, sono i Nawar, gente con una
tradizione ancestrale nella canzone e nel ballo, che si è sparsa per i secoli
nel Medio Oriente.
Ma qui, l'aumento della dottrina islamica che ha accompagnato l'inizio della
seconda rivolta palestinese sei anni, fa ha suonato il colpo mortale per il modo
di vivere dei Nawar, li ha spinti ad elemosinare e li ha resi cittadini di
seconda categoria in una società regolata da regole rigide.
"La nostra vita era la migliore. Abbiamo portato i vestiti più belli,
abbiamo mangiato i piatti migliori. Abbiamo cantato Umm Kalthum, Abdel-Halim
Hafez durante i matrimoni e le celebrazioni. Eravamo liberi," dice Narem, 35
anni, gettando rapidamente una sciarpa per coprire i suoi capelli scuri e
fluenti ogni volta che passa un'automobile.
"Non abbiamo imparato in scuole, ma in casa. Con noi, si comincia a cantare e
ballare mentre da bambini," dice. "Mia madre ha ballato, la mia nonna prima di
lei e la mia bisnonna anche."
Per decadi, i Nawar hanno vagato da città a città nella striscia di Gaza e nel
Medio Oriente, mostrando i loro canti e balli.
Fatima, 49 anni, era un cantante.
"Siamo andato di città in città, a Rafah, Khan Yunis, Jabaliya. Installavamo le
tende e suonavamo l'oud ed i tamburi. Alcuni di noi hanno vagato fino
all'Egitto, alla Siria ed al Giordano, "sospira Fatima.
"La vita era dolce come miele," bisbiglia, alzando gli occhi al cielo.
L'istituzione dell'autorità palestinese nel 1994, a seguito degli accordi di
pace di Oslo fra Israeliani e Palestinesi, l'aveva resa ancora più dolce.
Convinti che presto avrebbero avuto il loro stato, i Palestinesi erano
nell'umore per celebrare.
"Con l'arrivo dell'autorità palestinese, sono stati costruiti dei club in riva
al mare. C'era il Sunset, il Baida," dice lo
sceicco Abu Mohammed, il patriarca del quartiere Nawar di Gaza.
Ma lo scoppio della seconda rivolta palestinese nel mese di settembre del 2000,
condotta da Hamas, ha cambiato tutto.
"Gli estremisti hanno bruciato e chiuso tutti i club. Hanno detto che era haram,
proibito alle ragazze di ballare e cantare," dice Abu Mohammed dice, vestito in
suo abito lungo consumato e sbiadito. "La nostra vita antica è sparita nell'aria
sottile e non ritornerà."
Dopo l'inizio della seconda intifada, i cinema a Gaza sono stati chiusi o
bruciati, vietata la vendita di alcool, i vestiti sostituiti dalle camicie
lunghe-collegate e le prestazioni dei Nawar non furono più accolte
favorevolmente.
"Che cosa possiamo ora fare, volare via? No, elemosiniamo nei bazar," dice Narem,
rattristata dai ricordi felici.
Malgrado le difficoltà, i Nawar non desiderano andare via.
Sono stati su questa terra per i secoli e la considerano la loro patria.
"Hanno una storia molto lunga," dice Allen Williams, direttore del Centro di
Ricerca dei Dom per Medio Oriente ed l'Africa del Nord, un gruppo con base a
Cipro.
"In ogni società, cristiana o musulmana, i Dom hanno passato con le stesse
difficoltà," dice Williams. "Non hanno una voce in Medio Oriente. Per le
centinaia dei anni, essere cantanti e ballerini è stato il loro ruolo
tradizionale nella società.
"Quando c'è isolamento, non c'è possibilità da andare a scuola, cantare e
ballare è una di quelle abilità tradizionali che imparano e si passano dai
genitori ai loro bambini".
Oggi i Nawar a Gaza vivono sotto l'occhio di una società che ha sostituito le
celebrazioni con la violenza e la morte.
La miseria che ha accompagnato il raffreddamento delle relazioni con l'occidente
dopo che Hamas ha formato un governo in marzo, è stata esacerbata dall'offensiva
di quattro mesi dell'Israele a Gaza dopo che i militanti ha catturato un soldato
israeliano verso la fine di giugno.
"La prospettiva della gente qui è cambiata," dice Narem. "quando cantate davanti
alla gente, vi guardano in un determinato senso. Quando elemosinate ad un
mercato, vi guardano con disdegno."
"La gente qui pensa che siamo prostitute e pensano che tutti i nostri giovani
siano ladri," dice Hayat, una delle figlie di Fatima.
Agitata, aggiunge "ma siamo anche figli del popolo palestinese ed abbiamo il
diritto di essere rispettati e vivere come tutti."
Oggi, conservare le loro tradizioni, i Nawar si nascondono.
"Organizziamo le celebrazioni in famiglia e non un singolo sconosciuto può
venire," Hayat dice. "cantiamo e balliamo per noi stessi. È meglio così."
Di Fabrizio (del 29/10/2006 @ 10:15:08, in casa, visitato 3243 volte)
Il Commissario per i Diritti Umani intervistato sugli sgomberi di Rom a Patrasso
By Niki Kitsantonis
(printed issue dated 24 October 2006)
PATRASSO - La casa di Antonis Georgopoulos, 23 anni, sua moglie e dei loro sei figli è sempre stata una tettoia senza elettricità e acqua corrente su un terreno incolto a Patrasso, il porto greco e la città scelta come capitale culturale europea dell'anno.
Ma l'agosto scorso, Georgopoulos, ritornando dal lavoro ha trovato la casa rasa al suolo dopo che le autorità avevano deciso la "ripulitura" dei due accampamenti rom, Riganokambos e Makriyiannis.
La sua famiglia da allora dorme in un furgone. Sono circa 400 i Rom che da luglio hanno perso le loro case a Patrasso, vivace centro commerciale di circa 250.000 abitanti a 220 km a ovest di Atene, conosciuto come l'ingresso occidentale della Grecia.
Quando l'Unione Europea scelse Patrasso come capitale culturale d'Europa, le autorità locali si sono impegnate nel "celebrare la diversità culturale.". Ma durante quest'anno, gli sforzi si sono focalizzati nell'attrarre artisti e musicisti stranieri, non nel promuovere la tolleranza verso una minoranza stigmatizzata.
L'opposizione pubblica ai Rom si è dipanata con le elezioni comunali di questo mese [...] Uno striscione con lo slogan "Mai più Rom a Riganokambos" emergeva tra i tanti della campagna elettorale. In molti credono che gli sgomberi siano avvenuti nei due turni elettorali, che si sono conclusi domenica, per ottenere il voto di cittadini riluttanti a condividere la loro città con i Rom e i loro alloggi di legno grezzo.
Mentre i Socialisti vincevano le elezioni, gli sfidanti Conservatori dichiaravano la loro intenzione di ripulire la città dai Rom.
I gruppi dei diritti umani, invece, hanno protestato, anticipando una visita il mese scorso del commissario europeo sui diritti umani, Thomas Hammarberg, per ispezionare i siti.
"C'è a Patrasso un problema reale" dice Hammarberg in un'intervista telefonica. "Molte famiglie sono state sfrattate senza essere state adeguatamente informate o con una reale alternativa." Le espulsioni avvenute a Patrasso quest'estate, sono un "modello" comune a tutta la Grecia. Nel 1997, circa 2.000 Rom furono espulsi da un quartiere di Salonicco, la seconda città della Grecia, dov'erano accampati sulle rive del fiume Gallikos per tre anni prima di essere rilocati in un'ex caserma. Nel 2003, circa 200 Rom furono rimossi dal quartiere periferico di Maroussi ad Atene, per costruire il complesso olimpico dei giochi 2004.
Attualmente circa 200 Rom si trovano di fronte a un vasto sgombero a Votanikos, nel centro di Atene, un'area destinata alla costruzione di uno stadio da calcio e della prima moschea della capitale nel 2009.
Hammarberg aggiunge che altrove in Europa, 109 Rom sono stati espulsi a luglio dal villaggio albanese di Elbasan e 200 dal villaggio di Dorozhny a Kaliningrad, Russia occidentale, a giugno.
Dato che non esistono dati ufficiali sui Rom in Grecia, le OnG e il Consiglio d'Europa stimano che ce ne siano tra i 200.000 e i 300.000 in centinaia di accampamenti nel paese, e almeno la metà in stato di estrema povertà. Le condizioni sono altrettanto precarie per molti tra gli 8 e i 10 milioni di Rom in Europa, un terzo di questi in Romania e Bulgaria.
Hammarberg enfatizza la necessità di un intervento statale per assicurare che i Rom a Patrasso e altrove siano trattati equamente.
"Il fatto che decisioni abusive siano prese a livello locale non assolve il governo centrale dalle sue responsabilità," dice.
Abet Hasman, vice sindaco di Patrasso e a capo dell'unità dei servizi sociali municipali che ha ordinato i recenti sgomberi, dice che accoglierebbe con favore una mediazione governativa.
La municipalità sta affittando appartamenti per 18/22 delle 70 famiglie sgomberate, dice Hasman "nell'attesa che il governo approvi le rate perché possano acquistare una casa loro."
Questa versione è contestata da Panayiotis Dimitras, del Greek Helsinki Monitor [...]. "La maggior parte dei Rom autoctoni dorme all'aperto, ha lasciato Patrasso o sta cercando casa," dice, "quindi dove sono questi che sono stati rilocati?"
Alla famiglia Georgopoulos, per esempio, non ha è stato offerto nessun alloggio. Invece, dicono, le autorità hanno offerto loro €200, o $250, per la perdita della loro casa.
Nel contempo, le pattuglie di polizia stanno controllando l'area e forzando gli ultimi residenti a lasciare il sito. Durante una visita a Riganokambos di 30', un reporter ha visto due camion che caricavano quello che rimaneva dell'accampamento.
Ci hanno minacciato di arresto se non lasciavamo le nostre tettoie," dice Brigis Danopoulos, 16 anni, dopo una notte di detenzione. [...]
Per le famiglie sgomberate, le difficoltà finanziarie non sono l'unico problema. Georgios Michalakopoulos e la sua famiglia ora sono nella quarta casa in due mesi da quando sono stati allontanati da Riganokambos. "Gli affittuari non vogliono Zingari nelle loro case," dice Michalakopoulos, 50 anni, che ora divide un appartamento a Patrasso con sua moglie e le tre figlie.
Secondo Yiannis Halilopoulos, presidente dell'Unione degli Zingari Greci, l'ignoranza accresce il problema. "Le radici del razzismo contro gli Zingari non sono profonde" dice Halilopoulos, che ritiene che una campagna per educare i bambini a scuola sui Rom eroderebbe i pregiudizi, "Chiamarci Rom ci fa sentire stranieri," dice. "Noi siamo Greci."
L'elemento Tzigano o Zingaro, dice, "si collega alla nostre tradizioni, la nostra musica, non alla nostra nazionalità."
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