Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 15/08/2008 @ 08:53:56, in blog, visitato 1568 volte)
Per ferragosto (auguri a chi è in ferie e chi no) un breve racconto pubblicato
l'11 agosto scorso
da
RomSinti@Politica, penso che l'autore sia Alain Goussot:
E' estate , siamo in agosto e la spiaggia non è piena come gli altri anni. I
ragazzi immigrati ambulanti che passano dicono di fare pochi affari, tempi duri
per tutti. E' anche arrivato Marco da Seraing , città belga vicino Liegi. Marco
ha 24 anni, è stato diagnosticato "insufficiente mentale grave"; parla spesso da
solo, fa dei gran gesti nell'aria, porta la maglietta di bagnino anche se pesa
circa 90 kili.
Marco ha anche un fischietto che usa per richiamare i bagnanti sulla spiaggia;
solo che l'altro giorno richiamò un funzionario della capitaneria di porto in
divisa. Fischiava e diceva , in francese, "venez ici, infraction" ; il
signor della capitaneria di porto non capiva e mancò poco che denunciasse Marco
per oltraggio a pubblico ufficiale.
Il padrone dello stabilimento si avvicinò e spiegò la situazione ma questo non
sembrava fermare Marco che continuava a fischiare e a dire "infraction". Alla
fine il signor ufficiale se ne andò con un lieve sorriso sulle labbra e Marco
continuò a fischiarlo. Faceva un caldo torrido alle ore 15; personalmente ero
sotto lo stabilimento a prendere un po' di fresco e leggevo Jankélévitch e il
terzo volume della sua opera intitolata "Il non so che e il quasi nulla";
guardando Marco che continuava a girare osservando all'orizzonte verso il mare
con un cannocchiale mi venne in mente il collegamento tra quello che scrive il
filosofo francese sull'ineffabile e l'atteggiamento di Marco: per tutti i
sistemi di classificazione diagnostica Marco è un disabile intellettivo assai
grave mentre per il filosofo è solo un "gaffeur", uno che commette "gaffes" e
spiazza tutti.
Per l'esperto di neuropsichiatria si tratta di un disturbo serio del
funzionamento cognitivo, per il filosofo è l'espressione di una forma d'ironia
non prevedibile . Per il neuropsicologo vi è problema di funzionamento delle
sinapsi, per il nostro filosofo si tratta solo di una forma di "ironia divina"
che sbaraglia continuamente le false situazioni e il modo artificiale di stare
nelle norme relazionali. Per Jankélévitch è piuttosto "l'enigma dello
sconosciuto".
Marco è esattamente come il gaffeur dei conti di Tolstoi e di Andersen; è quello
che crea sconcerto e per qualcuno anche scandalo; è quello che gira con gli
occhiali scuri da sole e usa il fischietto per richiamare i bagnanti parlando un
dialetto wallone che nessuno capisce; nella testa di Marco vi sono i fumi delle
acciaierie di Liegi e le onde del garbino che lo fanno diventare rosso come un
pomodoro. Passa il bambino Rom sulla spiaggia, sudatissimo, suona la
fisarmonica, si sentono commenti negativi: questi Rom che sfruttano i bambini!
Il ragazzino aspetta una monetina, molti si girano dall'altra parte. Arriva
Marco con il suo fischietto e comincia a parlare in dialetto wallone, parla
dell'ultima partita del Seraing contro il Charleroi: "Tu as vu? Il a gagné 5 à
0". Esagerato! Poi m'infastidisce perché io sono del Charleroi e dico : "N'exagérons
pas!". Il piccolo Rom rumeno ci guarda divertito e si mette a parlare rumeno; si
siede e Marco va a prendere un bicchiere d'acqua! Si fa prestare la fisarmonica
e prova a suonare mentre beve il piccolo Doran.
Vi è qui come un paradosso: la gente "normale" tiene alla larga il piccolo
suonatore Rom osservandolo anche con fastidio, Marco "l'anormale" fa amicizia
con lui e gli fa vedere i tesori che tiene nella sua borsina: la maglietta della
squadra di calcio, un pezzo di legno indefinito, un guanto (chi sa a cosa
serve!), una micromachine (di quelle di una volta) e una figurina di Obelix, il
famoso eroe dei fumetti di Uderzo e Goscinny, rigorosamente belgi. Fa vedere a
Doran che ha poggiato la fisarmonica sul tavolo; si capiscono benissimo anche se
uno viene definito "ritardato mentale" e l'altro visto in cagnesco perché
"zingaro".
Non v'è dubbio Marco , secondo il nostro filosofo e non secondo il medico, è
maldestro, crea scompiglio, è enorme come Obelix, ha la forza di un toro ma non
lo sa, parla da solo indicando spesso il cielo, lo fa in un dialetto
incomprensibile per la gente in spiaggia, spesso disturba il riposo dei bagnanti
perché soffia nel fischietto del bagnino che si arrabbia, eppure ha un senso
profondo dell'umanità, tiene per la mano il piccolo Doran che sorride di fronte
a questo ragazzone di 24 anni che è un misto tra Obelix e l'orso morsicano del
Parco nazionale d'Abruzzo.
Doran riprende la sua fisarmonica e si rimette in cammino sotto il solo, Marco
lo segue per un po' e poi soffia nel fischietto del bagnino (ormai esaurito)
come per dirgli ciao amichetto, arrivederci presto! Doran suona di nuovo e
sembra più sereno!
Di Fabrizio (del 14/08/2008 @ 17:35:21, in lavoro, visitato 2237 volte)
Ricevo da
Maria Grazia Dicati
Forse per sviare l'attenzione del disagio che la politica attraverso i
suoi informatori ci nega, si può pensare di inserire l’intervento del Prefetto
Mosca: sembra che l’unico problema in Italia siano i Rom!
Voglio proprio vedere se questo interesse per la formazione dei bambini rom
rimane acceso quando riapriranno le scuole e quali saranno gli interventi che
verranno adottati.
di Flavia Amabile -
La Stampa
E se mandassimo i giovani rom davanti ai supermercati a fare i
lustrascarpe? L'idea è del prefetto di Roma Carlo Mosca e non si può dire
che abbia riscosso grandi consensi. «Quello che è importante - spiega - non è
etichettare un lavoro o un altro, ma consentire di avere quelle possibilità che
hanno tutti ed eventualmente in quei mestieri e in quelle arti che oggi non sono
più praticate dai ragazzi italiani. Se il termine sciuscià non ricorda il
periodo del dopoguerra? Ci sono anche italiani che fanno ancora questo lavoro
basta andare dietro piazza S. Lorenzo in Lucina per trovare un negozio di
lustrascarpe. L’importante è garantire il diritto di lavorare e creare una senso
di responsabilità nuovo e l’idea deve essere condivisa con le comunità Rom. La
mia proposta prevede ovviamente il rispetto delle leggi italiane sul lavoro, è
una proposta che riguarda solo chi è sopra i 14 anni».
Il prefetto insomma difende la sua idea. Ma non tutti sono d'accordo con
lui. «Il linguaggio e la proposta del prefetto Mosca sono inaccettabili. È una
trovata singolare e sbagliata. L’integrazione e l’accoglienza devono passare
attraverso l’educazione alla legalità delle popolazioni rom e attraverso forme
di lavoro adeguate», sostiene il ministro ombra Pd della Giustizia, Lanfranco
Tenaglia. «Penso che ci siano altri tipi di lavoro molto più adeguati non siano
quello di sciuscià».
Anche Savino Pezzotta dell'Udc trova che pulire le scarpe non sia la
soluzione migliore. «Conosco il prefetto di Roma ed è una persona che stimo
molto. Lui esprime la volontà di dare una possibilità, tramite il lavoro, ai
rom. Ma non è che gli si debba far fare lo sciuscià, che non riesco nemmeno a
capire che mestiere è... Non è che un ragazzo rom non possa inserirsi nel mondo
del lavoro e per lui bisogna trovare delle figure lavorative strane. Bisogna
capire la loro cultura, lavorare per l’integrazione che deve cominciare dalla
scuola. Il rischio invece è quello di favorire un certo tipo di emarginazione».
Niente applausi dall'Osservatorio sui Diritti dei Minori. «Forse il
prefetto scherzava... La sua comunque non è stata una buona idea. Una proposta
come questa, tanto più nel 2008, non è accettabile - osserva il presidente,
Antonio Marziale - Un giovane di etnia diversa dalla nostra - prosegue Marziale
- deve avere gli stessi diritti e doveri di un italiano, se si trova nel nostro
Paese, a patto che rispetti la cultura e le regole vigenti. Assegnare un destino
predeterminato a un giovane rom è inopportuno. Sia data loro la possibilità di
progredire come tutti i ragazzi. Precostituire per loro un avvenire da sciuscià
è un pò azzardato».
Alla fine a sostenere l'idea non sono molti. Fra i favorevoli, la
Comunità di sant'Egidio. «Sarei d’accordo con una proposta del genere - commenta
il portavoce della Comunità di S.Egidio, Mario Marazziti - come su altre mille
possibilità di dare lavoro reale e protetto ai rom, assieme a un percorso che
deve partire dal rilascio dei documenti e della cittadinanza italiana, a Roma
per almeno centinaia di bambini, figli di rom nati nella ex Jugoslavia e che
adesso non hanno più cittadinanza».
Di Sucar Drom (del 14/08/2008 @ 10:28:52, in blog, visitato 1693 volte)
Impronte, visita segreta del ministro Maroni al cardinale Angelo Bagnasco
Era il momento più caldo della questione rom, il periodo del fuoco incrociato
sul ministro leghista Roberto Maroni che aveva delegato ai prefetti di Roma,
Milano e Napoli la schedatura dei "campi nomadi" e il rilevamento delle impronte
digitali anche per i minorenni. In quella fase, estremamente del...
Milano, sgomberi e presenze
Venti persone sono state sgomberate da una baraccopoli, che poi è stata
abbattuta, durante la mattinata di venerdì 8 luglio in via Console Marcello,
periferia nord di Milano. Lo rende noto il vicesindaco di Milano Riccardo De
Corato. L'intervento è stato condotto dagli agenti del Nucleo proble...
Verona, militari e mendicanti
La presenza dei 75 militari nel centro di Verona con funzione di ordine pubblico
(appiedati, accompagnati da polizia e carabinieri), è insieme tragica e
ridicola. Tragica per lo stravolgimento delle funzioni costituzionali; ridicola
perché è evidente che questo provvedimento è d...
Il Presidente spazzino nel "paese da marciapiede"
Bene fa il Governo a prendere provvedimenti su annosi problemi. Ma riuscirà a
fugare il sospetto che quando è al potere la destra i ricchi si impinguano e le
famiglie si impoveriscono? È un "Paese da marciapiede" quello che sta consumando
gli ultimi giorni di un’estate a...
La CRI è controllata dal Governo italiano
Noi di sucardrom già a luglio avevamo accennato che la Croce Rossa Italiana non
era l’organizzazione più indicata per il cosiddetto “censimento” dei Sinti e dei
Rom che vivono nei "campi nomadi", oggi argomentiamo meglio le nostre
perplessità. In Italia fino a pochi anni fa la Croce Rossa era...
Bimbi rom censiti senza impronte
Le impronte ai bambini rom, alla fine, non sono state prese. Il lavoro dei
prefetti Gian Valerio Lombardi (Milano), Carlo Mosca (Roma) e Alessandro Pansa
(Napoli), nominati commissari ad hoc dal Governo e chiamati a gestire l'emergenz...
Roma, Mosca: dialogo e partecipazione
Il caso Roma per i Rom è uno dei più spinosi. Le cronache raccontano di tensioni
a volte dure e difficili da risolvere. Come per il Casilino 900, campo non
autorizzato e teatro di proteste contro i rom a causa di una serie di incendi di
pneumatici. Carlo Mosca, prefetto della capitale,...
Madrid, manifestazione davanti all'Ambasciata italiana
«Gitanos europeos contra el racismo»: era questo lo striscione che apriva il
corteo che si è svolto a Madrid il 7 agosto scorso per concludersi sotto
l'ambasciata italiana, in Calle Lagasca. Circa 400 gitani hanno sfidato il caldo
che sta attanagliando in questi giorni la capitale spagnola, per manifestare il
proprio sdegno verso le notizie che...
Famiglia Cristiana respinge le accuse di 'cattocomunismo'
Famiglia Cristiana respinge le accuse di 'cattocomunismo' piovute sul
settimanale paolino all'indomani di un nuovo editoriale che contesta la linea
scelta dal governo Berlusconi sulla sicurezza. “E' l'accusa di chi non ha
argomenti. Non c'è una linea politica, abbiamo sempre affrontato i problemi del
Paese e più che essere i...
Gli eroi del Carroccio sono Rom
Sono facce da “zingari” quelle dei milanesi di 900 anni fa. Giovani e vecchi,
magri e muscolosi, che difendevano con le unghie e coi denti, combattendo a
colpi di spadone, catapulte, palle infuocate, olio bollente, la città assediata
dai barbari del temibile imperatore Federico I di Svevia detto "Il Barbarossa".
Chissà che facce avevano davver...
Venezia, avanti tutta con i lavori per il villaggio ma qualche ombra emerge
Entro settembre 2009 i Sinti veneziani dormiranno nel nuovo villaggio. Nella
settimana più deserta dell’anno, quando la maggior parte dei cantieri sono
chiusi e gli operai si godono il meritato riposo, in via Vallenari si lavora per
recuperare il tempo perso e i giorni in cui il cantiere è rimasto fermo per via
delle proteste. Ieri pomeriggio...
Speriamo non rinasca il fascismo
Il settimanale Famiglia Cristiana torna all'attacco sulla politica del governo
in materia di sicurezza, augurandosi che "non sia vero il sospetto" che in
Italia stia rinascendo il fascismo "sotto altre forme". La rivista dei Paolini,
che lunedì scorso aveva attaccato l'esecutivo per la "fi...
Da Hungarian_Roma
By: MTI 2008-08-11 08:24
Il primo ministro ha richiesto al ministero della giustizia di fare in modo di incrementare la presenza della polizia nei piccoli insediamenti, ha detto sabato il portavoce governativo, in seguito a tre attacchi notturni a residenti Rom nei mesi scorsi.
Il portavoce Dávid Daróczi ha detto di aspettarsi una proposta per agire pronta entro la fine del mese.
L'attacco più recente ai residenti Rom è accaduto giovedì notte, nel villaggio di Pirics nell'Ungheria nord orientale, quando è stato dato fuoco a due case dove c'erano famiglie con bambini, ed è stato sparato contro chi tentava di scappare dal fuoco. Un'anziana - 63 anni - è stata colpita alla gamba mentre scappava dall'edificio in fiamme ed è stata ricoverata in ospedale.
Precedentemente, ignoti avevano fracassato le finestre di tre case nel villaggio di Galgagyörk, nell'immediato nord-est di Budapest. In questo caso, nessuno era stato ferito.
Il 3 giugno, alcune case del villaggio di Pátka, a circa 40 km a sud-ovest di Budapest, erano state incendiate. Il fuoco era divampato in una stanza dove dormivano i bambini, ma era stato estinto prima che facesse danni seri. In quel caso i residenti avevano preso tre degli attentatori, che sono stati arrestati e posti in detenzione in attesa del processo.
Di Fabrizio (del 13/08/2008 @ 14:50:35, in Italia, visitato 1840 volte)
Ricevo da
Maria Grazia Dicati
La disobbedienza dei rom - Enrico Miele - da il Manifesto, pag. 1
del 13/08/08 (disponibile online domani)
ROMA - "Siamo tutti identificati". Saranno rimasti sorpresi i volontari della
Croce rossa sentendo la risposta dei 40 rom che occupano lo stabile di via delle
Cave di Pietralata, nella zona Quintiliani a Roma. Lunedì mattina la Croce rossa
si era presentata nel vecchio capannone del quartiere a est della capitale.
Nella lista degli operatori quel campo non era ancora stato censito. Quello che
la Croce rossa non sapeva è che lì abita una comunità di rom rumeni, presente in
Italia da oltre otto anni. "Siamo tutti iscritti negli elenchi dell'Asl, abbiamo
la tessera sanitaria prevista per i neo-comunitari e non capiamo la ragione di
un'ennesima identificazione" rispondono gli occupanti ai volontari. Che
fanno marcia indietro, con l'impegno di ripassare a settembre. Una sorpresa, ma
relativa. "Controlli ne subiscono spesso da parte delle forze dell'ordine" dice
Claudio Graziano, responsabile solidarietà dell'Arci che sostiene l'occupazione
dei rom. "Questo non è il classico insediamento, qui hanno un progetto di
autorecupero dello stabile per ricavarne abitazioni". L'Arci ha già raccolto
1500 firme tra gli abitanti del quartiere. Nel capannone occupato non ci sono
soltanto rom ma anche italiani. "Il loro è un progetto comune - precisa Graziano
- con un'area di verde pubblico per il quartiere, come previsto dal sistema Sdo
e mai realizzato". Lo Sdo (sistema direzionale orientale) è il progetto di
riqualificazione dell'area est della capitale. Previsto fin dal '90, non è mai
stato portato a termine. "Ci chiediamo perché la Croce rossa sia venuta -
conclude il rappresentante dell'Arci - qui i rom sono responsabilizzati e i
bambini vanno a scuola accompagnati direttamente dai genitori". La comunità rom
ha occupato l'area lo scorso 14 febbraio perché minacciata di sgombero nel
precedente campo di fortuna in via dei Quintiliani. Un gesto per rispondere alle
proprie necessità abitative. Un'occupazione che ha "migliorato la qualità della
vita di oltre 60 persone" come sottolinea anche il movimento romano di lotta per
la casa, sceso ieri in difesa della comunità. Con il sostegno delle associazioni
del territorio (Arci, bottega "Tutti giù per terra", DiversaMente e altre) il
campo rom ha avviato un dialogo costruttivo con le istituzioni del V municipio
di Roma, la parrocchia e le scuole del quartiere. Insomma, un caso
d'integrazione reale che andrebbe valorizzato. La reazione avuta dai rom
sorprende il presidente della Cri, Massimo Barra: "È la prima volta che succede.
La natura dell'insediamento è indifferente per noi, in quanto la nostra missione
è fornire assistenza umanitaria. I problemi li pongono gli assistenti e non gli
abitanti. Temo gli intellettuali o i burocrati, non i rom". In realtà il
censimento dei campi nomadi è facoltativo. Chiunque ha la possibilità di
sottrarsi, se vuole. A maggior ragione se, come nel caso del campo in via
Quintiliani, i rom sono già registrati presso l'Asl e posseggono la regolare
tessera sanitaria prevista per i cittadini dei paesi recentemente entrati nella
Ue (Bulgaria e Romania). "Se il censimento è facoltativo significa che non si
può imporre. Ed allora dov'è il problema se una comunità decide di sottrarsi? -
si chiede Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell'Arci -. Se i rom di
via Quintiliani hanno già assistenza sanitaria perché dovrebbero sentire
l'esigenza di prendere la tessera della Croce rossa?". Nel frattempo, anche se i
riflettori sul censimento negli insediamenti abusivi si sono abbassati,
l'operazione della Croce rossa prosegue. Fino a oggi a Roma sono stati venti i
campi nomadi visitati dai volontari. Le persone identificate sono 620,
appartenenti a 123 diversi nuclei familiari. Tra loro i minori sono 288.
Di Fabrizio (del 13/08/2008 @ 09:48:57, in Europa, visitato 2218 volte)
Da
Roma_und_Sinti
DW-WORLD.D - DEUTSCHE WELLE 11.08.2008
Musicisti mendicano per strada, è ancora uno stereotipo, dice Rose
Il presidente del Consiglio Centrale Tedesco per i Sinti e i Rom ha detto
a DW-WORLD.DE che non è stato fatto abbastanza per sradicare le cause del
pregiudizio in Europa. Ha detto che molti Sinti e Rom si integrano negando la
loro etnia.
Romani Rose è il capo del Consiglio Centrale Tedesco per i Sinti e i Rom.
Ha combattuto per il riconoscimento ufficiale delle sofferenze dei Sinti e dei
Rom sotto il nazismo. Tredici dei membri della sua famiglia morirono nei campi
di sterminio.
DW-WORLD.DE: I neonazisti cechi vogliono ritornare 200.000 Rom in
India e le autorità italiane vogliono prendere le impronte a tutti i Rom e
Sinti in base alla loro etnia. Incendi dolosi nei campi Sinti e Rom. Il
Consiglio Centrale Tedesco per i Sinti e i Rom ha detto che il razzismo sta
crescendo. Sono i Sinti e i Rom i nuovi capri espiatori dell'Unione Europea?
La vita per alcuni Rom è più simile al Bangladesh che all'Europa,
dice Rose
Romani Rose: Al momento che stiamo avvertendo uno sviluppo spaventoso. I più
recenti eventi in Italia lo rendono chiaro. Le misure prese dall'amministrazione
di Berlusconi nel dichiarare uno stato d'emergenza e altri passi sono una chiara
frattura del Trattato UE. I Sinti e i Rom sono cittadini UE. La causa del
problema è che il governo italiano permette che si formino le baraccopoli. E'
naturale che la popolazione si preoccupi, quando qualche migliaio di persone
senza possibilità di migliorare la loro vita vivono ai margini delle città in
condizioni indescrivibili. Ma agganciarsi al problema ed usarlo in campagna
elettorale, come ha fatto la Lega Nord, usando le minoranze per far sentire
impaurita la maggioranza -è qualcosa che non avrei pensato ancora possibile in
Europa.
Il presidente del parlamento italiano ha fatto commenti razzisti rivolti ai
Sinti e ai Rom. Questo sarebbe stato inimmaginabile in Germania. La
discriminazione e il razzismo esistono anche qua, ma abusare delle difficoltà di
una minoranza per sviare l'attenzione della gente su altri temi, è qualcosa che
pensavo impossibile dopo 60 anni della nostra storia.
Perché così tanti Rom e Sinti lasciano le loro case in Romania e Bulgaria?
La ragione principale è la discriminazione massiva in tutte le aree della
vita - dall'istruzione, al lavoro alla vita comune. Là siamo nella necessità
estrema di progetti sull'istruzione e sulle infrastrutture. Il problema è che
quella gente non ha nessuno status. Non esistono e non hanno possibilità per il
futuro. Vivono in condizioni degradanti. Niente acqua, niente elettricità -
sembra più il Bangladesh che l'Europa. Le condizioni di vita sono il problema
maggiore. La gente non ha possibilità di avere un lavoro. Molto di quello che
accade ci ricorda l'apartheid del Sud Africa. In Ungheria, nella Repubblica Ceca
e in Bulgaria i Sinti e i Rom sono tenuti fuori dal sistema scolastico. Ai
bambini non è permesso frequentare le scuole regolari e devono andare alle
scuole per ritardati mentali - o ci sono scuole con insegnanti impreparati e
meno materiale educativo. Questo è il vero problema.
La UE ha speso molti soldi ed richiesto un decennio per l'integrazione nei
nuovi stati membri - si dice oltre 11 miliardi di euro...
Molti italiani sono scesi in strada per protestare contro le
impronte a Sinti e Rom
Invece di tenere conferenze, la UE dovrebbe mettere in atto misure che
migliorino realmente la situazione. Misure che dovrebbero rivolgersi alle cause
dei problemi che fanno andare via tante persone. Durante l'allargamento della
UE, non abbiamo dato attenzione al fatto che ogni nazione ha la responsabilità
di combattere il razzismo e la discriminazione. Questo è ancora nell'agenda di
Romania e Bulgaria. In questo caso, devo realmente rimproverare i commissari UE,
incluso gente come
Verheugen.
I nuovi paesi UE sono obbligati a fare il necessario quando si tratta di leggi
che proteggono le minoranze. Quando i cittadini sono posti in categorie
differenti perché appartengono a gruppi etnici differenti, bisogna semplicemente
chiamarlo razzismo. I programmi correnti per combatterlo non sono stati efficaci
ed hanno raggiunto a fatica le persone interessate. Ad una minoranza non si
possono dare i vantaggi che non ha la maggioranza, ma abbiamo da fare qualcosa
nell'interesse dell'uguaglianza.
Dall'allargamento della UE, molti tedeschi sono preoccupati per la
migrazione di gente per lo più povera dalla Romania e dalla Bulgaria. La gente
pensa che i Sinti e i Rom finiranno a lavare i vetri ai semafori, suonare
mendicando per strada o a unirsi a bande di ladri.
Naturalmente, ho familiarità con i reclami sul fastidio. Questo soprattutto
ha a che fare con i rifugiati dalla Romania e dalla Bulgaria che sono abituati a
molto peggio della discriminazione che affrontano qui. Nessuno si diverte
lasciando la sua casa. Dobbiamo risolvere là il problema.
Come descriverebbe le relazioni tra i Sinti e Rom in Germania e quelli
dell'Europa dell'Est?
In Germania molti Sinti e Rom devono negare la loro etnia, dice Rose
In Germania siamo stati integrati per 600 - 700 anni. Ma integrato spesso
significa che la gente mente sulla sua affiliazione etnica, perché pensa che
così potrà eludere la stigmatizzazione generale. Le immagini dell'antiziganismo
sono ancora vive. Questo forza il nostro popolo a vivere nell'anonimato benché
sia coinvolto in tutti gli aspetti della vita - dalla politica allo sport. Il
nostro obiettivo è che possano parlare della minoranza di cui sono parte. La
nazionalità e l'identità culturale non dovrebbero essere messe in opposizione
l'una con l'altra. Ciò deve avvenire come parte della democrazia. La criminalità
pubblica semplicemente spaventa i Rom e i Sinti tedeschi. Abbiamo un'esperienza
di antiziganismo in tutta la UE. Non è stata inventata dai nazisti, ma porta
alloro programma di annichilimento. Per questo è enormemente importante per noi
che, nel nostro sistema legale, le persone debbano rispondere delle proprie
azioni. Non si devono permettere generalizzazioni su base etnica. Soprattutto la
Germania ha la responsabilità di fare in modo che questo non avvenga. C'è un
caso lampante nella nostra storia quando il ministro degli interni del Reich
Frick ordinò che la razza non-Ariana fosse sentenziata in tribunale. Questo è
ciò che rende differente uno stato costituzionale da un dittatore. Parte
schiacciante dei media l'hanno compreso e agiscono di conseguenza.
E' possibile definire i Rom e Sinti europei come un gruppo unito?
Quanto ci tiene assieme è un'esperienza condivisa di persecuzione e uccisioni
durante l'Olocausto. Sinti e Rom furono metodicamente identificati, deportati ed
uccisi in tutti gli 11 stati occupati dai nazisti. E questo sulla sola base
della loro etnia - proprio come gli ebrei.
Ma l'antiziganismo sembra più esteso dell'antiebraismo.
Sì, lo è. Per quanto riguarda l'antiziganismo, viene accettata una forma più
esplicita di rigetto. Quando si arriva all'antisemitismo, le conseguenze
diventano rapidamente più serie. Spero che una sensibilità simile abbia effetto.
Aiuterebbe la nostra coesistenza con la società maggioritaria se le politiche
chiarissero che un senso storico di responsabilità è indivisibile. L'obiettivo
di distruzione dei nazionalsocialisti si è applicato a entrambi le minoranze.
Nel 2009, verrà dedicato un memoriale ai Sinti e Rom uccisi nel Reichstag,
speriamo che cresca anche la consapevolezza. Questo non riguarda la collocazione
della colpa, ma la responsabilità del presente.
All'inizio di agosto, in parallelo all'uscita del rapporto di stato tedesco,
avete presentato un altro rapporto alla Convenzione ONU sull'Eliminazione di
Tutte le Forme di Discriminazione Razziale. La polizia, in particolare, è
accusata di discriminazione.
Abbiamo richiesto che il governo tedesco si distanziasse dai commenti
discriminatori fatti dal vice-direttore dell'associazione degli investigatori
tedeschi. In una pubblicazione dell'associazione aveva detto che i Rom e i Sinti
ritenevano di "poter vivere del grasso della società ricca" e che le
"persecuzioni durante il Terzo Reich erano legittimate per i furti ed il
parassitismo sociale." I premier di Baviera e Brandeburgo, Beckstein ae Platzeck,
si sono distanziati dalla dichiarazione, ma pensiamo sia triste che i
procuratori abbiano detto che era coperto dalla libertà di espressione. Dal
nostro punto di vista era diffamatorio ed incitante. E' il gergo dell'era
nazista - Goebbels ci paragonava agli animali. Immaginate se solo una
dichiarazione simile fosse stata fatta sulla minoranza ebrea. L'associazione
degli investigatori tedeschi non si è distanziata da quel commento. Lo troviamo
spaventoso, così abbiamo portato le nostre preoccupazioni al parlamento tedesco
e pure al Ministro degli Interni, Wolfgang Schaeuble, perché diano linee adatte
su cosa è appropriato per la polizia tedesca.
Intervistatore: Oliver Samson
Di Fabrizio (del 13/08/2008 @ 00:08:21, in Europa, visitato 2570 volte)
Da Roma_Francais
LE MONDE | 12.08.08 | 14h58 . Mis à jour le 12.08.08 | 15h26 - MARSEILLE CORRESPONDANCE
AFP/ANNE-CHRISTINE POUJOULAT Un quartiere povero, nel nord di Marsiglia
Davanti alla porta della casa nel 3° distretto di Marsiglia, Mariana e il suo sposo mostrano il retro rotto della loro Opel break. Una copertura in plastica fa le funzioni di parabrezza. La giovane racconta "Hanno premuto e gettato delle bottiglie sulla vettura, gridando Romani! Romani!"
Nel cuore di zona industriale, le baracche abitate dai Rom sono state recentemente l'obiettivo di bottiglie riempite di benzina e lanciate con un innesco infiammato. Mariana parla anche di colpi dati con mazze da baseball. La decisione è ferma: questa giovane Rumena di 25 anni e la sua famiglia vogliono tornare a Bucarest entro due settimane, nella speranza "che questo si calmi". Ma il ritorno sarà realizzato: "Siamo venuti a Marsiglia perché è meglio qui." Nelle baracche dei Rom, nelle scuole dove i bambini hanno frequentato questo inverno, le testimonianze fanno riferimento ad un'ostilità ed una violenza crescenti verso l'ultima comunità che s'è impiantata a Marsiglia, principalmente nei quartieri più poveri. Saranno 1.000/1.500 Zigani di nazionalità rumena o bulgara a vivere alle Bouches-du-Rhône dopo l'allargamento dell'Unione Europea, nel 2007. Alloggiati in condizioni insalubri, senza acqua, a volte senza elettricità, i Rom lavorano principalmente nella raccolta della ferraglia che trasportano in carrozzine per bambini o con delle camionette, i loro utensili di lavoro.
Furgoni bianchi che hanno alimentato, in giugno, una voce in gran parte trasmessa per email, SMS o MMS, sui portatili degli adolescenti marsigliesi, principalmente quelli dei quartieri a nord di Marsiglia. Dicevano che i Rumeni rapivano i bambini in vista di un traffico d'organi.
Di fronte alla propagazione delle voci, il prefetto di polizia e le autorità giudiziarie non hanno cessato di sottolineare il loro carattere infondato. Ma sabato 21 giugno, tre Rom sono stati violentemente presi da parte, nella zona di La Bricarde (15° distretto). La loro vettura è stata bruciata. Erano arrivati, come hanno in seguito spiegato, per frugare nelle pattumiere. Degli abitanti li hanno accusati di aver avvicinato un ragazzino. Molto presto, una sessantina di persone, chiamate in rinforzo dalle zone vicine, hanno assalito i tre Rumeni che si sono rifugiati in un locale frequentato dagli anziani della zona, sino all'arrivo della Polizia chiamata sul posto.
Il "ritorno alla calma" ha necessitato l'arrivo di copiosi rinforzi, e s'è svolto sotto un getto nutrito di proiettili, con l'impiego di Flash-Ball e lacrimogeni. "Queste violenze urbane sono state di una tale intensità che dobbiamo identificare gli autori", si garantisce al Tribunale. In questo quartiere, costruito a balcone sopra il porto di Marsiglia, il sentimento anti-Rom ha contagiato i più giovani e si esprime con grande durezza. "Sono ladri, prendono l'acqua dalle fogne, non pagano affitto" si sfoga così Kader, addossato ad un muro del locale riservato ai giovani del quartiere. "Aspettano i camion e vi si buttano sopra. Quando mangiano, devono mangiare bene, con i denti d'oro che hanno." I compagni annuiscono. Le voci di giugno hanno la pelle dura: "Anche se si è marsigliesi, c'è sempre un fondo di verità."
La Bricarde - 700 appartamenti, 3.500 abitanti - è una zona ben tenuta, animata da qualche commercio ai piedi degli immobili, dove i giovani i cui genitori o nonni sono immigrati, conoscono una disoccupazione endemica, vicina al 50%. Difensore dell'idea "meglio vivere insieme", Kamel Dachar, direttore del controllo di zona, deplora "un forte communitarismo": "A La Bricarde, i due grandi gruppi, gli Arabi e i Gitani, si rispettano, sono vicini ma non si mescolano. E' patetico".
Mustapha, una figura di La Bricarde, assicura che la città è sempre "all'erta" dopo l'esplosione di violenza del 21 giugno. "I Gitani, li conosciamo. Ci chiedono se possono prendere quello che cresce, le carcasse delle macchine. I Rumeni, loro, non chiedono niente, sbucano dal nulla. Non parlano francese, si ha l'impressione che abbiano qualcosa da rimproverarsi".
Questa aggressione ha terrorizzato le famiglie rom. "Sono dovuta andare a vedere perché i dodici bambini iscritti alla scuola in febbraio improvvisamente non venivano più", spiega un'insegnante di uno stabilimento vicino alle baracche del 3° distretto. "Mi hanno parlato di molotov lanciate sulle loro abitazioni, di bambini insultati. E' un danno perché questi studenti hanno molta volontà, sono molto presenti, avidi di apprendere ed hanno tutte le possibilità di progredire. Ora s'è fermato tutto." Anche il suo collega, Alain Mauro, insegnante in una classe d'accesso per studenti non francofoni nella scuola di Parc Bellevue, s'è inquietato per l'assenza dei bambini alla fine dell'anno scolastico. "I genitori ci hanno detto che avevano paura." I "bricconi" della missione Rom di Médecins du monde, destinati a portare cure e consigli amministrativi, confermano l'inquietudine.
Le baracche, gli accampamenti sembrano essere stati abbandonati di fretta. In una casa occupata in rue de Lyon, il dottor Philippe Rodier è accolto dall'odore di pane caldo e dai bambini in una piscina improvvisata. L'acqua è portata ogni giorno dalle donne in una ventina di grandi bidoni. A maggio, Donitza e la sua famiglia è stata sloggiata da una casa occupata dove vivevano circa 70 Rom. La loro richiesta di pagare un affitto, di regolare l'acqua e l'elettricità, allora non era stata accettata. Il dottor Rodier esamina un'ecografia, da due scatole di antibiotico per un ascesso. "Questa gente è di una dignità molto grande ed ha una capacità straordinaria di adattamento, testimonia il medico. Dico alla gente del quartiere: Andate a vedere da loro! Questa nuova comunità è destinata alla rivendicazione? Forse..." Durante la campagna delle municipali, gli attacchi ai residenti dell'occupazione sono stati di una rara virulenza. "Ho lavorato a lungo nei quartieri a nord di Marsiglia ed ho sentito cose terribili sugli Arabi. Là, contro i Rom, c'era odio."
Alain Fourest, militante di Rencontres tziganes, analizza questo sentimento come la ripetizione del fenomeno "dell'ultimo arrivato che chiude la porta ai nuovi arrivati e designa il capro espiatorio a cui togliere il pane di bocca". Senatore comunista, Robert Bret deplora "questi riflessi di paura e di rigetto": "In questi quartieri molto fragili, la gente vive la presenza dei Rom come un rischio di destabilizzazione." Si appella ad una risposta dei poteri pubblici e "auspico che non avvenga come in Italia, tanto a livello della risposta dello Stato che del razzismo e della violenza". Il fenomeno non è nuovo: Italiani nel 1920-1930, Magrebini a metà del XX secolo, Marsiglia ha già conosciuto questa forma violenta di accogliere i nuovi arrivati.
Luc Leroux
Di Fabrizio (del 12/08/2008 @ 17:25:49, in Europa, visitato 1692 volte)
Da
Roma_Francais
Pompignan. La gens du voyage lascia il campo di calcio -
LaDepeche.fr | 11 Agosto 2008 | 09h24
Dopo una sosta di qualche giorno, la cinquantina di caravan installate sul
terreno di calcio se ne vanno e saranno tutti ripartiti al più tardi martedì.
Al loro arrivo, all'inizio di settimana scorsa, i responsabili di questo
gruppo, che conta numerosi evangelici (saranno 100.000 tra la gens du voyage),
tra cui il pastore Samson, avevano incontrato il sindaco Alain Belloc per
assicurargli che le istallazioni sarebbero state rispettate e tutto rimesso in
ordine prima della loro ripartenza.
"Sicuramente, è un problema, dichiara il sindaco, in particolare perché il
terreno destinato ai giochi sportivi è bloccato per diversi giorni, ma che
fare? D'altra parte, se ingaggiamo una procedura d'espulsione, ci costerà molto
cara e le carovane saranno partite prima che si realizzi. D'altra parte, si
tratta di un problema umano da tenere in conto."
Samson, pastore evangelico, ammette che non è una cosa normale occupare un
terreno pubblico. "Ma siamo obbligati. Ci sono tanti posti dove non ci vogliono!
Veniamo da una missione evangelica che si è tenuta a Blagnac, in un campo.
Alcune famiglie hanno voluto restare ancora un poco assieme, ma in Alta Garonna,
i terreni sono chiusi ad agosto. Altrove, non ci sono in questo dipartimento,
terreni adatti a grandi riunioni familiari di cinquanta carovane. Abbiamo scelto
questo terreno perché è distante dalla città, i bambini sono al sicuro. Inoltre,
in comune, abbiamo incontrato un sindaco e degli assistenti molto umani. Ho
chiesto dei cassonetti perché tutto fosse lasciato in ordine. Le ultime famiglie
partiranno martedì, come d'accordo."
Divol, responsabile della direzione dipartimentale dell'area, conferma che a
Tarn-et-Garonne l'area di sosta di Montauban è aperta e che le aree di
Castelsarrasin e Moissac sono in corso di realizzazione.
Di Fabrizio (del 12/08/2008 @ 08:54:01, in casa, visitato 1743 volte)
Da
Romano Them
Luglio 2008 - Giesela Kallenbach, membro del Parlamento Europeo, a luglio ha
visitato il Kosovo e riportato notizie "più moderate che incoraggianti." Secondo
lei, la situazione dei Rom che sono tornati a Mitrovica sud è migliorata solo in
parte.
Riporta Kallenbach: "La situazione dei Rom è migliorata solo parzialmente
dopo l'esecuzione del progetto di reinsediamento di parte delle famiglie. Sono
state costruite case per le famiglie e blocchi di appartamenti, sono stati
sviluppati spazi pubblici. Non sono disponibili aiuti agli indigenti.
Soltanto 7 bambini Rom vanno a scuola, che è a Mitrovica nord. Questi bambini
devono camminare per qualche chilometro ogni giorno per andare a scuola e
tornare. Per loro non ci sono facilitazioni dei trasporti. Le promesse 24 ore di
supporto medico sono state ridotte a 2 ore al giorno. Non viene raccolta la
spazzatura. Non ci sono misure per generare impiego lavorativo o accelerare la
crescita economica. I residenti hanno un solo negozio a disposizione. Per
ragioni di sicurezza, reale o percepita, non si azzardano ad andare in città per
le compere. Molti abitanti lasciano la sera le loro dimore per andare a dormire
nella parte nord. Questo perché si sentono minacciati o per non perdere il
supporto medico.
L'intero rapporto (formato .doc) è disponibile
qui
Di Fabrizio (del 11/08/2008 @ 08:51:58, in Regole, visitato 1834 volte)
Da
Mundo_Gitano
Spagna, Italia: Due tattiche per affrontare l'immigrazione illegale
L'Italia sta usando i poteri per lo stato d'emergenza, mentre la
Spagna ha introdotto misure che includono il rimborso agli immigrati disoccupati
per tornare a casa
By Lisa Abend | Correspondent
and Anna Momigliano | Contributor
Soldati italiani controllano i documenti dei venditori ambulanti fuori da una
stazione ferroviaria alla periferia di Roma.
Tony Gentile/Reuters
Dall'edizione del 7 agosto 2008
MADRID e MILANO - Miriana ha passato la notte dormendo in un parco, e ha
trascorso i suoi giorni elemosinando fuori da un negozio di Madrid. La giovane
ammette che guadagnava di più in Italia, dove ha vissuto per un anno. Ma per
questi immigrati rumeni, che sono anche Rom, è stata facile la decisione di
spostarsi in Spagna.
"Qui, la gente è migliore," spiega in spagnolo incerto. "Non hanno così tanto
odio."
Sia la Spagna che l'Italia, situate di fronte all'Africa sulla costa
Mediterranea, hanno fronteggiato negli ultimi due anni un grande afflusso di
immigrati illegale - 18.000 intercettati solo l'ultimo anno dalla Spagna, e
12.000 dall'Italia quest'anno. Ma i loro governi, pur condividendo la
convinzione che al problema dev'essere posto urgentemente un freno, hanno
approcci differenti per raggiungere lo stesso obiettivo.
Mentre la Spagna lotta per bilanciarsi tra il limitare l'immigrazione e
proteggere i diritti umani, l'Italia ha implementato misure di stato d'emergenza
e anche previsto le impronte ai Rom - misure denigrate come "xenofobe" da Thomas Hammarberg,
commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani.
"Il governo spagnolo ha una politica molto rigorosa," dice Roberto Malini,
presidente dell'organizzazione italiana per i diritti umani EveryOne. "Gli
italiani hanno una politica intimidatoria: l'idea è di spaventare gli immigrati,
così quando tornano a casa, diranno ai loro compatrioti che l'Italia non è un
posto per gli stranieri."
ITALIA: STATO D'EMERGENZA
Il 25 luglio, il governo di Silvio Berlusconi ha approvato un decreto che
permette al governo di usare truppe militari per controllare i 16 centri
d'internamento per immigrati e ha dispiegato altri 3.000 soldati in diverse
città nello sforzo di controllare il crimine, che è spesso attribuito agli
immigrati.
Il Parlamento ha anche votato recentemente una legge che specifica che i
migranti illegali condannati per crimini possono essere trattenuti oltre un
terzo più degli italiani condannati per lo stesso crimine. Con la nuova
legislazione le proprietà degli immigrati illegali possono essere confiscate.
Questi passi hanno disturbato gli attivisti dei diritti umani. "Nei centri di
identificazione per nord africani, gli immigrati spesso sono vittime di violenze
ed intimidazioni," dice Malini. "Ma non sono in posizione di protestare, perché
saranno espulsi."
Le misure italiane hanno colpito più severamente i Rom. Anche se molti hanno
vissuto per anni in Italia, molti sono arrivati dalla Romania quando quel paese
è diventato parte dell'Unione Europea nel 2007. Il predecessore di Berlusconi,
l'ex primo ministro Romano Prodi, aveva ordinato alcune deportazioni di Rom,
nonostante la loro cittadinanza UE. Sotto Berlusconi, l'Italia è andata oltre,
iniziando a giugno un censimento dei Rom che include le impronte digitali.
La discriminazione è stata alimentata dai titoli dei media come "Invasione
dei Nomadi". Ed è continuata anche in altri modi. A luglio, la Lega Nord ha
presentato in una regione una proposta che vorrebbe proibire i "negozi di kebab"
ed i ristoranti cinesi dai centri delle città perché "incompatibili col contesto
storico". Gruppi di vigilantes in Italia meridionale hanno dato fuoco alle
enclave Rom ed attaccato i loro abitanti.
SPAGNA: BILANCIANDO DIRITTI E MISURE SEVERE
In Spagna, dove gli immigrati legali da soli sono quasi il 9% della
popolazione, il primo ministro José Luis Rodríguez Zapatero ha sorpreso molti
questa primavera all'inizio del suo secondo mandato con un voltafaccia sulle
politiche migratorie precedentemente clementi della sua amministrazione.
A giugno, dopo che solo tre anni fa aveva autorizzato una legalizzazione di
massa di 750.000 lavoratori senza documenti, Zapatero ha espresso appoggio alla
Direttiva UE sul Rimpatrio - una politica che permette agli stati membri di
trattenere i migranti senza documenti, minori inclusi, sino a 18 mesi e, se
deportati, impedire il loro ritorno.
Di fronte ad un tasso di disoccupazione del 10,7%, il nuovo ministro del
lavoro ha annunciato un piano che mira a pagare gli immigrati senza lavoro se
tornano in patria. Il governo regionale catalano, tra i più progressisti in
Spagna, ha autorizzato un programma che segregherebbe temporaneamente i bambini
immigrati neo arrivati dai paesi non-europei, in scuole speciali designate a
prepararli meglio per l'integrazione nel sistema educativo regolare. Il governo
sta impiegando grandi risorse per prevenire i battelli dei migranti dal
raggiungere le coste spagnole, e deportando più frequentemente quanti fanno
approdo.
Le politiche migratorie di Zapatero sono state criticate dalle organizzazioni
per i diritti dei migranti. Antonio Abad, segretario generale della Commissione
Spagnola di Aiuto ai Rifugiati (CEAR) puntualizza, per esempio, che aumentando
il controllo dalle coste marocchine e mauritane, le autorità spagnole hanno
costretto i migranti sub-sahariani ad iniziare più a sud il loro viaggio per
mare, mettendosi ulteriormente in pericolo."Riguarda le persone che hanno
bisogno della massima protezione e rende loro le cose ancora più difficili,"
dice. Critica anche l'appoggio di Zapatero alla Direttiva sul Rimpatrio. "Quando
si limitano i diritti di una persona, si limita tutta la società," aggiunge.
Tuttavia Zapatero ha bilanciato queste politiche più rigide con altri tipi di
sforzi. Ad aprile ha nominato il primo migrante nel suo gabinetto ed ha promesso
per la fine del suo mandato di estendere il diritto di voto ai migranti legali.
Questi sforzi, dice Abad, fanno la differenza. "Dal lato positivo,possiamo
vedere che il governo ha una strategia per l'integrazione... E' totalmente
differente dalle misure razziste viste in Italia."
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