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Giovani Rom, nuovi sciuscià
Di Fabrizio (del 14/08/2008 @ 17:35:21, in lavoro, visitato 2237 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

Forse per sviare l'attenzione del disagio che la politica attraverso i suoi informatori ci nega, si può pensare di inserire l’intervento del Prefetto Mosca: sembra che l’unico problema in Italia siano i Rom!

Voglio proprio vedere se questo interesse per la formazione dei bambini rom rimane acceso quando riapriranno le scuole e quali saranno gli interventi che verranno adottati.

di Flavia Amabile - La Stampa

E se mandassimo i giovani rom davanti ai supermercati a fare i lustrascarpe? L'idea è del prefetto di Roma Carlo Mosca e non si può dire che abbia riscosso grandi consensi. «Quello che è importante - spiega - non è etichettare un lavoro o un altro, ma consentire di avere quelle possibilità che hanno tutti ed eventualmente in quei mestieri e in quelle arti che oggi non sono più praticate dai ragazzi italiani. Se il termine sciuscià non ricorda il periodo del dopoguerra? Ci sono anche italiani che fanno ancora questo lavoro basta andare dietro piazza S. Lorenzo in Lucina per trovare un negozio di lustrascarpe. L’importante è garantire il diritto di lavorare e creare una senso di responsabilità nuovo e l’idea deve essere condivisa con le comunità Rom. La mia proposta prevede ovviamente il rispetto delle leggi italiane sul lavoro, è una proposta che riguarda solo chi è sopra i 14 anni».

Il prefetto insomma difende la sua idea. Ma non tutti sono d'accordo con lui. «Il linguaggio e la proposta del prefetto Mosca sono inaccettabili. È una trovata singolare e sbagliata. L’integrazione e l’accoglienza devono passare attraverso l’educazione alla legalità delle popolazioni rom e attraverso forme di lavoro adeguate», sostiene il ministro ombra Pd della Giustizia, Lanfranco Tenaglia. «Penso che ci siano altri tipi di lavoro molto più adeguati non siano quello di sciuscià».

Anche Savino Pezzotta dell'Udc trova che pulire le scarpe non sia la soluzione migliore. «Conosco il prefetto di Roma ed è una persona che stimo molto. Lui esprime la volontà di dare una possibilità, tramite il lavoro, ai rom. Ma non è che gli si debba far fare lo sciuscià, che non riesco nemmeno a capire che mestiere è... Non è che un ragazzo rom non possa inserirsi nel mondo del lavoro e per lui bisogna trovare delle figure lavorative strane. Bisogna capire la loro cultura, lavorare per l’integrazione che deve cominciare dalla scuola. Il rischio invece è quello di favorire un certo tipo di emarginazione».

Niente applausi dall'Osservatorio sui Diritti dei Minori. «Forse il prefetto scherzava... La sua comunque non è stata una buona idea. Una proposta come questa, tanto più nel 2008, non è accettabile - osserva il presidente, Antonio Marziale - Un giovane di etnia diversa dalla nostra - prosegue Marziale - deve avere gli stessi diritti e doveri di un italiano, se si trova nel nostro Paese, a patto che rispetti la cultura e le regole vigenti. Assegnare un destino predeterminato a un giovane rom è inopportuno. Sia data loro la possibilità di progredire come tutti i ragazzi. Precostituire per loro un avvenire da sciuscià è un pò azzardato».

Alla fine a sostenere l'idea non sono molti. Fra i favorevoli, la Comunità di sant'Egidio. «Sarei d’accordo con una proposta del genere - commenta il portavoce della Comunità di S.Egidio, Mario Marazziti - come su altre mille possibilità di dare lavoro reale e protetto ai rom, assieme a un percorso che deve partire dal rilascio dei documenti e della cittadinanza italiana, a Roma per almeno centinaia di bambini, figli di rom nati nella ex Jugoslavia e che adesso non hanno più cittadinanza».