Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Sucar Drom (del 29/04/2007 @ 10:06:49, in blog, visitato 2741 volte)
Vicenza, restituire il 25 aprile ai Sinti e ai Rom!
Non è bastato al popolo Rom/Sinto lo sterminio di oltre 500.000 persone per
poter entrare nella memoria storica europea e nazionale. Non sono bastate le
migliaia di internati nei campi del Duce e deportati nei lager dell’Est per
restituire loro il diritto a una qualunque forma di risarcimento sociale e
culturale, a cominciare dal riconoscimento del loro status di persone, come di
una tutela legisl...
Roma,
eletti i rappresentanti italiani all'ERTF
Si sono svolti ieri a Roma sotto la supervisione internazionale di Rudko
Kawczynski e Istvan Forgas dell' European Roma and Traveller Forum (ERTF) le
elezioni dei due rappresentanti italiani e i loro sei sostituti che mancavano
nell'organismo che rappresenta la popolazioni Rom e Sinte al Consiglio d'...
Chianciano (CH), dichiarazione di Santino Spinelli
Santino Spinelli, Presidente dell'Associazione Them Romano, a poche ore
dall'elezione dei rappresentanti italiani all'Ertf ha inviato il seguente
comunicato che riportiamo integralmente.
A tutte le associazioni di Rom e Sinti e non e a tutti coloro che operano nel
settore rivolgo come neoeletto rappresentante italiano del European Roma and
Traveller Forum, l'organismo che rappresenta la po...
Firenze, al via la 36ª Giornata Internazionale del popolo Rom
Un giorno dedicato ai diritti e al rispetto della diversità culturale di Rom e
di Sinti. Arci Toscana e Arci Firenze, Associazione Amalipe Romano, Telefono
Azzurrorosa e Assessorato all’Accoglienza e all’integrazione del Comune di
Firenze in occasione della 36ª giornata internazionale dei Rom e dei Sinti
organizzano: immaginare il f...
Città
del Vaticano, a settembre l'incontro mondiale dei consacrati rom e sinti
Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha
convocato per il prossimo settembre il Primo Convegno Mondiale dei Sacerdoti,
Diaconi e Religiosi/Religiose Rom e Sinti.
A rivelarlo è stato l’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario di questo
Pontificio Consiglio, intervenendo al Seminario Regionale del CELAM (per i Paesi
del Sud-America) sulla pastorale dell’it...
Roma,
presentata la cooperativa Baxtalo Drom
Giovedì 19 aprile in Campidoglio, nella Sala degli Arazzi a Roma, si è tenuta la
Conferenza Stampa di Raffaela Milano Assessore alle Politiche Sociali Comune di
Roma e Franco Alvaro Direttore V° Dipartimento Comune di Roma per la
presentazione del primo contratto di lavoro per le donne rom e Sinte di Roma nel
laboratorio di lavanderia, stireria e piccole riparazioni sartoriali.
Si chiama B...
Trento,
il comune cerca delle soluzioni per i rom senza casa
Il Comune si avvicina ai rom accampati in via Vittime delle Foibe, in un’area
privata adiacente all’ex Sloi. Una “baraccopoli”, composta da un’ottantina di
emarginati, che presenta problemi sanitari, sociali e di ordine pubblico.
L'undici aprile, il sindaco Alberto Pacher (in foto) ha convocato un tavolo
tecnico, a Palazzo Geremia, per individuare la soluzione adeguata sia per i
residenti ...
Mestre,
il "campo nomadi" di via Vallenari
Sono circa 140 persone, di cui circa 70 sono bambini. Tanti "circa" perchè è
difficile calcolare il numero di residenti in un "campo nomadi" come quello di
via Vallenari, a Mestre, l'unico ufficializzato di tutta la provincia.
I primi arrivarono negli anni '60 e ormai da generazioni vivono lì, sono
veneziani e italiani a tutti gli effetti. La Curia allora cedette quel te...
Schio
(VI), "pringiarasmi" dialoghi di conoscenza con le minoranze sinte
Oggi a Schio (VI) si terrà la giornata "pringiarasmi, dialoghi di conoscenza con
le minoranze sinte", organizzata dal Circolo Operaio Di Magre', Comitato
Genitori Della Scuola Di Marano Vicentino Cooperativa Culturale Cinema Campana,
Consulta Dei Migranti Di Marano Vicentino, Giovani Comunisti Mararock, Sucar
Drom e Rifondazione Comuni...
Di Fabrizio (del 28/04/2007 @ 10:26:17, in Italia, visitato 2505 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi
(immagine da Facce del 25 aprile)
CON NOI NON SI PARLA credo sia il centro di questa nuova edizione 2007 del volantino che Aven Amentza ha distribuito al corteo milanese del 25 Aprile di quest’anno. Ma, purtroppo, anche di una più generale situazione dei rapporti che in Italia NON s’intrattengono con Rom e Sinti: con loro non si parla!. Specialmente da parte delle pubbliche autorità. Fanno eccezione, speriamo duratura, quanto coraggioso ne è stato l’inizio, la storica visita del ministro Amato, lo scorso ferragosto, in un campo rom (scusate l’inevitabile bisticcio di parole, che tanto nessuno lo capisce) di Roma: non per sgomberare o arrestare, che un ministro non si scomoderebbe, ma per "vedere", e –appunto- parlare. E l’inserimento di Bruno Morelli, colto, e laureato perfino, Rom abruzzese, nel Comitato nazionale contro il razzismo e l’antisemitismo (verrà poi, speriamo, anche l’antiziganismo). E il progetto di legge in costruzione per la tutela delle popolazioni rom e sinte, a recuperare la vergognosa esclusione per alzata di mano dalla legge (brutta e inefficace) di tutela delle minoranze (?) del 1999. A queste cose risponde la costituzione del Coordinamento Nazionale Rom e Sinti, che ha preso vita a Mantova nei mesi scorsi. Così gl’interlocutori, finalmente, ci sono: e si parlino, finalmente. Quest’anno la partecipazione di Rom e Sinti alla manifestazione è stata per la prima volta, verrebbe da dire, massiccia: cinquanta o sessanta i presenti –uomini, donne, giovani- provenienti da diversi ‘campi’, abruzzesi (Zama) e romeni (San Dionigi, Triboniano) e bosniaci (Triboniano): una festa nella festa. Con musicisti e balli improvvisati. È il frutto di un lungo lavoro di anni, di Opera Nomadi nel passato, di Aven Amentza nel periodo più recente, ma anche della nascita di una sorta di coordinamento, partito dalla Lista Dario Fo delle ultime elezioni municipali milanesi. Ma soprattutto dell’impegno di due donne, Dijana Pavlovic, romnì serba, attrice di teatro e rom cabaret, già candidata della stessa lista nelle stesse elezioni, e di Lavinia (faccio i cognomi solo se autorizzato), mediatrice culturale romena, che hanno saputo parlare e spiegare e convincere. Nulla di scontato: come far intendere a Rom e Sinti italiani, sempre da tutto esclusi, che il 25 Aprile li riguarda, e a romeni e bosniaci che il 25 Aprile è una festa di popolo in cui tutti possono parlare del passato e del presente? e presentarsi senza timore, anche se tra la sorpresa dei moltissimi che non sanno, ma sono indotti a giudicare dal pregiudizio. Si dice da noi ‘se son rose, fioriranno’. Nonostante la strana primavera di quest’anno, o proprio per questo, conviene sperare. 26 aprile 2007 Ernesto Rossi, per l’associazione Aven Amentza – Unione Rom e Sinti
Di Fabrizio (del 28/04/2007 @ 09:56:15, in scuola, visitato 2885 volte)
Da
Mundo_Gitano
Córdoba
Per la prima volta, le famiglie gitane ricevono educazione formale
Provengono da diversi quartieri della città ed hanno tra i 10 e i 65 anni.
Impareranno a leggere e scrivere attraverso un'iniziativa dell'OnG Amor por los
Marginados y Olvidados (AMO), e potranno anche insegnare il loro idioma
originario ai cordobesi che lo desiderano. Le classi si troveranno due volte la
settimana nel barrio Villa El Libertador, nella casa della famiglia Traico, una
delle più tradizionali di Córdoba.
Yanina Soria ysoria@lmcordoba. com.ar
La lavagna, i gessi, i quaderni, le matite e la maestra. E' tutto pronto.
Arrivano poco a poco nella piccola scuola improvvisata in casa della
famiglia Traico a Villa El Libertador.
Anche se provengono da quartieri distinti della città di Córdoba e hanno tra
i 10 e i 65 anni, tutti perseguono lo stesso obiettivo: imparare a leggere e
scrivere in castigliano.
Qualcuno è agitato e ha molte aspettative, alle 15 in punto si siedono
davanti alla lavagna per iniziare la classe che durerà due ore.
Con volontà e pazienza la maestra inizia con le basi: l'abbecedario ed i
numeri. Pochi minuti dopo, dall'altro lato della sala, Claudia di 51 anni, non
può evitare di sentirsi emozionata di mostrare alla sua "signorina" - così viene
chiamata la docente - che riuscì a scrivere il suo nome da sola.
Si tratta di un'esperienza unica per la comunità gitana di Córdoba, per la
prima volta distinte generazioni hanno avuto accesso al sistema educativo.
Per anni le famiglie gitane tradizionaliste hanno considerato la scuola un
buono strumento, ma non imprescindibile per il futuro dei loro figli.
Storicamente, si intendeva la scuola come totalmente aliena dai valori gitani
tradizionali e, nel contempo, non trovava fiducia nella sua funzionalità.
Ora per iniziativa dell'OnG Amor por los Marginados y Olvidados (AMO) e di
fronte all'interesse manifestato dagli stessi membri della comunità, i gitani
potranno alfabetizzarsi, senza distinzione per l'età o il sesso. Il progetto
messo in moto giovedì scorso, è avallato da un programma del Ministero
dell'Educazione e si basa sullo scambio culturale, per cui oltre che imparare il
castigliano, potranno insegnare l'ungherese - la loro lingua d'origine - ai
cordobesi che lo desiderano.
"Per questa comunità, il fatto che i loro bambini apprendano e che le donne
possano uscire dalle loro case per assistere alle classi, è qualcosa di molto
importante perché rompe con la tradizione che le ha sempre relegate in casa. Il
non sapere leggere e scrivere è per loro un grande svantaggio, di fronte ad una
società che si basa sulla preminenza del linguaggio scritto", dice Lita Hobre,
titolare di AMO.
Un cambio per l'integrazione
Nella comunità gitana, da vari anni, si registrano dei cambiamenti come parte
di un processo di adattamento alla società cordobese attuale. L'educazione è una
delle aree dove maggiormente si sentono queste trasformazioni.
"Non sono mai a scuola, perché i miei genitori non ci credevano. I miei figli
hanno frequentato solo per pochi anni. Ora, sentiamo tutti la necessità di
imparare e mi sento felice che possiamo studiare assieme, accompagnati dai
gitani di altri punti della città. Così potrò leggere libri e soprattutto,
scrivere la mia storia", ha detto Mónica Traico, la padrona di casa.
Gli adulti non hanno mai frequentato la scuola, i bambini lo hanno fatto sino
ai 10/11 anni. Soprattutto per le donne questa è una vera sfida, un "passo verso
il progresso del popolo gitano".
Vestita nel costume tradizionale e col foulard che caratterizza le donne
sposate, la donna ha aggiunto che molti e diversi fattori incisero negli anni,
riguardo al cambio di mentalità sull'istruzione.
Alcuni degli aspetti che esemplificano l'accelerata trasformazione sono il
passare dalla vita nelle tende a quella nelle case, e con ciò l'accesso ai
servizi pubblici come l'acqua, il gas e l'energia elettrica, la convivenza
vicinale con chi non appartiene alla comunità, la stabilità nel quartiere e
l'accesso alla salute pubblica.
Un'altra meta raggiunta ottenuta da queste nuove strutture sociali è stato il
contatto con individui alieni al loro popolo, mentre prima era una cosa
considerata rischiosa per la possibile perdita di identità che ciò implicava.
Donne, lavoro e tradizione
Così come gli uomini della comunità si dedicano esclusivamente ad attività
come il commercio e la compravendita di veicoli, anche le donne hanno un ruolo
definito che le lega alla gestione della casa.
"Noi siamo incaricate di tutto ciò che ha a che vedere con la casa: il pasto,
la pulizia, e naturalmente i figli. Possiamo uscire per la spesa, però alle otto
(di sera) dobbiamo essere a casa", spiega Mónica Traico, membro di una delle
famiglie gitane di Córdoba più tradizionaliste.
Senza dubbio, col proposito di rompere con gli stereotipi ed ottenere
un'uscita lavorale, le gitane di Córdoba assieme alla AMO sviluppano un progetto
micro-imprenditoriale.
"Si tratta di un progetto verso l'inclusione sociale sostenibile [...]. E' un
passo verso l'ingresso formale della donna gitana nel mondo del lavoro" dice Carlos Camargo,
membro dell'associazione.
Tramite questa iniziativa, le gitane potranno disegnare e confezionare
vestiti ad un prezzo più basso di quello dei negozi di moda.
"Inizieremo con alcune macchine da cucina, che ci stanno insegnando ad
adoperare. Poi al posto di portare i modelli dalla modista, lo realizzeremo noi
stesse in casa. [...] Ci costeranno la metà", dice Rosa Traico, che condivide la
casa di Villa El Libertador con nuove persone, tra cui tutta la famiglia di suo
fratello.
Così il micro-impiego significa una forma degna di affrontare la
discriminazione.
Per Monica "Le donne che uscirono in strada a cercare lavoro, non trovarono
niente. Vedono come sei vestita e ti ricacciano. Questo progetto significa una
sfida e un buon veicolo di inserimento".
Ricevo da Antun Blazevic
Dall'incontro di un gruppo di Rom, appassionati di musica e teatro, nasce la necessità di mettere insieme questi interessi comuni, per dare vita ad un originale soggetto culturale, capace di proporre uno spettacolo teatrale, in cui gli unici protagonisti siano soltanto Rom. La cultura e le tradizioni del popolo Rom si esprimono per lo più attraverso la musica e i racconti orali. Non esiste praticamente niente di scritto, né musica, né letteratura, né altre espressioni artistiche, che quindi si tramandano tra le generazioni solo con le parole e l'insegnamento pratico. L'evolversi degli stili di vita, l'abbandono pressoché totale del nomadismo, la necessità di inserirsi nel tessuto sociale urbano soprattutto da parte dei giovani, rischiano di far disperdere un patrimonio culturale dalle radici antichissime, o di renderlo preda della modernizzazione, stravolgendone l'identità. Da tempo si assiste, nel mondo degli appassionati dello spettacolo, ad una tendenza (che si sta trasformando in moda) verso la musica e la cultura Rom, prevalentemente d'origine balcanica. A questo evidente entusiasmo non si accompagna però, da parte degli spettatori, un altrettanto evidente bisogno di conoscere da che cosa e da chi lo spettacolo trae le sue origini: molti "intenditori" si fermano alle musiche di Goran Bregovic o ai film di Emir Kusturica, e niente invece sanno delle vere radici della storia dei "gitani", né delle loro attuali condizioni di vita nelle aree cittadine. Lo spettacolo che intendiamo mettere in scena vuole proporre un nuovo approccio del pubblico verso la cultura Rom. Sul palco si alternano un unico attore e i musicisti, accompagnati, in alcune occasioni, da danzatrici. I brani recitati dall' attore Antun Blazevic (meglio noto come "Toni Zingaro", che ne è anche l'autore), raccontano storie di vita, in prosa e in poesia, del popolo Rom, con accenti che vanno dall'ironico al drammatico. I pezzi musicali, risalenti alle tradizioni balcaniche, sono rielaborati in modo originale dalla "band" Gipsy Balcan, e accompagnano la voce narrante, adattando la musica al racconto. Il nostro spettacolo si intitola "Ricordi". Sono i ricordi di un'epoca che pare tanto lontana, ma che invece è ieri, sono i ricordi dei vecchi, che non vogliono che i giovani dimentichino le loro origini, sono i ricordi di un mondo che appare all'esterno in modo troppo spesso negativo o solo folkloristico, mentre invece vive ancora oggi in uno stato di segregazione sociale, che di folkloristico ha molto poco. Probabilmente il nostro è finora l'unico tentativo, in Italia, di ideare e portare in scena uno spettacolo interamente progettato ed interpretato solo da Rom. Crediamo fortemente nel teatro come forma di diretto coinvolgimento del pubblico rispetto a ciò che viene rappresentato: questo tipo di comunicazione, a metà strada tra il messaggio sociale e il divertimento, può costituire una vera novità nel promuovere il dialogo e la comprensione tra diversi modelli di vita, tracciando un nuovo percorso verso una reciproca, reale conoscenza tra Rom e "gagè". I COMPONENTI DI "DROMOMANIA": - Antun Blazevic ("Toni Zingaro"), attore e autore del soggetto e dei testi, - Marian S. Cinbalo - Albert M. Fisarmonica - Mariano M. Violino - Petrica H. Contrabbasso - Sorian D. Clarinetto Sassofono Flauto Budget del gruppo € 1000.oo (comprese le spese di viaggio) Contatti: Antun Blazevic (Toni): 3400824785 (dopo le 20.30) Marian Serban 3283760571 (tutto giorno) tonizingaro@hotmail.it
Di Fabrizio (del 26/04/2007 @ 09:37:43, in scuola, visitato 2925 volte)
- progetto di attività didattica e animativa rivolta ai bambini del campo
rom di via Triboniano a Milano
- intervento volto a contrastare la dispersione scolastica
Il campo di via Triboniano:
Si trova nella zona 8 di Milano. Dal 1999 sono iniziati degli insediamenti di
Rom provenienti dalla Romania e a novembre del 2001 c'è stato il riconoscimento
come campo comunale. Oltre ai Rom rumeni si sono aggiunti Rom provenienti dalla
Bosnia Erzegovina.
I soggetti proponenti:
Associazione Oltre il campo, in collaborazione con l'associazione Aven
Amentza - Unione Rom e Sinti
Motivazioni:
Tra i portatori di diverse culture, i meno integrati nella società italiana
sono senza dubbio gli appartenenti al popolo Rom. Una delle cause che
maggiormente contribuisce all'esclusione dei Rom dalla società maggioritaria è
la scarsa scolarizzazione e l'alta percentuale di abbandono scolastico, tanto
che essi spesso non possono ottenere permessi e licenze necessari all'avvio di
attività commerciali a causa della mancanza dei titoli di studio obbligatori.
Se ciò è vero per i Rom italiani, la situazione si complica ulteriormente per
i Rom provenienti da altri stati, perché alle difficoltà già riscontrate si
aggiungono le barriere linguistiche.
La situazione di disagio ed emarginazione si riflette in primo luogo sui
bambini, costantemente esclusi dal mondo col quale entrano in contatto, tramite
la televisione e i racconti dei compagni a scuola, ma che nella realtà è loro
negato, obbligandoli a restare ai margini..
Il disagio più grande cui i bambini sono sottoposti è legato all'istruzione.
Ci siamo interrogati sul loro rapporto con la scuola, sull'attrazione che questa
riesce ad esercitare, sulle prospettive che offre e sulle reali capacità che
essa ha di accogliere.
Troppo spesso le strutture scolastiche sono inadeguate per comprendere i
bisogni di bambini abituati a confrontarsi quotidianamente con l'emarginazione,
la povertà, la violenza. A causa della mancanza di strumenti necessari per
rapportarsi a bambini provenienti da culture diverse dalla nostra. Vorremmo
quindi sopperire in parte a questa mancanza procurando noi per gli insegnanti
bibliografie, dispense e libri scolastici usati in Romania e in Bosnia. Questo
per sopperire in parte anche alla perdita della cultura d'origine dei bambini,
che vivono la condizione dell'emigrante, nell'incertezza della loro permanenza
in Italia.
Obiettivo generale:
Interazione con la cultura maggioritaria ed espressività.
Strategia di intervento:
Considerando la diversità come un arricchimento e questo progetto come una
possibilità di scambio e di avvicinamento reciproco vogliamo coinvolgere altre
persone integrando una diversità che la nostra società, così diversa dalla loro,
fatica ad accettare e non vive come una ricchezza ma come una minaccia ai propri
valori e stili di vita.
Doposcuola: risulta indispensabile intervenire sui bambini del campo
di via Triboniano, tutti stranieri, che in massima parte frequentano le scuole
pubbliche presenti sul territorio, fornendo un supporto didattico per
l'apprendimento della lingua italiana, lo svolgimento dei compiti assegnati a
scuola ed il ripasso degli argomenti che presentano maggiori difficoltà.
Per realizzare questo riteniamo utile strutturare un luogo di incontro e di
attività che li stimoli ad esprimersi e a sfogare tutta la loro creatività,
esternare i loro sogni, desideri, problemi, mettersi in gioco in prima persona
attraverso laboratori ed attività espressive. Presupposto fondamentale è proprio
quello di coinvolgere i bambini rendendoli protagonisti assoluti.
Queste idee sono finalizzate alla crescita della motivazione nello studio, al
piacere di costruire qualcosa insieme agli altri, al sostegno delle proprie
capacità relazionali, all'abbattimento delle inibizioni e all'abitudine
progressiva allo studio impegnativo.
L'attività espressiva, nel momento stesso in cui riesce a "far star bene"
l'individuo, è fonte di benessere, sia a livello individuale che collettivo.
Risulta pertanto essere la migliore prevenzione del disagio.
Animazione: gioco come mezzo per imparare a rapportarsi, a creare
qualcosa insieme, sottostando a regole uguali per tutti, deve per vincere è
necessario lo sforzo e la collaborazione di ogni singolo individuo, dove ognuno
abbia un proprio ruolo.
Le "regole del gioco" implicano consapevolezza non solo delle regole a cui
sottostare ma anche dei diritti che ci competono.
Potenziare la dimensione del gruppo inteso come risorsa per la crescita
personale, per il sostegno reciproco e per la valorizzazione delle capacità
individuali, nella realizzazione di un risultato comune.
Conclusione:
Per far prendere coscienza anche ad altri di questi nostri scomodi "vicini di
casa" verrà allestita una mostra fotografica sulle attività al campo, dove
saranno esposti anche lavori dai bambini, notizie ed informazioni sulla cultura
rom.
Inoltre si prevede la distribuzione di materiale informativo e
l'organizzazione di incontri di conoscenza.
www.iorom.altervista.org
AAA Cercasi:
animatori, giocolieri, clown
e chiunque abbia voglia di aiutarci ad organizzare dei
pomeriggi di gioco con i bambini del campo rom di via Triboniano a Milano
iorom@libero.it
Di Fabrizio (del 25/04/2007 @ 10:10:58, in media, visitato 3128 volte)
La prima notizia riportata sul corriere della sera online
di oggi. Naturalmente prima di ogni altra cosa, viene detto che l'ubriaco al
volante è un Rom. Come se fosse quella la causa dell'incidente...
Claudia
La strage su una strada di Appignano, in provincia di Ascoli Piceno
Rom ubriaco falcia con un furgone 4 giovani I ragazzi, investiti, tutti
minorenni, sono morti. L'investitore è stato arrestato ed è piantonato in
ospedale dalla polizia
APPIGNANO (Ascoli Piceno) - Un giovane Rom, di 22 anni, di cui non è stato reso
noto il nome, alla guida di un furgone ha falciato la notte scorsa cinque
ragazzi in motorino: quattro sono morti mentre uno è stato operato e si trova in
ospedale in gravi condizioni. L'incidente è avvenuto intorno a mezzanotte su una
strada nei pressi di Appignano (Ascoli Piceno). L'investitore, completamente
ubriaco, è stato arrestato. I ragazzi,tutti tra i 16 e i 18 anni, erano andati
insieme a prendere un gelato, quando il furgone è piombato su di loro. È stata
una strage.
ARRESTATO E PIANTONATO IN OSPEDALE - Il Rom si trova ora piantonato in ospedale
a Ascoli Piceno, dove è stato ricoverato per le lesioni riportate a sua volta
nell'incidente. Vive in un accampamento da sempre al centro di polemiche nella
cittadina perché considerato incompatibile con la comunità locale. Sulla vicenda
indagano i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore di Ascoli Piceno
Carmine Pirozzoli.
24 aprile 2007
Di Fabrizio (del 24/04/2007 @ 09:53:33, in Europa, visitato 2372 volte)
Da
Baltic_Roma
Lo scorso marzo è stato lanciato un sito web del Centro Sviluppo della
Cultura Rom. Il sito www.Romi.lv,
il primo nei paesi baltici, riporta notizie sulla comunità Rom, ed informazioni
sulla storia, le tradizioni ed informazioni sui Rom in Lettonia, una
popolazione di 8.152 all'inizio del 2006, secondo l'Istituto Centrale di
Statistica. Le notizie sono disponibili in lettone, russo ed inglese. Il sito è
stato finanziato dall'Ambasciata Britannica e dal Segretariato Assegnazioni
Speciali del Ministero per l'Integrazione Sociale.
La storia di Taro Debar, sinto partigiano.
Io ero (sono stato) tra i gagé fin da bambino. Il mio povero papa e la mia
povera mamma morirono quando avevo quattro anni. Mi misero in mezzo alle suore
ed ai preti; là feci le scuole. Rimasi fino quattordici anni con le suore e con
i preti.
(Me ne) andai dopo un po' di tempo, avevo gia' sedici anni, andai a lavorare con
(presso) dei signori del paese. Non avevo ancora diciotto anni, arrivarono la
tre o quatto signori.
Vennero dal mio padrone e mi dicevano: "Abbiamo bisogno di te". Ed io dissi
(risposi): "per cosa avete bisogno di me?" "Cerchiamo un ragazzo svelto che
passi in mezzo ai tedeschi e che vada sulle montagne dove si trovano i
. [...]
Il testo completo in originale su
O Vurdon (segue la
versione in Sinto di Bella Ciao)
Di Sucar Drom (del 22/04/2007 @ 10:23:17, in blog, visitato 2102 volte)
Vicenza, comunicato stampa dell'Opera Nomadi
La Sezione Locale dell'Opera Nomadi ha inviato al Direttore de Il Giornale di
Vicenza un comunicato stampa per precisare alcune delle dichiarazioni anonime
rilasciate da alcuni Sinti, durante la manifestazione di Azione Sociale e Forza
Nuova. Di seguito il comunicato
Opera Nomadi di Vicenza Le chiede di pubblicare le seguenti precisazioni in
ordine alle dichiarazioni anonime rilasciate a...
Roma,
prime sette condanne per i "fiori nel fango"
Si scambiavano i bambini tra loro e talvolta organizzavano festini privati in
appartamenti, dove i ragazzini erano sottoposti a violenze. Per questo
quindici persone, tra rumeni e italiani, si sono trovati a rispondere, davanti
al gup di Roma Andrea Vardaro, di associazione per delinquere, violenza sessuale
nei confronti di minorenni e sfruttamento della prostituzione.
Sette imputati hanno ...
Modena,
un nuovo "campo nomadi" in una zona inquinata
L’area di strada per Saliceto Buzzalino a Lesignana, scelta dal Comune per una
delle microaree per i Sinti Italiani, desta perplessità sia sul piano del
rispetto nei confronti della comunità sinta che su quello ambientale. Per questo
nasce l’invito al Comune a scegliere un’area diversa.
A suonare quello che definisce un ...
Sostieni anche tu, il 5 per mille per un progetto dell’Opera Nomadi di Mantova
Quest’anno c'è un modo molto semplice per sostenere l’Ente Morale Opera Nomadi
Sezione di Mantova. La nuova Legge Finanziaria ha infatti confermato la
possibilità per le persone fisiche di destinare agli enti no profit il 5 per
mille dell'imposta sul reddito. Basta una vostra firma sulla denuncia dei
redditi: sostenere un nostro progetto non è mai stato così semplice.
Per il 2007 vi proponi...
Roma,
il giorno dell'amnesia
Milka ha 85 anni. Ieri (4 aprile 2007), al "campo nomadi" di Testaccio, il Campo
Boario, davanti al balletto dei vigili urbani, davanti ai gipponi e alle volanti
della polizia venuti per sgomberare novanta famiglie, per ripulire dal disordine
e dare spazio al decoro urbano, si è sentita male.
L'hanno portata in ospedale per consolarla di aver perso l'ultima casa, per
rincuorarla di non ave...
Torino,
sgomberato all'alba il campo di emergenza freddo di via Basse di Stura
Da notizie radio sembra che questa mattina all'alba sia stato sgomberato
l'insediamento di emergenza freddo di via Basse di Stura. Non si hanno notizie
di dove siano stati portati i circa 170 Rom Rumeni presenti.
La sezione locale dell'Opera Nomadi, in una dichiarazione radio, chiede alla
Prefettura di Torino di conoscere il luogo dove sono state condotte le famiglie
rom. Fino a questo mom...
Sostieni anche tu, il 5 per mille per il Comitato Rom e Sinti Insieme
Quest’anno c'è un modo molto semplice per sostenere l’Associazione Sucar Drom.
La nuova Legge Finanziaria ha infatti confermato la possibilità per le persone
fisiche di destinare agli enti no profit il 5 per mille dell'imposta sul
reddito. Basta una vostra firma sulla denuncia dei redditi: sostenere un nostro
progetto non è mai stato così semplice.
Per il 2007 vi proponiamo di sostenere, at...
Di Fabrizio (del 22/04/2007 @ 09:33:10, in Europa, visitato 2352 volte)
Da
Les
Rroms acteurs
I Rrom francesi voteranno per una gadji o per un gadjo ?
In I Rom e le autorità
Par Courthiade, professeur de langue et civilisation rromani à l'INALCO
(Paris)
La popolazione dei Rroms in Francia è vicina ad un mezzo milione di persone,
per lo più cittadini francesi (essendo gli altri percepiti come Jugoslavi, Greci
o Turchi venuti a portare la loro forza di lavoro dopo la guerra). Circa il 20%
soltanto di questa popolazione ha un modo di vita mobile, che riguarda
soltanto cittadini francesi. Questo tasso è cinque volte più elevato che a
livello europeo (4% il modo di vita mobile sui 10 a 12 milioni dei Rroms
dell'Europa). Tale elettorato non è dunque trascurabile. Tuttavia, tanto in
occasione della presente campagna elettorale che delle precedenti, nessun
candidato ha girato gli occhi verso questo giacimento di voce. Dimenticanza?
Certamente no, poiché il collettivo Romeurope ha indirizzato a tutti gli attuali
candidati una posta che riguarda questa popolazione e solo due QG (UDF e PS)
hanno risposto con delle banalità.
Come un Rrom francese può allora sentirsi implicato nel dibattito che scuote
il loro paese? E per contro, perché dire due parole sensate al questo riguardo è
considerato dai candidati come un rischio di perdere migliaia di elettori?
Poiché è proprio là ciò che temono i candidati: l'alleanza che uccide...
E questo timore viene per il fatto che i Rroms non sono percepiti per ciò che
sono, cioè semplicemente un popolo che è stato deportato dall'India del nord
(Media Valle del Gange, oggi Uttar Pradesh) in Afghanistan nell'XI secolo,
quindi venduti come schiavi in Iran orientale (Khorassan) prima di seguire i
loro padroni ed i conquistatori seldjoukides (i primi "turchi") per andare verso
Baghdad e l'Asia Minore dove stabilirono il sultanato di Konya. Di là proseguono
la loro progressione un po'ovunque in Europa (che arriva a Parigi nel 1427) e
fanno da parte del popolo europeo, con la loro lingua, la loro cultura, i loro
valori e la loro visione del mondo. Da secoli questo popolo contribuisce come
gli altri popoli ai progressi del nostro continente. E tuttavia, non è come un
popolo che i Rroms sono visti. Sono considerati sia come un clan che una classe
sociale problematici, sia come migranti eterni, figli del vento o nomadi
impenitenti, "Gens du Voyage" in termine politicamente corretto, indesiderabile
per discorso franco. Ma che ciò non tenga, i problemi che sono presunti portare
ripartiranno con loro molto così rapidamente - da cui questa predilezione delle
autorità per considerare Rroms come viaggiatori di cui ci si può facilmente
sbarazzare, tanto più facilmente che la maggior parte ignorano i loro diritti.
È questo malinteso che è la forma più recente di discriminazione,
condannandoli a "soluzioni dette sociali" che non soltanto non risolvono detti i
problemi sociali, ma hanno piuttosto tendenza a crearli ed iscriverli in un
circolo vizioso.
Rroms, Mânouches, Gitans: quale parola scegliere?
Le tre parole sono giuste e ciascuna designa uno dei grandi rami del popolo
rrom: i "Rroms" per circa 85% che vivono in Europa dell'Est e nei Balcani, "Gitans"
(o "Kalés") un milione che vive in Spagna ed in parte in Francia e "Mânouches"
(o "Sintés") per circa 5% restante hanno vissuto molto a lungo nelle regioni di
lingua tedesca ed in Italia del nord. La sola complicazione è che "Rrom" è usato
per designare tutti i tre rami dei Rroms dell'Est e che Kalés (o Gitans) designa
anche tutto l'insieme in quella dei Gitani.
Per contro la parola "tsigane" designava inizialmente una setta bizantina che
era già scomparsa al momento dell'arrivo dello Rroms, tanto che la gente del
popolo ha riutilizzato questo vecchio nome per designare sia i Rroms, sia gli
altri gruppi più o meno a caso. La parola "zingaro", che è un insulto in
numerose lingue, è dunque da evitare al di fuori del settore della musica.
Secoli di persecuzione
È il ritornello un po' riduttivo che si trova con di tutti coloro che per una
ragione o un'altra fanno professione di intenerire il lettore utilizzando la
compassione, che è praticamente diventata una merce nella società attuale. Ed è
vero che le persecuzioni riguardo ai Rroms in Europa hanno raggiunto dimensioni
inaudite: esecuzioni barbare, mutilazioni, espulsione o altre punizioni
effettuate per la sola mancanza di essere nato Rrom - tutto ciò non è nulla
accanto al genocidio di 600.000 Rroms, Sintés e Kalés, perpetrato dai nazisti e
dai governi che li ammiravano. Su queste persecuzioni, si trovano pubblicazioni
molto abbondanti, ma che ahimè si limitano in generale ai casi più visibili e
tacciono sulle persecuzioni "umane", mascherate da pseudo-beneficenza, il
paternalismo, la corruzione ecc....
Interazione economica dei Rroms nella storia
Tuttavia ci sono stati molti casi di intelligenza tra Rroms e popolazioni
locali nelle regioni dove questi erano stabiliti. In generale in Asia minore e
nei Balcani i Rroms sono considerati per avere portato tecniche nuove nel lavoro
dei metalli, tecniche che hanno fatto avanzare in particolare l'agricoltura
locale.
In alcuni casi, il loro contributo è stato decisivo nonostante loro, poiché
il professore Ian Hancock (Univ. di Austin in Texas) ritiene che è la riduzione
in schiavitù - dunque in forza di lavoro massiva ed economica, di tutti i Rroms
penetrati in Moldavia e Munténie (è nel sud della Romania d'oggi) che ha
permesso a questi principati di esistere come tali nonostante il disastro
economico nel quale le orme ottomane e la corruzione asfissiante questi due
paesi ed i loro popoli. I Rroms vi esercitavano come schiavi le professioni più
diverse: manovali, boscaioli, muratori, musicisti, minatori, ma anche segretari
e ragionieri! L'abolizione della schiavitù dei Rroms nel 1855-56 e la riunione
di questi due principati segneranno la creazione della Romania d'oggi.
In numerosi altri paesi i Rroms ha costituito una mano d'opera stagionale
stimata: Grecia, Francia (Poitou - in particolare nelle culture "maraîchères",
Alsazia), Spagna ma anche nei paesi comunisti. I loro regimi facilitavano spesso
l'esodo rurale verso i bacini industriali tanto che le braccia dei Rroms si
rivelavano utili per garantire i lavori dei campi. Infatti, il Rroms è capace di
dispiegare su alcune settimane un'energia considerevole al lavoro quando la
stagione, la clientela o diversi imperativi lo esigono - questo prima di
usufruire del guadagno acquisito. Questo tipo di flessibilità, motivata da un
risultato da compiere, sorprende coloro che nel lavoro vedono soprattutto
l'obbligo di fare atto di presenza e traggono vantaggio da tutte le opportunità
(fine settimana, vacanze, congedi, ponti, assenze, RTT, mercoledì delle madri di
famiglie, riposo, mangiare, troppo tardi, troppo presto, assente "precisamente"
oggi) per giustificare assenze. Una e l'altro degli approcci dipende da una
certa visione della "qualità della vita" ma nessuna dovrebbe essere presentata
come più virtuosa dell'altra.
Aggiungiamo a ciò che i Rroms sono stati a lungo implicati nella coltivazione
delle piante medicinali per l'industria bulgara della medicina.
In misura maggiore, i Rroms sono a lungo stati un legame tra il
commercio delle borgate e le case isolate, per i loro prodotti (attrezzi
agricoli pagati in natura e smaltiti in città) ma per altro ancora. Certamente
queste reti sono obsolete al giorno d'oggi ma hanno a lungo contribuito alla
vita normale delle campagne. Un'altra funzione dei Rroms era lo spettacolo, ma
anche alcune forme di "psicoterapia" e di consiglio sotto forma di divinazione.
La concorrenza che rappresentavano per le chiese non ha spesso valso loro
l'amenità di quest'ultimi - l'inquisizione si è mossa in modo particolarmente
inumano riguardo ai Gitani.
In una società che valorizzava il recupero (che forse ritornerà) i Rroms
avevano acquisito competenze ambientali di alto livello. Al giorno d'oggi, molte
imprese hanno una dimensione internazionale, come Santiago in Francia e Vamosi
in Ungheria. Negli Stati Uniti una delle specialità dei Rroms è il lavoro delle
grandi strutture in alluminio e la riparazione lampo delle carrozzerie di
automobili - e che montano in freccia, la divinazione organizzata come veri
centri medici.
Più modestamente, i Rroms che lavorano nelle fiere (ma anche i "Forains" non
Rroms che sono in numero quasi uguale) danno lavoro, certamente precario ma ben
esistente, a quantità di genti nei comuni in cui passano.
Si potrebbe aggiungere con un'ironia amara che centinaia di "esperti dei
progetti rroms" sono remunerati - senza grande risultato in realtà - da numerose
istituzioni e ministeri in Europa, cosa che protegge quest'esperti della
disoccupazione. Inoltre, il timore del Romanichel (parola che in rromani
significa semplicemente "popolo rrom"), mantenuto sulle onde da diversi "esperti
in sicurezza" che si trovano anche tra i produttori di sistemi d'allarme e di
protezione, permette a quest'industria di aumentare i suoi vantaggi (è ad una
scala inferiore alla tattica della NRA negli Stati Uniti). Questo ricorda una
relazione del prefetto dei Pirenei Atlantici nel 1802 che scriveva: "Quella
gente-là (Romanichels), anche se sono onesti per la maggior parte, è
responsabile di numerosi allarmi nel paese poiché il loro semplice arrivo
incoraggia i malfattori a perpetrare i loro misfatti, tenuto conto che sarà loro
facile farli loro firmare;" occorre dunque espellerli ". Naturalmente ci sono
Rroms, Sintés e Kalés malfattori, come presso i marinai pescatori bretoni, i
Lionesi, i diabetici, le bionde o i giornalisti, ma lo stereotipo che associa
Rroms e delinquenza è tanto assurdo quanto distruttivo (il tasso di criminalità
è comparabile a quello del non rroms di classe sociale simile ed il numero di
morti è molto più debole).
Meccanismi di successo sociale
Nonostante il fatto che più del 60% della popolazione rromani dell'Europa
vive attualmente in condizioni tragiche di sopravvivenza, esiste un buono numero
di famiglie, di individui o di Comunità la cui buona integrazione economica non
ha condotto alla perdita del patrimonio culturale. Ad esempio esiste in Romania
un tipo d'elite, chiamata "Gabors", che ha sempre saputo attraverso i diversi
regimi politici ed economici restare relativamente prosperosa ed allo stesso
tempo da coltivare il suo modo di vita tradizionale - tra cui, con l'ausilio di
alcuni adattamenti, le sue professioni. Nessuno di loro in ogni caso sigla in
margine alle attuali disoccupazioni!
Al contrario, i Macharis di Dány in Ungheria si sono interamente riconvertiti
da un punto di vista professionale poiché lavorano tutti alle catene
d'assemblaggio di prodotti elettronici, questo mantenendo anche la loro lingua e
la loro cultura. Il fallimento non è dunque affatto iscritto nel destino dei
Rroms.
Il fallimento
Le cause del fallimento sono spesso la congiunzione, o piuttosto il
concatenamento, di molti fattori. Così, in occasione dell'abolizione della
schiavitù in Romania, nulla è stato fatto per accompagnare i nuovi liberati che
si trovavano alla via in un sistema feudale senza pietà (mentre i loro vecchi
proprietari erano stati compensati dallo Stato). Si sono dunque trovati nella
marginalità mentre nulla era fatto per combattere la mentalità schiavista, non
soltanto in Romania, ma anche le ripercussioni della schiavitù (mancanza di
progetto e del senso della responsabilità, sottovalutazione di sé, assenza della
sensazione di proprietà ecc.). Con l'arrivo del comunismo e l'esodo rurale, la
mano d'opera agricola è fornita dai Rroms, con lavoro garantito e miglioramento
delle loro condizioni di vita - in modo che sono considerati in quegli ultimi
anni come i "privilegiati di Ceausescu" e di là a dire che il dittatore era "di
razza zingara", egli vi aveva soltanto un passo - segnalato più una volta dalla
stampa!!!!
La caduta del comunismo condusse alla restituzione delle terre ai vecchi
proprietari ed all'espulsione dei Rroms, respinti nella disoccupazione, la
marginalità, la miseria. Situazione simile che ha naturalmente fatto
moltiplicarsi le OnG vampire che, non contente di deviare o sprecare i fondi
destinati ai Rroms, trattano gli interessati e garantiscono remissivamente tutto
ciò che desiderano le autorità locali. La corruzione pecuniaria, politica e
morale riguarda tanto i membri rroms che non rroms di queste OnG e l'origine
etnica non è affatto pertinente in questo settore. Questa situazione a livello
locale è tanto più spiacevole in quanto Bucarest può inorgoglirsi di risultati
notevoli come la sua legislazione antirazzista o anche il riconoscimento della
lingua e della cultura rromani nell'insegnamento scolastico (16.000 allievi
all'anno seguono questo insegnamento in tutto il paese).
Si comprende meglio perché alcune famiglie, vittime della precarietà di ogni
acquisizione sociale per i Rroms in Romania, vengono a tentare di dare una
scolarità normale ai loro bambini in Francia o in Spagna. In realtà, sono
soprattutto contadini, e le loro competenze, benché eccellenti, sono
inutilizzabili nelle città in Francia.
La situazione è peggiore ancora in Bulgaria dove, con la benedizione dei
"rappresentanti" autoproclamati dei Rroms, migliaia di bambini sono orientati
verso classi per minorati che li privano di qualsiasi futuro. La perversione del
sistema viene dal fatto che sulla carta delle relazioni tutto è perfetto: sono
testi presunti oggettivi che presiedono all'orientamento bambini. Relazioni di "rroms
esperti" confermano i buoni fondamenti delle pratiche, ingraziati i genitori con
diversi "vantaggi" (farina, scarpe ecc.), pressioni senza fine sono esercitate
su loro, tanto da OnG che dalle autorità in posto, ma anche con le reti di
genitori non rroms, si trova sempre un Rrom o due per esprimere nei mass media o
di fronte agli ispettori stranieri la propria piena soddisfazione del sistema -
mentre allo stesso tempo i vantaggi materiali poco importanti attizzano contro
Rroms la gelosia ed il razzismo di genitori non rroms poveri come loro. È questo
contesto che permette oggi a Volen Sidérov, detto "Bolen" (il paziente), tale
successo popolare (16%) quando dice che occorre "trasformare i zingari in
sapone". Effettivamente i "rappresentanti rroms", usurI e speculatori, sono i
principali colpevoli di questa situazione, con alcunI non rroms che concentrano
nelle loro mani un potere senza divisione (distribuzione dei fondi del "decennio
dello Rroms" ad esempio).
Mascherare un trattamento razzista in problema sociale non fa che precipitare
la spirale della disintegrazione, della miseria ed infine della delinquenza, che
giustifica con ciò anche le dichiarazioni dei razzisti.
Sino all'esilio
L'ipocrisia caratterizza il trattamento dei Rroms in Europa: siamo tutti
nella stessa Unione e tuttavia il modo in cui sono trattati i Rroms nei diversi
paesi non sembra interessare nessuno. Mentre la collaborazione è realizzata
sempre più stretta in mille settori, la questione rrom vi sfugge un po' poiché
sfugge alle preoccupazioni dei nostri candidati. Se dei Rroms vengono in
Francia, la risposta è di Sicurezza (o pseudo-Sicurezza), come se si trattasse
di invasori. Tuttavia, i Rroms che si partono soffrono di nostalgia; molto
preferirebbero vivere vicino delle tombe dei loro antenati (siamo molto lontano
dallo stereotipo trasportato da una certa stampa) nella loro terra natale, con
tutta la complicità della popolazione maggioritaria: allora ritorno sì, è
auspicato, ma in quali condizioni?
Finché i meccanismi reali del razzismo non sono stati identificati e
combattuti in uno spirito di buona cooperazione tra i paesi considerati, lontano
dalle relazioni politicamente corrette (ma menzognere) e dalle dichiarazioni
delle cancellerie, quali ritorno può essere previsto seriamente? Verso quale
inferno di precarietà e d'instabilità?
Il rifiuto di prendere il male alla radice
Trattare come sociale una problematica che è soltanto un tessuto di
stereotipi da parte della maggioranza può soltanto fornire pretesti alle
discriminazioni peggiori. Sarebbe essenziale formare (come la INALCO a Parigi lo
prepara) dei Rroms specializzati nei meccanismi occulti dei diversi tipi di
corruzione, affinché diagnosi realistiche possano condurre a risposte adeguate.
Tuttavia, mentre i candidati a questi studi si moltiplicano, il fondo
d'istruzione dei Rroms (43 milioni di euro attualmente depositati a Chur, in
Svizzera) non prevede di concedere loro borse, ma finanzia "centri
d'informazione" che per la maggior parte esisteranno soltanto sulla carta. È
chiaro che tali centri sono molto utili per concretare il consenso tacito tra i
governi, le OnG e le istituzioni europee.
Ed in Francia?
Come lo abbiamo accennato prima, la Francia ha mosso la questione dei Rroms sul
settore della mobilità, come se ci fosse una relazione sistematica tra i due.
Esiste dunque in Francia una legge che proibisce la mobilità? No, naturalmente,
poiché non avrebbe basi giuridiche e tuttavia, de facto, il divieto esiste e si
accompagna anche ad un divieto di fermarsi, tutto ciò certamente sotto pretesto
di Sicurezza.
In realtà anche se il 96% dei Rroms è costituito da sedentari sul piano
europeo, spetta a tutto il popolo rrom essere interdipendente, umanamente e
simbolicamente, con i Rroms (ma anche con gli altri) che hanno scelto un modo di
vita mobile, questo oltre a qualsiasi communitarismo poiché la questione
riguarda un grande numero di non rroms mobili, in particolare i Forains.
È essenziale lottare per fare accettare la vita mobile a piena uguaglianza di
diritti con la vita sedentaria, come lo prevede l'articolo 13 della
dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, cioè: il diritto di
circolare liberamente, fermarsi liberamente e riprendere liberamente la
mobilità, questo con gli stessi diritti delle residenze fisse: inviolabilità del
domicilio ma anche uguaglianza d'accesso alle assicurazioni, ai crediti ed alle
assegnazioni, come tutta la popolazione del paese. Si tratta dunque anche del
diritto di risiedere in un luogo senza essere cacciato, nel rispetto
naturalmente dell'urbanesimo locale, ma come esigere tale rispetto quando i
comuni sono nell'illegalità, poiché non applicano la legge Besson sulle
superfici di parcheggio? Rare sono le superfici esistenti, molto più rare ancora
coloro che sono corrette (occorre dunque congratularsi con i sindaci che non
sono nell'illegalità). Successivamente occorrerà che queste superfici siano
costruite con consultazione tra i protagonisti, cosa che non potrà essere
realizzata che con la presa in considerazione dei Rroms, non come eterni
"nomadi" o una casta a problema, ma come un popolo partner delle Comunità
locali.
Un leitmotiv fa credere in Francia che la mobilità dei bambini li privi di una
scolarità normale. Innanzitutto occorre rilevare che questa mobilità si estende
spesso su meno di un dipartimento. In seguito, il centro nazionale
d'insegnamento a distanza fa un lavoro notevole presso i bambini a modo di vita
mobile. Infine, la mobilità non ha mai posto problemi ai loro piccoli compagni
di scuola del Canada, dell'Australia o degli Stati Uniti, perché i bambini del
viaggio della Francia sarebbero così seriamente interessati dalla mobilità? Lo
stereotipo si sposa là con l'ignoranza.
L'altra frode: un gruppo sociale a problema
Anche se la parola Rrom, nome che un popolo si dà a sé stesso, sostituisce
sempre più spesso quelli di zingaro e gypsy, nome dato da ignari ad
indesiderabili, non è raro che sia il senso di "zingaro" o "gypsy" che resta
dietro la parola "Rrom", trattato come politicamente corretto un po' al modo
sviluppato nei paesi dell'Est sotto il comunismo. Una delle conseguenze è di
sostituire l'identità culturale positiva, contributo al patrimonio europeo, con
uno sguardo condiscendente su un vago gruppo di esclusi e miserabili.
Conseguentemente, ogni persona che si alzerebbe socialmente di questa
marginalità, cesserebbe di essere Rrom e quindi diventerebbe impropria alla
rappresentazione dei Rroms ed al dialogo con le altre parti sociali, cosa che
contiene allora questo popolo in un'incapacità intrinseca da prendere parte alla
vita sociale e politica, eccetto sotto forma di pseudo-rappresentanti più o meno
teleguidati dalle autorità locali, sempre gli stessi e mossi di posto in posto
come sedie musicali. Se si aggiungono eterni i "tirocinanti", come se la
popolazione rromani fosse composta soltanto da "jobards" che hanno necessità di
formarsi per potere agire questo proprio quando esistono sistemi di regolazione
sociale, politica ed anche giuridica molto al punto da secoli dal Rroms. Tutto
sommato, queste competenze sono puramente e semplicemente scorse alla
registrazione. Si allaccia così il circuito che impedisce qualsiasi vera
partecipazione dei Rroms alla vita della città.
Cominciare a far passare il messaggio
Effettivamente, l'ignoranza quasi totale delle popolazioni sulla questione
rromani è una delle cause di questo disagio ed occorre dunque cominciare con
un'istruzione preliminare di queste popolazioni, un po' come nelle campagne
pubblicitarie le mentalità sono bene cambiate in termini di violenze coniugali,
di tabagismo, di incivilità nei trasporti o di molestia sessuale. Ma la
tsiganophobie dipende dagli stessi instinti primitivi e potrebbe essere trattata
in parte in uno stesso modo. Tuttavia, questo non interessa nessuno poiché i
risultati sono troppo a lungo termine per gli eletti d'oggi... Mille
giustificazioni sono trovate per evadere i progetti in questa direzione: dalle
interpretazioni speciosi della Costituzione fino a "costrizioni tecniche"
passando per semplici rifiuti senza spiegazione. Le possibilità di migliorare la
situazione sono multipli, spesso molto economiche, ma ignorate delle autorità.
Tuttavia con tali rifiuti, il paese si espone a termine a problemi sociali
sempre più gravi ed irreversibili allora che le soluzioni sono a portata di mano
per che vuole accettare la realtà.
Allora, chi avrà questa volontà politica: una gadji o un gadjio???
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