Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 12/01/2007 @ 10:01:56, in scuola, visitato 1906 volte)
Da
British_Roma
David Smith, esperto di temi zingareschi, insegnerà ai giovani come stampare con
tecnica stencil colorati artefatti su design romani. Questi artefatti erano
tradizionalmente adoperati per adornare i loro tipici carri.
Questo laboratorio funzionerà in congiunzione con la popolare esibizione
Mille Anni di Storia esposta al Charnwood Museum. Mille Anni di Storia racconta
l'affascinante storia delle comunità zingare e viaggianti da quando migrarono in
Europa dall'India, guadagnandosi da vivere vendendo alle comunità locali piccole
cose e riparando pentole, vaschette e ceramiche, alcune di queste cose sono
visibili nella mostra.
Il laboratorio è indirizzato a bambini tra gli 8 e i 14 anni. Tutti i
materiali verranno forniti dal laboratorio, che costerà £2.00 a bambino, tramite
prenotazione. Il Charnwood Museum risponde al 44 (0)1509 233754 per informazioni
e per riservare i posti.
Mille Anni di Storia verrà esposta da domenica 4 febbraio in Queens Park nel
centro di Loughborough, dalle 10.00 alle 16.00 [...]
Il Charnwood Museum colalbora con i consigli distrettuali di Leicestershire e
Charnwood Borough.
Note: Ulteriori dettagli e foto possono essere richiesti a Susan Cooke, 44
(0)1509 233737
Media Enquiries: Telephone 44 (0)116 265 6274
Di Fabrizio (del 11/01/2007 @ 12:08:24, in blog, visitato 1787 volte)
Il noto artista Rom Bruno Morelli
ha iniziato a collaborare col blog
Rom Sinti @
Politica. Ecco il primo articolo:
Per Rom e Sinti una riflessione sulla loro estetica non
è mai stata azzardata. Si sono scritti molti libri sulla lingua, sulla storia,
sulla demografia, sulla geografia antropica… Dunque si è capito come parlano, da
dove vengono, quanti sono, dove sono, ma nessuno si è mai posto la domanda:
“qual è la loro cultura, o meglio, il modello culturale con cui produce il
proprio canone di bellezza? quali sono i prototipi decorativi che
l’estetica zingara ha sviluppato nel tempo durante il lungo nomadismo?
Teorizzare un’estetica zingara preclude la conoscenza dell’identità zingara,
ancora più profondamente.
continua
Di Sucar Drom (del 11/01/2007 @ 11:01:56, in blog, visitato 1513 volte)
Scatenata guerra di numeri con la Romania nell'Unione Europea
Da alcune settimane si susseguono in Italia gli interventi di associazioni,
forze politiche e quotidiani sull’entrata della Romania e della Bulgaria
nell’Unione Europea. Ciò che ha scatenato la polemica è la paura che avvenga un
esodo in massa da questi due Paesi, soprattutto di Rom e Sinti Romeni. Già
alcune settimane fa eravamo intervenuti, stigmatizzando le dichiarazioni di
alcuni esponenti del...
Torino, seppelitemi in piedi e altre storie
«Questo è teatro della simultaneità: sul palco succede ciò che accade fuori
dal teatro, nella realtà. La nostra». Con queste parole Beppe Rosso, definisce e
sintetizza la sua «Trilogia dell’invisibile», il progetto artistico che, da
anni, lo vede impegnato come attore ed autore.
Tre spettacoli, «Seppellitemi in piedi», «Anime schiave» e «Senza», che saranno
in scena alla Cavallerizza Reale...
Porrajmos, il Giorno della Memoria 2007
In questo post, aggiornato tutti i giorni, presentiamo le diverse iniziative che
si svolgono in Italia per ricordare il Porrajmos, la persecuzione su base
razziale che hanno subito le popolazioni sinte e rom durante i regimi fascisti e
nazisti.
Alessandria, 11 gennaio 2007, "Porrajmos",
organizzato dall'Associazi...
Di Fabrizio (del 11/01/2007 @ 10:06:15, in Europa, visitato 1925 volte)
BRATISLAVA, - L'arcivescovo cattolico Jan Sokol ha elogiato il ruolo nel periodo bellico autoritario della II guerra mondiale del prete filo-nazista Jozef Tiso come "tempo di benessere", sollevando le proteste delle comunità Ebrea e Rom della Slovacchia.
In un'intervista alla TV di Bratislava TA3, Sokol ha detto di apprezzare Tiso.
"Me lo ricordo dal tempo dell'infanzia.. Eravamo molto poveri e sotto la sua guida la situazione migliorò grandemente," ha detto l'arcivescovo. Ha aggiunto che fu un "tempo di benessere".
La maggior arte degli Ebrei slovacchi morì nei campi di concentramento durante la II guerra mondiale, quando la Slovacchia divenne uno stato fantoccio e venne governato dal 1939 al 1945 da Tiso, monsignore cattolico. Venne giustiziato come traditore dalle autorità cecoslovacche nel 1947.
Un'associazione della comunità religiose ebree di Slovacchia ha detto che Sokol "ha dimenticato di menzionare il fato di oltre 70.000 Ebrei slovacchi, deportati dal governo slovacco" nei campi di concentramento nazisti, dove la maggior parte perì. Solo 4.000 Ebrei vivono ancora in Slovacchia.
"L'arcivescovo Jan Sokol ha offeso le vittime dell'Olocausto quando ne ha parlato positivamente," dice l'Associazione Centrale delle Comunità di Religione Ebraica. "Per noi, sopravvissuti all'Olocausto, simili apprezzamenti sulla Slovacchia totalitaria sono inaccettabili."
Con una dichiarazione anche il Consiglio Slovacco delle Comunità Rom ha criticato le dichiarazioni di Sokol. Molti dei Rom slovacchi perirono nei campi nazisti. Ladislav Richter, a capo del Consiglio, ha detto che sotto Tiso i membri della minoranza Rom furono banditi dai trasporti e dalle case e l'intera comunità Rom fu rilocata a forza.
L'ufficio di Sokol ha respinto le critiche, dicendo che l'arcivescovo ha "presentato il suo personale punto di vista."
Il governo non ha ritenuto di esporre la propria opinione.
Circa il 70% dei 5,4 milioni di Slovacchi sono di religione cattolica e le dichiarazioni di Sokol hanno attirato anche le loro critiche.
"Quello che ha detto è completamente sbagliato" ha affermato Veronika Bazanova (34) mentre usciva dalla cattedrale di Bratislava. Sua madre Ana (78) aggiunge di ricordare "il periodo di Tiso come tempi duri." "Ho visto deportare gli Zingari. L'arcivescovo ha torto, non c'è stato niente di buono in quel periodo."
Anche se dal 2004 è parte dell'Unione Europea, la Slovacchia sta ancora provando a migliorare la situazione sui diritti umani.
Il governo del Primo Ministro Robert Fico, composto da socialdemocratici e nazionalisti, si è impegnato nel proteggere i diritti delle minoranze, ma parecchi incidenti etnici hanno coinvolto la minoranza dei 500.000 ungheresi, creando tensioni anche con l'Ungheria.
L'anno scorso Fico ha incontrato severe critiche all'interno e all'estero nel voler formare una coalizione col Partito Nazionale Slovacco guidato da Jan Slota, che spesso si è espresso con toni critici sulle minoranze, e con il Movimento per la Slovacchia Democratica, dell'ex premier Vladimir Meciar.
Di Fabrizio (del 10/01/2007 @ 12:17:41, in casa, visitato 1652 volte)
Alle recenti critiche del centro-destra sul progetto del comune di Padova a favore della comunità Sinti, risponde l'associazione Opera nomadi. "Le dichiarazioni della Cdl - commenta Renata Paolucci - devono essere respinte con fermezza e dimostrano la mancanza totale di conoscenza e tutti i pregiudizi che si portano appresso, il centrodestra vuole solo creare dei campi di concentramento". Opera nomadi tiene a precisare le caratteristiche che distinguono la popolazione dei sinti presenti in citta: "Vivono in Italia dal 1400, sono italiani e padovani a tutti gli effetti, la loro principale occupazione, fino a poco tempo fa era il lavoro negli spettacoli viaggianti e nei circhi, spostandosi in stato seminomade solo per brevi periodi". "I loro figli sono regolarmente scolarizzati, gli adulti cercano lavoro e alcuni hanno gia un impiego", prosegue la Paolucci. "La loro richiesta di avere una casa fissa va proprio nella direzione di creare un nuovo percorso di vita autonomo e responsabile all'interno del tessuto urbano e svincolato dalle logiche di assistenza." Dure le accuse rivolte nei confronti del centrodestra, pronto due giorni fa a definire i nomadi persone non normali rispetto ai cittadini padovani. "Non e più possibile ascoltare discorsi del genere, non certo per favorire l'integrazione degli ospiti, ma per mantenere la logica del campo-ghetto". Il progetto del comune di Padova prevede la costruzione di undici casette in muratura per i nuclei di famiglie ora accampati nel campo a ridosso della tangenziale Ovest di Padova. La spesa prevista è di circa 300mila euro, con un contratto di locazione tra il Comune e la comunita sinti per il pagamento e l'utilizzo delle abitazioni. Affitto che sarà detratto dalle famiglie che contribuiranno alla costruzione materiale del nuovo villaggio, spostato di circa cinquecento metri rispetto alla sua attuale posizione in via Tassinari.
Di Fabrizio (del 10/01/2007 @ 09:54:19, in Italia, visitato 1525 volte)
COMUNICATO STAMPA ROM: DALLA REGIONE UNA BOMBA AD OROLOGERIA CONTRO L’ACCORDO COMUNE-PROVINCIA Dichiarazione di Luciano Muhlbauer, consigliere regionale del Prc “Non se n’era accorto quasi nessuno, ma il 13 dicembre scorso la Giunta regionale ha deliberato l’ennesima proposta di modifica della legge 12, quella sul governo del territorio, che nei suoi interstizi nasconde una vera e propria bomba ad orologeria per quanto riguarda la questione rom e, in particolare, l’esile filo di collaborazione istituzionale tra Comune e Provincia di Milano. Infatti, la Giunta regionale, su richiesta della Lega, vorrebbe introdurre per legge il principio del consenso dei “comuni limitrofi” all’insediamento di “campi di sosta o di transito dei nomadi”, da acquisire sin dalla stesura del documento di piano. In altre parole, se un comune decide di ospitare, anche solo temporaneamente, un “campo”, allora deve anzitutto prevedere un’apposita area nel documento di piano e, poi, avere il consenso dei comuni confinanti. Cioè, ogni amministrazione di un comune limitrofo disporrebbe di una sorta di diritto di veto. Non è la prima volta che il centrodestra regionale abusa dello strumento urbanistico per accontentare la demagogia xenofoba dell’estrema destra, cioè di Lega e An. Accadde già nella primavera scorsa, in occasione di un’altra modifica della legge 12, quando fu surrettiziamente introdotta una norma anti-moschee, peraltro palesemente illegittima sotto il profilo costituzionale. Ma questa volta la strumentalizzazione politica supera ogni limite di decenza. Non solo si insiste sulla devastante logica dei “campi nomadi” per popolazioni che in larghissima parte non praticano il nomadismo da generazioni, ma si intende persino fornire uno strumento normativo ad hoc a Lega e An, cioè a quelle forze politiche che a Milano gridano al trasferimento dei rom nell’hinterland, salvo poi ispirare e capeggiare i roghi di Opera. Se nel centrodestra lombardo esistono ancora delle persone dotate di senso di responsabilità , allora è giunto il momento di battere un colpo e di impedire l’approvazione di questo scempio, il cui unico scopo è quello di alimentare il rivoltante spettacolo del tanto peggio, tanto meglio”. Milano, 8 gennaio 2007
La comunità Rom di Trezzo sull’Adda
e il circolo Arci Blob
organizzano una SERATA ROM
contro il razzismo e il pregiudizio, incontro con la comunità ROM di Trezzo sull’Adda (MI) Ore 21.30 video “Le donne vestivano gonne fiorite”, di C. Chiaramonte. Sette donne rom di generazioni diverse a confronto tra loro e con la società dei gagè.
info e prenotazioni 039616913 / 0396882058 info@arciblob.it
Di Fabrizio (del 09/01/2007 @ 10:27:15, in Europa, visitato 1834 volte)
Circa 400.000 dei Rom di Serbia non hanno documenti personali e perciò le autorità locali li trattano come inesistenti [...]
I Rom in questione vivono in "accampamenti selvaggi" alle periferie delle città o in baracche nelle vie di Belgrado. Dato che non hanno un indirizzo documentabile, non possono registrare la loro residenza al fine di ottenere documenti, riporta il Centro per le Minoranze di Belgrado.
Senza documenti non possono mandare i figli a scuola e si perdono i benefici sociali e sanitari, riporta Radio B92.
Le statistiche ufficiali contano in 150.000 i Rom nel paese, ma i leaders Rom stimano la popolazione tra i 500.000 e gli 800.000.
Di Fabrizio (del 09/01/2007 @ 09:50:32, in media, visitato 1881 volte)
Da l'Espresso online, la parola ai diretti interessati
La commozione di Marinko Costantin Ventila, leader del Triboniano e ortodosso Il capo dei nomadi in Duomo "Ora ci sentiamo cittadini veri" Luigi Bolognini Non sa, la signora impellicciata di leopardo che scambia segni di pace, che sta stringendo la mano al capo di quelli che forse le danno paure e angosce ogni volta che li vede nei tigì, nella vita di tutti i giorni e negli incubi notturni. I rom. Anzi, gli zingari: come Marinko Costantin Ventila, il leader del campo di via Triboniano che, anche se di religione ortodossa, ha voluto andare in Duomo a sentire di persona il discorso del cardinal Tettamanzi. E che, alla fine, è uscito con gli occhi gonfi dalla commozione. Due ore filate in piedi, giusto la schiena ogni tanto appoggiata a una transenna, in una navata laterale del Duomo, mischiato tra il pubblico ad ascoltare litanie in ucraino, giapponese, coreano e congolese e a vedere balli dello Sri Lanka, al freddo. Messa così, sembrerebbe una specie di tortura. «E invece è un momento splendido, lo aspettavo da tanto. Adesso mi sento davvero e finalmente globalizzato. Perché le parole del cardinale arrivano subito dopo che siamo diventati ufficialmente cittadini dell´Unione Europea, mentre il Comune, la Provincia, le associazioni di volontariato e quelle diocesane hanno dato una risposta eccezionale all´incendio, una risposta che potrebbe essere la sistemazione definitiva per tanti di noi. L´anno si era chiuso davvero malissimo, con le fiamme che hanno bruciato una gran parte del campo. Sembrava la fine. E invece è stato un nuovo inizio, tutto è cambiato all´improvviso». Ma la strada è ancora lunga, quasi come quella che ha fatto questo 52enne geometra dal 1991, l´anno in cui decise di abbandonare la sua Romania per cercare fortuna: «Tettamanzi parla di disagi, umiliazioni, fragilità dei migranti, e sono tutte cose che abbiamo davvero vissuto, giorno dopo giorno. Abbiamo girato davvero tutta l´Europa fino al 1995, quando siamo arrivati in Italia. Eravamo in 12, i primi rom della nuova immigrazione a Milano. Abbiamo dormito per mesi nei treni fermi nei depositi della Stazione Centrale, poi a Porta Garibaldi. In via Triboniano siamo dal 1998». Da allora Ventila ha cambiato alcuni lavori: «Il permesso di soggiorno è in regola, ma poi succede che scoprono che vivo in quel campo e finisce sempre allo stesso modo. Temo che perderò anche il posto che ho adesso, con tutta la pubblicità che mi è piombata addosso da quando c´è stato l´incendio del 31 dicembre. I pregiudizi sono più forti di ogni cosa». Per questo quando Tettamanzi chiede «una città capace di risposte concrete, di risposte date nel segno molteplice e armonico della legalità, della sicurezza, dell´accoglienza, del rispetto dei diritti fondamentali della persona, in un clima di autentica socialità», annuisce soddisfatto. E quando il cardinale dice di volere rom «non semplici destinatari dei nostri interventi, ma protagonisti coinvolti attivamente e con la responsabilità dei loro diritti e doveri nella costruzione comune di una convivenza giusta, libera e solidale» apprezza, ma non si nasconde. «È vero, abbiamo dei diritti, ma anche dei doveri. E sappiamo bene che dobbiamo ancora lavorare su noi stessi. Abbiamo delle colpe: qualcuno di noi, non moltissimi ma sempre troppi, ruba o chiede l´elemosina agli angoli delle strade. E così ben presto gli italiani hanno paura o rispondono con violenza e intolleranza. Ma se succede che cerchiamo soldi in questo modo è perché non troviamo nessun lavoro. Dappertutto siamo odiati, i più odiati di tutti. Basta dire "zingari" che tutti reagiscono. Non è un problema solo italiano. Non è questione di Lega o non Lega». Ma la speranza viene proprio da quello che è successo in questi giorni. Lo dice anche l´assessore Mariolina Moioli, unico politico presente in Duomo: «L´arcivescovo ci ha confermato che la strada dell´integrazione e della legalità è quella giusta». È della stessa idea Marinko Ventila: «Milano ce la può fare, Tettamanzi ha ragione. Abbiamo trovato tantissima gente che ci ha trattato bene, che non si è fermata ai pregiudizi, ma che ha saputo dialogare. Don Colmegna, certo. E anche l´Opera Nomadi. E poi tante persone comuni. Noi andiamo d´accordo con tutti. Anche con gli abitanti della via, che però prima fanno gli amici e cercano il dialogo e poi parlano male di noi alle nostre spalle. Ma noi non abbiamo problemi con loro, e vorremmo che anche loro non ne avessero con noi. Non siamo poi così cattivi, vogliamo solo vivere in pace». Proprio quella pace di cui scambia abbondanti segni in Duomo.
(07 gennaio 2007)
Di Fabrizio (del 09/01/2007 @ 09:17:41, in media, visitato 2116 volte)
Continuo con la saga del Giornale di ieri, con l'intervista a Dijana Pavlovic
"Le paure degli italiani non vanno fomentate. In questi giorni si sono moltiplicate voci su un'ipotetica invasione di neocomunitari bulgari e romeni portatori di criminalità. La paura è legata soprattutto ai rom. Dipenderà molto da come il Comune gestirà la politica sociale". Dijana Pavlovic, una bella e giovane rom che da otto anni vive a Milano. Attrice di teatro e stimata mediatrice culturale, collabora con l'Associazione Opera Nomadi. Nel 2006 si è candidata al Consiglio comunale nella lista Uniti con Dario Fo per Milano: "Non sono stata eletta - sostiene - ma è stata una bella sfida". Lei non rappresenta esattamente l'immagine che si ha dei rom: è elegante, colta, impegnata.
"Fin da piccola dovevo dimostrare di valere. Sono nata nel 1976 a Vrnjacka Banja, un paese al centro della Serbia. Mia madre appartiene all'antico gruppo etnico dei kalderas, noti per la lavorazione del ferro; mio padre è un tipico rom serbo stanziale da generazioni. Lui faceva il magazziniere e lei l'operaia nonostante una laurea in elettronica. Ai tempi di Tito tutti avevano il diritto allo studio. Io ero l'unica rom della scuola. Sono venuta a conoscenza della mia origine grazie a una compagna di classe che mi ha detto "Oggi tu hai avuto il voto più alto, ma resti una zingara". Ne fui turbata ma mia madre mi rassicurò: "C'è una cosa peggiore di esser zingari: essere maleducati Dopo il liceo scientifico mi sono laureata all'Accademia di Arte drammatica a Belgrado".
- Cosa ricorda di quel periodo?
"Erano gli anni subito dopo la dissoluzione della ex Jugoslavia. Militavo nel partito democratico contro Milosevic. Era un periodo terribile: i bombardamenti a Belgrado nel '99, mio padre chiamato al fronte e un senso d'impotenza. A quei tempi ero già in Italia. Nel '97 avevo conosciuto un attore milanese durante un festival in Montenegro. Ci siamo sposati nel '99 e l'ho seguito a Milano. Un sogno ma anche molta amarezza".
"Ero lacerato tra la preoccupazione per la mia famiglia e la volontà di rimanere in Italia. Ho superato prima l'ostacolo della lingua per poter lavorare come attrice. Ho recitato per la Rai nella fiction "La squadra" e in varie produzioni teatrali, tra cui all'Elfo e al Parenti. Senza abbandonare l'impegno sociale".
- A proposito del campo Triboniano?
In seguito all'incendio del 2006 c'è stato l'ennesimo dibattito. Non era difficile prevedere quali conseguenze avrebbe provocato raggruppare nei 3000 metri quadri di un parcheggio 500 persone con solo 8 bagni chimici, senza luce, acqua e gas, per poi abbandonarle per mesi dicendo che si trattava di una soluzione temporanea e aspettando che scoppiasse qualche altro incendio o fatto di cronaca nera per riparlarne".
- Quali sarebbero le soluzioni?
"La questione non va affrontata né con il razzismo né con un buonismo inconcludente. No va poi fomentato il panico tra i cittadini al fine di mantenere i propri voti. Ovunque ci siano stati tentativi seri di integrazione la risposta è stata positiva. E' accaduto con le Cooperative rom che lavorano e pagano le tasse e con il progetto di mediazione culturale nelle scuole elementari (18 mediatrici rom) che ha fatto triplicare il numero dei bambini che vanno a scuola (500). Questa è la strada da seguire. Lasciando che le forze dell'ordine svolgano il loro lavoro con i delinquenti rom esattamente come con i delinquenti di ogni razza, fede e colore".
di Marina Gersony
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